Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
- Antologia del premio letterario
Angela Starace 2001
- INDICE
- Introduzione-Prefazione di Claudio D'Aquino-Ciro Altieri-Paola Ambrosio-Vincenzo Andraous-Ariel - Giovanni Aruta-Daniela Bargagna-Anna Bartolomucci-Pierubaldo Bartolucci-Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò-Egidio Belotti-Margherita Biondo-Anna Bor-Renato Brunetti-Angela Caccia-Sara Cagnani-Enrico Calenda-Vera Cantini-Lina Carrieri-Alberto Cerbone-Davide Omar Comini-Stefano Cortellessa-Alessandra Crabbia-Paola Cuomo-Pasqualino Cutolo-Massimiliano D'Aloiso-Maria De Michele-Alessandro De Vita-Cristiana Del Bello-Gaetano Dell'Isola-Alessandro Dezi-Liliana Dato-Francesca Di Nola-Emilia Fevola-Maria Anna Filosa-Marco Forcina-Marco Galli-Marco Galvagni-Maddalena Gatto-Maria Glovi-Simonetta Gravina-Fabrizio Griffa-Alfredo Landi-Conte Ettore Lomaglio Silvestri - Anna Luches- LetiziaLusito-Fabio Mastelloni-Dino Valentino Moro-Giovanni Nappa-Iolanda Narciso-Marialuisa Nicodemo-Loredana Nugnes-Christian Pasini-Carla Pepe-Fernanda Pieretti-Nicola Pragliola-Ermano Raso-Margherita Rimi-Daniela Rizzo-Raimondi Rocchetti-Annunziata Romeo-Antonio Rossi-Mariano Saturno-Monica Savoia-Roberto Silleresi-Mario Terminelli-Clelia Toso-Maria Vicentini
- Ai tutti i principi dei nembi
- A tutti gli albatros che hanno ali troppo grandi per soltanto camminare
- "Solo quando si riconoscerà che nel simbolo si riflette una realtà più vasta di quella che si riflette nell'astrattezza esclusivamente razionale della coscienza, la capacità simbolica degli uomini potrà conquistare il posto che le compete. Finché il simbolo sarà considerato come il modo di vedere tipico di uno stadio in cui la coscienza concettuale e razionale non è ancora sviluppata, il mondo creativo del simbolo, come l'uomo creatore di simboli, correranno l'enorme pericolo di vedersi sottovalutati proprio in quelle funzioni che sono decisive per la capacità e dignità vitali della specie umana".
- (Erich Neumann, "L'uomo creativo e la trasformazione")
- Nulla quaestio, dunque, se nei mercati, in mezzo agli schiamazzi, l'uomo creatore di simboli viene sottovalutato nelle funzioni decisive per la dignità della specie umana.
- Ma Dio protegga tutti gli albatros da coloro che, per loro scelta e volontà, quindi senza alcuna costrizione o imposizione, organizzano premi di poesia. Più che altro essi sembrano pronti a rispondere al richiamo dell'assorbimento nel canone culturale, senza nulla comprendere della necessaria e travagliata esposizione alla tensione degli opposti che è l'unica condizione in grado di predisporre proficuamente alla creatività poetica.
- Mi spiego.
- Erich Neumann, uno dei più fecondi interpreti di Karl Gustav Jung, indica tre soluzioni possibili al destino psichico di un individuo.
- Il primo è l'assorbimento nel canone culturale e nelle soluzioni prefabbricate dei conflitti.
- Il secondo è la dolorosa sopportazione della conflittualità che porta alla sintesi creativa.
- Il terzo è la deriva nella malattia mentale.
- I partecipanti ai concorsi letterari, in tutte le salse conditi, sono (o si sforzano di essere) felicemente collocati sulla seconda sponda. E, ancor più che la terza, aborriscano la prima "ipotesi di lavoro".
- Credo, invece, che gli organizzatori dei concorsi letterari, in tutte le salse conditi, siano (loro malgrado e malgrado i partecipanti che chiamano a raccolta) più spesso collocati sulla prima sponda, rare volte sulla terza, quasi mai sulla seconda ipotesi.
- Cos'è insomma che distingue l'essere creativo dagli altri esseri umani se non il saper sfuggire all'alternativa tra "disastro psichico" e rigidità del canone?
