- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
|
-
Antologia
del premio letterario
Città di Melegnano 2002
|
- Sommario
- Prefazione
a cura di Benedetto Di Pietro - Marisa Arena -
Francesco
Tommaso Armenti
- Alessandro Bacci - Paul Bacosca - Marco
Barone -
Clara
Bartolini -
Claudia Basciu - Paola Basso - Maria Luisa Beck-Peccoz
Spanò - Egidio Belotti - Vincenzo Bolia - Luca
Bolognesi - Maria Rita Bozzetti - Marco Briano - Marco
Buzzetti -Ombretta
Calderoni -
Giuseppe
Carnabuci
-Cristiano Comelli - Felice Conti - Antonella
Coppi -
Angelo
Coviello -
Alessandra Crabbia - Franca
Cravino -
Laura Cuboni - Andrea
D'Alfonso -
Antonio De Lucia - Domenico De Palo - Francesca
Di Castro -
Carla Di Mattia - Dino Dorsi - Enrico Emelli -
Francesca
Fazio -
Antonio Fiore Miglietta - Riccardo
Forfori -
Alessandro Franceschetto - Giovanna Gelmi - Emiliano
Gennaro - Nando Giangregorio - Alessandra Giannelli -
Giulia Maria Giardini - Amedeo Giordani -
Simonetta
Gravina -
Andrea
Giuseppe Graziano
- Ines L'Erario -Simonetta Ladu - Maria
Lasi -
Mariano Luccero - Rita Luciani - Enrico Mancini -
Floriano Mangiantini - Pietro Manzella -
Louise
Mast Rossetti
- Donatella Merlin - Laura
Morelli -
Cati Motea - Nina
Nasilli -
Danila Olivieri - Silvia
Pannocchia -
Francesco Papapicco - Umberto Parentini - Carlo
Pedretti - Arianna
Pegorin -
Leonardo Pellegrini - Cinzia Poloni - Andrea
Pozzali -
Riccardo Prencipe - Ermano Raso - Alessandro
Regazzoni -
Gabriella
Rolli Fantini
- Micaela Sansevero - Francesco Sassetto - Ida
Scioscioli - Michele Succio - Sara
Tassan Mazzocco
- Giovanni
Teresi -
Antonia
Torchella -
Valeria Tovo - Marisa Trivella - Claudia
Turco -
Luigi Vento - Alfredo Vestrini - Manuela Vitrella -
Simone Zanchin
-
-
-
- Antologia del Premio
Città di Melegnano 2002 - formato 14x20,5 -
pagg. 92 - Euro 18,00 - ISBN 88-8356-546-0
-
- Risultati
del concorso Città
di Melegnano
2002
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-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
- Il poeta, di fronte
a fatti contingenti importanti, prova emozioni forti
ed è portato a fare un'analisi e in genere a
prendere posizione in uno degli schieramenti pro o
contro. Il più delle volte è una
posizione contro e in questo caso lo fa per scritto,
affinché resti chiara la sua dissociazione. I
fatti di quest'anno, almeno quelli imputabili all'uomo
e da come i mass media ce li hanno presentati, sono
stati meno pesanti di quelli del 2001. Ne viene fuori
che i testi poetici inviati a questa edizione del
Premio di Poesia, sono testi più introspettivi,
riflessioni su questioni universali, ricerca di
momenti di serenità e di evasione
dall'ordinarietà. Non mancano cenni di accusa
alla moderna civiltà tecnologica, ma viene
fatto con la consapevolezza che è impossibile
tornare indietro, essendo questa l'espressione del
nostro tempo.
- Coglie nel segno
della vecchiaia e della solidarietà, Egidio
Fossano che attraverso il concitamento verbale che
viene dall'esterno riesce a immaginare una
continuità tra il vivere terreno e
l'aldilà: "
si ascoltano, si parlano
ancora / nei cortili sotto casa questi tenaci /
testimoni aggrappati a giorni residui / senza
turbamenti, il loro frutto / non è dolore ma
anticipo d'eternità
" (Ancora voci sotto
casa). Riccardo Forfori in maniera didattica ci
ricorda di non prevaricare la giusta scala di valori
della vita umana e che nelle "antinomie delle nostre
consuetudini" il ricordo serve poco: bisogna reagire.
