- Mario Bellina nato a Palermo
il 03 Marzo 1979, e qui residente. Studente del secondo
anno di università nella facoltà di Scienze
della Comunicazione. Collaboratore del mensile Campus.
Scrive da appena tre anni; non ha ancora pubblicato
niente ma suoi componimenti sono stati scelti e recitati
pubblicamente in una serata letteraria tenutasi presso
una rinomata libreria palermitana.
- Ottavo classificato al
concorso nazionale di poesia "S.Valentino" nel Febbraio
'99.
- Ama definire le sue poesie
"Frammenti di vita"; è infatti obiettivo primario
nella sua poetica far
- risaltare ogni aspetto
positivo o negativo di questo "sentiero", come ama
più volte definire la vita, affinché possa
comprenderlo egli stesso o farlo comprendere a chi "vive"
senza esserne cosciente, rivoltando testi composti nel
linguaggio, che come nessun altro possiede insita vita:
la Poesia.
|
-
- Cosa rimane del giorno
- Cosa rimane del giorno
- quando poniamo le membra al coperto
- nel tepore soffice di un caldo
lenzuolo,
- e accostando le ciglia
- ci assopiamo.
- Dolcemente cullati dai sogni
- torpore ci avvolge nel buio.
- E, cosa rimane:
- ricordo.
- Ricordo di cose passate
- create da attimi uniti,
- vissuti e finiti così.
- Ricordo di gioia e dolore
- chi ha riso, chi ha pianto
- ora piange ora ride.
- Qualcuno ci pensa lontano.
- È un giorno speciale,
- il giorno qualunque
- di un uomo qualunque
- o speciale.
- Diverso forse,
- forse uguale.
- Un urlo acuto prorompe
- vicino un sorriso profondo.
- Anche oggi il domani
- è speciale, domani,
- domani poi è uguale.
- È diverso ciò che rimane
- di un giorno,
- ecco cosa rimane
- sempre
- del giorno passato e futuro
- che fu e sarà sempre presente.
- E alcuni sarà loro tutto,
- altri sarà loro niente.
- Ma cosa rimane di un giorno
- è l'occhio che chiuso pian pian
- dimentica il buio lì attorno
- e volge lo sguardo lontano.
-
-
- Furto
-
- Amaro ritorno a casa
- trovare divelti i cancelli
- fredda la dolce dimora,
- entrarono uomini uccelli
- rivolta è la casa dai ladri,
- sentiamo un gelido vento
- è l'alito nudo di casa
- snidata da piccoli gnomi
- crudeli ancora ci spiano.
- Svuotata sei piccola calda
- all'interno è tutto sbilenco:
- usciti i cassetti
- gettati i valori
- spariti.
- Qui giace la casa rivolta!
- Addio a quanti ricordi
- svenduti da mani nemiche
- che giran la notte furtive.
-
-
-
- Il Ghepardo
-
- Guardo le gazzelle pascolare.
- Veloce alle mie spalle
- odo ruggire un vento,
- e la savana si tinge di macchie,
- scure, sull'Africa gialla.
- Creatura maculata,
- macchina di morte,
- inno a Dio, che, fulmineo,
- percorri ogni dove
- non fermarti ti prego,
- ma insegnami, insegnami,
- amico, la corsa infinita
- della vita.
-
-
-
- Angeli nei
prati
-
- Tante farfalle colorate
- par strane chiuse fra due lastre,
- le ali tanto fragili e leggere
- ristanno appese ai bordi con gli
spilli.
- Immagino quei corpi tutti appesi
- svolazzano nei fiori dentro l'aria
- e spazzano con ali assai convulse
- di terra grande parte; pure il mare.
- Speranze di bambino o adulti ormai
- chiuse giacenti fra questi quattro
vetri
- morte, uccise da mani depredanti
- che vita tolgono a piccoli angioletti
- e vogliono cintare la bellezza.
- Ma senza l'aria azzurra &endash;Ahimè-
sfiorisce.
-
-
-
- Spirto dal
passato
-
- Spirto bellicoso m'assale da passato
antico
- E oblio dilegua dinanzi quelli artigli
fulminanti
- Che slacciano i legacci del mio cuore
stretto
- Legati assieme i cocci stanno saldi superata la
tempesta.
- In un attimo mi perdo e mi resisto
- Mento forte eppure dico il vero
- Il vero del cuor che non conosco
- Che più che d'ogni altro è solo
il mio.
-
-
-
- Dopo
- Scomparso ai sensi odo la tua voce,
- unica fra mille la riconosco.
-
-
-
|