Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del premio letterario
Fonopoli parole in movimento 1999/2000
Come avere l'antologiaPrefazione a cura di Renato Fiacchini, Francesco Finistauri (1°class.), Pasqua Rossella Armenise (2° ex equo), Silvia Denti(2° ex equo), Sara Capizzi(4°), Sandro Vezzali(5°), Elisabetta Bertuzzi(6°), Daniela Bozzoli (7°), Monique Sartor(8°), Rossella Santoro (9°), Marco Maresca (10°), Stefania Abrami, Isabella Affinito, Giuseppe Agriesti, Francesca Airaghi, Luca Albanese, Gioia Aloisi, Gloria Amaniera, Cinzia Ambrosio, Paolo Andreone, Fabiana Aniello, Michele Antenore, Stefania Arduini, Grazia Maria Aricò, Elisabetta Attili, Antonella Bailetti, Marisa Baratti, Simone Barbato, Antonella Barberini, Fabrizio Barbi, Andrea Bartoli, Annunziata Bartolotta, Mariù Baso, Piero Bassu, Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò, Marco Bellentani, Stefania Bellini, Laura Belloni, Francesca Benevento, Maria Antonietta Bertaccini, Natalia Bertagna, Silvia Bia, Carla Biagetti, Alessia Bianchi, Giovanni Bolla, Stefano Bomben, Roberta Bonfiglio, Sandra Borgis, Borracci Franco Borracci, Fabio Botosso, Nadia Braghieri, Marzia Braglia, Riccardo Brolese, Miriam Brondani, Andrea Bufalini, Alessandro Buonerba, Clara Cafaro Caimi, Vittoria Caiazza, Michela Calamandrei, Silvia Calliero, Maria Rita Cardarelli, Amelia Carlucci, Marzia Carocci, Valentina Casa, Pier Paolo Caserta, Maria Rosaria Cau, Francesca Cavezza, Maria Laura Cecchini, Sara Ceracchi, Maria Cernigoi Maggio, Iole Chessa Olivares, Marisa Chiozzini, Rolando Maria Cimicchi, Barbara Civitelli, Maria Luisa Cocchi, Bruno Coen, Stefania Contardi, Manuela Corigliano, Giuliano Corsi, Marzia Cottarelli, Alessandra Crabbia, Stefania Crema, Franco De Giovanni, Antonella De Mattia, Franco De Seta, Samuel De Vecchis, Fabrizio Del Re, Riccardo Del Sole, Arianna Del Treste, Debora Di Carlo, Claudia Di Martino, Stefano Di Monda, Massimiliano Di Staso, Stefano Di Zanni, Lina Diani, Rosario Davide Digiacomo, Piero Donato, Patrizia Durante, Monica Evangelista, Paola Fabbri, Fabrizio Famularo, Nicola Fanini, Maria Luisa Farca, Isotta Farnea, Stefano Ferrara, Claudio Fichera, Elisa Filippini, Domenico Fiore, Laura Folgori, Teresa Formenti, Umberto Fortunati, Maria Grazia Franconi Fabbri, Emanuela Fratto, Patrizia Fucci, Stefano Fumagalli, Maria Fumarolo, Marco Galli, Nicola Gasparri, Silvana Gatti, Carolina Gentili, Rossella Ghiara, Elisabetta Ghiglieri, Giorgia Giacone, Giulia Giontella, Francesco Giordano, Maddalena Giordano, Maria Grazia Giovannelli, Patrizia Giuliani, Katia Giuttari, Benedetta Gizzi, Luigi Golinelli, Loretta Graglia, Giuliana Grenzi, Linda Iacuzio, Filippo Inferrera, Sabrina Kalin, Cosimo La Corte, Patrizia La Rocca, Maria Lasi, Daniela Lazzareschi, Stefania Lena, Vincenza Leone, Laura Lodi, Chiara Longo, Stefania Lupi, Francesca Luzi, Marina Macchia, Patrizia Maggi, Tiziana Malagoli, Lidia Malinconico, Francesca Marchino, Giammarco Marchionne, Giancarla Marini Polzoni, Katia Marionni, Piero Martiradonna, Alessandro Marziani, Silvana Mastrodonato, Maurizio Mattioli, Angela Mauro, Mariafrancesca Mazzei, Rita Mazzini, Donatella Mecca, Claudio Melchior, Imma Menditti, Tiziana Miconi, Manuela Migliaccio, Walter Milone, Silvia Minardi, Loredana Minoliti, Alessandra Mirabelli, Graziella Moi Agus, Gianfranco Molinaro, Alessandro Montefusco, Mara Solange Morales, Roxana Morsella, Eugenio Mosconi, Maurizio Nascimbene, Sandro Nasta, Lia Navarotto, Francesca Nicolorgio, Elisa Nunziatini Salhi, Maurizio Paganelli, Tonino Paliotta, Gianluca Palomba, Rossana Palombi, Tiziana Pannunzio, Leda Panzone, Mauro Paoletti, Anna Paradiso, Carlo Pedretti, Imelda Pellegrino, Adele Perrotti, Gianna Piano, Giovanni Francesco Piano, Gerardo Picardo, Liliana Picchianti, Maurizio Piccirillo, Elisabetta Pieraccioni, Anna Pierobon Lacara, Alessandra Pietromarchi, Michele Placuzzi, Marzia Polito, Milena Prisco, Sonia Quintavalla, Bianca Rabbiosi, Gabriele Radwan, Davide Raffaelli, Daniela Raimondi, Ermano Raso, Cecilia Resio, Davide Riccio, Miranda Rigato, Tania Righi, Margherita Rimi, Tina Rizzo De Giovanni, Daria Rodolfi, Annunziata Romeo, Lucio Rossi, Antonio Rossi, Idelfonso Rossi Urtoler, Floriana Rubino, Barbara Russo, Giuseppe Saba, Daniele Santoro, Silvana Sarotti, Adriano Scandalitta, Sonia Scandella, Paola Schiaroli, Giovanni Sciarroni, Serenella Scipioni, Giovanni Scribano, Roberto Silleresi, Roberta Spaccini, Nicola Spinelli, Michelangelo Starita, Lucia Succi, Rosamaria Teresa, Gianluca Testa, Patrizia Tomba, Giuseppina Toncelli, Angelo Tondini, Maribruna Toni, Salvatore Tornincasa, Angela Torta, Maria Tosti, Cristian Vailati, Stefania Valentini, Stefano Valeri, Gianni Vavassori, Simona Vecchini, Lilia Verri, Maurizio Vivaldi, Massimiliano Zaccarotti, Tiziana Zago, Cesare Zinato, Liliana Zinetti, Antonio Zocchi, Alfredo Zona, Marcella Zucchelli
- Eccoci alla seconda edizione del Premio letterario e ci siamo arrivati proprio perché le vostre parole non le ha rubate il vento... ed è per fermare i vostri splendidi sentimenti, per racchiuderli nello scrigno prezioso della memoria che abbiamo voluto l'antologia delle vostre poesie!
- Le parole non appartengono soltanto ad ognuno di noi, possono diventare patrimonio di tutti. La poesia è una fontana inesauribile di sensazioni, di incanti, di momenti importanti. Non è possibile perderli, dimenticarli nel vaso del mare dell'indifferenza che ci circonda! Passeranno le nostre storie, belle o difficili non importa, ma non passerà il ricordo di quei momenti magici, irripetibili!
- Mi si riscalda l'animo al pensiero di rincontrarvi, tagliando fuori il rumore e il niente, e godendo dell'occasione di essere spettatore della incredibile atmosfera che la vostra poesia e i vostri racconti riusciranno a ricreare.
- Sognare la realtà attraverso la poesia: la poesia linguaggio universale, che riesce a segnare i nostri momenti più intensi, trascendendo ogni confine, ogni barriera culturale, vigile sentinella sul materialismo di cui è imbevuta la nostra vita!
- Spesso si resta senza parole, ospiti e testimoni delle nostre sensazioni non riuscendo a esprimerle, a tirarle fuori... ed è allora che la Poesia parla per noi interpretando le nostre profonde ed intime sensazioni per arrivare fino ai sotterranei della nostra anima.
- Fermiamo la nostra vita con i versi, facciamoci derubare dal vento della poesia dei nostri momenti più veri. L'amore s'incontrerà con la parola, con la musica e riempirà il cielo di mille stelle. Allora inseguiamo nell'aria le vostre parole e ci porteranno, ancora una volta, tutti insieme, a Fonòpoli.
- Renato Fiacchini
- Presidente Onorario della Giuria del Premio
- Stefania Abrami
- Perdonami
- Cestinato l'abito poco indossato.
- Scartate le calzature di foggia passata.
- Eliminato il cappotto di rado esibito.
- Traboccano nel piatto le vivande ogni giorno.
- Appagati i commensali, sfamato il cane
- e ancora ce n'è per il famelico
- bidone dell'immondizia.
- Oggi mi sei stato presentato
- dallo schermo del costoso televisore.
- Faccino bruno e sparuto
- con la luce smorzata nei tuoi occhi di bimbo.
- La manina porgevi, ma su quel palmo
- solo le mosche trovavano dimora.
- Domani tornerò ad essere quella di ieri.
- Domani compirò le medesime idiozie di ieri.
- Ma quest'oggi
- al cospetto della suddetta immagine
- mendico il tuo perdono.
- ***
- Eppur vivo
- Vivo, eppur di me non ho sentore.
- Cosciente del mio senno recluso in umane spoglie
- che derelitte vagano sopravvivendo.
- Per le vie mi trascino eppur volo.
- Di riso è rigurgitante la mia bocca eppur odio.
- Sono, eppur non mi avverto.
- Da dove giungo
- dove sono diretta?.
- Chi sono io
- a cosa aspiro?.
- Eppur fiato
- sono quindi concreto individuo.
- Disorientata, sgomenta e sfiduciata.
- Eppur riconoscente d'aver ricevuto in dono
- l'esistenza mia.
- Francesca Airaghi
- due lucertole al tepore del sole
- immobili
- insieme ci fermiamo
- spalancata la gabbia dei pensieri
- rotolano le parole
- tra le braccia di questa piazza assolata
- ampia
- ci accoglie
- ci incamminiamo affiancati
- piano
- come chi non vuole arrivare mai
- e poi
- cascate di parole
- colme di noi
- non andare via!
- mi piace il cielo quando ha questa luce
- Gioia Aloisi
- Ritrovarsi
- Io non sono
- che l'anima
- vecchia di un
- popolo
- Maschera nera
- di millepiedi
- che attraversa le
- strade in fretta.
- Fra le mille
- scarpe
- che hanno calpestato
- gli stessi asfalti
- che ho attraversato
- Io
- Per quanti minuti
- ti ho mancato?
- Quanti supermercati
- dovrò attraversare
- Quanti bar, cinema,
- teatri, squallide
- vie metropolitane
- mi aspettano
- prima che
- scatti il momento
- in cui di nuovo
- i nostri orologi
- marceranno insieme
- e i nostri piedi
- si avvicineranno
- consumati?
- Quanto tempo ancora
- dovrò aspettare
- per rinfilare le
- Mie scarpe
- di sempre
- e riconoscermi come
- da sempre mi conoscevo.
- Mi guardi,
- ma non mi
- Vedi: "sono io"
- è come se
- qualcuno all'improvviso
- mi avesse cambiato
- volto
- una pagina.
- Paolo Andreone
- Opera Segnalata dalla Giuria
- Vecchi
- Seduti, aspettano
- e guardano.
- Eterne riserve
- di una partita mai giocata.
- Manciate di ossa,
- sparse fra piazze
- e case svuotate.
- Segregati in ospizi,
- senza sorrisi.
- Voci rauche
- e passeggiate
- claudicanti.
- Avanzi della vita,
- sperano in qualcuno
- e si addormentano con nulla.
- Quando arriva una carezza,
- non ci sono più;
- volati in cielo
- come bolle di sapone.
- ***
- Estate
- Sole, caldo,
- afa, sudore.
- Si coagula
- nelle persone
- e si riflette
- nei paesaggi.
- Lunga come la coda
- sull'autostrada.
- Quando fischia il vento
- mi acceca di sabbia,
- prende fiato e sussurra:
- "Forse, ritornerò".
- Craco
- Le tue mute finestre
- spalancate
- su antichi silenzi
- su immutati paesaggi.
- Lasciano uscire, i fantasmi
- di risate e giochi di bambini
- normali conversazioni
- vivere quotidiano.
- Poi
- le tue buie cantine
- urlano l'immane tragedia.
- La montagna di fango e terra
- cede sotto il peso
- delle lacrime del cielo.
- Ora tutto è silenzio,
- mura crollate
- come esili fuscelli
- crepe nei tuoi muri
- come ghigni.
- In fretta ti abbandonarono
- lasciarono tutto
- anche il loro amore
- i loro ricordi.
- Che ora tu, ci restituisci
- con i tuoi muti silenzi
- con i fruscii di erba nei vicoli
- con il tuo odore di antico
- e con i tuoi affreschi.
- Vana è la tua lotta
- contro gli elementi
- e ora mi appari
- in tutta la tua
- muta grandezza.
- Note: Craco è un antico paese della provincia di Matera abbandonato dai suoi abitanti a causa di una frana.
- Girandole di emozioni mentali
- Al di fuori del corpo vago,
- libera è la mia mente,
- avvolta da infinite girandole di emozioni.
- Dove sono? Ma che importanza può avere?
- Sono... basta, mi basta.
- Volteggiare, arrivare dove il corpo non arriverà mai:
- dentro al Sogno,
- fuori dal ritmo alienante della realtà.
- Il Sogno è in mio potere,
- o, piuttosto, sono io ad essere in suo possesso?
- Comunque sia, è questa la mia vera dimensione.
- Quel tanto che basta, quel poco di Passione...
- ...e anche il corpo potrà muoversi,
- potrà seguire la mente, facendosi coinvolgere:
- quel tanto che basta, però non basta mai.
- Sogno, ...sei tu a fare vibrare il mio essere,
- fai, dunque, dono della Passione al mio corpo,
- solo tu puoi: io ti prego.
- Voglio viverti sulla pelle.
