Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del concorso letterario
Club degli autori 1999 - 2000
- Isabella Affinito, Anna Aita, Cinzia Ambrosio, Tiziana Angelino, Gilberto Antonioli, Claudio Assenza, Alessandro Bacci, Simone Barbato, Fabrizio Barbi, Barbara Barisione, Annunziata Bortolotta, Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò, Massimiliano Bianchi, Tanya Biondi, Carlo Borghetti, Walter Borghisani, Roberto Borriello, Bruna Boschin, Luca Bosco, Simonetta Capponi, Andrea Caputo, Amelia Carlucci, Andrea Carrara, Pier Paolo Caserta, Camillo Catarozzo, Maria Rosaria Cau, Bruno Cavallari, Paola Ceci, Maria Francesca Cherubini, Iole Chessa Olivares, Lorenzo Civinelli, Gianluca Cola, Rosario Contarino, Francesco Conte, Giuseppe d'Onofrio, Milena De Giusti, Giuseppe De Rosa, Silvestro De Simone, Riccardo Del Sole, Marco di Mauro, Franco Donati, Vincenzo Elefante, Michele Fabbri, Isotta Farnea, Antonio Favruzzo, Patrizia Fazzi, Claudio Fichera, Maria Letizia Filomeno, Franco Fiorini, Isabella Flego, Maria Antonietta Fontana, Michele Fonzo, Elisa Foschi, Marco Galli, Rocco Gentile, Elisabetta Ghiglieri, Emilio Grollero, Mila Lavorini, Stefania Lena, Alessandro Lugli, Silvestro Luisi, Zoran Majkic, Antonio Maldera, Valter Malenotti, Katia Marionni, Giuseppe Marra, Maurizio Mattioli, Donatella Mecca, Agostina Messaggio, Alessandro Montefusco, Fernanda Nicolis, Maurizio Paganelli, Giovanni Palillo, Maurizio Pannini, Rino Passigato, Carlo Pedretti, Susanna Pelizza di Palma, Alessandro Perfetti, Antonio Petri, Giovanni Francesco Piano, Gianna Piano, Francesca Piazzolla, Gerardo Picardo, Elisabetta Pieraccioni, Lidia Pieri, Cristiano Poletti, Giuseppe Pupillo, Sonia Quintavalla, Ermano Raso, Rina Ravera, Giuliana Righi, Antonio Rossi, Lucio Rossi, Idelfonso Rossi Urtoler, Alex Rusconi, Christian Salandin, Silvana Sarotti, Luciana Scaglia Grenna, Adriano Scandalitta, Salvatore Scollo, Giovanni Scribano, Myriam Vittoria Sebastianelli, Fausto Serpagli, Jolanda Serra, Mariano Serrecchia, Ambrogina Sirtori, Giuseppe Spiotta, Carlo Tavani, Gianluca Testa, Ezio Testa, Angelo Tondini, Federico Topa, Olivia Torre d'Ercole, Piero Trapani, Stefano Valeri, Adriana Valletta, Simona Vecchini, Pascal Vecchio, Maria Santina Venditti, Luca Maria Vicamini, Giovanni Zappalà, Alfredo Zona.
- ALESSANDRO BACCI
- Campane della sera
- Suono distaccato dal fragore del mondo
- quasi di altri tempi,
- assonanze che tornano di lontano
- tra gli echi di antiche preghiere
- perse tra i ruderi di una vecchia chiesa di campagna
- che poggia le sue mura su questo immobile tempo
- silenzioso come l'icona di una ruvida cartolina.
- A chi giova tale cantilena o lagna?
- forse di conforto a chi non ha ritorno,
- loro che all'ombra schiudono gli ultimi applausi della sera.
- Il vento corre tra gli alberi spettinati
- e rapisce lo sguardo che si perde nel verde,
- un vasto mare che ha colline per onde
- e isolate luci sparse qua e là
- incastonate nel buio mosaico della notte
- come tante stelle a specchiarsi in esso.
- Il cielo sembra rovesciarsi nel vuoto,
- un comprensibile disorientamento si prende gioco di me
- orfano di un orizzonte a dividere in due la notte
- mentre dalle tenebre sorge il campanile come un faro
- ad indicare la strada col suono delle sue campane:
- un punto di riferimento nel niente.
- TORNA ALL'INDICE
- SIMONE BARBATO
- La sconfitta
- Al suon del suo tocco,
- amara morte
- fece la lotta e la speranza.
- Poi nell'occhio avversario
- della vittoria conobbi le virtù.
- Quando dal capo chino
- con sdegno,
- della sconfitta
- diventavo il segno.
