Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del premio letterario
Ottavio Nipoti- Ferrera Erbognone 2000
- Prefazione a cura di Umberto De Agostino - Emiliano Albani- Maurizio Allocca - Cristina Allodi - Fosca Andraghetti - Adriano Barghetti - Michela Bassi - Paola Bavera - Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò - Paola Bellavite Gandolfi - Francesco Bergonzi - Alessandro Bernardini - Grazia Maria Biondi - Domenico Bisio - Chiara Bolognesi - Anna Bor -
- Maria Antonietta Borgatelli - Walter Borghisani - Jole Buonfiglio - Francesco Callieco - Loriana Capecchi - Simonetta Cariolato - Rina Carli Santina - Carlo Carrea - Roberto Cattabriga - Chiara Maria Pia Colli - Paola Crippa - Piera D'Onghia - Marcella Dalla Valle - Alessandro Dezi - Luigi Di Miceli - Roberto Dresda - Giuseppe Durante - Daniela Frittella - Luisa Frosali - Maurizio Fusco - Liliane Gamberini - Donato Giaffreda - Giovanni Gigliano - Carlo Grigioni - Carlo Leoni - Matteo Lolli - Francesca Lombardi - Marco Magistri - Elisabetta Mannini - Giorgio Marconi - Katia Marionni - Lucia Maddalena Mastrosimone - Ilaria Matarazzo - Rinaldo Melucci Rizzi - Massimo Morcella - Gabriele Moschin - Salvatore Murgia - Fernanda Nicolis - Maria Luisa Orsi Sigari - Laura Panighel - Maurizio Parea - Maurizio Pivatello - Mauro Pontisso - Ermano Raso - Rina Ravera - Fernanda Ristorini - Dalila Danila Roccetti - Franca Rosi Benicchi - Antonio Rossi - Sandro Santoro - Luciana Scaglia Grenna - Adriano Scandalitta - Gloria Scatizzi - Silverio Scramoncin - Michele Succio - Maurizio Tantillo - Federico Topa - Giorgio Villa - Jeremia (Renzo Zavaroni)
- La precarietà della vita, l'ignota oscillazione dell'ago di una bilancia depositario del destino umano, la sicurezza della persona amata rivelata attraverso uno squarcio d'azzurro. Una dozzina di versi che ha colpito la sensibilità della giuria del concorso di poesia «Ottavio Nipoti» e che ha visto premiato Carlo Carrea, l'autore di Stazzano, in provincia di Alessandria, trionfatore della quinta edizione della manifestazione culturale promossa dalla biblioteca comunale con il patrocinio del Comune.
- Come succede ormai dal 1996, i componenti della giuria non percepiscono di fronte a sé una strada in discesa mentre si accingono a leggere e valutare le opere inviate da poeti sparsi per l'Italia e anche in tutta Europa. Un compito decisamente arduo, sia per le tematiche trattate &endash; sempre profonde, acute, impegnative &endash; sia per il consistente numero di partecipanti, che rende lustro a un'iniziativa lanciata sì con entusiasmo ma con l'intimo timore di veder naufragare speranze e aspirazioni di coinvolgimento reciproco quando l'ambiente sociale circostante si dimostra distratto o addirittura freddo.
- «Quando sento qualcuno parlare di cultura, la mano mi corre al revolver»: è una frase attribuita al gerarca nazista Ermann Göring. Senza ombra di dubbio, nei minuscoli centri di provincia questi eccessi, sia pur intenzionali, vengono con tutta probabilità (e per fortuna ) frenati dallo stretto legame che intercorre fra i rappresentanti della comunità, ma non si è lontani dalla verità se si riflette sull'estrema difficoltà a dilatare l'amore per i versi, per tutto quanto è elevazione spirituale, nel maggior numero di persone possibile.
- Da anni ormai la Biblioteca Comunale di Ferrera Erbognone si impegna a sensibilizzare la popolazione esaltando anche i lusinghieri traguardi di immagine raggiunti grazie alla nascita di questa iniziativa culturale, ma il richiamo dell'anima cade purtroppo nel vuoto. Forse bisogna modificare la composizione poetica del Petrarca &endash; «Vedrai che i poeti son rari, poiché la natura fa sì che sian rare quelle cose che sono anche preziose e luminose» &endash; sostituendo «poeti» a «persone partecipi» per raggiungere uno stadio di consolazione sufficiente a far dimenticare ostacoli e amarezze.
