Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Città di Monza 2006

Sommario
 
Prefazione del Sindaco Marco Mariani - Prefazione del già Sindaco Michele Faglia - Prefazione di Maria Organtini - Ringraziamenti - Milena Scaccabarozzi - Il Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza - Albo d'Oro - Maria Cristina Aggio - Antonella Albanese - Stefano Alberini - Aurora Virgilia Omeri - Mario Aliprandi - Angela Ambrosini - Davide Alpeggiani - Fausto - Amico - Emanuela Antonini - Fabrizia Aralla - Daniela Arciprete - Andrea Asti - Silvia - Atepi - Alberto Averini - Giorgio Badanai - Roberta Bagnoli - Sergio Baldeschi - Giuseppina Barzaghi - Elisa Bassi - Anna Francesca Basso - Simone Battisti - Sergio Ricardo Battisti Archer - Cristina Belvisotti - Jan Bencini - Nicoletta Berliri - Alberto Bernardi - Mariateresa Bernasconi - Mario Berto - Nilo Biagini - Marco Bin - Chiara Maria Boldrini - Pietro Bonizzi - Giuliana Bosusco - Fabiano Braccini - Denise Brambillasca - Serena Branchini - Francesco Paolo Busalacchi - Claudio Buttura - Angelo Cabiati - Cinzio Cacaci - Francesca Calabrese - Enrico Calenda - Aldo Callari - Massimiliano Mario Canale - Bianca Candiano - Fabio Capacchione - Myriam Carnevale - Angela Carradori - Deborah Carrer - Giovanni Caso - Maria Gabriella Castelli - Rocco Mariano Pio Cautillo - Angela Cavagna - Carla Cavalli - Sara Cazzaniga - Ida Cecchi - Pamela Cellini - Giovanni Celsi - Stefano Cervini - Giovanni Chesi - Stefano Colli - Sonja Coloretti - Martina Confortola - Laura Corraducci - Rosa Maria Corti - Carmela Costanzo - Paola Crecco - Claudio Crippa - Laura Croce - Mario D'Alise - Fiorella D'Ambrosio - Francesca D'Ascola - Roberto Dall'Acqua - Benedetta De Alessi - Nicola De Donatis - Daniele De Luca - Fabio De Mas - Mario De Rosa - Maria Carmela Delnegro - Laurence Deschamps - Maria Di Canito - Filippo Di Giovanni - Grazia Di Lisio - Maria Di Terlizzi - Mauro Domenella - Andrea Dulicchio - Lidia Esposito - Federica Fabbriciani - Luca Falchi - Maria Luisa Farina - Monica Favaro - Anna Maria Ferrari - Silvana Ferrario - Franco Fiorini - Ilaria Fojadelli - Alessandro Franzina - Gloria Fumi - Marta Fumi - Vladimiro Furlan - Giuliana Galimberti - Fabrizio Gaoni - Alessandro Garella - Giovanna Garzia - Vincenzo Gensale - Paolo Gerli - Nicola Ghelardi - Giuseppe Gittini - Ave Govi - Francesca Emiliana Greco - Piera Grimoldi - Gennaro Groppa - Ubelly Guerrero Martinez - Isabella Herzfeld Cappelli - Emilia Iannone - Jessica Imolesi - Giorgia Intrieri - Evelina Jecker - Maria La Fortezza - Alessandra Lentini - Lauretana Leonardi - Enrico Liverani - Nicola Loiacono - Manuela Lombardi - Rosa Lombardi - Luciano Loy - Mara Lotto - Mariano Luccero - Maurizio Lugano - Jacopo Lupi - Giorgio Maggio Cavallaro - Jessica Malfatto - Aldo Mancinelli - Rosella Mancini - Eleonora Manganelli - Lucia Manzoni - Anna Marchesi - Elisabetta Marchetti - Fulvia Marconi - Christian Marra - Donatella Martelli - Francesco Martinelli - Ilaria Mattiuzzi - Tommaso Melilli - Stefania Mendola - Camilla Messina - Pina Minolfi - Sonia Minutiello - Silvia Monguzzi - Maria Maddalena Monti - Carla Monticelli - Nadia Moroni - Fabrizio Morlando - Francesco Maria Mosconi - Lamberto Motta - Fabio Motto - Maria Elena Mozzoni - Claudio Mundo - Anna Naletto - Mariangela Nava Gallo - Flavio Nimpo - Comasia Nitti - Elisa Nunziatini Salhi - Antonia Oggioni - Danila Olivieri - Vincenzo Orsini - Massimo Pacetti - Paola Paladin - Raffaello Pallone - Cleonice Panaro - Chiara Paoloni - Liliana Paparini - Teresa Pascali - Fulvio Pellegatta - Luisa Penzo - Giuseppe Petitti - Aura Piccioni - Fausto Pieri - Giuliana Polenta - Andrea Polini - Chiara Polita - Luigi Polo Dimel - Luca Previato - Margherita Pruneri - Luciano Recchiuti - Giulio Redaelli - Alessandro Regazzoni - Fabio Riccardi - Emanuele Ricci - Gianpaolo Ripamonti - Stefania Romiti - Melissa Rota - Stefano Sacher - Chiara Salomoni - Antonio Sangervasio - Adelaide Santini - Samuel Santoro - Vincenza Sarritzu - Giovanna Sartori - Maria Grazia Saviola Galli - Carmelo Scaccia - Fulvia Scarzanella - Federica Sciandivasci - Rita Claudia Scordino - Alfredo Servillo - Annamaria Silvi - Lucy Simonato - Ambrogina Sirtori - Calogero Sorce - Giovanni Sottsass - Marco Speciale - Giovanna Spinelli - Riccardo Spreafico - Simonetta Stella - Luciana Stomeo - Stefano Tonelli - Silvia Tonelli - Elisa Tricarico - Claudia E Turco - Nazareno Valente - Lenio Vallati - Gabriele Valore - Edio Vassalli - Giancarlo Vecchi - Mario Vierucci - Giovanna Viola - Maria Teresa Vivino - Roberto Zambon - Massimo Zametta - Dionisi Giovanni Zanchetti - Sergio Zappia - Susanna Zoccolini
 
