- VII
edizione Premio di Poesia
Città di Monza 2005
-
- Risultati
Sezione Poesia
adulti
Risultati Sezione Poesia
giovani
La
Giuria della VII Edizione del Premio Internazionale di
Poesia "CITTÀ DI MONZA 2005, composta da:
Presidente Onorario Vincenzo Consolo (romanziere
saggista), Presidente effettivo -Beppe Colombo
(già Direttore della Biblioteca Civica di Monza),
Maria Organtini (poetessa e Presidente del Cenacolo
P.A.M.B.), Anna Robiati (vice Presidente del Cenacolo
P.A.M.B.), Mario Biscaldi (poeta e pittore), arch.
Elisabetta Bosisio (pittrice), prof. Sergio Gandini
(poeta e pittore), Antonello Sanvito giornalista,
(caposervizio de "il Cittadino"), Rita Corigliano Nobili
(segretaria, con diritto di voto), rende noto che hanno
partecipato n° 391 autori di cui n° 50 della
Sezione Giovani per un totale di n° 540 testi. Dopo
attenta valutazione sono risultati
vincitori:
- SEZIONE
POESIA ADULTI
1°
classificata Carmen
De Mola
di Polignano a Mare (BA) con la poesia
"La
città del
Sole".
Motivazione: «Il tema attuale della pace
e della guerra è descritto con
immagini-simbolo di straordinaria efficacia e
con la gioia fiduciosa della possibile
strasformazione del male in bene
emblematicamente raffigurata nella utopica
Città del Sole».
Vince
Euro 600,00 - Pubblicazione di un libro di 32
pagine di cui verranno assegnate 100 copie
gratuite - Targa di riconoscimento -
Attestato di merito - Pubblicazione del testo
premiato sulla rivista Il Club degli autori e
su Internet www.club.it
2°
classificata Giuliana
Gilli
di Roncegno (TN) con la poesia
"Fotogramma
di leggenda".
Motivazione: «Il ricordo della madre
contemplata in un antico paesaggio agreste
ricrea un clima di tenera commozione nella
agile descrizione del personaggio
femminile».
Vince
Euro 400,00 - Pubblicazione di un quaderno di
32 pagine di cui verranno assegnate 100 copie
gratuite - Targa di riconoscimento -
Attestato di merito - Pubblicazione del testo
premiato sulla rivista Il Club degli autori e
su Internet www.club.it
3°
classificato Giovanni
Caso
di Mercato San Severino (SA) con la poesia
"Cielo
d'infanzia".
Motivazione: «La nostalgia dell'infanzia
è dolcemente cantata in eleganti
endecasillabi e con struggenti ricordi di
giochi d'altri tempi e di pensieri rivolti
alla speranza».
Vince
Euro 200,00 - Pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 32 pagine di cui verranno
assegnate 100 copie gratuite - Targa di
riconoscimento - Attestato di merito -
Pubblicazione del testo premiato sulla
rivista Il Club degli autori e su Internet
www.club.it
4°
classificato Filippo
Inferrera
di Ravenna con la poesia "I
vecchi".
Vince
la pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui verranno
assegnate 100 copie gratuite - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet www.club.it
5°
classificato Filippo
Di Giovanni
di Montedivalli (MS) con la poesia
"1944".
Vince
la pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui verranno
assegnate 100 copie gratuite - Attestato di
merito - Pubblicazione del testo premiato
sulla rivista Il Club degli autori e su
Internet per un anno.
Vincono
Attestato di merito - Pubblicazione del testo
premiato sulla rivista Il Club degli autori e
su Internet per un anno i seguenti
autori:
6°
classificato Giovanni
Paladino
di Parco del Sole (NA) con la poesia
"Mia
nonna: in morte di mia
madre".
7°
classificato Luca
Rossi di
Monza (MI) con la poesia "A
te..."
8°
classificato Franco
Gollini
di Modena con la poesia "Quel
domani"
9°
classificata Giuliana
Galimberti
di Mozzate (CO) con la poesia
"Morte
a Beslan".
10°
classificato Roberto
Silleresi
di Baganzola (PR) con la poesia "La pena di
credere".
Premio
speciale in memoria di Augusto Robiati a
Gianna Gatti
di
Monza con la poesia "Pianeta
Terra".