- Uno spiraglio di luce giunge comunque dalla massiccia (e costante) partecipazione di autori che, anche nel 2000, hanno animato il concorso poetico. Riunirsi quelle poche ore nel palazzo nobiliare degli Strada, sede della biblioteca cittadina, per vagliare i testi e consegnare agli annali cittadini il vincitore rappresenta sempre un motivo di confronto ideale e di scambio di emozioni, che forse andrebbe esteso a tutta la popolazione con un'ordinanza del Sindaco.
- Umberto De Agostino
- Presidente della Biblioteca
- Comunale di Ferrera Erbognone
- Come in un sogno evanescente
- il susseguirsi dei nostri ricordi
- si affaccia alla nostra mente
- che ormai li conosce bene,
- troppo bene per dimenticarli.
- Come in un sogno sfuggente
- le nostre sensazioni ci illuminano,
- ci affievoliscono, ci spengono,
- finché non ce ne allontaniamo
- nel tempo e nello spazio
- verso un'altra stagione.
- Come in un sogno ingannevole
- rincorriamo le immagini
- della nostra fantasia
- senza accorgerci che sono ombre,
- chiudendo gli occhi alla realtà,
- perché non è colorita
- come i nostri pensieri.
- Come in un sogno illusorio
- viviamo le nostre passioni
- e amiamo non accorgendoci del tempo,
- odiamo senza pensare al perdono,
- piangendo le lacrime amare
- che soltanto il rimorso può dare,
- sorridendo per la dolce nostalgia
- che un tenero ricordo
- può immetterci nel cuore,
- che continuerà a palpitare
- facendo finta di nulla:
- come in un sogno.
- Perdere
- i canti e le armonie,
- i sussurri e le ombre
- le luci e i gridi.
- Perdere
- le tre stelle nuove
- in un cielo infiammato
- d'autunno,
- uno stormo di lucciole
- a giugno,
- la grandine di marzo,
- la neve ovattata
- di dicembre.
- Perdere i contatti
- e i rituali,
- le abitudini neonate
- e il calore soffocante,
- marea irrinunciabile
- di vita.
- Perdere
- quello per cui si è nati,
- fermi come rocce
- e disperati,
- convinti
- di una sola possibilità
- Perdere tutto
- e ritrovare se stessi.
- Sfiorando le nuvole con un
- Pensiero, inabissandomi in
- Un mare le ali del mio
- Animo si perdono nel blu
- di un sorriso.
- Dialogo
- Chi vi culla, o stelle?
- I pensieri di ogni uomo!
- E tu dove nasci, arcobaleno?
- Nel sorriso di ogni donna!
- E perché continui a girare, mondo?
- Danzo al suono dei loro sguardi!
- Volo
- Le nubi mi vestono
- Il cielo mi abbraccia
- I venti mi parlano
- La pioggia sulla faccia
- Nel grande cielo di una vita
- Mi libro in aria
- In un sogno irreale
- Nei tuoi occhi, io volo.
- Quando ci libereremo dei secoli
- che incatenano i pensieri
- e rugano i nostri volti?
- Se tutti i miei baci potessero
- far girare il tempo
- in una scala di note verso l'alto
- che il cielo mai più si sporcasse
- del nero dell'asfalto
- e che mai più toccasse terra
- nel turbinio di un uragano
- sarei un angelo
- da poter viaggiare in questo mondo
- pur appartenendo a un altro.
- È l'ora in cui
- l'ombra si separa
- dalla figura
- e cambia pelle
- in nuova forma
- per dare un volto
- all'incoerenza
- stretta
- nel pugno chiuso
- che esitava
- ad ogni curva.
- Cara regina dell'inferno,
- soave rovina dell'anima,
- fedele distruzione della vita
- ancora sei lì
- ad avvolgere le tue prede,
- a trascinarle nell'oscurità.
- Richiamo silenzioso,
- le attiri a te;
- trappola senza uscita,
- le rendi vittime;
- ladra del corpo,
- divori la loro identità.
- Istinto maledetto,
- incantesimo devastatore dello spirito,
- dolce, magica illusione
- sei la vita delle tue vittime
- mentre aspetti di vedere un'altra bara
- costruita in nome tuo.