Antologia del Premio letterario Città di Monza 2006 - formato 14x20,5 - pagg. 250 - Euro 18,00- ISBN 88-6037-431-6

Risultati del Premio
 
 
Come avere l'antologia
Prefazione Marco Mariani
È per me sempre un piacere poter apprezzare iniziative che contribuiscono a far grande il nome di Monza e della Brianza, piacere ancor maggiore constatare che tali iniziative si consolidano nel tempo e trovano respiro sempre più ampio. Il Premio di poesia «Città di Monza» s'è qualificato negli anni come manifestazione culturale di alto profilo, sia da un punto di vista quantitativo, per la partecipazione di un numero elevato di poeti giovani e meno giovani, sia da un punto di vista qualitativo, considerate le squisite espressioni artistiche che ci ha regalato. Il mio plauso, quindi, a questa IXª Edizione capace di testimoniare ancora una volta la forza dei pensieri, la suggestione evocativa delle parole, la profondità dei sentimenti, la ricchezza dell'animo umano. Come sindaco neoeletto della città, confermo il supporto convinto dell' Amministrazione Comunale e, continuando quanto positivamente attuato dalle precedenti amministrazioni, assicuro anche per il futuro l'impegno del Comune alla promozione e al patrocinio di questa iniziativa di indiscussa e profonda significatività.
Marco Mariani
Sindaco di Monza   

Prefazione Michele Faglia
È con vero piacere e grande orgoglio che anche quest'anno apro questa raccolta di poesie, frutto dell'ispirazione di tanti poeti, giovani e meno giovani, di tante provenienze diverse, che hanno partecipato all'VIII Edizione del Premio Internazionale di Poesia «Città di Monza» 2006.
L'alta qualità delle opere contenute in questo volume, il loro grande potere evocativo, ci obbligano a fermarci un attimo, per ritrovare dentro di noi quelle sensazioni, quelle emozioni, quei pensieri che, travolti dai nostri ritmi frenetici, spesso dimentichiamo per rincorrere le nostre piccole e grandi incombenze quotidiane. Raccogliamo per qualche minuto l'invito a rifiettere che queste poesie rivolgono a noi, «naufraghi» che cerchiamo «dentro i rovi dei pensieri» e aspettiamo una pace che «esploderà improvvisa»; fermiamoci a guardare le «mani scarne» che «graffiano il cielo a cercare un denso sussulto di umanità», del bambino africano e approfittiamone per rifiettere su quest'Africa «troppo lontana» dove anche «Dio tace»; lasciamoci cullare dalla memoria di anni in cui ciascuno di noi ha sentito «l'odore del pane dentro al forno» e ha atteso il ritorno «di un padre senza eguali».
Affidiamoci alle sensazioni e ai ricordi che questi versi ci evocano, cogliamo l'occasione, che essi offrono, per vedere più chiaro in noi stessi e, così, migliorarci. E ringraziamo ancora una volta il Cenacolo dei Poeti di Monza e Brianza per permettere che ciò accada, per organizzare un'iniziativa culturale così importante per Monza, per promuovere con tanto impegno, nella nostra città, la poesia, la musica, l'arte.
Michele Faglia
già Sindaco della Città di Monza