Motivazione: «La realtà
dell'inquinamento terreste evidenziato con
sofferta partecipazione apre alla speranza
salvifica demandata alle future
generazioni».
Premio speciale della Giuria a
Antonia
Oggioni
di Vedano al Lambro (MI) con la poesia
"L'ulivo
di Betlemme"
|
- SEZIONE
GIOVANI
-
- 1°
classificata Giovanna
Garzia di
Venosa (PZ) con la poesia "Lacrime".
Motivazione: Lo sfogo giovanile di un momento
di commozione e di pianto è occasione
per riflettere sul mistero della vita e per
cercare attraverso immagini di un paesaggio
irreale il senso del cammino dell'uomo sulla
terra.
- Vince Euro
200,00 - Pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite - Targa
di riconoscimento - Attestato di merito -
Pubblicazione del testo premiato sulla
rivista Il Club degli autori e su Internet
per un anno.
-
- 2°
classificata Aura
Piccioni di
Morena (ROMA) con la poesia "Riflessi
nelle acque di memoria"
- Vince Euro
150,00 - Pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite - Targa
di riconoscimento - Attestato di merito -
Pubblicazione del testo premiato sulla
rivista Il Club degli autori e su Internet
per un anno.
-
- 3°
classificata Anastasia
Bullo di
Lendinara (RO) con la poesia "La
pace è luce d'amore"
- Vince Euro
100,00 - Pubblicazione di un quaderno
autocopertinato di 16 pagine di cui le
verranno assegnate 50 copie gratuite - Targa
di riconoscimento - Attestato di merito -
Pubblicazione del testo premiato sulla
rivista Il Club degli autori e su Internet
per un anno.
-
- 4°
classificato
Tommaso
Denti
di Cremona con la poesia "A
Francesca"
- 5°
classificato Diego
Stefanelli di
Genova con la poesia
"L'erba si strappa come
niente"
- 6°
classificata Anna
Zucchinali di
Seregno (MI) con la poesia "Prodigio
in solitario"
- 7°
classificato Fabio
Riccardi di
San Martino Siccomario (PV) con la poesia
"Dicembre
1999"
- 8°
classificata Silva
Silleresi
di Baganzola (PR) con la poesia
"Verso
un nuovo giorno"
- 9°
classificata Cassandra
Venturini
di Lendinara (RO) con la poesia
"Memorie
ormai
stanche"
10° classificata Antonella
Mascolo
di S. Antonio Abate (NA) con la poesia
"Shisha
- poeth's birth"
-
-
La
Cerimonia di Premiazione del Premio si
è tenuta sabato 17 dicembre 2005 alle
ore 21
- presso
il Teatrino di Corte della Villa Reale del
Parco di Monza
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- Sezione
adulti
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|
-
- Carmen
De Mola - 1°
classificato
-
- La
città del
Sole
-
- E
mi appare nella sua veste
all'alba
- in
un abbraccio nudo di
tempo
- la
città della luce che non ha arrocco
di mura
- né
filo spinato di
confini,
- ma
braccia grandi di
cattedrali
- e
il profumo buono del seno di una
madre.
-
- Volti
di bambini beccheggiano
lievi
- nel
sogno rosa delle
correnti
- dove
svaniscono giorni di odio
limacciosi
- e
i soldati si cercano nelle mani
giochi
- per
cancellare la guerra
- dagli
occhi di velluto dei
cotogni.
-
- E
in un giugno gentile di
sole,
- strappata
la divisa di nemico
- indosserei
gioia gialla di
ginestra
- per
le ore di pace che i mattini
danzeranno.
-
- E
con la giberna fragrante di
cannella,
- sederai
alla tavola che di mille
accenti
- e
di mille culti saprà farsi
imbandita.
- E
svaniranno i silenzi di bambola
mutilata
- nella
città di uomini tornati
fratelli
- nella
casa del padre
- dove
i papaveri più non
piangono
- epicedi
di petali rossi
- sulle
estati esangui dei
morti.
-
-
-
|
- Giuliana
Gilli - 2°
classificato
-
- Fotogramma
di leggenda
-
- Campi
di terra feconda fissi nella
memoria,
- tempestati
d'oro nelle notti delle
lucciole.
- Li
rivedo in lontananza
- quando
lo sguardo fruga l'allegoria del
colle
- stupefatto
di silenzio.
