-
La porta della terrazza si aprì ed un uomo
uscì fuori. Era alto e ben vestito. Sul naso
sporgevano degli occhialini senza montatura e tra le mani
due birre ghiacciate gocciolavano sul
pavimento.
- " Vieni qui, Franco. " Lo chiamò un altro
uomo poco lontano. Era seduto su una sedia a rotelle e
teneva lo sguardo fisso sulle splendenti stelle di quella
calda notte d'estate. " Siediti accanto a me. Stasera
sembra che il cielo sia tutto nostro. "
- Franco sorrise e lo raggiunse. Aprì le due
bottiglie e ne porse una all'amico.
- " Eh, si. " Esclamò sedendosi. " Non ho mai
visto una luna così bella. "
- L'uomo paralizzato sorseggiò la birra ed
annuì.
- " Da un pò di tempo passo quasi tutte le
notti qui fuori. " Disse. " In città non avevo mai
avuto la possibilità di rendermi conto di quanto
fosse splendido il cielo di notte. Mi fa stare meglio,
anche se uno nelle mie condizioni difficilmente credo
possa sentirsi veramente "meglio". "
- Franco gli posò una mano sulla spalla e
cercò di rincuorarlo.
- " Era davvero tanto tempo che non passavamo
più una serata insieme. " Aggiunse l'uomo sulla
sedia a rotelle. " Se non sbaglio l'ultima volta che ci
siamo visti è stato al tuo matrimonio. "
- Franco annuì e sorrise.
- " Sei stato davvero fortunato a sposare una donna
come Valentina. " Disse ancora. " Sinceramente credevo
che non foste fatti l'uno per l'altra. "
- " Non nego che all'inizio anch'io ho creduto lo
stesso. " Ribattè l'amico. " Poi invece mi sono
accorto che più la conoscevo più sentivo
che era la donna giusta per me. " Si bloccò e si
accese una sigaretta. " Hai ragione, " con-cluse
aspirando una boccata, " sono stato davvero fortunato.
"
- L'uomo sorrise e tornò a guardare il cielo
stellato.
- " A quando il primo figlio ? " Chiese
poi.
- Franco poggiò la sigaretta su un posacenere
e si grattò la testa pensieroso.
- " Spero presto. " Rispose con aria un pò
sognante. " Lo spero davvero tanto. "
- " Vorrebbe vederti. " Aggiunse poco dopo. " E'
dispiaciuta di non esser mai potuta venire in ospedale.
"
- L'uomo chiuse gli occhi e poggiò la birra
su un tavolino accanto a lui.
- " Non voglio che mi veda in queste condizioni. "
Disse.
- " Luigi, non dire sciocchezze. " Esclamò
l'amico. " Non c'è nessuna vergogna a camminare su
una sedia a rotelle. E poi se non sbaglio i medici hanno
detto che ci sono buone possibilità che tu riesca
nuovamente a metterti in piedi. "
- L'uomo scosse la testa e guardò ancora le
stelle.
- " Io ci credo poco. " Rispose. " Molto poco.
"
- Franco lo guardò dispiaciuto e poi si
alzò. Riprese la sigaretta e cominciò a
passeggiare nervosamente sulla terrazza.
- " Non ho dormito per una settimana. " Disse
poggiandosi sulla ringhiera della terrazza.
- Luigi lo guardò e strinse forte il
bracciolo della sedia.
- " Non mi ero mai spaventato tanto. " Aggiunse
Franco. " Quando tua sorella mi ha telefonato non volevo
credere a quanto ti era successo. " Si voltò e si
toccò nervosamente i capelli.
- " Perchè diavolo lo hai fatto ? " Chiese
poi con l'aria di chi non riesce a spiegarsi quanto
- successo.
- Luigi abbassò la testa e rimase in
silenzio.
- " Cristo, " riprese Franco, " ti rendi conto che
se non fosse stato per la prontezza di quell'uomo a
quest'ora saresti potuto essere morto ? "
- L'amico non rispose e riprese a tormentare il
bracciolo della sedia.
- " E' stata una pazzia. " Concluse Franco
voltandosi nuovamente verso il cielo stellato. " Non te
lo perdonerò mai. " Si voltò e si accese
un'altra sigaretta dopo aver gettato via la prima
consumata solo per metà.
