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- Colori
«Gogoliani»
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- Il pagliaccio
- s'infilò la mano
- nella bocca
- e poi qui
- sempre più giù
- fino al polmone sinistro.
- Il pagliaccio
- dagli occhi malefici
- e dalle mani vellutate
- decise di suicidarsi;
- m considerò banale
- tirarsi il collo
- e così scelse
- di premersi l'anima
- e di venderla a Belzebù, dio delle
mosche.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- Aria blu
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- Ho camminato
- per quattro ore
- in una via molto stretta
- costellata da miriadi di
- bottegai e venditori d'uva
- e miele.
- Il pescatore
- aveva sulla testa un berretto azzurro;
- indossava un maglione rosso
- come il liquore di fragole.
- I suoi occhi, glaciali, sembravano
- biglie bianche
- con cui i bambini
- giocano
- e rischiano soldi e dignità.
- Verso le due
- il nano prese il coltello,
- si presentò in via Verlaine,
- bussò alla porta del
- vecchio Catalano
- e gli tagliò la gola.
- Il sangue dello spagnolo
- il nano
- lo conservò
- nella testa svuotata
- di una vecchia curda.
- Serviva per nutrire
- i suoi due figli
- e le sue cinque mogli.
- Venne Rodolfo
- il venditore ambulante di vipere
- e ne regalò due al nano.
- Queste furono utilizzate
- per impiccare l'ordine
- e liberare il caos.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- L'incubo
dell'anima
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- Lo senti
- dico lo ascolti
- il ritmo dei tuoi passi
- e dei miei
- il ritmo di questa vita
- e dei suoi fantasmi
- il ritmo lento ed agghiacciante
- di tutti coloro che ti divorano
l'anima,
- mentre tu parli o pensi di parlare
- con la polvere ed il sudiciume
- sulle scale di una vecchia chiesa.
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- Riesci a capire
- l'importanza
- di questa piazza e della sua gente,
- riesci a catturare
- con l'immaginazione e l'istinto
- questi rari momenti di felicità
- che corrono velocemente
- davanti a ciò che pensi di non essere
stato
- e che invece sei
- ogni volta, ogni istante
- (sempre più profondamente
- sempre più orribilmente).
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- Non c'è niente da fare,
- sei nato sulla terra
- solitario e solo
- e neanche la morte ti sarà di
- e ti darà sollievo.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- Il circo degli
spettri
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- Questo non è un lamento
- non è un urlo senza senso,
- è la rabbia e il desiderio
- di serenità
- per chi vive con una parte della mente
- nella realtà più
minuziosa
- e con un'altra
- nella grande giostra
- delle visioni flash
- che la memoria
- ed il sogno di città spettrali
- offrono al mondo delle anime
- sfumate d'amaranto.
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- TORNA ALL'INIZIO
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- Brindisi,
6/5/1997
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- Quel fottuto stronzo ha parlato ai
giornalisti!
- Io gliel'avevo ribadito: «Signor
procuratore faccia quel che vuole ma io non so
nulla». E lui, invece, a ribattere cosa su cosa,
frasi su frasi. Ti diamo noi la protezione! Ma quale
protezione e poi per chi e come sarà questa
dannata protezione. In queste storie io non voglio
proprio entrarci e quello che fa, s'inventa
l'intervista al giornalista. Ah, ma se debbo compiere
un delitto lo faccio, giuro che lo faccio, ma al
procuratore una coltellata in pancia e via il
pensiero.
- Eh sì, forse Giambattista non aveva
tutti i torti. Lui non sapeva più di tanto
sulla morte di quella ragazza. Cioè era a
conoscenza del fatto, qualche rumore l'aveva sentito,
forse... forse. Ora, nonostante le sue dichiarazioni,
si trovava nella posizione di chi è già
sconfitto in partenza, di chi è nato per sudare
e zoppicare. Anche Luca sarebbe stato in grado di
affermare qualcosa, che so un piccolo indizio, magari
a suo favore, ma si era comportato in modo
intelligente, cioè assunse l'aspetto di chi
è appena nato e non sa distinguere il male dal
bene. Suo nonno glielo insegnò:
«L'ingenuità è per i fessi e
l'astuzia per i forti. Ma non tutti sono forti. E
l'astuzia in mano ai fessi è pericolosa, molto
pericolosa».
- Giambattista, sostanzialmente, si giudicava un
forte nell'anima, cioè nell'inconscio, un uomo
come tutti gli altri, tanti difetti e pochi pregi. Un
tipo alla Woody Allen, davanti agli altri,
però, guai ad offenderlo. Lui, Giambattista,
piccolo truffatore, spacciatore e consumatore allo
stesso tempo, trafficante, piccolissimo trafficante di
sigarette e puttane albanesi iniziò come
scassinatore e ladro d'auto e sterei.
- In trent'anni solo otto mesi di carcere, di cui
sei domiciliari e due in un centro di recupero per
tossicodipendenti ed alcolisti del cavolo.
- Suo padre bidello della scuola elementare Dante
Alighieri, su di lui si era pronunziato bene:
«Quando uno nasce figlio di dipendente statale ha
solo due prospettive per il futuro, borghese onesto
lavoratore oppure aspirante
carabiniere».
