- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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-
Antologia
del premio letterario
Comune di Candia Lomellina 2004
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- Sommario
- Prefazione
- Gionatan
Antonacci
- Antonia Astarita - Arianna Baldoni -
Andrea Bellini - Claudio Bellini -
Maurizio
Bianco
- Maria Antonietta Borgatelli -
Carlo
Angelo
Brambilla
- Maria Stella Bruno - Giusi Bugia -
Noellà Cacciotti - Marco Cappelli -
Rosa Carbone - Santo Carpinteri - Carlo
Carrea - Celestino
Casalini
- Pietro Catalano - Emanuele Cauchi -
Marta Celio - Claudio
Cianchella
- Arnaldo Colombo - Francesca Colombo -
Cristiano Comelli - Carmelo Consoli -
Deborah Coron - Marialuisa Cozzi - Ivan
Crescini - Maurizio D'Armi -
Debora
De
Virgilio
- Anna De Zuani - Roberto
Del Duce
- Lilia
Derenzini
- Daniele Faenzi - Maria
Pia
Famiglietti
- Diego Fantin - Gianni Fassina - Lara
Gallet - Nadia Gambino - Francesca Genzano
- Giacomo Giannone - Alfredo Gilé -
Maria Grazia Girola - Piera Grassi -
Andrea
Giuseppe
Graziano
- BandoleroNero - Giuseppe
Guerriero
- Claudia Landolfi - Alessandro Lattarulo
- Pamela Lodato - Alessandro Lugli -
Alessandro Maffei - Anna Mantovani -
Nicola Mariano - Tiziana Marini -
Giovanni
Mariotti
- Stefano
Mastroiaco
- Maria Gabriella Meloni - Francesco
Menabue - Maria Grazia Molinelli -
Valentina Morea - Alessandro Nannini -
Daniela
Ori
- Simone Patrucco - Nunzia Pecoraro -
Martha Perez Leon - Luca Pia - Michele
Piacenza - Aura Piccioni - Nicola
Pragliola - Ermano Raso - Luciano
Recchiuti - Marco
Righetti
- Stefania Rubeo - Daniela Rusconi -
Sandro Saldi - Adriano Scandalitta - Agata
Serranò - Roberto Silleresi - Alba
Silva - Ombretta Suardi - Maurizio
Tantillo - Domenico
Travaglini
- Francesca Romana Trisciuoglio Capozzi -
Loretta
Troni
- Andrea Valsecchi - Valerio Venturelli -
Elisa Verna - Umberto Vicaretti - Maria
Teresa Zanafredi - Michele Zanella -
Roberto Zanelli - Simone
Zeni
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-
Antologia del
Premio Letterario comune di Candia
Lomellina 2004 - formato 14x20,5 - pagg.
100 - Euro 18,00 - ISBN 88-8356-819-2
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- Risultati
del Premio Comune di Candia Lomellina
2004
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-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
-
- Sentimenti,
sensazioni ed emozioni sfociano dal cuore e dall'anima
e si riversano come l'acqua di un fiume in piena sulla
nuda terra base non marrone ma bianca, quella di un
semplice foglio di carta che è sempre in attesa
della mano scrivana di un poeta. Tutto ciò
è emerso dalla lettura delle poesie
partecipanti a questo settimo premio di poesia del
Comune di Candia Lomellina.
- ...Sentimenti molto
profondi emergono come immagini e con
semplicità di interpretazione dalle: "parole
per sentirti vivo", "ho sentito le tue mani tremare",
"un pianto senza fine", "odo il canto delle
stelle".
- Il bello in senso
estetico della natura dei paesaggi e del particolare
quale "una campanula, i gigli, i papaveri, i mandorli,
l'incenso, le foglie di pioppo, il chiaccherio di
grilli e rane, il fluire lento dell'acqua dei
fossi"
- Il calore o la
freddezza del cuore ravviva o rattrista l'attenta
lettura nell'arduo compito della interpretazione dei
sentimenti espressi nelle opere poetiche.
