- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
Città di Monza 2006
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- Sommario
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- Prefazione
del Sindaco Marco
Mariani -
Prefazione
del già Sindaco Michele
Faglia -
Prefazione
di Maria Organtini
- Ringraziamenti
- Milena Scaccabarozzi - Il
Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e
Brianza -
Albo
d'Oro -
Maria Cristina Aggio - Antonella Albanese - Stefano
Alberini - Aurora Virgilia Omeri - Mario Aliprandi -
Angela Ambrosini - Davide Alpeggiani - Fausto - Amico
- Emanuela Antonini - Fabrizia Aralla - Daniela
Arciprete - Andrea Asti - Silvia - Atepi - Alberto
Averini - Giorgio Badanai - Roberta Bagnoli - Sergio
Baldeschi - Giuseppina Barzaghi - Elisa Bassi - Anna
Francesca Basso - Simone Battisti - Sergio
Ricardo Battisti
Archer -
Cristina
Belvisotti -
Jan Bencini - Nicoletta Berliri - Alberto Bernardi -
Mariateresa Bernasconi - Mario Berto -
Nilo
Biagini -
Marco Bin - Chiara Maria Boldrini - Pietro Bonizzi -
Giuliana Bosusco - Fabiano Braccini - Denise
Brambillasca - Serena Branchini - Francesco Paolo
Busalacchi - Claudio Buttura - Angelo Cabiati -
Cinzio
Cacaci -
Francesca
Calabrese -
Enrico Calenda - Aldo Callari - Massimiliano Mario
Canale - Bianca Candiano - Fabio
Capacchione
- Myriam
Carnevale -
Angela Carradori - Deborah Carrer - Giovanni Caso -
Maria Gabriella Castelli - Rocco Mariano Pio Cautillo
- Angela Cavagna - Carla Cavalli - Sara Cazzaniga -
Ida Cecchi - Pamela
Cellini -
Giovanni
Celsi -
Stefano Cervini - Giovanni Chesi - Stefano
Colli -
Sonja
Coloretti -
Martina
Confortola -
Laura Corraducci - Rosa Maria Corti - Carmela Costanzo
- Paola Crecco - Claudio Crippa - Laura Croce - Mario
D'Alise - Fiorella D'Ambrosio - Francesca
D'Ascola -
Roberto Dall'Acqua - Benedetta
De Alessi -
Nicola De Donatis - Daniele
De Luca -
Fabio De Mas - Mario De Rosa - Maria Carmela Delnegro
- Laurence Deschamps - Maria Di Canito - Filippo Di
Giovanni - Grazia Di Lisio - Maria
Di Terlizzi
- Mauro
Domenella -
Andrea Dulicchio - Lidia
Esposito -
Federica Fabbriciani - Luca Falchi - Maria
Luisa Farina
- Monica
Favaro -
Anna
Maria Ferrari
- Silvana Ferrario - Franco Fiorini - Ilaria
Fojadelli -
Alessandro Franzina - Gloria Fumi - Marta Fumi -
Vladimiro
Furlan -
Giuliana Galimberti - Fabrizio Gaoni - Alessandro
Garella - Giovanna Garzia - Vincenzo Gensale - Paolo
Gerli - Nicola
Ghelardi -
Giuseppe Gittini - Ave Govi - Francesca
Emiliana Greco
- Piera Grimoldi - Gennaro Groppa - Ubelly
Guerrero Martinez
- Isabella Herzfeld Cappelli - Emilia
Iannone -
Jessica Imolesi - Giorgia
Intrieri -
Evelina
Jecker -
Maria La Fortezza - Alessandra Lentini - Lauretana
Leonardi - Enrico Liverani - Nicola
Loiacono -
Manuela
Lombardi -
Rosa
Lombardi -
Luciano Loy - Mara
Lotto -
Mariano Luccero - Maurizio
Lugano -
Jacopo Lupi - Giorgio
Maggio Cavallaro
- Jessica Malfatto - Aldo Mancinelli - Rosella Mancini
- Eleonora Manganelli - Lucia Manzoni - Anna Marchesi
- Elisabetta
Marchetti -
Fulvia Marconi - Christian
Marra -
Donatella
Martelli -
Francesco
Martinelli -
Ilaria Mattiuzzi - Tommaso
Melilli -
Stefania Mendola - Camilla Messina - Pina Minolfi -
Sonia Minutiello - Silvia Monguzzi - Maria Maddalena
Monti - Carla Monticelli - Nadia
Moroni -
Fabrizio Morlando - Francesco Maria Mosconi -
Lamberto
Motta -
Fabio Motto - Maria Elena Mozzoni - Claudio Mundo -
Anna
Naletto -
Mariangela Nava Gallo - Flavio Nimpo - Comasia Nitti -
Elisa Nunziatini Salhi - Antonia Oggioni - Danila
Olivieri - Vincenzo Orsini - Massimo
Pacetti -
Paola Paladin - Raffaello Pallone - Cleonice
Panaro -
Chiara Paoloni - Liliana Paparini - Teresa
Pascali -
Fulvio
Pellegatta -
Luisa Penzo - Giuseppe
Petitti -
Aura Piccioni - Fausto
Pieri -
Giuliana Polenta - Andrea Polini - Chiara Polita -
Luigi Polo Dimel - Luca Previato - Margherita Pruneri
- Luciano Recchiuti - Giulio Redaelli -
Alessandro
Regazzoni -
Fabio Riccardi - Emanuele
Ricci -
Gianpaolo Ripamonti - Stefania Romiti -
Melissa
Rota -
Stefano Sacher - Chiara
Salomoni -
Antonio Sangervasio - Adelaide Santini - Samuel
Santoro - Vincenza
Sarritzu -
Giovanna
Sartori -
Maria Grazia Saviola Galli - Carmelo Scaccia - Fulvia
Scarzanella - Federica Sciandivasci - Rita Claudia
Scordino - Alfredo Servillo - Annamaria
Silvi - Lucy
Simonato - Ambrogina Sirtori - Calogero
Sorce -
Giovanni
Sottsass -
Marco
Speciale -
Giovanna
Spinelli -
Riccardo Spreafico - Simonetta Stella - Luciana Stomeo
- Stefano Tonelli - Silvia
Tonelli -
Elisa
Tricarico -
Claudia E Turco - Nazareno Valente - Lenio Vallati -
Gabriele Valore - Edio Vassalli - Giancarlo
Vecchi -
Mario Vierucci - Giovanna Viola - Maria Teresa Vivino
- Roberto
Zambon -
Massimo
Zametta -
Dionisi
Giovanni Zanchetti
- Sergio
Zappia -
Susanna Zoccolini
-
- Antologia del Premio
letterario
Città di Monza 2006
- formato 14x20,5 - pagg. 250 - Euro 18,00- ISBN
88-6037-431-6
- Risultati
del Premio
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-
-
- Come
avere l'antologia
|
- Prefazione
Marco Mariani
- È per me
sempre un piacere poter apprezzare iniziative che
contribuiscono a far grande il nome di Monza e della
Brianza, piacere ancor maggiore constatare che tali
iniziative si consolidano nel tempo e trovano respiro
sempre più ampio. Il Premio di poesia
«Città di Monza» s'è
qualificato negli anni come manifestazione culturale
di alto profilo, sia da un punto di vista
quantitativo, per la partecipazione di un numero
elevato di poeti giovani e meno giovani, sia da un
punto di vista qualitativo, considerate le squisite
espressioni artistiche che ci ha regalato. Il mio
plauso, quindi, a questa IXª Edizione capace di
testimoniare ancora una volta la forza dei pensieri,
la suggestione evocativa delle parole, la
profondità dei sentimenti, la ricchezza
dell'animo umano. Come sindaco neoeletto della
città, confermo il supporto convinto dell'
Amministrazione Comunale e, continuando quanto
positivamente attuato dalle precedenti
amministrazioni, assicuro anche per il futuro
l'impegno del Comune alla promozione e al patrocinio
di questa iniziativa di indiscussa e profonda
significatività.
- Marco
Mariani
- Sindaco
di Monza
-
Prefazione
Michele Faglia
- È con vero
piacere e grande orgoglio che anche quest'anno apro
questa raccolta di poesie, frutto dell'ispirazione di
tanti poeti, giovani e meno giovani, di tante
provenienze diverse, che hanno partecipato all'VIII
Edizione del Premio Internazionale di Poesia
«Città di Monza» 2006.
- L'alta
qualità delle opere contenute in questo volume,
il loro grande potere evocativo, ci obbligano a
fermarci un attimo, per ritrovare dentro di noi quelle
sensazioni, quelle emozioni, quei pensieri che,
travolti dai nostri ritmi frenetici, spesso
dimentichiamo per rincorrere le nostre piccole e
grandi incombenze quotidiane. Raccogliamo per qualche
minuto l'invito a rifiettere che queste poesie
rivolgono a noi, «naufraghi» che cerchiamo
«dentro i rovi dei pensieri» e aspettiamo
una pace che «esploderà improvvisa»;
fermiamoci a guardare le «mani scarne» che
«graffiano il cielo a cercare un denso sussulto
di umanità», del bambino africano e
approfittiamone per rifiettere su quest'Africa
«troppo lontana» dove anche «Dio
tace»; lasciamoci cullare dalla memoria di anni
in cui ciascuno di noi ha sentito «l'odore del
pane dentro al forno» e ha atteso il ritorno
«di un padre senza eguali».
- Affidiamoci alle
sensazioni e ai ricordi che questi versi ci evocano,
cogliamo l'occasione, che essi offrono, per vedere
più chiaro in noi stessi e, così,
migliorarci. E ringraziamo ancora una volta il
Cenacolo dei Poeti di Monza e Brianza per permettere
che ciò accada, per organizzare un'iniziativa
culturale così importante per Monza, per
promuovere con tanto impegno, nella nostra
città, la poesia, la musica,
l'arte.
- Michele
Faglia
- già
Sindaco della Città di
Monza
-
- Prefazione
Maria Organtini
- L'accortezza del
poeta riguarda la forma, l'argomento glielo offre, fin
troppo generosamente, il mondo, il contenuto
scaturisce spontaneamente dalla pienezza del suo io
interiore...» (da una massima di Goethe) L'ottava
edizione del Premio Internazionale di Poesia
«Città di Monza» 2006,
quest'Antologia ne fa fede, ci ha fatto incontrare
poeti che hanno saputo cogliere, a piene mani,
dall'esperienza della vita. Il vissuto odierno che
trova spazi per calarsi nell'anima del poeta e creare
meccanismi di comunicazione dove a dettare le parole
sono i gesti amorosi, le abitudini consolidate nel
tempo, le immagini che occupano i nostri pensieri e
quelle che ci appaiono all'improvviso in una giornata
di sole e ci riportano al nostro passato vivo nei
ricordi e nelle emozioni. Come possiamo non
emozionarci leggendo la poesia di Fabio Riccardi
«A mia madre», vincitrice della sezione
giovani, dove un figlio riconosce la sua impotenza di
fronte al tema della maternità e lo esprime con
tanta forza: «...non ho mai saputo rapportarmi/
al mistero della mia carne/ che trova ragione nelle
tue membra...». E allora ci riesce facile
rileggere la massima di Goethe e confrontarla con il
testo.
- Ogni poeta si
ritrova in queste parole. Ma, anche guardando agli
altri vincitori, troviamo il senso profondo di
quest'amore che nasce dall'osservare la natura, i suoi
scenari che ci colpiscono e affascinano fino ad
integrarsi con il nostro modo di sentire per cui il
ricordo del passato, la memoria evocativa ci prende e
ogni cosa torna nuova alla mente e lo scrivere diviene
quasi una liberazione dell'anima che finalmente trova
una ragione d'essere.