- Cielo
- Fedele spettatore di un film
- dove non sono gli attori ma il pubblico
- a sapere già il finale,
- ci osservi incuriosito dalla svolgersi delle scene
- indifferente anche davanti alle più tragiche,
- per te già scontate.
- E a noi altro non resta che continuare a recitare
- improvvisando ogni giorno
- in attesa di qualche colpo di scena;
- mentre tu, sempre lì
- osservi la realizzazione visiva di un libro già letto
- dove i capitoli sono le nostre vite.
- Come potrò dimenticare
- il tuo volto
- i tuoi dolci occhi
- le tue labbra sottili
- come potrò dimenticare
- i tuoi modi di fare
- le tue parole
- le piccole attenzioni
- che mi hanno ridato
- la voglia di vivere
- come potrò dimenticare
- come non posso
- come non voglio
- Silenzi
- Silenzi
- di una banchina vuota
- di un sole caldo di fine ottobre
- di pescatori sul molo
- di gabbiani sui fari
- di una nave che accarezza
- dolcemente la banchina
- silenzi
- tanti
- sovrapposti
- che dentro un animo
- lo fanno esplodere
- in una tempesta perfetta
- di dolci ricordi
- Il tempo
- Il tempo passa
- il giorno, la notte
- le gioie, il dolore
- passa su di te
- passa su di me
- e veloce se ne va.
- O luna a piene mani
- semini rai d'argento,
- dai semi spuntan sogni
- qual messi da portento.
- Col mistico chiarore
- la terra svegli e brilla,
- ti vuole salutare
- con voci e non con squilla.
- Sogni natura bella,
- canta una fontanella,
- un brivido argentino
- sveglia ogni cuoricino.
- Un alito di vento,
- tenue profum di fiori,
- non v'è staser spavento,
- gioiscono due cuori.
- Di venere colombi,
- pensieri luminosi
- e l'estasi amorosa
- trabocca in ogni cosa.
- Mi sveglia un frullo d'ali:
- è di colombe il volo,
- son perse nell'aurora,
- vorrei sognare ancora.
- Scorre l'acqua,
- e sotto il ponte tremano,
- le foglie da essa trasportate,
- giovani le loro vite,
- dall'autunno troncate.
- Un colpo di vento
- e torna la realtà,
- il sole rossastro,
- pare che si volga a salutare,
- nel solco aperto dalla sera che incede,
- il giorno, che nella notte i pensieri trasporta,
- ...e scompare.
- Alla terra un cielo
- Ha offerto un universo,
- Un astro luminoso.
- Di magia radioso
- All'Italia un cielo
- Ha donato un genio
- Delirante d'armonia,
- Ebbro di poesia,
- Vibrante di melodia: Verdi!
- Verdi,
- A te rivolto oggi
- O Dio venerato,
- Hai intero il mondo!
- Teatri, cattedrali,
- Dappertutto, magistrale,
- La tua opera s'innalza:
- Da Roma a Garnier,
- Da Milano a Sydney,
- Scrosci di applausi
- Eco a te fanno,
- Alla musica tua
- Che le alme infiamma:
- Da Violetta lo strazio
- A Rigoletto l'oltraggio,
- Da Otello il tormento
- Al morso di lago.
- Di continuo sul mondo
- Incavi il tuo solco
- D'emozione e passione.
- Verdi, forse dal paradiso
- Tieni ancora le redini
- Che ammaliano
- Questi tenori
- Che t'onorano?
- Mamma, ti voglio bene
- dice il bambino.
- Io molto di più
- dice la mamma.
- Quando son nato
- eri a me vicino...
- No, bimbo mio, ma nel tuo cuoricino.
- La manina scura
- si alza ad afferrare
- la mano bianca
- che tanto lo sa amare.
- La vita
- Apri gli occhi
- sul mondo:
- che casino!
- Corri un poco
- ti fermi
- chiudi gli occhi.
- Ed il casino
- già non c'è più
- Bimbo mai nato
- Perché l'hai fatto mamma...
- Io già ti amavo
- per me eri bella
- la più bella di tutte
- avremmo fatto tante cose insieme
- invece io, non sono mai nato
- così non sai quanto ti avrei amato.
- Quando cadrà la neve i tuoi occhi di cerbiatto diventeranno fragole dorate
- e le meteore della mente salteranno come scaglie di ciclopiche sirene;
- arriveranno topi grigi armati di pastelli verde mare burrascoso
- e i maghi della luna saliranno sopra il frenulo del sole.
