Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Ferrera Erbognone 2002

Sommario
Prefazione a cura di Umberto De Agostino - Marco Agazzi - Marco Angella - Magdalena Aparta - Antonia Astarita - Marco Baiotto - Rosa Ballini - Alessandro Barbato - Paola Barni - Paola Basso - Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò - Franco Antonio Bella - Mario Benatti - Luciana Bergamin - William Bertucci - Lisa Bicego - Margherita Biondo - Eko - Vincenzo Bolia - Maria Antonietta Borgatelli - Andrea Bucaioni - Maurizio Bucaioni - Marco Buzzetti - Enza Calcagno - Claudio Calzolari - Paola Camino - Claudio Capponi - Daniela Cargnelutti - Paola Carroli - Alfonso Cataldi - Anna Cerisola - Mariangela Cioria - Francesco Cocchi - Germano Costa - David Di Cara - Andrea Di Paolo - Katiuscia Digiacomo - Dino Dorsi - Roberto Fabris - Alessandro Fanfani - Francesco Ferone - Bruno Filippi - Angela Fullone - Giulia Maria Giardini - Amedeo Giordani - Alberto Guaschi - Miranda Haxhia - Pasquale La Torre - Andrea Lamolinara - Diego Laurenti - Arianna Lenzi - Enrico Mancini - Mandy - Pietro Manzella - Cinzia Marchese - Ernestina Mazza - Claudia Minchiotti - Adriana Montemartini - Enrica Paola Musio - Luca Nardini - Leonardo Nardo - Eros Nava - Simona Pagliari - Francesco Papapicco - Maria Rosa Pedinotti - Eliana Perotti - Andrea Pierantozzi - Francesca Pierini - Maurizio Pivatello - Silvia Pizza - Marta Pugno - Dionisia Puoti - Ermano Raso - Rina Ravera - Gianluigi Redaelli - Gabriele Rosati - Gualtiero Rota - Francesco Russo - Giovanni Salvatore - Micaela Sansevero - Adriano Scandalitta - Federica Scarrione - Rita Claudia Scordino - Kledia Sheme - SE ES - Giuseppe Spazzafumo - Ombretta Suardi - Federico Topa - Margherita Tramontano - Claudia Manuela Turco - Massimo Turini - Luigi Vento - Alfredo Vestrini - Tiziana Zago - Ines Zanotti
 
  

 
Antologia del Premio Ferrera Erbognone 2002 - formato 14x20,5 - pagg. 104 - Euro 18,00 - ISBN 88-8356-545-2