- Danila Olivieri,
vincitrice per la sezione adulti con la poesia
«Il tempo» ci offre proprio
quest'opportunità. In questa edizione del
Premio, ritroviamo la tradizione culturale, cui la
filologia fa riferimento, cioè la coscienza
della continuità di certi valori e di certe
impostazioni pur presentando testi moderni non privi
di un rinnovato senso dialettico. Questo è per
noi motivo di soddisfazione che ci sprona a continuare
in un dialogo aperto con tutti voi che ogni anno
partecipate sempre numerosi e con testi veramente di
livello rendendo Monza città della Poesia!
- Maria
Organtini
- Presidente
del Cenacolo P.A.M.B.
-
-
|
- Nel
ricordare l'ottava edizione del Premio Internazionale
di Poesia Città di Monza 2006 e la bellissima
serata di premiazione svoltasi sabato 2 dicembre
presso il Teatrino di Corte della Villa Reale di
Monza, si ringraziano:
- Il Comitato
Promotore:
- Arch. Michele
Faglia Sindaco di Monza
- Dr.ssa Annalisa
Bemporad Assessore alla Cultura
- Maria Organtini
Presidente del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e
Brianza
- Umberto
Montefameglio Presidente de «Il Club degli
Autori» di Melegnano
- Luigi Losa
direttore de "il Cittadino» giornale di Monza e
Brianza
- Arch. Francesco De
Giacomi Presidente della «Pro
Monza»
- Prof. Pier Franco
Bertazzini critico letterario
- Banca di Credito
Cooperativo di Carugate Agenzia di Monza
- La Giuria:
- Presidente Onorario
dr. Vincenzo Consolo romanziere - saggista
- Presidente: Beppe
Colombo già direttore della Biblioteca Civica
di Monza
- Maria Organtini
presidente del Cenacolo P.A.M.B.
- Maria Grazia Crespi
respons. Sez. Musicale
- Arch. Elisabetta
Bosisio pittrice
- Mario Biscaldi
pittore-poeta
- Prof. Sergio
Gandini poeta
- Antonello Sanvito
giornalista caposervizio de «Il
Cittadino»
- Rita Corigliano
Nobili segretaria
- I nostri
sostenitori:
- Studio rag.
Gianluigi Scotti di Monza
- Comunità
Mondiale Bahá'í
- Famiglia Robiati di
Monza
- Floricoltura
Brambilla Cesare di Vimercate
- CO.ME.T. di Edoardo
e Fabio Fossati di Monza
- Fototecnica Casati
di Monza
- e inoltre:
- Prof. Maurizio
Parma violinista
- Sig.ra Carla
Dell'Acqua dicitrice
- Attore Mario
Bramati
- Poeta Roberto
Piva
- Poeta Giuseppe
Gittini
- Fotografa Milena
Scaccabarozzi
-
Il Cenacolo dei Poeti e Artisti
di Monza e Brianza è un'Associazione Culturale
senza scopo di lucro, nata nel 1981 nell'intento di
promuovere e divulgare il lavoro dei poeti e artisti
su tutto il territorio e di offrire, a quanti amano il
buono e il bello, un'occasione d'incontro in un ambito
di reciproco scambio culturale. Gli incontri mensili
avvengono in Sala Comunale S. Maddalena - via S.
Maddalena, 7 - Monza, da ottobre a giugno
preferibilmente il primo venerdì del mese e
sono ad ingresso libero. Durante l'Anno Sociale
possono esservi incontri fuori programma: mostre,
dibattiti, ecc. sempre preventivamente segnalati
attraverso il «Notiziario» del Cenacolo dove
si possono trovare anche notizie delle manifestazioni,
spazi di poesia e riproduzioni artistiche di opere dei
soci; attraverso il giornale «Il Cittadino»
di Monza, il «Giorno», il «Giornale di
Monza», l'«Esagono», il «Club
degli autori» e altra stampa locale. Tutti
possono aderire: ai poeti è richiesto n°
10 testi poetici oppure un libro pubblicato; ai
pittori la presentazione di un'opera, un depliant,
oppure delle fotografie. La quota è di Euro
30,00 annue. Ogni due anni, in assemblea pubblica, si
rinnovano le cariche. Hanno diritto al voto coloro che
sono in regola con il tesseramento. Sede provvisoria:
via Tolomeo, 10 - Monza Telefono segreteria Rita
Nobili: 039/833276
- www.cenacolopambmonza.it
-
La Giuria della VIII Edizione del
Premio Internazionale di Poesia Città di Monza
2006, composta da: Presidente Onorario Vincenzo
Consolo (romanziere saggista), Presidente effettivo
Beppe Colombo (già Direttore della Biblioteca
Civica di Monza), Maria Organtini (poetessa e
Presidente del Cenacolo P.A.M.B.), Mario Biscaldi
(poeta e pittore), arch. Elisabetta Bosisio
(pittrice), prof. Sergio Gandini (poeta e pittore),
Antonello Sanvito giornalista, (caposervizio de
«Il Cittadino»), Maria Grazia Crespi
(musicologa), Rita Corigliano Nobili (segretaria, con
diritto di voto). Hanno partecipato n° 392 autori
di cui n° 40 della Sezione Giovani per un totale
di n° 541 testi; provenienti oltre che da tutta
Italia anche dalla Svizzera, Germania e Austria. Dopo
attenta valutazione
- SEZIONE
POESIA ADULTI
- 1^
classificata Danila Olivieri di Riva Trigoso (GE) con
la poesia «Il tempo»
Motivazione: «La splendida natura della riviera
ligure è scenario, dipinto in versi armoniosi,
della nostalgica rievocazione della fanciullezza e del
desiderio pungente di fermare il
tempo».
- 2°
classificato Franco Fiorini di Veroli (FR) con la
poesia «Figli del vento».
Motivazione: «Endecasillabi sciolti di pregevole
fattura che ricordano l'ebrezza della giovinezza e
invitano ad amare la vita».
- 3°
classificato Alberto Averini di Roma con la poesia
«Odissea (trittico)».
Motivazione:
«Tre quadretti ispirati al classico Omero,
arricchiti dal senso di un moderno disincanto di gusto
ungarettiano».
- 4°
classificato Enrico Calenda di Venezia con la poesia
«Granchio sorpreso».
- 5^
classificata Silvana Ferrario di Merate (LC) con la
poesia «Terra di Brianza».
- 6°
classificato Giulio Redaelli di Albiate (MI) con la
poesia «Sabato sera».
- 7°
classificato Sergio Baldeschi di Montecerboli (PI) con
la poesia «Il profilo nero
dell'Africa».
- 8°
classificato Giovanni Caso di Mercato San Severino
(SA) con la poesia «E già s'abbruna
l'ora».
- 9^
classificata Bianca Candiano di Acicastello (CT) con
la poesia «Sud».
- 10°
classificato Marco Bin di Milano con la poesia
«Mia Madre».
- Premio
speciale in memoria di Augusto Robiati ad Ambrogina
Sirtori di Carate Brianza (MI) con la poesia «La
pace».
- Motivazione:
«Il desiderio della pace è espresso con
sentimento universale di unione fra i popoli nella
speranza di un domani in cui i bimbi possano tornare a
sorridere».
- SEZIONE
GIOVANI
- 1°
classificato Fabio Riccardi di San Martino Siccomario
(PV) con la poesia «A mia madre».
Motivazione:
«Commosso ricordo della madre tra rimpianti e
confessione di amore filiale espresso a cuore
aperto».
- 2^
classificata Jessica Malfatto di Paderno Dugnano (MI)
con la poesia «Vivi».
- 3^
classificata Chiara Paoloni di Tolentino (MC) con la
poesia «Naufraghi».
- 4°
classificato Claudio Crippa di Monza (MI) con la
poesia «Ti ho cercato».
- 5°
classificato Massimiliano Mario Canale di Enna con la
poesia «Dichiarazione di pace».
- 6^
classificata Giovanna Garzia di Venosa (PZ) con la
poesia «L'angelo geloso».
- 7^
classificata Marta Fumi di Oggiono (LC) con la poesia
«Ricordando un 31 ottobre».
- 8^
classificata Jessica Imolesi di Cesena (FO) con la
poesia «Razionalità».
- 9^
classificata Aura Piccioni di Morena (RM) con la
poesia «L'ultimo canto di
Byron».
- 10°
classificato Giovanni Chesi di Milano con la poesia
«Petali di rosa».
- La
Giuria si è dichiarata soddisfatta per
l'elevato numero di partecipanti e del buon livello
qualitativo dei testi proposti.
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SERGIO
RICARDO BATTISTI ARCHER
- La foresta del
domani
- Il
sole
- Il
vento
- La
terra
- Sole
caldo
- Vento
forte
- Terra
secca
- Manca
l'ombra
- Manca la
brezza
- Manca
l'acqua
- Manca...
- Ecco
là... un essere!
- Spoglie
della veste
- Giacciono
le ossa
- Che nella
speranza di un'ombra
- Riposa
sulla sua.
- Manca
l'ombra...
- di un
albero
- di un
bosco
- Manca la
foresta!
- La
vita!
-
|
- CRISTINA
BELVISOTTI
- Nevicata
- Guanti
bianchi scendono nella notte
- nell'auto
che corre
- non capisci
se sono loro a venirti
- incontro
- o se sei tu
a voler passare tra loro
- delicatamente
- senza
sforzo
- si
aprono
- lasciandoti
andare
- tu che sei
sempre di corsa
- e non ti
concedi un attimo
- per la
leggerezza silenziosa di questo
- imbiancare
- una pioggia
di carezze
- che solo un
cuore bambino riesce a
- gioire fino
in fondo
- e poi al
mattino ti svegli
- e il sole
fa risplendere i tetti
- carichi di
un peso dolce
- e tutto
è più luminoso
- più
vivo
- più
bello.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- NILO
BIAGINI
- La morte di un
istante
- Un passo
verso il nulla
- Un secondo
che si tuffa
- Fremente
dalla metallica lancetta
- In
dissolvente aere
- Cade,
esiste ancora, poi
- Non
più. Allora v'è
- Un altro
istante perduto
- Ch'ansioso
prepara
- Il
salto
- Su queste
piccole morti
- Tutto
è taciuto
- Da vane
chiacchiere,
- da ingenui
guazzabugli.
- Quando un
attimo muore
- In lui non
cessiamo d'esistere,
- diveniamo
muti
- e da quel
varco silente
- del nulla,
sboccia il fiore.
-
|
- CINZIO
CACACI
- Buio
- Il Buio
- l'orizzonte
confonde,
- le onde son
nuvole
- e le nuvole
onde,
- nasconde i
dettagli
- e turba le
forme,
- dà corpo
alle ombre
- e le getta sui
muri,
- avvolge gli
oggetti
- e ne ruba i
colori,
- riempie la
notte
- inzuppata di
odori,
- impasta ogni dolce
profumo
- con acre
odore
- di fuliggine e
fumo,
- fa tutti più
uguali,
- alla luce
malata
- di lampioni e
fanali.
- Scuro e
triste
- trascina
- le tenebre e la
nostalgia,
- si
mischia
- al silenzio e ai
respiri,
- si
invischia
- a ricordi e
pensieri,
- ti cola
dentro
- e non esce
più fuori,
- raggiunge
l'anima,
- la
strazia,
- la torce.
