- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
Ferrera Erbognone 2002
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- Sommario
- Prefazione
a cura di Umberto De Agostino - Marco
Agazzi -
Marco
Angella -
Magdalena
Aparta -
Antonia
Astarita -
Marco Baiotto - Rosa Ballini - Alessandro
Barbato -
Paola Barni - Paola Basso - Maria Luisa Beck-Peccoz
Spanò - Franco Antonio Bella - Mario
Benatti -
Luciana Bergamin - William
Bertucci -
Lisa Bicego - Margherita Biondo - Eko
- Vincenzo Bolia - Maria Antonietta Borgatelli -
Andrea Bucaioni - Maurizio
Bucaioni -
Marco Buzzetti - Enza Calcagno - Claudio
Calzolari -
Paola Camino - Claudio Capponi - Daniela
Cargnelutti
- Paola Carroli - Alfonso Cataldi - Anna
Cerisola -
Mariangela Cioria - Francesco Cocchi -
Germano
Costa -
David Di Cara - Andrea Di Paolo - Katiuscia Digiacomo
- Dino Dorsi - Roberto Fabris - Alessandro
Fanfani -
Francesco
Ferone -
Bruno Filippi - Angela Fullone - Giulia Maria Giardini
- Amedeo Giordani - Alberto
Guaschi -
Miranda Haxhia - Pasquale La Torre - Andrea Lamolinara
- Diego
Laurenti -
Arianna Lenzi - Enrico Mancini - Mandy
- Pietro Manzella - Cinzia Marchese - Ernestina
Mazza -
Claudia Minchiotti - Adriana Montemartini - Enrica
Paola Musio - Luca
Nardini -
Leonardo
Nardo - Eros
Nava - Simona Pagliari - Francesco Papapicco -
Maria
Rosa Pedinotti
- Eliana
Perotti -
Andrea Pierantozzi - Francesca Pierini - Maurizio
Pivatello - Silvia Pizza - Marta Pugno - Dionisia
Puoti - Ermano Raso - Rina Ravera - Gianluigi
Redaelli -
Gabriele
Rosati -
Gualtiero Rota - Francesco
Russo -
Giovanni
Salvatore -
Micaela Sansevero - Adriano Scandalitta - Federica
Scarrione - Rita Claudia Scordino - Kledia
Sheme -
SE
ES -
Giuseppe Spazzafumo - Ombretta Suardi -
Federico
Topa -
Margherita
Tramontano -
Claudia Manuela Turco - Massimo Turini - Luigi Vento -
Alfredo Vestrini - Tiziana Zago - Ines
Zanotti
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- Antologia del Premio Ferrera
Erbognone 2002 - formato 14x20,5 - pagg. 104 - Euro
18,00 - ISBN 88-8356-545-2
-
- Risultati
del concorso Ferrera
Erbognone
2002
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-
- Come
avere l'antologia
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- Prefazione
- La scadenza del
concorso nazionale era stata fissata al 30 ottobre
2002: il vincitore del concorso nazionale "Ottavo
Nipoti, Federico Topa vi aveva partecipato mantenendo
fede al suo appassionato amore per la poesia, ma
purtroppo qualche mese dopo è morto. È
stata quindi una cerimonia inconsueta la premiazione
della settima edizione del concorso nazionale di
poesia "Ottavio Nipoti": alla fine, la commozione era
palpabile sul volto di tutti i presenti.
- Sabato 21 giugno
2003, alle 18, nella biblioteca di via Roma la giuria
ha consegnato la coppa nelle mani della figlia di
Federico Topa, l'autore bresciano di "Villa Torre di
cingoli ore 12 del 11.8.2002". Alle sue spalle si sono
classificati Enrico Mancini di Arezzo con "Male
oscuro" e Maria Rosa Pedinotti di Casorate Sempione
(Varese) con "Piuma". Ecco invece i poeti dal quarto
al decimo posto: Pietro Manzella (Palermo), Eros Nava
(Calcinato, Bs), Bruno Filippi (Casale Monferrato),
Paola Basso (Cervignano), Rina Ravera (Voghera), Maria
Antonietta Borgatelli (Balzola, Al) e Luciana Bergamin
(Pistoia). I segnalati sono Paola Bavera (Vigevano,
Pv), Vincenzo Bolia (Albenga, Sv), Eduardo Delahaye
(Napoli, Alessandro Fanfani (Pesaro), Giuseppe Gittini
(Camparada, Mi), Cinzia Marchese (Formia, Lt), Andrea
Pierantozzi (Porto d'Ascoli, Ap), Francesca Pierini
(Corridonia, Mc), Adriano Scandalitta (Mortara, Pv),
Giuseppe Spazzafumo (San Benedetto al Tronto,
Ap).
- Al di là
dell'evento luttuoso che ha colpito la famiglia Topa
e, indirettamente, anche il concorso "Nipoti", la
valutazione delle cento e più opere pervenute
all'organizzazione è stata ricca di emozioni.