- Ad
occhi chiusi
- ritraccio
i confini e le
distanze
- percorro
con te
- madre
- gli
angusti sentieri
polverosi,
- appena
il sole
- bussa
alle corolle dei
papaveri
- e
strugge le rughe arse della
terra.
- Culla
leggera una brezza
- l'onda
allegra delle spighe,
- per
gioco s'infila
sbarazzina
- sotto
il tuo abito d'organza
chiara.
- Scivola
allora la mano sui fianchi
generosi
- a
ricomporre,
- con
il pudore schivo della
sera,
- la
compostezza d'essere
- madre
e sposa
- in
ogni tempo.
- Dolcemente
- contemplo
il tuo profilo,
- fotogramma
di leggenda color
seppia.
- Sullo
sfondo
- la
quiete serena del tuo
cielo
- tenera
accoglie
- il
sussulto sospeso della mia
terra.
-
-
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|
- Giovanni
Caso - 3°
classificato
-
- Cielo
d'infanzia
-
- Cielo
d'infanzia, quando di
nascosto
- allungavo
le mani al suo
silenzio,
- avessimo
goduto la bellezza
- non
il dolore della terra.
All'alba
- mi
sfuggiva il respiro entro il
bagliore
- dei
pioppi che scioglievano le
nevi.
-
- Nel
cassetto del cuore vi entrò
tutto,
- ortiche
e spine e un pungo di
fumento
- la
fionda ed il rocchetto
carro-armato
- monete
antiche da cozzare al
muro.
- Poi
mi disfeci d'ogni avere,
pure
- mi
resta quell'odore.
-
- E
v'era intesa
- tra
l'anima e la luce del
mattino
- ed
il sfogliavo le segrete
pagine
- dei
cosmi per sentirne
l'armonia
- ed
imparavo a leggere la
vita
- entro
i minimi segni del
creato.
-
- Tutto
si apriva al grembo
dell'aprile,
- voglia
di stelle e d'aquiloni
alzati
- a
possedere il cielo. E già
sbiadiva
- il
tempo le sue fronde e tra le
dita
- fluirono
quei giorni come
l'acqua
- viva
di pietra. E il cuore volse
altrove.
-
-
|
- Filippo
Inferrera - 4°
classificato
-
- I
vecchi
-
- I
vecchi si assopiscono
- chinati
i sogni su tavolozze di
nuvola
- le
pupille inaridite come in gabbie dio
vetro
- I
vecchi si cercano
- su
calanchi di memorie consumando la
cicca
- di
raccoglimento in fatiche di
nebbia
- I
vecchi viaggiano
sempre
- per
generazioni disumane da flebo di
ardire
- e
vischiosità di
siringhe
- I
vecchi sono vecchi solo a
metà
- capaci
di ogni sacrificio per ogni
ideale
- e
i giovani non capiscono la serena
profondità
- del
tempo che i loro si
annida
- l'indulgere
o il perdonare in somma
equità
- I
vecchi aleggiano
- a
piccoli passi perforando oscuri
rancori
- riscrivendo
sentieri di prudenza e di
amore
- e
sono sparuti angeli
bianchi
- che
bruciando al fuoco del
camino
- recitano
storie di caldarroste
- col
miele del silenzio per altri
angeli
- ai
quali funamboli videogames
incidono
- nei
polsi il cieco fungo del
domani.
-
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|
- Filippo
Di Giovanni - 5°
classificato
-
- 1944
-
- Oh,
ti ricordo sì,
quarantaquattro,
- allor
che un nuovo mondo ci
portavi
- urlando
dal cielo e l'aria si
squarciava
- e
la terra accoglieva, con bocche
fumanti,
- lo
stupore dei sguardi
ammutoliti
- sui
rutilanti corpi
straziati.
- Ma
i bianchi fiori di
marzo...
- folli
di neve gli esili narcisi a
dieci
- per
venti centesimi o un
panino.
- E
la ricordo sì, la mamma
stanca,
- curva
sul desco lieve,
- i
vetri rotti e il vento... oh, quanto
vento!
- Ma
i fiori dolci d'aprile...
divorati
- da
cieca fame i glicini
ametista,
- i
grappoli candidi
d'acacia,
- il
biancospino dal sapor di
pane
- e
per contorno... sì... cime di
rovo!