- Nasconde la
vita,
- dà l'idea
della morte.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCA
CALABRESE
- Polvere e ombra
- Siamo polvere e
ombra.
- I fiori crescono,
rivolti al sole,
- colorano il vento,
vivono di luce.
- Sono petali,
foglie,
- sguardi,
pensieri.
- Noi siamo polvere e
ombra.
- Oltre il cielo,
oltre il mare,
- al di sotto del
buio,
- quando saremo
lontani da qui
- saremo
dissolti,
- trasportati dal
vento,
- come petali persi
nell'aria.
- Granelli di memorie
passate,
- ombre rispecchiate
nel vuoto,
- saremo gelidi,
confusi.
- La morte per ora ci
osserva,
- il tempo
ritorna.
- Quando il sole si
sarà oscurato
- il nostro corpo
percepirà il suo destino.
- Sta
scritto
- per chi crede e per
chi non crede.
- Torneremo polvere
delle stelle,
- torneremo ombre dei
fiori.
-
|
- FABIO
CAPACCHIONE
- Senza grido
- Come non
pensare,
- così
impresso più volte!
- Da un
coagulo d'inchiostro,
- ed arterie
per rigo.
- Accettando
ogni attimo
- hai
tracciato il Tuo Nome...
- Libertà
senza Grido!
(Ad
Aléxandros Panagulis
poeta
greco torturato in carcere)
- Piccolo Mio
- Nella coppa
delle mani
- Ti tengo,
sospeso con fiato leggero
- Con
perpetuo tepore.
- Quest'attimo
vorrei fosse eterno,
- mirabile
tramonto ed alba lucente.
- Chiedo a
Dio ali eterne per coprire,
- che il
vento della vita non pieghi
- mai questa
piccola spiga.
- Piccolo
mio, m'acceco nel biondo
- dei tuoi
capelli.
- Infinito
campo di grano splendente.
- Come gigli,
nel verde gli occhi,
- arcobaleni
nel mio cuore.
- Sono figlio
del tuo piccolo sorriso,
- Tuo padre,
in quest'oceano
- d'immensa
tenerezza.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MYRIAM
CARNEVALE
- La strada della
vita
- Bambina che
corri a piedi nudi sull'erba
- il tuo
sguardo è limpido e
sincero
- nella
primavera che ti circonda,
- pensi solo
ai colori di quella farfalla che
- insegui...
- Il tempo
scorre su di te
- e quando
meno te l'aspetti arriva l'estate
- e cominci a
camminare con le scarpe...
- A volte
piove e sembra che non esista
riparo,
- ma poi
spunta l'arcobaleno,
- sul tuo
volto compare di nuovo un
sorriso.
- Il tempo
continua a scorrere su di te
- e quando
meno te l'aspetti arriva
l'autunno
- e cominci a
camminare per strada...
- Inizia ad
essere freddo
- e quella
strada d'asfalto nero
- e dura da
percorrere
- sotto la
pioggia
- che ora
è più forte...
- A volte
trovi riparo, altre rimani sola,
- ma vai
avanti fragile e forte come sei.
- E il tempo
scorre ancora su di te
- e quando
meno te l'aspetti
- è
arrivato l'inverno
- e ora non
hai più voglia di
camminare...
- Hai
percorso tutta quella strada
- piangendo e
sorridendo
- realizzando
ed offuscando i tuoi sogni,
- ti volti
indietro
- guardi in
un lento film
- i momenti
più importanti
- soddisfatta
non hai più bisogno
- dei fiori
della primavera
- chiudi gli
occhi... una lacrima... un
sorriso
- sotto la
fredda neve ti addormenti.
-
|
- PAMELA
CELLINI
- Orchestra
-
Tamburo suonante
che batte il mio ritmo
il cuore rombante
che fa a noi da istmo,
Violino vibrante
che allieti l'ascolto...
la voce che esce
dal tuo splendido volto,
Sinfonia di fiauti
che il mio viso accarezza,
mano nella mano,
sempre in cerca di tenerezza.
Direttore di questa
orchestra di umili strumenti,
fai risuonare le
note che scuotono i sentimenti.
Io, il tuo pubblico
più ammirato, e la tua giuria,
apprezzo la tua
arte e ne seguo la scia.
Solo per te la mia
orchestra suona
e quando ti
accompagna raramente stona.
-
Faxando
Nella mente parole
si perdono
dondolano,
rotolano, giocano,
pensieri sensati
derisi
dallo strabuzzio di
lettere
perse nel ritmo
violento
dell'essere
pensante;
si prendono
gioco
del senso
compiuto
invadendo il
campo
del compositore di
lettere
e più dei
pensieri fanno rumore...
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIOVANNI
CELSI
- L'Albero
- Il vento può
bruciare le foglie
- la terra rivoltarsi
e distruggere le radici
- la pioggia ballare
intorno al tronco.
- Ed i tuoni
risuonare tra gli eterni rami.
- Ma resta forte,
rigoglioso,
- il suo cuore
palpita ancora
- e la sua anima
rivive in ogni germoglio.
- Perché
nemmeno la natura stessa
- potrà mai
separare... ciò che essa stessa
- ha unito per
sempre.
-
|
- STEFANO
COLLI
- Illimite chiama il
verso
- Languore del mio
stomaco ansioso
- nella terra dei
Proci:
- sapore di ortica e
di rose;
- di morte. Tramonto
d'estate.
- Assale le membra un
fremito
- e sono subito di
fuoco;
- così le mie
vene.
- Penetro il tuo
orizzonte sgomento,
- occaso di incanti
perduti.
- Magma di
pensieri
- tenta di uscire
dalle vanità
- di ieri: isolato
dagli uomini
- cerco solo un po'
di pace
- per un parto
silenzioso:
- illimite chiama il
verso
- all'ascolto del suo
vagito.
- Tracimano
improvvise le parole
- riemerse da lungo
sonno,
- ansima il loro
palpito
- ripescato da antico
oblio.
- Al tuo lume mi
affido,
- Musa silenziosa,
per dar loro giusta
- direzione: alberghi
nei fianchi
- sinuosi di ragazza,
negli occhi
- di un bambino che
cerca invano
- tra la polvere; sei
ancora
- nell'alito segreto
di antiche sere.
- Adesso anche il
poeta
- ha ritrovato la sua
Itaca.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SONJA
COLORETTI
- Araba Fenice
- Sgorga dalla tua
bocca l'arte dell'amore:
- come pennello su
tela,
- la tua lingua
dipinge la mia anima.
- Inebriata ed
offuscata appare
- la mia mente alla
luce die tuoi occhi.
- L'istinto mi
pervade,
- nuove sensazioni
s'impossessano del mio corpo,
- terre sconosciute,
mondi incontaminati, meravigliosi
- ora si aprono a
me.
- Nulla è
perduto... ora vivo!
- Ebbrezza e dolore
- Catapultata in un
mondo di follia,
- vago in preda alla
disperazione nei meandri della mente.
- Nuovi orizzonti si
aprono davanti a me,
- grata sono al
Maestro dei loro portali.
- Commistione di
ebbrezza e dolore camminano al mio fianco
- e, raccogliendo
delicatamente la mano,
- mi conducono verso
lidi ancora ignoti.
-
|
- MARTINA
CONFORTOLA
- Il senso della
vita
-
Piccoli frammenti
della mia essenza si frantumano,
si infrangono
contro lo scoglio delle mie paure, delle mie
perplessità.
A che scopo tutto
ciò?
Vivere
trascinandosi in un'esistenza fasulla,
né corpo
né anima,
solo tanti buffi
fantocci
che sbattono il
capo un po' di qua un po' di là, ondeggiando da
una sponda all'altra,
vuoi per il
frastuono dei colpi, vuoi perché semplicemente
non sanno dove andare...
Una miriade di
palloncini variopinti che rotea in cielo senza un capo
né una coda:
un punto di
partenza, ma infinite mete.
E allora
fermati,
minuscolo puntino
in mezzo ad un oceano di colori confusi,
fermati.
E chiediti
perché sei qui,
uno fra milioni di
miliardi,
eppure essere unico
ed inimitabile,
parte intima di un
tutto che esiste anche grazie a te
e di cui sarai
sempre anello indissolubile.
Fermati, e
osserva.
In che direzione
stai volando?
Guardati dentro,
guardati ondeggiare tra le nuvole di questo pazzo
mondo,
tra folli pensieri
che galleggiano a mezz'aria;
proprio loro ti
sorreggono, e dolcemente ti fanno
fiuttuare
di terra in terra,
di cuore in cuore,
creando vortici
d'emozioni che segnano il tuo passaggio,
e che come per
magia lasciano indelebile il tuo ricordo.
Solo un soffio, e
inciderai l'anima di ogni creatura sfiorata nel tuo
volteggiare.
E allora va,
piccolo palloncino,
sempre più
in alto, sempre più su,
verso nuovi
orizzonti, e ancora più su...
Infiniti cieli ti
aspettano.
Ma ricorda, non
smettere mai di fare quello per cui sei
nato,
che ti fa sognare,
piangere, scrivere, e sorridere;
ciò che ti
da la forza di amare e continuare a
sperare:
non smettere mai di
volare.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCA
D'ASCOLA
- Sensazioni
- Affacciata
alla finestra
- della mia
casa al mare
- guardo
l'orizzonte
- e comincio
a pensare...
- Quante cose
lui potrebbe raccontare...
- Il mare
sembra bello, calmo, pacato,
- ma basta
che s'alzi un po' di vento
- ed inizia
ad essere arrabbiato
- Con il mio
continuare a guardare
- sento
così la mia anima pacare.
- Tornando
alla realtà,
- sulla mia
testa appare un gabbiano,
- vola
così basso che lo posso
toccar
- con
mano...
- Mi accorgo
di come la vita continua a
- passare,
- ma un po'
di pace riesco a trovare
- solo
guardando il mare!
-
|
- BENEDETTA
DE ALESSI
- La testa
-
La mia testa
è pesante
La mia testa
è pensante
La mia testa
è pestante
La mia testa
è potente
La mia testa
è partente
La mia testa
è portante
La mia testa
è parlante
La mia testa
è perdente
La mia testa
è paziente
La mia testa
è premente
La mia testa
è piacente
La mia testa
è piangente
La mia testa
è provante
La mia testa
è piovente
La mia testa
è piegante
La mia testa
è porgente
La mia testa
è punente
La mia testa
è per niente
presente
- Non
scoppia
- Ma non
scoppia!!
Sembra quasi che tu
abbia paura
di riempire troppo
la tua mente
(e come il tuo
corpo)
sembra che tu
tema
di scoppiare
- Ma non
scoppia!!
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- DANIELE
DE LUCA
- La stagione del
rimpianto
-
Celato in una
foglia
è il tuo
pianto.
In una
fronda,
strappata dal
vento,
va
recondita
la tua
angoscia...
perché
porgesti al tempo
tutto il tuo
incanto.
Sulla punta delle
tue dita, distese,
ora stenta ad
arrivare
il canto del
mare...
lontano come
l'estate.
|
- Maria
Di Terlizzi
- Lascia...
-
Immagina un
posto...
e lì che
devi andare ma quando non si sa...
Immagina soltanto
che devi ancora camminare...
per sentieri
sterrati, percorsi impervi e vie maestre dovrai
andare...
Ma immagina il
posto
Lascia che una
lacrima si consumi sul tuo viso...
Lascia che un
sorriso esploda sul tuo volto...
Lascia che un
dolore scavi un solco nella tua anima...