Come succede ormai dal 1996, i componenti della giuria
(Carlo Pusineri, Maria Santina Sozzani, Giuseppina
Michini, don Alberto Fassoli, Chiara Zucca e Umberto
De Agostino) non percepiscono di fronte a sé
una strada in discesa mentre si accingono a leggere le
opere inviate da poeti sparsi per l'Italia e anche in
tutta Europa. Un compito decisamente arduo, sia per le
tematiche trattate - sempre profonde, acute,
impegnative - sia per il consistente numero di
partecipanti, che rende lustro a un'iniziativa
lanciata sì con entusiasmo ma con l'intimo
timore di veder naufragare speranze e aspirazioni di
coinvolgimento reciproco quando l'ambiente sociale
circostante si dimostra distratto o addirittura
freddo.
- "Quando sento
qualcuno parlare di cultura, la mano mi corre al
revolver": è una frase attribuita al gerarca
nazista Ermann Göring. Senza ombra di dubbio, nei
minuscoli centri di provincia questi eccessi, sia pur
intenzionali, vengono con tutta probabilità (e
per fortuna...) frenati dallo stretto legame che
intercorre fra i rappresentanti della comunità,
ma non si è lontani dalla verità se si
riflette sull'estrema difficoltà a dilatare
l'amore per i versi, per tutto quanto è
elevazione spirituale, nel maggior numero di persone
possibile. Da anni ormai la biblioteca comunale di
Ferrera Erbognone si impegna a sensibilizzare la
popolazione esaltando anche i lusinghieri traguardi di
immagine raggiunti grazie alla nascita di questa
iniziativa culturale, ma il richiamo dell'anima cade
purtroppo nel vuoto. Forse bisogna modificare la
composizione poetica del Petrarca - "Vedrai che i
poeti son rari, poiché la natura fa sì
che sian rare quelle cose che sono anche preziose e
luminose" - sostituendo "poeti" a "persone partecipi"
per raggiungere uno stadio di consolazione sufficiente
a far dimenticare ostacoli e amarezze.
- Uno spiraglio di
luce giunge comunque dalla massiccia (e costante)
partecipazione di autori che, anche nel 2002, hanno
animato il concorso poetico. Riunirsi quelle poche ore
nel palazzo nobiliare degli Strada, sede della
biblioteca cittadina, per vagliare i testi e
consegnare agli annali cittadini il vincitore ha
rappresentato ancora una volta un motivo di confronto
ideale e di scambio di emozioni.
-
- Umberto
De Agostino
-
- Presidente
della Biblioteca Comunale di Ferrera
Erbognone
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARCO
AGAZZI
-
-
- Ti chiamerò
silenzio
-
- "Ti
chiamerò silenzio
- quando la
lontananza
- diventa
confine,
- abisso
profondo
- e
sconosciuto.
- E ogni
volta
- che
l'ombra
- della
solitudine
- seduta tra i
miei pensieri
- mi farà
piangere
- ti
chiamerò silenzio".
-
-
- Il
mare
-
- "Affacciato alla
finestra
- del mio
animo
- guardo il
mare:
- una grande
lacrima
- posata sulla
terra".
-
-
-
- Paesaggio
-
- "Prato verde in
solitudine
- un pensiero
fatto di nuvole
- Il mio corpo
è un prato
- la mia mente
è il vento
- Sprofondo nello
spazio e penso,
- parte nel
paesaggio, vivo".
-
-
-
|
- MARCO
ANGELLA
-
-
-
- Al tempio
francescano di Pontremoli
- (1503-2003)
-
- Dicon tutti sian
passati cento lustri
- da quel giorno
della tua dedicazione
- Fu Opicino, un
certo Galli, il celebrante:
- così
narra quell'epigrafe che mostri
-
- Porti il nome
del patrono dell'Italia,
- quel sant'uomo
che vorrebbe tradizione
- fosse stato, per
la Lombardia viandante,
- qui da noi, in
quei panni di chi ammalia
-
- Tu ne hai viste
sì di cose in questi anni
- Hai vissuto
ormai tanti Giubilei
- Sulla faccia tua
campeggiano gli stemmi
- della villa che
divisa ebbe gran danni
-
- Tanti artisti ti
abbellirono di fino
- Quanta gente ha
ammirato proprio Lei
- Sì, la
Vergine di marmo dai bei cenni
- che il Carrocci
disse del buon Agostino
-
- Come poi tutte
le chiese del paese
- anche tu avesti
a far con il barocco
- Quegli stucchi
che son stati restaurati
- sono tutti di
bottega ticinese
-
- Quando fecero
nel borgo un altro ponte
- nuova gente
richiamasti col rintocco
- Al tuo nome
infatti furono affiancati
- San Giovanni e
Colombano come fonte
-
- Si' lodato, mio
Signore, si' lodato
- Grazie a Dio,
San Francesco t'ha fondato
- Opicino, grazie
a Dio, t'ha consacrato
- E Don Pietro,
grazie a Dio, t'ha restaurato
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MAGDALENA
APARTA
-
- Il
sogno
-
