- Le
antologie dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del Premio Letterario
Città di Monza 2003
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Come
avere l'antologia
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Sommario
- Prefazione
dell'Assessore Annalisa
Bemporad -
Postfazione
di Maria Organtini
- Ringraziamenti - Roberto Colombo - Franco Fiorini -
Adriana Scarpa - Antonio Capriotti - Davide Corvi -
Umberto Vicaretti - Carolina Marini - Marco
Righetti -
Giovanni Bottaro - Alessandra Romano - Francesco Di
Ruggiero - Aura
Piccioni -
Elena Lipari - Cassandra Venturini - Diego Stefanelli
- Marina Mastrangelo - Angelo Scotto - Ilaria Pannetta
- Francesco Stefano Bottaro - Benedetta Longagnani -
Sergio De Gasperis - Elena Addis - Anna
Maria Alessandrini
- Anna Alleva - Lucia Amico - Aromar
- Simone Ascione - Antonia Astarita - Elena Auddino -
Alessandro Bacigalupo - Beba Badaracco -
Alice
Balconi -
Eleonora Baldo - Shang-ti
- Grazia Barbera - Alberto Barina - Michele
Bertoldo -
Marco
Nicolò Besana
- Paola Bessi - Rina
Eugenia Bonanomi
- Lisetta Borali - Sabrina Bordone - Bertilla Bortolon
- Maria
Clara Bottoni
- Roberto Bugari - Giusi Bugia - Moreno
Buttini -
Cesare
Cantù
- Jenny Carbone - Marco Caroni - Celestino
Casalini -
Giovanni Caso - Caterina Cassina - Luana Castell -
Rossella Catanese - Ornella Cattaneo - Davide Cellini
- Federico Cherchi - Nadia Chiaverini -
Elisa
Ciabattini -
Graziano Ciacchini - Mirko Cianci - Lavinia
Cioli -
Giorgia Serena Cipelli - Valentina Cipriani - Massimo
Ciucci - Biagio Daniele Civale - Riccardo Colombo -
Walter
Consonni -
Tomaso Corengia - Patrizia Cozzolino - Massimiliano
Croce - Antonio D'Amario - Maurizio
d'Armi -
Giovanna de Capitani - Grazia
De Vita -
Gabriella
Dell'Orto -
Leonardo Delmonte - Nadia Delsedime - Luigia Dentale -
Maria Grazia Di Grazia - Daniela Di Grillo - Daniela
Di Nunzio - Pasqualino Di Serio - Stefania Dolcino
Bolis - Alice Dorattiotto - Luigi
Diego Eléna
- Antonella Fantin - Pietro
Federico -
Vanes Ferlini - Claudio Fichera - Filippo Finardi -
Massimiliano Floriani - Antonella Fracassi - Giuseppe
Fumagalli - Diana
Maria Elena Fusco
- Anna Galise - Emma
Garzaroli -
Ines Gastaldi Carretto - Maria Rosa Gelli - Esilia
Capossan - Giuseppe Giabbattino - Nicola Giangiordano
- Ketty Giannelli - Giulia Maria Giardini - Amedeo
Giordani - Mariateresa Giustiniano - Lucia Goldoni -
Marco Gottardi - Anna Granato - Nicola Grato - Piera
Grimoldi - Stefano Grotti - Mariarosaria
Guarini -
Drazan Gunjaca - Renato Iacomino - Maria Antonia
Jannantuoni - Lucia Imperatore - Salvatore Italia -
Caterina Lattanzio - Alberto Lazzarini -
Loredana
Lecce -
Giovanbattista Leone - Anna
Maria Li Mandri
- Anna Liverani - Giovanni Lo Giudice -
Ettore
Locatelli -
Chiara Loseri Chiereghin - Mariano Luccero - Paola
Luparelli - Mirko
Macchia -
Gabriella Maddalena - Alessandro
Magno -
Antonio Maldera - Ernesto
Salvatore Mancino
- Andrea Mancuso - Maria
Rosa Mandotti
- Gabriella Manzini - Chiara
Marangio -
Davide
Marangio -
Cinzia Marchese - Lucia
Marongiu -
Barbara Martiri - Valentina Marzano - Attilio Marzoli
- Concetta
Massaro -
Mara Mastropietro - Maria
Gabriella Meloni
- Virna
Menghi -
Giampaolo Merciai - Paride
Mercurio -
Enrica
Miglioli -
Irma
Minotti -
Salvatore Montoleone - Nicola Moranelli - Laura
Morelli - Cristina Motta - Mario Napolitano - Irma
Notti - Antonia
Oggioni -
Antonietta Opallo - Alberto Padovani - Massimo
Palladino - Serena
Panaro -
Graziella
Parma -
Mario Paternostro - Marco Pellegrino -
Antonia
Pepe -
Roberto
Perfetto -
Eliana Perotti - Marcello
Perucca -
Massimo Petruzziello - Michele Piacenza -
Maria
Grazia Pietroletti
- Alberto Pisani - Pietro Pisano - Luciano Pisati -
Angela
Rosa Maria Pistone
- Alessandra
Pittini Monacelli
- Manuela Porpiglia - Gianluca
Praticò
- Giuseppe Provenzale - Filippo Quadretti - Ermano
Raso - Maria
Cristina Regina
- Franco
Revello -
Stefano Ridolfi - Gianpaolo Ripamonti - Marco Carlo
Rognoni - Valentina
Romanelli -
Claudio
Romei -
Annamaria Ronzio - Andrea Rota - Francesco Sabatelli -
Sauro Sabatini - Massimiliano Sacchi - Laura Sandroni
- Enrica Savino - Carlo Scala - Nicoletta
Scano -
Laura Scaramellini - Giovanni Schiera -
Arturo
Sclavi -
Marcella Scopelliti - Jolanda Serra - Paolo
Serra -
Elisa Simoncini - Luca
Soverini -
Consuelo Speziali - Salvatore Stella -
Manuela
Sturaro -
Enzo Suardi - Michele Succio - Maurizio Tantillo -
Silva
Tenenti Giorgi
- Federica Tinti - Cristina Totaro - Giuseppina
Tripodi -
Guido
Turco -
Margherita
Vallier -
Mario Vecchione - Massimo Vecoli - Stefano Venturini -
Elisabetta Verderio - Pierangela
Vesentini -
Davide Viaggi - Ivan Vicenzi - Erika Mattea Vida -
Leonardo Vitto - Aglaia Viviani - Alessandro Volpato -
Mariateresa
Zara -
Manuela Zazzara
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-
PREFAZIONE
- Pablo Neruda
affermava: «Se mi chiedono che cosa è la
mia poesia, devo confessare che non lo so. Ma se
chiedono alla mia poesia chi sono io, lo
comprenderanno».
- Il poeta è
un eccitatore di sentimenti, ci permette di conoscere
e comprendere aspetti del mondo che altrimenti lo
sarebbero difficilmente e svela di sé le
percezioni più intime e recondite.
- Ad ogni lettura il
poeta rivive. La poesia quindi è portatrice di
un messaggio di immortalità e di
continuità.
- La poesia è
l'unica arte nella quale la mediocrità è
imperdonabile, puntualizzava E. Pound, perché
la sua voce deve essere mirata ad astrarre dalla
quotidianità e dalla materialità, che
sempre più frequentemente siamo costretti a
subire.
- Un momento di
pausa, come il Concorso Internazionale di Poesia
Città di Monza, ci permette di sbirciare in uno
spaccato di mondo «altro» dove i sentimenti
ci guidano gli sguardi e le parole diventano
azioni.
- Esprimo il mio
apprezzamento per il grande impegno profuso dal
Cenacolo dei Poeti ed Artisti di Monza e Brianza nella
realizzazione di questo evento, che ha visto negli
anni aumentare considerevolmente la partecipazione, e
per l'attenzione posta alla selezione delle opere,
nella ricerca dell'eccellenza.
- Questo Assessorato
è lieto di condividere la passione per il
sostegno e la diffusione del sentire poetico e di
offrire alla nostra Città questo momento di
visibilità.
- Un augurio sincero
per il proseguire di questa soddisfacente
collaborazione ed un ringraziamento a tutti coloro che
hanno offerto tanta disponibilità.
-
-
- Annalisa
Bemporad
- Assessore alla
Cultura del Comune di Monza
-
-
- POSTFAZIONE
-
-
-
- Nel segno di
un'interpretazione umana, il verso poetico appare come
una luce che attraversa il quotidiano vivere e gli
conferisce quel «quid» che da sapore
all'esistenza.
- Il Premio
Città di Monza 2003, giunto alla sua quinta
edizione, ci ha gratificato di una numerosa e
qualificata partecipazione. L'attenzione per le
tematiche del quotidiano, ricche di spunti ed
espressioni semantiche, danno valore ai versi
racchiusi in quest'Antologia che ha in copertina il
disegno di «Via Lambro» un angolo
caratteristico di Monza dal quale si vede il campanile
del Duomo. L'opera è stata realizzata da un
noto pittore monzese: Riccardo Colombo, che è
stato anche un bravo poeta, scrittore della terra di
Brianza.
- Il ricordo, la
memoria del tempo sono stati i temi prescelti dagli
autori tra cui ricordiamo Franco Fiorini, la sua
sensibilità nell'esprimere i sentimenti e le
emozioni di un ritorno alle care abitudini:
«...Rimanda la memoria-padre-ai tuoi
ritorni/specchiati dentro agli occhi
dell'attesa...». Adriana Scarpa nella sua
«Dimensione ritrovata» che le fa scrivere:
«...Ora posso aprire lo scrigno segreto».
È nell'intimità che il poeta si libera e
rende partecipi gli altri delle sue esperienze. In
quest'ottica di approfondimento delle proprie
emozioni, il tema della ricerca e
dell'attualità è stato ben rappresentato
dalla giovane poetessa Aura Piccioni e dagli altri
vincitori della sezione Giovani che ne ha evidenziato
la maturità e l'attenzione alle problematiche
della vita.
- Un Premio e
un'Antologia, a testimonianza dell'amore e della gioia
di tutti i poeti partecipanti e i cui lavori sono
contenuti in essa.
-
-
- Maria
Organtini
- Presidente del
Cenacolo Poeti e Artisti di Monza e
Brianza
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Anna
Maria Alessandrini
-
-
- Meraviglia in
essere
-
- Solitudine
sommersa
- Dal fango di
pietre
- Dall'odore di
morte dissepolta.