Lascia invaderti
dalla paura dell'incomprensibile...
Lascia esultare il
ridicolo... ma ancora di più lascia che il
senso ti prenda la
mano...
Lascia diramare il
discusso e plasmare il senza nome che fragile e
sperduto
bussa alla tua
porta
Lascia ondeggiare
il sogno...
Lascia che i nodi
si sciolgano ammorbidendo le
perplessità...
Lascia il tempo al
tempo e fidati di lui...
Lascia che tutto
questo ti porti prendendoti per mano in quel posto che
sa che
lo vuoi...
- Un
fiore
Ho colto un fiore
stamattina...
Non in un verde
prato che profuma già d'autunno
Ne dai bordi di una
strada vestita del fresco ricordo di una notte
ormai
passata
Quel fiore ha il
colore di mille vibrazioni
L'odore della vita
che si sveglia al mattino fra caffelatte e
marmellata
È un fiore
delicato ma forte nell'essenza... perché
è nato
Un pensiero prima
del tempo
Un seme
fecondato
Una speranza
più forte delle difficoltà
Un germoglio che
spiana coraggioso un duro solco
La luce dopo il
buio
Il calore del
sole
Ho raccolto un
fiore stamattina
Che gioia sapere
che ovunque c'è un fiore che sboccia di
mattina...
|
TORNA
ALL'INDICE
|
- MAURO
DOMENELLA
- Ceneri di
Poeta
- Svanisce
l'esistenza in una fittizia
- ascensione
d'ali, e per ognuno viene il
dopo;
- si sfarina
l'involucro nel tugurio di un
tumulo
- dove
sovrana è la polvere, al riverbero di
un'euforia
- di lumi, -
un artifizio di lucciole, all'imbrunire
-
- imbrancati
nei meandri di lapidi e marmi.
- Resisteranno
al disfarsi solo labirinti di
vocaboli,
- partoriti
ad inchiostrare carta,
- cantici
talvolta destati a rivivere.
- Divenuti
lasciti inestimabili
- quando il
poeta - spogliato della sua penna
-
- si
abbandona al viaggio definitivo, ed è compito
d'altri
- versare
lacrime e stringarne i calzari.
- E
l'indomani, sin dagli albori avaro
d'illusioni,
- è
uno stentare di cuori incupiti,
- intenti a
calcare i propri silenzi,
- nell'attesa
di un'improbabile aurora
- che
smantelli nebbie e svegli mete...
- Con
l'ausilio del tempo, - custode d'epifanie
-
- l'amaro
odore della perdita inventa
ricordi,
- mentre la
vita si consuma alla sordità degli
Dei,
- e un verso
riesce ad alleggerire
l'insopportabile.
- E dalle
ceneri del passato,
- - ancora
limato da tarli inquieti della memoria
-
- nascono
viandanti assetati del colmare il
vivere,
- con la
malia di un liuto nell'anima, avidi
nell'ascoltare
- - di un
celebrato incantatore di parole -
- persino il
suo tacere.
-
|
- LIDIA
ESPOSITO
- Occhi tristi di
bimbi che non osano
- Occhi tristi di
bimbi che non osano,
- celano tenerezza,
guardando ormai
- muti e rassegnati
chi non li ascolta più.
- Ma volgendo il loro
sguardo alla finestra,
- vedono
all'improvviso tanti colori
- ad illuminare un
cielo,
- prima scuro e
grigio
- e gabbiani bianchi
planare leggeri,
- sfiorando appena
l'onda spumosa e
- carezzevole del
mare e,
- come una nota udita
all'unisono,
- essi si intendono e
vanno insieme
- a raccontare le
favole e le storie,
- che tutti i bimbi
conoscono, alla gente
- che vuole
ascoltare, capire
- e finalmente
ritornare ad amare.
- A Lucia
- La mia sofferenza
è nel tuo andare ribelle
- tra campi di canne
serrate che il corpo
- dolorante
- apre febbrile verso
il sole.
- Sorriso di donna
che vive
- Il presente con
tenacia e speranza,
- anche fuggendo il
tempo dei ricordi silenziosi
- e
crudeli
- di un passato
nemico.
- La mia mano si
aggancia alla tua, sorella,
- ponte
indispensabile per la ricerca
- di sogni nuovi e
antichi, che non dividono.
- Abbracciando un
tronco
- Abbracciando un
tronco,
- vorrei
incontrare
- inaspettatamente le
tue mani
- e allora so che
anche i nostri
- occhi
- si innalzerebbero
verso il cielo
- tra le scaglie di
luce verde dei
- rami
- così
tenacemente intrecciati e,
- finalmente
- liberati dalla
solitudine,
- potremmo,
finalmente
- incontrati,
- chiamarci:
"Amore".
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARIA
LUISA FARINA
- Speranza
-
Sempre
più
da me
si
allontana
il calore di queste
mura.
Maschere
false
intrise di noia
indolente
e cupa
avidità
mi
assalgono,
riempiendo
dei loro ghigni
beffardi
ogni angolo
intorno.
Semplicità e
rettitudine
restano
offese
dal continuo
fermento
di inutili
invidie,
che
corrodono
fin nel
profondo
solide
architetture
di pensieri sani e
virtuosi.
Fuggirò un
domani
da questo mondo
burattino,
i cui fili sono
manovrati
ogni
giorno
da
frenesie
di egoismo e
superbia.
Ritroverò
allora
fuori da
qui
l'integrità
di un
sogno
chiamato
SPERANZA.
|
- MONICA
FAVARO
- Due rose
- C'erano due rose
sul mio balcone
- regalo scelto al
ritorno da un viaggio da favola
- per me
rappresentavano il nostro amore:
- una rossa come
la passione,
- una bianca per
la purezza di questo sentimento.
- Le ho curate
giorno dopo giorno
- le ho riempite
d'amore... sino a soffocarle
- perché
più le stringevo e più si
ammalavano.
- Ogni giorno
perdevano colore
- i fiori morivano
mano a mano che spuntavano
- ed io ero
impotente davanti alle loro paure...
- Mascheravo il
mio dolore perdendomi nella rabbia
- li ho potate
tutti come per cancellarle
- non sono
però riuscita a strappare le
radici
- e ormai esausta
le ho lasciate lì nella terra.
- Ho fatto finta
di mascherare la perdita
- riempiendo il
vaso con altri fiori...
- Poi mi sono
presa cura di me
- per giorni e
giorni non li ho più curati
- sono stata nel
mio dolore
- poi un giorno...
una voce ruppe il silenzio
- mi avvicinai e
con le mani nude spostai le foglie
- trovai un
piccolo germoglio di rosa
- che
sussurrò di nuovo al mio cuore:
- "Sono solo la
tua rosa curami con amore
- con l'amore che
possiedi dentro di te
- per la terra che
ti sporca le mani
- non per il
profumo che ti aspettavi
- per le spine che
ti pungeranno
- non solo per il
fiore che volevi vedere
- per essere non
solo per apparire
- perché le
radici che hai lasciato
- erano ormai
dentro di te
- e dentro di te
sono cresciute
- era solo
amore
- ti ha ferito
solo perché glielo hai permesso".
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ANNA
MARIA FERRARI
- Sentimenti
- Amore e
odio
- si mescolano in
un'unica coppa
- a tal
punto
- da non riuscire
più a distinguere
- l'uno
dall'altro.
- Questo vino
rosso:
- rosso rubino come
l'amore,
- rosso sangue come
l'odio.
- Vino
dolce,
- vino aspro.
- Sorseggio
adagio
- questa vermiglia
bevanda
- mentre
languidamente
- il mio
sguardo
- affonda in questo
mare.
-
|
- ILARIA
FOJADELLI
- Il giorno senza
Per
il mio caro papà
- Il giorno senza,
in vellutato silenzio,
- tremula il
dipinto dei sogni.
- Il giorno senza
i suoi occhi non chiedono più:
- i miei non si
schiudono e, non più sinceri, nel cielo
aprono solo una nuvola a forma d'uomo.
- Il giorno
senza... senza pronunciare sillabe sensate... senza
quelle sue pause...
- È stato
senza tutto d'un tratto
- e i granelli
d'aria di una vita insieme riempiono il mio
respiro.
- Il giorno senza
vorticano le luci e i colori del ritratto suo, mai
dipinto, dentro i miei mille
- rifiessi.
- Il giorno senza
è diventato buio senza che me ne
accorgessi,
- e altrettanto
incoerentemente lenta è tornata la luce.
- Un rimpianto
enorme... parole non ricordate... il rumore del
mare...
- ...il profumo
intenso di una mancanza,
- l'impossibile
vicinanza di un calore tanto lontano.
- Non mai
più quel giorno senza, pieno di tutto.
- Il giorno senza
piangevo per strada:
- non ho visto
l'alba mentre la notte invadeva le mie mani.
Il giorno senza mi offuscava le parole
- e i pensieri,
inebriati di spavento, impregnavano ricordi mai
realizzati.
- Buio
offuscante... dolore seducente... parole
lacerantemente dimenticate...
- ...un fiore
preso tra le mani, e mai più il suo
passo:
- solo colore su
una pioggia di voci e di volti.
- Il giorno
senza...
- ...il giorno
tutto!
- E poi oggi.
- Non mai
più quel giorno senza, pieno di tutto.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- VLADIMIRO
FURLAN
- Sì, va bene
così
- Quando la sera
distendeva
- le sue ali sulla
curva del dì,
- e io ritornavo dal
lavoro,
- mi avvoltolavi col
tuo amore
- un po' foresto,
quasi selvatico,
- ma autentico e
sempre uguale;
- anche se non ero
più bambino,
- mi esortavi a
ubbidirti;
- poi, una notte
d'aprile
- la signora ti ha
sorriso.
- Mamma dolcissima,
io e la
- mia ombra ti
veniamo a trovare,
- ti cantiamo la
ninna nanna,
- e tornando a casa
parliamo di te,
- della luce obliqua
e greve
- che mi opprime il
cuore,
- dei palchi di corna
aguzze
- che lacerano il
giorno;
- sono pietra che non
ode
- più la voce
della pioggia,
- e le lacrime, come
cera liquida,
- sovrastano l'orlo
del cratere;
- la liturgia di
questa ferita
- senza rimedio mi
annienta.
- Riempire o
cancellare i solchi
- della memoria?
Anche se lo
- potessi fare, madre
mia, mai
- ti strapperei da
questo cuore:
- il polline della
tua assenza
- mi ricopre:
sì, va bene così.
|
- NICOLA
GHELARDI
- Percezioni
Piccole, sottili,
esili carezze di fantasia...
forse più
simili a sorta di effimeri tentativi...
ed il cullarsi su
sogni che non ti appartengono...
ritrovandosi ogni
giorno più sicuro dell'incertezza.
Il lieve tocco del
poi scandito fiero dal campanile...
ed il non
ritrovarsi... costante certa e feroce;
quell'immagine
rifiessa, sempre più sfuggente...
sino a farti
genufiettere per stappare un sorriso.
Teorie rivedute e
corrette, prospettive falsate...
e l'ombra
dell'incompletezza che lenta ti avvolge;
la terra del tuo
cammino... secca, arida, sterile...
insanabile ormai...
dal concime delle tue lacrime.
- Solo
- Il cielo, nella
sua accezione più nobile
- ed il tuo io,
nel più vano dei tentativi,
- ascoltano
l'emergere di un'alba di rimorsi
- sempre
più quieta di quel cumulo di
rimpianti
- e piano piano
sale ancora il grido soffocato
- del tuo "non
vorrò mai dimenticare".