- A lui riesce d'avere il coraggio di sottrarsi alla cappa immobilizzante ma protettiva del canone culturale e, al contempo, al naufragio nella conflittualità irrisolta.
- All'uomo creativo strettamente riesce di tradurre in forme e in linguaggio universale il suo collegamento con il Sé, la sua centroversione.
- Solo nell'uomo creativo l'ombra diventa un coefficiente indispensabile dell'espressione e si converte in forma.
- Solo l'uomo creativo riesce a convertire il caos in cosmo.
- Chi è degno del nome di poeta ha la capacità di servirsi dell'inconscio personale e della sua caoticità come porta di accesso al cosmo universale degli archetipi.
- E gli altri?
- Ricorrono a rigidità, fissità, immutabilità e univocità per sentirsi al sicuro in se stessi, nella loro certezza di sé.
- Dove, però, per dirla tutta, al termine sé andrebbe sostituito il termine io.
- Claudio D'Aquino
- Presidente della Giuria del Premio
- Paola Ambrosio
- I nostri odori
- I tuoi occhi profondi
- come il mare d'inverno,
- il tuo corpo
- racchiuso nella tua età,
- la tua voce,
- a volte,
- mi tiene compagnia
- insieme ai ricordi,
- la vita ci invita
- ma i momenti son rari
- come il cuor tuo,
- dolce il vento
- che i nostri odori fa incontrare.
- Bocca
- Quando bacerai la bocca mia
- le nubi copriranno il sole
- perché il mio cuore
- non si vergogni
- dell'ardire tuo,
- amore che fu
- di un tempo amore
- Ariel
- L'incanto
- Lascia andare
- la vela nel Mare ormai in piena.
- Non esitare .
- Ardi d'Eterno!
- Qui, ora, nel balzo dell'onda.
- Senti l'incanto?
- Magia di un momento!
- Sei solo un frammento
- di acqua che scende
- e fiamma che sale;
- ed ora la Rosa può anche sbocciare!
- Un battito d'ali si perde nel Vento
- neanche un lamento;
- intorno è Silenzio,
- c'è solo il Suo intento!
- Nostalgia
- Tracce di gioia ormai persa
- confuse nell'ombra di una faccia stanca
- la nostalgia mi assale in questa notte troppo tersa
- e avvolge nell'umido suo manto ciò che manca!
- Dolce attesa
- Tenero amico a me di fronte,
- fruscio soave che increspi quest'onda,
- attendo serena che torni a quel ponte
- sfiorando coll'Ala la mia fertile sponda!
- Giovanni Aruta
- Per te
- Ho imparato a leggere il buio,
- e alla notte ho consegnato il mio pensiero.
- Ho imparato a leggere l'acqua,
- e alle onde ho consegnato il mio cuore.
- Ho imparato a leggere il vento,
- e al suo soffio ho consegnato il mio sentimento.
- Ho imparato a leggere il fuoco,
- e alle fiamme ho consegnato il mio dolore.
- Ho imparato a leggere i fiori,
- e alla margherite ho consegnato il mio amore.
- Alla fine ho tentato di leggere il tuo cuore,
- non l'ho capito e ho perso l'amore.
- Domani
- Usciva solo allegria dal mio cuore,
- oggi se ne sta in silenzio, se ne muore.
- Le mie mani, le mie mani davano solo oro, in quantità,
- oggi costruiscono cancelli in ferro, per rinchiudersi.
- Con pochi piaceri e senza fortuna,
- la gioventù oro della vita, passò come una chimera.
- Passò la gioventù, la prima gioventù,
- la prima? Ma che dico è una sola la gioventù.
- Per poco tempo la senti nella vita,
- poi il motivo passa e non lo senti più.
- Questa vita mia, si è saziata solo di vita,
- e la mia anima si è saziata di bontà.
- Ma il mio cuore, non è sazio no,
- esso aspetta sempre, domani domani domani?
- Pierubaldo Bartolucci
- O fior gentile
- (La ginestra di Leopardi)
- Dolcissimo odore della ginestra
- Arriva perfino a lambire
- l'involucro tenue dell'anima tua
- chiusa finora ai richiami vitali.