Risultati del concorso Ferrera Erbognone 2002
 
Come avere l'antologia
Prefazione
La scadenza del concorso nazionale era stata fissata al 30 ottobre 2002: il vincitore del concorso nazionale "Ottavo Nipoti, Federico Topa vi aveva partecipato mantenendo fede al suo appassionato amore per la poesia, ma purtroppo qualche mese dopo è morto. È stata quindi una cerimonia inconsueta la premiazione della settima edizione del concorso nazionale di poesia "Ottavio Nipoti": alla fine, la commozione era palpabile sul volto di tutti i presenti.
Sabato 21 giugno 2003, alle 18, nella biblioteca di via Roma la giuria ha consegnato la coppa nelle mani della figlia di Federico Topa, l'autore bresciano di "Villa Torre di cingoli ore 12 del 11.8.2002". Alle sue spalle si sono classificati Enrico Mancini di Arezzo con "Male oscuro" e Maria Rosa Pedinotti di Casorate Sempione (Varese) con "Piuma". Ecco invece i poeti dal quarto al decimo posto: Pietro Manzella (Palermo), Eros Nava (Calcinato, Bs), Bruno Filippi (Casale Monferrato), Paola Basso (Cervignano), Rina Ravera (Voghera), Maria Antonietta Borgatelli (Balzola, Al) e Luciana Bergamin (Pistoia). I segnalati sono Paola Bavera (Vigevano, Pv), Vincenzo Bolia (Albenga, Sv), Eduardo Delahaye (Napoli, Alessandro Fanfani (Pesaro), Giuseppe Gittini (Camparada, Mi), Cinzia Marchese (Formia, Lt), Andrea Pierantozzi (Porto d'Ascoli, Ap), Francesca Pierini (Corridonia, Mc), Adriano Scandalitta (Mortara, Pv), Giuseppe Spazzafumo (San Benedetto al Tronto, Ap).
Al di là dell'evento luttuoso che ha colpito la famiglia Topa e, indirettamente, anche il concorso "Nipoti", la valutazione delle cento e più opere pervenute all'organizzazione è stata ricca di emozioni. Come succede ormai dal 1996, i componenti della giuria (Carlo Pusineri, Maria Santina Sozzani, Giuseppina Michini, don Alberto Fassoli, Chiara Zucca e Umberto De Agostino) non percepiscono di fronte a sé una strada in discesa mentre si accingono a leggere le opere inviate da poeti sparsi per l'Italia e anche in tutta Europa. Un compito decisamente arduo, sia per le tematiche trattate - sempre profonde, acute, impegnative - sia per il consistente numero di partecipanti, che rende lustro a un'iniziativa lanciata sì con entusiasmo ma con l'intimo timore di veder naufragare speranze e aspirazioni di coinvolgimento reciproco quando l'ambiente sociale circostante si dimostra distratto o addirittura freddo.
"Quando sento qualcuno parlare di cultura, la mano mi corre al revolver": è una frase attribuita al gerarca nazista Ermann Göring. Senza ombra di dubbio, nei minuscoli centri di provincia questi eccessi, sia pur intenzionali, vengono con tutta probabilità (e per fortuna...) frenati dallo stretto legame che intercorre fra i rappresentanti della comunità, ma non si è lontani dalla verità se si riflette sull'estrema difficoltà a dilatare l'amore per i versi, per tutto quanto è elevazione spirituale, nel maggior numero di persone possibile. Da anni ormai la biblioteca comunale di Ferrera Erbognone si impegna a sensibilizzare la popolazione esaltando anche i lusinghieri traguardi di immagine raggiunti grazie alla nascita di questa iniziativa culturale, ma il richiamo dell'anima cade purtroppo nel vuoto. Forse bisogna modificare la composizione poetica del Petrarca - "Vedrai che i poeti son rari, poiché la natura fa sì che sian rare quelle cose che sono anche preziose e luminose" - sostituendo "poeti" a "persone partecipi" per raggiungere uno stadio di consolazione sufficiente a far dimenticare ostacoli e amarezze.
Uno spiraglio di luce giunge comunque dalla massiccia (e costante) partecipazione di autori che, anche nel 2002, hanno animato il concorso poetico. Riunirsi quelle poche ore nel palazzo nobiliare degli Strada, sede della biblioteca cittadina, per vagliare i testi e consegnare agli annali cittadini il vincitore ha rappresentato ancora una volta un motivo di confronto ideale e di scambio di emozioni.
 
Umberto De Agostino
 
Presidente della Biblioteca Comunale di Ferrera Erbognone
 

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MARCO AGAZZI
 
 
Ti chiamerò silenzio
 
"Ti chiamerò silenzio
quando la lontananza
diventa confine,
abisso profondo
e sconosciuto.
E ogni volta
che l'ombra
della solitudine
seduta tra i miei pensieri
mi farà piangere
ti chiamerò silenzio".
 

Il mare
 
"Affacciato alla finestra
del mio animo
guardo il mare:
una grande lacrima
posata sulla terra".
 

 
Paesaggio
 
"Prato verde in solitudine
un pensiero fatto di nuvole
Il mio corpo è un prato
la mia mente è il vento
Sprofondo nello spazio e penso,
parte nel paesaggio, vivo".
 

 
MARCO ANGELLA
 
 
 
Al tempio francescano di Pontremoli
(1503-2003)
 
Dicon tutti sian passati cento lustri
da quel giorno della tua dedicazione
Fu Opicino, un certo Galli, il celebrante:
così narra quell'epigrafe che mostri
 
Porti il nome del patrono dell'Italia,
quel sant'uomo che vorrebbe tradizione
fosse stato, per la Lombardia viandante,
qui da noi, in quei panni di chi ammalia
 
Tu ne hai viste sì di cose in questi anni
Hai vissuto ormai tanti Giubilei
Sulla faccia tua campeggiano gli stemmi
della villa che divisa ebbe gran danni
 
Tanti artisti ti abbellirono di fino
Quanta gente ha ammirato proprio Lei
Sì, la Vergine di marmo dai bei cenni
che il Carrocci disse del buon Agostino
 
Come poi tutte le chiese del paese
anche tu avesti a far con il barocco
Quegli stucchi che son stati restaurati
sono tutti di bottega ticinese
 
Quando fecero nel borgo un altro ponte
nuova gente richiamasti col rintocco
Al tuo nome infatti furono affiancati
San Giovanni e Colombano come fonte
 
Si' lodato, mio Signore, si' lodato
Grazie a Dio, San Francesco t'ha fondato
Opicino, grazie a Dio, t'ha consacrato
E Don Pietro, grazie a Dio, t'ha restaurato
 