- Sembra oggi, ma
non è ormai già più
ieri
- solo un suono
che riecheggia nella solitudine
- nell'inquietudine
della tua fredda analisi
- e non ne hai per
oggi, figurarsi per domani;
- il tuo lento
percorso, quasi una formalità,
- l'attesa
bugiarda ed un tempo di lacrime.
- Oggi
- Le lunghe pieghe
rosse del tramonto...
- violentano
impietose il tuo lento
- rinascere...
- ed attraverso
ogni tuo sofferente
- respiro...
- modellano i
resti di un feroce rivivere.
- La mente si
squarcia con sogni
- taglienti...
- ed il cuore vien
meno al suo
- continuare...
- il disegno
rimane tristemente
- incompiuto...
- e tutto
rimane... in crudele equilibrio.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FRANCESCA
EMILIANA GRECO
- Donne
- Vite dedite al
lavoro
- vite per i loro
bambini
- vite per la
famiglia.
- Vita nella
vita.
- Divine
creature
- trascinano giorno
dopo giorno,
- i loro pesanti
fardelli.
- Storie di
sofferenza, di sacrifici, di ferite,
- di lacrime, di
paure, di amore e gioie.
- Sono mamme, figlie,
bambine
- sono ovunque fuori
e dentro di noi
- fragilità
forte
- sono
fiori
- siamo
noi...
- Donne
- Donare è
- Donare un po' di se
stessi
- per il bene degli
altri
- per donare un po'
degli altri
- a noi
stessi!
- Io mi rispecchio
nel tuo sorriso.
-
|
- UBELLY
GUERRERO MARTINEZ
- Rimpianto
- Il silenzio
notturno che m'affianca
- è
stancante, appiccicoso, duraturo,
- tu non ci sei
più;
- il tuo ricordo
svanisce nella memoria,
- la tua immagine
si assottiglia e vaga
- indecisa
- per altri
sentieri;
- il ricordo del
sapore di un bacio
- si schiaccia
pesantemente sulle mie
- labbra;
- il calore del
tuo corpo
- mi opprime
dolorosamente.
- È sera,
la luna si affaccia nuovamente
- come quella
prima sera,
- lo ricordi
ancora?
- Non ho
dimenticato la dolcezza di quei
- baci,
- il rumore soave
delle onde del mare,
- s'infrangevano
delicatamente sulle
- rocce
- quasi non
volessero disturbare quel
- momento.
- La brezza
furtiva era insistente;
- oggi, rimane
solo il silenzio
- opprimente
- che cancella
ogni ricordo bello,
- che opaca la
memoria, e la
- costringe a
dimenticare per sempre
- la tua
immagine.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- EMILIA
IANNONE
- Immenso
azzurro
-
- È scenario
immobile,
- un'aria calma e
piatta;
- è immagine
di serena attesa
- e spande pace e
sublime abbandono.
- L'animo
s'incammina
- e, rapito, vi si
perde,
- avvinto da confini
immensi e sacri.
- Lieve il luccichio
caldo, espanso,
- dona insieme,
all'immenso azzurro,
- un moto vario,
ammaliante
- e di diffuso
benessere inala sapori.
- Spume candide e
sonore
- riempiono
d'abbaglio l'orizzonte,
- accecando il cuore
che, all'impatto, ferma il fiato.
- Il
mare...
- Imbroncia, ad un
tratto, il volto
- perché
bizzosi aliti, a nuvole incolori,
- trasportano l'aria
asprina.
- S'incupisce e
scolora repentino
- e poi carica
frizzanti spruzzi
- e fragori ad
eco
- a sottrarre al
cuore la felicità infusa.
- Il
mare...
- Urla e poi urla al
cielo,
- di ire minacciose
la forza immane;
- grandiosa
mole:
- a svelare remote
angosce, quasi appaura!
- Un po' più
in là, con nuova luce,
- ritorna illuminato
il cuore.
-
|
- GIORGIA
INTRIERI
- Alba
-
È l'alba di
un nuovo giorno.
Attimi e pensieri
si susseguono,
così
lenti,
eppur così
veloci.
Sapori, odori,
colori
e
sensazioni
mi
accompagnano,
mi
accarezzano
in questo folle
viaggio.
È l'alba di
un nuovo giorno.
Ancora.
- Istanti
Molteplici e di
vario tipo,
fugaci,
ma tutti pregni di
significato.
Fanno le nostre
esistenze,
compongono e
scandiscono
ogni nostro
giorno.
Tutti
meritevoli
d'essere
esplorati
e colti nel loro
nascere.
Tutto ciò
che possediamo,
anche se
transitoriamente,
sono i nostri
istanti...
- Vita
E mi fa
tenerezza,
e mi fa
piangere,
e mi fa
gioire,
e mi fa
arrabbiare.
Porta con sé
sorrisi,
così come
lacrime.
S'incontrano
anime
e se ne disperdono
altre.
Si spicca il
volo
e poi si
plana,
scivolando
nell'aria,
sfiorando la
terra,
e poi di nuovo via.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- EVELINA
JECKER
- Piedi
- Mi diede piedi
Dio,
- con i quali
cercarti,
- per fermarmi un po'
da te
- e poi
scapparci,
- prima che li
trasferisca in radici
- il mio amore...
- Raccoglimi
- Raccoglimi nelle
mani, quando di amore
- trabocco come un
mare bollente;
- raccoglimi con le
labbra, quando scolo
- nel riso di
ragazza, il quale cavalca gli orizzonti.
- Raccoglimi goccia
per goccia nella rugiada
- all'alba tra i
campi lacrimosi.
- Raccoglimi nel velo
stellare dell'oscurità,
- spuntato nelle
nostre anime di universi segreti.
- Raccoglimi con
tenerezza, felicemente immerso,
- dimenticato in
realtà del tempo breve.
- Ma se vuoi di
avermi tutta - allora vattene,
- e... poi ricordati
nell'immensità di me.
- Un giorno
- Il cielo mi
chiamerà come una madre
- suo bimbo,
ritardato dal gioco...
- Un giorno
dovrò partire in fretta.
- Come un uccello dal
nido,
- sotto il quale il
cestaio taglia rami...
- Come la neve di
marzo dal soliceto,
- nel quale si
cambiano le stagioni...
- Vorrò allora
rinascere aria
- e rimanere
così tra i vivi -
- che mi respirano
accanto al fiume
- quando sbuffano,
ubriachi d'amore...
-
|
- NICOLA
LOIACONO
- Stufa a
carbone
- Stufa che
irradi potente calore
- da ghisa
rovente e nero carbone,
- di rosso
colore sprigioni la fiamma
- che scalda
il mio cuore e non solo la
- stanza.
- Pezzetto di
carta gettato furtivo
- è il
gioco perverso del vispo bambino,
- stupito e
sprezzante del rischio
- borbotta
- la mamma
pedante: "Attento che
- scotta"!
- Rincasa in
Lambretta col basco calato,
- il giovane
papi di cachi vestito;
- saluta i
suoi cari si gode il momento,
- davanti
alla stufa che si sta
- spegnendo.
- Sapiente
alchimia è l'alimentare
- la fievole
brace "Non farla sfumare"!
- Questione
di poco, un gesto che è
- arte,
- rimossa la
cenere il fuoco riarde.
- Oh, stufa
che irradi potente calore
- da ghisa
rovente e nero carbone,
- sei spenta
da anni, passati son tanti,
- ma ancora
ravvivi i miei sentimenti.
- Di uomo
bambino che in quella sua
- stanza,
- rivive gli
eventi della propria infanzia.
- E nella
memoria di gran sognatore,
- che
infantile piacere... ne ricorda
il
- tepore.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MANUELA
LOMBARDI
- Speranza
- Ho scritto
parole
- le parole son
diventate frasi
- le frasi le ho
sparpagliate
- poi... le ho
attaccate
- su di un
tappeto.
- Il tappeto
fuori
- è
diventato strada
- la strada
è tutta salite e discese
- e poi...
è diventata autostrada
- poi si è
ristretta
- è
diventata sassosa,
- liscia, terrosa,
scoscesa, piena di buche, poi...
- è tornata
liscia, lucida
- cangiante in
luce
- La luce si
è sparsa nel posto
- poi in quello
più avanti
- e poi... a
fatica
- è entrata
negli angoli bui
- ha
illuminato,
- ha tolto
polvere, muffa e cattivi odori.
- Il marcio
è scomparso
- la luce ha
asciugato
- il
bagnato
- la luce è
entrata e poi è uscita
- tutto ha
lasciato
- migliorato
- pulito.
- Se non fosse per
la speranza
- di trovare
sempre un cuore puro
- che gioia mi
dà
- non potrei mai
più
- scrivere
parole
- scrivere
frasi.
-
|
- ROSA
LOMBARDI
- I giardini di
Roma
- Abbonda Roma di
pensili giardini
- abbarbicati in alto
sulle grige mura.
- Fanno da
controcanto ai platani malati
- che affondano
radici polverose
- giù in basso
nella terra morta.
- Nei quartieri
più antichi
- aeree giungle
cittadine
- ammiccano
sornione,
- ostentando
l'ossimoro
- nelle memorie
colte
- di greggi
pascolanti in mezzo ai Fori.
- Ma nella
passeggiata solitaria
- quanto è
più prezioso
- l'imprevisto
occhieggiare
- di quadrati
minuscoli,
- ritrose geometrie
d'armoniosa costanza,
- segrete e
ambigue,
- come rifiessi nello
specchio cavo
- che allusivi si
celano
- sulla tela
fiamminga.
- E nel chiarore
color acquamarina
- delle albe
sospese,
- Roma meditabonda si
confronta
- col peso millenario
della storia,
- e piange in verde
per la commozione,
- quasi sognasse di
più parve cose,
- o un bisogno
d'altrove.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- MARA
LOTTO
- Stupore
- Se il sole
mi guardasse innamorando il
vento,
- rivivrei
nella preghiera del tuo momento.
- Contemplando
esitando assente il tuo sorriso,
- nascerei
nello stupore del tuo viso.
- Paura
- Fuggo in un
presente già passato,
- nell'antartico
ponte fatto di sguardi di vetro.
- Dimora
imperfetta che guarda
all'indietro.
- Esibisco
ogni mio testo dentro un foglio
balordo.
- Amo ogni
essere profondo,
- mi sembra
anche di vederlo sul calare di un giorno
caldo.
- Ma lui si
sente solo un'ombra scura...
- tu giurami
solamente che non hai paura.
- Senso
- Per non
stare sul discreto,
- sto
cercando il tuo segreto.
- Io non
cerco un sogno autonomo,
- che si
nutre e si stordisce.
- Verità
nelle parole,
- cristalline
sono vere.
- E poi anche
se ti penso,
- io ti vivo
in ogni senso.
-
|
- MAURIZIO
LUGANO
- La scatola
verde
- Sepolta in
soffitta
- coperta di
polvere
- la scatola
verde
- dove ho
chiuso
- il mio
sogno.
- La scatola
vecchia
- che non posso
più aprire.
- Sul tavolo di legno
- Gira la
trottola
- al ritmo
strano
- di una danza
greca.
- Gira la
trottola
- pazza o
ubriaca
- sul tavolo di
legno
- che conosce da
anni.
- Carnevale
- Ho visto un uomo
piangere
- e trascinare una
stella filante.
- Un
sogno.
- Un'illusione.