- Hai detto
che ami lo sguardo intenso
- sorride il
sole con i suoi raggi
- abbracciando
l'orizzonte immenso
- pieno di
cose carine e sagge
-
- hai detto
che ami la mia voce
- cristallina
rugiada di diamanti
- che
accarezza il mondo con le gocce
- accompagnando
il canto dei viandanti
-
- ami il
profumo della mia pelle
- la
primavera sbircia attraverso i
fiori
- si distende
larga come le stelle
- scivolando
nei sospiri dei cuori
-
- hai detto
che sogni di accarezzarmi
- nel soffio
del vento primaverile
- vola la
mimosa che dovevi darmi
- è il
mio sogno che sta per svanire
-
-
|
- ANTONIA
ASTARITA
-
-
- Ferrara nel mio
cuore
-
- Fresco fine
settembrino
- Di un sole
raggiante
- Sotto cieli
azzurrini
- E venti
passati
- Come scia dietro
le mie spalle
- E come soffi di
vento mi sentivo leggiadra
- Come nel cuore
di una foglia volante
- E con canti
d'uccelli
- Che poco a poco
volteggiavano in cielo
- Osservavo con
occhi ricolmi d'ebbro amore
- Scendere in
picchiata su arse spiagge desolate
- Non
affollate
- Come liberi
evasi sulla spiaggia
- Camminavano
passi di gente spensierata
- Ed io poco
distante dalla riva felice d'esser
lì
- Lasciando dietro
di me un passato già andato
- Vivendo
l'emozione di un giorno semplice e
profondo
- Umile ma
gioioso
- Con lo splendore
di una meraviglia
- Che brillava nei
miei occhi dietro grandi occhiali scuri
- Ricordo di
Ferrara di un tratto sabbioso adagiato
sull'Adriatico
- Con sé
ogni bellezza a me sconosciuta
- E tanto
patrimonio da scrutare:
- Dal Palazzo
Comunale al Palazzo Roverella
- Dalla Chiesa di
San Paolo al Castello Estense
- Meraviglia su
meraviglia
- Tutto nel cuore
di questa piccola ma grande cittadina
- Un paesaggio da
offrire e una storia da raccontare
- È ancora
oggi Ferrara per me
- È ancora
per me il cuore del mio cammino...
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ALESSANDRO
BARBATO
-
-
-
- Sulla tomba del
nostro amore
-
- Come un autunno
precoce
- ha gelato sui
rami
- i primi
messaggeri dell'estate,
- così tra
noi che cominciavamo a scaldarci
- al sole della
passione
- è scesa
la fredda indifferenza;
- un ospite non
invitato
- in una casa
incompleta
- ha ucciso le
nostre speranze.
-
- Come un freddo
vento di settembre
- spalanca le
porte ai cavalieri di pietra
- d'un inverno di
attese
- così il
gelo delle nostre rinunce
- ci ha chiusi in
una gabbia dorata
- di una
solitudine mascherata di libertà
- ad aspettare
qualcuno che blocchi questo flusso
- di giorni di un
solo colore.
-
-
|
- MARIO
BENATTI
-
-
- Dov'eri?
-
- Devo
colpirti nel volo
- vivace
- colomba.
- Devo
imbronciarmi la sera
- per
corti
- pensieri.
- Devo
badarti nei lunghi
- sospiri
- di
notte.
- Devo
rubarti sorrisi
- sul
farsi
- dell'alba.
- Devo
spedirti un regalo
- delizia
- di
giorno.
- Devo venire
a trovarti
- per
dirti
- che
t'amo.
- Devo
portarti una rosa
- ma
priva
- di
spine.
- Devo
toccarti le mani
- per
farti
- carezze.
- Devo
baciarti le gote
- per
dirti
- mi
spiego.
- Devo
lasciarti un gioiello
- non
troppo
- pesante.
- Devo
volerti per sempre
- dorata
- dimora.
- Era la
notte dei sogni,
- doveri.
- Dov'eri?
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- WILLIAM
BERTUCCI
-
-
- L'anima
-
- Svegliati,
- svegliati,
- ma non
aprire
- gli occhi della
mente,
- ma quelli del
cuore.
-
- Svegliati,
- svegliati,
- l'ora è
più vicina
- di quanto tu
possa pensare.
-
- Svegliati,
- svegliati,
- converti il tuo
cuore
- perché il
corpo muore.
-
- Svegliati,
- svegliati,
- ama come
Dio
- ha amato
l'uomo.
-
- Svegliati,
- svegliati,
- il corpo che
oggi hai
- con il tempo
cambierà,
- ma l'anima che
ora sentire non puoi,
- prima o poi si
sveglierà
- e
ricorda
- che ciò
che conta è lei.
-
-
-
|
- EKO
-
- Opaca e
repentina
- l'immagine
ossessiva
- del tuo folle
passionale respiro
- che s'allontana,
obbligato, dal mio.
- Resta una scia
complicata
- di folli trame
di lacrime
- e strazianti
grida
- che l'udito
dell'amato assassino non potrà
udire.
- Ma ciò
esiste,
- sentono,
obbligati a sentirlo,
- forte e vicino
alle loro ipocrite membra,
- questi viscidi
spiriti violentatori.
- Sopraffatti
dall'invidia
- e dall'egoismo
di dimostrare
- un povero sporco
falso potere!
- Proprio
domani
- il folle giorno
del giudizio,
- proprio ieri il
folle giorno
- delle lotte e
delle gelosie...