Prefazione Maria Organtini
L'accortezza del poeta riguarda la forma, l'argomento glielo offre, fin troppo generosamente, il mondo, il contenuto scaturisce spontaneamente dalla pienezza del suo io interiore...» (da una massima di Goethe) L'ottava edizione del Premio Internazionale di Poesia «Città di Monza» 2006, quest'Antologia ne fa fede, ci ha fatto incontrare poeti che hanno saputo cogliere, a piene mani, dall'esperienza della vita. Il vissuto odierno che trova spazi per calarsi nell'anima del poeta e creare meccanismi di comunicazione dove a dettare le parole sono i gesti amorosi, le abitudini consolidate nel tempo, le immagini che occupano i nostri pensieri e quelle che ci appaiono all'improvviso in una giornata di sole e ci riportano al nostro passato vivo nei ricordi e nelle emozioni. Come possiamo non emozionarci leggendo la poesia di Fabio Riccardi «A mia madre», vincitrice della sezione giovani, dove un figlio riconosce la sua impotenza di fronte al tema della maternità e lo esprime con tanta forza: «...non ho mai saputo rapportarmi/ al mistero della mia carne/ che trova ragione nelle tue membra...». E allora ci riesce facile rileggere la massima di Goethe e confrontarla con il testo.
Ogni poeta si ritrova in queste parole. Ma, anche guardando agli altri vincitori, troviamo il senso profondo di quest'amore che nasce dall'osservare la natura, i suoi scenari che ci colpiscono e affascinano fino ad integrarsi con il nostro modo di sentire per cui il ricordo del passato, la memoria evocativa ci prende e ogni cosa torna nuova alla mente e lo scrivere diviene quasi una liberazione dell'anima che finalmente trova una ragione d'essere.
Danila Olivieri, vincitrice per la sezione adulti con la poesia «Il tempo» ci offre proprio quest'opportunità. In questa edizione del Premio, ritroviamo la tradizione culturale, cui la filologia fa riferimento, cioè la coscienza della continuità di certi valori e di certe impostazioni pur presentando testi moderni non privi di un rinnovato senso dialettico. Questo è per noi motivo di soddisfazione che ci sprona a continuare in un dialogo aperto con tutti voi che ogni anno partecipate sempre numerosi e con testi veramente di livello rendendo Monza città della Poesia!
Maria Organtini
Presidente del Cenacolo P.A.M.B.
 
 
Nel ricordare l'ottava edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Monza 2006 e la bellissima serata di premiazione svoltasi sabato 2 dicembre presso il Teatrino di Corte della Villa Reale di Monza, si ringraziano:
Il Comitato Promotore:
Arch. Michele Faglia Sindaco di Monza
Dr.ssa Annalisa Bemporad Assessore alla Cultura
Maria Organtini Presidente del Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza
Umberto Montefameglio Presidente de «Il Club degli Autori» di Melegnano
Luigi Losa direttore de "il Cittadino» giornale di Monza e Brianza
Arch. Francesco De Giacomi Presidente della «Pro Monza»
Prof. Pier Franco Bertazzini critico letterario
Banca di Credito Cooperativo di Carugate Agenzia di Monza
La Giuria:
Presidente Onorario dr. Vincenzo Consolo romanziere - saggista
Presidente: Beppe Colombo già direttore della Biblioteca Civica di Monza
Maria Organtini presidente del Cenacolo P.A.M.B.
Maria Grazia Crespi respons. Sez. Musicale
Arch. Elisabetta Bosisio pittrice
Mario Biscaldi pittore-poeta
Prof. Sergio Gandini poeta
Antonello Sanvito giornalista caposervizio de «Il Cittadino»
Rita Corigliano Nobili segretaria
I nostri sostenitori:
Studio rag. Gianluigi Scotti di Monza
Comunità Mondiale Bahá'í
Famiglia Robiati di Monza
Floricoltura Brambilla Cesare di Vimercate
CO.ME.T. di Edoardo e Fabio Fossati di Monza
Fototecnica Casati di Monza
e inoltre:
Prof. Maurizio Parma violinista
Sig.ra Carla Dell'Acqua dicitrice
Attore Mario Bramati
Poeta Roberto Piva
Poeta Giuseppe Gittini
Fotografa Milena Scaccabarozzi