-
- Tutto mi
tace
- Nel giorno
copioso di pioggia
- Il vestito si
bagna
- Di porpora e
azzurro dipinto
-
- Sale il
tramonto
- Di parole
scandite al futuro
- Si spegne la
luce
- E l'urgenza di
ancore ed ormeggi
- All'ombra di un
sole che dorme
- Tra coperte di
luna
-
- Viva è la
nuova sorgente
- Di sali e di
odori
- Nei fumi e nei
giochi
- Di armonie
profonde
-
- Il desiderio
riaffiora
- Di spiagge e di
scogli
- Su scaglie di
tempo
- Che partono in
fretta
- E arrivano
spente
-
- Trasparenze
veloci
- Non sanno
più dire
- Non sanno
più amare
- Null'altro da se
vogliono avere
-
- Mai più
vedrò una luce che cada distilla negli occhi
di rugiada
-
-
-
|
- Aromar
-
-
- Amore impara ad
ascoltarmi
-
- Le mie
parole
- sono dense di
pioggia
- Sorgente di
vita
- per campi
arsi
- Se canti la
poesia
- che hai nel
cuore
- nuovi germogli
nasceranno
- Non permettere
che restino
- solo
stoppie
- in quel
campo
- che
procurò
- prosperi
doni
- Amore impara ad
ascoltarmi
-
-
-
- Sogno
-
- Orfana quella
villa
- assolve il
tempo
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Alice
Balconi
-
-
- XXVI
-
- Il Sole scalda
poco oggi,
- la Dea del
Pianto ha teso con maestrale cura
- la sua tela
cingendo i miei occhi.
- Mi perdo tra le
baldanzose movenze
- di un branco di
moscerini in un raggio di Sole.
- Le loro ali
cariche di musica
- schiaffeggiano
l'etere facendolo brillare.
- Una mandria di
nuvole sovrasta l'orizzonte,
- il Vento
imperturbato le disperde.
- Una Foglia
solitaria,
- ancorata
cocciutamente al ramo da cui trae vita,
- rinnega il suo
destino di morte,
- angosciosa si
contorce dolcemente contro il marmoreo
cielo.
- Come quella
Foglia, io ultima della mia specie,
- mi aggrappo alla
speranza di risorgere a primavera.
-
-
-
- XVI
-
- Un lampo, e
ciò che fu rimase per sempre.
- Una
nave,
- il destino si
fece acqua e condusse i suoi marinai
- lungo le
correnti.
- L'occhio del
poeta si estende sul mondo,
- pari solo a
quello di un Dio.
- E io, mozzo
devoto al suo capitano,
- seguo la mia
rotta e si gonfia il mio spirito
- come le vele
quando il vento in poppa le spinge
lontane.
- Di centinaia di
sirene mi innamorerò,
- in porti sicuri
troverò taverne di sguardi fugaci dove
rintanarmi.
- Calici di birra
e scintillio del mio mare,
- mia patria, mio
futuro, mia dimora unica e vera.
- Posto quieto
quanto le braccia di una donna.
-
-
|
- Shang-ti
-
- Il
melograno
-
- Narra trame
d'argento il vecchio melograno - virtù e
difetto
- nel suo canto
amaro - menestrello storpio in un giardino morto.
Vuoto.
- Voce folle, la
sua, dannato cantico incompreso - travolgente
decadenza
- (anelato declino
di ascetici credo, atroce analisi dell'essere
stolto).
- Grida di
fanciulli e scaglie di futili conversazioni in
frantumi d'anfore
- e ossidate perle
di ricordi, abbandonate tra secchi arbusti
nani.
- Istantanee
consumate di ciò che fu e sarà. Sono
immagini. Riflessi.
- Improvvisi
bagliori, l'inconsapevole giungere al termine di
sé.
- Arguto testimone
di ogni tempo, il vecchio melograno
prega,
- proteso verso il
cielo - non più terso, non più
immenso -
- arido deserto
azzurro di menzogna, sono utopiche ambizioni
umane.
-
- Narra trame
d'argento il vecchio melograno - rosse lune
d'argilla
- rischiarano la
notte - e di un canto mesto vestono le
stelle...
-
- Sull'umida terra
del pianto, tra ortiche e rose in
fiore,
- giace l'ultimo
suo frutto... Ancora acerbo.
-
-
-
- Tu sei
poesia
-
- Tu sei poesia
figlio mio,
- della più
fine.
- Raffinata e
vivace poesia di cuore
- sgorgata
all'improvviso,
- limpida fonte da
carni sanguigne
- incatenate in
gioiosi spasmi...
- Sei candido
fiore di loto
- sbocciato ad
inverno inoltrato.
- Sei incanto
d'unione divina
- e sai di buono e
sai di mare,
- e sai di cielo e
d'aria sana,
- sai di tutto
quanto è in noi...
- e sai di
umanità.
-
- Tu sei poesia
figlio mio,
- la sarai
sempre,
- poesia senza
tempo,
- che io e tua
madre
- concepimmo
quella notte,
- con penna
d'amore.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Michele
Bertoldo
-
-
- Domenica
d'estate
-
- Non sei la
frenetica spiaggia
- non il
cocente sole,
- ma brezza
che atterra
- nell'ombra
del giardino.
-
- Sei il
rintocco di campana
- sei la
festa cominciata,
- e nel
silenzio tutt'attorno
- solo grilli
e uccelli in volo.
-
- Sei il
riposo tant'invocato
- sei il
chetar dei campanelli,
- pur di
guardia stai sui cancelli
- ancora un
sonno puoi donare.
-
- Sei
l'essenza d'aria buona
- sei
l'olezzo dei panni stesi,
- e
l'appetito vien lodando
- al desinar
dei sapori antichi.
-
- Il paese se
ne va
- ti riprendi
ciò ch'è tuo,
- restan solo
le memorie
- di un
passato ormai scordato.
-
-
|
- Marco
Nicolò Besana
-
-
- Via dei
vivai
-
A
Teresa
-
- Prenderò
- via dei
vivai
- così
- avrò
forse una mezz'ora
- per
me
- stasera
- è
già estate
- anche se il
vento,
- che trema i
cespugli
- in via dei
vivai,
- non la
smette
- di
arruffarmi
- i
capelli.
- Stasera
- è
già estate,
- e per
sistemarmi
- ho
bisogno
- di una
mezz'ora
- per
me.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Rina
Eugenia Bonanomi
-
-
- Di mia
nonna...
- ricorda mia
madre
-
- Il cielo era
grigio!...
- In piedi ero
accanto
- a mio
padre!
- Bambina, tre
anni avevo!
- Alzato lo
sguardo,
- osservavo di mio
padre
- il suo
viso.
- L'espressione
era cupa!
- Nella
mente,
- ritornava il
passato!
- La sua
tristezza...
- non riuscivo a
capire!
- Perché
eravamo in quel prato?
- Perché
dal terreno...
- spuntavano
croci?!
- Smarrita cercavo
di mio padre
- la mano, per
stringer la mia
- tra le sue
dita!
- Nell'altro
braccio, a sé,
- un fagottino
stringeva,
- che ignaro di
tutto,
- nel silenzio
dormiva!
- Immobili eravamo
davanti
- a quel pezzo di
prato!...
- La pioggia
scendeva,
- ma, lui non
sentiva bagnare
- il suo
capo.
- Stringendomi a
sé,
- irruppe nel
pianto,
- che come pioggia
cadeva
- e bagnava la
terra,
- dove mia madre
giaceva!
-
-
-
|
- Maria
Clara Bottoni
-
-
- Il
filo
-
- Prova a
spiegarmela tu
- questa vita di
odori
- e
astrazioni
- che di certo ha
solo la sua fine.
- Parlami del
paradosso
- di chi gioca a
decidere
- nel tempo
chiuso
- di un solco
già tracciato.
- Raccontami del
moto circolare
- dei risvegli,
degli alibi,
- dei gorghi di
mete
- da
sperare.
- Provaci ancora,
rilancio la posta
- in palio: non
è poi così breve
- la vita,
né così amara
- a dipanarla come
filo di lana,
- per tenerla tra
le mani.
- Coagula in
fretta il sangue
- e il sudore, in
fondo, è solo acqua.
-
-
-
- Agosto
-
- Volevo
raccontarti le nuvole,
- draghi bianchi
col collo piegato
- dalle spade
affilate del vento.
- Volevo narrarti
i volti degli dei
- in consessi
celesti
- che le correnti
scompongono,
- sfaldano e
ricompongono,
- in un cielo a
strati
- - ora mobili,
ora fermi -
- sempre monito, o
deja-vu.
- Piove,
adesso,
- se solo mi
avessi ascoltata.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Moreno
Buttini
-
-
- Bimbi nati quando
- i loro papà
erano già morti
-
- Le fiamme
avvolsero l'aereo
- dopo lo schianto
senza scampo.
- Gli affetti ed i
corpi svanirono
- nel fuoco
dell'incendio.
- I bimbi nel
grembo sentirono la morte;
- nell'acqueo nido
protettivo a loro
- giunse l'addio
paterno.
- Poi, venuti alla
luce, al compimento,
- l'abbraccio
della madre, sola
- fu forte,
affettuoso, intenso:
- con lei c'era
papà che li stringeva.
-
-
-
Nota:
Tre bimbi nati dopo il disastro nell'aeroporto di
Linate in cui persero la vita i loro padri insieme
ad altri passeggeri l'8 ottobre
2001.
-
-
-
-
|
- Cesare
Cantù
-
-
- Era la tua
voce
- persa nella
nebbia
- melodioso
pianto
- sussurrato
al cuore
- eterea
sagoma velata
- di grigio
candore
- languente
agli occhi
- sfuggente
al cuore
- irreale
alla mente.
- Attonita
visione
- di presente
paura
- gelido
sconforto
- tremante la
mano.
