- Ore 10.35. Emily era arrivata .
- "Ventinovesima strada
eccomi qua!"
Girò l'angolo e vide la casa più grande e
più antica che avesse mai visto. Il giardino era
verdissimo ma incolto. I muri bianchi erano sporchi e
ammuffiti. Nonostante tutto, questo non riusciva a
nascondere la maestosità che un tempo era
appartenuta alla villa.
- Emily preferì entrare dal cancello sul
retro, tutto arrugginito e ricoperto da una pianta
rampicante. Un pezzo di fil di ferro teneva legate le due
estremità del cancello. La ragazza prese il
coltellino e tagliò l'ostacolo senza fatica.
Mentre l'aprì, lo scricchiolio fece volar via dei
corvi che si rifugiarono nel boschetto vicino.
- "Beh, come inizio non c'è male davvero!".
Amava l'avventura, ma quel posto le dava una sensazione
di
vivo, come se tutto quello che toccava avrebbe
potuto respirare e muoversi.
- Percorse il sentiero molto lentamente, guardandosi
intorno e osservando ogni piccolo particolare. C'erano
pochissimi alberi, ma dappertutto si vedevano siepi e
statue. "Che brividi" pensò, guardando tutte
quelle statue formare un cerchio intorno a lei. Ad un
tratto non vide l'ora di entrare in casa, come se il
giardino fosse l'unica cosa stregata
la casa le dava
un senso di protezione. Camminò attorno ad essa
fino a trovare la porta d'ingresso. Si avvicinò e
l'aprì, come se fosse stata casa sua. Ma appena
aperta, Emily si sentì il cuore in gola. Le pareti
sembravano parlarle, la tappezzeria scollata che ricadeva
sul pavimento impolverato, sembrava chiederle
aiuto.
- Proprio come i castelli disabitati che si vedono
in tv, pensò
Manca solo una grande scala, i
topi, e quelle vecchie armature che mi hanno sempre
terrorizzato!
- Fece alcuni passi verso il centro
del
salotto? Si, forse un tempo, ma ora i mobili
erano tutti ricoperti da teloni bianchi e ragnatele, come
fossero tanti cadaveri.
- Altre porte si aprivano oltre il salotto, sulla
destra. Emily s'incamminò verso una porta
socchiusa.
- "Brava Emily, ti stai comportando proprio come
quelle stupide ragazze dei film dell'orrore: ora dalla
porta esce Freddy Kruger e sei spacciata!". Un sorriso
amaro le si dipinse sul volto. Con tutte le porte chiuse
che c'erano, proprio
- quella socchiusa aveva deciso di aprire?
- Arrivò fino a toccare la maniglia e si
fermò. Era terrorizzata, e le tremava la
mano
"Perché sono qui?
Rilassati!". Si
scosse e si diede della scema. "ormai sono qui, e in ogni
caso ora non avrei mai il coraggio di voltarmi!"
- Spinse la porta con la mano e indietreggiò
d'un passo
si accorse che stava trattenendo il
respiro, e non ce n'era bisogno. Sembrava la
cucina
enorme. Un tavolo immenso divideva la stanza
in due parti. Piatti, pentole e posate stavano
dappertutto.
- "Ecco
mi faccio sempre suggestionare
dal
disordine potrebbe essere camera mia! Mi sento a casa!"
Rilassata, decise di curiosare un po' in giro.
Aprì cassetti e armadietti ma non c'era
d'interessante. S'accorse poi di un armadio più
grande in legno. Dentro vi erano tante tazze di varie
dimensioni, tutte in ceramica. "Uff, pensavo fosse
più interessante
". Diede un colpetto
all'anta dell'armadio con la mano, e tutte le tazze
oscillarono e caddero dalle mensole. Il rumore dei cocci
infranti si diffuse nella casa per almeno dieci minuti.
Emily si spaventò, ma il rumore era talmente forte
che si dimenticò presto d'avere paura, e con le
mani sulle orecchie scappò fuori, verso il
salotto. Dopotutto non era successo niente, chi avrebbe
più usato quella roba!