Il Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza è un'Associazione Culturale senza scopo di lucro, nata nel 1981 nell'intento di promuovere e divulgare il lavoro dei poeti e artisti su tutto il territorio e di offrire, a quanti amano il buono e il bello, un'occasione d'incontro in un ambito di reciproco scambio culturale. Gli incontri mensili avvengono in Sala Comunale S. Maddalena - via S. Maddalena, 7 - Monza, da ottobre a giugno preferibilmente il primo venerdì del mese e sono ad ingresso libero. Durante l'Anno Sociale possono esservi incontri fuori programma: mostre, dibattiti, ecc. sempre preventivamente segnalati attraverso il «Notiziario» del Cenacolo dove si possono trovare anche notizie delle manifestazioni, spazi di poesia e riproduzioni artistiche di opere dei soci; attraverso il giornale «Il Cittadino» di Monza, il «Giorno», il «Giornale di Monza», l'«Esagono», il «Club degli autori» e altra stampa locale. Tutti possono aderire: ai poeti è richiesto n° 10 testi poetici oppure un libro pubblicato; ai pittori la presentazione di un'opera, un depliant, oppure delle fotografie. La quota è di Euro 30,00 annue. Ogni due anni, in assemblea pubblica, si rinnovano le cariche. Hanno diritto al voto coloro che sono in regola con il tesseramento. Sede provvisoria: via Tolomeo, 10 - Monza Telefono segreteria Rita Nobili: 039/833276
www.cenacolopambmonza.it

La Giuria della VIII Edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Monza 2006, composta da: Presidente Onorario Vincenzo Consolo (romanziere saggista), Presidente effettivo Beppe Colombo (già Direttore della Biblioteca Civica di Monza), Maria Organtini (poetessa e Presidente del Cenacolo P.A.M.B.), Mario Biscaldi (poeta e pittore), arch. Elisabetta Bosisio (pittrice), prof. Sergio Gandini (poeta e pittore), Antonello Sanvito giornalista, (caposervizio de «Il Cittadino»), Maria Grazia Crespi (musicologa), Rita Corigliano Nobili (segretaria, con diritto di voto). Hanno partecipato n° 392 autori di cui n° 40 della Sezione Giovani per un totale di n° 541 testi; provenienti oltre che da tutta Italia anche dalla Svizzera, Germania e Austria. Dopo attenta valutazione
SEZIONE POESIA ADULTI
  • 1^ classificata Danila Olivieri di Riva Trigoso (GE) con la poesia «Il tempo»
    Motivazione: «La splendida natura della riviera ligure è scenario, dipinto in versi armoniosi, della nostalgica rievocazione della fanciullezza e del desiderio pungente di fermare il tempo».
  • 2° classificato Franco Fiorini di Veroli (FR) con la poesia «Figli del vento».
    Motivazione: «Endecasillabi sciolti di pregevole fattura che ricordano l'ebrezza della giovinezza e invitano ad amare la vita».
  • 3° classificato Alberto Averini di Roma con la poesia «Odissea (trittico)». Motivazione: «Tre quadretti ispirati al classico Omero, arricchiti dal senso di un moderno disincanto di gusto ungarettiano».
  • 4° classificato Enrico Calenda di Venezia con la poesia «Granchio sorpreso».
  • 5^ classificata Silvana Ferrario di Merate (LC) con la poesia «Terra di Brianza».
  • 6° classificato Giulio Redaelli di Albiate (MI) con la poesia «Sabato sera».
  • 7° classificato Sergio Baldeschi di Montecerboli (PI) con la poesia «Il profilo nero dell'Africa».
  • 8° classificato Giovanni Caso di Mercato San Severino (SA) con la poesia «E già s'abbruna l'ora».
  • 9^ classificata Bianca Candiano di Acicastello (CT) con la poesia «Sud».
  • 10° classificato Marco Bin di Milano con la poesia «Mia Madre».
  • Premio speciale in memoria di Augusto Robiati ad Ambrogina Sirtori di Carate Brianza (MI) con la poesia «La pace».
Motivazione: «Il desiderio della pace è espresso con sentimento universale di unione fra i popoli nella speranza di un domani in cui i bimbi possano tornare a sorridere».
SEZIONE GIOVANI
  • 1° classificato Fabio Riccardi di San Martino Siccomario (PV) con la poesia «A mia madre». Motivazione: «Commosso ricordo della madre tra rimpianti e confessione di amore filiale espresso a cuore aperto».
  • 2^ classificata Jessica Malfatto di Paderno Dugnano (MI) con la poesia «Vivi».
  • 3^ classificata Chiara Paoloni di Tolentino (MC) con la poesia «Naufraghi».
  • 4° classificato Claudio Crippa di Monza (MI) con la poesia «Ti ho cercato».
  • 5° classificato Massimiliano Mario Canale di Enna con la poesia «Dichiarazione di pace».
  • 6^ classificata Giovanna Garzia di Venosa (PZ) con la poesia «L'angelo geloso».
  • 7^ classificata Marta Fumi di Oggiono (LC) con la poesia «Ricordando un 31 ottobre».
  • 8^ classificata Jessica Imolesi di Cesena (FO) con la poesia «Razionalità».
  • 9^ classificata Aura Piccioni di Morena (RM) con la poesia «L'ultimo canto di Byron».
  • 10° classificato Giovanni Chesi di Milano con la poesia «Petali di rosa».
La Giuria si è dichiarata soddisfatta per l'elevato numero di partecipanti e del buon livello qualitativo dei testi proposti.