- Anche t'accorgi di respirare
- di nuovo; dell'aria il profumo,
- quando viene l'Estate, cancella
- le paure invernali
- Tutto quanto sai degli errori
- degli uomini, degli orrori
- dei secoli, si confonde adesso
- con la brezza leggera che
- accarezza il Vesuvio
- Taciturno il vulcano, come te
- ha dormito per anni; guai a
- ridestare gli spettri infuocati:
- nel fondo del cuore s'agita
- informe il magma d'ignoti pensieri.
- D'intorno, stupite, le pupille s'abituano
- ai colori del cielo e del mare, laggiù.
- La Natura è uno specchio più grande
- e fedele riflette le immagini
- strane della tua fantasia,
- senza chieder perché.
- La Rondine
- Nell'Estate più volte
- sorseggiavo la notte
- mai stanco.
- All'erta restavo, per
- sorprendere i sogni
- col libro aperto
- sulle liste remote
- dei sovrani di Sumer.
- Quell'incerto mattino
- ho alzato in volo la rondine:
- se ne andava elegante
- e veloce a cercar l'orizzonte
- Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò
- Ostinata Primavera
- Sotto l'ombrello nero
- la tua faccia chiara
- di ragazzo
- &endash; una faccia da figlio &endash;
- ha incrociato
- il mio sorriso
- spavaldo, allegro,
- incredulo, per nulla materno
- sotto il mio ombrello
- denso
- di grandine gelida di primavera.
- Il mio sfrontato sorriso
- privato
- ha contagiato
- i tuoi denti giovani
- la tua bocca fresca
- i tuoi occhi
- malandrini.
- Ed io, fradicia di gratitudine
- ho continuato
- ad attingere
- alla tua fonte mattutina
- dandoti solo, in cambio,
- questa mia tarda,
- ostinata primavera.
- Pasqualino Cutolo
- Irpina magica
- In sotterranei ricordi
- Tra brulle alture
- La verde Irpinia,
- getta magici
- sguardi
- su emigranti teneri
- e orgogliosi.
- Tra Lioni e Teora,
- tra Sant'Angelo dei Lombardi
- e Sant'Andrea di Conze
- la terra dei lupi,
- parla di
- tratturi arcani
- e di ferite secolari
- Irpinia magica,
- l'acque delle tue fiumare,
- e lo sciabordio
- di accenti dialettali
- sanno
- catturare
- diafane rimembranze
- sotto il sole
- di
- un sud borbonico.
- Cristiana Del Bello
- Rozzi lembi di terra
- con poca colla
- che la vita dimentica in eterno
- siamo
- il vento di un attimo
- ci solleva appena
- ed è già finita
- scomparire in un'idea
- solo questo la vita perdona
- e incolla
- unire il tempo
- in un pensiero che non esiste
- questo forse
- rende la morte
- meno morte.
- Deve essere come il mare
- una lacrima
- dopo tanto navigare
- perde il sale
- allora non sa più nuotare
- come squarciare il silenzio
- con il silenzio
- e il buio
- con il riflesso di una lama
- non esiste sai quel riflesso
- se non lo guarda almeno
- l'ultimo raggio
- superstite accidentale del giorno
- Gaetano Dell'Isola
- Cammino
- Cammino. Ti conduco
- per acciottolati pensieri.
- Il sole pomeridiano
- bagna di luce i tuoi piedi.
- Tu guardi dal profondo
- il mio stanco sorriso.
- La tua mano scarna
- ferma sulle labbra
- una pigra parola.
- Non la dirò.
- Sono pensieri distanti
- il dire ed il tacere.
- Il tuo gesto
- non pone distanze.
- Cieli bigi
- Cieli bigi d'ali solcati.
- Accarezzo il tuo volto.
- Non c'è più primavera.
- C'è, invece, uno sguardo,
- lontano, perduto, segnato.
- Due piccoli astri nel cielo,
- bigio, solcati da ali.
- Quasi incorporee, religiose
- presenze d'una vita passata,
- di un sogno che dura.
- E soltanto un barlume
- svela, rivela, si spegne.
- Emilia Fevola
- Poesia acrostico
- Dittico
- Droga (dDisperazione)
- Dolenti testimoni di una vita senza scopo,
- Rotolano i giorni riempiti di effimeri sogni.
- Oppresso, lo spirito anela a ritrovar la luce;
- Gravato da un corpo che la luce teme,
- Al buio per sempre chiederà l'oblio.