- follie e follie
continuano a invasare,
- a violentare le
menti già provate,
- già
freneticamente di questi spiriti
bambini
- e
paradossalmente prematuramente morti!
- Tristezza,
amarezza, timore, solitudine,
- prematuro
traumatico abbandono!
-
-
- All'ombra della
notte
- sotto il fatale
chiaror di luna
- danzavo rapita
da un'infinita
- varietà
di forme e dimensioni
- ... magici spazi
sempre più caotici!!!
- Palese la
sorte...
- ora giaccio
immobilizzata
- all'ombra d'ogni
triste notte
- imbozzalata fra
i lunghi filamenti ossessivi
- che
inconsciamente mi sono stretta
tutt'intorno
- nel caos della
mia danza dannata!!!
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MAURIZIO
BUCAIONI
-
-
- Invocazione
d'Horne il Saque
- in Santa
Croce
-
- Cavallini rossi
e neri,
- Non
andate.
- Ombre,
- Non vi
staccate.
- Né
morite
- Giochi,
- Sulla
gradinata.
- Gatti, voci del
miele,
- Palla e fiore
giallo,
- Non lasciate che
muro al muro
- Unisca
l'inferriata.
- Eppure, è
tempo già.
- Trafiggono le
siepi
- Gli ultimi tre
raggi,
- e sera
scoppia.
-
-
-
-
|
- CLAUDIO
CALZOLARI
-
-
- La strada che
sale
-
- La fioca luce
lunare rischiara quel tanto
- ch'appare una
strada che sale.
-
- Sale dalla
sperduta pianura
- tra vaste
distese di frumento maturo
- tra i grandi
fiori volti al nascere del sole
- ai lati gli
alberi dai dolci pomi odorosi.
-
- Sale tra i
filari delle generose viti
- tra gli alti
steli del grano turco
- tra i pioppi
piegati al vento ed i salici lamentosi
- vicino agli
umidi specchi in cui ella si mira
- durante il suo
vagare notturno.
-
- Sale e
ridiscende la via
- tra i campi di
grano e d'avena
- tra le acacie ed
i carpini
- i radi cipressi
dalle snelle figure
- ed i vermigli
papaveri di fianco a sentieri e fossi
- con il profumo
del muschio
- che tutt'attorno
si spande.
-
- Sale ancora tra
noccioli e prati
- tra biancospini
e boschi
- e tra sperduti
vigneti
- tra rocce e
brulle zolle scure
- erba medica e
ginestre dorate
- tra le robuste
querce
- accanto l'acque
dei ruscelli montani.
-
- Se ne sta la
luna con gli astri d'attorno e fissa
- sale la strada e
poi sale ancora
- le nubi
somigliano ora all'acqua del mare
- sale ed in
ultimo si perde nel cielo senza fine.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- DANIELA
CARGNELUTTI
-
-
- Com'è nel
suo procedere
- Ritmica in
continua oscillazione
- Raggiustando
modi spigolosi
- Ma scintilla di
luce
- Appiattisce
impassibile fierezza
- Rattrappita
ampiezza sgretola
- Corpo violato
versato nel vuoto
- Scansato nel
sonno
- Intrappolato
nell'attimo.
-
-
-
- La signora della
merceria
- Ha chiuso le
serrande
- Dismesso il
grembiule
- Tolto i
denti
- Ora
guarda
- Passare la
merce
-
-
-
-
-
|
- ANNA
CERISOLA
-
- Undici
settembre
-
- Lo
schianto
- la
tenebra
- che ci ha
condotti lontano
- fra brandelli di
grattacieli
- e pur dentro
ognuno di noi
-
- nelle viscere
sconquassate
- dell'incomprensibile
- per ciò
ancor più lacerante
- l'eterna memoria
che
- oscura l'anima,
che
- annega
l'innocenza
-
- lumi
accesi
- dentro il nostro
essere
- preghiere
dette
- con la voragine
delle menti
- sussurrate o
invocate da
- una caverna di
disperazione
-
- e, di
fronte,
- in una via del
mondo
- divisi da un
solco
- cuori di
ghiaccio
- menti dal ghigno
oscurato
- di chi non
conosce preghiera.
-
- L'assurdo umano
trascinare
- fatto di
singhiozzi e di illusioni
- non sa
rispondere alla propria coscienza
- costruita su
cattedrali che si sfaldano
- specchiata in
maschere di cera
-
- sa solo chiedere
il riposo
- fra le braccia
amorose
- sulla coltre di
nubi argentee
- lungo i pascoli
del cielo
- del dolce
sonno
- degli
angeli.
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- GERMANO
COSTA
-
-
- Assaliti
-
- Siamo tutti
conquistati
- Siamo tutti
manovrati
- Da questo mondo
imperativo
- E superlativo ma
frivolo
- Solitudine che
avanza
- Tristezza negli
sguardi Sorridenti
- Ma
scontenti
- Tutto questo
continuerà
- Solo dio lo
sa.