- Girandosi sulla sinistra, si accorse di aver
trovato la scala. Tutta in legno, con un tappeto rosso:
era rimasta un po' nell'ombra, per questo non l'aveva
vista prima. Non aveva l'aria molto sicura. "Vabbeh,
vediamo che c'è di sopra!". Appena salì sul
primo gradino però, si sentì congelare. Una
risata
si, quella era proprio una
risata
sembrava una bambina
ma santo cielo! Non
c'era nessuno ! Emily ,gli occhi sbarrati, non
riuscì a muoversi da lì. E aveva di nuovo
perso il suo respiro. Prese coraggio e volse la testa a
destra, poi a sinistra
nessuno
- "Che faccio! Non posso stare qui immobile per
sempre
cavoli! Con tutto il suo coraggio a raccolta,
decise di salire le scale. Mentre i gradini
scricchiolavano sotto di lei, Emily si aspettò da
un momento all'altro di risentire la risata.
- Arrivò fino in cima, guardò davanti
a sé. Un corridoio lunghissimo s'allungò su
entrambi i lati. Ad Emily girava la testa. Si
scostò dalla rampa di scale e si appoggiò
alla parete, vicino ad un grande specchio. Quando ci si
specchiò, vide se stessa e tutto il piano di sotto
avvolto dalla luce del sole. Guardò l'orologio,
"Cavoli come può già essere
mezzogiorno!"
- Forse incoraggiata dalla luce, decise di
perlustrare il corridoio sulla sua destra. Lasciò
lo specchio e si diresse verso la prima porta, mentre il
suo riflesso rimase ancora per qualche secondo
imprigionato in esso.
- Tutte le porte erano chiuse ed Emily si decise ad
aprirne una con decorazioni di legno sui lati. La stanza
era chiara ,le tende bianche si erano staccate per
metà e ricadevano sulle piastrelle grigie. Il
resto sembrava normale: un camino, un tavolo e due
divani, un pendolo e un tappeto arrotolato vicino alla
finestra chiusa.
- Emily si sedette e aprì lo zainetto. Stava
valutando a cosa potesse servirle il gomitolo di spago,
quando sentì un languorino. "Questa stanza
è perfetta per uno spuntino!"
- Scartò il panino avvolto dalla carta
trasparente e gli diede un morso. Vide qualcosa alla
finestra
cos'era, un gatto, un uccellino? Ma la
ragazza ormai si sentiva sicura, si era ambientata,
ormai. Aprì la finestra
non c'era
nessuno
si rimise a mangiare. Sentì un
rumore
un fruscio d'alberi ,un urlo
si
spostò dal divano, indietreggiando. La tenda si
gonfiò e volò verso di lei. Emily si
nascose correndo nell'angolo più lontano della
stanza." Oh no, sto di nuovo tremando!" pensò.
Buttò il gomitolo di spago verso la tenda che si
muoveva ancora per terra ,poi si nascose il volto tra le
mani e urlò: "Ti prego, non farmi niente, me ne
vado, me ne vado, giuro!"
- " Hey, ma
chi sei?" qualcuno si stava
districando dalla trappola della tenda
"Uff, stavo
soffocando!"
- Emily alzò il viso e vide un ragazzo
immerso ancora per metà in quel sudario. La
ragazza aveva lo sguardo terrorizzato, ma si stava
calmando.
- "Ti ho spaventata? Scusa, ma sai, io di solito
entro dalla porta!". "Di solito? Ci vieni spesso qui?"
chiese lei sorpresa. "Beh ,ogni tanto
mi piace
perché è un posto tranquillo" ."See, come
no! Io ero terrorizzata!" ."Se hai paura di me sei una
fifona".
- "Come ti permetti, io
"voleva dirgli della
risata, ma nel frattempo lui si era alzato ed era venuto
verso di lei.
- "Allora, come ti chiami? Sei nuova di qui, vero?".
"Si
mi chiamo Emily, abito in Jackson street".
"Cavoli, e ci sei venuta da sola qui! Comunque ciao, io
sono Michael".Emily si alzò e gli diede la mano.
"Volevo fare qualcosa di divertente e allora
tutti
parlano di questa casa!"." Si ,è l'unica cosa
particolare di questo posto" e dicendo così,
s'incamminò verso il divano. Emily lo
seguì.
- "Ma perché mi hai lanciato questo?" disse
Michael raccogliendo lo spago da terra.
- "Ehm
non sapevo che fare, ero spaventata". Il
ragazzo scoppiò a ridere.
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