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 SERGIO RICARDO BATTISTI ARCHER
La foresta del domani
Il sole
Il vento
La terra
Sole caldo
Vento forte
Terra secca
Manca l'ombra
Manca la brezza
Manca l'acqua
Manca...
Ecco là... un essere!
Spoglie della veste
Giacciono le ossa
Che nella speranza di un'ombra
Riposa sulla sua.
Manca l'ombra...
di un albero
di un bosco
Manca la foresta!
La vita!

CRISTINA BELVISOTTI
Nevicata
Guanti bianchi scendono nella notte
nell'auto che corre
non capisci se sono loro a venirti
incontro
o se sei tu a voler passare tra loro
delicatamente
senza sforzo
si aprono
lasciandoti andare
tu che sei sempre di corsa
e non ti concedi un attimo
per la leggerezza silenziosa di questo
imbiancare
una pioggia di carezze
che solo un cuore bambino riesce a
gioire fino in fondo
e poi al mattino ti svegli
e il sole fa risplendere i tetti
carichi di un peso dolce
e tutto è più luminoso
più vivo
più bello.  


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 NILO BIAGINI
La morte di un istante
Un passo verso il nulla
Un secondo che si tuffa
Fremente dalla metallica lancetta
In dissolvente aere
Cade, esiste ancora, poi
Non più. Allora v'è
Un altro istante perduto
Ch'ansioso prepara
Il salto
Su queste piccole morti
Tutto è taciuto
Da vane chiacchiere,
da ingenui guazzabugli.
Quando un attimo muore
In lui non cessiamo d'esistere,
diveniamo muti
e da quel varco silente
del nulla, sboccia il fiore.

 CINZIO CACACI
Buio
Il Buio
l'orizzonte confonde,
le onde son nuvole
e le nuvole onde,
nasconde i dettagli
e turba le forme,
dà corpo alle ombre
e le getta sui muri,
avvolge gli oggetti
e ne ruba i colori,
riempie la notte
inzuppata di odori,
impasta ogni dolce profumo
con acre odore
di fuliggine e fumo,
fa tutti più uguali,
alla luce malata
di lampioni e fanali.
Scuro e triste
trascina
le tenebre e la nostalgia,
si mischia
al silenzio e ai respiri,
si invischia
a ricordi e pensieri,
ti cola dentro
e non esce più fuori,
raggiunge l'anima,
la strazia,
la torce.
Nasconde la vita,
dà l'idea della morte.


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 FRANCESCA CALABRESE
Polvere e ombra
Siamo polvere e ombra.
I fiori crescono, rivolti al sole,
colorano il vento, vivono di luce.
Sono petali, foglie,
sguardi, pensieri.
Noi siamo polvere e ombra.
Oltre il cielo, oltre il mare,
al di sotto del buio,
quando saremo lontani da qui
saremo dissolti,
trasportati dal vento,
come petali persi nell'aria.
Granelli di memorie passate,
ombre rispecchiate nel vuoto,
saremo gelidi, confusi.
La morte per ora ci osserva,
il tempo ritorna.
Quando il sole si sarà oscurato
il nostro corpo percepirà il suo destino.
Sta scritto
per chi crede e per chi non crede.
Torneremo polvere delle stelle,
torneremo ombre dei fiori.

 FABIO CAPACCHIONE
Senza grido
Come non pensare,
così impresso più volte!
Da un coagulo d'inchiostro,
ed arterie per rigo.
Accettando ogni attimo
hai tracciato il Tuo Nome...
Libertà senza Grido!

(Ad Aléxandros Panagulis

poeta greco torturato in carcere)
 

Piccolo Mio
Nella coppa delle mani
Ti tengo, sospeso con fiato leggero
Con perpetuo tepore.
Quest'attimo vorrei fosse eterno,
mirabile tramonto ed alba lucente.
Chiedo a Dio ali eterne per coprire,
che il vento della vita non pieghi
mai questa piccola spiga.
Piccolo mio, m'acceco nel biondo
dei tuoi capelli.
Infinito campo di grano splendente.
Come gigli, nel verde gli occhi,
arcobaleni nel mio cuore.
Sono figlio del tuo piccolo sorriso,
Tuo padre, in quest'oceano
d'immensa tenerezza.