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MAGDALENA APARTA
 
Il sogno
 
Hai detto che ami lo sguardo intenso
sorride il sole con i suoi raggi
abbracciando l'orizzonte immenso
pieno di cose carine e sagge
 
hai detto che ami la mia voce
cristallina rugiada di diamanti
che accarezza il mondo con le gocce
accompagnando il canto dei viandanti
 
ami il profumo della mia pelle
la primavera sbircia attraverso i fiori
si distende larga come le stelle
scivolando nei sospiri dei cuori
 
hai detto che sogni di accarezzarmi
nel soffio del vento primaverile
vola la mimosa che dovevi darmi
è il mio sogno che sta per svanire
 

ANTONIA ASTARITA
 
 
Ferrara nel mio cuore
 
Fresco fine settembrino
Di un sole raggiante
Sotto cieli azzurrini
E venti passati
Come scia dietro le mie spalle
E come soffi di vento mi sentivo leggiadra
Come nel cuore di una foglia volante
E con canti d'uccelli
Che poco a poco volteggiavano in cielo
Osservavo con occhi ricolmi d'ebbro amore
Scendere in picchiata su arse spiagge desolate
Non affollate
Come liberi evasi sulla spiaggia
Camminavano passi di gente spensierata
Ed io poco distante dalla riva felice d'esser lì
Lasciando dietro di me un passato già andato
Vivendo l'emozione di un giorno semplice e profondo
Umile ma gioioso
Con lo splendore di una meraviglia
Che brillava nei miei occhi dietro grandi occhiali scuri
Ricordo di Ferrara di un tratto sabbioso adagiato sull'Adriatico
Con sé ogni bellezza a me sconosciuta
E tanto patrimonio da scrutare:
Dal Palazzo Comunale al Palazzo Roverella
Dalla Chiesa di San Paolo al Castello Estense
Meraviglia su meraviglia
Tutto nel cuore di questa piccola ma grande cittadina
Un paesaggio da offrire e una storia da raccontare
È ancora oggi Ferrara per me
È ancora per me il cuore del mio cammino...
 


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ALESSANDRO BARBATO
 
 
 
Sulla tomba del nostro amore
 
Come un autunno precoce
ha gelato sui rami
i primi messaggeri dell'estate,
così tra noi che cominciavamo a scaldarci
al sole della passione
è scesa la fredda indifferenza;
un ospite non invitato
in una casa incompleta
ha ucciso le nostre speranze.
 
Come un freddo vento di settembre
spalanca le porte ai cavalieri di pietra
d'un inverno di attese
così il gelo delle nostre rinunce
ci ha chiusi in una gabbia dorata
di una solitudine mascherata di libertà
ad aspettare qualcuno che blocchi questo flusso
di giorni di un solo colore.
 

MARIO BENATTI
 
 
Dov'eri?
 
Devo colpirti nel volo
vivace
colomba.
Devo imbronciarmi la sera
per corti
pensieri.
Devo badarti nei lunghi
sospiri
di notte.
Devo rubarti sorrisi
sul farsi
dell'alba.
Devo spedirti un regalo
delizia
di giorno.
Devo venire a trovarti
per dirti
che t'amo.
Devo portarti una rosa
ma priva
di spine.
Devo toccarti le mani
per farti
carezze.
Devo baciarti le gote
per dirti
mi spiego.
Devo lasciarti un gioiello
non troppo
pesante.
Devo volerti per sempre
dorata
dimora.
Era la notte dei sogni,
doveri.
Dov'eri?


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WILLIAM BERTUCCI
 
 
L'anima
 
Svegliati,
svegliati,
ma non aprire
gli occhi della mente,
ma quelli del cuore.
 
Svegliati,
svegliati,
l'ora è più vicina
di quanto tu possa pensare.
 
Svegliati,
svegliati,
converti il tuo cuore
perché il corpo muore.
 
Svegliati,
svegliati,
ama come Dio
ha amato l'uomo.
 
Svegliati,
svegliati,
il corpo che oggi hai
con il tempo cambierà,
ma l'anima che ora sentire non puoi,
prima o poi si sveglierà
e ricorda
che ciò che conta è lei.
 