- Se vai più sotto nella scaletta sociale,
la quale esiste ancora e sempre esisterà,
c'è qualcosa, qualche piccolo difettucci
mentale, non giustificabile con le moderne teorie
sociologiche e psicologiche. Il genitore arrivò
al punto di dire al figlio: «Sei un ladruccio,
allora cerca di trasformarti in un ladro
professionista, insomma fai carriera nel tuo campo. Io
vorrei un giorno leggere il tuo nome sulla prima
pagina del Corriere della Sera e tu, invece, al
massimo figuri nella penultima della cronaca locale.
Vai via, ascolta me, esci dalla mia
vita».
- tutto sommato Giambattista non era un cattivo
ragazzo. (Ritengo la bontà un difetto del
crimine). Un grave, gravissimo difetto. Luca, invece,
forse era ingenuo, ma quando si trattava di abbassare
gli occhi mostrava scaltrezza ed intelligenza. Luca
sapeva solo una cosa: «È inutile sprecare
sangue e denaro per un cretino!». Ad esempio Luca
riuscì anche ad ammazzare un affiliato della
cosca dei Gentilini, nonostante la sua profonda
ingenuità.
- Giambattista se la prese con se stesso e con il
mondo intero. Però ognuno su questa terra
è solo, vive ed ama gli altri ma nel dolore la
solitudine prevale sul prossimo. E dipende solo da se
stessi, esclusivamente da se stessi; la vita, il suo
percorso e la sua fine. È inutile addossare
responsabilità e colpe sulla società,
amici ed amori. Se nasci in un quartiere malfamato e
frequentato da delinquenti ed assassini, probabilmente
cadrai anche tu nel delitto e nel furto. La
responsabilità, però, è solo tua.
Tutto ciò che riguarda te va imputato solo a
te. L'uomo vive con gli altri ed ha bisogno degli
amici e dell'amore. È un animale sociale,
sente, guai se non fosse così, la
necessità di amare e di essere amato, gioire e
soffrire con i propri simili. Ma nell'errore l'uomo
è solo! Nel processo divino e in quello terreno
ogni imputato porta con sé la propria
croce.
- Giambattista venne accusato dal procuratore
come principale responsabile del traffico di
prostitute albanesi in riferimento ai fatti
verificatisi tra le tre e le quattro del
6/5/1997.
- Il traffico di prostitute tra le coste pugliesi
e quelle albanesi è collegato a quello d'armi e
droga. Corrotti se en contano a centinaia, dai membri
della Guardia di Finanza ai poliziotti. Basta qualche
milione di lire e la paura svanisce, immediatamente.
Giambattista, assieme all'amico Luca, controllava una
parte di questo grosso affare qual'è lo
sfruttamento delle prostitute albanesi. Se sei
abbastanza scaltro e conosci gli uomini giusti in un
mese puoi anche guadagnare otto-dieci milioni, puliti
puliti, esenti da tasse ed imposte! Non è
facile, ma il rischio, ben supportato dal grosso
profitto, attira gente di ogni livello sociale. Sono
reclutati persino ragazzi di sedici anni che
guadagnano 300.000 lire lavorando otto ore, notturne
ovviamente. Mica male!
- La notte del sei maggio 1997 Giambattista e
Luca trasportarono venti ragazze, puttane da destinare
al mercato delle nuove schiave, da Brindisi a Bari. Il
principale possedeva anche quaranta grammi di eroina.
Erano all'incirca le tre quando una ragazza, forse
già malata, cominciò a vomitare sangue e
dopo due ore morì tra le braccia di una sua
connazionale. Si diffuse, in seguito, l'idea che si
fosse trattato di cirrosi epatica. Giambattista,
volgendo gli occhi verso Luca, mormorò frasi e
parole prive di senso. Inutile perdere tempo. Una
ragazza non vale il carcere, soprattutto se morta, se
priva d'anima. Decisero, Giambattista e Luca, di
seppellire il corpo dell'albanese, freddo e poco
igienico nella terra della campagna circostante.
Però Giambattista non faceva altro che
bestemmiare Dio ed ingiuriare Luca: «Sei uno
stupido»; gli diceva. «È inutile
perdere ulteriore tempo. La ragazza la portiamo con
noi a Bari e poi, lì, vedremo di fare tutto il
possibile per scaricare questa puttana».
«Stupido - ribatteva Luca. - Abbaiamo deciso di
seppellirla e non possiamo cambiare idea ogni momento.
E poi se ci ferma la polizia con il morto sul camion,
rischiamo vent'anni di carcere!». «Hai
ragione - sentenziò Giambattista - Getta la
ragazza tra le canne e andiamo via, senza seppellirla
però!».
- Così fecero. Poi salirono sul camion e
ripartirono per Bari. Luca altro non pensava che a
quella ragazza. «Lascia stare, - cercò di
calmarlo Giambattista. - Lascia stare sono cose che
capitano. Domani sarà tutto finito. Vedrai come
ti allieteranno cinque milioni, vedrai».
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- La strada resa cieca dal buio del cielo,
sembrava rispecchiare l'anima di Luca. Essa non
riusciva a veder luce, ma solo dolore e tormento. Non
c'è speranza e non sarà un processo e la
condanna di un magistrato a riportare luce nell'anima
di un uomo. Risulteranno inutili i pentimenti e le
genuflessioni al cospetto della morte. Le gioie si
condividono con gli altri, ma i dolori appesantiscono
ed incidono la vita e le anime dannate sono sole in
questo inferno mondo.
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