- Muta bocca
socchiusa
- a chiamar
colei
- che
varca
- le porte
del passato
-
- (14
maggio 2003)
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Celestino
Casalini
-
-
- Gigli e
crisantemi
-
- L'anima: che i
gesti all'infinito riprova
- e le
parole
- alla fine poco a
poco ricompone
- quel che di
giorno le passioni misurano
- e di notte i
sogni attendono
- Portando ogni
volta a confronto
- una storia o
indecifrabili residui di memoria
- Che la verginale
vanità dell'assenza
- o il vuoto:
rifuggono
- Non consentendo
mai una pace che dalla follia non nasca
- Un giglio senza
un crisantemo
-
-
- Fiumi
sacri...
-
- Ha parvenze
d'eterno
- questa marginale
frontiera della pace
-
- Fatta di nebbie
fitte
- che dal fiume
nascono
- ed al sacro
appartengono
-
- Lasciando solo
intuire
- il battere dei
remi sulle sponde
- di barche che
incerte il fiume risalgono...
-
- come cuori: alla
deriva lasciati andare
-
- È il
tempo
- in cui solo chi
vuole vive
- e solo chi ama
sopravvive
-
- In cui ciascuno
qualcosa ha perso:
- e in questo
sacro fiume
-
- ne cerca il
segno
-
-
-
|
- Elisa
Ciabattini
-
- Ho acceso una
candela
-
- Ho acceso una
candela.
- Ho atteso che la
fiamma mi stordisse lo sguardo.
- Ho aspettato che
la cera si sciogliesse a gocce.
- Ho sentito le
gambe pesarmi in modo strano.
- Come se non
fossero più le mie. O come se fossero
aumentate di numero.
- Ma le ho contate
ed erano sempre due. Due gambe pesanti che mi
tiravano verso il basso.
- Ed erano mie. O
perlomeno uscivano fuori dal mio corpo.
- Così le
ho fatte sedere su di una panca di legno
brontolante che ha subito rantolato tra le mura
raccolte della bruna pieve.
- Mi sono
inginocchiata.
- Fissando la
fiamma che mi entrava negli occhi. Entrando nella
fiamma che mi scioglieva gli occhi di
cera.
- Ricordo di aver
pianto. Col viso tuffato nella rete delle mie dita
di vimini.
- Poi ho iniziato
a pregare. Morsicandomi furiosa il
pollice.
- Ed ho pregato a
lungo. Col mio pollice morsicato che mordeva
l'aria.
- Non so per che
cosa. Non so bene per chi. Ma son sicura di averlo
fatto.
- Forse ho pregato
per me. Solo per me. O anche per me... chi lo
sa...
- D'un tratto ho
udito un rumore sfilacciato. Che mi è giunto
a scaglie sottili.
- Quasi a
prolungare come un sibilo il mio sospiro,
imperniandolo alla manica del tempo.
- Simile a una
supplica che riprendeva la mia, rinforzandola,
sviluppandola.
- Quasi come un
lamento che faceva eco al mio, sospendendolo tra
l'intaglio dei mosaici.
- Così ho
guardato la candela. La mia candela. Quella che
avevo acceso io.
- Sì,
proprio lei, lei che era rimasta ancora lì,
lì per me,
- a ustionarsi
vergine, a bruciare martire per me, solo per me,
sempre lì,
- a premere con le
mie ginocchia di mota flesse per pungolare maestra
la mia lavanda in piena.
- L'ho trovata
invecchiata: ritirata, sdentata, curva, pallida in
volto, zoppicante sul suo stelo
incerto.
- Ho riconosciuto
a stento la mia pasciuta signora
candela.
- Che ha scortato
fedele il mio dolore, senza tirarsi
indietro,
- sorreggendolo
sulle spalle assieme alle mie, scontandolo con me,
dividendolo con me, condividendolo,
- vivendolo con
me.
- La mia cara
candela ha tenuto per mano la mia
preghiera
- e l'ha condotta
in alto col suo viatico di lapilli,
- oltre la volta
della chiesa pennellata, più su dell'aria
volante,
- più su
delle nuvole mappate di primule, oltre la brughiera
di stelle piumate.
- Consumandosi col
mio pianto di cera nei suoi tormenti di
luce.
- L'ho fissata di
nuovo... la mia candela.
- L'ho vista
reggersi a fatica sul tronco rugginoso, gesticolare
fioca, ansimare brinata,
- ciondolare il
capo, schiumare e poi intrecciarsi col pulviscolo
dell'etere.
- Portandosi via
lontano il mio cordoglio con la sua ultima boccata
di fuoco.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Lavinia
Cioli
-
-
- Ed io... chi
sono?
-
- Un'ombra, al mio
risveglio,
- mi osserva da
uno specchio ove, 'si chiaro,
- si riflette ogni
mio dubbio,
- ogni
tormento...
-
- È un
ombra bruna, me somigliante
- In ogni lato
della mia figura,
- e non ha verbo
oltre lo sguardo,
- è l'altra
me riflessa, pura.
-
- In quel
silenzio, ogni mattina,
- percorro i
lineamenti a me comuni
- ... e paion
nuovi,
- ... e sì
mi perdo.
-
- Ed in un fatal
gioco dello sguardo
- Più nomi
si alternano al mio volto...
- E mentre della
mente il cuor fa scherno
- Vedo mio padre,
poi mia madre... ed io di sfondo.
-
- Allora giunge al
mio cosciente
- La
consapevolezza d'esser, io stessa,
- frutto vivo di
un amore antico,
- testimonianza
d'un passato ancor presente.
-
- Porto di lui lo
sguardo,
- porto di lei il
sorriso...
- or sono di lui
solo un ricordo,
- che lacrime
dipinge in lei, nel viso...
-
- Ma né
lui, né lei io sono o fui...
- Ed un'ombra
bruna, al mio risveglio
- Mi osserva da
uno specchio, ove sì chiaro
- Si riflette ogni
mio dubbio, ogni tormento...
-
- ... ed io... chi
sono?
-
-
-
|
- Walter
Consonni
-
-
- Sublime
attimo
-
- Fermati,
tempo;
- blocca ogni
segno
- del tuo
passaggio:
- sulla
fronte, negli occhi
- e in questa
stanza.
-
- Lasciami
amare
- questo
istante
- e questa
donna
- intensamente.
-
- Ti
stringerò
- tra i
pugni, tempo,
- e
portandoti al cuore
- tu
fermerai
- i suoi
battiti accelerati
- in un
eterno,
- sublime
attimo.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Maurizio
d'Armi
-
-
- L'ultima
battaglia
-
- Nei venti della
montagna,
- tra il crepitio
delle armi,
- glorioso fu il
tuo nome;
- nella pace
repubblicana
- combattesti
fiero i costumi,
- rinunziasti
sdegnoso a molli compromessi;
- ma solo oggi,
padre,
- ti
riconosco:
- sereno e
calmo,
- dolce e
amorevole
- con tutti,
sempre.
- Solo
ora,
- smagrito e
tremante,
- dal fondo del
tuo letto
- t'ho
ritrovato:
- saggio e
dolcissimo,
- forte e
generoso,
- grande come una
montagna,
- lucente come il
sole,
- forte come
l'esempio
- nell'affrontare
la tua ultima battaglia.
-
-
|
- Grazia
De Vita
-
-
- Cercavo
te
(ad
Antonio)
-
- Sulla soglia di
un passaggio di stagione
- riaggiustavo
smarrite verità.
- Nel cielo mite
dell'autunno stanco
- sbriciolando
fantasie assetate
- di impossibili
amori,
- inarcavo l'anima
fino allo spasmo.
- Reclamavo nel
volermi viva
- il desiderio
della dignità,
- per non dovere
più seppellire
- intatte le mie
facoltà.
- Stupii un
giorno, che nel volermi
- affannata a
ricostruire un cammino
- cambiai
strada.
- Sulla soglia
dell'autunno trovai te
- quercia
cresciuta forte
- nel proprio
ruolo della vita
- e mentre dolce
mi prendevi per mano,
- trattenendo il
fiato, entrai attonita
- nel ritrovato
viale dell'amore.
- Stupisco ancora
di come al cuore
- sia giunto l'eco
del cambiamento.
- Muta il colore,
la trasparenza
- se intingo il
sogno nell'esigenza.
- Cercavo te, il
tuo caldo bacio
- nel rosso vivo
della sera.
- Cercavo te,
compagno tenero
- con parole
nuove, inalterabili.
- Cercavo te,
perché si riaccendesse
- la luce della
vita.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gabriella
Dell'Orto
-
-
- La Pasqua della
farfalla di mare
-
- La distesa del
mare tra i carrubi
- e il volo piano
di una farfalla
- gialla,
sull'erta sassosa:
- un battito
fragile, incontro
- all'azzurro
guerriero che rugge
- infaticabile
come sempre,
- frantumando i
sassi sul lido:
- lucide pietruzze
colorate
- come i giorni
della mia vita
- che ormai non
conto più.
- Fragile farfalla
di luce, finita
- nel vortice
ingordo degl'anni,
- salgo l'erta a
fatica con l'occhio
- che allarga su i
vari orizzonti:
- territori
dell'uomo, territori del mare...
-
- Tra le pietre
che portano al borgo
- evito i fiori
tra l'erba, gracili steli
- che vengono
incontro al mio piede
- ancora sicuro e
alla minute farfalle
- che accompagnano
silenziose la salita.
- E tace anche il
vento, intimorito
- dall'eco
fragorosa della marina...
- Ma io già
volto le spalle al mare.
-
- Il cielo introno
ai carrubi è ora alto
- sul colle nel
suo luminoso sereno:
- apro le braccia
come ali in croce
- e rincorro la
danza radente della farfalla
- che volteggia
innanzi a me leggiadra
- e gialla
sull'erta sassosa. E nel dolore
- di sempre
già un poco mi consola
- questo fragile
palpito che m'annuncia
- l'eterna
speranza in una vita nuova.
-
(Borgio
Verezzi, 20 aprile 2000 - Giovedì
santo)
-
-
-
|
- Luigi
Diego Eléna
-
-
-
- Clone
-
- Natura
innaturale,
- salite che oggi
sono trappole, prigioni all'eterno.
- Create la vita,
falsa,
- due bambine a
fianco a fianco, in carta copiativa.
- Pericolose
creature
- crearle come un
bambino donato alla vita,
- vero...
meravigliosa creatura.
- Il nuovo diluvio
è in agguato,
- vola anche tu
sull'Arca di Noè,
- in rottura se
non vuoi continuare
- a rimanere
lì, vivendo accanto al Satana
terrestre.