- Oh,
la ricordo sì, la madia
vuota...
- e
l'ascia e i cunei e la
mazza
- tra
le mie mani ancora da
bambino.
- Ma
i fiori, i scintillanti fiori di
maggio...
- le
brezze tenere piene di
profumi,
- il
correre, il volare naso
all'aria,
- con
calzini bucati e scarpe
cionche
- fino
al sole di giugno, alle
melette
- aspre
di San Giovanni.
- Oh,
ti ricordo sì, anno
tremendo.
- Mi
rubasti, o reprobo, quel
bene
- assoluto
chiamato
gioventù!
- Ma
i fiori, i fiori... l'oro delle
ginestre
- ha
ancora sapore di
miele.
-
|
- Giovanni
Paladino - 6°
classificato
-
- Mia
nonna: in morte di mia
madre.
-
- Era
d'ottobre quando ci
spartì
- la
morte: a lei la figlia, a me la
madre
- tolse:
unico concetto del suo
seno,
- certezza
generosa del mio
credo.
- Di
lei fece una belva il crudo
evento.
- E
come belva, a tratti
- ruggendo,
annusa e s'agita
- nelle
orme dei suoi piccoli
- rapiti
e dei fuggiaschi, e mille
volte
- intorno
al covo ripercorrere i
passi...
- E
stanca siede in lungo
- immobile
lamento:
- così
la forsennata
- si
torse e si compose.
- Acerbo
desolato immenso il
pianto:
- a
sterminati affetti
m'educò
- quel
pianto e l'eco ancora mi
dipinge
- con
toni amari e linee
graffianti.
- Dal
suo ritiro aperto sul
sentiero,
- di
marmo gli occhi scalfiti di
sangue,
- fissava...
Senza passione, senza
- più
lagrime, fissava quel
sentiero,
- che
sale alla contrada, dove
giovane
- andò
mia madre sposa.
- Questa
contrada, in vista all'altra
sponda,
- con
tante croci in alto si
presenta:
- mia
madre sotto un marmo qui
riposa.
- Qui,
da lontano, fissava
fissava:
- mia
nonna aveva in casa il
cimitero;
- vegliava
il sonno della figlia
morta.
-
-
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|
- Luca
Rossi - 7°
classificato
-
- A
te...
-
- Non
dirmi del tuo
- dolore
e della tua infinita
pena!
- La
Notte mi ha detto
- di
quanto ti è costato vivere il
Mattino
- nascondendo
le poche
- lacrime
rimaste
- dentro
cassetti pieni di
ricordi
- e
vasi di fiori
- che
ponevi sulla tavola
quando
- ospiti
inattesi
- venivano
a farti visita.
-
- Non
era ancora Primavera.
- -
Talvolta, nel cielo, riesco a
contare
- le
ultime Stelle! -
- dicevi
sorridendo
- indicando
quelle più
lontane,
- segno
di una speranza
- che
vedevi brillare alta
- sopra
la tua angoscia.
-
- Hai
trattenuto il tempo
- e
dipinto il sole
- con
un colore di cui non
sapevamo,
- mentre
lontano
- guardavamo
l'Orizzonte.
-
- Fermi
sulla soglia del mondo
- -
appoggiati accanto al Nulla
-
- avremmo
voluto frangere le
tenebre
- mentre
tu, invece, ci domandavi
- di
volgere lo sguardo
- dove
stava il Firmamento.
-
-
|
- Franco
Gollini - 8°
classificato
-
- Quel
domani
-
- È
come un fremito, la
caparbietà
- del
futuro nel farsi, e per
magia,
- attimo
presente scavando
duro
- nella
carne profonde
sofferenze.
- Io
lascio il pensiero, già
ubriaco
- d'infinito,
ad evocarmi un domani
- incerto
per data, se nel
frattempo
- tramonterò
nell'ombra del
silenzio.
- Non
m'importa se il cuore, il
passo
- fuori
tempo fermerà come
statua.
- Distratto
il mondo alla mia
sorte
- camminerà
spedito a rendere
- la
terra fertile e
confortevole.
- Verranno
i figli, uno dopo
l'altro,
- a
vincere l'ignoto delle
stelle.
- Poi
le tante cose strappate al
buio
- saranno
lo stupore
d'esistere,
- e
tutto ciò che fu di gran
mistero
- parrà,
ai più, semplice
abitudine.