- Tutti siamo poeti
di noi stessi, vincitore è colui che si esprime
esternandosi agli altri nella propria capacità
di espressione, senza risparmiarsi, affrontando la
critica altrui.
-
-
Carmen
Bortolas
-
-
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TORNA
ALL'INDICE
|
- GIONATAN
ANTONACCI
-
-
- Lento
morire
-
- Fluttuante
figura
- in una delle
notti più nere
- che il genere
umano abbia conosciuto.
- Strazio
infinito,
- staccarsi da
quel corpo non morto.
- Lugubre
richiamo
- da lontano, ti
portò via, lassù.
- Gelido
cuore,
- ancora senti
cosa i tuoi occhi non videro mai.
- Morbide
membra,
- labili pensieri,
se mai a me apparteneste
- quella notte
fuggiste nel tempo in cui il veleno
- dal morso arriva
al cuore.
- Lenta
agonia
- fu il mio
comprendere,
- tragico
avvenire
- mi si
prospettò,
- triste
supplizio
- provò la
mia fede,
- brusco
risveglio
- fu
l'indomani.
- Mai dimenticai
il tuo volto,
- ogni notte
toccai il passato,
- ogni mattina
riscoprii l'angoscia.
- Incostante
- è la mia
sete di speranza,
- incerto
- è il mio
passo nel mondo.
- Lento
morire
- è il mio
vivere.
-
-
|
- MAURIZIO
BIANCO
-
-
- Le Foglie Cadute
D'Autunno
-
- Le foglie
cadute d'autunno
- sospinte
dalla brezza leggera
- volavano
verso me.
- Foglie
sanguigne senza vita
- mente un
dì erano verdi e vigorose.
- I rami
d'albero slanciati verso il cielo
- le facevano
ammirare al mondo intero.
- Tutto
ciò fu perché il ciclo della
vita
- è
giunto al suo termine.
- La morte
dunque eterna madre
- a cui
tendiamo prima o poi
- l'alito di
vita e i nostri pensieri.
- Come queste
foglie ci corromperemo
- e
diventeremo concime per la terra.
- E
così come il minuto granello di
terra
- viene
disperso, così il vento
porterà
- nel mondo
la nostra polvere.
- E il dolore
di chi piange
- rimane
sulla tomba per breve tempo
- poiché
nel corso degli anni di disperde
- in altri
dolori e altre tombe come
- si
disperdono le lacrime nella
pioggia.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- CARLO
ANGELO BRAMBILLA
-
-
- Cammino
-
- Il tempo alle
spalle, intatto nella memoria
- illumina il
sentiero
- di lucenti
minute fiammelle,
- vive immagini di
passate esperienze.
-
- Spenta
è la consueta fatica
- assidua
compagna dell'operoso ingegno,
- che dalla
sognante adolescenza
- assiste fino
al termine della laboriosa
esperienza.
-
- Assente il
diuturno sacrificio,
- libera spazia
l'indagine della mente
- all'umana
vocazione nel terrestre globo
- e l'eterno
destino.
-
- L'oscuro
mistero della vita
- si palesa
nell'alterno succedersi delle
stagioni
- diverse e
ricche di segni che placano l'anima
- e rinnovano
il calante vigore.
-
- La ricerca della
gioia che appaga
- trova sicuro
porto
- nella matura
coscienza
- e l'ampia gamma
della conoscenza.
-
- Uno sguardo
al passato
- senza ombra
di rimpianto,
- e poi ancora
in cammino
- verso nuovi
giorni.
(08/12/2003)
-
-
|
-
- CELESTINO
CASALINI
-
-
- OPERA 3^
CLASSIFICATA
-
-
- Persiane...
-
- Mi manca il sole
a righe
- dei verdi vuoti
di persiana...
-
- Il senso di
speranza
- che nella luce
che traspare
-
- lasciava
presagire!
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- CLAUDIO
CIANCHELLA
-
-
- Poesia
D'amore
-
- e par di
vederti
- camminare per
sentieri
- sospesi
all'orizzonte
- ove cirri di
nubi
- festeggiano il
Tuo passare.
