LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
I grandi poeti contemporanei
Dino Campana
- Dai Notturni
- La Chimera
- Non so se tra roccie il tuo pallido
- Viso m'apparve, o sorriso
- Di lontananze ignote
- Fosti, la china eburnea
- Fronte fulgente o giovine
- Suora de la Gioconda:
- O delle primavere
- Spente, per i tuoi mitici pallori
- O Regina O Regina adolescente:
- Ma per il tuo ignoto poema
- Di voluttà e di dolore
- Musica fanciulla esangue,
- Segnato di linea di sangue
- Nel cerchio delle labbra sinuose
- Regina de la melodia:
- Ma per il vergine capo
- Reclino, io poeta notturno
- Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
- Io per il tuo dolce mistero
- Io per il tuo divenir taciturno.
- Non so se la fiamma pallida
- Fu dei capelli il vivente
- Segno del suo pallore,
- Non so se fu un dolce vapore,
- Dolce sul mio dolore,
- Sorriso di un volto notturno:
- Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
- E l'immobilità dei firmamenti
- E i gonfii rivi che vanno piangenti
- E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
- E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
- E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.
- Da La Verna
- La Verna (Diario)
- Sulla Falterona (Giogo)
- La Falterona verde nero e argento: la tristezza solenne della Falterona che si gonfia come un enorme cavallone pietrificato, che lascia dietro a sé una cavalleria di screpolature screpolature e screpolature nella roccia fino ai ribollimenti arenosi di colline laggiù sul piano di Toscana: Castagno, casette di macigno disperse a mezza costa, finestre che ho visto accese: così a le creature del paesaggio cubistico, in luce appena dorata di occhi interni tra i fini capelli vegetali il rettangolo della testa in linea occultamente fine dai fini tratti traspare il sorriso di Cerere bionda: limpidi sotto la linea del sopra ciglio nero i chiari occhi grigi: la dolcezza della linea delle labbra, la serenità del sopra ciglio memoria della poesia toscana che fu.
- (Tu già avevi compreso o Leonardo, o divino primitivo!)
- 21 Settembre (presso la Verna)
- Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il paesaggio cristiano segnato di croci inclinate dal vento ne fu vivificato misteriosamente. Volava senza fine sull'ali distese, leggera come una barca sul mare. Addio colomba, addio! Le altissime colonne di roccia della Verna si levavano a picco grigie nel crepuscolo, tutt'intorno rinchiuse dalla foresta cupa. Incantevolmente cristiana fu l'ospitalità dei contadini là presso. Sudato mi offersero acqua. "In un'ora arriverete alla Verna, se Dio vole". Una ragazzina mi guardava cogli occhi neri un po' tristi, attonita sotto l'ampio cappello di paglia. In tutti un raccoglimento inconscio, una serenità conventuale addolciva a tutti i tratti del volto. Ricorderò per molto tempo ancora la ragazzina e i suoi occhi conscii e tranquilli sotto il cappellone monacale.
- Sulle stoppie interminabili sempre più alte si alzavano le torre naturali di roccia che reggevano la casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetri occidui.
- Si levava la fortezza dello spirito, le enormi rocce gettate in cataste da una legge violenta verso il cielo, pacificate dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve, purificate poi da uno spirito d'amore infinito: la meta che aveva pacificato gli urti dell'ideale che avevano fatto strazio, a cui erano sacre pure supreme commozioni della mia vita.
- Viaggio a Montevideo
- Io vidi dal ponte della nave
- I colli di Spagna
- Svanire, nel verde
- Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando
- Come una melodia:
- D'ignota scena fanciulla sola
- Come una melodia
- Blu, su la riva dei colli ancora tremare una viola...
- Illanguidiva la sera celeste sul mare:
- Pure i dorati silenzii ad ora ad ora dell'ale
- Varcaron lentamente in un azzurreggiare: ...
- Lontani tinti dei varii colori
- Dai più lontani silenzii
- Ne la ceste sera varcaron gli uccelli d'oro: la nave
- Già cieca varcando battendo la tenebra
- Coi nostri naufraghi cuori
- Battendo la tenebra l'ale celeste sul mare.