- Per alcuni minuti nel terrazzo regnò il
più assoluto silenzio. Un cane abbaiò in
lontananza ed un treno fece sentire il suo fischio. I due
amici rimasero lontani con lo sguardo fisso nel vuoto.
Nessuno dei due guardò l'altro finchè Luigi
ruppe il silenzio.
- " Meritavo di morire. " Disse senza spostare lo
sguardo.
- Franco si voltò e lo guardò. Il
viso dell'amico era rigato da delle lacrime e le mani si
muove-vano nervose lungo i braccioli della sedia a
rotelle.
- " Preferivo morire che ridurmi come un vegetale. "
Aggiunse.
- Franco gettò via la sigaretta e gli si
avvicinò.
- " Nè per me nè per nessun altro
cambierà qualcosa. " Disse. " Sarai sempre il mio
più caro e vecchio amico. "
- Luigi si asciugò le lacrime e lo
guardò dritto negli occhi.
- " Non è possibile. " Ribattè. " Non
credo che dirai così quando saprai perchè
ho tentato di finire sotto quello stramaledetto camion.
"
- Franco lo guardò e rimase
perplesso.
- " Cosa vuoi dire ? " Chiese.
- Luigi finì la birra e si asciugò la
bocca.
- " Tutto è cominciato circa un mese fa. "
Disse. " Una sera sono uscito con degli amici conosciuti
l'anno scorso al mare. Siamo andati in un locale e farci
una birra ed alla fine della serata mi sono ritrovato a
casa mezzo ubriaco a sfogliare delle vecchie foto. Tra
queste foto ne ho trovata una che pensavo di avere perso.
" Si mise una mano nella tasca della camicia e
tirò fuori una vecchia foto ingiallita dal tempo.
" E' questa. " Disse porgendola all'amico.
- Franco la prese e la guardò in
silenzio.
- " Avrà almeno vent'anni. " Disse ridandola
all'amico. " La scattò mia madre il giorno del mio
quindicesimo compleanno. "
- " Guardala meglio. " Aggiunse Luigi.
- Franco fissò la foto perplesso e poi
alzò lo sguardo.
- " Cosa c'è ? " Chiese.
- " Hai visto chi c'è sullo sfondo, dietro di
noi ? "
- L'uomo guardò ancora la foto e la sua mano
tremò leggermente.
- " Oh Dio, " mormorò, " è Edy.
"
- " Quanti anni aveva in quella foto ? "
Domandò Luigi.
- Franco lo guardò e deglutì a
vuoto.
- " Otto. " Rispose. " Morì dopo poco meno
di un mese. "
- Luigi annuì e prese la foto. La
conservò nuovamente nella tasca della camicia e
guar-dò ancora una volta il cielo
stellato.
- " Da quella sera non ho più chiuso occhio.
" Disse. " Ogni volta che tentavo di dormire quella foto
mi si presentava davanti. "
- " Cosa vuoi dire ? " Domandò Franco
confuso.
- Luigi abbassò la testa e prese ancora a
tormentare i braccioli della sedia.
- " Non è stato un incidente. " Disse
poi.
- Franco lo guardò e si toccò i
capelli.
- " Che cosa vuoi dire? "
- " Che non è stato un incidente. " Rispose
l'amico. " Tuo fratello non è caduto da
quell'albero perché un ramo si è spezzato.
"
- " Che cazzo stai dicendo ? " Domandò Franco
socchiudendo per un attimo gli occhi.
- L'uomo alzò la testa e si asciugò le
lacrime.
- " Non è stato un incidente. " Ripetè
distrutto dal rimorso. " Tuo fratello non è caduto
da quell'albero accidentalmente. "
- Franco lo guardò e si morse le
labbra.
- " Che cosa stai dicendo ? " Chiese
confuso.
- " Ti ricordi la notte di ferragosto di
quell'estate ? " Gli chiese Luigi.
- Franco annuì e gli fece cenno di andare
avanti.
- " I tuoi genitori ti costrinsero a rimanere a
casa. "
- " Avevo la febbre. " Lo corresse Franco.
- Luigi annuì e continuò il
racconto.