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 MYRIAM CARNEVALE
La strada della vita
Bambina che corri a piedi nudi sull'erba
il tuo sguardo è limpido e sincero
nella primavera che ti circonda,
pensi solo ai colori di quella farfalla che
insegui...
Il tempo scorre su di te
e quando meno te l'aspetti arriva l'estate
e cominci a camminare con le scarpe...
A volte piove e sembra che non esista riparo,
ma poi spunta l'arcobaleno,
sul tuo volto compare di nuovo un sorriso.
Il tempo continua a scorrere su di te
e quando meno te l'aspetti arriva l'autunno
e cominci a camminare per strada...
Inizia ad essere freddo
e quella strada d'asfalto nero
e dura da percorrere
sotto la pioggia
che ora è più forte...
A volte trovi riparo, altre rimani sola,
ma vai avanti fragile e forte come sei.
E il tempo scorre ancora su di te
e quando meno te l'aspetti
è arrivato l'inverno
e ora non hai più voglia di camminare...
Hai percorso tutta quella strada
piangendo e sorridendo
realizzando ed offuscando i tuoi sogni,
ti volti indietro
guardi in un lento film
i momenti più importanti
soddisfatta non hai più bisogno
dei fiori della primavera
chiudi gli occhi... una lacrima... un sorriso
sotto la fredda neve ti addormenti.

PAMELA CELLINI
Orchestra
 
Tamburo suonante che batte il mio ritmo
il cuore rombante che fa a noi da istmo,
Violino vibrante che allieti l'ascolto...
la voce che esce dal tuo splendido volto,
Sinfonia di fiauti che il mio viso accarezza,
mano nella mano, sempre in cerca di tenerezza.
Direttore di questa orchestra di umili strumenti,
fai risuonare le note che scuotono i sentimenti.
Io, il tuo pubblico più ammirato, e la tua giuria,
apprezzo la tua arte e ne seguo la scia.
Solo per te la mia orchestra suona
e quando ti accompagna raramente stona.
 
Faxando
 
Nella mente parole si perdono
dondolano, rotolano, giocano,
pensieri sensati derisi
dallo strabuzzio di lettere
perse nel ritmo violento
dell'essere pensante;
si prendono gioco
del senso compiuto
invadendo il campo
del compositore di lettere
e più dei pensieri fanno rumore...


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 GIOVANNI CELSI
L'Albero
Il vento può bruciare le foglie
la terra rivoltarsi e distruggere le radici
la pioggia ballare intorno al tronco.
Ed i tuoni risuonare tra gli eterni rami.
Ma resta forte, rigoglioso,
il suo cuore palpita ancora
e la sua anima rivive in ogni germoglio.
Perché nemmeno la natura stessa
potrà mai separare... ciò che essa stessa
ha unito per sempre.

STEFANO COLLI
Illimite chiama il verso
Languore del mio stomaco ansioso
nella terra dei Proci:
sapore di ortica e di rose;
di morte. Tramonto d'estate.
Assale le membra un fremito
e sono subito di fuoco;
così le mie vene.
Penetro il tuo orizzonte sgomento,
occaso di incanti perduti.
Magma di pensieri
tenta di uscire dalle vanità
di ieri: isolato dagli uomini
cerco solo un po' di pace
per un parto silenzioso:
illimite chiama il verso
all'ascolto del suo vagito.
Tracimano improvvise le parole
riemerse da lungo sonno,
ansima il loro palpito
ripescato da antico oblio.
Al tuo lume mi affido,
Musa silenziosa, per dar loro giusta
direzione: alberghi nei fianchi
sinuosi di ragazza, negli occhi
di un bambino che cerca invano
tra la polvere; sei ancora
nell'alito segreto di antiche sere.
Adesso anche il poeta
ha ritrovato la sua Itaca. 


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SONJA COLORETTI
Araba Fenice
Sgorga dalla tua bocca l'arte dell'amore:
come pennello su tela,
la tua lingua dipinge la mia anima.
Inebriata ed offuscata appare
la mia mente alla luce die tuoi occhi.
L'istinto mi pervade,
nuove sensazioni s'impossessano del mio corpo,
terre sconosciute, mondi incontaminati, meravigliosi
ora si aprono a me.
Nulla è perduto... ora vivo!
Ebbrezza e dolore
Catapultata in un mondo di follia,
vago in preda alla disperazione nei meandri della mente.
Nuovi orizzonti si aprono davanti a me,
grata sono al Maestro dei loro portali.
Commistione di ebbrezza e dolore camminano al mio fianco
e, raccogliendo delicatamente la mano,
mi conducono verso lidi ancora ignoti.