- Attivo e
passivo, in jeans o doppiopetto,
- ma sempre lo
stesso complice,
- inferiore alla
media cattiva dell'uomo tranquillo
- sicuro di
sé,
- quando è
buio.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Pietro
Federico
-
- Alla sua donna, alla
notizia
- di un
arrivo
-
- Qui,
- nel luogo non
più vuoto,
- non più
fuoco solamente,
- carne,
sangue,
- un'altra carne,
un altro sangue vive,
- e ancora non lo
vedo,
- ma lo venero e
lo attendo.
- Qui, nel tuo
corpo che diventa culla,
- che diventa
tempio,
- un'altra stella
vive, brilla,
- un terzo
cuore,
- un terzo
incendio, un terzo
- tempo.
- In questo corpo,
- in questo solo
amore
- affido al Dio
del vento, al Dio
- del
firmamento,
- i loro due
destini, il loro
- compimento.
-
-
- Alla madre di un
figlio partito ancora prima di
arrivare
-
- Ora porti nel
grembo un'assenza.
- Il cielo, il
cielo intero non li colma
- i vuoti cavi in
mezzo alle colline,
- non li
calma,
- ciascuno
è come il palmo di una mano
- in attesa della
pioggia.
- Non troppo in
lontananza
- si sfà
l'ultimo rantolo: il motore
- di una
falciatrice.
- E
dappertutto
- senza più
ostacolo,
- l'impertinenza
di un canto.
-
-
-
-
|
- Diana
Maria Elena Fusco
-
-
- La notte più
bella
-
- Sentirò
il tuo passo avvicinarsi
- Per un momento
non saprò più dove sono,
- guarderò
dentro il pozzo dei tuoi occhi,
- affonderò
senza osare ribellarmi,
- la tua potenza
mi risolleverà,
- il desiderio
trapelerà...
-
- Ed ecco il
secchio,
- delle mie
lacrime riempito,
- rovesciarsi in
magici baci
- che sparsi sul
mio corpo
- mi riveleranno
il tesoro
- distraendo il
sipario delle mie vesti,
- si aprirà
il libro
- e Giulietta
racconterà a Romeo
- la storia di
Adamo ed Eva,
- così io
dormirò la notte più
bella
- senza mai
riposarmi.
-
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Emma
Garzaroli
-
-
- Deserto
-
- Immensità
tu mi chiami!
- Voglio spazio
colorato per i miei occhi,
- sculture di
arenaria nella casa deserto,
- cielo come
tetto,
- sabbia come
letto,
- ombra di duna
per riposare.
- E, di notte, un
manto di stelle.
-
-
- Gilf el
kebir
-
- La mente vuota
per fare spazio ai ricordi,
- gli occhi pieni
di colori del viaggio in giallo-nero;
- immensità
di sabbia sino all'orizzonte.
- Mi abbraccia il
vento
- sussurrandomi di
tempi lontani:
- voci che
giungono da selci frantumate,
- vite raccontate
sulla roccia.
- Ora: solo tracce
sulla sabbia!
-
-
-
- L'ultimo
nomade
-
- Sei seduto in
cima ad una duna,
- sento il tuo
pensiero:
- «spariti
sono gli animali che l'uomo poteva
cacciare;
- la terra di
sabbia non si può coltivare;
- gli amici vanno
altrove a lavorare,
- la mia
tribù sta per finire,
- anche l'albero
laggiù sta per morire».
- Ma tu non te ne
andrai:
- nel deserto
c'è la libertà
- e l'uomo anche
se nudo, ha la sua dignità.
-
-
-
|
- Mariarosaria
Guarini
-
-
- Mamma,
no...
-
- Sono appena
comparso
- e così mi
distruggi,
- mamma cara,
perché mi sfuggi?
- So che sei tanto
giovane,
- hai appena
vent'anni
- e non vorrei
procurarti dei danni,
- ma... ti
prego,
- tienimi con
te,
- non farmi
morire:
- che colpa ne
ho
- se non mi volevi
concepire?
- Com'è
bello il mondo,
- ma tu non lo
puoi notare:
- hai altro a cui
pensare...
- Sei ancora tanto
fragile e immatura:
- lo sento,
sai,
- che di me hai
tanta paura.
- Ah... ecco il
mio papà!
- Ma... ti sta
dicendo che non vuole
responsabilità?!
- Ti vuole
accompagnare dal dottore:
- Mamma, mammina
mia...
- Fermati, per
favore!
- So che
soffri,
- che ora stai
piangendo
- e che proprio
non ce la fai
- a mettermi al
mondo.
- Ma... che mi
succede?
- Mi sento
soffocare...
- Mamma,
no...
- Non farmi
ammazzare!!
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Loredana
Lecce
-
-
- Una canzone
d'amore
-
- Si dice che
ognuno al mondo ha la sua anima
gemella.
- Un giorno il
bene incontrò il male,
- lo prese per
mano e insieme andarono sulla riva del
lago.
- La luna grande e
rossastra illuminava i loro volti
- di un calore e
una pace che solo quella notte poteva
regalare.
- Nello specchio
d'acqua calmo e silenzioso la sua immagine
riflessa.
- La sua luce
ardente e pulita. Accanto l'ombra del
male.
- Un'immagine
perfetta.
- Un cerchio
completo come il volto della luna.
- Era l'altra
metà, la sua ombra più nascosta, la
sua anima gemella.
- E la luce del
bene si posò accanto all'ombra del
male.
- L'ombra del male
ne avvolgeva i suoi contorni definendone il
profilo.
- Una fusione
perfetta.
- La ricchezza
divenne povertà, la lussuria
umiltà.
- Ogni cuore
malato venne curato, ogni sua ferita
guarì.
- Il bene
illuminò il male, ma la sua luce era
così limpida e
- fragile che
divenne indifesa e disarmata.
- Ebbe
paura.
- Paura di morire,
sola in quello specchio d'acqua.
- Alzò gli
occhi al cielo e la luna le
parlò:
- «Non ci
sono vincitori né vinti, amica
mia.
- Non temere. Se
un giorno l'ombra del male ti
oscurerà,
- ricorda che non
sarà mai completamente buio.
- La luce
più fievole del tuo ultimo raggio
saprà infrangere il buio della
- notte. Sempre la
luce ha infranto il buio.
- Non temere amica
mia».
- Il bene allora
prese per mano il male e i loro cuori per sempre si
unirono.
- Il lago le
cantò una canzone d'amore, la luna raccolse
tutte le sue
- stelle e ne fece
una manciata di coriandoli.
- Il poeta ne fece
una poesia d'amore e nel lago incantato la
gettò
- Da allora ogni
volta che qualcuno ti chiederà: che
cos'è l'amore?
- Portalo al lago,
fallo specchiare e poi... resta a
guardare.
-
-
|
- Anna
Maria Li Mandri
-
-
- Qualcosa di
diverso
-
- Un complimento
non sussurrato
- che dà
calore, seppur non s'ode,
- fa soffermare e
fa stupire
- in un febbraio
che già va via.
-
- Pedoni taciti,
sparsi, comparsi
- in questo
dì che per regola posa,
- e nulla pare ci
sia a far stordire,
- solo il
tranvài accetto alla via.
-
- D'un tratto
s'alza l'esclamazione
- d'una spodestata
in zona obbligata:
- a grandi sillabe
da dietro un vetro
-
- nero su bianco,
che sembra incanto,
- qualcuno ha
scritto una frase per te:
- SEI BELLISSIMA!
E non sai il perché.
-
-
-
- Stradina di
perifiera
-
- Strade, quante
strade da viaggiare
- per raggiungerti
o stradina
- tu che sei in
periferia,
- per baciare
l'aria di casa mia.
-
- Pochi metri
quadrati baciati dal cuore,
- e accarezzo la
muffa bianca
- mentre ti
attraverso con le fredde suole,
- per salutare il
tuo giardino
- grande quanto un
fazzolettino;
- e mieto l'erba e
bevo sole,
- e qui ci trovo
pane e sole,
- pochi metri
quadrati baciati dal cuore,
- e mangio il
frutto che ho seminato
- e bevo l'aria di
casa mia,
- e mieto
l'erba
- e colgo
miele.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Ettore
Locatelli
-
-
- A
Selene
-
- Silente, mentre
scivoli diafana sul tuo cielo
- lavagna, ritorni
a me nel tuo etereo chiaror.
- E quindi anch'io
torno a rimirarti sul colle
- dei miei
pensieri che cercano, vacillanti e
fermi,
- il lievitante
influsso del tuo mistero.
- E quando intendo
che il mare così grande
- ti ubbidisce, il
tuo finto apparir mi rassicura.
- E come tanti
prima il priego ti rivolgo
- della mia
inascoltata fantasia e altro non posso
- regalarti che
quanto vagheggio.
-
- Che tutta la
povertà dei miei bisogni è già
ricchezza
- nel tuo moto
perpetuo, nel tuo dolce annuir,
- senza risposta,
che tanto è quanto già ci fu
concesso.
- Ma pure tu
d'affanni non vai scevra costretta come
sei
- a girovagar tra
sole, terra ed astri.
- Spesso guardo al
presente e mi diletta
- considerar le
cose che facciamo,
- l'essenza della
speioce cui appartengo
- privilegia
l'idea del sovrumano.
- Se mi capita poi
mirar lontano
- l'idea d'amor si
fa più principale,
- perché
sono convinto, senza scienza,
- che nell'immenso
ci sarà presenza.
- La morte mia
sarà piccola cosa.
- La tua,
quantunque tarda, arriverà
- e debordando
dalla traiettoria
- il tuo cammino
si cancellerà
-
- Ma adesso tu,
confidenziale luna
- amica di
assassini e innamorati
- che tutto
ascolti e mai darai risposta,
- porta teco e
gelosa i miei pensieri
- nel gelido
tragitto siderale
- per incontrarmi
poi nell'altro mese
- riverente alla
finestra e il cuore in mano.
-
-
-
|
- Mirko
Macchia
-
-
- Sposa
-
- Lascerò
- che questa
rosa
- mi strappi la
carne
- con le sue
spine
- perché
- come chi
all'ultimo respiro
- anela la
luce
- ti
voglio.
- Poiché
è il tuo respiro
- che soffia in
me
- la
vita.