- " Io invece andai ad un falò sulla
spiaggia. " Riprese. " Non conoscevo quasi nessuno. Mi
ricordo soltanto che c'erano alcuni ragazzi del club
della vela. Passammo tutta la notte attorno al fuoco
bevendo birra ed alla fine eravamo un pò tutti
ubriachi. La mattina dopo, mentre tornavamo a casa,
incontrammo tuo fratello. Era con il cane. Con Joy. Io
non lo riconobbi e nessuno degli altri sapeva che era
Edoardo. I ragazzi gli si avvicinarono e cominciarono a
tirare delle pietre contro il cane. Cominciò tutto
per scherzo, avevamo tutti bisogno di scaricare la
sbornia in qualche maniera, ma quando lui prese ad
urlare chiedendogli di smettere non so cosa sia preso a
quei ragazzi. Lasciarono perdere il cane e tentarono di
bloccare il bambino. Lui scoppiò a piangere e
corse via verso il cimitero. " Si bloccò e si
inumidì le labbra leggermente tremanti.
- " Non riuscì nemmeno a fare cento metri. "
Disse singhiozzando. " I ragazzi lo inseguirono e lo
bloccarono contro un muro. Uno di loro lo prese per la
maglietta e gli diede uno schiaffo. Il cane gli si
avventò contro e lo morse sul polpaccio. Io ero
indietro e vidi soltanto che un altro ragazzo, credo
fosse Michele Rossi, si scagliò contro l'animale e
con un calcio lo fece finire contro il muro. Edy
cominciò ad urlare ed a dimenarsi. Chiamava il
cane. Urlava il suo nome disperata-mente. Dio, mi sembra
ancora di sentire la sua voce
Un altro ragazzo, lo
stesso che gli aveva dato lo schiaffo, lo prese per i
capelli e lo buttò per terra. Io non riuscivo a
vederlo bene in faccia, ero coperto dagli altri ragazzi.
"
- La sua voce si bloccò un attimo e delle
lacrime scesero dagli occhi.
- " Mi resi subito conto che non stavano più
scherzando. " Riprese singhiozzando. " Tentai di
fermarli, ma non ci riuscii. Gli urlai che stava
arrivando la polizia, che qualcuno ci aveva visto, ma era
come se non mi sentissero. Continuarono a picchiare tuo
fratello e quando finalmente lui riuscì a scappare
si rifugiò su quell'albero. Loro raccolsero delle
pietre e cominciarono a tirargliele addosso. "
- Si bloccò ancora un attimo e si
asciugò gli occhi bagnati.
- " Dio Santo, " disse rabbioso, " io ho provato a
farli smettere. Sentivo Edy piangere, lo sentivo chiamare
aiuto, ma non ho potuto fare nulla. Nulla!! "
- Smise di parlare e si coprì il viso con le
mani.
- " Non me lo perdonerò mai, " disse
singhiozzando, " lui era lì su quell'albero ed io
non ho potuto salvarlo
"
- " Vai avanti. " Esclamò Franco. " Dimmi
cosa è successo dopo. "
- Luigi alzò la testa e fissò l'amico
negli occhi.
- " Tutto è successo in un attimo. " Riprese.
" Uno dei ragazzi mi spostò via e prese una grossa
pietra. Alzò la testa e la lanciò contro
Edy. Dio mio, mi ri-cordo tutto come fosse successo ieri.
Quella pietra che correva veloce in aria ed il momento in
cui incocciava proprio contro la testa di quel povero
bambino. Lo vidi barcollare per alcuni secondi che mi
sembrarono anni e poi cadde giù. Cadde in
silenzio. Non si sentì neppure il rumore del corpo
contro il ter-reno. Rimase lì, inerme con le
braccia aperte e la testa spaccata da quella pietra. I
ragazzi indietreggiarono e dopo un attimo di confusione
scapparono via. Rimasi solo io. Gli altri scavalcarono il
recinto del cimitero e scomparvero velocemente. Io mi
sono avvicinato e gli ho alzato la testa. I suoi occhi
erano chiusi. Una scia di sangue gli usciva dalla nuca.
Poco dopo vidi Joy sbucare da dietro una tomba.
Trotterellò verso di me e si accucciò
accanto al corpo di Edy. Mi guardò e
cominciò a guaire. Dio Santo, non avevo mai visto
un cane piangere in quel modo, sembrava avesse
perfettamente capito cosa era successo. "
- " Ed hai avuto il coraggio di lasciarlo lì
morto? " Domandò Franco.
- Luigi abbassò lo sguardo e tornò a
stringere il manico della sedia a rotelle.