- Lacerati
- con furia
disperata.
|
-
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|
- GIORGIO
MAGGIO CAVALLARO
- È di nuovo
estate
Il sole dorato
dell'estate
porta nei cuori
onde di gioia,
sulle spiagge donne
innamorete
distolgono
l'attenzione dal
volto della noia.
Il volo aggraziato
dei gabbiani
sussurra l'utopia
della libertà,
e le risa profonde
di un bambino
ricordano gli
attimi di spensierata felicità.
Nemmeno il tempo di
nascere
che mi pare d'esser
già vecchio,
sentire il bisogno
di crescere
mentre la barba
rifiette allo specchio.
Così gli
attimi scorrono in fretta
come la luce d'una
saetta,
che senza preavviso
si scaglia nel cielo
portando nel cuore
ventate di gelo;
la signora vestita
di nero
appare sempre
più da vicino
e intanto il
tramonto veritiero,
assorbe l'illusione
di tornar fanciullo.
|
- ELISABETTA
MARCHETTI
- L'amore e i boccioli
rosso carminio
- L'amore da molto ha
lasciato la riva
- Ora si muove senza
meta su strade vuote e piene di curve.
- La scialuppa
è stata abbandonata
- E mentre il roseto
là, ai margini della strada,
- continua
inesorabilmente a sbocciare,
- Lui, l'amore,
è scivolato a terra e lancia occhiate senza
senso
- Tra gli ultimi
boccioli rossi.
- Il rosso di quei
petali, raccolti l'uno nell'altro,
- rimane un
richiamo.
- Dicono che
l'autunno è già alle porte
- E che il caldo e
l'assenza di pioggia ci accompagneranno sino a
dicembre.
- Intanto,
nell'attesa di un gelo che non arriva
- Lui, l'amore, se ne
sta rintanato in casa,
- A guardare i
boccioli del roseto
- Che continuano a
fiorire.
- Vuole ricordarci
che
- Un briciolo di
calore ancora correrà
- Su strade piene di
traffico e di asfalto.
- Il mondo fuori
offre lo stesso scenario,
- I cuori sigillati
come pacchi bomba
- Si muovono sugli
asfalti senza mordente
- Le anime sono
vecchie calze bucate,
- Le abbiamo infilate
tutti sul viso
- E come ladri
entriamo nei corpi
- E come ladri
fuggiamo al primo sussulto.
- L'amore, quello che
benediva e consacrava,
- Se ne sta in un
angolo a guardare.
- I boccioli di rosa
punteggiano sul grande rovo
- Lungo la
strada
- E su quei petali
delicati soffia
- Un vento caldo di
libeccio.
- L'asfalto alza il
suo odore acre e polveroso,
- Un velo di
pulviscolo precipita su quei petali e
- Li oscura con un
tocco inesorabile di grigia materia
- E là gli
uomini
- Con calze bucate
sulla testa se ne stanno fermi
- Non osano allungare
una mano
- E proferire parola.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- CHRISTIAN
MARRA
- Sulle rive del
Tevere
- (sul
LungoTevere)
- Ti ho
incontrata
- sotto i
platani,
- lì
sul Tevere,
- dove tutto
ancora esiste
- per un
soffio di vita remota.
- Quei
platani
- appassiti
dall'autunno,
- che tirano
foglie
- sul mio
passo indeciso.
- Perdona se
ho mentito
- e sorridi
se ho sbagliato.
- Qui, tutto
sembra parlare
- di sapori
antichi
- e nuove
speranze.
- Ed io in
mezzo,
- con neanche
l'idea di parlare.
- Vento e
odori
- si
mischiano da secoli,
- io sono
appassito, svilito.
- E
all'improvviso appare,
- dal
profondo nascosto,
- quella
ultima disavventura:
- la signora
paura.
-
|
- DONATELLA
MARTELLI
- La palude
- Per te son
diventata
- quest'acqua, amore
mio,
- non l'acqua che
canta
- e che corre
lontano,
- quest'acqua
quieta
- che accoglie la
vita
- e protegge i
segreti;
- son diventata una
nube,
- amore
mio,
- per osservarti
vivere,
- senza far
rumore,
- son diventata
aria,
- per danzarti
intorno
- senza farmi
vedere
- e per entrarti
dentro
- ad ogni tuo
respiro.
- Però mi sto
perdendo,
- amore
mio,
- in questo
silenzio,
- come un sussurro
lieve.
- Cercami
subito,
- amore
mio,
- trovami,
prima
- che il
vento
- con la sua
furia
- cancelli la mia
voce.
- Venezia
- Sul palcoscenico
delle tue
- strade vuote,
Venezia,
- sono un attore
muto.
- Aspetto che il
grido di un gabbiano
- dia voce alla mia
anima.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- FRANCESCO
MARTINELLI
- Cronaca dell'ascesa
al cielo di Papa Wojtila
- Singhiozzano le
stelle
- al suono duro delle
campane.
- Lava il lacrimoso
sospiro
- la fiamma delle
bianche candele
- funebri, oramai
spente.
- Profondamente
piomba,
- il grigio
silente
- di tonfi muti
verticali.
- Il freddo buio
della notte
- si scioglie in nera
pioggia.
- Al centro del
visibile
- assorbito
dall'invisibile
- stetti e rimasi
immoto.
- Su un vetro
appannato
- Nella pallida
materia del fiato
- ho celato il
rossore
- di una fredda
parola.
- Ho scritto,
Amore,
- su un vetro
appannato
- con un respiro di
vita
- che mi soffocava in
gola.
- Urla gocciolano
lente sul finestrino
- mentre tutto al di
là scorre veloce.
- Asciutta dal sole,
rimarrà
- una lurida macchia
opaca
- traccia di quel che
fu.
-
|
- TOMMASO
MELILLI
- Affondo i denti
nella buccia
- Senza paura di
trovare vermi
- Ma l'orrore
sulla lingua che gusta
- S'unisce
all'istinto nello sputo
- Mai vorrei dover
spappolare
- Ogni uomo per
cercarvi i vermi
- Ma io sempre,
col cuore in mano,
- Addenterò
cercando frutti sani.
- Dopo la
processione
- Passavo, la
sera, per una strada
- abbandonata da
una processione.
- Seguendo al
contrario il percorso
- reduce della
propria croce,
- scambiai deboli
sguardi con donne
- che
raccoglievano candele.
- Povere, curve, e
malinconicamente curate.
- Ancora insistono
tra questi passi,
- ancora una forza
antica le sprona
- come per inerzia
debolmente.
- Inerzia che
sospingeva già i padri
- e non
s'arresterà. Ereditaria.
- E se prima di
tutto, l'Assoluto,
- ci avesse dato
l'assenza di attrito?
- Lager
- Parlando con un
monco
- tengo una mano
in tasca.
- Così, su
questa terra,
- mi vergogno del
mio respiro.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- NADIA
MORONI
- La danza delle
ombre
- Sto
strappando
- le immagini dagli
occhi e
- guardo le
ombre
- muoversi
- dondolare
- al dolce tremito
del vento
- nascondersi
- dietro le
colline
- scivolare
- lentamente
- sui verdi
declivi
- rotolare
- nella
valle
- come gatti in una
notte senza luna
- posarsi
- in
silenzio
- sui prati assonnati
di rugiada
- e
scomparire
- nel buio senza
stelle.
-
|
- LAMBERTO
MOTTA
- Anna story
- Anna non scherzava
con gli amici,
- non usciva in moto
o in bici,
- giocava solo coi
suoi bei mici,
- sognava sempre ad
occhi aperti.
- Le piaceva la
musica e l'arte,
- amava il teatro e i
concerti.
- Lanfranco la
incontrò un bel giorno,
- che triste si
guardava lì intorno.
- Faceva caldo, come
in un forno,
- lo fissò
mesta, con occhi sofferti.
- <Vuoi venire con
me da qualche parte?>
- <Sì>,
rispose lei, con modi incerti.
- Presero un gelato
al limone,
- una coca, un succo
di lampone.
- Al cinema, vicino
alla stazione,
- risero forte, a
denti scoperti.
- Lui: «Con te,
salirei fino a Marte...»
- Lei:
«Anch'io... A me, mi basta averti».
- Uno sguardo
illuminò il mio buio
- Uno sguardo
illuminò il mio buio.
- Stavo solo e
triste, in disparte
- a vedere chi viene
e chi parte:
- gente sospesa,
chiusa nello specchio.
- Poi passò
lei, insieme col suo vecchio:
- i suoi occhi
cercarono i miei,
- avido, bevvi 'l
nettare degli dei.
- Uno sguardo
illuminò il mio buio.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- ANNA
NALETTO
- Caro
amico
- (A Piero)
Il profumo del
gelsomino inebria l'aria,
l'allegro canto dei
grilli, rompe il silenzio,
le lucciole si
accendono qua e là, come piccole lanterne
appese nel buio,
milioni di stelle
brillano nel cielo, in questa fantastica notte di
inizio estate.
È in sere
come questa, che i ricordi ritornano
silenziosi,
come nuvole
solitarie,
si impadroniscono
dei miei pensieri, mi stringono il cuore,
e io mi abbandono,
nascondendo la mia infinita tristezza dietro alle
lacrime.
Ancora una volta,
quella strana brezza dolcemente mi
accarezza,
anche questa sera
sei qui con me,
riesco a
distinguere il tuo profilo e se solo chiudo gli
occhi,
rivedo il tuo viso
forte e sincero.
Non servirà,
neanche questa volta,
vederti ballare
divertito sopra i tavoli, per strapparmi un semplice
sorriso,
il dolore che ho
dentro mi toglie il respiro, e tu lo sai.
La morte, ti ha
guardato, ti ha avvolto nel suo nero
mantello,
e ti ha portato
lontano,
ma io non mi
dimenticherò mai,
perché so
che ne varrà la pena.
Quanto dolore, ho
visto negli occhi dell'amore della tua
vita,
inginocchiata
vicino alla tua tomba,
a pugni chiusi per
non lasciarti andare via,
ma tu lentamente
gli scivolavi tra le dita, lasciandola
sola,
ad ascoltare il
sospiro malinconico del vento.
Non ti
dimenticherò mai caro amico,
e quando un giorno
ci ritroveremo, saremo aquiloni senza
filo,
e dipingeremo il
cielo con i colori dell'arcobaleno,
e canteremo le
nostre canzoni preferite,
e balleremo ancora
sopra i tavoli,
ma questa volta non
farai nessuna fatica,
perché io
sorriderò prima di te.
|
- MASSIMO
PACETTI
- Gli occhi
- Le nubi,
nere
- coprivano i tetti
delle case.
- E i pini,
erano
- fra le
luci.
- Un crinale
di
- arbusti,
tristi
- scheletrici,
immobili,
- in ondulata
fila,
- si levava nel nero
lucente
- di una
notte
- che prometteva
tempesta.
- Aspettavo il
cavaliere apparire
- sul
crinale.
- Sentivo il galoppo
e l'ansia.
- L'odore della
fatica lo precedeva
- sensuale
- selvatico e
inebriante.
- A
quell'appuntamento
- ci attendevamo da
tempo.
- I nostri occhi
dovevano parlarsi
- solo per questo,
solo per questo,
- io attendevo... da
lungo tempo.
- La macchina
elettrica
- mi trascina via,
lontano
- dal
crinale
- da
quell'appuntamento
- perduto...