MARTINA CONFORTOLA
Il senso della vita
 
Piccoli frammenti della mia essenza si frantumano,
si infrangono contro lo scoglio delle mie paure, delle mie perplessità.
A che scopo tutto ciò?
Vivere trascinandosi in un'esistenza fasulla,
né corpo né anima,
solo tanti buffi fantocci
che sbattono il capo un po' di qua un po' di là, ondeggiando da una sponda all'altra,
vuoi per il frastuono dei colpi, vuoi perché semplicemente non sanno dove andare...
Una miriade di palloncini variopinti che rotea in cielo senza un capo né una coda:
un punto di partenza, ma infinite mete.
E allora fermati,
minuscolo puntino in mezzo ad un oceano di colori confusi, fermati.
E chiediti perché sei qui,
uno fra milioni di miliardi,
eppure essere unico ed inimitabile,
parte intima di un tutto che esiste anche grazie a te
e di cui sarai sempre anello indissolubile.
Fermati, e osserva.
In che direzione stai volando?
Guardati dentro, guardati ondeggiare tra le nuvole di questo pazzo mondo,
tra folli pensieri che galleggiano a mezz'aria;
proprio loro ti sorreggono, e dolcemente ti fanno fiuttuare
di terra in terra, di cuore in cuore,
creando vortici d'emozioni che segnano il tuo passaggio,
e che come per magia lasciano indelebile il tuo ricordo.
Solo un soffio, e inciderai l'anima di ogni creatura sfiorata nel tuo volteggiare.
E allora va, piccolo palloncino,
sempre più in alto, sempre più su,
verso nuovi orizzonti, e ancora più su...
Infiniti cieli ti aspettano.
Ma ricorda, non smettere mai di fare quello per cui sei nato,
che ti fa sognare, piangere, scrivere, e sorridere;
ciò che ti da la forza di amare e continuare a sperare:
non smettere mai di volare.


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FRANCESCA D'ASCOLA
Sensazioni
Affacciata alla finestra
della mia casa al mare
guardo l'orizzonte
e comincio a pensare...
Quante cose lui potrebbe raccontare...
Il mare sembra bello, calmo, pacato,
ma basta che s'alzi un po' di vento
ed inizia ad essere arrabbiato
Con il mio continuare a guardare
sento così la mia anima pacare.
Tornando alla realtà,
sulla mia testa appare un gabbiano,
vola così basso che lo posso toccar
con mano...
Mi accorgo di come la vita continua a
passare,
ma un po' di pace riesco a trovare
solo guardando il mare!

BENEDETTA DE ALESSI
La testa
 
La mia testa è pesante
La mia testa è pensante
La mia testa è pestante
La mia testa è potente
La mia testa è partente
La mia testa è portante
La mia testa è parlante
La mia testa è perdente
La mia testa è paziente
La mia testa è premente
La mia testa è piacente
La mia testa è piangente
La mia testa è provante
La mia testa è piovente
La mia testa è piegante
La mia testa è porgente
La mia testa è punente
La mia testa è per niente
presente
Non scoppia

Ma non scoppia!!
Sembra quasi che tu abbia paura
di riempire troppo la tua mente
(e come il tuo corpo)
sembra che tu tema
di scoppiare
Ma non scoppia!!


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 DANIELE DE LUCA
La stagione del rimpianto
 
Celato in una foglia
è il tuo pianto.
In una fronda,
strappata dal vento,
va recondita
la tua angoscia...
perché porgesti al tempo
tutto il tuo incanto.
Sulla punta delle tue dita, distese,
ora stenta ad arrivare
il canto del mare...
lontano come l'estate.

Maria Di Terlizzi 
Lascia...
 