Il suo interlocutore è un "tu" esterno, ma a
volte è il proprio "doppio". E alla fine, di
fronte alla propria coscienza, diventa imperativo
categorico fare una scelta "
potrai scegliere se
tirarti indietro / o naufragare nel ricordo." (Un
giorno avrai) Ciò in virtù del fatto che
le azioni degli uomini non sono governate dagli
uomini, ma è lasciata loro la libertà di
azione. Giovanna Gelmi, partendo da uno stato ipnotico
causato dalla movimento altalenante dell'onda sulla
battigia, opera un viaggio a ritroso che attraverso il
liquido marino riporta al grembo materno, come luogo
sicuro di protezione e di libertà. Non mancano
i versi ironici e Silvia Pannocchia prende spunto da
un oggetto comune del nostro agire quotidiano: il
telefonino. Coglie nei messaggi che ci sommergono uno
svilimento della parola scritta dietro alla quale si
suppone un minimo di sentimento, e invece "ti
abbraccio / mentre clicco /con un altro / tanto
è uguale
/ siamo ormai essemmesse /
plastica opaca
" (S.Valentino.com)
- In conclusione
questa volta la poesia è un richiamo
all'ordine, a prescindere che tratti di questioni
personali o universali.
-
- Benedetto
Di Pietro
- Presidente
della Giuria della Sezione
Poesia
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCO
TOMMASO ARMENTI
-
- A ridosso del
confine
-
- Sgomenti della
luce che trapassa
- i nostri sguardi
stretti
- vestiti di
reticenza e pudori,
- quasi antica
innocenza,
- nei mattini
taglienti del nostro inverno
- quando il moto
del cuore
- più
debole si fa,
- ci consegniamo
ad un altrove ignoto
- sul filo di fumo
che si spegne
- a ridosso del
confine
- tra due rive di
silenzio.
-
- I luoghi
dell'assenza
-
- Je t'en prie,
mon amie,
- laisse te
trouver
- nei luoghi
dell'assenza ove più punge
- l'angoscia del
tuo non essere
- hic et
nunc.
- O se ti
piace
- cherche-moi
sugli orli del ricordo.
- L'eco mi
giungerà del tuo pensarmi
- meno acuta
sarà la mia pena.
-
- Le radici del
vento
-
A
Malù
-
- Altrove non
cercare, amica mia,
- le radici del
vento.
- Prigioniere del
cuore
- alimentano
flutti di passione
- nei labirinti
del sangue.
-
-
-
|
- MARCO
BARONE
-
- Spiraglio
-
- Sui vetri non
batte una goccia di pioggia
- E il vento
è confusa farfalla ch'ovunque si
poggia
- E
sfoggia
- Ventagli
d'orecchi e di pieghe sui libri che
sfoglia
- La mia stessa
voglia, il mio umore stesso:
- ha un'ala sola
il sogno che
- sbilenco
- mi porto
appresso.
-
- Tramonto
-
- Basso
tramonto
- In grembo al
mondo posa il pesante passo
- E lasso e
morbido sul piano vasto cala
- E
lava
- La sua pesante
ala nel pallido mare
- Con l'apatia
più calma di chi non risale
più
- E in questa lava
blu oggi si placa,
- dolore lenito
dal pianto
- di un manto che
non scalda, di un canto che non s'alza,
- lamento assopito
dal mio e dal tuo vagabondare
- pacato e mite
come il fondo lunare s'accascia
- così ci
lascia questo tramonto.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- CLARA
BARTOLINI
-
-
- Ancora una volta la
primavera
-
- Come un cavallo
di Mongolia
- la primavera
galopperà di nuovo
- l'alato fuoco
volerà ancora
- insieme alle
sacre rondini incontaminate
- Ancora una volta
l'albicocco e il susino
- sposeranno le
membra amanti
- ancora l'onda
curiosa
- lambirà
l'ombra d'un piede
- candido
precipitoso
- ninfa
spumeggiante
- cercando
d'essere inseguita
- L'alba sirena
chiamerà
- per cogliere la
rugiada sulle dita
- ancora una volta
l'ingenua diffusa luna
- inseguirà
le nuvole capricciose
- cielo complice
rumoroso
- d'intrighi e
trabocchetti delle stelle
- Ancora una volta
sospeso il desiderio
- la disperata
mano sempre tesa
- coglieremo la
sorpresa del vento fugace
- che
lambirà ogni scorrevole vena
- ancora una volta
vicoli sorridenti
- accoglieranno
battendo rumorosamente
- l'eco dei passi
sulla pietra antica
- Ancora le
finestre si offriranno
- a mostrar chiome
affacciate
- squarciando
l'implacabile nebbia
- di visionarie
sigarette
- Ancora una volta
gettando l'orbo tempo del dolore
- frantumando il
corpo distante
- che non
conosciamo
- sollevando
sempre più alto
- quel Dio sporto
verso il mistero che siamo
- con un sorriso
leggero
- ancora una
volta
ritentando
la primavera
vivremo
|
- OMBRETTA
CALDERONI
-
-
- Inaccessibile
-
- Se il mio
principe tu,
- sei la mia
libertà.