- Voglio sentirti nel mio respiro.
- Voglio sfiorarti con le dita.
- Spregiudicato è il mio desiderio:
- ma quale desiderio non lo è,
- quando esso vorrebbe sconfinare,
- andare oltre ogni limite?
- La mia mente lo fa già da tempo,
- lo fa già da sempre.
- E il mio corpo?
- È sempre qui, inchiodato alle sue paure,
- contrastato dalla sua inevitabile evidenza,
- invidioso della mente, squisitamente spregiudicata,
- che, non vista,
- perennemente sconfina dentro al Sogno,
- protetta dalle sue braccia.
- Libera è la mia mente:
- dove sono? ...Sono, mi basta.
- Sentimenti e passeri
- Quanto tempo ho aspettato questo giorno,
- così magico
- ho atteso il tuo ritorno
- per averti così dolce come allora,
- per baciarti ed abbracciarti ancora.
- Ispiratami da dolci melodie,
- al ricordo di quei giorni tanto felici,
- che passavano così tiepidi e fugaci
- Di tutto questo è rimasto un sol pensiero,
- ma chissà se mi hai amato davvero
- ***
- Notti
- Nelle notti io ti penso,
- ed immagino di te,
- di quel sogno così infinito
- e che non si è mai realizzato!
- ***
- Capire
- Capire è anche saper soffrire,
- è più volte morire,
- per poi resuscitare.
- ***
- I segreti del mare
- Un mare caldo, mite, silenzioso,
- il dolce soffio del vento, calmo ed insidioso,
- accarezza e fa ondulare i tuoi capelli,
- così biondi e chiari come gli occhi tuoi belli.
- Un paesaggio immenso ed infinito,
- misterioso, buio, lontano e tetro,
- che nasconde segreti, mai svelati;
- nelle onde si sciolgono i ricordi,
- quante storie, quanti amori, avrà visto il mare;
- quanti amori avran visto le stelle,
- che brillavano, ma sempre lì
- ferme a sorvegliare, ma senza mai interferire,
- nei discorsi di cose e storie sentimentali,
- senza alcun significato a volte banali,
- solo fatto di sguardi lunghi e silenziosi,
- dove si esprimono di linguaggi insidiosi, nei segreti
- inghiottiti dal mare, sempre rimasti misteriosi,
- ma fatti per amare.
- TORNA ALL'INDICE
- La tua collana
- Cercavo in un cassetto
- un'altra cosa
- e ho trovato la tua
- lunga collana:
- le giade verdi
- perle rosate
- e la catena d'oro.
- La giravi intorno al collo
- tante volte, e poi,
- con il tuo innato estro,
- formavi sulla gola
- sempre diverso un nodo.
- Non aveva fine la tua fantasia:
- era un'opera d'arte
- in un'istante,
- senza neppure rifletterti
- allo specchio.
- Le mani un po' mi tremano
- mentre tra le mie dita,
- come fosse un rosario,
- scivolare lenta la faccio
- e la mia mente conta:
- una due tre quattro perle,
- una giada, e ancora perle
- e ancora giade e intervalli
- di catena d'oro,
- e ancora perle e giade e...
- Piano la giro intorno al collo mio,
- mi volto e nello specchio...
- sono TE.
- Identica ora sono, alla tua età
- di allora.
- Meravigliosa madre,
- quanto tempo è passato?
Simone BarbatoLa vite e il contadino
- La vite rugosa
- nel segno del tempo,
- fu cresciuta
- dal tocco d'arte che la natura inventa.
- E d'un uomo le sagge cure,
- l'amavano
- sin dal lontano tempo.
- Fin che il contadino
- della vite riflettea l'aspetto.
- ***
- La sconfitta
- Al suon del suo tocco,
- amara morte
- fece la lotta e la speranza.
- Poi nell'occhio avversario
- della vittoria conobbi le virtù.
- Quando dal capo chino
- con sdegno,
- della sconfitta
- diventavo il segno.
- ***
- Natura sognata
- Avea la pace più sperata
- nel cuor mio che sempre l'indica.
- E mentre lontana gemmea nel mondo,
- solo imitazioni d'essa sapevo.
- Nei tristi giardini
- e delimitati parchi.
- Andrea Bartoli
- Il sole che non tramonta mai
- Il nuovo sole spegne sogni e dolori
- nuovi colori si illuminano, nuovi lavori
- campane squarciano cieli e pensieri
- mentre si fumano risate regalate ieri;
- tanti piccoli cuori che consumano suole
- per un angolo di mondo anelato altrove,
- mani e destini intrecciano le strade
- vecchi cappelli coprono vergogne insensate
- mentre una città sputa fango e speranze
- Ecco è nato un battito e una luce
- un rosario sgrana per una vecchia fotografia
- un giorno si corrono treni e si montano altalene
- un altro si simula il volo di un gabbiano per trovare un luogo che soffochi le pene.
- Ogni colore, anche il meno intenso,
- forma un grande arcobaleno che campeggia vivace sul mondo...
- ...è il sole che non tramonta mai.
- Un verso trionfa su una pagina impolverata
- un "TI AMO" parla da un muro
- una vecchia coperta riesce ancora a scaldare
- un telefono manda ancora messaggi
- un antico dipinto cattura l'anima di una contadina;
- cori di voci soffiano e popolano la memoria
- parabole di cuori si scambiano il dono dell'innocenza
- echi di arance e di giostre colorate richiamano rossetti e girotondi
- stelle e profezie piovono sulle mani di chi sa osservare.
- L'emozione copre ogni tempo e ogni essere umano
- esternandosi e cantando ogni volta che un raggio di vita irromperà prepotente
- ...ascolta ...respira... e vedrai
- il raggio di un sole che non tramonta mai!
- settembre '95
- Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò
- Promesse non mantenute
- Una fetta sottilissima
- di sogno,
- spiraglio azzurro restio
- e pieno di promesse,
- affollato d'incanti.
- Chiavi d'oro per aprire
- prigioni invisibili,
- dita di seta
- per accarezzare
- desideri impossibili, ingiusti,
- non desideri brucianti, ma innocenti,
- adolescenti, celesti.
- Viaggi in terre proibite
- sotto cieli d'infanzia
- e gli spiragli azzurri
- che viziano coccolano spiano
- e adorano
- finalmente.
- Una fetta sottile
- di sogno
- piena
- di promesse non mantenute.
- TORNA ALL'INDICE
- Laura Belloni
- A Davide
- Nello sguardo del giorno che muore
- respiro sensazioni di abbandono
- mentre i tuoi passi nell'andar via
- lasciano scia di nostalgia
- camminerò nella notte
- calpestando ombre
- mentre il sole scenderà
- fra le stelle dei tuoi occhi
- rimasti in me.
- ***
- Vita smarrita
- Spargete petali di rose
- innanzi al suo cammino
- sfogliate petali di margherite
- per sognare il destino
- celate se potete
- le lune dell'umore.
- Tu vita che
- nella luce d'amore
- doni la tua essenza
- ai figli tuoi
- ciechi alla tua bellezza
- sordi alle tue parole.
- Tu madre di noi ingrati
- che non cerchiamo
- petali di rose
- da cospargere sul tuo cammino.
- Ignari figli
- della convinta perfezione
- uno a uno
- saliamo i gradini
- della tua scala
- senza fiori
- ma con solo spine di rancori.
- Innanzi a noi
- al carro della morte
- commenteranno poi
- la mala sorte.
- La padrona
- E così presi il suo posto.
- Divenni "la padrona".
- Non mi piaceva quel nome,
- ma pian piano
- divenne familiare.
- Timidamente mi rimboccai le maniche
- e sposai la campagna.
- Mi pareva che i ragni della porcilaia
- avessero le zampe più lunghe
- di quelli di città
- e gli usignoli cantassero
- con note più alte.
- Fu il vento dell'incoscienza
- o della troppo coscienza
- a spingermi tra il grano duro,
- a capire quando il sorgo era maturo,
- a svegliarmi alle cinque, d'inverno,
- per andare al frantoio
- a macinare le olive.
- Pantaloni sbrancati,
- maglia slabbrata,
- un cesto di lacrime,
- divenni contadina.
- Contai un mare giallo di pulcini,
- allevai polli bianchi dalle creste rosse.
- "La padrona"
- misurò gli ettari con gli stivali,
- imparò dai vecchi
- a fugare la grandine
- tracciando la croce per terra;
- odorò il fieno,
- piantò i girasoli,
- camminò tra le ortiche,
- inciampò nei sassi.
- Mai nel trifoglio trovò un quadrifoglio!
- Chiuse il cancello verde,
- voltò a destra e indietro non si girò più.
- Compianto
- A Vittorina
- E sui gradini della riva erbosi,
- Nonna, mi fermerò te nel pensiero:
- I giorni chiari sotto i pini ombrosi,
- Le lunghe passeggiate nel sentiero.
- Tornerò a te con la menta e il limone
- Che coglievamo insieme alla panchina,
- A cercare per i campi il pallone
- Scivolato in cespugli di uva spina.
- Ora la casa del sole è crollata:
- Dei figli non rimane che il rancore.
- La volpe è fuggita e l'erba è seccata;
- Cercando nel giardino di dolore
- Quel cuore che di tutti uno faceva
- Ho sentito un cipresso che piangeva.
- ***
- Silenzio
- Sull'autobus affollato
- Silenzio
- Sale e
- Si fa
- Spazio fra i corpi
- Si guarda mi guarda
- Si siede nel posto accanto a me
- Sento: mi prende per mano.
- Soli alla prossima fermata
- Scenderemo
- Scorgeremo nei riflessi le
- Sfilate dei negozi
- Silenzi sottili e passanti
- Seguiremo
- Sceglieremo un nostro giorno e un nostro
- Sole
- E forse canteremo per le
- Strade!
- Gocce
- Gocce di pioggia scivolano
- su di un vetro,
- vanno avanti e mai indietro,
- goccia a goccia cadono in terra
- si modella una pozza d'acqua
- poi sgorga un torrente,
- nasce n fiume
- che corre veloce verso il mare,
- goccia a goccia
- comincia un sentimento,
- germoglia una nuova vita.
- ***
- Bimba
- Mi sono sciolta in un abbraccio
- di una bimba
- nei suoi occhi limpidi
- brillava la luce dell'innocenza,
- e mai prima e come in quell'attimo
- mi sono sentita madre.
- ***
- Cipressi
- Cipressi alti e snelli
- son lì a ombreggiare
- bianche pietre,
- in un paese fatto di silenzio,
- nel tacitare s'ode attorno lo scricchiolio
- di passi stanchi,
- capi chini,
- gente con in mano mazzi di fiori
- per fare ancora un dono
- a chi si è amato.
- TORNA ALL'INDICE
- Panico abbraccio
- Nel caldo afoso di questa
- notte d'estate
- in un prato umido ed
- avvolgente
- sono sola a cercare me stessa
- Attorno a me lucciole
- come candele, lanterne fluttuanti
- gioiose fiammelle
- ed il canto dei grilli
- il frusciare degli alberi e
- le voci della natura
- in concerto per me
- Un profumo d'incensi
- aleggia nell'aria
- un odore speziato d'acero e sandalo
- rapisce la mente verso luoghi
- lontani
- L'afa della sera imperla il
- mio corpo di gocce di sidro;
- all'incavo della gola si disseteranno
- folletti
- mentre leggere creature fatate
- cospargeranno la pelle di fiori
- e in un bosco incantato mi
- inviteranno ad una danza
- ancestrale
- e mi restituiranno alla vita.
- All'amore che non so dire
- Brezza leggera,
- palpito di farfalla,
- sfiori cose e persone
- accarezzandole senza far male.
- Pioggia sottile
- cadi negli anfratti
- portando con te il cielo;
- trasformi
- e all'immenso ritorni.
- Ora, sei specchio e spaventi;
- chi ha paura di conoscersi
- ti copre,
- con panni pesanti.
- La tua luce però...
- continua a brillare.
- Vento impetuoso,
- il vortice della tua forza
- può lacerare
- chi si ostina a resistere.
- Non preoccuparti!
- So che non mi puoi amare!
- Non ti chiederò nulla, tranne...
- la pazienza d'ascoltarmi.
- Bevi le mie ingenuità,
- fanne musica,
- pane dorato per picnic
- fra boschi magici e incantati.
- Angelo nella natura
- torna specchio...
- forse un giorno
- chi ti ha coperto
- toglierà quel velo
- e guarderà se stesso
- senza paura.
- TORNA ALL'INDICE
- Tramonto a Cala Piccola
- Guardo il sole
- che si scioglie lentamente
- e se non resisto d'amore
- grido con l'anima al vento
- che strapazza gli scogli.
- Cerco invano i gabbiani,
- par che siano fermi
- in attesa fra i sassi
- mentre il mare furioso
- non s'acqueta stasera.
- Morbida intanto la luna
- osserva in silenzio
- il quieto cammino del tempo.
- Lontano una luce
- di un faro ferisce
- la notte che incalza.
- Riempio le nari ai profumi
- e, meditano vendette,
- mi circondo d'infinito
- che, come tenero manto,
- lenisce gli affanni
- e m'accompagna alla notte.
- Dolce Storia
- È una dolce storia, nata in un momento,
- il cui profumo si smarrì nel vento,
- il suo ricordo nel tempo vibra ancora,
- muore col tramonto, rinasce con l'aurora.
- Lui aveva gli occhi color del mare,
- lei come le notti di stelle trapuntate,
- il loro romanzo son queste parole,
- cenere spenta di un fuoco d'amore.
- Era un incontro scritto nel destino,
- due cuori, l'amore, e un solo cammino,
- spuntavano allora le primule e le viole,
- l'anima tua si inondò di sole.
- Il suo sguardo limpido e profondo
- rispecchiava la luce del tuo mondo,
- e quest'amore, nato come per magia,
- viveva d'arte, di sogni e fantasia.
- Ogni notte vivevi in un magnifico castello,
- e tu eri Cenerentola che si recava al ballo,
- lui era il Principe Azzurro della fiaba
- ma la bella favola si dissolveva all'alba.
- Erano i tempi del vino e delle rose,
- ma poi, come d'incanto, cambiarono le cose,
- e in una notte di glicini fiorita
- finiva il grande amore della tua vita.