- E ora la
notte
- non è che
una
- piccola
ombra
- sul
sole.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Alessandro
Magno
-
-
- Sempre
qui
-
- ... e mi ritrovo
sempre qui da solo
- ad ascoltare
musica
- a sognare
l'impossibile
- ormai ci
facciamo compagnia
- io e la dolce
solitudine
- ci conoscevamo
da molto tempo
- molti scenari
intorno a noi
- ricordi passati
insieme
- diversi,
cambiati
- come
ora...
- se fossi un
pittore
- li dipingerei
tutti (a memoria)
- forse sei la mia
forza
- dolce
solitudine
- che mi stai
appollaiata sulla spalla
- solo te non ho
mai tradito
- teniamoci per
mano
- e
camminiamo
- andremo
lontano...
- senza
fine
-
-
|
- Ernesto
Salvatore Mancino
-
-
- Pegaso
-
- Siedo
ancora qui vicino a questa fonte
- Creata dal
mitico cavallo cavalcato da
Bellerofonte
- Nella
speranza che tu giunga fulgida
Musa
- A
dissetarti tra le ammalianti note di una
cornamusa
-
- Placata la
tua sete e nutrita l'ispirazione
- Potrai
scegliere senza fretta una
destinazione
- E dal
firmamento vedrai arrivare l'alato
destriero
- Per
chinarsi davanti a te Dea del mio
pensiero
-
- Insieme
saliremo sulla groppa di Pegaso
- Che
slanciandosi dalla vetta del monte
Parnaso
- Al galoppo
ci porterà nel bel cielo
stellato
- Dove ti
amerò come non ti ho mai
amato
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Maria
Rosa Mandotti
-
-
-
- La
Sorgente
-
- In
compagnia dei miei ricordi
- guardo il
ruscello della mia infanzia
- rivedo la
biscia d'acqua
- ascoltare
il gracidare festoso della
ranocchia
-
- Con la mano
disegno una croce:
- - acqua
corrente che beve il serpente
- che beve
Iddio
- la bevo
anch'io -
-
- Riflesso
nell'acqua
- il mio
viso,
- specchio
del passato.
-
- Cammino su
umido muschio
- sprigionando
profumi sconosciuti
- che
inebriano il mio passare.
-
- Inseguita
dal pigro vagabondare delle
nuvole
- sento la
forza della libertà
-
- Guardo
l'acqua che scorre chissà
dove,
- il lento
fluire della vita mi riporta alla
sorgente
-
-
-
-
|
- Chiara
Marangio
-
-
- Pericolosa
essenza
-
- C'è
un'anima assassina
- che ansima
dentro me.
- Si nutre del mio
dolore,
- colora di buio
visioni lontane,
- appicca incendi
d'ira negli occhi miei,
- infuoca le mie
guance di vergogna,
- sporca le
emozioni candide,
- promette
vendette mai risolte,
- urla diaboliche
irriverenze.
- Vive della
notte
- e delle luci
soffuse,
- risorge nelle
braccia violente che mi cingono,
- cerca difese
nella pace,
- viaggia tra i
sensi accesi,
- si espande sulle
ingiustizie
- per superarle,
per superarsi,
- per
superarmi
- e mi lascia
attonita,
- inerme,
- sconquassata
dalla sua pericolosa forza.
- Io la
temo.
- Io la
ringrazio.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Davide
Marangio
-
-
- Ti racconto un
amore
-
- Ti racconto un
amore,
- dal tracciato
una sconfitta peregrina,
- una piaga come
faina che si dissimula,
- si rincorre
fatua bagnata al sole che la sciorina.
-
- Ti racconto un
amore,
- lingue contro
lingue desiderose,
- nettare nella
pruina di cui si liba
- dove scorre
fluente e rapida la gravina.
-
- Dossi scolpiti,
ardui nei dirupi,
- dove barbagli
adombrano i crepacci;
- fitti forteti
inclini dove s'intrica
- l'anima che in
quell'angusto si violenta.
-
- Calca la via
maestra del sognante,
- come falconi in
volo sui rilievi,
- terra da piume
si lascia carezzare
- a controcanto
sfinito, miscibile geme.
-
- Ti racconto un
amore,
- sacrale linea
odorosa,
- umida roccia
animosa
- che il suo corpo
è coltura.
-
- Livido anelito
slavo
- fremente,
traviato e rapito.
- Custode
dell'alvo sublime
- che dalle vie
del cuore m'incanta.
-
-
|
- Lucia
Marongiu
-
- Nonna
-
- Vorrei
distendere sul mare della notte
- un tappeto
lucido d'argento
- un ponte di
versi e di magia
- perché
sicuro vi pascoli l'affetto,
- e tra le
stelle
- e costellazioni
immense
- c'è a
guardarmi la bussola del cuore,
- tra le
mani
- il morbido
profilo del tuo volto
- vorrei sfiorare
appena...
- Mi
basterà guardare verso il sole
- che riflette nel
mio cuore la tua immagine
- per sentire una
brezza di passione
- un aroma di
tenerezze.
- Perché
immensa è la gioia
- quando un
ponte
- costruisco a te
fatto di versi.
- Ti arrivino
sorgivi
- si effondono
lucenti.
- Il mio amore sia
come una fontana,
- la melodia di
mille venti.
-
-
- Consigli ai
cavalieri
-
- Il tuo cuore
proteggilo dai colpi
- ma la tua
armatura sia leggera,
- flessile a volte
come canna al vento,
- come
giunco
- e tenera come
l'edera.
- Sia lo scudo che
ti porta lontano
- sappia
abbagliare i tuoi avversari
- come il
divampare dell'aurora
- e quando le
spade avrai spezzato
- raccogli
frammenti di dolcezza
- perché il
mondo gelido e malato
- vi si abbeveri e
trovi gentilezza
- e ami, se lo
può, sì, ami ancora.
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Concetta
Massaro
-
- Giorno
d'estate
-
- Faccio un
passo indietro nel mio passato...
- un giorno
ormai lontano arrivò un cucciolo di
uomo.
- Quant'era
bello!
- Così
piccolo e indifeso m'illuminava il
cuore
- e mi
scaldava con il suo candore.
- Era una
briciola di pane.
- Io ero
lì sempre accanto a lui
- a vegliare
il suo sonno
- a
controllare che fosse meraviglioso ogni suo
giorno.
- Ora uomo
alto e forte non ha bisogno di
coccole,
- la corazza
da uomo duro lo protegge dal mondo
oscuro,
- ormai
lontano da me si sente sicuro.
- Con baci
affettuosi e teneri abbracci è
cresciuto
- dimenticando
la fanciullezza ed ogni mia
carezza.
- L'antica
confidenza cosa vuoi che sia?
- Niente
più parole, borbottii
insignificanti,
- come fra
vecchi conoscenti.
- Ora sorrisi
e convenevoli, ipocrisie e
falsità.
- È
andato via il tempo del candore
- rimanendo,
quello del dolore.
- Credi che
il tempo sia infinito e come un amico ti stia
vicino
- ma ti
sfugge di mano e ti scappa
lontano,
- portandosi
via tutto ciò che per te ha
contato
- e resti a
rimpiangere qualcosa
- che
vorresti non si sia mai
modificato.
- Questa vita
ci ha ingannati e comunque
allontanati,
- ma un
giorno forse, chissà,
- sulla
giusta via ci ritroverà
- dove tutto
è giusto e non conosce
dolore,
- dove
ciò che resta è puro
amore.
- E come in
un bel giorno d'estate arriverà la
notte,
- così,
fratello mio
- dalla vita
si passerà alla morte.
-
-
-
-
|
- Maria
Gabriella Meloni
-
- Tempo
interiore
-
- Sono il
ricordo,
- sono
l'attesa.
- Passato e
futuro
- si coagulano in
me,
- sono
consustanziali
- al mio
essere.
- Il mio
tempo
- è un
eterno presente.
- A niente, a
nessuno
- ho detto
addio.
- Tutto porto con
me,
- possente come un
telamonio.
-
- Caleidoscopio
-
- Vorrei fermarmi,
sostare per cogliere il riflesso
- di un'immagine
sul prisma sfaccettato del mio cuore.
- Notare il
rifrangersi del ricordo, lo scintillio fatuo della
memoria.
- il gioco
variegato di questo caleidoscopio,
- Ma non è
il momento, non è l'ora.
- M'incalza un
lungo cammino, una voce imperiosa
- mi vieta ogni
indugio.
-
-
- Il senso della
vita
-
- Lontano, da una
distanza indefinita,
- il mugghiare del
mare
- sembra esaltare
questo silenzio.
- L'animo proteso
a cogliere
- lo svelamento
del mistero...
- Avvertire sul
mio corpo il fluire del tempo,
- l'invisibile,
implacabile movimento
- che usura con
sistematica gradualità.
- Avvertire la
trama del nostro essere allentarsi,
- sfilarsi pian
piano sul telaio della vita...
- E un giorno,
all'improvviso,
- senza averne
avuto cognizione,
- indosseremo la
faccia dell'eterno,
- dopo aver
deposto quest'abito ormai consunto.
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Virna
Menghi
-
- Il vicolo dei
ricordi
- Al vicolo dei
ricordi
ritorna sovente
la dolce memoria
di bimba paesana
- Non passa il
tempo
Sulle corse
scanzonate
della leggiadra infanzia
quando inseguivo incuriosita
esili farfalle fra campanelle candide
Quando i pomeriggi
sembravan esser sempre così... brevi
e il lontano richiamo di mia madre così...
brusco... grave... insolente
nel gioco di bambina
- Non passa il
tempo
Sul complice
viottolo
nelle sere d'estate
quando i baci rubati
e le tenere e sottili carezze
di giovane adolescente
placavano la sete di vita
- E non passa il
tempo
sugli ultimi...
lenti.... affaticati
eppur così ostinati passi di nonna
quando ormai la vita imbronciata
l'aveva percorsa dolente.
Non passa il tempo...
...no...
Risuona ora stonante nel tacchettio
spavaldo, ma incerto al tempo stesso,
di giovane donna di città
in questo dolce amaro vicolo
dove il tempo si è fermato.