- Sei la mia carne
che brucia
- come il mio
corpo nudo
- sulla
sabbia
- nelle sere
tiepide d'estate.
- Coi riflessi
cerulei dei tuoi occhi
- Tu,
- alto e
fiero
- sei la mia
nostalgia
- di saperti
inaccessibile
- nel momento
stesso in cui ti afferro.
-
- Silenzio
-
- Fitto
silenzio
- Immagino il tuo
sguardo
- vuoto di
gesti.
- Frantuma il
respiro il ricordo
- dei tuoi ti
amo
- dei tuoi baci,
delle tue mani che sfiorano i miei
seni.
- Sobbalza il mio
cuore.
- Dove sei? Che
fai amatissimo principe?
-
-
- Lontani
-
- Il pensiero di
te stupì la distanza
- Penetrò
le mie braci di desiderio
- Avvampò
il silenzio
- lambendo
lontananza
- che mai fu
più vicina
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIUSEPPE
CARNABUCI
-
- Esiti
-
- Di paura si
nutre
- un sogno
iniziato
- quando tra
vertigini di silenzio
- s'aprì
una strada,
- sull'onda d'un
ricordo
- rivissuto,
insaziato.
- Errano parole
inutili
- nel
rammentare
- i suoi contorni
imprecisi
- che alla
definizione
- chiedono confini
decisi,
- attimi risoluti
di cesello.
- Finte
soluzioni
- sovrastano
l'ansia
- d'uscire da una
terra di nebbie,
- per
ricostruire
- una vita
com'era,
- vivida, lontana,
indeformabile.
-
-
- Foglie
-
- Lettiere di
foglie
- un manto
stendono
- su una quieta
distesa di vita
- che brulica
assorta
- nella sommessa
rinascita
- di mille
respiri.
- Nascoste
creature
- un ciclo
preparano
- per il nuovo
bosco.
- Dormono tappeti
di funghi
- dove piccoli
organismi
- la vita
accendono
- in gallerie
invisibili,
- tutto
mineralizzano,
- tutto
inventano.
- Nel buio d'una
notte perenne,
- creano il
verde.
|
- ANTONELLA
COPPI
-
- Pace
-
- In quel
verde
- Vorrei
trovare la mia dimora,
- nei limiti
indistinti
- di quel
verde la mia essenza
- e negli
slanci sicuri
- di quel
verde
- il mio
spirito libero
- poi negli
scuri perdermi,
- nei tenui
trovarmi,
- nei forti
sollevarmi
- e
nell'unico fiore bianco,
- riposarmi.
-
-
- Libertà
-
- Afferro la
spinta
- Verso
l'alto,
- la
notte,
- nella
confusione onirica
- di
immagini,
- di
voci,
- senza odori
e profumi,
- sfuggente
- e
rapida.
-
-
- Fiocca
-
- Fiocca
fiocca,
- fiocca
sulle pozzanghere,
- fiocca
sulle foglie,
- fiocca sui
miei passi dispettosi
- che
calpestano la brina,
- fiocca
sulle mie corse sfrenate,
- fiocca
sulle mie ombre,
- fiocca sul
muschio,
- sulla terra
e l'erba bagnata.
- Coperta di
neve,
- mi annullo
nel luminoso candore
- e mi
sciolgo tra i cristalli,
- indistinguibile.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ANGELO
COVIELLO
-
- Leopardi
-
- Per riguardo a
te scriverei "more,
- vetustà e
beltà", ma il pianto
m'assilla
- e non vorrei
ricascarci. Affondo
- nel tuo pensiero
alto e sogno. Gridò
- con te, scottato
dagli inganni, contro
- il fato e la
natura matrigna
- per le inutili
promesse d'amore
- nell'ora delle
attese felici.
- Lei non fila,
dov'è la donzelletta?
- Coi diserbanti
il passero non vola
- e non c'è
nessuno sulla piazzola.
- Ma dietro al
colle e sulla siepe secca
- s'inerpica la
luna, e qui al bivio,
- a modo tuo,
chiacchierasti con Dio.
-
-
- Asia Sofia nostra
nipote
-
- Nel tuo
indecifrabile stare
- è il
piglio che l'istante
- m'incide sulle
mani
- a somiglianza
del bello.
- Così mi
accosto
- al tuo disco
invisibile
- e non sento i
suoni del nascere,
- i trilli festosi
del nido.