- Rose, anemoni, papaveri sbocciavano,
- e lentamente i sogni tuoi morivano,
- in un usignolo dal soave canto
- riconoscesti l'eco del tuo pianto.
- È una dolce storia, nata in un momento,
- il cui profumo si perse nel vento,
- è una dolce storia, è sentimentale,
- ma non potremmo cambiare il finale?
- Solo qui ti ritrovo
- Solo qui ti ritrovo:
- nel tenue sapore
- d'una nebbia inattesa,
- tra i raggi sospesi
- d'un sole confuso,
- quieto silenzio
- tra le foglie d'ottobre.
- Nel tenero abbraccio
- di questo riparo
- - nube discesa
- mandata dal dio
- degli anni perduti,
- a compatire
- il suo stesso compianto -
- intendo parole
- a lungo incomprese.
- ***
- Sorriso
- Ombre leggere nell'aria
- nascosta fra vaghi pensieri.
- È forse ancora quello strano dolore
- inteso qualora sfioravo una mano ingiallita,
- provando a capire chi stava dintorno,
- tra piccoli gesti d'addio e inconsueta empatia.
- Eppur c'eri ancora,
- come quando offrivi pazienza di padre,
- quando sognavi armonia e deluso
- la cercavi tra i fiori,
- o quando vedesti mio figlio una volta soltanto,
- sul viso un fragile e dolce sorriso non tuo;
- T'ho visto ancora in trasparenza nei giorni,
- ma ora non sento più in me la tua voce.
- Eppure un fioco sorriso morente ancora rimane:
- istante in cui vidi la realtà della vita,
- tra fragili sembianze mutate.
- Non padre ed amico,
- ma figlio dell'Uomo.
- Profonde radici controvento
- Prima del tunnel l'intesa conduce a cifrati segni,
- parole isolate che annullano ogni buia distanza.
- Ci unisce il fiore spontaneo e consapevole
- transitato nel vento che inseguiva il treno:
- in un'intermittente combinazione di calme e turbinii,
- non a caso si è fermato tra ortiche, e pietre, e poca terra
- ad ascoltare la musica e le voci che mi son rimaste dentro.
- E l'onda del fischio che si spegne all'orizzonte
- porta lontano il prodigio di un colore improvviso e acceso
- sul delicato, forte stelo ancorato all'anima
- che resiste a ogni passaggio: oltre l'interruzione dello sguardo,
- dove oscillano i papaveri e solo con te
- i miei nomadi pensieri riescono a superare
- la soglia dell'aritmia trovando una cadenza nuova.
- ***
- Transitorie certezze
- Sbiadiranno le stesse e sarà scuro,
- quando verrà disteso il velo della notte
- e il silenzio troppo pesante
- riuscirà a devastare la parola
- di un dialogo sempre più reclinato
- ad ascoltare l'urlo sussurrato,
- la rabbia che non ha più colore e sgorga,
- come acqua tra le fessure
- che nessun fuoco saprà asciugare;
- impeto che, allontanando,
- avvicinerà al centro del pensiero.
- Ma è inutile chiedersi
- quale cielo ci avvolgerà domani:
- a volte è necessario un po' di buio
- per riuscire a perdersi in uno squarcio;
- e grigio da bagnare perché cada
- in una danza di colori e vita,
- soffiando note, alte, imprendibili,
- per costringere i suoni a farsi ascoltare.
- Forse servono solo transitorie certezze.
- TORNA ALL'INDICE
- Perla
- Scende la lacrima, singola, solida,
- punto.
- Ultima. Niente più.
- Riga di pianto, linea dall'occhio al
- mento,
- curva,
- andamento lento verso il collo.
- Si è persa, si è sparsa.
- Lenta la pelle l'asciuga.
- Tutto torna come prima.
- La seconda sgorga. No. Rientra.
- Bilico. Scende.
- Più grande perché trattenuta.
- Macchia di sale cade sul foglio.
- Diventa gonfio.
- Metto la penna al centro.
- È una piccola bolla di cielo.
- ***
- Tensione
- Forse dovremmo sederci,
- parlare. Forse.
- Parole che stentano
- a uscire.
- Sembriamo piloti
- pronti a decollare.
- Cinture di sicurezza.
- Allacciare.
- Di quello che penso
- non ti ho detto niente,
- immagino solo per giorni
- e nottate,
- ma poi quando provo a
- parlare,
- non esce che un suono,
- distratto, frusciante.
- È un disco che gracchia.
- Buttarlo.
- Andare a dormire.
- La Fantasia
- La fantasiaa
- è la madre del genere umano.
- La fantasia
- è un foglio bianco
- che a tratti anima
- la mia stanza,
- la mia esistenza.
- Lavora fantasia, lavora
- c'è tempo per dormire,
- lascia che questo camice
- sia l'abito bianco,
- porgimi il velo di tulle
- ed i fiori d'arancio.
- Il soffitto sia un'immenso pergolato,
- il mio letto un posto
- di fresche vallate,
- e fra le verdi colline
- della mia fantasia
- posa a dormire
- questa mia malinconia.
- TORNA ALL'INDICE
- Il tenero gesto
- L'indice sul labbro
- ammiccante al cuore
- è tuo tenero gesto
- che mi perseguita.
- Adombra la solitudine,
- la morsa che preme
- anche nel sonno.
- Non troverò il sentiero
- per raggiungerti
- anche se più volte
- mi hai teso le mani
- della tua calda giovinezza
- e come fungo
- nato all'improvviso
- mi perderò
- tra nidi di formiche
- e l'erba disattenta
- del grande prato.
- ***
- Sono quei pochi passi...
- Sono quei pochi passi
- l'unico viaggio
- il solo seme nel nostro esistere.
- Tra le orme nascoste
- brillio di fuochi fatui
- aurore vaganti
- per farsi PARADISO.
- Lenta s'impiglia la libellula
- ma pur straziata fila e disperde
- casti languori, antiche malie.
- E la vera festa?
- Non è qui.
- Abita un respiro sempre uguale,
- non sa la risacca del cielo.
- Marisa Chiozzini
- Indefinibilità
- Penso a noi e vedo qualcosa di indefinibile.
- Cosa ci unisce? Me lo sono chiesto tante volte.
- Mi sono domandata se in entrambi c'è un seme che sta piantando le radici
- o se tutto è un fatto di comodo.
- La serenità che nonostante il nostro modo opposto di essere, ci doniamo è vera.
- La sincerità con la quale viviamo il nostro oggi
- e quella con la quale ci raccontiamo il nostro ieri fa tenerezza.
- Fa pensare che sarebbe bello se, nonostante tutto, fossimo qui anche nel nostro domani.
- L'indefinibilità del nostro essere ci accompagna sempre.
- Ed allora capita che veniamo presi dall'indifferenza,
- che per paura di scoprirci diventiamo distanti.
- Una storia senza impegno. La chiamiamo amicizia, non è amicizia. È di più.
- È affetto misto a tante sensazioni che non si possono spiegare
- perché fanno parte del mondo dei sensi. E la sensualità, si sa, si dimostra: non si spiega.
- Un gesto, una coccola, uno sguardo, una canzone ed improvvisamente crolliamo.
- Finirà, lo sappiamo. Prima o poi succederà che il timido germoglio verrà spezzato da un temporale o da qualcuno
- che bruscamente strapperà quel filo d'erba.
- E la paura, la sicurezza della fine ci fa essere ancora più reticenti
- nell'ammettere quello che c'è.
- Due corpi che si cercano, due menti che fuggono, due cuori che non capiscono...
- ...ed in tutto questo... la libertà.
- La voglia di bere a piene mani quest'acqua fresca
- che sgorga dalla fonte della giovinezza.
- Il timore che quell'acqua, se non la sfrutti ora, finirà...
- ed allora si ripiomba nell'indefinibilità.
- Sapere dentro che non è vero,
- ma continuare così perché è giusto, perché fa piacere, perché i vincoli uccidono.
- Ed in mezzo a tutta questa decisione del nulla i nostri occhi parlano per noi:
- ci fanno capire che comunque vada, siamo qui e ciò che abbiamo costruito
- non finirà in una lettera ingiallita nascosta nel fondo di un cassetto,
- ma continuerà a vivere scolpito dentro di noi.
- L'indefinibilità resta un valore per il mondo,
- ma non per chi sa che la vita, la libertà e la gioventù
- vanno vissute pienamente senza condizionamenti e paure,
- ma con il coraggio di andare avanti
- guardando il futuro cercando il coraggio di essere se' stessi
- sempre e nonostante tutto.
- TORNA ALL'INDICE
- Rolando Maria Cimicchi
- Sei Apparsa
- In questa terra
- che ospitava silenziosa
- gli umori nebbiosi del mio essere.
- In questa terra
- che straniera mi osservava
- nei miei peregrinaggi,
- sei apparsa tra le pagine
- che sfogliavo lento,
- sussurrando musiche
- che non ricordavo.
- In questa terra
- dove il vento spirava
- sulla mia pelle amara.
- In questa terra
- che ascoltava muta
- i corridoi delle mie labbra,
- sei apparsa senza chiedere
- tingendo di gioia le mie mani,
- da tempo ormai
- dimentiche d'Amore.
- (Dedicata a Christina)
- Maria Luisa Cocchi
- Magie
- Nulla cercavo stamattina, alba d'un altro andare.
- Procedevo convinta d'essere ancora tra le
- cose impolverate, carceriere del cuore,
- d'aver altre ore combattute
- d'allucinazioni d'un fatuo pellegrinare...
- eppure, ...nell'attesa del divenire improvviso,
- ...o vita, fruscio di zelante melanconia.
- Nel freddo pungente d'inverno
- in fretta annunciato, guardavo la brina
- bruciare, indisturbata, i resti d'un piccolo prato,
- poi... ecco,
- lo sguardo s'è alzato sbirciando lassù, quella
- scheggia di cielo superstite tra i tetti,
- frammento d'universo cadutomi sul capo.
- Un attimo... e l'impressione d'appartenere
- al sole nascente corteggiato com'era, da
- molteplici nuvole: rosate, dorate, infuocate.
- Venivan avanti adagio, parevan angeli in volo
- per chi serba fede, pronti ad aprir l'eternità
- se vi fosse dubbio o sol desiderio.
- Ho allungato la mano, quel tanto da sfiorar
- col cuore per convincermi del fatto o foss'io
- in altro mondo.
- Tutto era lì, così vicino, così lontano.
- In balia delle maree del cielo, degl'invisibil venti
- che travolgon ragione, udii sussurri, chissà di chi,
- parlavan d'altre passioni , d'altre essenze,
- presenze... a dar calore ove non v'è.
- Pensai vecchia storia per chi porta com'abito
- il dolore, illusione ad ingannar... ma sorriso
- illuminò il volto e l'anima si rasserenò.
- Nulla cercavo, nell'alba d'un altro andare,
- quando, improvvise magie, m'han ridato il giorno.
- TORNA ALL'INDICE
- Bruno Coen
- Corona di latta
- Perduto e lontano
- è ormai il ricordo
- illusa regina dell'amore
- ora ti è rimasta una corona di latta
- e vecchi polverosi specchi
- che più non ami
- ***
- Ho catturato la luce del cielo
- per rischiarare le mie angosce
- i miei pensieri
- i miei sogni
- sicuro che un giorno cambierà
- e la luce splenderà
- per sempre nel vento
- delle mie nascoste speranze
- ***
- Quando i giorni
- non saranno più pesanti come pietra
- mi vestirò di luce
- e al principio della notte
- verrò a bussare alla tua porta
- ti porterò con me
- nelle spiagge del tempo
- in quel lontano mare
- dove l'alba non soccombe alla notte
- Manuela Corigliano
- Storia di un'amicizia
- Arrivasti.
- Fu dapprima l'esigenza
- di incontrarci per sfiorarci.
- Fu più tardi l'utopia
- di osservarci per capirci.
- Fu infine la follia
- di abbracciarci per salvarci.
- Arrivasti.
- Inventavo compagni, prima.
- Inventavo nomi, volti, sguardi.
- Ma poi arrivasti e
- la realtà mi bastò
- - inconsueta meraviglia! -
- Arrivasti.
- Qualcuno aveva inventato il tuo nome
- perché io lo ripetessi notte e giorno...
- Qualcuno aveva inventato il tuo volto
- perché io lo incontrassi nel mio specchio...
- Qualcuno aveva inventato il tuo sguardo
- perché io lo inseguissi negli occhi dei passanti...
- Arrivasti.
- Avevamo progetti per riempire una vita.
- Ma arrivasti
- e passasti.
- ***
- Emblema
- La nostra debolezza è
- non sapere
- se una pistola che spara è
- la fine o l'inizio
- di una vita.
- TORNA ALL'INDICE
- Giuliano Corsi
- Labili gioie
- Labili gioie mi circondano
- l'atavico buio ride di me
- tra le altane la luce gioca
- riccioli bruni piangono in silenzio
- nel tortile cammino
- spogli di risposte.
- ***
- Oggi siamo noi
- Rinnovare, rinnovarsi
- Ogni mattina ci alziamo
- Ci guardiamo allo specchio
- E incontriamo noi stessi
- Più o meno belli, più o meno giovani
- E lo specchio ci riflette un'immagine nota
- Familiare, rassicurante
- Rassicurante ché sempre uguale
- In un riflesso che non ci sorprende
- Eppure questo nostro volto
- Fortunatamente cambia
- E quel bambino
- Che cercava il colore dei suoi occhi
- In un pezzo di vetro lucente
- Oggi sono io
- Quella ragazza che felice scorgeva
- I primi segni dell'età adulta
- Oggi sei tu
- Quanti anni ci dividono da quell'immagine
- Quante scelte, quanti errori
- Quanti traguardi raggiunti con fatica
- Oggi siamo noi
- Aggrappati all'unica certezza
- Il nostro amore
- Franco De Giovanni
- La Carezza
- Il verde mi circonda,
- la luna mi illumina
- il pensiero sei tu.
- Arrivi vicino e si vede l'ombra,
- l'aria dolce che mi circonda,
- sento una cosa che mi tocca,
- è la carezza.