 

EKO
 
Opaca e repentina
l'immagine ossessiva
del tuo folle passionale respiro
che s'allontana, obbligato, dal mio.
Resta una scia complicata
di folli trame di lacrime
e strazianti grida
che l'udito dell'amato assassino non potrà udire.
Ma ciò esiste,
sentono, obbligati a sentirlo,
forte e vicino alle loro ipocrite membra,
questi viscidi spiriti violentatori.
Sopraffatti dall'invidia
e dall'egoismo di dimostrare
un povero sporco falso potere!
Proprio domani
il folle giorno del giudizio,
proprio ieri il folle giorno
delle lotte e delle gelosie...
follie e follie continuano a invasare,
a violentare le menti già provate,
già freneticamente di questi spiriti bambini
e paradossalmente prematuramente morti!
Tristezza, amarezza, timore, solitudine,
prematuro traumatico abbandono!
 

All'ombra della notte
sotto il fatale chiaror di luna
danzavo rapita da un'infinita
varietà di forme e dimensioni
... magici spazi sempre più caotici!!!
Palese la sorte...
ora giaccio immobilizzata
all'ombra d'ogni triste notte
imbozzalata fra i lunghi filamenti ossessivi
che inconsciamente mi sono stretta tutt'intorno
nel caos della mia danza dannata!!!



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MAURIZIO BUCAIONI
 
 
Invocazione d'Horne il Saque
in Santa Croce
 
Cavallini rossi e neri,
Non andate.
Ombre,
Non vi staccate.
Né morite
Giochi,
Sulla gradinata.
Gatti, voci del miele,
Palla e fiore giallo,
Non lasciate che muro al muro
Unisca l'inferriata.
Eppure, è tempo già.
Trafiggono le siepi
Gli ultimi tre raggi,
e sera scoppia.

 
 
 

CLAUDIO CALZOLARI
 
 
La strada che sale
 
La fioca luce lunare rischiara quel tanto
ch'appare una strada che sale.
 
Sale dalla sperduta pianura
tra vaste distese di frumento maturo
tra i grandi fiori volti al nascere del sole
ai lati gli alberi dai dolci pomi odorosi.
 
Sale tra i filari delle generose viti
tra gli alti steli del grano turco
tra i pioppi piegati al vento ed i salici lamentosi
vicino agli umidi specchi in cui ella si mira
durante il suo vagare notturno.
 
Sale e ridiscende la via
tra i campi di grano e d'avena
tra le acacie ed i carpini
i radi cipressi dalle snelle figure
ed i vermigli papaveri di fianco a sentieri e fossi
con il profumo del muschio
che tutt'attorno si spande.
 
Sale ancora tra noccioli e prati
tra biancospini e boschi
e tra sperduti vigneti
tra rocce e brulle zolle scure
erba medica e ginestre dorate
tra le robuste querce
accanto l'acque dei ruscelli montani.
 
Se ne sta la luna con gli astri d'attorno e fissa
sale la strada e poi sale ancora
le nubi somigliano ora all'acqua del mare
sale ed in ultimo si perde nel cielo senza fine.
 


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DANIELA CARGNELUTTI
 
 
Com'è nel suo procedere
Ritmica in continua oscillazione
Raggiustando modi spigolosi
Ma scintilla di luce
Appiattisce impassibile fierezza
Rattrappita ampiezza sgretola
Corpo violato versato nel vuoto
Scansato nel sonno
Intrappolato nell'attimo.
 

 
La signora della merceria
Ha chiuso le serrande
Dismesso il grembiule
Tolto i denti
Ora guarda
Passare la merce
 

 
 
 

ANNA CERISOLA
 
Undici settembre
 
Lo schianto
la tenebra
che ci ha condotti lontano
fra brandelli di grattacieli
e pur dentro ognuno di noi
 
nelle viscere sconquassate
dell'incomprensibile
per ciò ancor più lacerante
l'eterna memoria che
oscura l'anima, che
annega l'innocenza
 
lumi accesi
dentro il nostro essere
preghiere dette
con la voragine delle menti
sussurrate o invocate da
una caverna di disperazione
 
e, di fronte,
in una via del mondo
divisi da un solco
cuori di ghiaccio
menti dal ghigno oscurato
di chi non conosce preghiera.
 
L'assurdo umano trascinare
fatto di singhiozzi e di illusioni
non sa rispondere alla propria coscienza
costruita su cattedrali che si sfaldano
specchiata in maschere di cera
 
sa solo chiedere il riposo
fra le braccia amorose
sulla coltre di nubi argentee
lungo i pascoli del cielo
del dolce sonno
degli angeli.
 


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GERMANO COSTA
 
 
Assaliti
 
Siamo tutti conquistati
Siamo tutti manovrati
Da questo mondo imperativo
E superlativo ma frivolo
Solitudine che avanza
Tristezza negli sguardi Sorridenti
Ma scontenti
Tutto questo continuerà
Solo dio lo sa.
 