- È presto.
E pure mi prende
- un'aria di
festa
- ora che entro
nel tuo informe presente,
- dove componi
gesti indistinti
- che registro
negli occhi
- per portarli a
fiorire
- sulle nostre
lame del freddo
- ancora
lucenti.
- Anche tua madre
è in quest'aura.
- Potesse in te
riassumersi lei
- e curarti steli
allegri
- nel vero che
l'assilla.
|
- FRANCA
CRAVINO
-
- Poeta
-
- Vedi che
torno
- vicino al
palustro
- coi soliti
rami d'acanto.
- Ricordo che
risa,
- insieme,
- d'estate,
- sul verde
bagnato
- Non pare
più quella la vita:
- traspare un
sentore
- di
nuovo
- che fa un
po' morire.
- Ma se
ancora
- ti guardo,
- ritrovo
- quel gioco
ridente
- di
versi,
- di
ieri
- di
oggi
- di
sempre.
- E
vengo
- vicino al
palustro
- con nuove
foglie d'acanto.
-
-
- Terzo
-
- Arroccati
sul tufo
- a
strapiombo sul fiume,
- il
campanile, la torre
- e poche
case nel mezzo.
- Le
luci,
- che
spuntano fioche
- appena la
sera scolora,
- mutan
l'oscuro paesello
- in luogo
incantato.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ANDREA
D'ALFONSO
-
- Portatemi alla mia
terra
-
- Portatemi alla
mia terra,
- dove il sole
splende di notte e la luna è compagna dei
miei giorni,
- dove la pioggia
cade e non ti bagna,
- dove la neve
ricopre i manti erbosi dei pensieri
- e non scioglie
mai.
- Portatemi alla
mia terra,
- dove il lupo e
lo scoiattolo s'affacciano sulla strada
- e ogni volta che
sto passando, il loro saluto
m'accompagna;
- dove l'aquila e
il falco volano bassi, e sembra, come volessero
fermarsi
- sulla mia
spalla.
-
- Portatemi alla
mia terra,
- dove il
fanciullo è un uomo che
m'insegna,
- dove il vecchio,
seduto sulla scala, salta giù
- e comincia a
saltare come un bimbo,
- vedendomi
passare.
- Portatemi alla
mia terra,
- dove il grano
biondeggia sui sospiri dell'inverno,
- dove il pesco
fiorisce al chiarore delle stelle
- e la rugiada
scende sul mio viso, quando
- dai suoi respiri
mi debbo allontanare.
-
- Portatemi alla
mia terra,
- che allarga le
sue braccia come una madre,
- e come una madre
accoglie i suoi figli
- che da tempo non
vede, la mia terra gioisce, sentendomi
arrivare.
- Portatemi alla
terra, la mia terra,
- su cui le ossa
un giorno vorrò riposare, su cui lentamente
mi lascerò morire,
- per divenire
seme e poi fiore che la terra vedrà
germogliare:
- io, la terra e
la storia che quel fiore saprà
raccontare,
- per chi come me
alla terra, alla sua terra,
- è sempre
voluto tornare.
|
- FRANCESCA
DI CASTRO
-
- OPERA 7a
CLASSIFICATA
-
-
- È sempre
il maggio dei miei pensieri
- il maggio ricco
dal cuore buono
- non c'è
medicina migliore
- al mio
vivere
- che entrare a
piedi scalzi
- dentro il
bosco
- Subito il fresco
mi dà ristoro
- e quel profumo
denso di muschio
- Un'unica cincia
pigola e bacchetta
- e sa svolare
come elfo al mio orecchio
- Non c'è
canzone migliore
- che il fresco
sciamare di foglie
- il loro pigolare
in crescendo
- come
chiacchierino di bambine
- a prendersi
gioco della vita
- e cresce la voce
come d'uno solo
- del bosco la
roca voce senza tempo
- che sa farsi
sentire anche in bisbigli
- e larghi
richiami in pigri sbadigli
- &endash; dimmi
il tuo nome
&endash;
- invita con
l'incanto d'un barbaglio
- di sole, con un
cupo manto d'ombra
- e poi ti strizza
l'occhio aprendosi
- improvviso con
un vento più gaio
- in un largo
sorriso
- &endash; eccomi
a te, benvenuto &endash;
- e ti stringe
leggero
- e ti accarezza
muto
- &endash; ti
riconosco &endash;
- Il vento ti
conosce e t'apre il passo.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCA
FAZIO
-
- OPERA 9a
CLASSIFICATA
-
- La
valigia
-
- Porto ancora con
me, nei viaggi per le strade del mondo,
- la mia antica
valigia.
