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Nato a Siena, dove risiede, Bruno Rustici è stato direttore di banca. Presente in riviste di apicoltura e in antologie riservate sia alla narrativa sia alla poesia. Ha conseguito molti primi premi ai Concorsi letterari di Viareggio Inedito; S. Valentino; Italo-svedese Città di Hallstahammar; I Dioscuri; Aido di Livorno; Pensiero e Arte di Bari. Finalista in vari altri Concorsi.
Attualmente è membro di associazioni e accademie culturali. Ha pubblicato i volumi di poesia Arene, Bologna 1988; Un giorno dopo l'altro, Roma 1989. Per la narrativa: Una notte sul fiume, Massa 1987 e Todo romanzo d'avventure e d'amore nel mondo delle api, Milano 1989.
Il suddetto lavoro, commercializzato dalla F.A.I. (Fed. Apicoltori Italiani), ha ottenuto un buon successo. Fra l'altro è stato scelto dall'Assessorato della Regione Lombardia per partecipare al Salone di Torino.
Corse nei forteti - ultimo suo lavoro - è un romanzo appassionante che evidenzia l'incontro e lo scontro con il ruvido ambiente maremmano, di cui egli è innamorato a seguito della sua passione per le api, che coltiva in quelle terre da molti anni.
L'avvincente storia d'amore coinvolge il lettore dalle prime righe all'ultima pagina, trasportandolo in un mondo ancora arcaico, sul ritmo del romanzo giallo. Laggiù, il carattere passionale dell'Autore vive un profondo dramma, in mezzo ad un'umanità e a una natura, in certe zone, ancora selvagge.
Il miele
Il miele nasce dove indugia il sole
che feconda la terra
e le passioni.
Nasce altresì nel cuore
di chi prende lezioni
dalle armonie alacri
delle ali frettolose
nelle fortezze edificate in regni.
Come ambrosia che ritarda l'autunno
il dono celestiale
qual dolce succo dell'amor dei fiori
ricolma di allegrezze
tra i bei profumi delle grazie estive.
Pur senza capire i misteri
celati nei germogli
incantano le alate sintonie
arabescando l'aria
di fantastico.
Così lieto è sperare
che il ricco dono
e premio stimolante
non manchi all'amicizia.
Addio
Fragili elementi, addio!
Parvenze di letizie
turlupinate ovunque
dall'esistere.
Ora vi rivaluto
oasi del mio tempo
in cui mi cibavo correndo,
e brevemente
al desco dovizioso
delle illusioni.
Stasera
forti richiami
e saggezze inutili
smerigliano i concetti.
Totali sazietà
valgono altrove
intenti misteriosi.
Fra cielo e terra
Amanti in sempiterno
cielo e terra fremono
fra i baci delle nuvole ciarliere
carezze delle stelle
e fulgori del cosmo,
dove l'astro esalta le glorie
del Creatore
fra le costellazioni.
Lassù ogni ansia si scioglie
nel sole
sui nobili sentieri.
Quaggiù piogge e rugiade,
umori del dibattere celeste
si alternano a tempeste
frutti d'alterchi fra i senili amanti.
Fra gli olivi grigiastri
l'atmosfera della sera raccoglie
i sensi d'infinite lontananze.
A chi cerca calore,
i baci aggroviglianti,
vano sarebbe rammentargli
filosofie e sillogismi
sui peccati d'amore.
All'estimatore del vero
e palpabile
pare troppo tardi colmare i vuoti
o quanto lo stupisce
nelle sue notti amare.
Echi di un ciclo
Le chiome diradate,
e non dal disperare
né dalle pressioni dell'intelletto
accrebbero il freddo in me.
Non poco d'altro si ammosciò fra i passi;
e giorno e notte
inducendo le cellule all'inerzia.
Sulle pendici dai problemi afflitto
corsi il mio slalom
zigzagando tra una fiammata
e l'altra.
Parlarmi ora di voli passionali
s'inonda il mio pensiero
con l'ironia.
Nelle macerie del vissuto
l'autunno fischia i malumori
fra le ossa
ed empio vento incombe sulla sera
con le grigie avvisaglie d'un ciclone.
Ricca è la fauna umana
di luci e di nonsensi.
Talvolta mi provai a capire
tormenti e incompletezze,
così mi ritrovai nei labirinti
esistenziali
con i miei simili.
