Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Vincenzo De Felice
Di professione musicista, scrive da molti anni, per proprio diletto, racconti di varia lunghezza e su argomenti diversi, suggeriti da personaggi e situazioni di vita quotidiana.
I navigatori internet sono i suoi primi lettori
L' arresto
 
Il carabiniere Terenzi Mauro -vestendo abiti borghesi- stava rientrando in caserma, al termine di tre sospirati giorni di licenza. Per prolungare la permanenza il piùa lungo possibile, aveva deciso di viaggiare di notte; sarebbe arrivato a B. -sua sede di servizio- la mattina seguente alle sei, appena in tempo per presentarsi a rapporto. Il treno viaggiava in perfetto orario, facendosi compagnia -di tanto in tanto- con un fischio lacerante. Le carrozze erano quasi vuote: d' inverno, in un giorno feriale, poca gente occupa, di notte, un convoglio non rapido.
Sdraiato sul sedile -era solo nello scompartimento- si sforzava di dormire: sapeva il maresciallo non sarebbe stato comprensivo nell'affidargli gli incarichi che gli competevano, la mattina seguente, in considerazione della notte insonne. Contrariamente a quanto accadeva ad altri, il dondolio del treno non gli conciliava il sonno ed il rumore degli scambi e delle saldature dei binari alle curve non gli cantavano alcuna ninnananna: gli davano solo fastidio!
Trascorse una ventina di minuti, rigirandosi su quello strano materiale che solo le ferrovie osavano definire 'pelle', senza mai riuscire a chiudere occhio. La posizione sdraiata, lungi dal rilassarlo, gli procurava l' ulteriore disagio di percepire più intensamente il nauseante, caratteristico odore delle vetture ferroviarie.Alla fine decise di alzarsi e passeggiare per il corridoio.La maggior parte degli scompartimenti era buia e deserta; solo due -adiacenti- erano aperti ed illuminati. Si avvicinò a quelle luci, non per curiosità, solo per noia. In uno, sedeva un giovane sulla trentina, nell'altro, una ragazza sui venticinque, ambedue soli. Abituato a guardarsi attorno con l' occhio del carabiniere, cercò -sempre per uccidere la noia- di ricavare qualche informazione sul conto dei suoi compagni di viaggio.
La ragazza doveva essere una studentessa: era carina, vestiva in maniera pratica -un maglione largo ed accollato e dei jeans- e sedeva compostamente, leggendo un libro, probabilmente un testo universitario.
Non sembrava preoccupata di viaggiare da sola, di notte, in una vettura semivuota: segno che c'era abituata. Anche quando lui si fermò, appoggiandosi alla parete del corridoio, fuori del suo scompartimento, non si irrigidì, come fanno le donne per far capire che non gradiscono eventuali avances; non che lo incoraggiasse, semplicemente lo ignorava. Terenzi notò -come non notarlo- un neo sulla guancia sinistra che la rendeva particolarmente attraente.Il giovane lo interessò in maniera piùprofessionale: non gli piaceva affatto, aveva l' aria di un mezzo balordo. Vestiva una casacca lurida, dei pantaloni dalle tasche gonfie e un berretto di lana, che portava stranamente calcato in testa, nonostante la temperatura nella vettura riscaldata fosse molto alta. Non sembrava occupato in qualche modo, né sembrava aver voglia di riposare,
ma appariva piuttosto nervoso. 'Non é un delitto portare un cappello e sedere in treno senza far niente', si disse, rimproverandosi di voler cercare delinquenti dappertutto.Il giovane si alzò, senza badargli, e tirò fuori qualcosa da una borsa che aveva accanto sul sedile, lasciandola aperta. L'involto che ne aveva estratto conteneva un toast ed una birra. Terenzi rise di se stesso: anche i delinquenti avevano fame.Ad un tratto però la borsa cadde per terra, con uno strano rumore metallico che gli piacque poco. Nuovamente si rimproverò: non tutti gli oggetti di metallo pesante sono armi da fuoco. Tuttavia il sospetto continuava ad inseguirlo, impedendogli di ritornare al suo posto. Come fare per sincerarsi della verità? Certo quell'uomo non gli avrebbe permesso di curiosare nelle sua roba, né avrebbe accettato di mostrargli i documenti.
Non poteva imporglielo, perché non era in divisa, non aveva alcun