- Parleranno, gli
occhi,
- parleranno
- e allora mi
capirai.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- CLEONICE
PANARO
- canto d'amore: De
Nittis (emigrazione e ritorno a Barletta)
- alla sua Barletta
De Nittis torna
- curioso di Titine
quando l'incastona
- nella Puglia che
dona e pur non dona
- a eletti suoi figli
che da sé storna
- in ricambio alto
onore ti dona esilio
- sotto altri cieli e
nuova natural scienza
- in meno obliosa e
ben più calda luce
- - ché tutto
sempre a questo riconduce
- l'animo vagante per
sua propria essenza
- se nega al viver
inerte ogni ausilio
- e il tanto mondo
che ti accade e incombe
- d'attorno
dissigilla l'occhio d'argilla
- accende lucori
nella tua pupilla
- intenta a creare il
tocco che irrompe
- Napoli Parigi
Londra patrie elette
- a donar visione
intera che s'accrea
- mentre senso si fa
forma e forma senso
- o come quel che
vorresti permanente
- al tocco anima
infonde e gli s'allea
- nell'istante che da
eterno prende assenso
- gran dono
t'è stato amare tutt'amore
- di vita che si sta
in interno incanto
- o in natura leva il
suo vanto
- o in arte fa te
cantore e creatore
- ma con sedia vuota
ti annoti in brevità
- nel moderno che si
vuole in velocità.
|
- TERESA
PASCALI
- Madre
- Se ti potessi
abbracciare,
- ora che la neve
viene giù silenziosa.
- Cosa potrei dirti
se non che ti amo di più?
- O madre, vorrei
riveder il tuo volto chiaro
- scendere come neve
vera;
- vorrei che mi
sfiorasse lievemente, anche per un solo
istante,
- per poi sciogliersi
come il fiocco che, posatosi tra i miei neri
capelli,
- si è appena
sciolto.
- Per sempre
- Vorrei averti qui,
per dirti che son cresciuta.
- Vorrei averti qui,
per dirti madre mia
- di non andar
più via.
- Vorrei dirti che la
bimba che hai visto lassù è
nata!
- Una stella dal
cielo ha seguito il suo incerto cammino,
- nell'instabile
grembo materno.
- Vorrei dirti che
ora son certa:
- ti rivedrò
per sempre e nel modo giusto lassù.
- Ritorno
- All'orizzonte vedo
la mia città:
- le prime bianche
case l'anticipano.
- Dal treno, prima
ancora, l'argento degli ulivi
- rifietteva bagliori
di luce solare
- e lo stormire delle
fronde
- mi ricordava echi
di lontana giovinezza.
- In questa amata
terra
- assetata d'acqua e
di lavoro,
- il sorriso non ha
ceduto all'amarezza
- di giorni
vuoti.
- Chiudono forti i
pugni,
- le anime
fortificate nel sacrificio
- e continuano
l'esistenza.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FULVIO
PELLEGATTA
- In questa fine
d'anno
- d'epoca
moderna
- sgomitano
- a grande
richiesta
- come
sempre
- agognati
oroscopi
- compiacenti
oracoli
- organizzati
- e questo freddo
turbine
- di ostinate
buone nuove
- da lontani astri
ignari
- travolge
- le vacue
menti
- di parte
dell'umanità,
- tronfie
complici
- ormai
corrose
- da perenni
brindisi
- tossici.
- Quante amene
speranze
- allora
- davanti allo
scoppiettio
- e al caldo
buono
- di una stufa
economica
- a
legna
- e i
vecchi
- mi
guardavano
- con quel
sorriso
- di chi la sa
lunga.
-
|
- GIUSEPPE
PETITTI
- Sofia
- Come una stella
cadente
- Solca il ciel
illuminando le notti
- Così tu hai
attraversato le nostre vite
- Riscaldando i
nostri cuori
- E se anche sei
arrivata
- Per poi
ripartire
- Il ricordo di
te
- Non potrà
mai sparire
- E da quel dì
del 4 novembre
- Tu resterai con noi
per sempre
- Ma il destino
crudele
- Ti ha portata
via
- Ora vivi con gli
angeli
- Oh dolce
Sofia.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- FAUSTO
PIERI
- Solo per te
- Non era una
piccolezza,
- e nello spazio di
un attimo,
- non sei più
un'immagine in
- movimento,
- per un
gesto
- che il
vento
- non riuscirà
mai
- a sottrarre dalle
mie mani...
- Ad
maiora
- (in
abbondanza)
- Quel che ho
trascurato...
- Vi abbondi il
pensiero,
- in uno sforzo
cosciente,
- che non
sia
- un
altro...
- Da ora in poi.
- Senza prezzo
- Do la
risposta
- ad una
domanda
- pronunciata a bassa
voce...
- Quasi che sia da
temere
- ciò che non
è ancora
- uscito dalle
labbra...
- Ma ho
rifiettuto
- a lungo sulla
risposta
- da
darti...
- Ed è uscita
senza esitazione
- per chi ha
voluto
- preoccuparsi di
me...
-
|
- ALESSANDRO
REGAZZONI
- Sposo
- Contro l'opaca
luce
- di questo
tramonto
- di morte, lo
sposo
- lancia i suoi
sguardi
- increduli.
- Impietosa davanti a
lui
- una triste
danza
- di promesse
disattese
- domande,
ricordi
- abbracci.
- Nei suoi
occhi
- tracce di
lacrime
- come sangue
rappreso
- ed il sole che
scende
- dietro coltri di
niente
- per tornare in
mille albe
- che sapranno di
vuoto e sconfitta.
- Nostalgia
- questo è il
nome del fiore
- che ha tra le
mani
- e che posa,
avvizzito, tra quei marmi
- graffiati come il
suo petto
- dallo scalpello del
tempo.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- EMANUELE
RICCI
- Dormiveglia
- Parole
amare e magre
- parole, non
date
- parole non
a me lasciate
- dire,
seppur volendo
- menar da
lungi
- il mio
pensiero altrove
- non quel
ch'io vedo, dico
- non quel
ch'io sento, narro
- solo e
soltanto, solo
- spirando
pure e semplici
- Parole
- al vento e
a voi io lascio
- vagar nelli
pensieri
- di qualcun
altro sogno
- eppur non
qui, chissà
- dove di
stare, oltre
- oltre
quell'ara spero
- mirare un
dì la mia vision del
- Mare
- aperto
sotto di quel
- che voi
chiamate cielo,
- ma che per
me
- altro non
è che chiuso in
- Onde
- roventi al
tocco
- del ventre
di un delfino
- saltando
- per nubi e
spuma e luce
- spinto
- avanti e
avanti, ancora
- incontro al
non riposo
- mai uso
stato al quale, come
- chi cerca
ma non trova
- parole per
non dire
- quanto sia
forte il desio del
- Dormire.
-
|
- MELISSA
ROTA
- Odi l'intenso
oscillar dei cipressi...?
- Odi
l'intenso oscillar dei cipressi
- fronde
gravate dal gelido verno,
- allietan
dell'astro i tenui rifiessi
- il tuo
giacere immoto ed eterno?
- E le stelle
lucenti ed errabonde
- ornano
d'oro il tuo aspro giaciglio
- mentre le
ombre silenti e profonde
- fan della
tua nicchia un buon nascondiglio?
- Suvvia
madre porta ancora coraggio
- ancora
qualche profilo di luna
- poi
finalmente ritornerà Maggio.
- Si
poserà un'aria densa di
fiori
- sulla tua
tiepida roccia sbocciata
- e le ore
avran delle viole i sapori.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- CHIARA
SALOMONI
- Notte di
stelle cadenti,
- notte tra
le più splendenti.
- Vorrei
esprimere un sogno
- che vorrei
con mano toccare,
- ma ho paura
che toccandolo
- possa
svanire,
- allora mi
limito solo a guardare.
- La vecchia
morente
- Il suo
respiro stanco e affannato
- assapora la
morte,
- ma la luce
nei suoi occhi
- brilla di
vita
- che non si
spegne con la carne,
- ma supera
la sostanza
- per
raggiungere il creatore per
- l'eternità.
- Affondo in
un mare
- di limpida
purezza
- i miei
sogni.
- Abbandono
il mio cuore
- tra mani
candide e soavi.
- Socchiudo i
miei occhi
- davanti ad
una scena
- di
commovente splendore.
- Assopisco
il mio udito
- ammaliata
dal canto
- del
vento.
- Riposo le
mie membra
- in un
giaciglio quieto e ambrato.
- Il
silenzio...
- racchiude
l'infinito amore
- che libera
il mio cuore.
-
|
- VINCENZA
SARRITZU
- Atmosfera
marina
- Fata salina
- nemesi di moto ondoso
- in candido
fermento - addenta la superficie.
- Ataviche
entità si specchiano
- sulla
battigia - nucleo corallino
risponde
- dal fondo,
con bagliori scarlatti.
- Bianche
sirene sciolte nella dentatura
- dei fiutti
- le chiome, morbide nubi
- di schiuma,
s'infrangono nel cuore cobalto.
- Scalpita,
avanza, s'impone: una schiera
- d'eburnei
soldati m'invade la vista,
- m'ammalia
ed esalta il richiamo salino.
- Ritmo
d'acquatiche arpe innalza al
quadro
- celeste un
canto di cristalli salmastri.
- Son fiutto
tra i fiutti - diadema d'abissale
- natura
sulla fronte del giorno.
- Fanatismo
d'onde e placide alghe sprona
- la verde
alba ch'è in me - fusa
- in infinite
scintille di sabbia incornicia
- l'orizzonte,
con la forte cadenza del vento.
- Il
maestrale violenta l'arcobaleno
- dei miei
desideri - colori divelti
- rivivono
nel prisma dell'anima.
- Memorie
cromatiche confondo il fondo,
- fra urla
d'abisso e graffi di madreperla.
- Brucia il
sole, nel taglio degli occhi -
- spiraglio
di cielo fra ciglia di sale.
- Aldilà
dell'umida linea freme
- il richiamo
di te - incalzante battito
- s'abbatte
sulle coste della distanza.
- L'ultima
onda rapisce, disarma; fiorisce
- nell'oscuro
ventre di rabbia e burrasca.
- Piume di
gabbiano in volo affrontano
- l'abbraccio
della baia - degna
- erede del
sorriso del mare.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- GIOVANNA
SARTORI
- Senza morale
- Solo
sordo,
- solo.
- Musicante viro in
visceral petto,
- intonando le note
dissonanti dell'odio
- traspare
immutato
- dal corvino della
tua iride
- abbietto, iroso
affanno
- nel voluto tendere
verso pluvi sfondi,
- ondulante,
- fin che fasci
raggianti
- di bianco
divino
- respinti
- null'altro
abbandonano che il nero rifiesso.
- E non senti
fremente bimbo
- ma
vissuto
- e vivente
fuggente
- incontro ad
illusori, falsi idilli:
- quale avverso ma
natural, tramato inganno!
- Nacque
così
- incurante e
insinuante
- il malsano,
giallastro palpitar che mente
- laddove ancora,
sovente
- il funesto
rimembrar
- con decadenza mi
trascina
- a ricalcare spirali
grafie
- in bei versi senza
morale,
- a ripestare il
fatal tempo condiviso che fu
- volto al più
silente mio insigne inverno.
-
|
- ANNAMARIA
SILVI
- I cedri del
Libano
- Dicono a
Cana
- il lutto dei
boschi
- e dei cedri,
immobili e neri.
- Dicono a
Cana
- il lutto dei
padri
- ed il pianto
spettrale di madri.
- Libano: legno di
cedro
- Nutriti di lacrime
e aromi:
- sottoterra i figli
morti, di Cana.
- Sottoterra i figli
nati, di Haifa,
- arrivati al buio,
privati del cielo.