-
-
-
- Caldissimo
-
- Nudo venni al
mondo
- Il primo calore
sentii
- Dalle nude
mani
- Che mi
attorniavano
- Quando ella mi
abbracciò
- Il suo calore mi
riscaldò
- Mi
rinfrancò
- Amore più
grande mai sentii
- La sua dolce
carezza mai cercai
- Mai la
trovai
- D'un tratto mi
mancò
- Il sonno eterno
con sé la portò
- Solo mi
lasciò
- Il tempo
passava
- L'amore verso
lei mai cessava
- Quando l'autunno
anche per me arrivò
- Il suo nome
chiamai
- Essa non
arrivò
- Solo io
restai
- Come al
principio arrivai
- Dal mondo nudo
me n'andai.
-
-
|
- ALESSANDRO
FANFANI
-
- OPERA SEGNALATA
DALLA GIURIA
-
- Polvere di
vita
-
- Polvere di
vita
- dispersa nel
tempo
- lavata via da
lucide
- lacrime di
pioggia,
- come foglia nel
vento
- vola il
pensiero
- ogni
volta
- ricadendo su se
stesso.
-
- Le ossa della
terra
- sono ora
fragili
- corrose da
millenni
- di dolorosa
sopportazione,
- un tumore
maligno
- sta piagando il
pianeta
- divorandolo
lentamente
- senza
pietà.
-
- Un formicaio
impazzito
- questo è
l'umanità
- razza
dominatrice
- schiava di se
stessa,
- incatenata a
pregiudizi
- prigioniera
dell'indifferenza
- impregnata di un
putrescente
- tanfo di
morte.
-
- Cosa sarà
dell'uomo
- quale destino
per i suoi figli
- generati in
un'epoca
- satura di
metallo avariato,
- cosa
resterà
- della nostra
breve esistenza
- forse solo
polvere di vita
- divorata dal
tempo.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCO
FERONE
-
-
- Ma un giorno
capirai...
-
- Ma un giorno
capirai
- di non dover
temere le tenebre che ti avvolgono,
- poiché
sono anch'esse parte di te,
- l'oscurità
dei tuoi sentimenti celati
- che ti
accompagna nei momenti ebbri di vita.
-
- A tastare il
mondo con i sensi,
- un gioco
d'istinti e magnetici impulsi,
- e comprendendo
oltre i miraggi,
- amplierai i
confini dell'anima,
- dove la
coscienza dell'Essere
- e l'Io si
annientano
- in eterna
unità cosmica.
-
- Quando poi le
stagioni riempiranno il tuo cuore
- l'anima le
avrà già rese indelebili,
- e sarà
sempre pronta a distaccarsi e ripartire
- confidando nel
divenire delle speranze
- che conducono a
nuove esperienze.
-
- Un mondo meno
illogico della fatalità
razionalizzata,
- porta aperta per
la fine di squallide larve programmate,
- prigionieri
ignari di ingannevoli felicità
riciclate,
- intrappolati in
proiezioni di Maja,
- senza più
vie d'uscita alla cecità
- spacciata
consumisticamente
- sotto le spoglie
dell'"Eterna favola del presente".
-
- Ma un fine
autentico sarà celato dietro ogni
cambiamento,
- mimetico ma in
ogni tempo, racchiuso nella vita
stessa,
- fino
all'ambizione dell'anima,
- un senso che si
rifletta oltre i limiti del tempo.
-
- Altri argonauti
ancora ricercheranno
- un senso che si
rifletta oltre il vuoto scaturito
- dalla limitata
dimensione spazio-tempo tutta umana.
-
|
- ALBERTO
GUASCHI
-
-
-
- Salmo
2002
-
- Finalmente ti
invoco, o Signore!
- nel mattino del
mondo
- intriso di
speranza e fiaccato di delusione,
- per i violenti
seduti su vette di sopraffazione
- e per i deboli
che ti disprezzano e non hanno che te.
-
- In questo
mattino io grido per loro
- ed anche per me
che sono come loro
-
- perché
non sia crepuscolo: ti prego!
- Tu sai che io mi
maledico,
- ma si fa strada
la speranza poiché tu non mi
maledici.
- Ti
offenderò innalzandomi al posto
tuo,
- giudicando gli
altri e me con perversa intransigenza?
-
- Ti
sminuirò non credendo alla giustizia del tuo
amore?
-
- Salvaci
dall'autocommiserazione
- che ci fa
migliori di Dio!
-
- Puniscici per la
nostra inflessibilità
- che ci fa
migliori di nostro fratello!
-
- Donaci la
pace
- poiché di
pace si può vivere
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- DIEGO
LAURENTI
-
- Oasi
-
- Nell'Oasi di
pace
- trovo albergo e
ristoro.
-
- Sempre in
cerca
- dell'oro della
vita
-
- ho
visitato
- le più
buie contrade,
-
- ...
sopravvissuto
- ai corsi della
luna...
-
- ma la
fortuna
- va man mano
scemando
-
- come alla
vita
-
- la
candela
- d'un gioco
d'amore
- a notte
fonda.
-
-
-
- Cielo
grigio
-
- Un cielo
grigio
- e l'aria
già fredda
-
- da neve
incipiente
- quasi fosse
Natale,
-
- ma
mancano
- - è vero
-
- le
luci
-
- e non è
tempo
- di udire
canzoni
-
- ... che
giova...
- chi
sente?...
-
- le luci poi
spente
- le inturbina il
vento
-
- - lo sento
-
- costringer le
ossa.
