- Albero tagliato
-
- Sono spente ormai le luci,
- s'abbassan le tapparelle,
- dimmi dove mi conduci
- altrimenti non mi va...
- Per le strade silenziose
- come due maschere tristi,
- con due facce pensierose
- di nascosto non si va;
- stiamo fuggendo da questa
- città che soffoca il nostro
- amore: prima che desti
- fuggiamo, dai andiamo via...
- Ci dispiace, è morire,
- lasciamo i sogni in un canto,
- ormai dobbiamo capire
- che qui non c'è più
poesia
- Il grigio tutto ci copre,
- copre i viali verdi, copre i fiori,
- ed ormai la gente scopre
- che è morta la natura;
- le case squallide sono
- mute, non si sente più
- neanche il suono
- degli alberi, della natura,
- della vita e dei lillà.
- Io sento che ormai la linfa
- delle cose se ne va...
- Ed era l'ultimo albero.
-
-
- Non ti dirò della
ragnatela
-
- Ma non parlerò di restrizione
- di quello che pensa la volontà,
- per non io parlare di trasgressione
- a quello che vuole la società;
- confesso so la mente la tristezza
- di non poter mai più essere io,
- di non poter lodare la bellezza
- del mondo solamente a modo mio...
- E chiusi come delle aringhe in scatola
- esigiamo la nostra libertà!
- e poi pensiamo di avere conquistato
- ma chissà quale
superiorità!
- É il mondo esterno che ci
divora
- e chi non è nato mezzo sbranato
- lo sarà in futuro se non ora,
- o crescerà come un emarginato;
- consuetudini del viver civile,
- tasse e balzelli come in un mercato,
- tutte le pecore dentro l'ovile
- - basta col sentimento barattato! -.
- E chiusi come delle aringhe in scatola
- chiediamo ed invochiamo giustizia
- e poi, quando il malloppo ci è
dato,
- noi dimostriamo o fingiamo letizia...
- E così, come dei concetti puri,
- a noi fornita la falsa tela:
- per la stessa via cadremo sicuri
- nell'ipocrisia della ragnatela.
-
-
- Del torrente fluente dei
pensieri
-
- Del torrente fluente dei pensieri
- miei, sei una corrente come tante,
- ma i tuoi flutti bianchi, tersi e
sinceri
- ti distinguono e ti fanno importante
- agli occhi miei, che non tanto si
fermano
- al corpo tuo, alle dolci parvenze
- veritiere del vellutato derma
- che per gli altri pesci son come
lenze.
- Io ti osservo e stimo quel che sento,
- quel poco della tua anima che
- si traduce in un forte sentimento
- d'amicizia schietta e vera per me.
- Sei bella, è vero, ma non m'
importa;
- sei amica; questo tutto supporta.
-
-
-
-
- A zonzo
-
- A zonzo
- Atomi
- eccitati di gioia
- che ad ogni calo
- possono irrimediabilmente
- deprimersi.
-
-
- Sapessi il mare travolto dalle
onde
-
- Sapessi quante volte vidi il mare
- travolto dalle sue onde ribelli
- inesorabilmente sprofondare
- in mille evanescenti chiari anelli;
- immerso in un'agonia senza fine
- cerca un solo appiglio né mai lo
trova:
- scompiglia al vento tutto l'azzurro
crine
- ed ogni via per la salvezza prova.
- Ma poi tutto rientra nella norma,
- cessano gli acri flutti tempestosi,
- sembra che ora placido il mare dorma,
- che muoversi di più ancor non
osi.
- Fino alla prossima atroce tempesta
- sembra la bonaccia tener testa.
-
-
- Lamento
-
- L'intera notte nel ricordo scosso
- di un'epoca felice,
- nel desiderio acerbo di tornarvi.
- Così venne sciupato
- da me il tempo di attività
febbrili
- potenzialmente denso.
- Ed ora mi lamento non volendo
- vestirmi di gioioso.
-
-
-
-
|