- La vite e il contadino
- La vite rugosa nel segno del tempo,
- fu cresciuta
- dal tocco d'arte che la natura inventa.
- E d'un uomo le sagge cure,
- l'amavano
- sin dal lontano tempo.
- Fin che il contadino
- della vite riflettea l'aspetto.
- La natura sognata
- Avea la pace più sperata
- nel cuor mio che sempre l'indica.
- E mentre lontana gemmea nel mondo,
- solo imitazioni d'essa sapevo.
- Nei tristi giardini
- e delimitati parchi.
- TORNA ALL'INDICE
- MARIA LUISA BECK-PECCOZ SPANÒ
- Minuto
- Minuto.
- Stella cometa,
- nascita e allarme.
- Girandola
- di pienezze
- per me,
- padrona e schiava
- del presente.
- Nuoto
- in quest'incanto,
- sirena maldestra
- di un oceano improvviso
- di richiami.
- Minuto,
- $passato
- e futuro splendente,
- regalo
- e appartenenza
- di altri,
- ingiustizia
- e guadagno indiscusso.
- Giubilo di momento
- da godere umilmente,
- inginocchiati
- nella polvere corrotta
- &endash; e scintillante &endash;
- di un'essenza
- timidamente
- mistica,
- inaspettatamente resuscitata,
- illusoriamente
- immortale.
- TORNA ALL'INDICE
- TANYA BIONDI
- La vecchia scuola
- Che anni fa
- Mi angosciava come una caserma
- Ora risveglia
- La muta nostalgia di un rifugio.
- Il tempo lascia così
- I suoi indelebili segni
- Nell'anima
- Le sue dimensioni ci sono estranee
- Ma i suoi sentimenti
- Non possono essere taciuti
- Le grida dei bimbi
- Tutti i bimbi meravigliosi
- Che la storia ha visto
- &endash; I soli che il tempo pianga &endash;
- L'inconsapevole infanzia anch'io rimpiango
- Non la mia,
- Che mi sorride estranea
- Da immagini nella memoria impresse,
- Quella sua
- Del mio bambino
- Che lui non comprende appieno
- Ma ha nel mio cuore
- Radici profonde come la stessa terra
- E col tempo mi struggo
- Per il suo vago andare.
- TORNA ALL'INDICE
- CARLO BORGHETTI
- Un uomo per caso
- Quante cose ho visto nella mia vita
- Quante volte ho sorriso, scherzato, pianto
- Quante volte ho visto i sorrisi della gente
- Mai ho pensato di vedere quel bimbo
- Mai ho pensato di vederlo arrivare dal Kosovo
- Mai ho pensato che vi potessero essere bimbi già grandi
- Sono cresciuto guardando un bambino negli occhi
- Sono cresciuto vedendo quegl'occhi
- Sono cresciuto per caso
- Ora sono un uomo e quel bimbo lo era già
- Ora è cresciuto, per caso, per essere nato nell'odio
- Nessuna colpa
- Nessuna scusa
- Nessuna legge
- Solo un uomo un uomo per caso.
- Poesia inedita scritta per la guerra.
- TORNA ALL'INDICE
- MARIA FRANCESCA CHERUBINI
- Come albero divelto
- Come albero divelto
- dal suo prato,
- me ne sto
- in un canto gettata,
- in attesa
- che le mie folte chiome,
- mute ormai
- di cince e rosignoli,
- si riempiano
- dei corvi
- della sera.
- Tra le dita rinserravo
- (A mia madre)
- Tra le dita rinserravo uno smeraldo
- era l'animo tuo coi suoi fulgori.
- Poi tempesta venne a depredarmi
- e rimasi dita vuote verso il cielo.
- Ma il ricordo della tua luce materna
- quel tuo animo finemente cesellato
- dà ancora forza alle mie stanche stagioni
- e il volto illumina nei giorni di burrasca
- TORNA ALL'INDICE
- IOLE CHESSA-OLIVARES
- La sorgente prima
- Annegava la notte tra le stelle
- e un carrozzone andava tremolante
- su malcerti tralicci di un ponte.
- Muti incantesimi trascinava con sé
- nella presa di un tempo sempre uguale
- e sonnacchioso. Lo conduceva un vecchio
- pagliaccio mai stanco di spiare l'infinito
- mai stanco di attendere "un qualcosa"
- che doveva giungere all'improvviso
- e condurlo oltre il limite del cielo
- alla "sorgente prima".
- A un tratto sul ponte, proprio dove tralicci
- sopraffatti dagli anni stavano per cedere
- vide un lucore prima incerto poi più vivo
- dare forma a un funambolo che lo invitava
- a saltare sul filo disteso come strada celeste.