- La carezza mai avuta,
- ma solo vista.
- Ti ho pensato sempre,
- in tutta la vita,
- ma mi sei sempre mancata.
- Carezza materna,
- di poco cuore,
- ma di tanta immaginazione.
- Ti sento a volte sfiorata
- piccola lontana carezza amara,
- portata via dalla tramontana.
- TORNA ALL'INDICE
- Franco De Seta
- Se fossi stato un viaggiatore solitario
- Se fossi stato un viaggiatore solitario
- su quel battello da Venezia
- tra militari e turisti di passaggio
- e gabbiani e marinai
- il tuo sorriso pudico e leggiadro
- come le tue vesti
- nella mia mente avrei annotato,
- e,
- preso e incuriosito dalle tue
- movenze composte
- senza parlare ti avrei guardato
- per riconoscerti subito
- se mai
- ti avessi rincontrata.
- Il vento nei capelli
- e le tue mani tra essi
- verso di me portava
- il tuo profumo.
- Irraggiungibile e mia.
- Se fossi stato un viaggiatore solitario.
- Arianna Del Treste
- Maredinapoli
- Il mare di Napoli
- è lacrima ferma sul volto
- che trova il suo posto e non cade
- - il mare di Napoli giace -
- sospeso e felice sul pianto
- il mare di Napoli
- ...
- è stanco
- ***
- La Musa
- Irrefrenabile insulto alla pace
- singulto che giace nel moto
- remoto e futuro all'istante
- che cerca le fiamme e le trova
- nell'epoca nuova
- - del se' -
- ***
- Vita
- La vita è un collage di secondi senza fine
- di vuoti di pieni appesi alle pareti
- di momenti inconsueti mai lasciati
- di regali mai scartati sotto l'albero a Natale
- di silenzi mai ascoltati e di urli mai lanciati
- di pensieri abbandonati in fondo al mare
- di universi da incontrare senza senso
- di naufragi senza vento e senza scogli
- di partenze e di ritorni dentro il tempo
- di un istante di un momento e dell'eterno
- dell'estate e di un inverno nel camino
- dell'ipocrisia del vino che s'allaga dentro gli occhi
- nelle stasi e le rincorse per amare e per sentire
- del requiem del dies irae
- del nascere e morire in un sospiro
- del falso e poi del vero
- ...
- del Cielo, spero
- TORNA ALL'INDICE
- Debora Di Carlo
- Autoritratti
- Qui l'aria è sempre più rarefatta.
- Il dialogo continua,
- ed è sempre più un pietoso monologo.
- Boccheggio, cerco di esalare quest'ultimo,
- profondo respiro ma è inutile: questo veleno
- mi sta intossicando.
- Vedo una luce, quella che forse porta laggiù,
- ad un paese chiamato salvezza,
- fiori di qui, da questa ipocrisia a formato d'uomo.
- Io sono provata, arranco, cerco di spiccare il volo;
- le ali sono pronte ad abbandonare le miserie
- che continuo a compatire.
- Basta, preferisco cadere, farmi male,
- precipitare,
- che convivere con tanto male.
- Non posso più nascondermi,
- avere paura di me stessa, logorarmi.
- Ho nostalgia di quando ero innocente,
- quando credevo alle mie favole, ai sogni
- impossibili ma grandi, di quei colori
- palpabili, multiformi.
- Ridatemi ciò che mi avete rubato:
- il sole che acceca all'improvviso,
- il vento repentino,
- quel tremito che si dissolve
- in un dolce battere d'ali.
- "Quando quel male tanto comune a noi giovani
- esplode,
- allora è bello rifugiarsi nei sogni.
- Solitarie pedine
- sopra questa assurda scacchiera.
- Basta, è giunta l'ora di cambiare
- la nostra vita".
- Claudia Di Martino
- Silenzio...
- Sentendo nell'aria quel silenzio,
- mi accorgo
- di quanto sia ovunque il pensiero,
- vibrazione vera
- di sensazione accesa,
- che illumina la mente.
- Pensiero perso - Pensiero scritto,
- tra le anime e vocali
- parole sempre uguali
- Pensieri
- Usati e guadagnati.
- Nell'aria quel silenzio,
- che acconsente il tutto
- negando tutto
- la rabbia mi incatena
- scappo da quel silenzio vuoto che scatena la mia pena.
- ***
- Un pugno di sale
- Da qui al mare ci passa un filo di sale.
- Quante volte ho pianto dentro;
- oppure è piovuto e l'acqua che cadeva scivolava senza
- bagnarmi.
- Quante volte ho visto uscire sangue,
- dalle anime che mi circondano
- e quante volte ho raccolto il mio.
- Quante spade nei cuori della gente,
- quante anime sole;
- prive di quel filo di sale per arrivare al mare.
- TORNA ALL'INDICE
- Stefano Di Monda
- La mia sete
- Cheto, immobile attendo
- che si evolva lo spirito
- della calma dolce
- che la sera nel bosco
- sa offrirmi.
- Odo, osservo, avverto
- la paziente esistenza
- degli alberi
- per il verde colore, per quella voce
- che placa la mia sete... ed è pace.
- Ma il buio della nuova notte,
- complice di me, mi dice già
- del malinconico ritorno
- al dibattersi continuo
- della mia confusa ordinarietà.
- Salvo tornare
- in un dì nuovo all'imbrunire
- per riscoprire fiera,
- pienamente accettata,
- in apparenza immutata
- dalle radici della terra, la verità:
- più alto di un poco il ramo
- più elevata l'essenza
- meno confuso il dibattersi
- meno arsa la sete.
- Massimiliano Di Staso
- Luna malinconica
- Luna un sogno esplosivo
- Sguardo di un'emozione senza poesia senza memoria
- Poi lo sguardo verso il cielo si tinge di armonia
- Luna profetica
- Luna degli zingari
- Luna degli innamorati
- Luna dei disperati
- Luna dei sognatori incalliti come me
- Luna bianca pallida come la morte che insegue il mio destino
- Luna dei licantropi
- Luna dei giovani soldati
- Luna dei silenzi
- Luna sui carrozzoni che cigolando vanno via
- Luna lassù le tue forme bianche come i pensieri dei bambini
- Luna sentiero di presenze che percorrono la mia via
- Luna adescatrice come una mignotta
- Luna dei gatti neri
- Luna degli ubriaconi
- Luna un passo
- Luna un sogno ad occhi aperti verso il futuro
- ***
- Vorrei tornare a quel tempo che disarciona
- Che non dà fiato
- Vorrei tornare a quel tempo dolce dove catturavi anche una farfalla
- La musica lieve diventa frastuono
- Il sogno poesia di primavera
- Vorrei tornare a quel mare azzurro a quel cielo blu cobalto
- Ma non si può fermare il treno
- Anche se poi ti ritrovi nell'oblio di una vita virtuale
- Vorrei scaraventare il silenzio dalle scale
- La noia ti sommerge ti avvolge e ti lascia senza respiro
- Vorrei tornare a quel tempo che disarciona
- Vorrei trattenere le lacrime e regalarle a chi ne ha più bisogno
- Gli effetti speciali dei nostri sentimenti diventano tormenti angosce
- Vorrei afferrare le nuvole ma il mio retino si è spezzato
- Fa caldo l'afa la caligine e io qui con i pensieri in avaria
- Vorrei tornare a quel tempo che disarciona
- Ma il tempo è implacabile e non ha pietà
TORNA ALL'INDICE
- Lina Diani
- Il Cerchio della Vita
- Un'isola verde risorge
- dove il Fuoco del dolore
- ha bruciato
- la Terra di Dio.
- Un'oasi d'Acqua
- di Fonte.
- Si sveglia innocente
- la Vita.
- Nel Cielo d'oriente
- si chiude
- un Cerchio incantato
- un Cerchio di mani
- che cercano, stringono mani.
- Un nome, uno sguardo,
- un sorriso.
- Un fremito d'Ali vibranti
- nell'Aria.
- Al suono di musiche lievi
- e brillanti
- ti lasci portare.
- Un'onda di pace
- di gioia
- sale a Spirale
- s'innalza nel Sole
- ricade sui volti
- li inonda di Luce
- ...e scende la Notte.
- Sole
- Un raggio di sole
- si sta disfando
- sui gerani del mio balcone,
- impastando i colori
- impastando le vite.
- L'alchimista sapiente
- mescola gli elementi
- perché si ripeta ancora
- la dolce magia
- della tua anima fusa nella mia
- ***
- Dedicata a te ladro di anime
- Quella notte nella città di morte antica
- e quotidiana speranza,
- ti ho incontrato ladro di anime
- e niente più è stato come doveva essere.
- Lentamente, silenziosamente,
- mi sono persa nei tuoi occhi verdi,
- occhi puri e taglienti
- e mi hai fatto innamorare dell'amore.
- Come la nebbia mi ha avvolto la tua dolcezza
- la tua voglia di vivere,
- il tuo calore
- e mi hai sciolto il cuore.
- Il tuo sorriso poi,
- ha infranto l'ultima sottilissima barriera
- ...e mi hai rubato l'anima.
- Non c'è stata fisicità
- ma molto di più hai di me
- la mia anima è con te.
- Io qui vivo a metà
- in attesa di un segno che confermi l'esistenza
- di questa realtà di così grande bellezza
- da sembrare un sogno.
- Non stavo cercando nulla di diverso da ciò che ho,
- ma quella notte mi è sembrato
- di avere camminato tutta la vita
- per incontrare te, ladro di anime!
- TORNA ALL'INDICE
- Pomodori
- Un rettangolo di terra bruciato dal sole,
- raggi caldi che filtrano tra foglie e ombre
- mescolando colori
- come nel più bel mosaico rinascimentale.
- Natura viva, pulsante, che mi cirxconda,
- mi fa parte di sé.
- Il mio sguardo rapito
- vorrebbe catturare ogni attimo
- eternare rumori e sensazioni.
- Il mondo
- gira intorno ad una piccola donna.
- Si ferma
- solo quando, da file rosse di pomodori,
- pregne di odore verdastro,
- spunta una maglietta
- non più bianca,
- su pantaloni larghi da vecchio contadino
- scarpe pesanti
- cappello di paglia
- e un sorriso sgangherato
- con qualche buco qua e là tra i denti.
- Ottant'anni di vita
- rinati su un lembo di terra
- in un pomeriggio di giugno,
- fra solchi di pomodori.
- ***
- Evasione
- Ho sognato la libertà. Stanotte
- ho sognato di fuggire.
- E non c'erano ostacoli, nessuna
- parete nella stanza
- non più muri invalicabili. Follia e speranza.
- Ho respirato
- con la stessa forza di quando sono venuta
- al mondo
- senza che un'infermiera mi schiaffeggiasse,
- né gemiti o lacrime. Libera. Fuori.
- Lontana da un giorno che
- mi perseguita,
- distante, finalmente, da una morte che
- sembra solo mia.
- Ho aperto gli occhi. C'erano solo sbarre.
- Al Figlio
- Ho visto
- soffrire un uomo per amore
- le sue lacrime erano di dolore
- un dolore forte al cuore
- tutto questo per amore
- le sue lacrime
- cadevan leggere sul mento
- e dentro di lui c'era il tormento
- il tormento dell'amor perduto
- e mai vissuto.
- Questo è il dono di un uomo
- al proprio figlio
- che mai
- potrà capirlo
- ***
- La Mente
- Ho sentito la tua voce
- e il mio corpo è rinato
- la gioia di vivere è in te
- e tu la trasmetti a me
- due corpi uniti con niente
- ma legati con la mente
- che dice
- uniti per sempre
- ***
- Il Nome
- A volte penso al mio nome
- e mi chiedo
- é bello
- piace
- poi un giorno lei mi chiama
- e riscopro
- che non è il nome che conta
- ma chi ti chiama
- TORNA ALL'INDICE
- Ribelle
- Fra le fosche nubi della cenere,
- vedo un bagliore che risplende
- e si confonde con l'alba
- di un giorno ormai andato
- tra il pianto di una sconfitta
- e la rabbia di un perdente.
- L'attesa diventa impazienza
- che urla il timore
- di mille silenzi.
- Solo un ribelle può abbracciare
- il sole e non bruciarsi.
- Il vento profuma di libertà,
- nelle vene di un saggio
- si respira il rispetto,
- ma questa vita mi sta stretta,
- devo lottare,
- illuminare la mia strada.
- Forse quel barlume
- sarà la mia arma;
- che stanca di aspettare
- desidera abbagliarmi.
- E più brilla
- e più ho voglia
- di sentirmi ribelle.
- ***
- Perduta identità
- Apparire ciò che non si è,
- essere senza esserlo.
- Vivere in apnea
- respirando solo fumo.
- Seguire il branco
- senza mettersi in gioco.
- Capire ma imitare,
- marionette fatte in serie
- limitate a recitare il solito copione,
- scritto da mani troppo lisce
- per essere umane.
- Malinconia
- Oggi la malinconia si è chiusa nel mio cuore
- e ha gettato via la chiave,
- è proprio decisa a starsene lì,
- credo che ci farà il suo angolo preferito.
- Il vento mi alza i capelli e non mi permette di scrivere,
- il cielo è tutto azzurro e va sulle sfumature bianco-blu,
- di qua e di là c'è qualche buco profondo
- illuminato da un raggio di luce,
- il suono delle campane si fa sempre più forte
- e sempre più piano...
- Basta, è finito, ora c'è silenzio
- il canto degli uccelli mi fa ricordare i campi.
- Ora si sente la gente tossire,
- il rumore delle chiavi e
- il chiudersi delle finestre,
- buio a destra e a sinistra
- la luce scompare e io con lei...
- ***
- La musica naturale
- In un tempo lontano
- quando non c'erano ancora
- le orchestre con gli strumenti,
- i violini erano i venti
- e i cavalli che galoppavano nella prateria
- i tamburi della batteria
- e c'era in quella musica naturale
- la grancassa del temporale,
- il lamento della bestia ferita,
- il canto del fringuello.
- ***
- Acrostico della parola amore
- Amore, cosa di
- Molta importanza,
- Oro splendente,
- Ramo che tocca il tuo cuore
- E ti lascia con gli occhi sbarrati.