- " Ho avuto paura. " Disse a bassa voce. " Non
sapevo cosa fare, non avevo idea di cosa potesse
succedermi se mi avessero trovato
lì
così sono scappato. "
- " Dio mio, " sussurrò Franco.
- " Soltanto la mattina dopo mi sono reso davvero
conto di ciò che avevamo fatto, " riprese Luigi, "
avrei voluto dire tutto, avrei voluto dire tutto alla
Polizia, ma soprattutto avrei voluto dire tutto a te, ma
non ne ho avuto il coraggio. Ero troppo spaventato,
pensavo che sarei finito in galera, che mi avrebbero
sbattuto in chissà quale centro di riabilitazione.
Così ho preferito tenermi tutto dentro sperando di
cancellare al più presto quanto successo.
"
- Smise di parlare e giocherellò con la
bottiglia vuota.
- " Fino a pochi giorni fa credevo di avercela fatta
a dimenticare, " aggiunse, " ma quando l'altra sera mi
sono ritrovato quella foto tra le mani i ricordi sono
tornati a galla e non ce l'ho fatta più a tenermi
tutto dentro. Pensavo che suicidandomi avrei pagato il
mio debito, che morendo avrei
- avuto la giusta punizione per quanto fatto, ma il
destino, Dio o come cazzo vuoi chiamarlo ha voluto che
finissi su questa maledetta sedia. E forse è stato
giusto così. Scusami se ti ho mentito per tutti
questi anni. "
- Franco mosse la bocca, ma non riuscì a dire
una parola. Non sentiva più nulla, non riusciva a
sentire il cuore battere, non sentiva più i
muscoli del corpo, stentava a credere a quanto Luigi gli
aveva appena raccontato. Quell'uomo che aveva davanti era
sempre stato il suo migliore amico. Erano cresciuti
insieme, avevano lavorato insieme, avevano abitato
insieme. Fino a pochi minuti prima avrebbe dato un
braccio per lui, adesso non riusciva nemmeno a capire
cosa provava. Un miscuglio di rabbia, delusione, odio
aveva riempito il suo animo. Quell'uomo per cui avrebbe
dato qualsiasi cosa aveva ucciso suo fratello, il suo
unico fratello, ma soprattutto glielo aveva tenuto
nascosto per tanti e tanti anni, troppi.
- " Mi dispiace. " Ripetè Luigi con un filo
di voce. " Non so davvero come abbia potuto tenermi
dentro questo segreto per tutti questi anni. "
- " Non posso crederci. " Riuscì a
sbiascicare con difficoltà Franco. " Non è
possibile. "
- " Tutto quello che ti ho raccontato è vero.
" Ribattè l'amico. " Mi dispiace. Se vuoi
uccidermi sono qui
"
- Franco si coprì il viso con le mani e
rimase in silenzio.
- " Come hai potuto ? " Chiese poi. " Dovevi
dirmelo. Dovevi dirlo almeno a me. Anche solo a me.
"
- " Non ce l'ho fatta. " Mormorò l'amico. "
Molte volte sono stato sul punto di dirti tutto, ma non
ce l'ho fatta. Mi dispiace. In questo momento non sai
quanto vorrei che quel camion mi avesse schiacciato.
"
- " Dio mio. " Mormorò Franco allontanandosi.
" Dio mio, non è possibile. "
- Luigi lo seguì con lo sguardo e poi si
strinse la testa avvilito.
- " Hai idea di cosa abbiamo passato, io e la mia
famiglia ? " Chiese Franco dandogli le spalle.
- L'uomo annuì e scoppiò nuovamente a
piangere.
- " Mi dispiace. " Ripetè per l'ennesima
volta. " Mi dispiace. "
- Franco si voltò e lo guardò. Delle
lacrime scivolarono lungo le sue guance ed una stella
cadde proprio dietro le sue spalle.
- " Ok. " Mormorò avvicinandosi. " Va tutto
bene. "
- Luigi alzò la testa e
l'abbracciò.
- " Meritavo di morire. " Disse singhiozzando. "
Dovevo morire. Perché mi sono salvato,
perché non sono finito sotto quel maledetto camion
?"
- Franco lo strinse a sè e prese la foto
dalla camicia dell'amico.
- " Adesso potrai finalmente riposare in pace. "
Mormorò piangendo.