- Vorrei lasciarla
lì, in una piccola stazione di un posto
lontanissimo,
- abbandonata tra
i binari di un treno di un altro tempo.
- Vi trovereste,
aprendola, lacrime e poesie,
- parole nel
cuore, parole nella testa.
- Ancora,
cogliereste, canzoni passate, estasi e
tormenti,
- sorrisi e
pianti, solitudini e rabbia.
- E poi questa
invadente nostalgia che si mescola ai ricordi e
che,
- insieme al
dolore di perdite ancora sanguinanti,
- mi impedisce di
spiccare il volo oltre le vette
innevate.
- Certe sere la
mia valigia è troppo pesante,
- certe notti
è troppo piena,
- e mi toglie la
luce della luna, il brillìo delle
stelle,
- il canto delle
cicale nelle sere d'estate.
- Per portarla
devo lasciarla, per lasciarla devo
aprirla,
- per aprirla devo
piangere ancora.
- Ma sono stanca
di piangere. Quanto tempo dovrò ancora
farlo?
- Vorrei accendere
d'incenso questa notte stellata
- e danzare fino
al mattino, a piedi nudi nella sabbia.
- Vorrei
abbracciarti, e sussurrarti parole
d'amore
- cantando la
gioia e l'estasi del mio cuore.
- Vorrei
alleggerire il mio cuore di ogni vana
paura,
- salire sul mio
cavallo fremente, e galoppare al
tramonto,
- con la forza e
il tremito dei miei pensieri e del mio
cuore.
- Tremito forte,
ardente di coraggio,
- forza
dolcissima, di chi ha solcato le valli del
dolore,
- e ha ritrovato
il diamante puro della gioia.
- Vorrei poggiare
il capo sul tuo braccio, e raccontarti le favole
della mia vita.
- Dovrei forse
appoggiare la mia valigia lì, in
quell'assolato solaio di campagna.
- Un giorno, i
sogni e i dolori che la riempiono,
- saranno racconti
inebrianti di vita piena e sincera,
- la vita che
porto dentro al mio cuore,
- con coraggio e
forza di autentico sentire.
|
- RICCARDO
FORFORI
-
- OPERA 2a
CLASSIFICATA
-
- Un giorno
avrai
-
- Avrai un giorno
forse l'ansia del successo
- e la
consolazione di un amore.
- Avrai il
coraggio di guardare avanti
- e scoprire che
ci sono ancora le stelle,
- che le strade si
separano e potrebbero non coincidere,
- e le mie distese
innevate saranno allora per te
- ostili e freddi
ghiacciai;
- le mie nuvole
solari
- ti appariranno
nembi carichi di grandine.
- Avrai il tempo
di capire, un giorno,
- che ogni cosa ha
una sua ragione,
- che ogni amore
ha una sua stagione
- e che ogni
espressione risponde ai perché della
vita
- senza motivo,
talvolta senza sosta.
- Un giorno avrai
la forza di volare più in alto,
- di perderti
oltre il tempo,
- di recidere il
filo magico che ci lega
- e di rompere il
vetro che ti rende diafana
- e impalpabile
adesso, così fredda e riflessa e
lontana.
- Avrai il ricordo
della luna e vegliare le tue notti:
- le solite notti
e la solita luna
- e ti scorderai,
un giorno, il piacere del mio sole:
- la cortesia e la
disperazione, la condivisione e la
paura,
- la gioia urgente
e appagante e sempre straripante,
- anche nella
sofferenza.
- Avrai un giorno
di che ricordare:
- le antinomie
delle nostre consuetudini,
- le tristezze dei
silenzi in attesa dell'indulto.
- Allora capirai
forse le ragioni del sentimento
- e la
consapevolezza inconscia dei miei gesti
assurdi.
- Avrai un giorno
il testimone dell'assenza
- stretto nelle
tue mani e allora soltanto
- potrai scegliere
se tirarti indietro
- o naufragare nel
ricordo.
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- SIMONETTA
GRAVINA
-
- Oltre la
vita
-
- Non
costringermi,
- nel limite delle
parole.
- Leggi
oltre,
- i miei sorrisi
spenti,
- nel libro dei
miei occhi,
- nei recessi del
mio pensiero.
- Naviga nel
fiume
- della mia
anima,
- e ferma il tuo
respiro,
- oltre i fantasmi
tremuli,
- del
desiderio,
- nella dimora dei
miei sogni.
- Va oltre la
vita,
- ruba il libro
del Creato,
- e disegna di
nuovo, per me,
- la mappa del
nostro destino.