- Razze
diverse, fili di
passione,
- intrecceranno
forza, pace, arte,
- in
un'unica società
d'eguali.
- Io
sarò con loro, in
quell'alba
- dipinta
a spatola dal primo
sole,
- e
tinta dalla risacca del
mare.
- E
me ne starò quieto fra la
folla,
- con
tutta l'innocenza d'un
bambino
- mascherato
da nota musicale
- sul
carro principale della
festa,
- per
spartire quell'impeto di
gioia
- copi
passati millenni di
fatica.
-
-
-
|
- Giuliana
Galimberti - 9°
classificato
-
- Morte
a "Beslan"
-
- Singhiozzi
e lacrime di madri senza più
storia,
- se
non ricordi brevi e intensi
abbracci,
- al
seme, che ognuna, ha sol portato, con
voglia,
- nel
grembo, sussulti di bimbi appena
nati;
- vagabondo
quel grido disperato,
- al
sopportar l'ombra del sacro
dono,
- braccia
tese, ad aspettar la
sorte
- e
in grembo, ahimè, un trastullar di
morte,
- greve
ed incredula, come mani di sangue
avvolte
- e
dita, che accarezzar vibranti seguono il
viso,
- ceruleo
in ogni dove
- e
baciate le guance ancora
calde,
- s'alza
nell'aria, un urlo soffocato di
dolore.
- Han
perso tutto ed ogni cosa
tace,
- sono
orfane di figli,
- madri
senza più
pace.
-
-
|
- Roberto
Silleresi - 10°
classificato
-
- La pena
di credere
-
- Altri
fratelli sono passati
- per
la cruna della guerra
- nel
nome di religioni cromate dal
sangue
- ma
ho già dato le spalle al
video
- che
farnetica di opulenti
deserti
- e
sabbia negli occhi di
dio.
- Un
sorso d'avvelenata
astenia
- mi
darà la forza per
ascoltare
- il
verso dello sciacallo,
- poi
stenderò una terra di
riporto
- sui
crisantemi prescelti per
costellare
- i
sagrati di nuove croci.
- La
mia casa è senza
camini
- perché
niente di ciò che mi è
caro
- possa
finire nel fumo,
inaudibile
- come
una pausa del destino.
- Ebbene
sì, ho paura di sentirmi
odiato
- per
aver rinnovato le
pedisseque
- intenzioni
del catechismo;
- trasalgo
al sibilo del treno
- che
imbocca la tronca rotaia
- e
trepido di morire nel
profetico
- eccidio
di un emblema
rinascimentale.
- Per
questo lapsus di terrore
- ho
commissionato al Figlio del
falegname
- una
gradinata che mi conduca
- dallo
stillicidio del nulla
- fino
alla pena di credere
- oltre
il rantolo estremo.
-
-
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|
-
- Antonia
Oggioni - Premio Speciale
-
- L'Ulivo di
Betlemme
-
- Memoria
dell'incredibile, il Natale
- L'Ulivo
di Betlemme si fa bimbo
- fiorisce
il deserto, galleggia il sasso
- la
sfida all'impossibile fa realtà i
sogni.
-
- Quel
piccolo figlio dell'UOMO'
- nel
lungo scorrere dei tempi
- ancora
aspetta noi pastori
- in
cammino verso il nostro
essere.
-
- Duemila
anni sono passati
- E tre
nuovi Magi in cerca di
verità
- solo
ieri hanno scrollato il Muro
- e
restituito mattoni alla
libertà
-
- Vibra
ora il vento sulla corda tesa
- e
spingere terre a cercare pace
- ad
assaggiare spiriti e suoni
nuovi
- in
passioni e spiritualità
ritrovate.
-
- Nel
filo dell'aquilone che fugge
- forse
la paura di sentirci fratelli
- Ma
l'ulivo di Betlemme fatto
amore
- inesorabile,
sta cambiando il mondo.
-
-
|
- Gianna
Gatti - Premio
Robiati
-
- Pianeta
terra
- (Inquinamento
Ecologico)
-
- Nero
è il fiore
- colto
dalla grigia terra,
- nero
come il colore della
morte
- triste
presagio al pianeta
calpestato,
- tormentato,
eppure, amato...