- Il pagliaccio avvertì dentro di sé l'eco
- del crepuscolo, vide colori, distanze
- uguali sull'orizzonte e rapito da improvvisa malia
- si lanciò in braccio al funambolo, con lui si confuse.
- In quell'attimo credette di essere giunto
- al limite del cielo là dove nasce e si perde
- l'immenso ma in quel vorticare e baluginare di luce
- il gemito inatteso di un piccolo passero l'avvolse
- d'oblio ancor più innalzandolo e la "sorgente prima"
- non vista s'adagiò su altri occhi, su altre labbra,
- su un cuore redento dalla deriva del sogno.
- TORNA ALL'INDICE
- LORENZO CIVINELLI
- Se vuoi
- Ogni attesa valorizza il significato,
- nell'incontro si è verificato
- quel preteso avanzare
- nel riscoprire un atteso amore,
- oh! quanto valore do a me stesso.
- Se vuoi anche tu amare,
- questo reciproco amore,
- valorizza i nostri animi,
- nel ringraziare,
- per il dono della vita.
- Conoscere l'altro
- Un mio simile di essere umano si prende spazio di me ravvicinandosi,
- considerando il mio essere.
- Il mio interesse in lui si ferma,
- il capire di altrui rende il mio essere in rapporto di apprendimento
- per conoscere una mente dove ad ognuno di noi apparteniamo.
- Ad un solo inizio e unica fine,
- questa susseguirsi viene alimentato
- con vuoto misterioso,
- che la nostra mente non ha il possesso.
- Come l'orizzonte e il tramonto
- e il firmamento delle stelle,
- così l'infinito della nostra mente
- è come guardandoti allo specchio,
- che immagini
- ma "senza esserci".
- TORNA ALL'INDICE
- GIANLUCA COLA
- Mondo beat
- Guardavo l'infelicità
- con occhi che non vedono
- ascoltando il vuoto
- del suo silenzio.
- In questi disperati vortici
- che chiamiamo vita
- si vive e si muore
- o si muore e poi si vive.
- Non c'è via d'uscita
- non ne esiste un'entrata
- dentro o fuori,
- siamo solo attori spettatori
- di noi stessi.
- Anime solitarie
- perse nel caos nella confusione
- d'etnie miste di colori.
- Cristiano Buddisti
- sbronzi di erba sacra
- che cercano felicità
- nei loro sogni.
- Eterni vergini al futuro
- pazzi drogati di re papavero
- hippy, rocchettari, omosessuali e puttane
- falsi preti ed inutili credi.
- L'amore ed il dolore
- passeggiano sottobraccio
- per le strade degli amanti.
- TORNA ALL'INDICE
- GIUSEPPE D'ONOFRIO
- Allegoria
- (d'un giorno e della vita)
- T'affacci ancora, mimesi dell'aurora,
- al divenire blu dell'orizzonte.
- Io gaio accorro lieve, riemergendo
- dal mio scrosciare d'anima silente.
- Pronto, altro non aspettando
- che il conosciuto palpito di sirena.
- Ma al limitare d'una (mia?) domanda
- sospesa resta e fluttua
- la futile onestà di quel sentire.
- Amore insiste e m'imprime sul volto
- la saggia anonimia di cartapesta:
- mi ristupisco allegro a carezzare
- la trista libertà che tinge il mondo
- di canti e suoni e voci e cuori in festa.
- Fino al prossimo vento: già lo vedo,
- tende elastici d'alberi lontano
- sperde reliquie e pagine e pensieri.
- Aria dolce di morte poi sulla desolata
- pianura stanca
- cade.
- La grazia a sera prego d'una mano
- calda e bianca d'intonaco sull'anima.
- E sorge il buio
- con stelle o senza stelle ma da sempre
- di graffiti di sogni trapuntato:
- tanta poesia sprecata si disperde
- nell'indaco dell'alba e trascolora
- lungo il sentiero opaco del ricordo.
- E allora, e poi? Ma sì, ritorni ancora,
- mimesi dall'aurora, all'orizzonte:
- e io gaio accorro lieve, galleggiando
- TORNA ALL'INDICE
- GIUSEPPE DE ROSA
- La mente
- Indignata tu sei per l'umana nequizia
- La profondità del tuo animo intangibile è
- Non avere mai dubbi sul tuo grande intelletto
- Il pensiero t'è caro
- Splendidi scatti d'illuminata bellezza
- La tua mente pervadon
- La ragione, prepotente,
- a te s'accompagna
- nessun attacco frontale
- sconfigger potrebbe
- tali compagni
- attenta però
- preparata non sei
- a tanta pochezza
- annichilire potrebbe
- il tuo scrigno prezioso
- assisto orgoglioso
- al tuo incedere fiero
- nulla può abbattere
- tanta creazione
- sii l'essenziale
- per chi lo ritiene
- nulla regala
- a chi degno non è
- a chi capire non può
- tanta sagacia.