- Quando cadrà la neve i tuoi occhi saranno farfalle variopinte
- e le carte della vita bruceranno nel fuoco dei dannati;
- arriveranno gatti bianchi spruzzati di colostro ciclamino nebuloso
- e i corvi della notte danzeranno in un tango svirgolato.
- Oh se tu avessi invaso le mantidi del bosco
- e le more profumate di settembre;
- forse in un gioco disperato avresti anche volato,
- impalpabile e leggiadra come una vecchia gazza ladra.
- Oh se la tua mano di farina si fosse liquefatta
- e le tue labbra di corallo si fossero spaccate;
- forse nel letto delle fate avresti anche sognato,
- docile e tranquilla come una gialla anguilla.
- Quando cadrà la neve i tuoi occhi di cerbiatto diventeranno belve silenziose
- e le valvole del cuore annegheranno in lacrime sistoliche;
- arriveranno cervi stanchi ornati di rose di velluto vanitoso
- e i cani dei deserti abbaieranno all'alba dei ricordi.
- Oh se tu avessi inciso i fiordi norvegesi
- e la genesi profonda dell'onda universale;
- forse in un mesto carnevale avresti anche cantato
- anemica e famelica di dolci melodie.
- Oh se la tua voce si fosse ingentilita
- in suoni deliziosi di rosse fisarmoniche;
- forse in un tempo di sepolcri avresti anche pregato
- inchinandoti solenne al mago dell'amore.
- Quando cadrà la neve
- Inesorabile
- corri giorno,
- non stancandoti di inseguire
- sempre
- la stessa, uguale, apatica
- monotonia.
- Non porti bagliori
- ma solo nebbia
- che tutto avvolge,
- non vuoi far trapelare
- neanche il più piccolo spiraglio
- di luce.
- Giorno,
- da tempo preannunciato,
- sei arrivato,
- ci trovi disarmati,
- senza forza e volontà,
- per percorrere la lunga linea retta
- diventata filiforme
- non rallegrata neanche
- da un timido raggio
- di sole.
- Tu sei il sole e il mare,
- sei il vento che spazza via le nuvole nere dal mio cuore.
- Tu sei tutto quello che voglio,
- e non mi sbaglio quando dico che
- sei tu la persona giusta per me.
- Un cuore gelato
- Il tuo cuore è troppo gelato,
- per sciogliersi al fuoco di un amore.
- Ci vuole ben altro per sciogliere il tuo cuore.
- Odio le tue bugie,
- le tue manie,
- la tua superbia,
- la tua caparbia,
- odio tutto quello che ti riguarda.
- Notte senza fine
- Notte senza fine,
- voglio varcare il confine del tuo cuore.
- Devo cercare di abbattere quel muro di cemento, quel punto oscuro
- che ti impedisce di tirare fuori il tuo sentimento,
- quell'inutile tensione che ti raffredda il cuore e
- blocca ogni tua emozione,
- adesso non inventare scuse;
- non lasciare le porte chiuse all'amore.
- Mamma si sveglia
- mamma si alza
- mamma mi chiama
- mamma mi bacia,
- mamma mi lava
- mamma mi veste
- mamma mi porta all'asilo
- mamma mi saluta,
- mi abbraccia e lì sola mi lascia.
- Poi un giorno lungo e pieno di giochi,
- quanto può essere lungo un giorno...
- Ad aspettare la mia mamma
- La mia mamma, la mia mamma lavora.
- Mamma si stanca
- mamma bisticcia
- mamma è esaurita
- mamma ha finito,
- mamma ha timbrato
- mamma è arrivata
- mamma è arrabbiata,
- mi sgrida e mi picchia.
- Il vestitino non dovevi sporcarlo:
- io sono la mamma e non la tua serva
- e, ultima cosa, non devi scordarlo
- domani all'asilo non giochi con l'erba.
- Bacino alla mamma, bacino a papà
- ed ora a dormire, il mattino è vicino
- ed io con occhi umidi ed ancor più pesanti
- non mi scordo che l'erba all'asilo non devo toccare.
- Così mi addormento, stringendo nel pugno
- quel piccolo fiore, che a mamma volevo donare.
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E-Mail: concorsi@club.itins. 16 giugno 2001