- Droga (Speranza)
- Dura è la tua esistenza di valori priva e, pian piano scivolando, ti abbandoni.
- Rifugio cerchi in un mondo su misura ideato, ove l'ansia è bandita e la paura,
- Ove illusorie si creano certezze cui ancorare le latenti angosce bruci la
- Giovane tua vita, ad un futuro migliore dell'abulico presente, tu rinunci.
- Agisci, invece, chiedi aiuto, ché forse troppo tardi non è per risalir la china!
- Maria Glovi
Ulisse non tornò ad Itaca
- La furia di quel mare tempestoso,
- da venti ostili combattuto e vinto,
- spinse ai confini di un ignoto lido
- lo scarno legno ondeggiante e ardito.
- Si guardò attorno nel chiaror dell'alba
- il naufrago spossato e derelitto,
- grande la meraviglia che lo colse
- e ancor più forte lo sgomento al core.
- Al sommo olimpo crede d'esser giunto,
- e il suo peregrinar terreno ormai concluso.
- Tanta l'amenità del luogo e dolce l'aria,
- e rigogliosa e fiera la natura,
- che avvolta da quell'acque incantatrici
- pace trova e pace altrui promette.
- Attorno a sé volge lo sguardo e cerca
- divine effigi oppur presenza umane.
- Ecco che vede a lui giungere incontro
- mortali volti e scopre il suo destino:
- a Procida è giunto il guerriero Ulisse,
- che finalmente al viaggio pone un freno.
- E dunque lasci la maree e il sole
- segnar dei giorni suoi lo scorrer lento,
- ormai dimentico dell'isola natia
- su questo scoglio viva in armonia.
- Simonetta Gravina
- L'arcipelago del malessere
- Qualche volta mi sento un'aliena,
- persa in un mondo agnostico, che non so capire.
- Qualche volta vorrei dimenticare, poter ignorare.
- Qualche volta mi vorrei sbarazzare di robot, fretta,
- pillole killer e male.
- Qualche volta, vorrei azzittire,
- quell'astratto signore, che in virtù della notizia,
- con voce pacata narra,
- storie di sangue di pazzia e di orrore.
- La conoscenza della realtà è forza troppo grande,
- per l'ignorante stupore.
- E talvolta la mente fiacca nella follia si esalta,
- e al mostro dona allori e lo eroicizza.
- E nell'emularlo poi, di sangue e fango,
- le sue mani imbratta.
- Qualche volta, vorrei parlare con un adolescente,
- fragile fiore senza passato,
- figlio di un arcipelago ignoto,
- dove il linguaggio dei sentimenti è stato dimenticato.
- "Vorrei conoscere la radice del tuo male.
- Di quel gorgo profondo che ti risucchia il cuore.
- La matrice dell'odio, il perché del rancore!"
- E al mio dire accorato, si leva con sdegno,
- un vecchio fanciullo, di malessere pregno.
- "Non giudicare, ragiona col cuore.
- Ti voglio parlare del mio dolore.
- Perché non si spoglia del suo sussiego,
- e non cresce con me. Non mi fruga nel cuore?
- Perché non si ferma e si sforza di capire?
- Perché non combatte con me, il mio dolore?
- Ma no, non ha tempo. È troppo impegnato.
- Mio padre è importante.
- Lui è un uomo arrivato!"
- Fabrizio Griffa
- Carezza d'autunno
- Carezza d'autunno
- sospesa nell'aria
- che sospiri leggera
- e ti posi e ti sposi
- come foglia di quercia
- alla terra che trema
- sul far della sera,
- intensa amante dai profumi d'oriente
- che respiri il mio cuore
- dalle lande incantate
- e ricuci il mio strappo
- con ricami d'amore
- sia tu felice per l'eterno viaggiare,
- e di soffici piume d'oca
- siano le ali
- dell'anima che ti guida,
- docili e plasmate di purezza infinita
- come il cuore
- di chi nel sole e nel vento
- un giorno lontano ti ha concepita.
- Oh dolce compagna
- di quel volo al tramonto
- sugli oceani immensi
- abbracciata al mio sogno
- di parole preziose
- e di carezze antiche,
- dolce amore
- arcobaleno dei miei pensieri
- posa il tuo spirito leggero e soave
- come carezza d'autunno
- sul far della sera,
- io in silenzio
- sarò come la terra
- che aspetta la foglia
- e di brividi trema.