- La
terra soffre
- piange
sugli alberi morti per le piogge
acide,
- sulle
città nere per lo
smog,
- nell'aria
resa irrespirabile dai
gas,
- nei
mari inquinati dall'egoismo
umano;
- Saprà
in avvenire un piccolo
bimbo
- cogliere
ancora un fiore rosso?
|
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SEZIONE
POESIA GIOVANI
|
- Giovanna
Garzia - 1°
classificato
-
- Lacrime
-
- La
mia luce si proietta sui tuoi
occhi
- e
il tuo sguardo si perde oltre il
cielo:
- cos'è
che vedi ch'io non possa
vedere?
- Il
mare è troppo vasto per cercarne i
limiti,
- il
sole troppo distante per catturarne i
riflessi;
- c'è
qualcosa che può darmi
speranza?
- Sono
reti bianche e porte
nere:
- le
trappole umane senza vie di
fuga,
- sono
rose rosse e cipressi
blu:
- la
strada scoscesa che percorro senza
meta;
- è
un mago gelato ove pallide aureole di
luce
- si
specchiano e l'acqua
muore.
- Più
avanti l'ignoto: figure prive di
forma
- che
danzano come foglie
sospese
- tra
il nulla e la terra.
- È
il grido senza voce di
molti,
- è
l'urlo senza eco di
pochi,
- il
velo cade sull'erba...
- Acqua...
è solo acqua?
- Cade
dagli occhi e scende sul
viso.
- Sangue...
è solo sangue?
- Inonda
il cuore e percorre le
vene.
- Dolore...è
solo dolore?
- S'impadronisce
degli attimi e li
distrugge.
- Felicità...è
solo felicità?
- Confonde
la mente e subito se ne
libera.
- Prigioniera
della torre, in un
stanza
- di
cristallo, Cloto dona al
vento
- note
magiche che si
disperdono
- lungo
il sentiero. Le ho udite
- mentre
camminavo e adesso
- le
vedo uscire dai miei
sogni:
- che
nessuno osi asciugare
- le
mie lacrime.
-
-
-
|
- Aura
Piccioni - 2°
classificato
-
- Riflessi
nelle acque di
memoria
-
- Lievi
s'increspano sulla liscia, nitida
nebbia
- onde
che dischiudono universi
indescrivibili
- di
puri ricordi. E l'occhio trema a tal
vista:
- nulla
in quel campo di gazze, o su quella
collina,
- o
tra i mille sussurri del bosco, o tra i mille
sibili del vento,
- nulla,
nulla ha certezza, sentore
d'esistenza.
-
- Ogni
passo appare effimero, mosso sul
sentiero
- di
strane creature danzanti al
ritmo
- di
lenti lamenti di cornamusa che ondeggia alla
brezza
-
- salmastra,
comparsa d'improvviso... dietro un verde
campo,
- o
sotto una leggiadra
fronda?
-
- Sguardo
confuso tra gli improvvisi bagliori e
scintille.
-
- Solo
ricordi? Nel grigiore soffocante della
razionalità
- affoga
il dolce sapore dell'infanzia racchiusa in
cristalli,
- frammenti
di memoria sperduti nei
meandri
- di
un'anima volta al
dolore...
-
- Un
fulmine! S'appressa un
temporale.
-
- E
gli alberi chinano impotenti il capo
coronato
- alla
violenza di un essere...esistente o
sogno?
-
- La
quiete di quei luoghi è sconvolta.
Nulla! Nulla!
- Tutto
è vano, trascinato dalla furia di un
uragano distruttore,
- sommerso
dalla piena impetuosa di acque
impietose,
- stracciato
dal riverbero del sole,
- scheggiato
dai sassi dei rimpianti,
- rimosso,
arso, bruciato dal fuoco delle
lacrime...
-
- Ma
la quiete cala di nuovo rapida, e con modesta
mossa
- conduce
ennesimi lussureggianti pensieri nel riflesso
delle acque...
-
-
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- Anastasia
Bullo - 3°
classificato
-
- La pace
è luce d'amore
-
- No, la
pace non è morta,
- è
ancora qui che mendica l'amore
- e
semina speranze
- nel
cuore dell'umanità.
- È
un vate solitario
- e
cammina per le strade del
mondo,
- raccoglie
i pianti della gente
- per i
morti straziati dalla guerra,
- per il
male che gelido imperversa.