-
-
-
|
- ERNESTINA
MAZZA
-
-
-
- Mentre mi sei
accanto
-
- Fragile se ne va
il giorno
- nei suoi tenui
colori.
- Mentre mi sei
accanto,
- corrono le
parole sul filo delle voci,
- e gli occhi le
accompagnano in fondo all'anima.
-
-
-
- Silenzio
-
- Silenzio, mai
completamente silenzio.
- Le voci dei
pensieri
- nel silenzio
della stanza
- fanno rumore
nella mente.
-
-
-
- Momenti e
pensieri
-
- Non possiedi
nessuno,
- ma solo momenti
e pensieri
- ti
appartengono.
- Legami sottili
allacciati al tempo dal ritmo
irregolare
- della mente e
del cuore.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- LUCA
NARDINI
-
- Il chitarrista
mano di cigno unghiata
- o il pescatore
in secca,
- fra i cordami,
la stella bruna e ossuta
- di mari
lontanissimi,
- è in
questo e altro che mi riconosco
- quando disvesto
l'abito
- più
congeniale, scriverti e scriverti
leggero.
- Vedi? Quella che
chiami vita
- per me è
un mistero, è l'ansia grave
- del ritorno,
è come un porto d'acqua
- chioccia di
nafta e di catrame. Io sono qui,
- sono il ricordo
del nuovo da venire,
- sono l'oggetto
più inservibile
- che ha vomitato
il mare.
-
-
-
- Non siamo noi la
polvere ma sabbia
- che si imbeve,
opalescente resina
- una volta
essiccata in ambra dura
- ci
trasformeremo. Corre la vita
- a precipizio non
per questo meno
- credibile,
addirittura vera,
- falso non
è quel che finisce ora.
- Puoi credermi,
scintillante calia.
-
-
- I
corpi,
- nella
distrazione dei ragionamenti,
- l'un l'altro
stringono se stessi,
- mai
riposano
- in via
definitiva, sognano alleanze
- o
combattimenti,
- si cercano,
incrociano radici e rami
- a tua
insaputa,
- e saltano i
fossati, i muri,
- un fitto di
trame e ragnatele
- sono i
corpi.
-
-
|
- LEONARDO
NARDO
-
- Il tempo
- Vorrei fermare il
tempo
il tempo andato
il tempo dell'amore
il tempo della poesia
dei giuramenti - delle certezze
delle sicurezze su ogni ti amo
Ho fermato il tempo
il tempo dei ricordi
Tu sei già passata
sei andata oltre
indolente e abulica
incurante di me!!!
-
-
-
- L'illuso
- Ho scritto
tanto
per te e su dite
Quasi tutto e di tutto
ma tu come fa il vento
raccogli-passi e te ne vai
ed io nel mio pensar
dormiente e credulo
mi chiedo:
Ho dedicato tutto questo
a un sogno!!!
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARIA
ROSA PEDINOTTI
-
- OPERA 3^
CLASSIFICATA
-
- Sia
-
- Il buio è
frantumato!
- La luce
genera
- ombre.
- La luce
genera
- drammi di
colore.
- Il buio è
frantumato!
- La luce
racconta
- voci e
sospiri.
- Il buio diviene
penombra.
- La luce
genera
- Amore.
- Il nulla
è sconfitto
- la luce
urla,
- vince l'estremo
silenzio
- e partorisce la
vita.
- Il buio è
frantumato,
- sia
benedetta
- la
luce!!!
-
-
-
- Piuma
-
- Il
vento
- ha ripulito
l'aria
- e le
cose
- lucidate a
specchio
- riflettono
sull'anima
- una gioiosa
euforia.
- È un
trasporto di aquiloni
- che il mio cuore
desidera.
- È un
ricordo
- di voli
incantati.
- Seguo
- Il turbinio
leggero
- di una foglia
strappata al suo ramo.
- Invidiosa
- rabbuffo
pensieri scintillanti,
- e li soffio
nel
- vortice infinito
delle ore
|
- ELIANA
PEROTTI
-
-
-
- Il mio fischio del
treno
-
- Ed io voglio
restare seduta qui
- su questo
scomodo duro macigno.
- L'inverno mi
gira attorno,
- gelato come la
punta delle mie immobili dita.
- Sto qui, come la
nebbia leggera,
- ad aspettare il
passaggio ed il fischio del treno.
-
- Ma quanti treni
passeranno e quanti treni fischieranno!
-
- Di questa mia
vita vedo chiaro il presente,
- come i binari
davanti ai miei occhi ora.
- Il passato ed il
futuro, scompaiono a poco a poco nella
nebbia,
- diventando
tutt'uno col nulla.
-
- Questa vita che
corre lungo i binari,
- ora gelidi ed
irrigiditi dal freddo del cuore,
- una volta caldi
e languidi d'una primavera inoltrata...
-
- Ma quanti treni
passeranno e quanti treni fischieranno!
-
- Aspetto il
fischio del treno,
- questo treno che
passa veloce, come tutta la vita
- e fischia,
fischia forte ogni tanto.
- Mi fischia
dentro ed interrompe tutto il mio rumore del
nulla.