- TORNA ALL'INDICE
- ISOTTA FARNEA
- Malinconia
- Oggi la malinconia si è chiusa nel mio cuore
- e ha gettato via la chiave,
- è proprio decisa a starsene lì,
- credo che ci farà il suo angolo preferito.
- Il vento mi alza i capelli e non mi permette di scrivere,
- il cielo è tutto azzurro e va sulle sfumature bianco-blu,
- di qua e di là c'è qualche buco profondo
- illuminato da un raggio di luce,
- il suono delle campane si fa sempre più forte
- e sempre più piano
- Basta, è finito, ora c'è silenzio
- il canto degli uccelli mi fa ricordare i campi.
- Ora si sente la gente tossire,
- il rumore delle chiavi e
- il chiudersi delle finestre,
- buio a destra e a sinistra,
- la luce scompare e io con lei
- La musica naturale
- In un tempo lontano
- quando non c'erano ancora
- le orchestre con gli strumenti,
- i violini erano i venti
- e i cavalli che galoppano nella prateria
- i tamburi della batteria
- e c'era in quella musica naturale
- la grancassa del temporale,
- il lamento della bestia ferita,
- il canto del fringuello.
- TORNA ALL'INDICE
- MARCO GALLI
- Novecento
- Pensoso percorro le perimetrali
- calli di un fuggente terso sentimento,
- un pedone da ferma mano sospinto
- sul limitar ignoto della scacchiera.
- E lì, il piede or smarrito abdicante
- nel procelloso vuoto del rimembrare,
- indietro mi volgo, implorante e incerto,
- e gran menzognera temo la promessa.
- Tu nera Regina ammaliante a mezz'aria
- altro non pari se non gran mesto addio
- ai giorni del mio lieto animo compagni,
- ai romanticanti passi nella notte.
- Nebbioso Novecento, adultera prole
- del vagheggiante mare dello spirito,
- orfano mi lasci ora alle colonne
- mitiche, in faccia a Scilla nudo e inerme.
- L'Allegria, 10 novembre 1999
- TORNA ALL'INDICE
- STEFANIA LENA
- Tra il crepuscolo, un tuo sospiro
- Più cresce l'erba e più mi manchi.
- Più si infrange il mare sulla riva
- e più il tuo ricordo si fa rumoroso.
- Si schiudono le rose
- e il dolore sboccia tra il crepuscolo dell'autunno.
- Più sospiri
- e più tuona la solitudine,
- in un cielo di stelle annoiate dal mare.
- Più ti allontani
- e più si avvicina il ricordo, i sospiri, i giochi,
- che nelle tenebre degli anni,
- fanno tremar di infanzia
- un cuore fermo ad ogni battito.
- Più il cielo si fa blu
- e più ricordo il tuo viso.
- Il tramonto è uno sbocciar di risa
- che si arrotolano come allora
- tra il silenzio dei giochi.
- Amore!
- Ogni tanto nel mio cuore
- c'è il silenzio.
- La morte è stata un onda
- che ha raschiato, avvolto, colpito, girato,
- i ricordi e i sospiri.
- Scagliandoli.
- Frantumandoli.
- Tra cuore e anima
- con rabbiosa spuma,
- ad ogni batter d'ala,
- ad ogni sospiro di foglia.
- Resto ferma
- in questa notte di cicale,
- dove in ogni cosa
- si coglie te.
- TORNA ALL'INDICE
- VALTER MALENOTTI
- Il lago e le stagioni:
- Primavera
- Il lago si sveglia gioioso
- solcato da tiepidi raggi
- e saluta con un sorriso
- il cielo, i monti ed i fanciulli
- che giocano sulle sponde
- cosparse di fiori gialli.
- Anche la rondine è tornata
- e tutto palpita, di vita.
- Estate
- Tutto è luce, calore:
- due innamorati
- accarezzati dal sole
- se ne stanno sdraiati
- sulla rena chiara
- fino a tarda sera.
- Autunno
- Cadaveri di foglie tristi
- stramazzano sull'acqua ferma
- e sulla riva sabbiosa non v'è orma.
- Dell'estate, qua e là, solo resti.