- Accartocciò la foto e la gettò dalla
terrazza. La porta della terrazza si aprì ed un
uomo uscì fuori. Era alto e ben vestito. Sul naso
sporgevano degli occhialini senza montatura e tra le mani
due birre ghiacciate gocciolavano sul pavimento.
- " Vieni qui, Franco. " Lo chiamò un altro
uomo poco lontano. Era seduto su una sedia a rotelle e
teneva lo sguardo fisso sulle splendenti stelle di quella
calda notte d'estate. " Siediti accanto a me. Stasera
sembra che il cielo sia tutto nostro. "
- Franco sorrise e lo raggiunse. Aprì le due
bottiglie e ne porse una all'amico.
- " Eh, si. " Esclamò sedendosi. " Non ho mai
visto una luna così bella. "
- L'uomo paralizzato sorseggiò la birra ed
annuì.
- " Da un pò di tempo passo quasi tutte le
notti qui fuori. " Disse. " In città non avevo mai
avuto la possibilità di rendermi conto di quanto
fosse splendido il cielo di notte. Mi fa stare meglio,
anche se uno nelle mie condizioni difficilmente credo
possa sentirsi veramente "meglio". "
- Franco gli posò una mano sulla spalla e
cercò di rincuorarlo.
- " Era davvero tanto tempo che non passavamo
più una serata insieme. " Aggiunse l'uomo sulla
sedia a rotelle. " Se non sbaglio l'ultima volta che ci
siamo visti è stato al tuo matrimonio. "
- Franco annuì e sorrise.
- " Sei stato davvero fortunato a sposare una donna
come Valentina. " Disse ancora. " Sinceramente credevo
che non foste fatti l'uno per l'altra. "
- " Non nego che all'inizio anch'io ho creduto lo
stesso. " Ribattè l'amico. " Poi invece mi sono
accorto che più la conoscevo più sentivo
che era la donna giusta per me. " Si bloccò e si
accese una sigaretta. " Hai ragione, " con-cluse
aspirando una boccata, " sono stato davvero fortunato.
"
- L'uomo sorrise e tornò a guardare il cielo
stellato.
- " A quando il primo figlio ? " Chiese
poi.
- Franco poggiò la sigaretta su un posacenere
e si grattò la testa pensieroso.
- " Spero presto. " Rispose con aria un pò
sognante. " Lo spero davvero tanto. "
- " Vorrebbe vederti. " Aggiunse poco dopo. " E'
dispiaciuta di non esser mai potuta venire in ospedale.
"
- L'uomo chiuse gli occhi e poggiò la birra
su un tavolino accanto a lui.
- " Non voglio che mi veda in queste condizioni. "
Disse.
- " Luigi, non dire sciocchezze. " Esclamò
l'amico. " Non c'è nessuna vergogna a camminare su
una sedia a rotelle. E poi se non sbaglio i medici hanno
detto che ci sono buone possibilità che tu riesca
nuovamente a metterti in piedi. "
- L'uomo scosse la testa e guardò ancora le
stelle.
- " Io ci credo poco. " Rispose. " Molto poco.
"
- Franco lo guardò dispiaciuto e poi si
alzò. Riprese la sigaretta e cominciò a
passeggiare nervosamente sulla terrazza.
- " Non ho dormito per una settimana. " Disse
poggiandosi sulla ringhiera della terrazza.
- Luigi lo guardò e strinse forte il
bracciolo della sedia.
- " Non mi ero mai spaventato tanto. " Aggiunse
Franco. " Quando tua sorella mi ha telefonato non volevo
credere a quanto ti era successo. " Si voltò e si
toccò nervosamente i capelli.
- " Perchè diavolo lo hai fatto ? " Chiese
poi con l'aria di chi non riesce a spiegarsi quanto
- successo.
- Luigi abbassò la testa e rimase in
silenzio.
- " Cristo, " riprese Franco, " ti rendi conto che
se non fosse stato per la prontezza di quell'uomo a
quest'ora saresti potuto essere morto ? "
- L'amico non rispose e riprese a tormentare il
bracciolo della sedia.
- " E' stata una pazzia. " Concluse Franco
voltandosi nuovamente verso il cielo stellato. " Non te
lo perdonerò mai. " Si voltò e si accese
un'altra sigaretta dopo aver gettato via la prima
consumata solo per metà.