- Ma un giorno
- Salirono sopra la nave le gravi matrone di Spagna
- Da gli occhi torbidi e angelici
- Dai seni gravidi di vertigine. Quando
- In una baia profonda di un'isola equatoriale
- In una baia tranquilla e profonda assai più del cielo notturno
- Noi vedemmo sorgere nella luce incantata
- Una bianca città addormentata
- Ai piedi dei picchi altissimi dei vulcani spenti
- Nel soffio torbido dell'equatore: finché
- Dopo molte grida e molte ombre di un paese ignoto,
- Dopo molto cigolìo di catene e molto acceso fervore
- Noi lasciammo la città equatoriale
- Verso l'inquieto mare notturno.
- Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
- gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente:
- Sì presso di sul cassero a noi ne appariva bronzina
- Una fanciulla della razza nuova,
- Occhi lucenti e le vesti al vento! ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve
- La riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina:
- E vidi come cavalle
- Vertiginose che si scioglievano le dune
- Verso la prateria senza fine
- Deserta senza le case umane
- E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
- Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
- Del continente nuovo la capitale marina.
- Limpido fresco ed elettrico era il lume
- Della sera e là le alte case parevan deserte
- Laggiù sul mar del pirata
- De la città abbandonata
- Tra il mare giallo e le dune...
- Da Varie e frammenti
- Barche amorrate
- ...
- Le vele le vele le vele
- Che schioccano e frustano al vento
- Che gonfia di vane sequele
- Le vele le vele le vele!
- Che tesson e tesson: lamento
- Volubil che l'onda che ammorza
- Ne l'onda volubile smorza...
- Ne l'ultimo schianto crudele...
- Le vele le vele le vele
- Piazza Sarzano
- A l'antica piazza dei tornei salgono strade e strade e nell'aria pura si prevede sotto il cielo il mare. L'aria pura è appena segnata di nubi leggere. L'aria è rosa. Un antico crepuscolo ha tinto la piazza e le sue mura. E dura sotto il cielo che dura, estate rosea di più rosea estate.
- Intorno nell'aria del crepuscolo si intendono delle risa, serenamente, e dalle mura sporge una torricella rosa tra l'edera che cela una campana: mentre, accanto, una fonte sotto una cupoletta getta acqua acqua ed acqua senza fretta, nella vetta con il busto di un savio imperatore: acqua acqua, acqua getta senza fretta, con in vetta il busto cieco di un savio imperatore romano. Un vertice colorito dall'altra parte della piazza mette quadretta, da quattro cuspidi una torre quadrata mette quadretta svariate di smalto, un riso acuto nel cielo, oltre il tortueggiare, sopra dei vicoli il velo rosso del roso mattone: ed a quel riso odo risponde l'oblìo. L'oblìo così caro alla statua del pagano imperatore sopra la cupoletta dove l'acqua zampilla senza fretta sotto lo sguardo cieco del savio imperatore romano.
- Genova
- Poi che la nube si fermò nei cieli
- Lontano sulla tacita infinita
- Marina chiusa nei lontani veli,
- E ritornava l'anima partita
- Che tutto a lei d'intorno era già arcanamente
- illustrato del giardino il verde
- Sogno nell'apparenza sovrumana
- De le corrusche sue statue superbe:
- E udìi canto udìi voce di poeti
- Ne le fonti e le sfingi sui frontoni
- Benigne un primo oblìo parvero ai proni
- Umani ancor largire: dai segreti
- Dedali uscìi: sorgeva un torreggiare
- Bianco nell'aria: innumeri dal mare
- Parvero i bianchi sogni dei mattini
- Lontano dileguando incatenare
- Come un ignoto turbine di suono.
- Tra le vele di spuma udivo il suono.
- Pieno era il sole di Maggio
- ...
- Sotto la torre orientale, ne le terrazze verdi ne la lavagna cinerea
- Dilaga la piazza al mare che addensa le navi inesausto
- Ride l'arcato palazzo rosso dal portico grande:
- Come le cateratte del Niagara
- Canta, ride, svaria ferrea la sinfonia feconda urgente al mare:
- Genova canta il tuo canto!
- ...
