LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
I grandi poeti contemporanei
Alfonso Gatto
- Da" Poesie"
- Canto alle rondini
- Questa verde serata ancora nuova
- e la luna che sfiora calma il giorno
- oltre la luce aperto con le rondini
- daranno pace e fiume alla campagna
- ed agli esuli morti un altro amore;
- ci rimpiange monotono quel grido
- brullo che spinge già l' inverno, è solo
- l' uomo che porta la città lontano.
- e nei treni che spuntano, e nell' ora
- fonda che annotta, sperano le donne
- ai freddi affissi d' un teatro, cuore
- logoro nome che patimmo un giorno.
- Paesetto di Riviera
- La sera amorosa
- ha raccolto le logge
- per farle salpare
- le case tranquille
- sognanti la rosa
- vaghezza dei poggi
- discendono al mare
- in isole, in ville
- accanto alle chiese.
- Via Appia
- Eterna sera agli alberi fuggiti
- nel silenzio: la strada fredda accora
- i morti in terra verde: di svaniti
- suoni nell' aria armoniosa odora
- vento dorato il mare dei cipressi.
- Calma specchiata di monti la sera
- immagina giardini nei recessi
- tristi dell' acqua: erbosa primavera
- stringe la terra in uno scoglio vivo.
- Cade nel sonno docile la pena
- dei monti addormentati sulla riva:
- sopra la pace luminosa arena.
- Nella memoria li depone il bianco
- vento del mare: ad alba solitaria
- passano in sogno a non toccarsi: banco
- del mattino la ghiaia fredda d' aria.
- Arietta settembrina
- Ritornerà sul mare
- la dolcezza dei venti
- a schiuder le acque chiare
- nel verde delle correnti.
- Al porto sul veliero
- di carrube l' estate
- imbruna, resta nero
- il cane delle sassate.
- S' addorme la campagna
- di limoni e d' arena
- nel canto che si lagna
- monotono di pena.
- Così prossima al mondo
- dei gracili segni,
- tu riposi nel fondo
- della dolcezza che spegni.
- Da" Nuove Poesie"
- Amore della vita
- Io vedo i grandi alberi della sera
- che innalzano i cieli dei boulevards,
- le carrozze di Roma che alle tombe
- dell' Appia antica portano la luna.
- Tutto di noi gran tempo ebbe la morte.
- Pure, lunga la via fu alla sera
- di sguardi ad ogni casa, e oltre il cielo
- alle luci sorgenti ai campanili
- ai nomi azzurri delle insegne, il cuore
- mai più risponderà?
- Oh, tra i rami grondanti di case e cielo
- il cielo dei boulevards
- cielo chiaro di rondini!
- O sera umana di noi raccolti
- uomini stanchi uomini buoni,
- il nostro dolce parlare
- nel mondo senza paura.
- Tornerà tornerà,
- d' un balzo il cuore
- desto
- avrà parole?
- Chiamerà le cose, le luci, i vivi?
- I morti, i vinti, chi li desterà?
- Poesia d' amore
- Le grandi notti d' estate
- che nulla muove oltre il chiaro
- filtro dei baci, il tuo volto
- un sogno nelle mie mani.
- Lontana come i tuoi occhi
- tu sei venuta dal mare
- dal vento che pare l' anima.
- E baci perdutamente
- sino a che l' arida bocca
- come la notte è dischiusa
- portata via dal suo soffio.
- Tu vivi allora, tu vivi
- il sogno ch' esisti è vero.
- Da quanto t' ho cercata.
- Ti stringo per dirti che i sogni
- son belli come il tuo volto,
- lontani come i tuoi occhi.
- E il bacio che cerco è l' anima.
- Da" Osteria Flegrea"
- Passeggiata Fuori Porta
- Non basta l' oblio,
- la gassosa bevuta a mezza strada.
- Nulla più che ci aggrada,
- che sia blando e leggero
- come lo spirito del mattino;
- sempre morti tra noi,
- il terrore vicino
- di un' altra guerra
- e la mente dubitosa
- di quel che sarà poi.
- senza speranze la terra.
- Che diremo al bambino
- se vede nella bottiglia
- il celeste pensiero
- d' un mare che gli somiglia?
- Bastasse l' angelo arguto
- a dirci che il male
- è tutto là sul giornale
- per chi l' ha fatto
- per chi l' ha ricevuto.
- Il male ci coglie d' un tratto.
- Immeritata la gioia
- che non sia di tutti
- e i nostri lutti
- che non son nostri, i pensieri...
- La testa è più distratta ove più impara
- a dir col passo gli stessi pensieri.
- Inverno a Roma
- I bambini che pensano negli occhi
- hanno l' inverno, il lungo inverno. Soli
- s' appoggiano ai ginocchi per vedere
- dentro lo sguardo illuminarsi il sole.
- Di là da sé, nel cielo, le bambine
- ai fili luminosi della pioggia
- si toccano i capelli, vanno sole
- ridendo con le labbra screpolate.
- Son passate nei secoli parole
- d' amore e di pietà, ma le bambine
- stringendo lo scialletto vanno sole
- sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto
- gocciola sugli uccelli della gronda.
- Osteria Flegrea
- Come assidua di nulla al nulla assorta
- la luce della polvere! La porta
- al verde oscilla, l' improvvisa vampa
- del soffio è breve.
- Fissa il gufo
- l' invidia della vita,
- l' immemore che beve
- nella pergola azzurra del suo tufo
- ed al sereno della morte invita.
- Il Caprimulgo
- Tornerà sempre l' ironia serena
- del sortilegio sulle tue corolle,
- fiore disfatto.
- E tu che voli e piangi
- stridendo coi tuoi grandi occhi oscuri,
- o caprimulgo dalle piume molli,
- il buio sempre ingoierà la notte
- delle farfalle nere, le lucenti
- blatte in cui l' uomo misero rattrae
- le mani e gli occhi a rispettarle,
- umane della pietà per sé.
- Per la scala degli inferi discende
- il consenso perenne, l' ordinata
- congrega delle vittime plaudenti.
- O misura dell' uomo in sé dipinto
- costretto oltre la morte, mummia salva
- a schermo delle mani,
- a non aver più limiti, distratta
- è la forza latente, il bruco insonne
- della materia che ci traccia e insegue.
- Un fenomeno oscuro il divenire
- l' enfasi sorda che alle sue parole
- non crede più, ma giura. Ancora scende
- questa scala degli inferi e l' informe
- che chiede un senso smania di figure.
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