- Un vecchio rugoso
- seduto su una panca
- di pietra, con i ricordi arranca
- pescando pensieri a ritroso.
- Le rondini sono in partenza.
- I sogni son partiti da un pezzo,
- rimane la speranza.
- Inverno
- È uno specchio grigio
- rotto dalla brezza
- che soffia; gelida carezza
- sotto un cielo grigio.
- Un'anatra starnazza
- affamata, rivolta alla panca
- vuota, agghindata di bianca brina.
- Nessuno più, la nutrirà di tenerezza.
- Il freddo paralizza in sordina,
- ora la speranza è parte del sogno
- ma tanto, non ve n'è più bisogno.
- TORNA ALL'INDICE
- AGOSTINA MESSAGGIO
- Natale
- Si accendono i cuori
- ci sentiamo più buoni
- ricorre l'evento sublime
- è nato Gesù!
- Aria di festa e di pace
- luci addobbi a colori
- scambi d'auguri e di doni
- gesti d'amore e di più.
- Il viver virtuoso speriamo
- perduri anche dopo la festa
- nel nostro animo cresca
- non sia solo gioia di un dì.
- TORNA ALL'INDICE
- ALESSANDRO MONTEFUSCO
- Ad una sconosciuta
- Del viso non ricorso, ma di pelle,
- Ad oscurar vista v'è il profumo.
- Tu m'avvedi in luoghi sconosciuti
- Sospirar di te, amor forestiero,
- Cantar a te di parole i suoni.
- Infiamma passione ch'io non fermo,
- Al tuo passare rendi omaggio
- Colui ti conosce, e tu che leggi,
- Leggi ch'io continuo a parlar di te.
- Non dar di te vista ma proteggila.
- Non scottar d'amore che vive in te,
- Tiepida è la tua vicinanza.
- E tu che leggi, non avere paura.
- E tu che leggi, pensa d'amor vivo
- Ch'io sto per guardar con le mani a
- Sostener il mio viso, nel veder
- Il tuo, da curiosità sospetto.
- TORNA ALL'INDICE
- MAURIZIO PAGANELLI
- Piegato insonne alla ringhiera
- La fronte appoggio,
- nell'assoluto ascolto
- I respiri di ogni donna.
- Il Sonno
- Continuo in questo raggirarmi
- Divelte ho coperte e pene
- Maledetto oscuro sonno
- Veleno che mi percuote
- Nel silenzio l'anima.
- Come un ombra straniera
- Sul ciglio di ogni notte
- Tu, corsara figura
- Dal corpo mozzafiato
- Di donna priva di testa.
- Grata, nera al crepuscolo
- Doni profusa
- La bocca, la pelle, ghiacciata.
- E lasci
- un'instabile presenza.
- Sgrana il sogno
- Alla notte
- Guardo le stelle
- All'ombra del tiglio
- Beve il cielo
- Il profumo sottile
- La luna è incappucciata
- su un'onda bizzarra
- Il mare assonnato langue.
- TORNA ALL'INDICE
- CARLO PEDRETTI
- Disperazione
- (dell'amico che ha perso la vista)
- Col mattino laborioso, azzurro,
- Venne la notte ai tuoi occhi azzurri,
- Ahi la terribile notte!
- Venne la morte ai tuoi sogni azzurri,
- Ahi la terribile morte!
- Il mattino si squarciò col grido
- Che sopravvivevi a te stesso
- E solo ti lasciò col tuo dolore
- Ad invidiar la morte ai morti.
- Era l'eco del terribile sogno
- Incubo della tua vita distrutta
- E non era sogno, non era mattino,
- Nel freddo, azzurro mattino.
- Tu gridasti che era notte,
- Ed era soltanto mattino,
- Azzurro mattino.
- TORNA ALL'INDICE
- FRANCESCA PIAZZOLLA
- Cambiare il mondo
- Coprire
- di candidi veli
- le ombre
- di vite
- nefaste.
- Lavare
- con acqua sorgiva
- i muri imbrattati
- che piangono
- ingiurie.
- Cancellare
- l'incerto cammino
- tra pietre
- che segnano
- il tempo.
- Rafforzare
- l'essenza dei bimbi
- perché siamo un giorno
- la palingenesi
- di nuova vita.
- Per cambiare il mondo.
- Poesia di un vicolo
- Fioche luci
- illuminano
- un vicolo
- lungo e stretto.
- S'ode
- una nenia.
- Incanta
- le pietre stanche.
- Una mamma
- canta
- per il suo tesoro.
- TORNA ALL'INDICE
- GIUSEPPE PUPILLO
- Universo
- Basta che non siano falci
- a levigarmi il viso, deriso.