- Entro una grotta di porcellana
- Sorbendo caffè
- Guardavo dall'invetriata la folla salire veloce
- Tra le venditrici uguali a statue, porgenti
- Frutti di mare con rauche grida cadenti
- Su la bilancia immota:
- Così ti ricordo ancora e ti rivedo imperiale
- Su per l'erta tumultuante
- Verso la porta disserrata
- Contro l'azzurro serale,
- Fantastica di trofei
- Mitici tra torri nude al sereno,
- A te aggrappata d'intorno
- La febbre de la vita
- pristina: e per i vichi lubrici di fanali il canto
- Instornellato de le prostitute
- E dal fondo il vento del mar senza posa,
- ...
- Per i vichi marini nell'ambigua
- Sera cacciava il vento tra i fanali
- Preludii dal groviglio delle navi:
- I palazzi marini avevan bianchi
- Arabeschi nell'ombra illanguidita
- Ed andavamo io e la sera ambigua:
- Ed io gli occhi alzavo su ai mille
- E mille e mille occhi benevoli
- Delle chimere nei cieli...
- Quando,
- Melodiosamente
- D'alto sale, il vento come bianca finse una visione di grazia
- Come dalla vicenda infaticabile
- De le nuvole e de le stelle dentro del cielo serale
- Dentro il vico marino in alto sale,...
- dentro il vico ché rosse in alto sale
- Marino l'ali rosse dei fanali
- Rabescavano l'ombra illanguidita,...
- Che nel vico marino, in alto sale
- Che bianca e lieve e querula salì!
- "Come nell'ali rosse dei fanali
- Bianca e rossa nell'ombra del fanale
- Che bianca e lieve e tremula salì..." -
- Ora di già nel rosso del fanale
- Era già l'ombra faticosamente
- Bianca...
- Bianca quando nel rosso del fanale
- Bianca lontana faticosamente
- L'eco attonita rise un irreale
- Riso: e che l'eco faticosamente
- E bianca e lieve e attonita salì...
- Di già tutto d'intorno
- Lucea la sera ambigua:
- Battevano i fanali
- Il palpito nell'ombra.
- Rumori lontani franavano
- Dentro silenzii solenni
- Chiedendo: se dal mare
- Il riso non saliva...
- Chiedendo se l'udiva
- Infaticabilmente
- La sera: a la vicenda
- Di nuvole là in alto
- Dentro dal cielo stellare.
- ...
- Al porto il battello si posa
- Nel crepuscolo che brilla
- Negli alberi quieti di frutti di luce,
- Nel paesaggio mitico
- Di navi nel seno dell'infinito
- Ne la sera
- Calida di felicità, lucente
- In un grande in un grande velario
- Di diamanti disteso sul crepuscolo,
- In mille e mille diamanti in un grande velario vivente
- Il battello si scarica
- Ininterrottamente cigolante,
- Instancabilmente introna
- E la bandiera è calata e il mare e il cielo è d'oro e sul molo
- Corrono i fanciulli e gridano
- Con gridi di felicità.
- Già a frotte s'avventurano
- I viaggiatori alla città tonante
- Che stende le sue piazze e le sue vie:
- La grande luce mediterranea
- S'è fusa in pietra di cenere:
- Pei vichi antichi e profondi
- fragore di vita, gioia intensa e fugace:
- Velario d'oro di felicità
- È il cielo ove il sole ricchissimo
- Lasciò le sue spoglie preziose
- E la Città comprende
- e s'accende
- E la fiamma titilla ed assorbe
- I resti magnificenti del sole,
- E intesse un sudario d'oblìo
- Divino per gli uomini stanchi.
- Perdute nel crepuscolo tonante
- Ombre di viaggiatori
- Vanno per la Superba
- Terribili e grotteschi come i ciechi.
- ...
- Vasto, dentro un odor tenue vanito
- Di catrame, vegliato da le lune
- Elettriche, sul mare appena vivo
- Il vasto porto si addorme;
- S'alza la nube delle ciminiere
- Mentre il porto in un dolce scricchiolìo
- Dei cordami s'addorme: e che la forza
- Dorme, dorme che culla la tristezza
- Inconscia de le cose che saranno
- E il vasto porto oscilla dentro un ritmo
- Affaticato e si sente
- la nube che si forma dal vomito silente.
- ...