-
- Il veleggiare
d'un gabbiano
- e Tu
- su quelle
ali
- sei scesa
dolcemente
- in questo misero
pezzo di terra.
-
- Potrei averti
nell'immensità
- del
desiderio
- oscurato
all'improvviso
- dal delirio
penetrato
- nella tua
immagine.
-
- O navigare in
superficie
- della
mente
- increspata
dall'amore
- palpitante
- che assorbe
energia
- spremuta dal
corpo provato.
-
- O vedere un
aspetto
- sublime
- al centro di
un'aureola
- imbrattata.
-
- Invece assaporo
le lacrime
- che appena
sfiorano
- le
labbra
- ne gusto la
dolcezza!
-
(31/12/2003)
-
|
- DEBORA
DE VIRGILIO
-
-
- Vivere
-
- Nasci.
- I tuoi
occhi,
- ingenui,
- sono nuovi a
questo mondo...
- e questo
mondo,
- lo è per
te.
-
- Come lo è
questa luce,
- questa
Terra,
- dura.
- E l'universo
comincia a muoversi dentro te.
-
- Vivi.
- Colline,
- prima scure, poi
chiare,
- ti
attraversano,
- e
tu...
- tu attraversi
loro.
-
- Respiri.
- Vuoi
respirare.
- E respiri dentro
di te
- un sole che
nasce lontano
- ma
che...
- senti
vicino.
-
- Continui a
vivere
- e a
respirare...
-
- Non è il
sogno di una stagione,
- ma l'unica
verità dell'uomo.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ROBERTO
DEL DUCE
-
-
- Inverno
antico
- hai passi
taciturni
- sopra viali di
foglie
- fino al
vuoto
- del freddo
orizzonte
- vetrificato
sulla soglia
- di un'altra
parte
-
- ove i giorni
come aporie
- aprono luce
incerta
- su cose
presunte
- e s'empiono i
rami
- di canti
taciuti
- di svaniti
voli
-
- chi sospinge il
silenzio
- dentro gli
uomini
- è la tua
mano notturna
-
-
-
|
- LILIA
DERENZINI
-
- Donne
2004
-
- Che ne
sarà di noi
- donne nel
XX secolo
- proiettate
nel III millennio?
- Saremo
sempre «l'altra metà
- del
cielo» in un mondo
- ormai
capovolto.
- Non saremo
più oggetti
- come in
altre società
- emergenti.
Esprimeremo
- il nostro
orgoglio di
- donne
europee.
- Anche oggi
- quasi primavera -
- nessuno ci
toglierà il morbido
- e giallo
sorriso di un mazzo
- di
mimose.
-
-
-
- Da Pavia per la
pace
-
- Eravamo
tutti là come per una
danza
- tenendoci
per mano tra il Ponte Coperto
- e quello
della Libertà con le
- nostre
ansie e le bandiere multicolori
- dopo il
suono di una sirena.
- Eravamo
tutti là figli dell'ultima
guerra
- e tanti
giovani uniti in un
- enorme
girotondo in mezzo
- al Ticino
dalle acque azzurre
- in un
tripudio di alberi in fiore.
- Eravamo
tutti là nel nostro Borgo
- accanto
alle rovine del Ponte Vecchio
- quasi
sott'acqua per dire: «no alla
guerra»
- e qualcuno
intonava canti di
- pace
tenendo per mano i giovani.
- Eravamo
tutti là in un unico
abbraccio
- nei luoghi
già distrutti da una
guerra
- mentre i
colori del tramonto su Pavia
- ci facevano
sperare in un futuro di pace.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARIA
PIA FAMIGLIETTI
-
-
- Amai
-
- In un mondo
sconvolto,
- a brandelli
ridotto
- amai
-
- la celata
verità
- e la divina
beltà
- amai
-
- il porto e il
mare
- il cielo e la
terra,
- amai
-
- la gioia e il
doloroso amore,
- l'essenza della
vita.
-
-
-
- Ricordi
-
- Sensazioni
remote
- del tempo
perduto
- balenano nel
presente,
- a lungo
l'odore
- perdura col
sapore.