- Alfredo Landi
- Labbra
- Un sospiro levato dalle tue labbra
- verso la mia tristezza.
- Uno sguardo su questi tetti
- arsi dal sole
- sullo sfondo del mare blu, intenso.
- L'aria calda tra bianche mura
- in un gruppo di case,
- in una macchia verde
- in un'isola amena.
- Sole nel mare.
- Frinire di grilli assonnati e stanchi che
- nella luce intensa odono
- un sospiro levato dalle tue labbra
- verso la mia tristezza.
- La calma s'interromperà
- con l'annegar del sole in fondo al mare
- per diventare quiete.
- Lontano non distinguo cose.
- Alta marea
- Davanti sto
- al silente mare
- dei miei pensieri.
- Ma per bagnar le membra
- l'alta marea m'occorrerà
- quando
- allettato dal sole dell'estate
- non muoverò neanche
- palpebre socchiuse.
- Verrà da me quel mare
- e non avrà sentito d'ingoiarmi.
- E non avrò paura di bagnarmi.
- Nell'infinito ciclo
- sulla sponda.
- Conte Ettore Lomaglio Silvestri
- Le voci di dentro
- Dolcissimi sguardi sulla mia vita
- Posano la loro infinita leggerezza;
- mi riempiranno di vita,
- me, escluso,
- me dolcissimo sguardo,
- meglio di Babeli
- svuotate violentemente
- ai miei poveri timpani,
- cascate insensate di parole
- che stordiscono,
- che non toccano il cuore,
- che affannano volontà;
- meglio , certamente,
- un dolce intenso poggiare lo sguardo
- dei tuoi occhi sui miei,
- e i nostri cuori,
- il tuo e il mio,
- grideranno più forte di un megafono,
- che io ti amo,
- che tu mi ami,
- e il mondo rimarrà silente
- ad ascolare le parole,
- ma per un attimo,
- gli altri non ascolteranno
- la voce dei nostri cuori,
- non hanno occhi per ascoltare
- le voci di dentro.
- Per questo
- Ogni tuo dolcissimo sguardo
- È una dichiarazione d'Amore,
- ed io ti fisso per ascoltare
- i tuoi occhi in ogni momento
- che essi vorranno parlarmi,
- sublime Amore mio.
- Fabio Mastelloni
- Il mare
- Odo la brezza dei miei sogni parlare,
- sfiorar le mie labbra, sentirmi abbracciare
- il suo profumo mi porta lontano,
- laggiù dove tutto appare profano.
- Gli amori, i dolori non hanno più amici
- perché gli uomini qui son tutti felici
- hanno capito che sono i pensieri
- che alla mente arrivan dai cieli
- a dir a noi miseri mortali
- al mondo noi siam come gli animali.
- Viviam la vita senza più affanni,
- il prima, il dopo, son solo inganni.
- Sono contento perché questo ho capito
- e già da ora ne sono stupito
- come ho potuto per tanto tempo
- andare a spasso e non udire il vento
- che sia dal mare che dall'altare
- mi richiamava a ritornare
- su quella strada che avevo intrapreso
- quando il decider non era ancora un peso
- cantare, ballare, sognare, amare,
- son tutte parole che sapean di mare.
- A Geppino
- L'ombra dei giorni si allunga lontano
- ora tutto mi appare più chiaro
- è il presente che mi da la mano
- e percepisco, così andrò lontano
- dove un giorno avrò sempre vicino
- quello che allor sembrava piccino
- dopo che tu mio caro Geppino
- mi allontanasti per sempre dal vino
- per gustare quel che è genuino
- il mio esser ancora bambino.
- Loredana Nugnes
- Sguardo antico
- posso guardarti come me stessa
- graffiami!
- fiume nel fiume accade tanto
- tanto tanto
- accade che non potevo attenderti
- fronteggiami!
- fardelli ai margini del mondo tondo
- e in tondo come me stessa
- scolpivo le montagne
- abbracciami!