- TORNA ALL'INDICE
- Coltre
- come nebbia
- la mente s'addensa confusa
- e lascia riversa
- distesa, sullo sterile suolo
- una mano piangente.
- Al tempo invincibile
- io mi inchino e consegno la spada.
- Respiro
- fumo ghiacciato.
- ***
- Il busto delle spighe curvo,
- quel marrone acido e secco colora le campagne vicine.
- Nel tentativo di haiku,
- gli alberi che si piegano
- al vento,
- foglia aperta.
- Immagini,
- frammenti
- di un inverno.
- ***
- Piccola nube di polvere
- cenere,
- instabile superficie su cui aggredire
- e questo che siamo?
- pallido,
- roseo, imbarazzo.
- Elisa Filippini
- Il tempo di cenere
- Ed ora
- che nelle vene
- è tornato a scorrere
- l'amore
- che tagliò il cuore
- e spezzò la mente
- in miliardi di parole
- in eterno riposo
- mai pronunciate
- rimosse ora
- dall'apatia dell'immobile
- ora, solo ora
- era diverso destino
- ritrovarsi
- bruciandosi al caldo
- della passione
- ascoltando insieme
- ardere
- quest'odorosa legna
- che s'amalgama
- - ingannata -
- al fuoco imperioso
- facendoci l'amore
- perdendo la consistenza
- della vita.
- Ora, ora, ora
- il presente è troppo lieve
- per non essere già
- stato percorso e
- la fisicità
- del tempo
- già è cenere.
- TORNA ALL'INDICE
- Umberto Fortunati
- Se non rendessi bene
- per il male...
- Se non donassi a tutti
- un bacio e un fiore...
- Allora, il "nostro",
- ...non sarebbe "amore"...
- ***
- Ha una ragione
- ...ha un senso...
- questo tempo
- d'asprezza.
- È un dono star,
- da te,
- così lontano;
- senza una tenerezza,
- senza poterti stringere
- ...dolcemente... la mano;
- ma ci prepara entrambi,
- amore mio,
- a riceverci, un giorno,
- come Dono di Dio.
- ***
- Esprimiamo opinioni infondate e parziali,
- denigriamo la vita,
- ed amiamo soltanto i soldi e i maiali.
- "Et l'ésprit de finesse?"
- "C'est fini".
- Tutti dicono in coro, con la mano
- al rimario:
- "C'est la vie!... C'est la vie!..."
- ...e poi cala il sipario...
- TORNA ALL'INDICE
- Maria Grazia Franconi Fabbri
- Fili d'erba
- Fili d'erba nel vento
- Fili d'erba in un campo di sangue
- Fili d'erba nella corrente di fango
- Fili d'erba come bandiere inutili
- a seguire le voci più forti
- Fili d'erba fragili, esili, immensi.
- Quante volte amico, troppo volte
- ci hanno sparato dritto nel cuore
- e col coraggio di ieri
- per mano come angeli stanchi
- abbiamo ripreso il cammino
- per poi cadere, per rialzarci ancora.
- Il tempo dell'amore è finito
- inghiottito dal pozzo del mai
- dov'è il giorno che non tornerà.
- Il cielo ha spento ogni stella
- con una pioggia di lacrime amare
- e noi soli poeti
- sconfitti eroi delle stesse battaglie
- abbiamo amato e riso, perduto e pianto.
- Anche noi ci leviamo sporchi dalle macerie
- delle nostre coscienze
- trascinati dal gregge che corre
- dal quel fiume di lana che va.
- Ma i nostri occhi restano chiari
- credono ancora che una storia ci sia
- e cercano in ogni sasso, ogni parola
- un esile filo che si faccia verità.
- Verrà un giorno, il giorno che è scritto
- e in un grande prato noi fili d'erba nel vento
- fragili, esili, immensi ci chineremo a quell'albero in fiore
- direttore di un'orchestra ormai silente
- e nella pace di quegli attimi eterni...
- ...lo ascolteremo parlare d'amore.
- Emanuela Fratto
- Polvere
- Polvere che avvolgi un sogno prepotente
- nella nebbia frigida dai sapori incauti,
- cresciuta nei campi delle folli illusioni
- dal seme più perfido che mi ha incoraggiato.
- Vigliacca menzogna!
- Ripostiglio dei miei pensieri,
- nascondiglio delle mie insoddisfazioni,
- madre delle mie oscenità,
- amica delle mie solitudini.
- Ti ho cercata nelle notti metropolitane,
- ho rubato, ho tradito, ho mentito,
- per te ho venduto l'anima.
- Schiavo di una passione senza eguali,
- che ha affondato le sue radici
- tenendomi legato ai confini dell'inimmaginabile,
- nel mistero della vita che regala la morte,
- ai margini di un amore che mi rende odioso.
- Essenza che m'invadi,
- i tuoi messaggi rapaci
- mi hanno rapito.
- Ma ora liberami!
- Sono stanco del tuo abbraccio,
- che mi stringe fino a farmi perdere il respiro
- e che troppi amici ha già soffocato.
- Addio, nemica della strada!
- Inizio da solo a camminare
- nel tremore dei miei primi passi
- incerti nel rifiuto di una bugia,
- ormai verità sulla pelle,
- che lo specchio riflette.
- Vergogna che ora il mio corpo espelle
- nei residui del disgusto,
- in una violenta ma testarda sofferenza,
- che raccoglie le briciole delle mie forze spezzate
- per gridare basta alle illusioni da dimenticare.
- Patrizia Fucci
- Opera Segnalata dalla Giuria
- Sono stata
- Sono stata.
- Monte contro vento
- lune vigili contro spettri notturni
- occhi troppo grandi sull'orlo di ogni nuovo giorno
- e riposo ho disciolto
- negli affanni
- a disperdere il ricordo
- con poca gioia nelle mani.
- Sono stata.
- Rivoli d'acqua trasparente
- sul sale degli uragani
- pioggia sul roseto
- ed ho barattato orgoglio per umiltà.
- Sempre,
- nel reclinare il volto
- verso il petto della memoria
- ne ho bevuto naufragi
- e raccolto ceneri
- di volti sgretolatisi.
- E di tutte le mani
- ricomposto il tremore.
- Ed è stato come
- vivere.
- ***
- Igor
- Igor attento
- acché il tempo non entrasse nei suoi occhi
- non guardò più suo figlio.
- Igor attento
- acché l'orizzonte non divenisse un limite
- non si librò una sola volta in volo
- con i gabbiani.
- Igor attento a spegnere le eco del mondo
- cantò una canzone triste.
- Igor senza amici, senza rimpianti, senza motivi.
- Igor a pugni stretti
- non si aggrappò
- e scivolò via.
- Dolce Morte
- Mi sono voltato un attimo
- E Tu mi hai trafitto,
- Con la Tua freccia
- Il cui veleno ravviva il fuoco
- Nel mio cuore,
- Che pian piano mi annienta,
- Perché mai Ti potrò amare,
- Mai di nuovo Ti potrò incontrare.
- Crudele, mi hai colpito alle spalle
- Mentre io mi sperdevo, senza difese
- In questa radura di sentimenti,
- Assopiti come vecchie querce,
- E che ora Tu, Desdemona,
- Hai risvegliato;
- E trasformato gli alberi in fiere,
- E i miei pensieri lacerano la carne
- Lacrimante
- Del mio cuore ferito... dal Tuo sguardo fendente!
- Non ho più stomaco,
- Ma un mare in rivolta,
- Sento dentro di me
- Una folla in burrasca.
- ***
- I miei pensieri
- Si rimescolano,
- Giostrati da una cascata dirompente
- Di emozioni, freschissime
- Esuberanti,
- Sentimenti contrastanti,
- Ferite consistenti.
- Deponi ora il tuo arco e vieni vicino a me,
- Col pugnale dietro la schiena,
- A darmi un dolce colpo di grazia,
- Con la fredda lama... Delle tue labbra...
- Cosicché io,
- mi abbandoni
- Alla Tua dolce morte.
- Notturno
- Mille e mille volte tornai a perdermi
- nel vasto mare della poesia diffusa,
- sotto la suadente cupola gremita,
- sordo al vociare garrulo del mondo.
- Caduco l'autunno e brumoso riempiva
- di fragile malinconia il viver mio.
- E lì, nel sogno ovattato di un notturno
- creava l'inconscia memoria un acquerello
- morbido, confuso, languidamente
- rimirante da quel vetro annebbiato
- l'oppiaceo risaccare del vecchio mare,
- fra i bianchi alberi della rimembranza.
- L'Allegria, 19 Novembre 1999
- La piccola croce del Monte Lieggio
- Al giunger della sera
- Il sole si distende e
- si addormenta nel grembo
- infinito del cielo,
- dopo le cicale
- le lucciole gioiose
- tra il profumo dei mirtilli
- coronano e accompagnano
- il canto dei grilli.
- Rasserenano l'aria
- accarezzata dal tiepido vento
- che nel giunger dal mare
- tra Levante e Ponente
- si eleva con l'animo e il sentimento
- tra le cime dei pini d'argento.
- Più in alto dei pini
- i piloni di pietra,
- quasi giganti e
- guerrieri di un tempo,
- sentinelle silenti del Lieggio,
- osservano la valle dal viandante
- e pellegrino del tempo.
- Al brillar delle stelle
- al chiaror della luna,
- rivedo la Croce,
- il ferro battuto che
- nella luce eterna e
- più forte del giorno,
- illumina l'animo e
- tutta la piccola terra.
- ***
- Nell'ispirazione del poeta la valle è vista come la grande Arca di Noé, come l'Arca dell'Alleanza, mentre il Monte Lieggio, si presta a diverse simbologie. Sia la parte dell'imbarcazione nel cavone di poppa, per la fuoriuscita delle acque, sia il leggìo, supporto delle tavole di Dio. I piloni di pietra simboleggiano anche grandi Ceri Pasquali, illuminando il luogo di Maria, madre del Redentore e le scritture delle tavole sul monte, protette dalle poiane, dai falchi e dalle aquile. Il monte Lieggio, quindi, simboleggia "il luogo donde si parla" anche il Sinai dove Mosé si tolse i calzari quando Dio, unico Creatore, gli diede le Sacre Scritture impresse nella pietra.
- Silvana Gatti
- Coscienza
- Ti sento.
- Tiepida voce che avvolgi la mia anima,
- attenta ad ogni mio dove,
- cosa o quando: sempre lì.
- A volte voce amica
- a volte insopportabile tortura.
- In continua lotta con il mio essere sognatore,
- tu così realista e razionale
- hai spezzato le mie ali
- prima ch'io potessi spiccare il mio primo volo,
- ma oggi ho incontrato un angelo
- e mi ha regalato le sue ricordandomi che
- non è mai tardi per imparare a volare.
- Ora lascerò che le mie parole
- siano trasportate dal vento,
- potrebbero colpire qualcuno
- e il mio successo arriverà
- quando almeno una delle anime
- che avrò scontrato, mi capirà.
- Voce, ancora qui, rassegnati, sono così.
- Voce di una coscienza
- manipolata dalla presenza
- di un'aria materiale,
- pesante, da non respirare.
- ***
- Parole
- Labirinti di idee. Muri di fobie.
- Vittima di grandi follie
- cerco di tenere a galla le mie piccole bugie.
- Vittima di niente, vittima soltanto
- di non essere in grado di raccontare il mio pianto.
- Ascolto le tue parole, mi entrano dentro
- per placare il mio tormento.
- E rimangono lì, a cullare quell'idea,
- l'idea di farti passeggero del mio pensiero.
- Approdo
- Un tintinnio di campanelle giapponesi
- era il cuore
- quando il tuo respiro
- soffiava lieve
- tra sguardi incantati
- e calde carezze.
- Sopiti e raccolti
- nel cavo delle tue mani
- riposavano i pensieri
- non più sperduti
- nella raffica impietosa
- dell'ultima tempesta.
- Ricordi? il baluginare d'argento
- su lunghe onde
- increspate da brividi
- di brezza notturna,
- ricordi? l'attesa
- ed i silenzi vibranti,
- emozioni nuove
- solo sognate nelle notti
- di un tempo già dimenticato.
TORNA ALL'INDICE
- Morte di un Clown
- I guardiani della notte mi osservano mentre muoio in questo mare dell'orrore.
- Si perde la voce nella valle.
- Posso gridare quanto voglio, ma nessuno mi verrà a salvare.
- Sono una maschera senza valore in questo carnevale infinito della vita
- e sono le pietre che mi porto addosso ad uccidermi,
- a trascinarmi in un buco nero che ha il mio stesso nome.
- Niente luci per me, né altro; solo il silenzio che accompagna i colpevoli
- nel giorno del loro giudizio universale
- e una musica lontana; una voce muta che mi pugnala dentro,
- che mi ricorda di non dimenticare perché il passato non muore mai.
- Siamo noi il nostro passato, il presente e il futuro
- Ciò che vedi ora è ciò che sarò,
- nulla di più.
- Non sprecate un momento per me: non mi sono fermata che per un attimo
- e meno impiegherò per andarmene.
- Nulla resterà del mio passaggio se non un po' di polvere di quest'inferno
- che mi porto dentro e che brucia sulla pelle.
- Ingoio le parole come fossero sassi.
- Non vivo, sopravvivo, e ne sono consapevole.
- Solo questo muro non più bianco.
- e quest'angolo d'inferno dove aspetto in silenzio
- mi divido dal nulla.
- Luce dove sei?
- Non mi bagni e non filtri più d'amore dalle fessure della finestra.
- Non sei più qui, ma sento ancora l'eco dei tuoi passi.
- Tu, acqua di fonte
- Alla chiara fontana
- che fa rabbrividire
- ho gustato
- il più insipido sapore.
- Ghiaccio fuso
- che cauterizza la gola.
- Un sorso basta
- a estinguere la mia sete
- di insoddisfatti desideri.
- ***
- La tua voce
- Sommessa, profonda, vibrante,
- la tua voce è oggi
- la mia musa.
- Indistinguibile, variante,
- ricercata - diventa piena -
- una nota sola,
- nel sottofondo,
- tradisce l'insicurezza della sensibilità.