-
-
-
-
|
- Paride
Mercurio
-
-
- Ça va sans
dire
-
- Sulla Ticinese
fuori Novara
- ce ne andiamo di
fretta verso casa
- al borgo nostro
ancora
-
- Marzo va
spegnendosi in una sera
- bruna d'acqua
dal cielo alle risaie
- e tu guidi
distratta
-
- S'è
consumato dunque il pomeriggio
- in fecondo
passeggio ad un mercato
- di libri in
pieno centro
-
- Ora torniamo
lassi e lamentosi
- nei cuori
già nostalgia della gioia
- a pena
delibata
-
- Sulle labbra
umide timidi schiocchi
- casti rimbrotti
al tempo irrefrenabile
- in un contegno
nuovo
-
- E sono questi
lai pure ronzii
- indecifrabili
battiti d'ali
- d'insetti
piccolissimi
-
- Entrambi apriamo
un poco i finestrini
- a rinnovare
l'aria la stantia
- aria in panna di
dentro
-
- E tra le nostre
voci lieve ascende
- un profumo di
polvere bagnata
- è
primavera ancora
-
- Come la prima
volta che t'ho amata
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Enrica
Miglioli
-
-
-
- Uva e
melagrana
-
- Gireranno senza
fretta
- stanche ed
impietose
- le lancette
dell'orologio...
-
- Al tramontar del
sole
- morirò
solo un poco...
- Mi
sveglierò tra chicchi d'uva
d'orata
nel grande letto
sfatto
- tra lenzuola di
seta
profumate di
melagrana...
Fino al
sopraggiungere
di sirene
nate non per
caso
adagiate sull'onde
schiumose
che aspettano nel
silenzio
l'incedere del
mare!
|
- Irma
Minotti
-
-
- Fuochi
d'artificio
-
- Luna,
- ti osservo
perlustrare la notte tersa
- mentre cerchi
riparo
- tra le pieghe
del velo nebuloso.
- Il volto del
pudore
- Incipriato di un
rossore virginale,
- tradisce una
vanità
- inutilmente
celata.
-
- Tu,
- che da sempre
sei protagonista
- di frammenti di
vita,
- abbandona il
ruolo
- che ti è
abituale
- e indossa la
veste
- della
spettatrice
- di un
palcoscenico
- che non ti
appartiene.
-
- Ammira
perciò il corollario di
scintille
- che esplodono in
una profusione di bagliori
- e ricamano il
cielo
- di fiori
sgargianti.
- Piccole stelle
di piogge incandescenti
- che si riversano
sugli uomini
- come lacrime
dolenti.
- Si specchiano
nel lago
- e muoiono
dolcemente
- in ossequio al
giuramento
- fatto dai nostri
Padri.
- Nell'ora del
commiato
- ringrazio Iddio
per averci resi
- ancora una volta
liberi.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Antonia
Oggioni
-
-
- Aria
calda
-
- L'aria calda mi
soffia sul viso,
- scompiglia i
capelli, quasi grigi,
- porta pensieri,
emozioni, ricordi.
-
- L'ultimo disco
ascoltato sull'erba
- "...e troverai
la strada..."
- troveremo noi
una speranza?
-
- Mi guardava
fisso, e taceva,
- cuore e mente
già lontano
- sapevo e anche
lui sapeva
-
- Moriva, con lui
io morivo
- I suoi occhi
erano già di cielo.
- I miei, nebbie
di lago.
-
-
- Notte
-
- Notte, insonnia,
paura, delusione,
- tutte le ferite
del giorno aperte.
- Dammi la
mano...
- Lui stringe il
mio polso,
- poi lunghe dita
scorrono
- ... ascolta,
ascolta la notte!
-
- Ascolto. Calore,
anima, cuore
- Tenero,
appassionato amore,
- poi la
quiete,
- tutto si placa e
si fa dolce
- il respiro, la
notte, il sonno,
- ... ascolto,
ascolto la felicità!
-
-
-
|
- Serena
Panaro
-
-
- La dama del
castello
-
- Austera
signora
- rinchiusa
- fra sete e
merletti;
- padrona di
un mondo
- forse non
suo.
- Gelida
imperatrice
- ricoperta
di raso
- e pizzi
dorati;
- riverita,
- servita,
- ossequiata
da figli
- che non la
conoscono madre,
- amata
- con freddo
distacco,
- onorata da
mute parole.
- Potente
padrona di uomini
- rinchiusa
- in una
prigione di cristallo,
- inesperta
della vita,
- sconosciuta
a se stessa,
- tristemente
abbandonata
- alla sua
fragilità
- di
bambina.
- Con occhi
gravi
- volti al
cancello
- piange
lacrime
- che nessuno
può vedere,
- urla
- senza
essere sentita,
- chiedendo
di farsi liberare.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Graziella
Parma
-
- ... da un
viaggio in Algeria
-
- Vedo
-
- Un solco nel
deserto,
- le palme nella
vallata
- Dall'alta
duna
- la sabbia
sbiancata
- copre un mondo
sommerso.
-
-
-
- Melina
-
(nome
di giovane donna)
-
- Lucidi capelli
neri
- coprono la pelle
olivastra
- del tuo lungo
collo.
- Tunica rossa
e
- disegni
d'arabesco dorati
- scivolano sulla
tua esile figura.
- Affusolate dita
di mano
- con
l'hennè dei tuoi simboli
- si muovono
veloci
- seguendo le tue
parole
- Dolce, cara,
Melina!
- Bellissima
- nella tua
indifesa giovinezza.
-
-
-
- Annaba
-
(albergo
sul mare)
-
- Le arcate aperte
sul mare,
- calma risacca
della notte.
- Tonda la
luna
- riflette
nell'acqua
- e illumina i
tuoi occhi
- dentro di
me.
-
-
-
|
- Antonia
Pepe
-
-
- La mia
natura
-
- È la mia
natura:
- chiacchierina,
- sorgente di
roccia,
- cascata
allegra
- di poesie
immediate,
- canti silvestri
e selvaggi,
- brezza di
ginestre in fiore,
- infrangersi di
torrenti,
- melodie languide
di fiumi,
- memorie ruggenti
di mare!
-
- È la mia
natura:
- silenziosa,
- luogo intimo di
pace,
- vulcano
sacro,
- tempio
abbandonato,
- bosco
lussureggiante lontano,
- campo di grano e
fiordalisi,
- morbido
deserto
- d'imprendibile
sabbia!
-
- A Te, che
penetrasti in essa
- e la rendesti
luminosa,
- ridono
l'estasi
- del profumo del
sole!
-
-
- Poeta
-
- Con
immagini, suoni e sensi
- dipingi
visioni
- in anime in
ascolto,
- Il gioco mi
ha preso.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Roberto
Perfetto
-
-
- Gocce
-
- Note soffuse,
spargono incensi, come
- gocce d'ambra,
colano, racchiudendo
- spazi del tempo,
che, s'offuscano e "zittiscono"
- le gioie e i
dolori...
- Sempre colori,
cromatici umori,
- riflessi
ardori... sorseggiati,
- annegati dalle
lacrime,
- all'ombra di una
luna,
- scivolata, per
caso,
- sopra soffici
petali,
- recisi senza
attendere le stagioni,
- raccolti per
profumare i suoni delle tue parole,
- dense...
- Danza di suoni e
silenzi, raggomitolati,
- ogni notte, ogni
giorno...
- Rallento...
- gocce del tuo
"argento",
- sulla pelle,
sudata.
- Accarezzo l'idea
"dell'incontro"
- con il tuo
corpo,
- "sovracuto" e
svestito...
- dal vento
caldo,
- ululante,
spavaldo;
- dipinge
armoniose scintille
- di algida luce
"ombreggiante",
- selvaggia,
- laminata dalle
sfumatore
- di una pioggia
di "ritmici ricordi",
- pizzicati come
un contrabbasso,
- esplosi dal
groviglio,
- affumicato dal
tempo,
- invisibile...
- Prende
forma,
- il
profilo
- di un
"sospiro"...
-
-
|
- Marcello
Perucca
-
-
- Il
viaggio
-
- È triste
il partire
- fuggire
- le conosciute
strade,
- gli odori
consueti;
- abbandonare la
dolce
- illusione
- di un tetto
sicuro;
-
- da un treno, la
notte,
- le luci
lontane
- immaginarle
rifugio,
- idee di case
sospese
- nel
buio.
-
- Viaggiare
- è uno
sguardo,
- essenza di
amori
- perduti
- per pigrizia o
viltà;
- è pensare
la donna
- lasciata nel
letto,
- la morbida
bocca
- socchiusa
- nel lieve
russare.
-
- Il viaggio
è il silenzio
- del giorno che
muore;
- è
scoprire
- nel gioco degli
occhi
- il senso
nascosto
- del proprio
migrare.
-
- Il
viaggio
- è tornare
a sperare.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- Aura
Piccioni
-
-
- Opera 1a class.
Sez. giovani
-
-
-
- Leva obbligatoria di
una "guerra per la pace"
-
- Vent'anni o poco
più.
- Negli occhi il
sogno di una vita migliore,
- di speranze
inconsistenti nell'animo il tenue
bagliore...
- - Due anni
nell'esercito Tsahal - gridano gli
ufficiali.
- Gli occhi fissi
su un'uniforme ormai dimenticata.
- - Addio - pensa
- sono rimasta troppo a lungo
arruolata.
- Notti in tenda
trascorse sotto un cielo in cui le
stelle
- parevano
schernire il mio destino.
- Esercito di
pace, ci hanno detto.
- Ma dov'era la
pace? Si perde la pace, si perde la
libertà...
- I miei occhi
anelavano un sorriso
- di speranza
intriso; eppure solo mani alle tempie,
- come saluto, e
parole vane, di rispetto gravoso.
- In testa, i
capelli sudati si ribellavano
- sotto l'impeto
fiero di un berretto di colore nero...
-
-
-
|
- Maria
Grazia Pietroletti
-
-
- Le mie
mani
-
- Queste mie
mani...
- hanno
ferite
- perenni...
- e pure
graffi
- di
spine
- a
curare
- senza
difesa
- piante di
rose...
- - senza
difesa
- han
vissuto
- il primo
amore... -
-
- hanno
afferrato
- carezzato
- consolato
- scritto
- sfogliato
- pianto
- pregato
- hanno
salutato
- hanno
imparato
- hanno
saputo...
-
- A te
sconosciuto
- che mi
scruti
- a
sapere
- la mia
vita
- io non
parlerò:
- ti
mostrerò
- in
perfetto
- silenzio
-
- queste mie
mani...