 
Caldissimo
 
Nudo venni al mondo
Il primo calore sentii
Dalle nude mani
Che mi attorniavano
Quando ella mi abbracciò
Il suo calore mi riscaldò
Mi rinfrancò
Amore più grande mai sentii
La sua dolce carezza mai cercai
Mai la trovai
D'un tratto mi mancò
Il sonno eterno con sé la portò
Solo mi lasciò
Il tempo passava
L'amore verso lei mai cessava
Quando l'autunno anche per me arrivò
Il suo nome chiamai
Essa non arrivò
Solo io restai
Come al principio arrivai
Dal mondo nudo me n'andai.
 

ALESSANDRO FANFANI
 
OPERA SEGNALATA DALLA GIURIA
 
Polvere di vita
 
Polvere di vita
dispersa nel tempo
lavata via da lucide
lacrime di pioggia,
come foglia nel vento
vola il pensiero
ogni volta
ricadendo su se stesso.
 
Le ossa della terra
sono ora fragili
corrose da millenni
di dolorosa sopportazione,
un tumore maligno
sta piagando il pianeta
divorandolo lentamente
senza pietà.
 
Un formicaio impazzito
questo è l'umanità
razza dominatrice
schiava di se stessa,
incatenata a pregiudizi
prigioniera dell'indifferenza
impregnata di un putrescente
tanfo di morte.
 
Cosa sarà dell'uomo
quale destino per i suoi figli
generati in un'epoca
satura di metallo avariato,
cosa resterà
della nostra breve esistenza
forse solo polvere di vita
divorata dal tempo.
 


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FRANCESCO FERONE
 
 
Ma un giorno capirai...
 
Ma un giorno capirai
di non dover temere le tenebre che ti avvolgono,
poiché sono anch'esse parte di te,
l'oscurità dei tuoi sentimenti celati
che ti accompagna nei momenti ebbri di vita.
 
A tastare il mondo con i sensi,
un gioco d'istinti e magnetici impulsi,
e comprendendo oltre i miraggi,
amplierai i confini dell'anima,
dove la coscienza dell'Essere
e l'Io si annientano
in eterna unità cosmica.
 
Quando poi le stagioni riempiranno il tuo cuore
l'anima le avrà già rese indelebili,
e sarà sempre pronta a distaccarsi e ripartire
confidando nel divenire delle speranze
che conducono a nuove esperienze.
 
Un mondo meno illogico della fatalità razionalizzata,
porta aperta per la fine di squallide larve programmate,
prigionieri ignari di ingannevoli felicità riciclate,
intrappolati in proiezioni di Maja,
senza più vie d'uscita alla cecità
spacciata consumisticamente
sotto le spoglie dell'"Eterna favola del presente".
 
Ma un fine autentico sarà celato dietro ogni cambiamento,
mimetico ma in ogni tempo, racchiuso nella vita stessa,
fino all'ambizione dell'anima,
un senso che si rifletta oltre i limiti del tempo.
 
Altri argonauti ancora ricercheranno
un senso che si rifletta oltre il vuoto scaturito
dalla limitata dimensione spazio-tempo tutta umana.

ALBERTO GUASCHI
 
 
 
Salmo 2002
 
Finalmente ti invoco, o Signore!
nel mattino del mondo
intriso di speranza e fiaccato di delusione,
per i violenti seduti su vette di sopraffazione
e per i deboli che ti disprezzano e non hanno che te.
 
In questo mattino io grido per loro
ed anche per me che sono come loro
 
perché non sia crepuscolo: ti prego!
Tu sai che io mi maledico,
ma si fa strada la speranza poiché tu non mi maledici.
Ti offenderò innalzandomi al posto tuo,
giudicando gli altri e me con perversa intransigenza?
 
Ti sminuirò non credendo alla giustizia del tuo amore?
 
Salvaci dall'autocommiserazione
che ci fa migliori di Dio!
 
Puniscici per la nostra inflessibilità
che ci fa migliori di nostro fratello!
 
Donaci la pace
poiché di pace si può vivere
 

 


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DIEGO LAURENTI
 
Oasi
 
Nell'Oasi di pace
trovo albergo e ristoro.
 
Sempre in cerca
dell'oro della vita
 
ho visitato
le più buie contrade,
 
... sopravvissuto
ai corsi della luna...
 
ma la fortuna
va man mano scemando
 
come alla vita
 
la candela
d'un gioco d'amore
a notte fonda.
 