- Israele: legno
d'ulivo.
- Dicono ad
Haifa
- il lutto del
mare
- e dei pesci,
immobili e neri.
- Dicono ad
Haifa
- il pianto del
parto
- e dei piccoli,
terrore ed esilio.
- Dicono a
Oriente
- incessanti tempeste
di sabbia
- su abusi e
potere.
- Dicono a
Oriente
- verità eluse
da cuori pelosi
- tra i cedri e gli
ulivi.
- Figli vivi di Cana
e di Haifa,
- dentro un sudario,
nascete già morti
- sull'antica via
delle spezie.
-
|
-
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ALL'INDICE
|
- CALOGERO
SORCE
- Cammino piano
- Cammino
piano, la man sul muro,
- come per
carezza, cerca appiglio;
- il passo
claudicante, mascherato;
- ... il
viso, sofferente, col sorriso.
- Mi rode
dentro, la bestia immane,
- ... e mi
divora, rendendo sacco...
- un
organismo umano pria persona,
- ...
rendendo un cervello sol tortura.
- Accanto a
me persone amiche fingono,
- e insiem
fingiamo, facendo finta,
- ...
all'altro, di non saper lo stato;
- di non
saper la vita che mi resta.
- Sotto
l'ascella la pompa ad infusione;
- ... la sua
tracolla segna la mia spalla,
- e la
morfina vivere mi fa fra cielo e
terra,
- ...
attenuando i morsi dell'infame.
- Mi spengo
piano contando i dì a
ritroso,
- la fame
manca, la carne si assottiglia;
- or striscio
i piedi e incespico sul nulla,
- ... ed il
respiro si fa altalenante.
- Fingono i
medici, non sanno che io so,
- e porto
avanti il gioco, sconoscendo.
- Riguardo
indietro, un mese fa io stavo
bene,
- ero una
quercia in mezzo ai papaveri,
- e adesso
solo questi danno sostegno...
- a un anima
che si avvicina al nulla.
- Solo la
tosse, stizzosa tosse, a nulla
rispondente,
- ... poi
quella sonda e quella displasia.
- Ora mi rode
dentro e le arterie attacca...,
- e le
ricopre di molliccia roba che si
rompe;
- il sangue,
in bocca, mi soffoca e mi
annienta,
- mi spengo
annaspando, in fame d'aria,
- e annego
nel mio sangue ridondante;
- e mi
addormento, stringendo la mia
mano...
- in pugno
chiuso, come per picchiare il mio
destino.
-
|
- GIOVANNI
SOTTSASS
- Il puzzle della
vita
- I pezzi ci
sono tutti
- ma dove
metterli?
- Componendo
le tessere
- disfando la
mia vita.
- Guardando
il puzzle finito
- pensando ai
tasselli
- della mia
esistenza.
- Magari
avere una scatola
- dove
riporre tutto.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MARCO
SPECIALE
- Il ritorno
- Lo sento dalla
garza
- Che avvolge gli
ulivi al mattino
- Dall'odore di
muschio che sale
- Dai boschi fino al
cielo
- Sono stati giorni
persi
- Nelle pinete con le
radici al mare
- Ed ora
appaiono
- Ombrose figure
etrusche
- Si allungano sulla
rena minacciose
- È ora di
tornare
- Ma il rittochino
delle vigne
- Induce a vuote
circolarità:
- Sull'andana che
accompagna verso casa
- Già
appare
- Una sospensione
|
- GIOVANNA
SPINELLI
- Pericoli,
improvvisato
- Uno strato
a forma di ponte
- si delinea
all'orizzonte,
- c'è
lo spazio da organizzare
- e
l'inatteso da evitare.
- Il calcolo
padroneggia
- brillante e
birichino,
- ma un vento
indomabile
- aleggia
lì vicino.
- Un mondo da
prevedere,
- un mondo da
programmare,
- un mondo
soprattutto da controllare.
- Si spera di
afferrare la realtà,
- ma quel
treno delle grandi
opportunità
- nel treno
dei grandi Incontri si trasformerà.
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SILVIA
TONELLI
- Tango
Trascende
invadente.
Il
tango,
attende
intrepido
l'abbraccio
della
speranza
del
nulla.
|
- ELISA
TRICARICO
- Ho vagato
stanotte
- in un silenzio
cercato, inseguito, adorato...
- Sulla punta della
lingua
- delizioso
- un noto
profumo.
- Reminiscenze...
- Inspirando
lentamente
- sorpresa
- da questo
insistente ricordo
- e occhi al
cielo
- e mani
aperte
- nel
vuoto
- passo - dopo -
passo
- leggera, in punta
di piedi
- per la paura di
scalfirti...
- ho camminato sulla
tua pelle.
- Tu
- eri ovunque.
- Un piatto di
muschio
- per
favore...
- perché
è casa
- ma è
lontano
- perché
è fresco
- ma toccarlo
brucia
- perché non
lo conosco...
- ma mi sembri
tu.
- Un piatto di
muschio, non resisto!
- Annuso, selvatica,
la sua dolcezza
- e sono di nuovo
unghie...
- Cerco
terra
- e ombra
- e
silenzio.
- Cerco
muschio:
- un uomo
- che sia
mio.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- GIANCARLO
VECCHI
- E mi rispose il
vento
Come un bimbo
voglioso di trastullo
correvo nel
giardino della vita
quando la
tramontana spezzò via
i miei
progetti,
le mie
illusioni,
tutti i miei
sogni.
Vidi i miei
sentimenti sparsi
a terra, fra foglie
secche
ammucchiate dal
soffio dell'autunno.
Perché, mi
chiesi,
che feci mai di
male?
E mi rispose il
vento.
- Colombiana
Quando mi specchio
ne' tuoi occhi scuri
leggo rifiessa non
l'immagin stanca
che mi donaron gli
anni miei maturi,
ma vedo il sole,
una spiaggia bianca
cinta di palme la
cui chioma abbranca
un vento giunto da
orizzonti puri;
più lungi
borghi co' candidi muri,
l'acqua di un fiume
dentro il mar s'affranca.
Vedo la nostalgia
per la tua terra,
bella e selvaggia,
non ancor sopita,
vedo la pena che il
tuo cuor rinserra,
ma l'umor della
selva ove, rapita,
tu ti celavi come
un fior in serra
parmi la linfa che
mi dà la vita.
|
- ROBERTO
ZAMBON
- Attesa
- Ronzanti alveari
brillan di luce
- nel nero della
notte, e sopra, e sotto;
- odo il capriccio di
foglie annoiate
- sottrarsi, come in
un gioco tra bimbi,
- al goffo e lento
abbraccio del silenzio.
- Gorgogliano motori
e balbettano,
- ma lontano, non
qui, tra fili d'erba
- impettiti e golosi
di rugiada.
- Da tempo non scorgo
più l'orizzonte:
- bandito via da ogni
"civil - borgo",
- se ne sta al mare,
ora, solo ed errante.
- Io siedo stanco.
Attendo pensieroso
- un evento
qualsiasi. Ma attendo solo,
- come l'orizzonte
che sta al mare.
- E tuttavia posso
ancor viaggiare col mio
- pensiero, e
districandomi da tanto
- sconforto, fuggire.
Oh! quanto bramerei
- senza sforzi,
né umane necessità,
- oltre ogni muraglia
eretta e fossa scavata,
- far di infinite
miglia un piede appena,
- di uno spartito,
l'intera mia vita.
- Qual triste
disinganno è l'attendere!
- Eppur m'alletta,
tant'è lusinghiero.
- Così vaga il
mio pensier, ma io rimango,
- in un "civil -
borgo", in un parco, solo.
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- MASSIMO
ZAMETTA
- Scopro la tua
fronte
- con il palmo
della mano,
- il tuo sguardo
mi apre un vuoto
- alla bocca dello
stomaco.
- Rapide le
auto
- premono la
strada grigia
- e una bava di
seta
- fila dal mattino
alla sera.
- Ti materializzi
da ricordi lontani
- e solo dallo
sguardo ti riconosco.
- Le gocce del
tempo
- hanno
scolpito
- le nostri
sorti.
- Un
abbraccio
- ci
accomiata.
- Ti vedo, un
tonfo al cuore,
- Se non fosse
per il tuo carattere, difficile
- fra queste
luminarie
- forse ti
conoscerei meglio
- che danno una
calda parvenza di festa
- sarei per te
un sostegno, un delicato amico,
- nel freddo
incipiente sul porfido refrattario,
- saprei
consigliarti tenendoti i nervosi
palmi
- Sento ormai di
appartenerti
- nelle mie
larghe mani. Ma è difficile
- come un
orecchino, come un libro, come una
fotografia
- superare
l'aguzza palizzata che ti nasconde,
- carica di
ricordi, tale è il pathos
- sei sempre
tu, ma appari diversa,
- che mi spinge
verso di te,
- indossi
sempre una maschera
- verso questo tuo
sguardo, così misterioso,
- che
dolce mi sarebbe togliere.
-
|
- DIONISI
GIOVANNI ZANCHETTI
- Il giardino del
re
- In questo
giardino di vetro
- I fiori
sembrano sogni
- Ma le api
non trovano miele
- E questa
chiara luna
- Ci ricorda
solo
- Come il
cielo è nero
- I ricordi
si consumano
- Come il
sole
- Quando la
sera muore
- In questo
giardino reale
- La grande
quercia piange
- Anche le
sue foglie tremano al vento
- In questo
giardino fatato
- Le
farfalle
- Colorano i
fiori
- Nel
giardino dei Ricordi
- Ogni filo
d'erba è d'oro
- E ogni
fiore è reciso
- E tutto
appare come in un sogno
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
- SERGIO
ZAPPIA
- Destino
crudele
- Quella
sera alla festa ero andata,
- niente
alcol nel bicchiere per la
bevuta:
- di
mamma seguivo il consiglio
giusto,
- perché
sobria, a guidare c'è più
gusto!
- Io
ero certa di non aver
bevuto,
- ma
che destino crudele che ho
avuto...
- insanguinata
e con gli arti tutti rotti,
- immobile
guardo medici e poliziotti
- che
dicono: "Ecco perché andava come
un razzo:
- era
completamente ubriaco, quel
ragazzo!"
- Mamma
ti voglio bene... dirti
vorrei...
- io
stavo in guardia, per i fatti
miei.
- ...
ti giuro che il dolore è
lancinante
- vorrei
abbracciarti: sei la persona più
importante!
- Sani
consigli, i tuoi, per il mio
bene,
- baci
carezze e cose sempre amene!
- Se
vuoi guidare sicura, allora non
bere...
- ed
ora sull'asfalto sto a
giacere!
- Son
gli ultimi momenti e penso... che
sorte...
- ma,
dì a papà... a mia
sorella di esser forte...
- Se
qualcuno l'avesse detto a quel
ragazzo...
- forse,
non avrebbe guidato come un
pazzo!
- Ti
voglio bene, mamma... e allora
addio,
- ora,
devo pregare solo Iddio!...
- A
colui che ha sentito la
morente,
- da
far non gli restava proprio
niente.
- Ha
osservato un silenzio
convenuto,
- ascoltando
in lacrime, l'estremo
saluto...
- ...
e poi contro la guida in stato di
ebbrezza,
- contribuire
per evitare tanta
tristezza:
- la
vita è bella ed allora insieme
brindiamo,
- soltanto
se dopo, al volante non ci
mettiamo!
-
-
|
-
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ALL'INDICE
|
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- Agg.
22-10-2006
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