- Vaga
estasi
- il respiro
d'Eternità
- dopo la
morte
- degli esseri e
delle cose.
-
-
|
- ANDREA
GIUSEPPE GRAZIANO
-
-
- Eufonia
-
- Vapori in do
sesta
- glissati
all'unisono
- d'aeree sezioni
cromatiche
- flautate
anticipatrici del tema
-
- Il periplo
dell'universo
- nell'armonia
spezzata
- dai sette
noni
- poi risolta
nella pausa
- di tre atomi di
quiete
- che insidia la
ripresa
- spasimante
- fino ai
ventitré trentaseiesimi
- eruttivi
violenti
- rilegatori
virtuosi
- del
canone
-
- s'arresta
-
- s'accende
-
- indugia
nell'alveo
- maggiore
- infine
prorompe
- negli alti e
maestosi
- accordi
potenti
- che
placano
- l'anima
inquieta
- il magma
atroce
- ché
avrebbe forse
- squarciato il
senno
- e tornato a
invadere
- tutti i
sensi
- coi suoi
fantasmi
- tramutati in
dissensi
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIUSEPPE
GUERRIERO
-
-
- Vivere
-
- Vivere non
è un continuo lacerarsi con i
se,
- ne un assillarsi
con i perché.
- Non è
aver sempre una risposta,
- ne esser felici
di ogni proposta.
- Non è
aver certezza del fare,
- ne sicurezza nel
dare.
- Non è una
rosa senza spine,
- ne chiuder il
cuor per non aver rapine.
- Vivere è
vivere,
- è aver
piacere di esistere.
- È goder
intensamente di ogni singolo istante,
- è
regalarsi un oblio costante.
- È
respirare un profumo,
- è non
celarsi nel fumo.
- È
fantasticare sognando,
- è
viaggiare immaginando.
- È non
chinar il capo ed essere tenace,
- è essere
anche un po' audace.
- VIVERE È
IRRADIARE DI LUCE PROPRIA.
-
-
|
- GIOVANNI
MARIOTTI
-
- La prima volta alla
prima
-
- Un'immagine
sbiadita,
- una sua foto
bianco e nera;
- il suono di una
voce,
- una sola delle
sue parole;
- un profumo
inebriante,
- l'aroma
dell'amante;
- il tocco
delicato della sua mano,
- di una carezza
il soffio lontano;
- delle sue labbra
il sapore,
- di un bacio
un'illusione;
- il suo sguardo
azzurro e intenso,
- due occhi velati
dall'incenso;
- i suoi lunghi e
scuri capelli,
- una montagna di
crini ribelli;
- la sua pelliccia
chiara,
- una tenue
macchia nell'aria... Odor d'incenso
- in un
luogo senza tempo;
- odor
d'incenso tra gli attori,
- tra frati
dai trascorsi burrascosi
- che van
tramando sotto sotto
- contro
uomini esosi:
- tutti son
riuniti per celebrare,
- per meglio
dire onorare,
- insipidi
ma fruttuosi matrimoni.
- Una
macchia di colore bianco
- s'alza
poco prima del palco
- mostrando
un profilo candido
- da' lunghi
e scuri capelli,
- dalle
labbra sottili.
- Uno
sguardo puro, delicato,
- particolarmente
prolungato,
- anche se
del tutto casualmente,
- si posa su
di me tutto quanto
- mentr'ella
si siede lentamente.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- STEFANO
MASTROIACO
-
- Il
soffio
-
- Vorrei
essere
- una brezza di
mare,
- portare con me
tutta la sua irresistibile bellezza e
donartela;
- nulla di
più bello e delicato conosco da
donarti
- che possa
renderti omaggio
-
-
-
- Un nuovo
giorno
-
- È
l'alba.
- Il sole fa
capolino,
- l'orizzonte si
squarcia di luce
- fra nuvole e
creste montane;
- Io sono alla
finestra e guardo i colori
- Del alba
accendere un nuovo giorno.
- È
l'alba... è bellissima.
- Penso ai colori
del nostro amore, è incredibile;
- Quanto essi
siano così simili e così
speciali.