 
Cielo grigio
 
Un cielo grigio
e l'aria già fredda
 
da neve incipiente
quasi fosse Natale,
 
ma mancano
- è vero -
le luci
 
e non è tempo
di udire canzoni
 
... che giova...
chi sente?...
 
le luci poi spente
le inturbina il vento
 
- lo sento -
costringer le ossa.
 

 
ERNESTINA MAZZA
 
 
 
Mentre mi sei accanto
 
Fragile se ne va il giorno
nei suoi tenui colori.
Mentre mi sei accanto,
corrono le parole sul filo delle voci,
e gli occhi le accompagnano in fondo all'anima.
 

 
Silenzio
 
Silenzio, mai completamente silenzio.
Le voci dei pensieri
nel silenzio della stanza
fanno rumore nella mente.
 

 
Momenti e pensieri
 
Non possiedi nessuno,
ma solo momenti e pensieri
ti appartengono.
Legami sottili allacciati al tempo dal ritmo irregolare
della mente e del cuore.
 


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LUCA NARDINI
 
Il chitarrista mano di cigno unghiata
o il pescatore in secca,
fra i cordami, la stella bruna e ossuta
di mari lontanissimi,
è in questo e altro che mi riconosco
quando disvesto l'abito
più congeniale, scriverti e scriverti leggero.
Vedi? Quella che chiami vita
per me è un mistero, è l'ansia grave
del ritorno, è come un porto d'acqua
chioccia di nafta e di catrame. Io sono qui,
sono il ricordo del nuovo da venire,
sono l'oggetto più inservibile
che ha vomitato il mare.
 

 
Non siamo noi la polvere ma sabbia
che si imbeve, opalescente resina
una volta essiccata in ambra dura
ci trasformeremo. Corre la vita
a precipizio non per questo meno
credibile, addirittura vera,
falso non è quel che finisce ora.
Puoi credermi, scintillante calia.
 

I corpi,
nella distrazione dei ragionamenti,
l'un l'altro stringono se stessi,
mai riposano
in via definitiva, sognano alleanze
o combattimenti,
si cercano, incrociano radici e rami
a tua insaputa,
e saltano i fossati, i muri,
un fitto di trame e ragnatele
sono i corpi.
 

LEONARDO NARDO
 
Il tempo
Vorrei fermare il tempo
il tempo andato
il tempo dell'amore
il tempo della poesia
dei giuramenti - delle certezze
delle sicurezze su ogni ti amo

Ho fermato il tempo
il tempo dei ricordi
Tu sei già passata
sei andata oltre
indolente e abulica
incurante di me!!!
 

 
L'illuso
Ho scritto tanto
per te e su dite
Quasi tutto e di tutto
ma tu come fa il vento
raccogli-passi e te ne vai
ed io nel mio pensar
dormiente e credulo
mi chiedo:
Ho dedicato tutto questo
a un sogno!!!
 


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MARIA ROSA PEDINOTTI
 
OPERA 3^ CLASSIFICATA
 
Sia
 
Il buio è frantumato!
La luce genera
ombre.
La luce genera
drammi di colore.
Il buio è frantumato!
La luce racconta
voci e sospiri.
Il buio diviene penombra.
La luce genera
Amore.
Il nulla è sconfitto
la luce urla,
vince l'estremo silenzio
e partorisce la vita.
Il buio è frantumato,
sia benedetta
la luce!!!
 

 
Piuma
 
Il vento
ha ripulito l'aria
e le cose
lucidate a specchio
riflettono sull'anima
una gioiosa euforia.
È un trasporto di aquiloni
che il mio cuore desidera.
È un ricordo
di voli incantati.
Seguo
Il turbinio leggero
di una foglia strappata al suo ramo.
Invidiosa
rabbuffo pensieri scintillanti,
e li soffio nel
vortice infinito delle ore


ELIANA PEROTTI
 
 
 
Il mio fischio del treno
 
Ed io voglio restare seduta qui
su questo scomodo duro macigno.
L'inverno mi gira attorno,
gelato come la punta delle mie immobili dita.
Sto qui, come la nebbia leggera,
ad aspettare il passaggio ed il fischio del treno.
 
Ma quanti treni passeranno e quanti treni fischieranno!
 
Di questa mia vita vedo chiaro il presente,
come i binari davanti ai miei occhi ora.
Il passato ed il futuro, scompaiono a poco a poco nella nebbia,
diventando tutt'uno col nulla.
 
Questa vita che corre lungo i binari,
ora gelidi ed irrigiditi dal freddo del cuore,
una volta caldi e languidi d'una primavera inoltrata...
 