- e non è stato facile passare come un haikù
- tra le maree di carta tanto tanto tanto
- tanto così per cambiare
- cambiare
- posso guardarti dolce amore mio
- e non è stato facile amarti come me stessa
- quando anche un'onda scolpiva le montagne
- e riversava nel fiume il fiume stesso
- ai margini del mondo
- non ho scelto fardelli per fuggire
- già non sapendo fuggire a me stessa
- e nel delirio i miei deliri di carta
- strada facendo facendo
- accade che si illumina lo sguardo
- e riesco solo a carezzarti oltre il dolore
- per avere accarezzato me per prima
- non riscopro nulla che non sia
- già tuo o già mio
- forse riscopro solo in fondo al fiume
- tracce di haikù e d'aurora
- per uno sguardo antico.
- Christian Pasini
- Un grande fuoco
- Voglio vedere un grande fuoco
- un grande fuoco
- un grande fuoco
- sotto un azzurro sorridente
- Voglio vedere pensieri che si sfiorano
- Una ragazza balla nuda
- in mezzo alla strada
- fra gli sguardi spenti
- di lapidi sgargianti
- Voglio vedere un grande fuoco
- ed un bambino che non nascerà
- mi chiede di essere sepolto
- Voglio vedere un grande fuoco
- mentre accarezzo i miei gatti
- mentre i pensieri si accalcano
- e le mie visioni
- si infrangono
- Mario Terminelli
- Coi miei cinquant'anni
- Non finirò di scrivere mai i miei versi per una Donna,
- per gli occhi di una Donna;
- e vedrò in essi il verde dei prati,
- dove avrei voluto correr sano,
- e l'Azzurro del Cielo, a intervalli, come i sogni,
- per i giorni di Domani:
- vedrò "l'Amore",
- e forse la Speranza!
- La Voce tua
- Se una Campana
- suonasse in Cielo
- sola nel Tempo,
- sola nel Vento,
- forse in Silenzio
- "io sentirò la Voce tua"!
- Maria Vicentini
- Terremoto
- La terra trema, tremano le case, le chiese l'uomo.
- Forze nascoste che crediamo dormire si destano.
- Come il contadino semina il grano,
- loro seminano disastri, rovine, morte.
- Per l'uomo ogni controllo è inutile,
- la vita sfugge, si inabissa giù, giù sino alla morte,
- due tipi di morte, corporale e spirituale.
- Quando perdi ogni ideale,
- Quando la tua vita diventa vuota,
- allora sei morto due volte.
- Nulla può la scienza il progresso
- le alte tecnologie hanno perso valore
- e l'uomo perde la fiducia nell'uomo.
- Son queste le energie nucleari
- che ti inn'alzano alla gloria; in un sol colpo non puoi più controllare?
- e ti sprofondono giù negli abissi.
- Se non ti uccidono vivi
- ma come vivi, svuotato di tutto
- senza orizzonti, non puoi più sperare.
- Oh! Misericordioso RE del mondo, tu l'hai creato
- non permettere, la distruzione,
- è denunciare il tuo fallimento.
- Quelle energie non più nucleari,
- ma di solidarietà aiuteranno i fratelli
- con la forza dell'amore e VINCERAI.
- Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno partecipato a questa seconda edizione del «Premio Angela Starace» ed a coloro che mi hanno aiutata ad organizzare questo Premio letterario.
- Angela è mia sorella: è stata strappata alla vita da un cancro otto anni fa. Non è stata un'artista, come molti avranno pensato, era una persona come tante: docente, madre, moglie, figlia, sorella.
- Angela rappresenta tutte quelle donne che in silenzio soffrono, sottraendo giorno dopo giorno attimi di vita ad un male devastante che prendere tutto il corpo, ma non il pensiero, che rimane libero di volare, di sognare, di sperare.
- Ciao Angela
- Un ringraziamento caloroso va anche a tutte le persone che hanno appoggiato questa seconda, riuscitissima, edizione:
- Claudio D'Aquino, responsabile Arte e cultura de «Il Denaro», presidente della sezione Poesia
- Ermanno Corsi, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, presidente della sezione Narrativa
- Aldo Spina, attore
- Antonella Neri, soprano
- Rosa Terralavoro, pianista
- Il Club degli autori, Giuseppe e Marco Ferrigno, Arte della terracotta napoletana dal 1839 , Rosalba Starace
- Presidente dell'Associazione Aedo
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E,Mail: concorsi@club.itins. 8 febbraio 2002