mandato, né -soprattutto- qualche elemento che giustificasse un atto di forza. Attaccare discorso? Non sembrava un tipo socievole e poi, se davvero era un poco di buono, non gli avrebbe certo dato corda, né -in ogni caso- raccontato o soltanto lasciato trasparire alcuna verità. Lo aveva visto da appena un quarto d' ora, eppure l' identità di quell'uomo era diventata un'ossessione per lui.'Se lasciassi perdere?' si domandò. Non era in servizio e stava soltanto inseguendo un' idea senza fondamento. Si spostò nuovamente verso lo scompartimento della ragazza; lei questa volta lo notò e, alzando gli occhi, gli rivolse uno sguardo quasi smarrito. Non poteva lasciarla nella mani di quel balordo. Si decise: doveva trovare il modo di bloccarlo o di sincerarsi della infondatezza dei suoi sospetti. E l' occasione arrivò: Il tizio, finito di mangiare, ebbe evidentemente necessità di soddisfare un diverso bisogno naturale. Si alzò richiuse accuratamente la sua borsa da viaggio ed uscì dallo scompartimento diretto verso la toilette, non senza aver dato uno sguardo molto attento al movimento del corridoio. Mauro era naturalmente scomparso, tornando a sedersi al suo posto e fingendo di dormire. Lo vide passare, contò fino a dieci, si alzò, corse per il corridoio fino alla porta della ritirata -per sincerarsi che fosse chiusa- sperando che realmente l' individuo vi fosse entrato. Poi, sempre di corsa, si recò
nello scompartimento del sospettato. Stava ben attento a non farsi notare dalla ragazza: avrebbe dovuto darle delle spiegazioni e temeva scene di panico nel caso la situazione fosse degenerata. La cerniera resisteva un po'. La aprì nervosamente... e vide ciò che temeva di vedere: una mitraglietta, quasi un' arma da guerra, di quelle che spesso i malviventi utilizzano per le rapine. Non c' erano più dubbi: nessuno porta in giro, in valigia, giocattoli del genere in modo regolare. Aveva visto giusto: era un poco di buono. Richiuse il tutto accuratamente e si catapultò fuori -maledicendosi per non essersi mai deciso ad acquistare un cellulare- alla ricerca di un ferroviere. Camminò nervosamente nei corridoi delle vetture, finché non incontrò il conduttore. Tirando fuori la tessera, si qualificò e gli spiegò l'accaduto. Il poveretto, morto di paura, si mise in contatto, -tramite il telefono di servizio- con la stazione seguente e il locale posto di polizia ferroviaria. Terenzi assicurò ai colleghi che avrebbe tenuto d'occhio il balordo fino al loro arrivo, poi congedò il ferroviere, raccomandandogli di non creare panico. Tornò al suo posto di osservazione: si domandava se doveva allontanare la ragazza con un pretesto. Dopo aver riflettuto, decise che non era il caso: c'erano solo loro tre nella vettura, il movimento avrebbe
potuto allertare il malvivente, che quasi certamente non sospettava nulla. Tutto era tranquillo, l'individuo si era addirittura appisolato e la ragazza continuava a leggere con la solita noncuranza; vedendolo ripassare gli rivolse nuovamente uno sguardo quasi cordiale. 'Non immagini nemmeno il favore che ti sto facendo' pensava intanto Mauro.
Quando il treno cominciò a rallentare, la sua agitazione crebbe: doveva essere all'altezza della situazione. Aveva concordato con la polizia che si sarebbe fatto trovare sulla piattaforma posteriore della
vettura. Si avvicinò lentamente all'uscita; dal finestrino della portiera vide due agenti ed un maresciallo apparentemente occupati in altre faccende. Appena il convoglio fu fermo, con uno scatto salirono sul treno, uno davanti, due dietro. Mostrando la sua tessera al maresciallo, Terenzi gli indicò -senza parlare- lo scompartimento. Si svolse tutto molto velocemente:-Polizia, documenti. Il sospettato, che dormiva, non ebbe neanche il tempo di reagire. Un agente aveva aperto la borsa e si era sincerato della presenza dell'arma-Venga con noi. Scesero tutti e quattro ed il treno ripartì.Il carabiniere, contento e sollevato, passò nuovamente davanti allo scompartimento della ragazza, che sedeva, con la testa appoggiata allo schienale, senza più leggere, pallidissima.Si era spaventata, poverina. Preferì lasciarla tranquilla, contento di aver fatto il suo dovere.Il maresciallo, già al corrente di tutto, lo accolse cordialmente:
-Bravo, Terenzi. Sei stato bravo; meglio di Megré.
-Signorsì, grazie, signor maresciallo
-La ferroviaria lo ha identificato: hanno telefonato dieci minuti fa. Non
immaginerai mai di chi si tratta...
-Di chi?
-Il rapinatore delle Banche piccole
-Non é possibile. erano mesi che..
-..che lo ricercavamo. E tu lo hai fatto arrestare; Vedrai che il comando non si dimenticherà di te.
-Si sa niente dei complici?- disse Terenzi
-No, purtroppo. Ma qualcosa sperano di ricavare dall' interrogatorio. Intanto cercano la sua donna: é schedata, anche lei, un bel "pitigrì." Questa é la foto che hanno mandato. Fanne fare delle copie e distribuiscile alle pattuglie. Non dovrebbe essere difficile identificarla, con quel neo sulla faccia......
-Muoviti, Terenzi. Che fai, dormi?
-S..signorsì, s..signor Maresciallo}
 
 
 

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Inserito il 20 giugno 1998