Ma quanti treni passeranno e quanti treni fischieranno!
 
Aspetto il fischio del treno,
questo treno che passa veloce, come tutta la vita
e fischia, fischia forte ogni tanto.
Mi fischia dentro ed interrompe tutto il mio rumore del nulla.
Me ne sto qui, aspettando che la vita mi scorra così vicina,
da poterla annusare, da poterla toccare.
 
Ma quanti treni passeranno e quanti treni fischieranno
che mi vedranno sempre qui, ferma,
ad aspettare il mio fischio del treno!
 
Stanotte ho sognato:
camminavo forte, correvo forte lungo il binario,
e fischiavo, fischiavo forte ogni tanto,
verso una nube spezzata dal sereno.
 

 


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GIANLUIGI REDAELLI
 
Prigioniero
 
Ho visto
negli occhi del sogno
una bianca prigione
ovattata da desideri e aspirazioni
che se appagati
formano catene.
Ho capito
che la fuga è vana
se ha la losca smorfia
del compromesso,
e se anche riuscisse
la risultante
sarebbe una linea grigia
maculata da infiniti dubbi.
Mi perdo
nei meandri del pensiero
mentre nuovi obiettivi
si addensano come nuvole
nel mio cielo cupo
battuto da sferzanti raffiche.
Mi illudo
di essere a prova d'urto
forte di asseriti decisi propositi
ma ben presto
si rivelano nient'altro
che fragili cascate di vetro...
Allucinazioni
mosse da caroselli
di indicibili fantasie
di ripetuti interrogativi
di mulinanti ossessioni...
Beffarde sfuggenti
immagini di vittoria
che svaniscono
appena apro gli occhi.
Allora stramazzo
sui tasti
e mi dichiaro prigioniero.


GABRIELE ROSATI
 
 
Se per giorni e per anni e per secoli lunghi
 
Se per giorni e per anni e per secoli lunghi,
nel profugo fluire delle ore,
nel viaggio che proseguo stanco,
nel passo deciso della notte nelle notti,
ancora ti riscopro accanto
e non scancello
- non so se dono o pena del destino -
le vicende, le memorie, gli atti,
l'ombra del delirio nostro;
e se intere mi tornano le immagini immutate:
ciò che fummo, che siamo, che saremo,
ancora inconsapevole ti scelgo,
dal pozzo della memoria ti sollevo,
ove provai sovente ad occultarti.
 
A questo cuore pazzo,
fatto a brandelli, ucciso
dalle vicende assurde,
che non è un pezzo se non di macerie
- e non più lo sazia la carità d'un ricordo -
ora sei tornata incontro
a questo cuore pazzo
proprio ora
sei tornata incontro:
ora che non ti sognavo,
ora che volevo vivere.


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FRANCESCO RUSSO
 
 
Pensiero!
 
Dove sei pensiero?
Tu che accarezzi il
cuore,
e come un fiore
lasci il profumo;
che infoltisce l'anima.
Entri nel vuoto
della mente, come un ladro,
e nel buio tenebroso
riversi la luce nel
logo della tua Festa.
Seduci i colori
nel mistero incantato,
vendi i bollori
all'amore proibito,
e sulle vesti del
canto,
ti assopisci nel sogno
di un desiderio lontano!
Forza inebriante
sui riflessi degli occhi,
cavallo marciante
sul potere che tocchi;
regime di vita
all'ignoranza dei venti.
Dinanzi alla luce
sei l'oro e l'argento
abbandoni il tuo trono
ai virosi lamenti
fuggi all'insegna di
un nuovo castello;
sulla tempesta dei tuoni
hai sviscerato la morale
le tue ali scrollano,
i frammenti;
sulla tua creatura mortale.

GIOVANNI SALVATORE
 
 
Invidia
 
Distendi le gambe mio giovane figlio,
i tuoi fantasmi girano nella cameretta
mentre i pupazzi odorano di cuoio.
La mamma ti ha raccontato e tu, ora,
sogni favole,
immagini mondi di cartapesta profumata,
colori i disegni dell'animo con un secchio di sfumature.
Come vorrei essere te figlio,
un fanciullo, primitivo senso d'istinto e paure,
un inventore di realtà.
 