- Per alcuni minuti nel terrazzo regnò il
più assoluto silenzio. Un cane abbaiò in
lontananza ed un treno fece sentire il suo fischio. I due
amici rimasero lontani con lo sguardo fisso nel vuoto.
Nessuno dei due guardò l'altro finchè Luigi
ruppe il silenzio.
- " Meritavo di morire. " Disse senza spostare lo
sguardo.
- Franco si voltò e lo guardò. Il
viso dell'amico era rigato da delle lacrime e le mani si
muove-vano nervose lungo i braccioli della sedia a
rotelle.
- " Preferivo morire che ridurmi come un vegetale. "
Aggiunse.
- Franco gettò via la sigaretta e gli si
avvicinò.
- " Nè per me nè per nessun altro
cambierà qualcosa. " Disse. " Sarai sempre il mio
più caro e vecchio amico. "
- Luigi si asciugò le lacrime e lo
guardò dritto negli occhi.
- " Non è possibile. " Ribattè. " Non
credo che dirai così quando saprai perchè
ho tentato di finire sotto quello stramaledetto camion.
"
- Franco lo guardò e rimase
perplesso.
- " Cosa vuoi dire ? " Chiese.
- Luigi finì la birra e si asciugò la
bocca.
- " Tutto è cominciato circa un mese fa. "
Disse. " Una sera sono uscito con degli amici conosciuti
l'anno scorso al mare. Siamo andati in un locale e farci
una birra ed alla fine della serata mi sono ritrovato a
casa mezzo ubriaco a sfogliare delle vecchie foto. Tra
queste foto ne ho trovata una che pensavo di avere perso.
" Si mise una mano nella tasca della camicia e
tirò fuori una vecchia foto ingiallita dal tempo.
" E' questa. " Disse porgendola all'amico.
- Franco la prese e la guardò in
silenzio.
- " Avrà almeno vent'anni. " Disse ridandola
all'amico. " La scattò mia madre il giorno del mio
quindicesimo compleanno. "
- " Guardala meglio. " Aggiunse Luigi.
- Franco fissò la foto perplesso e poi
alzò lo sguardo.
- " Cosa c'è ? " Chiese.
- " Hai visto chi c'è sullo sfondo, dietro di
noi ? "
- L'uomo guardò ancora la foto e la sua mano
tremò leggermente.
- " Oh Dio, " mormorò, " è Edy.
"
- " Quanti anni aveva in quella foto ? "
Domandò Luigi.
- Franco lo guardò e deglutì a
vuoto.
- " Otto. " Rispose. " Morì dopo poco meno
di un mese. "
- Luigi annuì e prese la foto. La
conservò nuovamente nella tasca della camicia e
guar-dò ancora una volta il cielo
stellato.
- " Da quella sera non ho più chiuso occhio.
" Disse. " Ogni volta che tentavo di dormire quella foto
mi si presentava davanti. "
- " Cosa vuoi dire ? " Domandò Franco
confuso.
- Luigi abbassò la testa e prese ancora a
tormentare i braccioli della sedia.
- " Non è stato un incidente. " Disse
poi.
- Franco lo guardò e si toccò i
capelli.
- " Che cosa vuoi dire? "
- " Che non è stato un incidente. " Rispose
l'amico. " Tuo fratello non è caduto da
quell'albero perché un ramo si è spezzato.
"
- " Che cazzo stai dicendo ? " Domandò Franco
socchiudendo per un attimo gli occhi.
- L'uomo alzò la testa e si asciugò le
lacrime.
- " Non è stato un incidente. " Ripetè
distrutto dal rimorso. " Tuo fratello non è caduto
da quell'albero accidentalmente. "
- Franco lo guardò e si morse le
labbra.
- " Che cosa stai dicendo ? " Chiese
confuso.
- " Ti ricordi la notte di ferragosto di
quell'estate ? " Gli chiese Luigi.
- Franco annuì e gli fece cenno di andare
avanti.
- " I tuoi genitori ti costrinsero a rimanere a
casa. "
- " Avevo la febbre. " Lo corresse Franco.
- Luigi annuì e continuò il
racconto.
