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Benvenuti sulla home page di
Gaetano Caricato
«La poesia, come la musica, è la voce dell'anima che, vibrando all'unisono con le gioie o le sofferenze che l'esistenza le arreca, ne lascia una traccia più o meno indelebile.
Ho avvertito sin da piccolo questa esigenza, ma sono stato sempre severo con me stesso.
Ho avvertito che se l'Arte deve contribuire ad elevare lo spirito delle creature, e a purificare i suoi sentimenti e i suoi pensieri, per penetrare negli abissi misteriosi dell'anima umana e dell'intero Creato, è fondamentale il progresso scientifico.
Ed essendo ugualmente innamorato della Poesia e della Fisica Matematica, ho voluto percorrere entrambe queste strade. Ho dedicato finora molto più tempo alla Fisica Matematica conseguendo risultati concreti che mi hanno permesso di insegnare questa disciplina dapprima nell'Università di Napoli Federico II e poi nell'Università di Roma La Sapienza.
Ma ora che desidero compiere una sintesi del lavoro da me finora svolto, sto riprendendo in mano anche le pagine di poesia scritte per soddisfare i bisogni dell'anima: tracce e frammenti di brama di vita, contemplazione del Creato, profonda pace, gioia o sofferenza o tormento. E lentamente le affido alla Storia».
L'Avisio
Acqua che scorri ininterrottamente
tra verdi prati soffici e odorosi,
boschi di abeti ove più lieve ancora
avverte l'anima l'indefinita
ansia d'eterno, infondimi un frammento
dell'enorme poter che Dio t'ha dato.
Fragile è il corpo mio più dei fuscelli
che tu trascini nel perenne fluire;
ma inesauribile l'anima mia
dal perenne vigor con cui sospingi
corpuscoli, fogliame, ramoscelli
trae un'intensa forza che l'eleva
fino a quel limite vago ove un'arcana
soave gioia tutta la conquide.
Piazzetta Giusti
Nella piazzetta che lampade vive
e balconi fioriti rendon gaia
giovani donne ed uomini fiorenti
canta in coro «amor quando fioria»
presso una stele che ricorda ai vivi
chi offrì la sua vita in una guerra.
Stanno su un podio, e tutt'intorno, attenti,
donne eleganti ed uomini cortesi
odon seduti il madrigal senese
sorseggiando una bibita o un gelato.
È tepida la sera settembrina
ma d'improvviso folate di nebbia
invadono la piazza; tremolanti
diventano e lontani, volti, luci,
azzurre vesti e candide camicie:
una fantasmagorica piazzetta
tutta in un velo palpitante avvolta.
Mi pare di sognar. Si fa lontano
anche il brusio noioso d'un gruppetto
che non ama il bel canto. Divien vago
perfino il corpo mio. Pallidi raggi
di rifratti color tingono il cielo:
come tenue farfalla abbacinata
ebbra, vagando va l'anima mia.
Lungo la via dell'Annunziata
Salendo per la via dell'Annunziata
con passo lento i ripidi gradini
della lunghissima scala che porta
fino alla parrocchiale di Ravello
spesso sostavo ad osservare i muri
che recingon la via, le ampie arcate
che sostengon le sovrastanti case,
cipressi e olivi che al di là dei muri
rivolti al cielo sembravano immersi
in una mistica contemplazione.
Il profondo silenzio che regnava
era turbato sol, con discrezione,
da un tenue gorgoglio d'acqua gaia
dentro i tombini della fognatura
e dai rintocchi lenti e regolari
dell'orologio della parrocchiale
che rammentava il flusso inarrestabile
del tempo ch'è concesso alle creature.
Talvolta riguardando fra i cipressi
intravedevo il mare non lontano
le luci tremolanti di Maiori
che dal placido mare s'estendeva
ai colli adorni di agrumeti e vigne.
La Luna inondava dall'alto
mare, vigneti, cipressi, olivi
e i tetti di coppi delle case
in quella tiepida sera di settembre
mentre lungo la via dell'Annunziata
solitario viandante, lentamente
con passo lieve avanzavo, sostavo
non volevo turbar l'immensa pace.
Anche la fontanina che l'arsura
placa nelle ore calde dell'estate
a chi percorre quella lunga via
pareva che tacesse. S'associava
in quella vaga sinfonia lunare.
Dal suo libro Frammenti:
E vado oltre quei monti
Quanta serenità sull'ampio piano
cinto da colli che il tramonto sfuma
di tenero pallore.
Deposto d'improvviso sul fogliame
all'ombra dei tepidi arbusti
d'alloro odoroso, il mio fardello
vado vagando su le sparse case
che occiduo sole avviva.
E vado oltre quei monti
oltre l'immensità che mi separa
al nido misero ma palpitante
della mia vita, e con trepidazione
a l'atmosfera che s'impregni e informi
sussurro che mi ha scritto Dio ne l'anima:
I fratricidi non ti uccideranno.
Non resta che il nome su una pietra
Torbide scorrono l'acque della Pescia
mentre sugli argini, con veemenza
il vento sferza le canne, le biodole
e rari uccelli spauriti.