- Mi è sufficiente meno:
- vedere ogni sorso d'acqua che ingoi e rinfrescarmene il cuore;
- o meno ancora, guardare il sole in faccia
- e, accecato, vagare
- nel buio luminoso dove tutti sono ma non sanno.
- Cercare un cipresso.
- Graffiarlo con la nuca scendendo in calce.
- Assopirmi con la bramosia
- d'essere stimolo
- del mio piccolo universo.
- Risvegliarmi con il muschio
- sulle gote, parte del terreno
- che m'accoglie.
- Basta!
- Aleggi fra questi cumuli di cemento, sparsi;
- in quest'andirivieni di poesia, in macerie;
- la veemenza del tempo
- scarnifica i tuoi alfieri
- selvaggiamente globalizzati
- dal pensiero dell'esilio.
- Non ti dai pace senza lotta,
- lungaggini di procedure assurde
- inguainano i tuoi sospiri.
- Avanti! Tocca il sangue,
- porgi il tuo facile ideogramma
- alla morte, l'orgoglio alle vittime,
- le medaglie alle madri.
- Tu eri abile a compiere, o oggetto
- della vigliaccheria.
- Un profumo di terra schiantata
- ti farà da fanfara
- e un esercito di anime
- ti seguirà fedele.
- TORNA ALL'INDICE
- RINA RAVERA
- Mano alzata
- Una mano alzata
- un volto spaventato
- un segno sulla guancia
- un pianto disperato.
- Una mano tesa
- senza più veleno
- un bacio a fior di labbra
- un bimbo sereno.
- TORNA ALL'INDICE
- GIULIANA RIGHI
- Nuovi tempi
- Ti ascolto, ti osservo, ti odoro
- Parole nervose urlate con occhi duri
- Profumo falso e il vestito nuovo
- Corri veloce sull'asfalto rovente
- Ti ascoltavo, ti osservavo, ti odoravo
- Stanco dal pesante lavoro nei campi
- Chino sotto il peso delle reti per la pesca
- Nero per il carbone nelle miniere
- Lunghi silenzi sussurrati con occhi tristi
- Odore vero e il vestito vecchio
- ondeggiavi lento camminando per viottoli
- Ti ascolterò, ti osserverò
- Parole sconosciute raccontate con occhi stanchi
- Nessun profumo e il vestito uguale
- Correranno le dita impazzite come artigli sulle tastiera
- Fulmini di colore schizzati, e tu sarai qui, lontano.
- Io c'ero, ci sono e ci sarò
- Acqua
- Acqua, semplice acqua
- Scorre dolce sul tuo corpo sotto la doccia
- Scende fresca lungo la tua gola ardente
- Allieta spumeggiante la tua anima triste
- Luccica piccola sulla tua guancia
- Acqua, semplice acqua
- Azzurra nel limpido cielo in un'estate
- Verde nell'erba nuova in una primavera
- Nera nel fiume in piena in un autunno
- Bianca nella neve in un inverno
- Acqua, semplice acqua
- Spreco gioioso per la vanità di una fontana
- Gioiello prezioso per la borraccia del beduino
- Strada profonda per il viaggiatore antico
- Calda casa per l'uomo del freddo
- Acqua, semplice acqua
- TORNA ALL'INDICE
- ANTONIO ROSSI
- Oltre quel cielo
- Come posso chiamarti, amore?
- ma forse non è giusto,
- perché l'amore vive
- oltre quel cielo che vediamo;
- vogliamo amore, sempre amore,
- ma l'amore è un'alba bianca
- dove volano le rondini smarrite.
- E in quel volo di rondini
- sta tutta la dolcezza dell'amore;
- l'amore che a volte ama
- e che a volte odia.
- Ma poi saliremo, lievi,
- oltre quel cielo che vediamo
- e lì non ci saranno più confini,
- né sogni che si infrangono al mattino,
- ma solo il grande fiore dell'amore,
- che noi senza incertezze coglieremo.
- TORNA ALL'INDICE
- LUCIANA SCAGLIA GRENNA
- Oscurità
- L'imbrunire sta avvolgendo la tua persona,
- barcollante,
- i tuoi movimenti si fanno lenti,
- incerti
- perché i tuoi occhi non riescono a vedere
- quasi più.
- Ti provi a muovere,
- sei attanagliata dal vuoto
- che hai tutto intorno,
- sei infastidita
- perché non sai quello che ti aspetta:
- mani che ti accarezzano dolcemente
- o mani che ti urtano prepotentemente?