- Mi avvicino al
letto, tu sei ancora distesa
- con il viso
assonnato e rivolto alla finestra e ti
sussurro:
- Buongiorno amore
mio.
-
-
-
- Il
Cammino
-
- Il sentiero che
ho preso
- so che è
un cammino difficile,
- ma so che
porterà a te;
- Pieno di insidie
e colmo di notti cupe,
- sarò
pieno di incertezze...
- mia unica
compagna, la solitudine...
- e fra mille
sorprese continuerò a camminare,
- fino a quando la
luce dei tuoi occhi mi farà da
guida,
- fino a quando
sentirò il battito del tuo cuore e
finalmente avrò
- conferma:
- Ho percorso il
sentiero della vita e del tuo amore.
- Ho vissuto
felice".
-
-
|
- MARIA
GABRIELLA MELONI
-
-
- Non moriar
-
- (Alla ricerca di un
senso)
-
- Sprofonderò
- in quel
silenzio
- ove ogni
senso
- implode,
- quando la
specie
- alzerà il
vessillo
- della
vittoria
- sull'individuo.
- Ma
ignorerò
- la mia
disfatta.
- Rifiuto
- di essere
consegnata
- a quella
scansione
- ineludibile
- in cui ogni
essere
- si
ricicla.
- Per questo
resto
- sospesa,
- ad
auscultare
- protesa
- gli
impercettibili
- mormorii
- dell'infinito.
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- AURA
PICCIONI
-
- Sogno di una notte
- di mezza
estate
-
- Fronde bagnate
da raggi di luna,
- cristalli
iridescenti frantumati
- nel susseguirsi
invincibile di
- luci ed ombre,
evanescenza.
- Ribellarsi al
modulare limpido
- delle campanule
piegate
- ai flutti del
vento
- portatore di
arcani pensieri,
- inseguito da
Puck turbatore
- sui passi
dell'abisso immortale?
- Tutto è
immoto. Sottili fili
- d'incantesimo si
divincolano
- alla brezza
carezzevole,
- quali teli di
ragni di rugiada
- risplendono alla
luce d'argento.
- Rapide voci
s'inchinano
- in verdi
bisbigli, e i gigli
- spandono un
sussurro
- pieghevole nel
drappo della notte.
- Passi intessono
trame baluginanti
- di magia
perduta
- fra i pensieri
dell'essere.
-
-
|
- DANIELA
ORI
-
-
- OPERA 1^
CLASSIFICATA
-
-
- Tremore
-
- Ho sentito
le tue mani tremare
- in un
arresto di morte.
- Le ho
sentite rifiorire sotto le mie,
- il sangue
che pulsava
- a
rilasciare la vita.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARCO
RIGHETTI
-
- Figlio
-
- E sarai sulla
porta
- brevi passi
misureranno
- primavere
consumate,
- sull'andito
raggrumerai
- i tuoi fasci di
pace domestica
- me li
consegnerai impacciato,
- inezia di un
gesto abbozzato,
- poi scalzerai
impaziente
- lo spigolo di
verità
- che t'inibisce
la soglia
- non ti volgerai
a raccogliere
- il mio nome ma
ascolterai
- ancora le storie
dell'infanzia,
- un sorriso di
donna
- ti
narrerà del bambino
- che giocava col
filo d'erba,
- e sarò
polvere al fiorire
- dei tuoi
passi,
- tu alzerai lo
sguardo
- come vela
issata
- su tronchi
d'azzurro,
- allora
m'illuderò
- d'essere
vento.
-
-
-
- Notturno
-
- Vapore di
latte
- versa bianche
visioni
- monti appuntano
trame
- aghi di
stelle
- svelano il
disegno
- spiove candida
una virgola
- allaga la
notte.
-
-
-
- Verso il
no
-
- Baricentro
oltre
- il costante
vacillare:
- ora il sì
muore.