- Me ne sto qui,
aspettando che la vita mi scorra così
vicina,
- da poterla
annusare, da poterla toccare.
-
- Ma quanti treni
passeranno e quanti treni fischieranno
- che mi vedranno
sempre qui, ferma,
- ad aspettare il
mio fischio del treno!
-
- Stanotte ho
sognato:
- camminavo forte,
correvo forte lungo il binario,
- e fischiavo,
fischiavo forte ogni tanto,
- verso una nube
spezzata dal sereno.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIANLUIGI
REDAELLI
-
- Prigioniero
-
- Ho
visto
- negli occhi del
sogno
- una bianca
prigione
- ovattata da
desideri e aspirazioni
- che se
appagati
- formano
catene.
- Ho
capito
- che la fuga
è vana
- se ha la losca
smorfia
- del
compromesso,
- e se anche
riuscisse
- la
risultante
- sarebbe una
linea grigia
- maculata da
infiniti dubbi.
- Mi
perdo
- nei meandri del
pensiero
- mentre nuovi
obiettivi
- si addensano
come nuvole
- nel mio cielo
cupo
- battuto da
sferzanti raffiche.
- Mi
illudo
- di essere a
prova d'urto
- forte di
asseriti decisi propositi
- ma ben
presto
- si rivelano
nient'altro
- che fragili
cascate di vetro...
- Allucinazioni
- mosse da
caroselli
- di indicibili
fantasie
- di ripetuti
interrogativi
- di mulinanti
ossessioni...
- Beffarde
sfuggenti
- immagini di
vittoria
- che
svaniscono
- appena apro gli
occhi.
- Allora
stramazzo
- sui
tasti
- e mi dichiaro
prigioniero.
|
- GABRIELE
ROSATI
-
-
- Se per giorni e per
anni e per secoli lunghi
-
- Se per giorni e
per anni e per secoli lunghi,
- nel profugo
fluire delle ore,
- nel viaggio che
proseguo stanco,
- nel passo deciso
della notte nelle notti,
- ancora ti
riscopro accanto
- e non
scancello
- - non so se dono
o pena del destino -
- le vicende, le
memorie, gli atti,
- l'ombra del
delirio nostro;
- e se intere mi
tornano le immagini immutate:
- ciò che
fummo, che siamo, che saremo,
- ancora
inconsapevole ti scelgo,
- dal pozzo della
memoria ti sollevo,
- ove provai
sovente ad occultarti.
-
- A questo cuore
pazzo,
- fatto a
brandelli, ucciso
- dalle vicende
assurde,
- che non è
un pezzo se non di macerie
- - e non
più lo sazia la carità d'un ricordo
-
- ora sei tornata
incontro
- a questo cuore
pazzo
- proprio
ora
- sei tornata
incontro:
- ora che non ti
sognavo,
- ora che volevo
vivere.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCO
RUSSO
-
-
- Pensiero!
-
- Dove sei
pensiero?
- Tu che accarezzi
il
- cuore,
- e come un
fiore
- lasci il
profumo;
- che infoltisce
l'anima.
- Entri nel
vuoto
- della mente,
come un ladro,
- e nel buio
tenebroso
- riversi la luce
nel
- logo della tua
Festa.
- Seduci i
colori
- nel mistero
incantato,
- vendi i
bollori
- all'amore
proibito,
- e sulle vesti
del
- canto,
- ti assopisci nel
sogno
- di un desiderio
lontano!
- Forza
inebriante
- sui riflessi
degli occhi,
- cavallo
marciante
- sul potere che
tocchi;
- regime di
vita
- all'ignoranza
dei venti.
- Dinanzi alla
luce
- sei l'oro e
l'argento
- abbandoni il tuo
trono
- ai virosi
lamenti
- fuggi
all'insegna di
- un nuovo
castello;
- sulla tempesta
dei tuoni
- hai sviscerato
la morale
- le tue ali
scrollano,
- i
frammenti;
- sulla tua
creatura mortale.
-
|
- GIOVANNI
SALVATORE
-
-
- Invidia
-
- Distendi le
gambe mio giovane figlio,
- i tuoi fantasmi
girano nella cameretta
- mentre i pupazzi
odorano di cuoio.
- La mamma ti ha
raccontato e tu, ora,
- sogni
favole,
- immagini mondi
di cartapesta profumata,
- colori i disegni
dell'animo con un secchio di sfumature.
- Come vorrei
essere te figlio,
- un fanciullo,
primitivo senso d'istinto e paure,
- un inventore di
realtà.
-
-
-
- Il
pianto
-
- C'è una
goccia che mi sfiora
- è
strana,
- non è che
non si possa notare,
- ma luccica solo
per un attimo in su
- la mia faccia,
fumiforme mela,
- e la goccia si
confonde nel vapore,
- sfiora senza
fine e dà timore
- ma è
aspro, amaro e agro il suo odore,
- sfiora l'ardua
pelle come arduo e ardente è
l'animo.
- Sfugge alla
mente per trovare gloria e trionfo
- nei nervi di uno
sbiadito fatto,
- Ora,
ecco!
- Tutto pare
chiaro, semplice, fragile e potente.