-
|
- ANDREA
GIUSEPPE GRAZIANO
-
- Condizione
-
- Parlami
-
- Ma io non
posso.
-
- Guardami
-
- Ma io non so
vedere.
-
- Non sono
io?
-
- Non so
stare
- non so
più fare
- non so
ricordare
- non so
più camminare
-
- Tutto quello che
so
- è che non
so più
- distinguere
- se
esserci
- o
disparire
-
- Mi mancano i
tuoi baci
- figlio
mio
- e sono i soli
baci che io so
-
- Un
pesce
- in vasca da
riproduzione
- il
vivere
- libero
dall'impegno
- di
padre,
- amara
acquacoltura
- dirimente
l'amore
- in ansie da
diporto
- disadorno.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARIA
LASI
-
- Ruderi
-
- Uomini
ruderi
- nati all'ombra
di ruderi
- vissuti per
distruggerli
-
- Terre prive di
ruderi
- prive di
ombre
- prive di
fiori
-
- forse un
giorno
- ricresceranno
fiori bianchi
- su terre di rose
nere.
-
-
- Non più
colombe
-
- Impietose aquile
nere
- solcano cieli
lucenti
- di stelle e
aquiloni
-
- Il vento
più non espande
- polline di
fiori
- su prati
fertili
-
- ma soffia
tempeste di morte
- sulla
pace
- che scivola
via
- come sabbia fra
le dita
-
-
|
- LOUISE
MAST ROSSETTI
-
- Stagioni
-
- In
Primavera
- chi porta
al largo
- gli alberi
maestri
- e di foglie
li copre
- vivide di
verde sangue?
-
- L'infaticabile
avanzar delle stagioni
- li adorna
di candidi fiori rosa.
- Alate voci
si annidano.
- L'Estate
incantatrice
- genera
deliziosi frutti
- ed
imporpora il fogliame.
-
- Subdolo
l'Autunno
- con aria di
giovincello
- seduce
Flora, l'accarezza
- ed ella
impallidisce
-
- Il duro
vento d'Inverno
- addenta e
scheggia i gambi.
- In un
vortice, le foglie svaniscono
- e tornano
alla terra vorace.
-
- Sotto i
miei passi incerti
- sento
stridere il loro gemito
- e mi sforzo
di pensare
- alla futura
primavera.
-
-
-
- L'abbraccio
-
- O
Amore,
- la nostra
civiltà delle scienze,
- come
barbaro, ti frusta, ti banalizza, ti
prostituisce!
- Dove riposa
il menestrello delle stagioni
felici?
-
- Prestami la
tua voce sempre vibrante,
- quella che
passa attraverso i millenni;
- così
canteremo pienamente l'amore,
- risusciterà
il suo primigenio valore!
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
- LAURA
MORELLI
-
- Pensieri
-
- Un cinguettare
di uccelli all'orizzonte,
- un raggio di
sole che illumina una finestra aperta sul
mondo;
- un mondo
d'amore, d'odio, di gioia, di
rancore
- Una pagina da
riempire con le parole.
-
|
- NINA
NASILLI
-
- Tempesta
-
- Solo
- una quieta
tempesta
- s'abbatte ogni
giorno
- sulle
membra
- affaticate
- dal respiro
vitale
- che conta se
stesso,
- stupisce e si
pensa.
- In quel punto
costante,
- s'allenta
- coerente
- la forza
vivace,
- decedendo
- al passo
potente
- della
rinuncia
- giallastra.
- Benemerito
- chi non sa che
il pragma
- ostinato
- e ambisce per
terra
- alla
gloria,
- peritura
comunque.
-
-
- I
cocci
-
- I cocci
e-vocano
- dentro le
cose
- fuori dagli
spiriti attorti e spaventati,
- aggrovigliati e
stanchi:
- così un
piccolo vaso rotto
- sa urlare
forte
- intimissimo, e
sempre
- (più di
un segreto amoroso
- che col tempo
sbiadisce).
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SILVIA
PANNOCCHIA
- OPERA SEGNALATA
DALLA GIURIA
-
- S. Valentino.
Com
-
- Vu vu
vu
- San
Valentino
- Puntocom
- Clicco sul
cuore
- Ti
mando
- Essemmesse
- Asettiche
- Frecce
disinfettate
- Di un
amore
- Non
amore
- Virtuale
- Dimensione
- E
altrove
- Sono
- Con la
testa
- Altrove
- Non
raggiungibile,
- non
prendo,
- non
do
- E ti
abbraccio
- Mentre
clicco
- Con un
altro
- Tanto
- È
uguale
- Non
è colpa nostra
- Non fa bene
né male
- Siamo
- Ormai
essemmesse
- Plastica
opaca
- Sulle
labbra
- Se ti
bacio
- Non usa
più
- Amore
- San
Valentino
- È un
sito.