-
|
- DOMENICO
TRAVAGLINI
-
-
- Verrà la
notte e avrà i tuoi
occhi
-
- Un sax
spara
- raffiche di
note
- sulle facce
dei passanti
- indifferenti
agli odori
- dei
marciapiedi
- impregnati
di sudore
- e di piscio
piovuto dal cielo
- sotto le
nuvole di ghiaccio
- che
accarezzano le vetrine
- dove sono
custoditi
- i pensieri
più vendibili sulle strade
infestate
- dal mercato
unico
- dove
vendono i sogni
- rubati alle
ore del sonno
-
- un collasso
finanziario
- sospeso
sull'apparato
- cardiocircolatorio
- e il buio
della notte
- è
libero di brillare
- sui crediti
inestinguibili
- sull'idea
di un volto
- non ancora
concepito
- dalla falce
della luna
- che cresce
davanti agli occhi
- lasciati in
sospeso
- dalla
meraviglia
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- LORETTA
TRONI
-
- "Tu che
vuoi?"... E nel guardarmi più cresco se so
rispondere
- a questa
domanda.
-
- E la fatica che
uso nel cercare di non vedere ciò che dentro
me
- non amo, fa
risaltare ancora più le mie non
qualità.
-
- E i miei passi
ogni giorno esprimono l'opinione che ho di
me
- dentro a
maldestri e svariati movimenti
- ... Si
presentano atteggiamenti a volte morbidi, sinuosi e
solari
- che parlano di
una gioia intima di esistere
- che con la
partecipazione totale di ciò che è
internamente
- chiamato
perfetto, raccontano il fluire delle mie
espressioni
- che a volte non
respirano pienamente,
- in quanto tenute
nascoste e addormentate, dalle varie espressioni
del mio io.
-
- Ed è
visto magico, sacro, irraggiungibile,
- il centro di me,
di te che spesso è avvolto da una
nuvola...
- però i
colori di raggi emanati dall'intimo,
- a volte
penetrano la corposità dei
limiti,
- illuminando i
propri terreni assetati di sole.
-
- E più mi
accosto a questa luce di me, cresco e mi
voglio.
- E più
osservo questo sole emanato da te,
- trovo il piacere
di vedere ciò che è immensamente
bello:
- L'esistenza
umana.
-
-
-
- Sagome
modellanti, forme, personalità,
individui,
- sfilano davanti
ai propri occhi in una sfilata,
- in una
passerella pericolosa di proposte
allettanti.
- Bisognosi di
partecipare, ansiosi di eguagliare in qualcosa o
qualcuno
- ... per
allontanare provvisoriamente la triste visione
della solitudine.
-
- E non ti accorgi
che non è necessario sfuggire da questa
stupenda attrazione
- di cui, anche se
non vuoi... fai parte.
- Ogni giorno
presenti te stesso nella vita e non è
scappando,
- non
allontanandosi da tante proposte, ti puoi sentire
più libero.
- Già stati
sfilando e non lo sai, è che ancora non hai
notato la tua unicità.
-
|
- SIMONE
ZENI
-
-
- Sono
io
-
- Sei il sogno nel
cassetto
- e per quanto io
ti richiuda
- la tua intima
sfacciataggine si rianima.
-
- Sei il mio sogno
proibito
- in cui,
eretico,
- continuo ad aver
fede.
-
- Ma sei anche il
mio scheletro nell'armadio
- ed anche se mi
vuoi evacuare
- tu mi rialzi e
vegeto.
-
- È la mia
velada a farti forte e possessivo;
- tu mi butti a
terra
- ma io non
muoio.
-
- La
verbigerazione è il mio tallone
d'Achille.
- Se mi relazione
alle genti
- tu
decidi.
-
-
-
- Infanzia
beata
-
- Ho amato un ramo
di salice piangente,
- la frusta dei
miei loschi giochi,
- la campana della
mia morte,
- la forca d'un
suicida.
-
- Ho amato una
coperta di lino,
- nuova dimensione
del sangue del mio sangue,
- mentore di
sudicia immacolatezza.
-
- Ed amai una
gatta, mistificatrice per antonomasia,
- icona garbata
del nude-look
- vecchia matrona
maliziosa.
-
- Feci mia la vita
di altri.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
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- Se
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21-02-2005
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