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Angela
Rosa Maria Pistone
-
-
- Vorrei...
-
- Vorrei
seguirti
- Pietra su
pietra
- Roccia su
roccia
- Lungo lande
deserte
- Ascoltare il
silenzio,
- Il nulla che
è in me
- Senza timore,
paura alcuna
- Dissolvere
l'essere
- Librarmi in
te
-
- Vorrei condurti
per mano
- In sconfinati
oceani
- Conoscere la
roccia oscura
- Abisso del
nulla
- Che è in
te
- Sorridere
all'onda
- Che vorticosa
sovrasta
- Sciogliere lo
spirito
- Nella pace che
è in me
-
-
-
-
|
- Alessandra
Pittini
-
- Quel fiore
rosso
-
- Da stamattina,
senza fretta
- una pioggia
chiara fitta insistente
- sta gonfiando
vistosamente l'erba
- e i bulbi sprona
a uscire
- dal prato sul
ciglio.
- Petali
galleggiano in cristalli
- d'acqua nel
verde del vede
- alito della
terra.
-
- Pioggia scivola
su veli di foglie,
- occhi si aprono
e finestre bianche,
- dentro di noi
è invasione di spazi.
- Ogni sguardo
lascia traccia
- che riscontra
voci in ogni cosa:
- pensieri vivaci
sbattano come ali
- nel risveglio
del passero.
-
- Tra occhi e
verde un arcobaleno
- d'intesa e
amicizia tra noi.
- Attimo magico
d'amore
- Di resa
all'abbraccio,
- nel sorpreso
accorgersi della vita
- la voglia di
morsicare quel fiore
- rosso che si
apre sul ciliegio.
-
-
-
- Intimità
della sera
-
- Dall'alto del
mio abitare
- sull'infinito
- nella fragile
intimità
- della
sera,
-
- a una finestra
vicina
- all'inizio delle
stelle,
- i miei
sogni
- si muovono con
ritmo
- di musica e
sottofondo
- di paesaggi
immaginari.
-
- e tenerezze
ignote
- semplicemente
- impossibili.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Gianluca
Praticò
-
-
- Pensiero della
notte
-
- Fluttuanti
e irrequieti,
- i raggi di
luna,
- annunziano
la recente notte.
- Ansante il
sensuale felino,
- si crogiola
nel tepore accogliente
- del suo
angusto giaciglio.
- Si ridesta
nel mare,
- il
disprezzo del mondo,
- levigate
dalle sue onde
- ora son le
deserte spiagge
- Astruso
è lo sguardo
- del
notturno volatile
- e il suo
macabro agitarsi
- nel
recondito buio.
- Pacifico
conflitto d'istinti,
- sfrenata,
esaustiva lotta di sensi,
- si consuma
di fronte
- alla
languida luna.
-
- Enigmatica
notte,
- risvegli
dell'anima
- la sublime
essenza
-
- Notte,
ambigua sorella,
- non
rammenti del mondo
- la
caducità
-
- Effimera
notte,
- il tuo
sapore
- è
nella mia anima
-
- Sincera
guerriera
- e
leale
- che per
risvegliarsi
- non ti
aspetterà
-
-
-
|
- Maria
Cristina Regina
-
-
- Narcisi
-
- In questa
tiepida mattina
- di un febbraio
che ha già
- sapore di
primavera,
- dalla finestra
di camera mia
- il mio sguardo
ha colto nel giardino
- qualcosa che ha
fatto sorridere
- la mia anima
solitaria.
- Uno, due, tre,
quattro, cinque narcisi
- si son chinati
dolcemente
- a darmi il
buongiorno.
- Cinque narcisi
delicati e vivaci,
- cinque narcisi
di un giallo solare
- che hanno
irradiato verso di me
- una luce carica
di energia
- e di fiducioso
ottimismo.
-
-
- La vita che va
via
-
- La vita corre e
non mi aspetta,
- incurante delle
mie ragioni
- e delle mie
sofferenze.
- La vita fugge
via da me,
- lasciandomi con
un sorriso amaro
- di delusione e
di rimpianti,
- col cuore gonfio
di angoscia
- e ricco di un
amore immenso, ma incompreso.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Franco
Revello
-
-
- Folle
pioggia
-
- L'alba
- col suo muto
indagare
- ti scopre
discinta, sfinita.
- Una prima luce
piatta
- incolla al tuo
nuovo, basso profilo
- un'ombra
eccessiva.
- Su di te,
adagiato,
- un mano di
follia:
- tra le sue
pieghe si può intuire com'eri
- e come
sei:
- Casamatta di
pietre annerite
- e ringhiere
divelte
- Rimane di
te
- il debole
lamento
- di un quadro
ancora appeso
- ad una parete
fumante
- e una buffa,
inutile scala che punta il cielo
- additando, nel
blu, il nemico soddisfatto.
- Lo
osservo
- e, breve,
sparisce:
- forse anche lui
occhieggiava
- perché da
ora
- nessun tetto ci
separa.
-
-
|
- Marco
Righetti
-
-
- Opera 8a class.
Sez. adulti
-
- I fasti
dell'ora
-
- Bifore
scolpite d'azzurro
- aprono la
pietra immemore
- per
accogliere monodie lunari,
- scendono a
gocce
- lucciole di
stelle
- s'accende
l'abbazia
- di segrete
visioni.
- Il chiostro
s'arresta
- davanti
alle navate in fuga
- camminano
- tra i passi
dei secoli
- salmodie in
processione,
- è
nella sala capitolare
- tra le
vertiginose campate
- inarcate a
fermare il mistero,
- le pagine
dell'antifonario
- sfogliavano
scale di neumi
- quando
lingue di lode
- liberarono
in forma d'armonia
- rami nidi
di pace
- polifonie
nude più del silenzio.
- Le ore
s'accalcano intorno,
- tacciono i
cantori spogliati del tempo.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Valentina
Romanelli
-
-
- Temporale di
maggio
-
- Il mio
sguardo
- avvolge la
pioggia
- che
precipitosamente
- batte nelle mie
strade.
- Il mio
animo
- avvolge il suo
rumore,
- si fonde con
esso
- estraniandosi da
quel corpo
- vuoto di
sensazioni.
- E i tuoni
rimbombano
- nei miei
pensieri.
- Il cielo
è grigio,
- i lampi lo
illuminano
- come luce che
avvolge
- il mio
animo
- fuso con il
temporale di maggio.
-
-
-
|
- Claudio
Romei
-
-
- Della
vita
-
- Inerme affronto
il calore
- del sole
quotidiano
- di una
quotidiana fatica:
- mi avvicino
all'essere
- e sono in
assenza di respiro.
- Assaporo la
vita
- che corre lenta
e silenziosa.
- Il silenzio del
baccanare
- assorbe il mio
essere
- e mi addormento
sulle sponde
- di un antico
ruscello;
- acqua che
scorre,
- il lento
fruscio
- accarezza i miei
pensieri.
-
- Ninna nanna che
culla
- che aiuta il
mestiere del vivere
- ninna nanna che
canta
- che aiuta il
senso del vivere
- ninna nanna che
parla
- che aiuta il
gioco del vivere.
-
- Ora sveglio alzo
lo sguardo
- ed esso seguo
nel cammino.
- Ritorno alla
casa
- ritorno alla
vita
- e inseguo di
nuovo ciò
- che altri
pensano sia giusto.
- Il fine della
vita
- è la fine
stessa
- ma bisognerebbe
nascondercelo
- per poter
arrancar ad essa
- con minor
fatica.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Nicoletta
Scano
-
-
- Un'ombra nel
sole
-
- Andato
- Per sempre
andato.
- Vecchio
lento trascinarsi
- D'abbagliante
caldo nel sole
- Un
calpestio di cocci bagnati
- È la
voce della sera incipiente.
-
- Scricchiola
come un guscio
- Abbandonato
su greto tagliente
- Il sorriso
di creta
- che
nasconde i miei pensieri:
-
- Vascelli di
seta
- Sfuggiti in
un lucido cielo
- Di vernice
scrostata.
-
-
- Malinconia
-
- Un'auto
corre la strada
- Il suo
rumore tace nella stanza vuota,
- Il sole
splende d'inutilità
- E la mia
mano trema.
- Guardo il
tempo che si arresta,
- Petulante
sulle mie giornate:
- Solo il
ticchettio distratto
- Di una
goccia dal rubinetto.
-
-
-
-
|
- Arturo
Sclavi
-
-
- Versilia
-
- Tesato il tuo
cuore.
- Come un
trefolo.
- Infisso da un
capo
- a una cava
carrarina,
- scintillante,
- di marmo
bianco,
- e
legato,
- in
cima,
- al ricordo d'un
arcobaleno.
-
- Ecco il tuo
spirito,
- dilaniato
- dal rigore di
un'amicizia
- e finito da un
amore
- irrituale
- e
impossibile.
-
- Lascialo
lì.
-
- Fallo
morire
- in
pineta,
- al canto degli
uccelli,
- persi,
- innocenti,
- soli,
- ma liberi tutta
la vita.
-
- Anche la
prossima.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Paolo
Serra
-
-
- Allora io
saprò
-
- Capirò
- Da
un
- Bacio
appassionato.
- Busserò
- Alle
parole
- Al
tempo
- E ai
fiori,
- Seminerò
- I
sogni,
- L'acqua
- E il
pane,
- Mostrerò
- La
mano,
- Il
viso
- E i
capelli.
- Ecco, non posso
esser triste.
- Nel
fango
- Vulcanico
- Degli idiomi e
dei santi
- Io
saprò.
- Cose
strane,
- Né
pace
- Né
confine
- Né
sepolcri
- O cuori
invecchiati.
- Io forse non
saprò.
- Capirò
- Da un
bacio
- Appassionato
- Allora io
saprò.