-
- No, la
pace non è morta,
- è
negli occhi dei bambini,
- nella
supplica innocente per la
vita,
- è
nel bagliore delle stelle,
- nell'altalena
eterna
- del
sole e della luna,
- nella
melodia dell'acqua che scorre,
- perenne
come il tempo.
-
- La pace
è qui con noi
- e ci
apre le sue grandi braccia,
- ci
lenisce le ferite.
- No, la
pace non è morta,
- è
luce d'amore,
- è
proprio qui,
- dentro
al nostro cuore.
-
-
-
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- Tommaso
Denti - 4°
classificato
-
- A
Francesca
-
- Liberamente
ispirata a "Franciscae meae laudes" di C.
Baudelaire
-
- Versi
mai nati ma sempre
vissuti
- per
te morranno, che importa se
muti:
- mi
salvi dai libri, fosse a
caduti.
-
- Bevono
i morti all'acque del
Lete,
- scordan
la vita; sepolto, la
sete
- affogo
in folli baci senza
mete.
-
- Avvinto
dai petali d'un narciso
- vani
riflessi pareva il mio
viso...
- ma
sei apparsa tu, a frangere in
riso
-
- specchi
che recitan dotte parole
- oppio
al pensare, all'essere
sòle...
- d'ora
in poi sol te ascolterò, meo
sòle!
-
- Dolce
bufera il sonno m'è
avverso,
- nel
digiuno la fame ho ormai
perso,
- sciolto
scorre le tue labbra il mio
verso!
-
- Sorreggi
ora una carogna
atterita:
- vomita
le vanità della
vita...
- vorrebbe
sempre averti tra le
dita.
-
- Sospiri
il tuo amore, in quest'ora
eterno...
- deridi
un cuor dimentico
d'inverno
- che
vibra di carezze a ritmo
alterno.
-
- Pallore
d'ardore, rima burlesca,
- tramonto
d'oriente, beffa
dantesca,
- candida
ebbrezza... illudimi
Francesca!
-
-
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|
- Diego
Stefanelli - 5°
classificato
-
- L'erba si
strappa come niente
-
- Il
prato si mostra a
scacchiera,
- con
rettangoli d'erba
vecchia
- e
scialba,
- con
rettangoli d'erba alta
- e
verde,
- fieramente
tesa al cielo,
- con
rettangoli d'erbette
- neonate
al fiorire d'un vento.
- Il
contadino giunge col
destino
- affilato
nel fodero.
- Il
prato sta muto.
- Sugli
steli fiata la falce,
- esperta
come la morte.
- I
figli guardano i nonni
falcidiati,
- guardano
i genitori verdi e
forti,
- vivi
ancora fino al prossimo
taglio.
- E
non piangono.
- Sanno
che il destino è una
falce
- che
per tutti arriva sempre
uguale.
- Sono
steli d'erba totalmente
imbevuti
- di
consapevolezza.
- I
figli guardano ancor ai nonni
stesi
- a
terra, guardano i padri e le
madri
- sul
ciglio ancora verde, con
attesa
- li
guardano, senza pianto.
Sanno
- che
l'erba si strappa come
niente.
- Sanno
che anche per loro non
tarderà
- il
contadino con la falce ad
arrivare.
- Aspettano
di crescere,
- senza
speranze.
- Non
piangono
- perché
sanno.
- L'erba
- si
strappa come niente.
|
- Anna
Zucchinali - 6°
classificato
-
- Terra
nuda (in morte di tua
madre)
-
- Oggi
ho visto la morte
- dentro
occhi soli e spenti.
- In
quei passi trascinati
- l'eco
di anni dimenticati
- schiacciati
dalla precarietà
- di
un'esistenza sfuggente.
- Poi
ti osservo mentre tendi
- la
tua bella mano nervosa
- e
sorridi, travolgente,
- di
un fascino ancora
bambino.
- Mi
guardi, ti sorrido,
- non
offenderti, ti prego.
- Ciò
che posso esprimere
- te
lo dico con sorrisi.
- Lo
so, non basta una parola
- E
mai ne basteranno mille:
- "sono
sola in questo abbraccio
- troppo
stretto per scaldare il
mondo.
- Sono
confusa come loro
- mentre
mi raccontano di memorie
inventate".
- Perché
ti guardo e lo so.
