-
- Dal libro "Il naufragio
dell'anima":
-
- Signore dei Cieli
-
- Signore dei Cieli,
- misericordioso in ogni tempo e luogo.
- Insegnaci la retta via
- non farci perdere nell'oblìo del
male.
-
- Signore de Cieli,
- conservaci nel Tuo cuore.
- Esaudisci ogni desiderio d'amore
- affinché il mondo sia un unico grande
fiore.
- Ascolta tutte le ansie di pace e di
fratellanza
- affinché scompaia ogni genere di
belligeranza.
-
- Signore dei Cieli,
- Soave Sostegno.
- Guidaci al Tuo Regno
- finché del Tuo Amore sia degno.
- Aiutaci a sconfiggere le tentazioni
- ad accettare le umiliazioni
- e finalmente gioire della Vita Eterna.
-
- AMEN
-
-
-
- Jude
-
- In una pleiade di anime
- ti ho vista splendere.
-
- Con il viso violaceo
- e le mani in preghiera.
-
- Sembravi una foglia
- tremante dal freddo.
-
- Il tuo sguardo appassì
- dinanzi alla crudeltà così
gratuita.
-
- Fosti scelta per il tuo silenzio
- come amante, serva ed amica.
-
- Dopo anni di malvagità disumana
- ritornò il sorriso sulle tue labbra.
-
- Adesso solo un numero sul polso
- ricorda per sempre il carnefice dei tuoi
sogni.
-
- "Dedicato ad Helena di origine ebrea,
- scelta, durante l'Olocausto, dal comandante
- Amon Goeth come sua cameriera personale
- nel campo di sterminio da lui diretto in
Polonia".
-
-
-
- Sedici luglio
-
- Incontrai dolce candore
- tra un'animea di religioso tremore.
-
- Era il sedici luglio.
-
- Sfiorando il tuo sguardo
- compresi il giorno tardo.
-
- Primiera calura.
-
- Il respiro s'arrese
- al vociare di mani tese.
-
- Lento procedere.
-
- L'azzurro maculato di nero
- preannunziava il triste vero.
-
- Credere è un dono.
-
-
-
- Senza titolo
-
- Diluvi argomenti
- di sensazioni distorte.
- Eccezioni respinte.
-
-
- Il primo scoppio
-
- Occhi scarlatti
- a tergo di fulminee carrozze
- indicano il viale d'oleandri
-
- ove le rughe circolanti
- illuminano i sotterranei ricordi.
-
- E come fulcro ci rotolano
- tra le insane giornate
- con l'abbandono di neonati ciberneutici.
-
- Il primo scoppio
- cosparse di fuliggine
- il timo e la maggiorana
-
- ed i respiri corvini
- accompagnarono i nostri riflessi.
-
-
-
- La paura di vivere
-
- Una sera di maggio
- cammino con gli occhi chiusi.
-
- Il vento sferza il mio viso,
- ascolto il fruscìo del nulla
- respiro profondo.
-
- I muscoli dello stomaco
- si gonfiano all'inverosimile,
- sono contratto.
-
- Riapro gli occhi
- lo sguardo è assente.
-
- Gli amici addominali
- si contraggono sempre di più
- fino a farmi male.
-
- Il pensiero lacera il mio tempo,
- sono distrutto.
-
- All'improvviso le membra
- diventano più fiacche
- i passi sono di piombo.
-
- Il respiro rallenta la sua corsa
- le palpebre rapiscono l'ultima luce.
- La mente si depura di ogni tensione.
-
- Il pensiero s'allontana nel buio,
- io guardo il sole che si addormenta.
-
- Apro le braccia al cielo
- ed esclamo con l'ultimo
- anelito di voce:
-
- Eccomi.
-
-
-
- Le rughe del mare
-
- Oggi il mare sembra un vecchio
- con la chioma canuta
- e le rughe profonde.
-
- È quasi immobile.
-
- Ogni tanto un'onda
- accarezza l'umida sabbia.
-
- Da lontano osservo le sue rughe
- ognuna porta con sé
- come un tesoro storie diverse.
-
- E vecchio il mare
- quanto le sue rughe che ostenta
silenziosamente.
- È nato dal grembo della terra
- e non morrà mai
- se non con i nostri pensieri.
-
-
-
- La spuma
-
- Lingue spumeggianti
- solcano l'azzurro.
-
- Scompaiono all'improvviso
- tra i flutti acerbi,
-
- ritornano.
-
- Le guardo da lontano
- sembrano gruppi di bambini
- che si avviano a scuola.
-
- Altre ed altre ancora.
-
- Una vita vissuta
- senza affanni
- che si spegne dolcemente
- nell'impassibile azzurro.
-
-
-
- L'abbandono
-
- Ho lambito vermiglie realtà
- tra gli sguardi che si allontanavano.
-
- Il tempo ha diviso le nostre membra
- ma non i nostri pensieri.
-
- Ho compreso la tua speme d'essere
- che arcigna si ergeva dalla sabbia.
-
- La tristezza dell'abbandono
- avvinghiava il mio tamburato muscolo.
-
- Ho ascoltato la notte
- che mi sussurrava il tuo nome.
-
- Sono rimasto tra solivaghi guanciali
- sognando il giorno del ritorno.
-
-
-
- Le note del cuore
-
- Ho visto nei tuoi occhi
- le ombre del passato,
- danzavano silenziosamente.
-
- All'improvviso sono scomparse
- come per incanto.
-
- Ho ritrovato il tuo sguardo verboso
- che nell'era melliflua
- disegnava cerchi di solitudine.
-
- Il tuo animo pio
- cercava di salire la china
- mentre l'iride bagnata
- s'insinuava tra le parole.
-
- Ho ascoltato le note del tuo cuore,
- era una musica non comprensibile per tutti.
-
- Poi allontanandoti nel nulla
- ho capito di aver incontrato
- infinita beltà di spirito.
-
-
-
- La signora
dell'eclissi
-
- Quando fenderà il mio capezzale
- come un ospite da lungo tempo atteso,
- sarà benvenuta.
- Dinanzi agli occhi scorreranno immagini
multanime.
- Dal sapore del colostro ai fastidiosi
gattoni,
- dal saio bianco a quello nero.
- Dai legni di scuola agli inverni cinerei,
- dai primieri pianti alle fallaci allegrie.
- Dagli altari coloriti alle vere tinnienti,
- dai volti di ognuno di loro alle estreme
stagioni.
- Dal dolore del forcipe al profumo
dell'incenso.
- Guarderò il suo atro mantello.
- L'ultimo barbaglio
- il sorriso di mia madre.
- Gli affanni saranno passato,
- e mi ruberà alla luce.
-
-
-
- Fisime
-
- Penetrano silenziosamente
- nell'animo più debole.
-
- Come in un baco
- tessono distorte malìe.
-
- Sciolgono la vita
- senza inutile prostrarsi.
-
- Senti il diverso
- che attanaglia le membra.
-
- L'animo indifeso
- assapora la notte.
-
- Ed il fuoco che brucia
- fa più calore
- di mille raggi di sole...
-
-
-
- Magica
-
- Solitario pallore
- illumina i sogni
- delle anime senza volto.
-
- Al tuo cospetto
- danzano le onde
- s'ingrossano i cuori.
-
- Madrina dei sospiri
- hai ascoltato eterni giuramenti
- di inguaribili amanti.
-
- Da secoli ti dedicano
- sguardi e poesie
- senza mai comprenderti.
-
- Mutevole e sensibile
- aspetti l'amore
- per placare il dolore.
-
-
-
|