- Il suo mormorio afono, pacato,
- ricorda il grigio piombo,
- un grammofono rauco,
- una chitarra stonata.
- Se fosse acqua,
- poserebbe sul fondo marino,
- se fosse caverna
- sarebbe irraggiungibile.
- ***
- Estate
- Il tiglio in fiore,
- davanti alla mia porta,
- mormora d'api
- e di calabroni colorati.
- Un ragno operoso,
- tessendo la sua tela,
- avviluppa anche me
- - mosca silenziosa -
- che osserva
- i mille specchi del pioppo,
- argentei di sole.
- Il sogno nel suo divenire
- trascina paure sopite.
- La coscienza del ruolo
- trasforma in preda
- il cacciatore.
- Il timore di venire stanati
- impone degli schemi:
- si fugge
- per poi tornare
- e deporsi sulla lastra di pietra
- pronti al sacrificio.
- ***
- Ho navigato
- dietro uomini
- inutili.
- Ne ho percorso
- i mari
- per arrivare
- fradicia
- e immorale
- a divorarne
- i cuori.
- ***
- Riesco
- a mostrarmi inutile
- quando vengo colpita
- nell'unico angolo esposto
- della mia maschera felice.
- ***
- La disperazione
- si nasconde dietro
- queste giornate
- tutte uguali
- inutili e perseverante
- sensazione di normalità
- dove in agguato
- ferocemente assopito
- si cela il mostro
- della speranza.
- Sabrina Kalin
- O notte
- O notte...
- sopra le vette d'antiche colline;
- sopra i misteri d'antiche foreste
- ti spandi leggera e porti questo mio canto
- là, ove il mio sguardo non giunge.
- In questo silenzio,
- la coppa dei miei dolori è colma
- ed io la salgo a te,
- mia Signora e compagna.
- O notte...
- vedo giungere dal mare elleniche navi,
- su di esse viaggiano i sogni e le speranze mie,
- vele lontane in più lontano pelago,
- che, forse, mai giungeranno alla terra.
- Tra le ombre d'intricatissime trame
- scorgo la Luna
- che non si piega a raccoglier quest'offerta di pace...
- pace con questa vita
- che consuma il mio divenire...
- ...divenire,
- capire,
- morire.
- Giaci con me, eterna parvenza di beltà,
- custode di fragili carezze
- e sconfinati laghi di lacrime.
- Giaci tra queste foglie morte,
- giaciglio bagnato del mio destino avverso...
- ...su falce di sospiri riposa la tua voce,
- ch'io non oda il lamento
- del più profondo esistere.
- Perirò nell'attimo in cui
- il primo filo di luce
- trafiggerà il tuo seno.
- Non mi destare più sole che bruci e non riscaldi,
- lasciami supina tra le materne braccia
- della materna notte!
- TORNA ALL'INDICE
- Patrizia La Rocca
- Innocenza e riscatto
- Quando a quattro, stesa per terra
- una bestia umana - inumana -
- chiamata donna o uomo non importa,
- - non sono i nomi
- a regalare alle cose la propria differenza -
- si stenderà,
- e presa di forte alle sole caviglie,
- braccata da due soli
- palmi di mano e null'altro,
- farà salire un grido strozzato,
- alto sarà il riscatto
- degli angeli sgozzati
- che nulla hanno mai chiesto al mondo
- -almeno a quello degli umani viventi -
- conoscendo nel loro dono dell'ignoranza somma,
- di possedere il tutto: l'innocenza.
- Buttata oltre il guado,
- l'innocenza
- cambia colore e si converte
- e perduta,
- come solo lei sa perdere,
- cerca un riscatto: il proprio.
- A malapena lo trova,
- nascosto
- affrastagliato,
- in un luogo senza orpelli
- battezzato da alcuni giudiziosi benpensanti
- pornografia,
- fasullo o vero che sia, non importo:
- non sta qui la vera differenza.
- Maria Lasi
- Solitudine
- Vecchi rinchiusi ove il tempo scorre lento,
- ove la vita non ha più domani,
- preme la nostalgia sulle menti
- increduli e stanche,
- affetti già perduti non
- leniscono le loro pene.
- Sguardi dignitosi fissi nel
- vuoto aspettano il "giungere dell'ora".
- Vecchi seduti sulle panchine
- parlano ai passanti che s'affrettano.
- Fiumi di parole si espandono al vento
- e si perdono nei lunghi silenzi.
- Una lacrima scende fra le rughe
- dal loro viso stanco.
- Nessuno se ne avvede,
- poiché nessuno si ferma ad ascoltare
- quell'umile poesia che hanno dentro.
- Vecchi: che ogni sera a mani giunte
- s'addormentano alle soglie delle chiese.
- Vecchi malati di malinconia
- soli sul ciglio della strada
- quando li chiama DIO.
- Daniela Lazzareschi
- Stelle di vetro
- Un bicchiere rotto...
- migliaia di frammenti luminosi,
- mi siedo a guardarli
- finché il giorno
- non se li rispazza via.
- ***
- Spettacolo
- Una finestra chiusa...
- sipario che mi divide
- da uno spettacolo che sta per iniziare:
- lo annuncia un concerto
- di voci e suoni diversi.
- Ogni uccello ha una nota da offrire
- per un sottofondo dolcissimo.
- Ora si apre davanti ai miei occhi
- la scenografia di un'alba
- che non vedevo da tempo.
- Le stelle si spengono piano piano
- e ritornano nei loro camerini.
- Il cielo si tinge di colori più chiari
- che già mi scaldano il cuore...
- Il sole protagonista indiscusso
- arriva,
- e sul palco della terra
- dà inizio alla danza della vita.
- ***
- Inestimabile valore
- Un pregiato tappeto di foglie.
- Un albero,
- scultura lignea perfetta.
- Un bellissimo soffitto blu e
- il sole:
- lampada vitale.
- Noi due...
- farfalle libere
- in un arredo meraviglioso.
- Stefania Lena
- Tra il crepuscolo, un tuo sospiro
- Più cresce l'erba e più mi manchi.
- Più si infrange il mare sulla riva
- e più il tuo ricordo si fa rumoroso.
- Si schiudono le rose
- e il dolore sboccia
- tra il crepuscolo dell'autunno.
- Più sospiri
- e più tuona la solitudine,
- in un cielo di stelle annoiato dal mare.
- Più ti allontani
- e più si avvicina il ricordo, i sospiri, i giochi,
- che nelle tenebre degli anni,
- fanno tremar d'infanzia
- un cuore fermo ad ogni battito.
- Più il cielo si fa blu
- e più ricordo il tuo viso.
- Il tramonto è uno sbocciar di risa
- che si arrotolano come allora
- tra il silenzio dei giochi.
- Amore!
- Ogni tanto nel mio cuore
- c'è il silenzio.
- La morte è stata un onda
- che ha raschiato, avvolto, colpito, girato,
- i ricordi e i sospiri.
- Scagliandoli.
- Frantumandoli.
- Tra cuore e anima
- con rabbiosa spuma,
- od ogni batter d'ala.
- Ad ogni sospiro di foglia.
- Resto ferma
- in questa notte di cicale,
- dove in ogni cosa
- si coglie te.
- TORNA ALL'INDICE
- Vincenza Leone
- Il perdono
- Gioia non piangere più!
- Lo so che la tua mamma
- non ha più latte per nutrirti,
- che i tuoi fratelli
- non hanno gambe per giocare,
- che il tuo papà
- avrà per te solo il volto
- della foto che la mamma tiene in petto,
- che la tua terra
- è un campo di terra battuta,
- la tua casa
- una tenda,
- e la tua culla
- le ormai deboli braccia della mamma.
- Lo so che nei tuoi sogni innocenti
- c'è il caos del nulla,
- che i tuoi occhi blu
- stanno imparando a legger la storia
- attraverso l'orrore.
- Ma tu,
- tu hai l'innocenza
- di chi non sa ancora
- esprimere la propria rabbia,
- tu hai la speranza
- che illuminerà il tuo futuro.
- E quando
- saprai capire
- e il tuo pianto
- si trasformerà in odio e desiderio di vendetta
- verso quella razza
- che ti ha, anzitempo, reso orfano
- delle tue origini:
- allora,
- abbi sulle labbra
- il sorriso del perdono.
- Chiara Longo
- Specchi invecchiati
- Scavo in profondità
- e come estensione estrema
- di pensieri filanti
- piovono dal cielo
- cubi aperti
- di fantasie represse
- e viti
- e chiodi
- che hanno fissato al muro
- idee nate così per caso
- una notte di luglio
- di una estate
- finita al chiuso
- di una cella.
- La prigionia imposta
- non conosce cauzioni
- eppure pago
- con valuta scaduta
- il tempo,
- lo spazio,
- la vita
- che vagano in un altrove
- dove ombre
- riflesse
- su specchi invecchiati
- non dicono mai
- la verità su me.
- Lidia Malinconico
- Fiore di sale
- Cuore gocciolante di dolore nuovo,
- antico come me,
- che fuggo dentro il tempo
- sperando di danzare.
- Pelle sdraiata su pietra,
- lucente di sole,
- baciata dal colore di ali di farfalla,
- che solo il bello nota
- nel suo giorno d'amore.
- Occhi accesi sull'orizzonte,
- protesti come mani,
- sguardo che ne tocca l'infinita pienezza.
- Mare nel cielo,
- vita nella vita.
- Ecco io;
- "Fiore di sale".
- ***
- Io...
- Nel dubbio io continuo a camminare,
- nel dubbio io insisto a domandare,
- col dubbio, io sento l'universale mio escludersi,
- da un mondo che di parte, ha solo l'ignoranza.
- La pelle dell'universo è strati di menti,
- che pensano che l'universo si senza pelle.
- Esse, convinte di non esserne parte,
- si distinguono da esso, creando così
- un mondo con sole assolute incertezze.
- E nel dubbio io continuo a camminare,
- con passo silenzioso a volte vado a urtare
- contro chi non è, e mi ricordo d'essere.
- Essere nella nuova illusione di credermi viva.
- Speranza
- Mi immergo in queste acque quiete
- e la mia mente raggiunge apici
- di dolcezze.
- Accarezzo il profilo
- che si compone innanzi a me
- e un brivido mi pervade.
- Sola, rifletto e sogno un mondo alternativo
- dove i nostri pensieri si fondono
- e le memorie naufragano.
- Non sarà in questa vita incandescente
- che i nostri destini
- si potranno toccare,
- ma sarà nel domani
- che le mie sensazioni
- saranno le tue.
- ***
- Maternità
- È l'infinito di luce
- che sboccia nell'anima
- sfiora l'essenza
- accende il creato.
- Sensazioni di forza nell'universo.
- Giammarco Marchionne
- No
- Emerge da una ferita mai rimarginata
- - no -
- Con la tristezza di una danza funebre
- Sprofondata dentro il pozzo dell'amarezza.
- La solita risposta all'ennesima versione
- Della stessa domanda...
- Si può ancora piangere
- Davanti a un venditore si speranze
- Vestito da pagliaccio,
- Ridere
- Di questo drappello di emozioni
- Che sfidano il circo ancora una volta.
- Tutto passa, Tutto scorre,
- Tutto torna.
- Momenti da ricostruire per abbatterli di nuovo?
- Come un quadro multiforme il gingillo
- Esprime le sue estreme poliedricità.
- Carenza di sottili segnali di speranza
- Oblio di una vita non vita
- Addormentata sotto un albero di pesco
- E stanca di risvegliarsi ad ogni cambiamento climatico.
- Carta da giocare...
- Nell'attesa... vive solo lei
- Fiera condottiera di se stessa
- Macabra terminatrice di compiti assegnati.
- Un'altra croce,
- un altro cuore,
- un'altra macchia di sangue...
- Alessandro Marziani
- Barattolo
- Conchiglie,
- che cogliesti in riva al mare,
- senza il minimo vociare,
- fra i miei sguardi poco attenti
- ai tuoi gesti,
- ai tuoi frammenti;
- quei tuoi gesti mai gridati,
- come nubi di passaggio,
- ora che cerco il messaggio
- dei frammenti che tu hai.
- Conchiglie,
- come gocce piccolissime,
- queste lacrime dolcissime,
- fra parentesi d'amaro,
- d'un tormento un po' leggero,
- nel barattolo che chiude ciò che il mare ha modellato,
- nei silenzi che mi hai dato,
- oggi che tu non ci sei.
- E un barattolo ho creato,
- come quello che ho davanti,
- per nasconder quelle perle nate da questi
- occhi miei;
- nessun altro potrà udire il suono che tu
- m'hai lasciato,
- di una nube di passaggio,
- così libera che sei.
- ***
- Tu amami e vedrai
- Tu amami e vedrai:
- io costruirò castelli in cui sostare
- quando le gambe, stanche ormai del giorno
- si fermano
- ...e gli occhi accendon luci da guardare.
- Farò di noi ciò che si chiama "Amore"
- e tu che mi amerai sarai il colore
- di questo nostro magico disegno.
- Lo appenderemo sopra ad una stella
- che solo Dio lo possa contemplare,
- critico d'arte senza mai parole.
- Tu amami e vedrà... cos'è l'Amore.
- TORNA ALL'INDICE
- Silvana Mastrodonato
- Vecchio Attore
- Fedele servitore
- degli uomini
- umilmente s'inchina
- al cospetto dei più,
- grato dei loro consensi.
- Annoverato tra i "grandi",
- egli concede tutto
- il suo essere
- certo dell'esito ultimo.
- Or mille piccoli segni
- sul suo viso
- come mille i suoi "volti"
- nei lunghi anni trascorsi.
- Stanco e pensieroso
- accarezza con lo sguardo
- ogni minimo spazio di
- quel palco per infinite volte
- dai suoi passi tracciato.
- Or non più maschera
- o voce o passione!
- Sfuggono alla mente
- i contorni immemori
- dei volti altrui,
- ma vivo è ancora in lui
- il suono degli applausi.
- Rapito in un turbinio
- di ricordi lascia che
- un'umida perla, rotolando,
- solchi le piccole rughe
- del viso.