- Credevo che non
lo fosse, chiaro,
- almeno quando un
pianto sfoggia,
- nella remota
virtù della speranza,
- le sfumature in
bianco e nero.
- Credevo che
fosse fragile e semplice,
- perlomeno se si
ama un sogno.
- Perennemente
è potente.
- Troppo tardi, si
suol dire,
- ho sentito il
mio volto,
- svanito il
vapore, la goccia
- era una
lacrima.
- C'è una
lacrima che mi sfiora
- se ne bagno il
cotone svanirebbe un'idea.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- STUDIO
MANDY
-
-
- Ed
ora
-
- Ed ora, che ho
dato nome ai miei sentimenti
- E al verme che
mi divora
- Che ho dato
parola, voce
- All'abisso che
ho dentro,
- che queste
parole sono così risonanti
- da avere un
corpo,
- che mi ritrovo
sopraffatta,
- terrorizzata
davanti a questa realtà
- che
tocco;
-
- che mi resta da
fare per salvarmi?
-
- Se non tacere e
ributtare indietro
- Nella voragine
questi mostri orrendi?
-
- Come si fa ad
annientare fuori, esorcizzando
- Le profonde
fogne, senza togliersi la vita?
- Qual è il
maledettissimo rituale?
-
- Ora che non
posso far finta di non aver
- Visto, udito,
toccato...
- Ora che amarti
è così pesante,
- Che voler morire
è così consapevole
- Ora che non
riesco più a respirare
- Soffocata dai
miei demoni
- Che mi resta da
fare?
-
- Divoratemi fauci
infernali... sono qui... eccomi!
-
-
www.studiomandy.com
|
- KLEDIA
SHEME
-
-
- Crepuscolo
-
- T'ho aspettato a
lungo
- mentre le nuvole
versavano
- le ultime
lacrime nel crepuscolo
- il vento
diffondeva i loro sussurri
- come un prato di
sentimenti,
- perso nei
ricordi.
- Il bacio restava
sospeso
- nella sabbia
bagnata
- delle mie
labbra,
- Io e Te,
lontano,
- ai margini del
crepuscolo...
-
-
-
- Lacrime di
donna
-
- Quando
- gli uomini
saranno
- ospiti del
pianto di una donna
- la loro
anima
- nelle lacrime si
perderà
- come un
vagabondo stracciato
- per lavare il
peccato
-
-
-
- Risveglio
-
- Non svegliarti -
m'hai detto - senza di me
- Ho paura di
iniziare
- solo
- il
giorno
- Dormi tranquillo -
t'ho risposto!
- Al mattino
uccideremo
- insieme
- la
paura...
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SE
ES
-
-
- Tempesta
marina
-
- Ti
piomberò sulla testa
- come una
montagna di sale.
- La pioggia
limerà
- le imperfezioni
sul mio corpo
- lavando via le
alghe ed i coralli,
- indosserò
il vestito di ghiaccio
- d'acqua di
tempesta,
- ai piedi scarpe
di ricci
- frantumati dai
naufragi.
- Ti
piomberò sulla testa
- per sbriciolarmi
su di te
- nella nebbia
soffocata
- di cristalli
d'arcobaleno.
- Tu blocca se
puoi la mia mano
- sulle punte
degli scogli
- macchiate di
sangue,
- lecca queste
gocce di vita
- prima che si
confondano sul tuo seno.
- Ti
piomberò sulla testa
- per sciogliere
la glassa dei sensi
- sui sentimenti
che calpesti,
- come fossero
carboni ardenti
- fra i denti del
tempo.
- Ti
regalerò il mio vestito di
ghiaccio
- d'acqua di
tempesta
- per trascinarti
con me
- nell'abbraccio
delle onde.
-
|
- MARGHERITA
TRAMONTANO
-
-
-
- La Quarta
Strada
-
- La quarta strada
è quella della madre
- che culla a
sé milioni di morti
- abbraccia e
prega entrambi i contendenti
- Da che parte
stai mamma?
- Tutt'e
due
-
- Con l'uno, con
l'altro
- con nessuno dei
due, solo per me
-
- È il
quarto dove ce ne sono tre
- è il
quarto che conta
-
- Il quarto che
trasforma il cerchio in sfera
-
- Il quarto che
impariamo a non vedere
-
- Non neutrali,
no, mai.
-
- Utraquali?
-
-
|
- FEDERICO
TOPA
-
- OPERA 1^
CLASSIFICATA
-
-
-
- Villa Torre di
Cingoli
- ore 12 del
11.8.2002
-
- Mi stringono
il cuore e mi affliggono
- queste
bianche strade polverose
- ricche di
sognanti ciottoli
- che
attraversano gli ulivi
- ed i coppi
pensosi di borgo S. Flaviano;
- un cane
percorre la bianca strada
- portandomi un
ricordo di fionda
- e un canto
mattutino di tortore;
- ma non mi
riconosce.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Se
non la trovi nella tua libreria puoi ordinarla
direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi
al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
numero 0298233100
|
-
-
RISULTATI
DEI CONCORSI
- RITORNA
ALLA PRIMA PAGINA CONCORSI (elenco dei
mesi)
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CLUB
E-Mail: concorsi@club.it
-
- Ins.
15-09-2003
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