-
-
-
-
|
- Luca
Soverini
-
-
- Schicksal
-
- Fatti sotto mio
Destino
- fatti
sotto
- Con giovane
mossa
- schiverò
i tuoi colpi
- sfogherò
le mie forze
- sull'impalpabile
- corpo
-
- Oggi
- SIENTO
EN EL CORAZON UN VAGO TEMBLOR DE
ESTRELLAS
- vibrano i miei
muscoli
- e palpita dentro
il cuore
- come il nero
orgoglio e possente
- di un toro di
Miura
-
- La città
si è fermata
- (è l'ora
dei vecchi nel giorno dei giovani)
- Brilla l'acqua
per le strade
- della luce che
le asciuga
- battezza ogni
cosa vecchia
- ogni atto fatto
grigio
- - il tic-tac
degli uomini che si sfiorano
incrociandosi
- il big-bang dei
due ragazzi che si incontrano
abbracciandosi
- a tutto
ciò dà nuova molecolare
vita
- il
sole:
- che altri cerca
andando fuori
- oggi invece io
mi sento dentro
- per
sempre
-
- Oggi
- SIENTO EN EL
CORAZON UN VAGO TEMBLOR DE ESTRELLAS
- mio
Destino
- fatti
incontro
- YTODAS LAS
ROSAS SON TAN BLANCAS COMO MI PENA
- e sia per
sempre.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Manuela
Sturaro
-
- Speranze
-
- E si rimane
nei giorni piovosi
- con gli
occhi chiusi ad aspettare la sera
- e nelle ore
notturne un eco: domani!
-
-
- Al
cimitero
-
- Vento impetuoso
come forte lamento e tetre nubi,
- simile a morte
il fiato della notte;
- striscia il
verme freddo su quel ramo scheletrito
- e gli effimeri
insetti sul cadavere si riuniscono.
- Giacciono
sepolti dentro la fossa i morti nelle
bare,
- giacciono in un
sudario di foglie appassite,
- e l'erba copre
le ossa dalla nuda desolazione
- di polvere che
chiama polvere.
- I morti dormono
nei loro sepolcri lacrimati
- e nel sonno si
sfanno;
- in
quell'atmosfera di lutto (ovunque
becchini)
- i lebbrosi
cadaveri esalano il putrido odore;
- un nero mantello
e un letto di morte,
- simulacro di
muto orrore;
- d'improvviso una
voce tremenda che impone silenzio:
- è il
canto del corvo che scandisce le ore della
notte.
- Ma la morte
divide ciò che la vita tiene
unito:
- se i corpi
macilenti rimangono in riposo, gli spettri
sorgono,
- rivestiti del
bagliore dell'immortalità,
- ed ecco:
fantasmi tra gli uomini!
- Vivono i morti e
si muovono
- perché
l'anima non può riposare
- e crolla la
convinzione della gente che crede
- che non si torna
dal mondo dei morti.
-
- Giorno dopo
giorno i vermi brulicano sul nostro
corpo
- se, contorti e
divorati dalle pene e dai timori,
- ci consumiamo
come cadaveri in un cimitero
- e la nostra vita
si copre di un velo di lutto.
-
-
-
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- Silva
Tenenti Giorgi
-
- Equus
-
- Non è il
muro del pianto
- non è il
muro della felicità.
- È il muro
della mia assenza
- che frappone la
campagna al mare.
- Non ti ho mai
visto,
- però so
tanto di te:
- che rifletti i
miei crini lucidi
- intrecciati di
paglia
- quando,
avidamente,
- cerco il ciuccio
equino
- sfuggito alla
presa.
- Ti immagino come
uno schermo:
- che riflette i
miei quarti robusti
- spazzolati dai
crini caudali.
- Tu, sdraiato
lì avanti,
- guarda bene
attraverso lo schermo,
- metti a fuoco
l'immagine di aria:
- il mio busto
femmineo
- si erge dal
corpo equino,
- la frangia
caudale accarezza
- i miei venti
difetti;
- è di un
nero corvino,
- oscilla non
intrecciata,
- si alza
mostrando i lombi inarcati
- che ondulano
ondulano
- nel galoppo
sfrenato
- che non posso
compiere,
- io, puledrina di
un mese.
- Ora mi
volto,
- vedrai nello
schermo il mio sguardo
- bagnato:
- è la
tristezza per la mia assenza
- riflessa nel
muro del fienile:
- ora tuo puoi
godermi,
- trasformata in
immagine aerea
- ti
condurrò all'esplosione di
gioia.
-
-
-
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Giuseppina
Tripodi
-
-
- La rappresentazione
della vita
-
- Nelle scene
della vita,
- all'alba di ogni
giorno,
- quando si alza
il sipario
- sarebbe nostra
ambizione
- conoscere e
imparare
- in anticipo la
parte da recitare.
- Vorremmo calcare
le nostre scene,
- a cavallo del
successo e del potere,
- attori in
auge,
- con ali di
cera,
- che paiono
eterne.
- Al finir del
giorno,
- quando cala il
sipario,
- temprati,
- le ali
fuse,
- attendiamo
ancora speranzosi
- il bacio della
dea fortuna.
- La palma della
vittoria,
- spetta alla
verità, alla giustizia,
- all'amore, alla
libertà.
- Splendidi
monili,
- ricchi
accessori,
- corredo
essenziale
- per
rappresentare con successo
- la commedia
quotidiana
- per "vivere e
non sopravvivere".
-
-
-
-
|
- Guido
Turco
-
- I cani del
vento
-
- I cani che sono
dentro al vento
- abbaiano ai lumi
dei litorali
- con le gole
lunghe e rauche
- -"eccomi", "sono
qui" -
- sbranano i
canapi dei gozzi
- masticano i
fanali sulla riva
- -"eccoli",
"siamo qui" -
- Così per
la luce che manca
- In fondo e
più vicino
- (diciamo dentro
di me)
- non ci sono
più appelli
- ma numi troppo
falsi
- contrafforti
come capelli distesi
- sulla linea
dell'orizzonte.
-
-
-
- Le strade di
natale
-
- Uscendo
- anche senza
prospettiva
- sono mucchi di
neve ghiacciata
- un senso dove i
sensi non ci arrivano
- e secca si
propone l'istanza:
- questa
è la condanna
- al continuo,
alla petrosità del divenire,
- questa
è la distanza dal vero
sentire.
-
- Uscendo
- il segno della
confusione dei ruoli
- è nel
presepe vivente,
- la contusione
delle identità
- nelle lente
processioni
- che cercano il
Segno da adorare
- ma se alzi gli
occhi
- il segno
è la traccia bianca
- di un jet che
scompare.
-
- Uscendo
- quell'aria
saturnia di scalo
- ha
l'immobilità frenetica del mare
- e speri una
parola
- che per te sia
il tuo regalo.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Margherita
Vallier
-
- Mio
Lacrimarium
-
- Mio lacrimarium
mia biblioteca
- di sogni
inavverati versi dolci salati
- scaffali colmi
di lente ore archiviate
- occhi senza
più lacrime, asciugati.
-
- A caso, tra le
ampolle, una d'opale
- con dentro,
solitaria, quell'infelice aurora.
- E un breve
appunto sul vetro a ricordare
- che mi hai
buttata giù dal letto col tuo
strale.
-
- Sole rosso come
appeso nel profondo
- fondale di
teatro che non può essere reale;
- ma il dolore
è mortale lacrime amare
- stridono lungo
il vetro fino a toccarne il fondo.
-
- Grazie fata
benigna per la quiete
- e per le lacrime
che non van sprecate.
- Piccole ampolle,
mie perle preziose,
- mie lacrime
lente silenziose.
-
- La mia mano che
diventa tartaruga
- ossa sciolte da
tanto sono lente
- la forza del
pensiero la sciamana
- sviluppa adagio
scendendo nella mente.
-
- Giunge lontana
una chiamata e lentamente
- la sua voce,
cambiata di registro, anonima,
qualunque,
- da etichettare:
ultima lacrima
- che non sa
più di niente.
-
-
-
- Goccia tu goccia
io
-
- Quel giorno
l'acqua che sfioravamo con le dita
- era la nostra,
miracolosamente.
- Acqua passata
sotto molti ponti,
- era la nostra
acqua ritornata alla sorgente,
- quando nel
muschio verde, primordiale
- io mi ricordo
che c'inseguivamo,
- adagio adagio,
goccia tu, goccia io,
- ancora separati,
ma non eternamente.
-
-
-
|
- Pierangela
Vesentini
-
-
- Dopo il
tramonto
-
- Il mare ha
voce.
-
- Lo sguardo
risponde:
- è l'eco
del cuore.
-
- Il mare
canta.
-
- L'onda
accompagna l'onda,
- riavvolge
fili
- nella liquida
ragnatela
- sonora, verso la
notte.
-
- Il mare
urla
- il suo
incanto,
-
- l'orrore
meraviglioso
- del suo
abisso.
-
- L'onda
accompagna l'onda,
- inghiotte
creste
- morbide,
ripiegate
- come falciatrici
sul grano.
-
- Lo sguardo
è
- un
torrente,
-
- scorre tra
argentei
- ciottoli
levigati,
- infiniti
fari
- pellegrini: le
stelle.
-
- I miei
occhi
- cavalcano
l'acqua:
-
- è seta,
in turbine
- di vento, tra
gli olivi.
-
- Ho tra i
capelli
- la voce del
mare.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- Mariateresa
Zara
-
-
- Neve a
marzo
- Quel prato di
neve assolata a marzo,
- piste di facile
approdo per gambe
- malferme. Quasi
sentieri di sole,
- percorro
affogata di luce accesa.
- Più
niente sbatte la testa pensante
- molle mi sento
svuotata d'angoscia
- Eppure
laggiù nel piano la vita
- sperde fiacchi
abbandoni. Oltre, la costa
- agitata da mari
inquieti parla
- ricordi passati,
angosce recenti,
- solitudine
spersa. Alta, la casa,
- sperduta nel
verde, sola m'attende,
- sola rimanda, ma
fredda, quel filo
- sospeso di lacci
intrigati. Lilly,
- la gatta, pure
m'attende smaniosa.
- Altri non
c'è. Voi due andate alla cerca
- d'eleganti
caffè, belle ragazze
- promettenti
promesse. Mi resta
- il pianto vuoto
di chi non ha scelte.
- Eppure il
mattino di luca incanta
- incontri
preziosi, amiche gioiose
- in caffè
spumeggianti, e tu, sospiro
- antico ancora
sofferto d'incanto,
- la mano porgi
preziosa, invitante.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
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al venerdi dalle ore 10.00 - 12.30 e 15.00- 17.00 al
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RISULTATI
DEI CONCORSI
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- Ins.
25-08-2004
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