 
Il pianto
 
C'è una goccia che mi sfiora
è strana,
non è che non si possa notare,
ma luccica solo per un attimo in su
la mia faccia, fumiforme mela,
e la goccia si confonde nel vapore,
sfiora senza fine e dà timore
ma è aspro, amaro e agro il suo odore,
sfiora l'ardua pelle come arduo e ardente è l'animo.
Sfugge alla mente per trovare gloria e trionfo
nei nervi di uno sbiadito fatto,
Ora, ecco!
Tutto pare chiaro, semplice, fragile e potente.
Credevo che non lo fosse, chiaro,
almeno quando un pianto sfoggia,
nella remota virtù della speranza,
le sfumature in bianco e nero.
Credevo che fosse fragile e semplice,
perlomeno se si ama un sogno.
Perennemente è potente.
Troppo tardi, si suol dire,
ho sentito il mio volto,
svanito il vapore, la goccia
era una lacrima.
C'è una lacrima che mi sfiora
se ne bagno il cotone svanirebbe un'idea.



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STUDIO MANDY
 
 
Ed ora
 
Ed ora, che ho dato nome ai miei sentimenti
E al verme che mi divora
Che ho dato parola, voce
All'abisso che ho dentro,
che queste parole sono così risonanti
da avere un corpo,
che mi ritrovo sopraffatta,
terrorizzata davanti a questa realtà
che tocco;
 
che mi resta da fare per salvarmi?
 
Se non tacere e ributtare indietro
Nella voragine questi mostri orrendi?
 
Come si fa ad annientare fuori, esorcizzando
Le profonde fogne, senza togliersi la vita?
Qual è il maledettissimo rituale?
 
Ora che non posso far finta di non aver
Visto, udito, toccato...
Ora che amarti è così pesante,
Che voler morire è così consapevole
Ora che non riesco più a respirare
Soffocata dai miei demoni
Che mi resta da fare?
 
Divoratemi fauci infernali... sono qui... eccomi!
 

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KLEDIA SHEME
 
 
Crepuscolo
 
T'ho aspettato a lungo
mentre le nuvole versavano
le ultime lacrime nel crepuscolo
il vento diffondeva i loro sussurri
come un prato di sentimenti,
perso nei ricordi.
Il bacio restava sospeso
nella sabbia bagnata
delle mie labbra,
Io e Te, lontano,
ai margini del crepuscolo...
 

 
Lacrime di donna
 
Quando
gli uomini saranno
ospiti del pianto di una donna
la loro anima
nelle lacrime si perderà
come un vagabondo stracciato
per lavare il peccato
 

 
Risveglio
 
Non svegliarti - m'hai detto - senza di me
Ho paura di iniziare
solo
il giorno
Dormi tranquillo - t'ho risposto!
Al mattino uccideremo
insieme
la paura...
 



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SE ES
 
 
Tempesta marina
 
Ti piomberò sulla testa
come una montagna di sale.
La pioggia limerà
le imperfezioni sul mio corpo
lavando via le alghe ed i coralli,
indosserò il vestito di ghiaccio
d'acqua di tempesta,
ai piedi scarpe di ricci
frantumati dai naufragi.
Ti piomberò sulla testa
per sbriciolarmi su di te
nella nebbia soffocata
di cristalli d'arcobaleno.
Tu blocca se puoi la mia mano
sulle punte degli scogli
macchiate di sangue,
lecca queste gocce di vita
prima che si confondano sul tuo seno.
Ti piomberò sulla testa
per sciogliere la glassa dei sensi
sui sentimenti che calpesti,
come fossero carboni ardenti
fra i denti del tempo.
Ti regalerò il mio vestito di ghiaccio
d'acqua di tempesta
per trascinarti con me
nell'abbraccio delle onde.

MARGHERITA TRAMONTANO
 
 
 
La Quarta Strada
 
La quarta strada è quella della madre
che culla a sé milioni di morti
abbraccia e prega entrambi i contendenti
Da che parte stai mamma?
Tutt'e due
 
Con l'uno, con l'altro
con nessuno dei due, solo per me
 
È il quarto dove ce ne sono tre
è il quarto che conta
 
Il quarto che trasforma il cerchio in sfera
 
Il quarto che impariamo a non vedere
 
Non neutrali, no, mai.
 
Utraquali?
 

FEDERICO TOPA
 
OPERA 1^ CLASSIFICATA
 
 
 
Villa Torre di Cingoli
ore 12 del 11.8.2002
 
Mi stringono il cuore e mi affliggono
queste bianche strade polverose
ricche di sognanti ciottoli
che attraversano gli ulivi
ed i coppi pensosi di borgo S. Flaviano;
un cane percorre la bianca strada
portandomi un ricordo di fionda
e un canto mattutino di tortore;
ma non mi riconosce.


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Ins. 15-09-2003