- " Io invece andai ad un falò sulla
spiaggia. " Riprese. " Non conoscevo quasi nessuno. Mi
ricordo soltanto che c'erano alcuni ragazzi del club
della vela. Passammo tutta la notte attorno al fuoco
bevendo birra ed alla fine eravamo un pò tutti
ubriachi. La mattina dopo, mentre tornavamo a casa,
incontrammo tuo fratello. Era con il cane. Con Joy. Io
non lo riconobbi e nessuno degli altri sapeva che era
Edoardo. I ragazzi gli si avvicinarono e cominciarono a
tirare delle pietre contro il cane. Cominciò tutto
per scherzo, avevamo tutti bisogno di scaricare la
sbornia in qualche maniera, ma quando lui prese ad
urlare chiedendogli di smettere non so cosa sia preso a
quei ragazzi. Lasciarono perdere il cane e tentarono di
bloccare il bambino. Lui scoppiò a piangere e
corse via verso il cimitero. " Si bloccò e si
inumidì le labbra leggermente tremanti.
- " Non riuscì nemmeno a fare cento metri. "
Disse singhiozzando. " I ragazzi lo inseguirono e lo
bloccarono contro un muro. Uno di loro lo prese per la
maglietta e gli diede uno schiaffo. Il cane gli si
avventò contro e lo morse sul polpaccio. Io ero
indietro e vidi soltanto che un altro ragazzo, credo
fosse Michele Rossi, si scagliò contro l'animale e
con un calcio lo fece finire contro il muro. Edy
cominciò ad urlare ed a dimenarsi. Chiamava il
cane. Urlava il suo nome disperata-mente. Dio, mi sembra
ancora di sentire la sua voce
Un altro ragazzo, lo
stesso che gli aveva dato lo schiaffo, lo prese per i
capelli e lo buttò per terra. Io non riuscivo a
vederlo bene in faccia, ero coperto dagli altri ragazzi.
"
- La sua voce si bloccò un attimo e delle
lacrime scesero dagli occhi.
- " Mi resi subito conto che non stavano più
scherzando. " Riprese singhiozzando. " Tentai di
fermarli, ma non ci riuscii. Gli urlai che stava
arrivando la polizia, che qualcuno ci aveva visto, ma era
come se non mi sentissero. Continuarono a picchiare tuo
fratello e quando finalmente lui riuscì a scappare
si rifugiò su quell'albero. Loro raccolsero delle
pietre e cominciarono a tirargliele addosso. "
- Si bloccò ancora un attimo e si
asciugò gli occhi bagnati.
- " Dio Santo, " disse rabbioso, " io ho provato a
farli smettere. Sentivo Edy piangere, lo sentivo chiamare
aiuto, ma non ho potuto fare nulla. Nulla!! "
- Smise di parlare e si coprì il viso con le
mani.
- " Non me lo perdonerò mai, " disse
singhiozzando, " lui era lì su quell'albero ed io
non ho potuto salvarlo
"
- " Vai avanti. " Esclamò Franco. " Dimmi
cosa è successo dopo. "
- Luigi alzò la testa e fissò l'amico
negli occhi.
- " Tutto è successo in un attimo. " Riprese.
" Uno dei ragazzi mi spostò via e prese una grossa
pietra. Alzò la testa e la lanciò contro
Edy. Dio mio, mi ri-cordo tutto come fosse successo ieri.
Quella pietra che correva veloce in aria ed il momento in
cui incocciava proprio contro la testa di quel povero
bambino. Lo vidi barcollare per alcuni secondi che mi
sembrarono anni e poi cadde giù. Cadde in
silenzio. Non si sentì neppure il rumore del corpo
contro il ter-reno. Rimase lì, inerme con le
braccia aperte e la testa spaccata da quella pietra. I
ragazzi indietreggiarono e dopo un attimo di confusione
scapparono via. Rimasi solo io. Gli altri scavalcarono il
recinto del cimitero e scomparvero velocemente. Io mi
sono avvicinato e gli ho alzato la testa. I suoi occhi
erano chiusi. Una scia di sangue gli usciva dalla nuca.
Poco dopo vidi Joy sbucare da dietro una tomba.
Trotterellò verso di me e si accucciò
accanto al corpo di Edy. Mi guardò e
cominciò a guaire. Dio Santo, non avevo mai visto
un cane piangere in quel modo, sembrava avesse
perfettamente capito cosa era successo. "
- " Ed hai avuto il coraggio di lasciarlo lì
morto? " Domandò Franco.
- Luigi abbassò lo sguardo e tornò a
stringere il manico della sedia a rotelle.