Richiami degli affetti solamente
riportano a casa la speranza
per l'ultimo domani.
La conquista
Ardue le vette
le bramosie affaticano;
neppure la ragione sovviene
talvolta
chi muove verso l'erta
a muso duro.
La meta invoglia
scalda il petto
e premia
mentre si libra l'urlo della conquista.
Ma sulla cima
inappagate attese
or deludendo pure gli occhi
ai deboli procurano sconforto
ad altri i capogiri.
Musica
Voci della natura
suoni e rumori
stimolarono ascolti dell'arcano
nel sensibile percepire
d'istanti magici.
Glissate d'arpe
andanti di violini
tocchi ineffabili
carezzano gli aneliti dell'inconscio
nel sublimarsi fra le onde eteree.
Musiche eccelse
fantasmagoriche di note tremolate
simili a brezze esili
sciolgono altri nodi
all'essere
inclinando il sentire verso immensità
talvolta angosciose
e pure inebrianti.
Sogno gigante
Il concepito mai,
come della gallina il canto dopo l'uovo,
sentii rinascere in me arzigogolando;
e crogiolare mi piacque un'intenzione
nel magico crescendo.
Gli occhi incolti d'immagini violente,
d'un tratto strabuzzati
da fremiti animosi
stroncarono ali all'indugio
determinando forte sull'Io meditabondo.
E nell'osare il folle,
l'impeto del delirio vorace
ruppe l'argine al torrente passionale
gonfiato dall'insopprimibile.
S'era di maggio:
banchetti rumorosi nei meriggi
fra olezzi di siepi variopinte
parevano confondere irruenti bramosie.
Quale grazia doviziosa, un fruscio nel greto
anticipò d'un attimo le ascese
in una dimensione sconfinata.
E là, solo per te, sogno gigante,
frantumai ogni remora.
Sbranata l'ora, però,
cibato dei minuti inconfondibili,
dovetti invidiare delle anitre, una sera,
la migrazione placida
oltre la sponda.
Un amore
Tu ed io
differenze evidenti
come estremi colori;
soltanto desideri smaniosi
comuni.
Fiamme accese giocando
sconvolsero gli animi durante le ascese
e il precipitare negli abissi.
Tu, una luce d'insolita aurora,
non sempre:
calamiti e trascini verso spazi imprevisti
inebrianti
l'essenza sublimata dall'estasi.
Io, presunzione di valori infungibili:
corro soffro e gioisco,
faccio quanto non è facile ad altri;
oppure mi sorprendo solingo
fremente
col tramonto dipinto nel volto,
e poi dentro:
in miseria paurosa.
Noi, un'intesa agitata,
umanissima
levatrice di ansie egoistiche
ci schiavizza
ed esalta il trinomio:
cuore, spirito e sensi.
Ambienti
Fra capi, code
e gerarchie intermedie
l'ipocrisia invade anche i cessi
ribadendo concetti depressivi.
Nel sentirmi estraneo
per quanto posso,
pur figlio del sistema
annoto le eccezioni
per convogliarvi stima.
Rumori
somme e bilanci
sarcastiche parole
gesti incrodanti
stressano gli animi ai modesti.
I giochi di valute
sommano interessi discutibili
in certi ambienti.
I valori umani quasi derisi
sembrano retorici
confusionali
ostativi dei programmi
fuori dei tempi dei calcolatori.
Per consolarmi delle iniquità
che vedo e sento
crocetto i giorni sul calendario,
osservo il sole.
Proteso ora verso il congedo
fiuto il profumo di libertà.
La prima volta
Complici l'aria estiva
l'ombra di un cedro rosso
e una rivista,
mani soccorrevoli del momento
dagli occhi oltre i confini spinte
al diapason condussero le corde.
Accadde verso sera:
il cielo s'infiammava;
le cellule percosse
dilaniandosi
nell'estasi dell'inno
chiusero il condotto alla ragione.
Poi dissero di me ch'ero impazzito;
ed io l'ammisi.
Nelle ore dorate dalle emozioni
soltanto un invasato
poteva camminare ad occhi chiusi
e persi nella nebbia.
Confabulando sul dolce mistero
tentai di fermare gli attimi bellicosi
la verità ora cinica
che mi esaltava.
Timoroso del seguito d'amore
e della notte
non dubitai dei sogni
sperando forte.