Frettolosi passanti, indifferenti
van sotto i platani donde per caso
non penzolai anch'io tanti anni or sono.
Il ponte è lì più agile di prima
ma di quelli che ai platani appesero
non resta che il nome su una pietra:
monito inutile all'umanità.
Sono tornato a salutare Egidio
e a rivedere l'olivo, ancor più stento
cui tante volte deluso poggiai
l'arma e la schiena umida, dolente.
All'ombra sua più volte sognai
la prima alba di pace: si levava
un esultante coro da ogni luogo
del piccolo pianeta, e l'avvolgeva
una meravigliosa sinfonia
che l'anima inondava, inteneriva
rendeva puro il cuore.
E mi rivedo bambino
Memoria della Daunia è nelle fibre
più riposte dell'anima mia.
Mi par di risentire dei grilli
le monotone sinfonie che inondavano
le ampie distese di ristoppie;
di riveder le lunghe serpi che attratte
dal sole ardente lasciavano le tane
spesso impietosamente trapassate
dai rebbi selvaggi di un forcone;
di risentire il ronzio delle zanzare
che al tramonto dai fossi tutt'intorno
si diffondevano per ampio raggio
ad aggredire uomini e animali.
E mi rivedo bambino seduto sull'aia
presso una fioca lampada a petrolio
con altri bimbi attorno intrattenerci
giocando a carte fino a che il torpore
del sonno lentamente ci prendeva.
Non ebbi adolescente il privilegio
Non ebbi, adolescente, il privilegio
di poter ascoltar, quando l'avessi
desiderato, quello che accadeva
nelle varie regioni del pianeta
con la lieve pressione di due dita
su un nero magico pomello d'ebano
o, per sedare il mio spirito inquieto,
un melodioso brano musicale.
Potevo solo concedermi la sera
di passeggiar lentamente per le viuzze
antiche e buie che dalla piazzetta
delle tre Fiammelle mi permettevano
di giungere alla sveva Porta Arpana
e di sostare talor presso un uscio
ad ascoltar qualche triste notturno
scandito da un vibrante pianoforte
o una romanza eterea belliniana
o qualche notiziario che informava
di episodi esaltanti del Regime.
M'era piacevole pensare allora
nel buio di quei vicoli sì quieti
ad invisibili onde che remote
sorgenti a noi inviavan bisbigliando
impercettibile messaggio arcano.
La folla ascoltava in silenzio
Sotto il caldo sole d'agosto
la folla ascoltava in silenzio
le note dolorose dell'adagio
maestoso e solenne dell'Eroica
che una banda scandiva, nell'ampia piazza
docile alla guida del suo Direttore:
volti rugosi, bruciati dal sole
studenti, visi adulti gentili
tutti assorti nei loro pensieri
che quella musica mirabile destava.
La festa dell'Assunta, ravvivata
dal ricordo del ritrovamento
del quadro sacro avvolto in lunghi veli
che i Dauni vivono religiosamente
rimane un potente richiamo
per chi, lontano ormai dalla sua terra
avverte sempre profondo il legame
con l'immensa piana ove trascorse
la sua lieta o triste adolescenza
ove ascoltò dai suoi avi racconti
di transumanze, di fosse del grano
di privilegi sveli.
Anch'io ne sono lontano
ma mi rivedo spesso
vagare per viuzze e piazzette, o per gli ombrosi
vialetti della villa comunale
o far ricerche e consultar volumi
nella Biblioteca provinciale.
Ritorna spesso il mio pensiero ai luoghi
ove l'infanzia densa di eventi
ed una tormentata adolescenza
temprarono il mio spirito, il mio corpo;
in un cumulo di reminiscenze
sempre la mente rischia di affogare.
I falò
Era una fredda sera di dicembre
la luna piena inondava case e strade
in qualche vico falò scoppiettanti
fra grida festose di bambini
rosse nuvole di allegre faville
innalzavano al cielo; lieve brezza
diffondeva nell'aria il profumo
stuzzicante dei turcinielli
che brace ardente arrostiva
dinanzi alle porte, sulle strade.
Era costume ricordar così
l'Immacolata; al popolo piaceva
la pastorale usanza dei suoi avi.
La guerra cruenta di liberazione
distrusse tante bianche basse case;
migliaia di creature rimasero
sotto le ferree travi delle volte
o sotto i muri di tufo e mattoni
dell'umile loro dimora.
Spenti gli orrori dell'atroce guerra
pareva che la Terra palpitasse
tutta protesa a una feconda pace.
Ma fu per poco: e più fu l'illusione
dei semplici che ignorano le arcane
leggi brutali di sopraffazione
uniche ancora a scuotere e incitare
gli uomini schiavi a barbari massacri.
Eppur le madri schiudono alla vita
con gioia intensa tenere creature
e nel cuore del Cosmo eterna incalza
la misteriosa legge dell'Amore
che l'uomo non potrà mai sradicare.
Forse la guerra è pur essa una legge
che all'uomo è data, che non può annullare?
Dubbio crudele che non mi dà pace.