- O Siciliana proterva opulente matrona
- A le finestre ventose del vico marinaro
- Nel seno della città percossa di suoni di navi e di carri
- Classica mediterranea femina dei porti:
- Pei grigi rosei della città di ardesia
- Sonavano i clamori vespertini
- E poi più quieti i rumori dentro la notte serena:
- Vedevo alle finestre lucenti come le stelle
- Passare le ombre de le famiglie marine: e canti
- Udivo lenti ed ambigui ne le vene de la città mediterranea:
- Ch'era la notte fonda.
- Mentre tu siciliana, dai cavi
- Vetri in un torto giuoco
- L'ombra cava e la luce vacillante
- O siciliana, ai capezzoli
- L'ombra rinchiusa tu eri
- La Piovra de le notti mediterranee.
- Cigolava cigolava cigolava di catene
- La gru sul porto nel cavo de la notte serena:
- E dentro il cavo de la notte serena
- E nelle braccia di ferro
- Il debole cuore batteva un più alto palpito: tu
- La finestra avevi spenta:
- Nuda mistica in alto cava
- Infinitamente occhiuta devastazione era la notte tirrena.
- They were all torn
- and cover'd with
- the boy's
- blood
- Da Inediti (1) e (2)
- Marradi
- Il vecchio castello che ride sereno sull'alto
- La valle canora dove si snoda l'azzurro fiume
- Che rotto e muggente a tratti canta epopea
- E sereno riposa in larghi specchi d'azzurro:
- Vita e sogno che in fondo alla mistica valle
- Agitate l'anima dei secoli passati:
- Ora per voi la speranza
- Nell'aria ininterrottamente
- Sopra l'ombra del bosco che la annega
- Sale in lontano appello
- Insaziabilmente
- Batte al mio cuor che trema di vertigine
- In un momento
- In un momento
- Sono sfiorite le rose
- I petali caduti
- Perché io non potevo dimenticare le rose
- Le cercavamo insieme
- Abbiamo trovato delle rose
- Erano le sue rose erano le mie rose
- Questo viaggio chiamavamo amore
- Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
- Che brillavano un momento al sole del mattino
- Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
- Le rose che non erano le nostre rose
- Le mie rose le sue rose
- P.S. E così dimenticammo le rose.
- (per Sibilla Aleramo)
- O poesia poesia poesia
- O poesia poesia poesia
- Sorgi, sorgi, sorgi
- Su dalla febbre elettrica del selciato notturno.
- Sfrenati dalle elastiche silhouttes equivoche
- Guizza nello scatto e nell'urlo improvviso
- Sopra l'anonima fucileria monotona
- Delle voci instancabili come i flutti
- Stride la troia perversa al quadrivio
- Poiché l'elegantone le rubò il cagnolino
- Saltella una cocotte cavalletta
- Da un marciapiede a un altro tutta verde
- E scortica le mie midolla il raschio ferrigno del tram
- Silenzio - un gesto fulmineo
- Ha generato una pioggia di stelle
- Da un fianco che piega e rovina sotto il colpo prestigioso
- In un mantello di sangue vellutato occhieggiante
- Silenzio ancora. Commenta secco
- E sordo un revolver che annuncia
- E chiude un altro destino
- Da Inediti (3)
- San Francesco, delicatezza...
- San Francesco, delicatezza di sbirro, la luna non si stacca dal monte, Italia Giolittiana, frasaismo borghese imperialismo intellettuale, rospi, serponi e il domatore, ascelle di maestrine in sudore, zitelle mature coll'ombra distesa sul passo domenicale, Louis XIV (l'Italie c'est moi), sull'Arno secolare rigovernatura delle lettere, industrie del cadavere, onestà borghese, tecnica cerebrale, manuale del pellirossa.
- Vo alla latrina e vomito (verità).
- Letteratura nazionale
- Industria del cadavere.
- Si Salvi Chi Può.
- da Storie, I
- Mi sono sempre battuto in condizioni così sfavorevoli che desidererei farlo alla pari. Sono molto modesto e non vi domando, amici, altro segno che il gesto. Il resto non vi riguarda.
- Home page di Dino Campana
Per comunicare con il Club degli autori: info<clubaut@club.it>
Home page Club dei poeti Antologia dei Poeti Concorsi letterari Arts club (Pittori) TUTTI I SITI CLUB Consigli editoriali per chi vuole pubblicare un libro Se ti iscrivi al Club avrai un sito tutto tuo! Inserito 14-06-1998