- L'amore
è denutrito
- Il santo
crocefisso
- A te ho
immolato
- Per te
ho
- Ucciso.
- Vu vu
vu
- Vuoto
- Solo
vuoto
- Punto
com;
- Punto e
com.
|
- ARIANNA
PEGORIN
-
- Notte di
ricordi
-
- Notte di
quiete
- distesa sul
morbido letto
- (riposo,
abbandono),
- libera la
mente,
- senza un
pensiero, vaga
- lontani ricordi
e vicini, e di ieri,
- di un passato
appena trascorso.
- E si ferma a
rivivere.
- Una nascosta
emozione ravviva la notte
- e, presto,
cattura il cuore.
- Frugo silenzio e
pace,
- nel buio della
notte,
- interrotto dallo
schiamazzo delle cicale.
- Rilassa.
- Lingue di
pallida luna
- cercan aprirsi
un varco
- riflettendo sul
muro chiaro
- della nostra
stanza.
- Volanti eterei
spiriti
- come serpenti
dell'est
- di profumi
orientali ed essenze romantiche
- ci
avvolgono.
- Ombre
sinuose
- tra affannosi
respiri
- in questo gioco
di trasparenze
- e chiaro
scuri:
- noi in questa
notte di mezza estate.
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ANDREA
POZZALI
-
-
- Erano quelle, lo
so, non vi fu inganno.
- Lo sento come
sento la mia stessa carne,
- è certo
come è certo, in questo preciso
istante,
- il battito del
mio cuore che pulsa,
- tenendomi
aggrappato al mondo.
- Furono loro, le
parole a lungo serbate,
- che da tempo
tremolavano sulle labbra,
- le parole che
pure tante volte, prima di allora,
- avrebbero potuto
essere dette.
- Furono loro,
furono le nuove parole d'amore,
- le parole tanto
gelosamente custodite,
- tenute al riparo
da ogni assalto esterno,
- fu la tenerezza
ingenua e preziosa
- ciò che
ti recai in dono quel giorno
- quando, vestita
solo delle tue emozioni,
- venisti da me
per farmi uscire da un
- lungo inverno di
neve e ghiaccio.
- Credevo fosse la
fine eterna della mia solitudine.
- Ingenuo, mi
ingannavo: ancora non sapevo
- che pazzo
è chi sostiene che l'amore
- più di
un'ora possa durare.
- Come sia
successo ancora non riesco a capire:
- solo questo so,
che portavo un cuore
- quando entrai
tremante nelle tue stanze.
- Uscito da esse,
non possedevo più nulla.
- E come la
tempesta più tremenda non riesce
a
- distruggere il
mondo, ma solo a sconvolgerlo,
- frantumando in
mille pezzi le apparenze dell'ordine,
- allo stesso modo
il mio petto ora porta i frammenti
- di quello che un
tempo fu un cuore puro ed unito.
- Adesso, con
ciò che rimane di me,
- posso ancora
scegliere, desiderare e adorare.
- Ma dopo un tale
amore certamente non posso più
amare.
|
- ALESSANDRO
REGAZZONI
-
- Omaggio ad Ernest
Hemingway
-
- Graffio questo
foglio
- come
unghia
- la
carne.
-
- Graffio questo
cuore
- come
aratro
- la
terra.
-
- Invano.
-
- Ma non
c'è più vita
- nei miei
gesti
- ne
pubblico
- in questa
arena.
-
- Non ha
dimora
- ne
sapore
- il
dolore
- che consuma il
mio corpo
- ed il mio
gin.
-
-
-
- 11
Settembre
-
- Carosello
infernale
- sotto gli occhi
del mondo.
-
- La
vita
- equivoco
irrisolto
-
- vale il
tempo
- di uno
scoop.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GABRIELLA
ROLLI FANTINI
-
- Sosta in
Sicilia
-
- Le vecchie, capo
chino sui rosari,
- il sole è
calce viva sopra alla memoria di
cactus,
- sangue e rancore
antico,
- abiti
neri,
- dolce rosso come
le arance in lunghi filari
- che dividono le
famiglie.
- Ragazzi in
piazza contro la mafia
- tra i palazzi
fatiscenti,
- ricordo di
nobiltà perdute,
- voglia e paura
di ricominciare.