- Tu sogni momenti infuocati,
- carezze desiderose,
- abbracci magici che ti fanno avanzare
- e ti fanno dimenticare
- il tuo corpo traballante e incerto.
- TORNA ALL'INDICE
- GIOVANNI SCRIBANO
- Angela
- Tintinnano gli orologi;
- un moschetto e due bombe stupiscono le lancette esplodendo.
- Addio sole, addio Angela, devo andare;
- devo sui tetti gridare, niente ho abbandonato;
- un suono di regali campane infuria e nello spazio le trombe.
- Occhi strabici m'imbarazzano, non lo nego; mani malvagie applaudono fantocci.
- Angela! Il cielo mi chiama.
- Mitragliatrici inchiodano le nuvole, guardie abbandonate tremano;
- zingari nel cortile come gnomi danzano.
- Chiamami, non posso scappare.
- non servono fanti e regine, Angela.
- Ci rivedremo seduti, in cielo.
- Il barbone
- Nessuno è passato; addormentato, coperto di giornali, in un
- androne sul freddo marciapiede.
- Guardava in alto, cavallo azzoppato, faccia scura come la notte;
- un buco nell'asfalto il suo cuscino.
- Il giorno è andato, la casa è il suo passato, la fogna il suo
- futuro, l'attesa non ha nome.
- TORNA ALL'INDICE
- FAUSTO SERPAGLI
- La fede
- Pur se l'io è triste come tenebra
- dal cuore sale sempre la speranza
- nell'immenso amore del suo Dio
- pel sospirato domani migliore.
- La vita è un attimo fuggente
- va incontro a ciò che più spaventa
- ma confida nella somma verità
- che germoglia in fondo al cuore.
- Quella speranza verità sublime
- dà senso all'esistenza umana
- accende e illumina la mente
- presta aiuto nelle difficoltà.
- Non si vende né si compra
- non s'impone ma si sente
- è la forza più potente
- fortunato è chi ce l'ha.
- TORNA ALL'INDICE
- AMBROGINA SIRTORI
- Ricordi d'infanzia
- Guardavamo il mare
- Dal sommo d'uno scoglio
- Le onde
- Come giovani cavalle
- Dalle morbide criniere
- Schiumanti
- E i candidi gabbiani
- Gioiosi abitatori
- Di quella infinità.
- Un desiderio urgeva
- Dentro il cuore:
- sentirsi abbracciati
- all'improvviso
- dal morbido seno dell'onda
- correre tra la schiuma
- incorporarsi
- a quella liquida, lucente
- immensità.
- TORNA ALL'INDICE
- GIUSEPPE SPIOTTA
- La mia nuova casa
- La mia nuova casa
- Era nel suo cuore
- All'inizio del muro
- Della felicità
- Vivo adesso in una capanna
- Tra vecchi salici
- Spesso percorro la sua via
- E guardo non visto da lontano
- Il vecchio muro
- Che nulla ha più del passato
- Incurante l'altro dopo di me
- Che non sa della mia malinconia
- Viene e va calpestando i ricordi.
- Quando
- Quando
- Non dovrò più niente al futuro
- Correrò fuori dalla mente
- Dove ogni cosa
- Incontra il suo contrario
- Per capire
- Il perché delle stelle.
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- CARLO TAVANI
- Vado via
- Ti ho visto, ti ho ascoltato
- e quelle parole che hai detto,
- corte e poche,
- nel sonno si sono allungate
- il tempo della notte,
- buia come loro.
- Hanno chiamato a sé storie strane
- di affetti lontani e simpatie perdute,
- hanno chiamato te che vagavi.
- Hai chiamato me,
- arrivai,
- c'era ancora il tuo profumo,
- c'era un biglietto, ma tu non c'eri più.
- Ritorno
- A volte,
- dei sogni del sonno
- mi resta il ricordo.
- A volte,
- solo lo strascico
- di tristi tormenti
- e di dolci destini.
- Sento dei sogni passati
- la gioia
- ed insieme, la gioia
- dei passi rifatti con te,
- di quelle parole e te dette
- e delle tue sentite.
- Si fondono insieme,
- riempiono il vuoto della solitudine passata
- e torna l'infinito ci sei ancora.
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- EZIO TESTA
- Onda d'odio
- Ondate di odio
- su muri che paiono occhi
- aperti allo stupore,
- e restano impotenti alla minaccia
- ogni volta, come la prima,
- proponendo un sorriso
- ma solo a quella marea che sa avvertire
- d'ogni dettaglio, l'espressione.
- E la crepa,
- e la tinta ceduta all'onda,
- gridano la loro innocenza,
- pace!