- Quando ancora una volta
- uscirà di scena,
- sarà per sempre,
- dal teatro della vita.
- Forse allora per davvero
- parleranno di lui!
- Maria Francesca Mazzei
- Un mare di parole
- Un mare mare mare
- di parole parole parole
- attraversa indenne le menti.
- Risale dai recessi un'ossessione violenta
- Odori
- Rimbomba
- Risuona
- Urla
- Richiama.
- La risacca trascina
- Ondeggia
- ritorna
- Scompare
- Rapisce pensieri cristallini.
- Fragile la mente s'impregna di voci.
- La scia bianca del loro eco
- scompare
- al dilatarsi delle bollicine.
- ***
- Senza titolo
- C'è il tempo che ti scorre veloce sulle mani
- come se non lo avessi mai
- visto bambino giocare
- con ali di farfalla.
- Tormento, turbinio di pensieri abissali
- assale angosciosamente le palpebre molli
- che vorrebbero solo riposare
- e non cercare
- invano
- risposte a domande mai fatte
- per paura di sconfitte teatrali.
- Non ci si muove.
- Sfrutto il pendio facile
- per non cadere
- di nuovo
- nella tentazione di pensare.
- TORNA ALL'INDICE
- Loredana Minoliti
- Il lutto dei pensieri
- Non ci saranno girandole né caramelle colorate.
- Non ci saranno mangiatori di fuoco né lanciatori di coltelli.
- Non ci saranno saltimbanchi né burattinai.
- Non ci sarà la fiera,
- perché festa non è.
- Ci saranno solo croci che attendono il battere del martello.
- Ci saranno solo vesti nere.
- Si udirà solo il suono dei tamburi...
- Tum..., tum..., tum...,
- ...soldatini di latta
- scandiranno i passi... i miei
- Sarà tutto come è già stato.
- Solo polvere e puzza di sudore.
- Non ci sarà, la fiera.
- Perché oggi, festa non è.
- ***
- Fogli bianchi
- Fogli bianchi...
- Pagine vuote dove rinchiudere i pensieri.
- Parole incatenate che diventano sterili letture.
- Spezzate le mie mani scrivono ancora e poi ancora.
- Cosa non dovranno mai dire, spiegare,
- perdonare o farsi perdonare.
- Non c'è suono in me.
- I colori sbiadiscono al rumore di inutili parole.
- Come potrò spiegare il dolore dell'anima,
- raccontare dell'amore e delle sue vene spezzate.
- Descrivere la solitudine.
- Inventarmi la felicità.
- Dare un colore diverso a queste angosce.
- Sorrido al mio folletto così triste...
- ...ed è già un altro foglio bianco.
- Alessandra Mirabelli
- Ci sono
- eventi anche banali
- che agiscono a mo' di cerniera
- fra sponde di dolori che
- passato e presente rendono vita.
- ***
- E questa morte dunque?
- Inaccettabile sempre,
- comunque.
- Il dolore è cieco, sordo,
- ma non muto.
- Il grido è lacerante,
- profondo:
- spacca ogni equilibrio.
- La fede viene dopo,
- accompagna la rassegnazione
- nel silenzio.
- ***
- Una nube plumbea mi sovrasta;
- una squarcio luminoso lotta contro l'oscurità,
- piove acqua pesante.
- Il grande albero
- non vuol cedere le foglie all'Inverno,
- un po' d'azzurro, in fondo, ricorda
- che anche questo passerà.
- ***
- L'inquietudine del mio spirito
- non si cheta nella solitudine dei luoghi
- ormai noti ma non familiari.
- La stanchezza vuol ristorarsi,
- ma di sorrisi vissuti che aprendosi
- dissolvano ogni mia angoscia.
- TORNA ALL'INDICE
- Maurizio Nascimbene
- Guerriero di parole
- dedicata ad un amico che scrive
- Bianca sapienza di parole sognate,
- sussurrate tra panchine
- e prati verdi,
- in stralci di foto
- in bianco e nero
- che dipingono il passato
- di un bimbo
- che ruba le stelle alla notte.
- Il frangersi delle onde
- sull'eterno scoglio
- assomiglia ad una voce
- che - dolcemente - pronuncia:
- "Fratello!"
- E simile al mare
- - così dolce e forte -
- trascina il proprio io
- tra le stanze del tempo.
- Sandro Nasta
- Sergio
- Ci siamo ancora quasi tutti
- in questo sogno che non riesce
- a prendere parola o azione, anche tu
- che hai voluto in qualche modo precederci
- come a volerne testimoniare l'urgenza.
- Hai riunito per qualche attimo,
- e non è poco,
- bandiere diverse accanto ai tuoi sogni
- imponendoci il coraggio di scegliere
- quali rappresentare.
- Luglio 1981
- ***
- Il vecchio ammutolitosi in parole senza senso
- reclama la paternità di tre figli,
- attento a pane e gesti
- il gatto ne indica soltanto due
- sulle pareti di un amore esaurito.
- Il terzo è stato, attimo prolungato,
- un sogno quasi normale,
- forse illusione o ennesimo esperimento
- malamente fallito: insufficienti occhi
- di un giorno di festa
- inevitabilmente concluso anche per immeritate
- ansia.
- Ci consumiamo entrambi,
- tu reclutando vecchi delusi
- e raccattando usate speranze,
- io odiandoti inconcludentemente.
- Inutile accarezzare coi pensieri
- "dialoghi inattesi" la cui sofferta verità
- non potrebbe ricostruire
- un affetto dimenticato,
- più umano il silenzio, nube pesante,
- sopra malinconici definitivi reticolati.
- Nulla può restituire l'uno all'altro,
- restano e restiamo isolate parole
- del tutto casuali.
- Gianluca Palomba
- La pesca del pesce spada
- Lassù, sul mare senza scampo
- i naviganti,
- a ritrovare la forza atavica,
- a vincere la lotta con la fiera.
- Lassù, sulla breccia schiumosa,
- a riunire il tempo che ci è dato
- negli ami calati al sole.
- Crepe nella bruma spumosa
- le barche aleggiano.
- Colline si rinsaldano;
- poche anime si stringono ferree.
- Aguzze prore sfiorano i lembi martoriandosi.
- Un pesce spada è già premio,
- poi mille lame lucenti
- si contorcono all'aria,
- luci levate dal fondale più buio,
- meno ricco di amore.
- Sono soccombenti lacrime dei pescatori.
- Essi amano le proprie prede.
- Uomo a mare!
- Laggiù è già scuro,
- un manichino ormai,
- rattrappito,
- dondola verso il basso.
- Affondano
- le speranze di ritorno sugli altari,
- affondano
- i sogni di un uomo
- dalla pelle del colore del sole.
- Si stringono attorno a lui che dondola
- vite che tremano. Laggiù, pare già muschio marino,
- confuso tra le fronde.
- Laggiù gli tien compagnia il corallo.
- Ormai riposa, distesa d'amaranto.
- Tra galere di romani e fondi di bottiglia, un uomo esplora i mari.
- Rossana Palombi
- La vita è n'gioco
- e chi la vò giocà
- non fa artro che copià
- quer gioco
- Ma quale gioco dite voi?
- E si! Er gioco der poker
- e il baro è il protagonista,
- primo attore, mimo e fantasista. È il regista.
- È lui che sa inventà e camuffà i propri sentimenti
- e ar momento giusto... zach! V'ha rivortato tutto!
- Eh, non è facile barà,
- chi non sa inventà,
- non sa recità e non sa dì bucie...
- non sa vive la vita.
- Ce so tanti modi de giocà,
- ognuno sa la sua.
- Ma chi sa barà c'ha creatività
- e non c'ha paura de perde la partita;
- sa giocà la vita.
- È ar momento giusto che
- Zack!
- V'ha rivortato tutto
- e se pija tutto.
- TORNA ALL'INDICE
- Carlo Pedretti
- All'età nuova
- S'è spenta la fatica
- Dei baci
- Che ci serrò
- Le notti a fianco;
- Fatica dura
- Che ci fu cara,
- Nell'ora tesa,
- Sulla deserta spiaggia.
- Racconto di tormento
- E di speranza
- Dell'età nostra
- All'età nuova.
- ***
- Beltà
- D'intorno
- La ressa
- E dopo sempre
- Una strada nuova.
- Di gigli
- Fiorì questa valle
- E carezze
- Il suo volto beato.
- Passante
- Volgi il tuo sguardo
- Laggiù,
- Al cimitero d'amore.
- Imelda Pellegrino
- Sono un'anima persa
- che cerca un eterno riposo
- in quel mare
- dove cadon le stelle la notte
- quando stanche di splender da sempre
- pongon fine alla vita
- lor dolce
- ma grave
- ***
- Argento liquefatto
- che scivola su un fiore
- Lago che si arruffa
- per un tremito di foglie
- Bosco di misteri
- che trafiggono l'aurora
- Eco di bambini
- che si spruzzan di sorrisi
- Ricordo di campane
- spezzate nella sera
- Torre di cristallo
- che si tinge della luna
- Ombre di farfalle
- Sulla spiaggia all'imbrunire
- ***
- Nel mio cuore accartocciato
- un mostro sbeffeggiante sta ridendo
- Ride
- della fenice che rinasce in me ogni giorno
- per venir straziata ancora
- Ride
- dei miei occhi fissi sul tramonto
- mentre l'alba sta nascendo alle mie spalle
- Ride
- crudele
- Ride
- indovino
- Liliana Picchianti
- Non è mia la vita
- Uscii dal grembo
- materno, piccola
- ignara di essere
- nel ristretto spazio
- di tempo assegnatomi
- da millenni di avi.
- La mia sola possibilità
- per tutti i secoli avvenire
- di passeggiare vivere
- gioire soffrire
- sul bellissimo pianeta
- azzurro dorato dal sole.
- Non ho chiesto io
- di arrivare nel tempo
- di tante scoperte
- e innovazioni
- dove l'uomo preso
- dal suo grande progresso
- non si accorge dei valori
- in lento continuo regresso.
- Non sento mia la vita
- che mi è stata donata
- gratuitamente con amore.
- Vengo dall'infinito
- e cammino rapida
- verso il traguardo,
- la morte sorella
- della vita mi segue
- spesso devia giocando
- illudendomi di dimenticarmi
- Ma altri continuano ad arrivare
- da molto lontano:
- Bisogna andare
- Non sento mia la vita.
- TORNA ALL'INDICE
- Anna Pierobon Lacara
- Futuro
- Non vedevo nulla.
- Ogni possibilità
- era celata dietro cose
- troppo incomprensibili.
- Era un'assurda processione
- di anime
- e nessuno se ne rendeva conto.
- Erano trasportati dalla corrente
- come cadaveri squartati
- a far rossa l'acqua del torrente.
- Una macabra danza
- intorno al centro.
- Ma cos'era il centro?
- A nessuno importava saperlo.
- E continuava quell'orribile
- danza assurda.
- Un rito satanico
- attorno a un fuoco gelido.
- E viscidi serpenti a strisciare
- fra i nostri piedi.
- Cercavo la tua mano.
- Dovevi trascinarmi
- controcorrente.
- Sola. I cadaveri erano
- davvero troppi.
- E il sangue mi soffocava.
- Non era luce.
- Il fuoco gettava ombre confuse.
- Tutti ballavano
- senza chiedersi perché.
- Io non volevo più ballare.
- Volevo entrare in quel fuoco.
- Volevo conoscerlo fino in fondo.
- Diventare con lui una cosa sola.
- Anche se non lo conoscevo.
- Tu eri al di fuori.
- Non avevi mai ballato
- attorno al fuoco del centro.
- O forse l'avevi fatto.
- Ora però mi guardavi
- mentre anche il mio corpo
- diventava un cadavere
- nella corrente.
- E la tua mano era
- sempre più lontana.
- Tu eri la luce
- Io ero nel buio.
- Ero sola finalmente.
- Sola contro il mio fuoco.
- Tu non potevi più aiutarmi.
- Era la mia vita.
- Dovevo riprendermi il mio corpo.
- Allontanarmi da quel fuoco.
- E fondere la mia anima
- con la tua.
- TORNA ALL'INDICE
- Gabriele Radwan
- Fantasmi
- I fantasmi non sono
- solo morti...
- viviamo tra i fantasmi
- ogni giorno camminando
- su terra con piede umano...
- fantasmi,
- come il barbone,
- disteso al sole,
- sacco di stracci
- senza più viso né parole,
- come il lavavetri
- quando chiede
- riceve in risposta
- un iroso rombo di motore...
- come la vecchietta,
- similmente ad un vascello naufragato,
- dimenticata a marcire
- davanti a un televisore.
- Anche loro
- sono fantasmi
- sono li...
- ma nessuno li vede e sente
- Cecilia Resio
- Rico Pelù
- Qualche volte mi accorgo
- del vento solo perché prendo il volo
- e vado vado più in là
- stando sopra le teste
- gli umori
- con gli occhi riprendo
- cinquemila soldati da guerra
- rifletto sull'aria malsana
- di quest'universo canuto
- sulle fosse stracolme di morti
- su montagne di scarpe
- sulle mosche negli occhi
- sulle pance bambine
- e sui topi padroni di case
- Poi lascio che passi la bora
- e torno ritorno al di qua
- e mi sento lontano dal mondo
- schiavo e marcito
- addossato ad un muro sbrecciato
- con la foto di un cane
- Rico Pelù
- che in zona Vittoria si è perso e smarrito
- Miranda Rigato
- Destino
- ...Agosto '99
- Posso chiedere al vento
- di non soffiare?
- posso chiedere al sole
- di non sorgere
- alla notte di rischiararsi?
- Posso chiedere al destino
- di non compiersi
- al tempo di fermarsi?
- Posso chiedere alle note
- di non cantare
- al cuore di non amare?
- Schiudi le braccia
- accogli la felicità
- che un giorno verrà.
- ***
- Perle
- Settembre '99
- Sguardi tristi
- sorrisi vuoti
- nel giorno passato
- a raccogliere
- le perle dell'anima
- perdute lungo il cammino
- di una vita vissuta
- nel pieno del suo furore
- Antonio Rossi
Opera Segnalata dalla Giuria
- Ladri di caramelle
- Nubi di ferro sulla collina dei cigni d'oro hanno deposto uova di cielo,
- è l'era dei cani freddi impolverati di dolce rugiada,
- è l'estasi di un sogno errabondo dedicato al vento,
- è l'ora degli scogli senza buchi cosparsi di gabbiani.