- Sorrisi allegri
su occhi tristi,
- caldo torrido e
granatine fresche,
- biancheria nel
vento come una bandiera,
- mare che assedia
l'isola da ogni parte
- ed essa,
orgogliosa, non gli cede mai.
- Terra lontana
eppure così vicina
- ed ai miei occhi
di "straniera" è cara
- e non
compresa.
|
- SARA
TASSAN MAZZOCCO
-
- Tra le radici di
un noce
- mi fissa incerto
un bocciolo.
- Gli rimbocco la
coperta di foglie
- e lo
rassicuro:
- non sono
Primavera!
-
-
-
- Nelle ultime ore
di luce
- si allungano le
braccia di gelo
- di una lunga
notte invernale.
-
- Anche gli occhi
del lupo,
- macchiati d'oro
e di corteccia,
- cedono
all'oscurità
- nel silenzio del
bosco.
-
-
-
- Calano come
strisce di notte,
- lunghi capelli
scuri
- sul mio viso
addormentato.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIOVANNI
TERESI
-
- La mia
donna
-
- Sento che la mia
donna è tratta dal mio costato.
- Nell'oblio della
vita ricordo un unico fiato.
- Sento
un'attrazione all'essere dipartito,
- che gioisce alle
carezze, ai baci con giocoso rito.
- Il vento
insemina il polline su d'un campo
fiorito,
- al tenero
sbocciar delle corolle in un'alba
radiosa.
- O gentil donna,
hai in te la fertilità e l'odor della
mimosa!
- Due bianche
colombe portan la pace,
- desiderio di
continuità, di canto e d'amor che
dice:
- "donna! Il tuo
sorriso, i tuoi gesti, la tua voce
- sono
felicità all'occhio dell'uomo, che t'ama e
brama.
- Il tuo mondo
è distinto dal mio, ma al sole siamo
un'unica
- trama".
- Nello sguardo
dei tuoi occhi e perpetrato il simbolo della
vita
- che
vola,
- ed io uomo che
lotto e corro col segno nella mia gola,
- porto il seme ed
il palpitar del cor che sempre geme.
-
-
|
- ANTONIA
TORCHELLA
-
- Un giorno
qualunque
-
- Buttata
lì
- quasi senza
volerlo
- timida, una
carezza
- sarà
raccolta
- oppur si
scioglierà
- nell'inedia
- di un
giorno qualunque?
- Oh, i
giorni
- uguali
- tutti
- normali,
persino!
- Tu,
concreta
- abile nel
nasconderti
- saprai
davvero scacciare
- ogni moto
del tuo cuore?
- Ogni guizzo
del tuo pensiero?
- Ogni
tremito del tuo corpo?
-
-
-
- Resto
-
- Provo a
capirti
- ma ormai,
ho
- la voce
rotta.
- Piccoli
passi
- e questa
rete sottile,
- resistente
- mi
prende
- nonostante
il mio no.
- No,
- non voglio
entrare
- nella
tua
- tarda
nebbia.
- Voglio
fuggire
- dai
rintocchi delle ore
- che mi
battono le tempie.
- Mi
fermo
- nei lenti
pomeriggi,
- dietro i
vetri
- con le
tendine sollevate
- e la voce
roca
- di un
cantautore mediocre.
- Resto.
|
-
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|
- CLAUDIA
TURCO
-
Tre
poesie tratte da
Frecce
di luce
-
- Lontane le
solitudini volute,
- cerco un
luogo capace di farmi
dimenticare,
- ma i
ricordi, oro e ruggine,
- graffiano,
inchiodano, ritornano,
- si
avvinghiano all'ultima rosa.
-
-
-
- All'infuori
di me,
- nessuno
ascolta
- questi
passi.
- Attraversano
le stanze dell'anima,
- fluiscono
in fiumi di pensieri inespressi,
- furoreggiano
in danze demoniache.
- Un orlo di
follia
- per scavare
fosse
- che
resteranno vuote.
- Il bene e
il male
- si
intrecciano
- in una
fitta trama,
- ma non si
confondono.
- E io sono
salva.
-
-
-
- Poesia,
raccontami!
- Solo in
brevi sprazzi,
- affinché
tu possa rendere sopportabile
- il dolore
che nutre questa bellezza
- composta da
infinite e sottili sfumature
- e da
profonde e calde ferite,
- allargate
dal ricordo di Catone
- e dalle mie
stesse mani.
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ALL'INDICE
|
- Se
non la trovi nella tua libreria puoi ordinarla
direttamente alla casa editrice. Telefonando da lunedi
al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 15.00- 17.00 al
numero 0298233100
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DEI CONCORSI
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- Ins.
28-08-2003
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