- vorrebbero offrire da bocche mute.
- Ma l'onda, dietro l'altra, incalza.
- E schiaffi di bile sviliscono
- l'espressione d'offerta
- in prodiga mestizia.
- Morte e rinascita
- ad ogni sputo.
- Mani, ambirebbe possedere
- per porgere a preghiera,
- esplicita offerta
- in embrione d'abbraccio.
- Ma resta immota tavola,
- piatta muraglia nuda
- e l'onda, fenice infame,
- la percuote cieca.
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- FEDERICO TOPA
- Aurora ad Osimo
- Un latrato
- percorre le stelle
- tra ulivi assopiti;
- un gallo cristallino
- canta ancora
- il suo inno prematuro
- ed intorpidisce
- il silenzioso profumo
- della acacie e della mentuccia.
- Riemergono
- da luci d'artificio
- i morbidi declivi marchigiani
- e le pensose dimore dell'ocra.
- Funerale a Villa Torre
- di Cingoli
- Rintocchi assolati
- seguono i passi
- delle bianche strade
- bollenti di polvere
- e di dolore sudato.
- Si perdono
- le voci sommesse
- nell'afoso respiro
- dei volti abbronzati;
- mani tozze di terra
- sollevano il faticoso corpo
- con smorfie di rughe profonde
- bagnate di pianto e fatica.
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- OLIVIA TORRE D'ERCOLE
- La mia mente:
- un arcobaleno
- in bianco e nero
- Incontri
- Ti penso amore
- mentre aspetto
- seduta
- sul muro dei pensieri.
- Non albeggia
- oramai
- da troppo tempo
- e notti interminabili
- solcano deserti d'ombra
- e di silenzi.
- Stelle impazzite
- tagliano il cielo
- laggiù
- fino a morire.
- Non è
- notte d'agosto
- né primavera
- tiepida o frizzante.
- Eppure amore
- li ho veduti:
- oltre il sentiero
- immensi spazi
- dove l'erba ha la forza
- d'un respiro
- e mille volti si somigliano
- come il mare
- e le sue onde.
- Dove ogni incontro
- può andare
- anche
- oltre l'Amore.
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- ADRIANA VALLETTA
- Ritrovarsi
- Ti ho riavvicinato "in punta di piume"
- sfiorando il tuo dolce sguardo,
- la tua diffidenza, il tuo orgoglio ferito.
- Il cuore battendomi diceva:
- "Vai piano, non ferirlo,
- cammina con delicato tocco
- avanzando verso di lui
- come la carezza leggera del mattino".
- Ho accarezzato lo scudo
- che avevi eretto per schermarti al dolore,
- per allontanarmi dal tuo cuore ferito.
- Ho sentito "sciogliere" i nostri cuori
- che si sono ritrovati avvolti
- nella nuvola della nostra eterna amicizia
- Ho sentito la carezza del giorno
- che illuminava il tremore del cuore
- E ti ho ritrovato
- ho ripreso il nostro affetto ferito
- l'ho cullato come si culla un bimbo,
- ho aperto a te il mio cuore
- ti ho descritto parte del mio dolore,
- quello che il mondo mi ha donato,
- senza parlarti di quello che mi ha dato l'esserti lontano
- Senza dirti di ogni attimo in cui la vita
- mi ha rapito a vita dandomi la morte!
- Ho saputo vederti e amarti così,
- senza affanni ed interni tormenti mostrandoti il mio cuore
- E tu mi hai riaccolta così
- teneramente tra le tue braccia, senza abbracci e carezze,
- senza dirmi a parole ciò che mi dicevi col "ritrovarsi" così
- come se nulla fosse accaduto,
- a piangere e ridere, di me, di te, del mondo!
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- MARIA SANTINA VENDITTI
- False pieghe
- Livellare le false pieghe
- travaglio del corpo imbrigliato.
- Ali Tarpate
- sguardo vacuo
- nel finito
- l'olocausto
- si è trasformato
- in gocce lucenti.
- Anime nobili
- illuminano
- guidano.
- La loro abnegazione
- è il sole della terra.
- Contesa
- Cadi grandine
- pioggia, bagna le mie ossa
- vento di tramontana spezzami
- solo l'involucro
- nulla scalfirà l'anima
- nel muto dialogo con il Padre.
- Mani fraterne si serrano
- nel grande abbraccio
- e la rugiada scioglierà
- gli odi e i rancori
- per non soffocare i nuovi germogli.
- Colombe bianche
- con rami di ulivo
- voleranno su noi.
- Non ci saranno orizzonti
- noi saremo in essi.
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