- Andiamo, siamo in tanti, arriveremo presto
- e coglieremo i fiori freschi dell'amore;
- il sole già risplende nel cuore dei cerbiatti,
- è l'ora delle grandi meraviglie addormentate.
- Andiamo, ragni gialli, carabinieri azzurri,
- farfalle galoppanti, pistilli deliranti,
- amanti di una luna che non si fa vedere,
- amanti della neve di Natale.
- Amanti di una notte senza stelle,
- ladri di caramelle e di gelati,
- bimbi affamati dalle pupille astute,
- agnelli sacri squarciati dalle api.
- Nubi di ferro nei corridoi della memoria hanno corroso arpe soavi,
- è un suono ormai malato di corde intorpidite dai ricordi,
- è l'alba di un'onda soffocata dagli squali,
- è l'ora di una razza ariana mezzo ebrea mezzo cristiana.
- Andiamo, siamo in tanti, arriveremo presto
- e come cavalieri saranno sempre eroi;
- il sole già risplende nei petali bagnati,
- è l'ora di giocare con quelle vecchie trottole.
- Andiamo, angeli dormienti, stelle cadenti,
- cancelli spettinati, valvole di seta,
- raggi di cometa, granchi senza denti,
- lenti senza occhi, semi di ginestra.
- Andiamo, rane bianche, corolle delle rose,
- anemiche fatine, armoniche chitarre,
- ruscelli di lenticchie, zampilli di leggende,
- orrende tartarughe scaraventate in mare.
- Andiamo, siamo in tanti, arriveremo presto
- e coglieremo i fiori freschi dell'amore.
- TORNA ALL'INDICE
- Paola Schiaroli
- Tempo che va
- Quel pino ripiegato su se stesso
- Canta al cielo l'immensità del tempo
- Mentre i pensieri... intrecciano i ricordi
- Tessendo la tela della vita.
- ***
- Libertà delle piccole cose
- Scivola lenta
- Sul vetro
- Una lacrima di pioggia
- S'arresta
- Continua poi indecisa il suo viaggio
- Ecco!
- Ora cambia direzione
- Un soffio di vento
- E spruzza leggera
- Nell'aria la sua libertà.
- Giovanni Sciarroni
- La fossa comune
- Si leva, dal canneto fresco, vento novello
- e di verde nel cielo si odora.
- Qui, nella fossa comune giaccio,
- ai confini del ruscello allegro,
- dormo, alcuni dicono, aspettando la luce.
- Quanto fracasso per uccidere un uomo,
- quanto poco tempo, per decidere di farlo a pezzi,
- quando uccidere non basta, l'uomo, mio fratello,
- è sempre presente, a rinnovare il rito arcaico
- di Caino.
- Ci hanno presi all'alba, all'ora di quando tutto nasce,
- le nostre vite invece, si avviavano al tramonto,
- inchiodate con raffiche di mitra sul cemento amico delle nostre case.
- Neanche il tempo di svegliarci ci hanno dato,
- l'attimo per una bestemmia, una preghiera o una maledizione;
- forse già troppo lunghe, gli saranno sembrate le nostre vite.
- I militari sono tutti uguali,
- quando si schierano per formare il plotone di esecuzione,
- rispondono all'ordine come cani,
- che credono solo e ciecamente nel loro padrone,
- abbaiano nel branco allo stesso modo,
- mirano al destino del condannato a spezzare il filo teso della sua vita.
- Qui nella fossa comune, da tempo giaccio, come altri che mi hanno preceduto,
- io, che ero vicino al duemila, pensavo magari di morire in altro modo,
- non so! una malattia legata al benessere,
- un incidente automobilistico
- o, nella peggiore delle ipotesi, un rapinatore.
- Nulla di tutto questo mi è accaduto,
- sono morto per l'ingiusta sentenza decretata,
- nulla è cambiato,
- la spada, la gogna, il fucile e l'atomica
- la stessa identica mortale ferita
- nulla, nulla è cambiato;
- solo il numero dei condannati.
- TORNA ALL'INDICE
- Serenella Scipioni
- Anche tu vivi
- Nel fruscio
- ora sottile, ora squillante
- di animaletti che instancabili
- lottano per districarsi da intrecci vegetali,
- così,
- inglobate le tue risorse
- da chi ha voluto farti credere
- di non averle possedute mai,
- risollevati
- dai cumuli
- di impietrite distorsioni,
- riversate a piene mani
- se i rovi della vita
- si aggrovigliano contorti su di te.
- Riappropriati
- della tua dimensione unica
- e gridalo al mondo intero,
- sovrastandolo di stupefacenti,
- colorate, multiformi libertà
- illusione di qualcosa di netto,
- corpo imperturbabile, rigide palpebre, collo d'antilope, seni di pietra.
Un serpente nel fumo si consuma, nella cenere scura.
- Linee oblique alla finestra, scritture geometriche nel sole;
d'oro é dipinto lo spigolo vuoto.
- Bianca rassegnazione sulle labbra le cenere imprime;
respirando illusione, sul corpo un' impronta di rigidità
- guscio di morte, tronco d'agonia, freddo similacro d'angoscia.
Bruciano le lettere al bordo del letto; vedi, palme nel cielo dorato bruciano.
- Nel calora un'ombra imprime la sua esteriorità in fine rilievo.
*** - Una vita per sempre
- Sorridi.
La marea lascia la grotta.
- Temi la vita?
Sii solamnte te stesso, troppe lacrime intorno a te .
- Scegli il coniglio volante e al tempo sorridi.
- La tua vita dimentica ; vivi, grida, respira.
Nell'aria una corrente, nel sole vivi e dimentica
***
Tempo d'usignoli Tremano i rami sopra il fiume,
- secche le tue labbra, nude,impossibili.
Il cielo mi chiama, il mondoé addormentato.
- I giunchi tristi e perduti aspettan nell'ombra.
Andiamo, puri usignoli voglion vederti con l'abito delle nuvole
***
Infanzia Un fiume in piena in terra ovattata,
- dei petali di tenero argento in estasi dorata,
- un cuore sommerso nella sabbia, questo é l'infanzia
- Angela Torta
- Mare
- Ho visto le anime
- sollevar le onde
- liquido sudario
- vivo e palpitante,
- mare crudele,
- di fascino malefico
- amante mortale.
- Nelle voraci spore,
- nelle valve iridate
- la nuova vita di chi l'ha perduta
- tutte le perle di Dio
- finiscono e nascono in te,
- mare.
- ***
- Polvere
- Di tralci spinosi
- ho cosparso la mia vita
- il buio, il silenzio,
- mi sono intorno.
- La notte, mia amica,
- mi guarda silente
- m'acceca dall'alba
- il freddo candore.
- La mia anima è un deserto
- dove vaga senza meta
- ho perduto la strada della vita
- ed il sole appare sempre più alto e ardente
- Non c'è più la fonte dove attingere la tua linfa,
- ovunque c'è polvere
- e nella polvere mi trascino.
- Simona Vecchini
- Non aprirti porta
- Non aprirti porta,
- maniglia non girare,
- almeno per questa volta,
- almeno per questa notte,
- fa che possa addormentarmi
- dalla parte del cuore,
- fa che possa muovermi
- senza fare rumore.
- Tieni lontano
- quel fantasma crudele
- che bussa piano
- senza farsi vedere,
- che è tra le lenzuola
- e mi prende l'anima
- senza farmi respirare
- aria pulita.
- S'impossessa di me
- senza difese,
- s'impadronisce di me
- senza guardare
- lacrime copiose
- che solcano il viso,
- mani aperte
- in cerca del paradiso.
- Nessun grido,
- nessun gemito,
- tutto soffocato
- da un dolore muto
- che niente può liberare,
- che tutto assorbe.
- Non aprirti porta,
- tienilo lontano
- questo padre padrone
- che la vita mi ha dato
- togliendomi il respiro.
- Lilia Verri
- Esci dai tuoi gusci pietrificati
- Respira il cielo
- La forza del tuo sogno
- urla dentro al tuo silenzio
- Nell'altro serve
- se non ascoltarti
- ***
- Succede a volte
- nel cuore della notte
- di sentire un suono lontano
- par di cembalo
- par di violino
- S'invola nell'aria
- come nuvola chiara
- un'immagine azzurra
- Sei tu, madre mia
- avvolta in veli di neve
- col tuo pallido sorriso
- di angelo stanco
- ***
- Metamorfosi
- Erano i giorni sonnolenti dei freddi inverni
- e delle estati afose.
- Trasparenti le pigre acque del fiume
- Smaglianti i colori della bella stagione
- Scorreva la vita su binari consueti
- Poteva spezzarsi quel ritmo di buio e di luce
- in quel piano fluire di minuti, di ore?
- Non lo credeva la bambina forestiera
- Perduta nei giochi correva correva,
- nel verde nel sole.
- Confabulava con le nubi, la luna e le stelle
- in uno spicchio di cielo velato d'argento
- Rientrò tardi anche quella sera
- Trovò la porta spalancata, la casa vuota.
- Non capiva, non capiva!
- Oltre i pioppi, vide il sole tramontare
- Una smorfia di dolore. Moriva l'infanzia
- Non più libere ore
- non più giochi in un evanescente vaneggiare.
- Rimaneva la vita
- a capo chino, verso l'erta salita.
- Maurizio Vivaldi
- Sogno come d'ormeggio
- la quiete
- e lieve danza d'acqua
- ai raggi vivi sui solitari intarsi.
- Eccoti, dove posa il vento
- e l'occhio s'acquieta
- traversando la pioggia volatile
- d'emersi, (irrequieti) gabbiani.
- All'adagio del salino,
- la posa dei dolci colori
- raggelano d'inverno le pose
- sul filo di uno scheletro legnoso,
- le prore nelle carezze d'onda
- ed un riflesso immerso in poche ore.
- Se non per la vaghezza che sfiora
- i fianchi come un fiore di velluto,
- non suona alcun rumore
- tranne il cuore
- e l'anima sovrana è il
- suo silenzio.
- ***
- Strali di notte d'assenza ventosa.
- Calma e calura d'un intreccio umano,
- volge, tra approdi di risacche,
- a incidersi la cute di una estate indenne.
- Di palpebre si aggrava nella veglia
- la luce di scintille e di levante
- un volo delle astratte stelle a mare
- d'imperbole impossibile di seta.
- Al grido d'ogni carne che richiama
- s'eleva, bianco acceso, il volo invaso
- d'odore e di stupore permanente,
- un cuore a fondo d'una bassa nube.
- Sussultano le sagole rapite,
- errore o divergenza della terra
- nel fondo d'uno spigolo e d'un soffio,
- espansa lontananza che non trema.
- TORNA ALL'INDICE
- Massimiliano Zaccarotti
- Colorami gli occhi
- sezionami il cuore
- ascoltami suonare controvento
- La luna è una sfera informale
- che rotola nel nero surreale dell'inconscio
- Sciogli le mie mani
- libera la lingua
- muoviti in sedicesimi sopra di me
- Moltiplica i miei punti di vista
- inducimi a dedurre
- ...traccia linee astratte
- e rappresentami
- Lo spazio è il tuo corpo
- la luce il tuo volto
- il tempo è la tensione indomabile
- Vincimi respingimi
- violentami abbandonati
- ...respira lentamente
- Il sole futurista
- infrange i vetri della notte
- mentre tu ti alzi
- ed esci dalla stanza
- si riflette
- dal dorato specchio che oltrepassi
l'enigma metafisico
- Cesare Zinato
- Il Matrimonio
- Ed alla fine cosa rimane?
- Un'aurora affilata.
- Ed il tuo sorriso dov'è?
- È rimasto a rincorrere
- un pensiero latente: il nulla!
- E non mi serve respirare
- se poi ineluttabilmente si cade.
- Ridi... ridi di me...
- Silenzio avvolto nell'ombra,
- le tue piume sono belle,
- intrecciate d'oro e d'argento,
- ma guardati allo specchio
- e prova pietà del tuo ghigno.
- Ogni battito è agonia
- sull'orlo del baratro,
- cadrai risucchiata nel sospiro:
- il vuoto di un desiderio!
- E le mani si sgretoleranno
- in piccoli granelli di sabbia
- difficili da capire.
- Apoteosi nella mente perché
- la fine non è lontana...
- ci spia vigile!
- Ci batteremo per arrivare
- ad un unico traguardo.
- l'unica via d'uscita:
- la morte di un pensiero.
- Accorrete gente, accorrete
- oggi si celebra il matrimonio
- tra il danno e la beffa:
- ...la vita.
- Antonio Zocchi
- Mia immagine allo specchio
- 3/2/99
- Mai pago,
- il mio senso di ricerca,
- che tenta confini
- anche solo con lo sguardo.
- E se riluce,
- per aprire uno spiraglio,
- lo fa con timidezza
- e con pauroso sfogo.
- Essere sempre in cammino.
- Allora la mia rabbia mi fa scrivere
- e creare infiniti incastri,
- che compongano un'immagine,
- che respiri, che sia viva,
- o per lo meno veritiera.
- Ed anche se i fantasmi
- dell'irreale intrecciano trame,
- tuffandomi nel fantastico
- e nell'astratto del mio sogno,
- tu sei sempre avanti,
- mia immagine allo specchio.
- Marcella Zucchelli
- Parlerò alla luna
- Questa sera parlerò alla luna.
- Le dirò di una bimba
- che raccontava i sogni
- per poterli credere,
- ed imprigionava la luce nelle mani
- per potersela tenere.
- E parlerò al vento di deserti lontani,
- dove il sole fa piccoli gli occhi
- e gli orizzonti sono sempre uguali.
- E parlerò al mare,
- quando le onde vanitose
- si pettinano i riccioli
- sotto riflessi d'argento.
- Socchiuderò gli occhi
- e sarò ancora quella bimba,
- cresciuta con i sogni
- stretti nei pensieri.
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