- " Ho avuto paura. " Disse a bassa voce. " Non
sapevo cosa fare, non avevo idea di cosa potesse
succedermi se mi avessero trovato
lì
così sono scappato. "
- " Dio mio, " sussurrò Franco.
- " Soltanto la mattina dopo mi sono reso davvero
conto di ciò che avevamo fatto, " riprese Luigi, "
avrei voluto dire tutto, avrei voluto dire tutto alla
Polizia, ma soprattutto avrei voluto dire tutto a te, ma
non ne ho avuto il coraggio. Ero troppo spaventato,
pensavo che sarei finito in galera, che mi avrebbero
sbattuto in chissà quale centro di riabilitazione.
Così ho preferito tenermi tutto dentro sperando di
cancellare al più presto quanto successo.
"
- Smise di parlare e giocherellò con la
bottiglia vuota.
- " Fino a pochi giorni fa credevo di avercela fatta
a dimenticare, " aggiunse, " ma quando l'altra sera mi
sono ritrovato quella foto tra le mani i ricordi sono
tornati a galla e non ce l'ho fatta più a tenermi
tutto dentro. Pensavo che suicidandomi avrei pagato il
mio debito, che morendo avrei
- avuto la giusta punizione per quanto fatto, ma il
destino, Dio o come cazzo vuoi chiamarlo ha voluto che
finissi su questa maledetta sedia. E forse è stato
giusto così. Scusami se ti ho mentito per tutti
questi anni. "
- Franco mosse la bocca, ma non riuscì a dire
una parola. Non sentiva più nulla, non riusciva a
sentire il cuore battere, non sentiva più i
muscoli del corpo, stentava a credere a quanto Luigi gli
aveva appena raccontato. Quell'uomo che aveva davanti era
sempre stato il suo migliore amico. Erano cresciuti
insieme, avevano lavorato insieme, avevano abitato
insieme. Fino a pochi minuti prima avrebbe dato un
braccio per lui, adesso non riusciva nemmeno a capire
cosa provava. Un miscuglio di rabbia, delusione, odio
aveva riempito il suo animo. Quell'uomo per cui avrebbe
dato qualsiasi cosa aveva ucciso suo fratello, il suo
unico fratello, ma soprattutto glielo aveva tenuto
nascosto per tanti e tanti anni, troppi.
- " Mi dispiace. " Ripetè Luigi con un filo
di voce. " Non so davvero come abbia potuto tenermi
dentro questo segreto per tutti questi anni. "
- " Non posso crederci. " Riuscì a
sbiascicare con difficoltà Franco. " Non è
possibile. "
- " Tutto quello che ti ho raccontato è vero.
" Ribattè l'amico. " Mi dispiace. Se vuoi
uccidermi sono qui
"
- Franco si coprì il viso con le mani e
rimase in silenzio.
- " Come hai potuto ? " Chiese poi. " Dovevi
dirmelo. Dovevi dirlo almeno a me. Anche solo a me.
"
- " Non ce l'ho fatta. " Mormorò l'amico. "
Molte volte sono stato sul punto di dirti tutto, ma non
ce l'ho fatta. Mi dispiace. In questo momento non sai
quanto vorrei che quel camion mi avesse schiacciato.
"
- " Dio mio. " Mormorò Franco allontanandosi.
" Dio mio, non è possibile. "
- Luigi lo seguì con lo sguardo e poi si
strinse la testa avvilito.
- " Hai idea di cosa abbiamo passato, io e la mia
famiglia ? " Chiese Franco dandogli le spalle.
- L'uomo annuì e scoppiò nuovamente a
piangere.
- " Mi dispiace. " Ripetè per l'ennesima
volta. " Mi dispiace. "
- Franco si voltò e lo guardò. Delle
lacrime scivolarono lungo le sue guance ed una stella
cadde proprio dietro le sue spalle.
- " Ok. " Mormorò avvicinandosi. " Va tutto
bene. "
- Luigi alzò la testa e
l'abbracciò.
- " Meritavo di morire. " Disse singhiozzando. "
Dovevo morire. Perché mi sono salvato,
perché non sono finito sotto quel maledetto camion
?"
- Franco lo strinse a sè e prese la foto
dalla camicia dell'amico.
- " Adesso potrai finalmente riposare in pace. "
Mormorò piangendo.
- Accartocciò la foto e la gettò dalla
terrazza.
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