- E
se ti sorrido te lo sto
confidando.
-
-
- Prodigio
in solitario
-
- Sto
qui, sui tetti del
mondo.
- nascosta.
- Per
vedere nascere
- un
nuovo antico dio
- di
cui non uno
- ma
mille angeli
- ne
cantano la gloria.
- Alba.
-
-
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|
- Fabio
Riccardi - 7°
classificato
-
- Dicembre
1999
-
- Odori
sbiaditi dal tempo,
- passi
felpati e veli di pace
- negli
angoli e nei corridoi
- della
nostra scuola al
pomeriggio.
- Credevi
di essere grande,
- arrossivi
- ed
eri felice.
-
- Dalla
finestra delle aule
- si
vedeva tutto l'acuto del nostro
futuro,
- mani
tese ed ombre scure
- lacrime
e passione,
- la
continua ricerca delle nostre
fantasie
- rivelatesi
a noi come la banale
serenità
- di
quei pomeriggi passati a
sorriderci.
- Come
eri aggraziata Anna
- nella
penombra della nostra
timidezza.
-
- Rumori
e colori,
- melodie
ed emozioni,
- baci
immaginari
- e
lunghe ombre
malinconiche
- in
quelle dolci sere
d'inverno.
-
- Sere
accese dal rosso dei tuoi
capelli,
- in
un'aula vuota e
silenziosa,
- mentre
viveva la città
fuori
- inumidita
dall'addio del secolo.
-
- Un
ago d'argento nel cielo
- era
l'aereo che ti avrebbe portata lontano
Anna,
- mentre
guardavo la città
scorrere
- e
cucivo la nostra futura
distanza
- con
un foglio di carta chiamato
poesia.
-
-
|
- Silvia
Silleresi - 8°
classificato
-
- Verso
un nuovo giorno
-
- Sotterrai
la luce del tramonto
- in
un pallido turbinio di
stelle
- e
l'aria
s'inerpicò,
- come
privata di luce,
- verso
la luna
- di
una fiaba lontana.
- La
pioggia discese lungo i
vetri
- opachi
del castello fatato
- e
il tempo passò
lento
- come
le stagioni del nord.
- Le
dodici ore di buio
- si
persero negli occhi
- di
un albero approdato
- da
un mondo rubato
- dai
sogni di bimba.
- E
il sole tese il suo
braccio,
- come
un arco di fuoco,
- verso
i confini del
mondo...
- verso
un nuovo giorno.
-
-
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|
- Cassandra
Venturini - 9°
classificato
-
- Memorie
ormai stanche
-
- Memorie...
schede sbiadite
- sopra
lo scaffale polveroso
- di
una mente ormai stanca.
- Ricordi...
segni confusi
- su
fogli inchiostrati
- di
un'anima incerta.
- Incontri
- distanze...
- e
ancora memorie.
- La
fredda nebbia di
novembre
- confonde
una foglia ingiallita,
- cade
a terra, sfinita.
- Il
campanile disegna
- la
volta celeste con la tremula
voce
- di
una solitaria campana.
- Fugace
il pensiero,
- veloce
come il tempo,
- ruba
indiscreto il bagliore di una
speranza
- sfuggito
dagli occhi.
- Rimangono
complici sguardi
- di
un'attesa pronta a
disilluderti.
- E
tu, ricordo senza
colore,
- sensazione
d'anima vibri nel cuore
- squarciando
ferite d'amore.
- Briciole
fantasma
- echeggiano
nel vuoto
- di
una memoria ormai
stanca.
-
-
|
- Antonella
Mascolo - 10°
classificato
-
- Shisha -
poets'birth
-
- Dalla
notte
- emergemmo
silenziosi.
- Meduse
lattiginose
- che
il mare ci rifrange
- con
le dita dentro le pieghe
- e
i flutti consegnano
- a
una striscia di terra.
- Dalla
marea notturna
- scolorite
meduse
- fummo
abbandonati
- ad
asciugare al cospetto
- di
uno sbadiglio di sole
- ebbro
cullati dai fonemi
- di
conchiglie
- con
nulla
- -una
placenta, un guscio, un
bacio-
- a
schermirci
- che
un filo di seta steso
- di
parole
- chiamate
e piante
- per
compagne.
-
-
-
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Ins.
14-11-2005
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