Immagina un posto...
e lì che devi andare ma quando non si sa...
Immagina soltanto che devi ancora camminare...
per sentieri sterrati, percorsi impervi e vie maestre dovrai andare...
Ma immagina il posto
Lascia che una lacrima si consumi sul tuo viso...
Lascia che un sorriso esploda sul tuo volto...
Lascia che un dolore scavi un solco nella tua anima...
Lascia invaderti dalla paura dell'incomprensibile...
Lascia esultare il ridicolo... ma ancora di più lascia che il senso ti prenda la
mano...
Lascia diramare il discusso e plasmare il senza nome che fragile e sperduto
bussa alla tua porta
Lascia ondeggiare il sogno...
Lascia che i nodi si sciolgano ammorbidendo le perplessità...
Lascia il tempo al tempo e fidati di lui...
Lascia che tutto questo ti porti prendendoti per mano in quel posto che sa che
lo vuoi...
Un fiore

Ho colto un fiore stamattina...
Non in un verde prato che profuma già d'autunno
Ne dai bordi di una strada vestita del fresco ricordo di una notte ormai
passata
Quel fiore ha il colore di mille vibrazioni
L'odore della vita che si sveglia al mattino fra caffelatte e marmellata
È un fiore delicato ma forte nell'essenza... perché è nato
Un pensiero prima del tempo
Un seme fecondato
Una speranza più forte delle difficoltà
Un germoglio che spiana coraggioso un duro solco
La luce dopo il buio
Il calore del sole
Ho raccolto un fiore stamattina
Che gioia sapere che ovunque c'è un fiore che sboccia di mattina...

 


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 MAURO DOMENELLA
Ceneri di Poeta
Svanisce l'esistenza in una fittizia
ascensione d'ali, e per ognuno viene il dopo;
si sfarina l'involucro nel tugurio di un tumulo
dove sovrana è la polvere, al riverbero di un'euforia
di lumi, - un artifizio di lucciole, all'imbrunire -
imbrancati nei meandri di lapidi e marmi.
Resisteranno al disfarsi solo labirinti di vocaboli,
partoriti ad inchiostrare carta,
cantici talvolta destati a rivivere.
Divenuti lasciti inestimabili
quando il poeta - spogliato della sua penna -
si abbandona al viaggio definitivo, ed è compito d'altri
versare lacrime e stringarne i calzari.
E l'indomani, sin dagli albori avaro d'illusioni,
è uno stentare di cuori incupiti,
intenti a calcare i propri silenzi,
nell'attesa di un'improbabile aurora
che smantelli nebbie e svegli mete...
Con l'ausilio del tempo, - custode d'epifanie -
l'amaro odore della perdita inventa ricordi,
mentre la vita si consuma alla sordità degli Dei,
e un verso riesce ad alleggerire l'insopportabile.
E dalle ceneri del passato,
- ancora limato da tarli inquieti della memoria -
nascono viandanti assetati del colmare il vivere,
con la malia di un liuto nell'anima, avidi nell'ascoltare
- di un celebrato incantatore di parole -
persino il suo tacere.

LIDIA ESPOSITO
Occhi tristi di bimbi che non osano
Occhi tristi di bimbi che non osano,
celano tenerezza, guardando ormai
muti e rassegnati chi non li ascolta più.
Ma volgendo il loro sguardo alla finestra,
vedono all'improvviso tanti colori
ad illuminare un cielo,
prima scuro e grigio
e gabbiani bianchi planare leggeri,
sfiorando appena l'onda spumosa e
carezzevole del mare e,
come una nota udita all'unisono,
essi si intendono e vanno insieme
a raccontare le favole e le storie,
che tutti i bimbi conoscono, alla gente
che vuole ascoltare, capire
e finalmente ritornare ad amare.
A Lucia
La mia sofferenza è nel tuo andare ribelle
tra campi di canne serrate che il corpo
dolorante
apre febbrile verso il sole.
Sorriso di donna che vive
Il presente con tenacia e speranza,
anche fuggendo il tempo dei ricordi silenziosi
e crudeli
di un passato nemico.
La mia mano si aggancia alla tua, sorella,
ponte indispensabile per la ricerca
di sogni nuovi e antichi, che non dividono.
Abbracciando un tronco
Abbracciando un tronco,
vorrei incontrare
inaspettatamente le tue mani
e allora so che anche i nostri
occhi
si innalzerebbero verso il cielo
tra le scaglie di luce verde dei
rami
così tenacemente intrecciati e,
finalmente
liberati dalla solitudine,
potremmo, finalmente
incontrati,
chiamarci: "Amore".


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MARIA LUISA FARINA
Speranza
 
Sempre più
da me
si allontana
il calore di queste mura.
Maschere false
intrise di noia indolente
e cupa avidità
mi assalgono,
riempiendo
dei loro ghigni beffardi
ogni angolo intorno.
Semplicità e rettitudine
restano offese
dal continuo fermento
di inutili invidie,
che corrodono
fin nel profondo
solide architetture
di pensieri sani e virtuosi.
Fuggirò un domani
da questo mondo burattino,
i cui fili sono manovrati
ogni giorno
da frenesie
di egoismo e superbia.
Ritroverò allora
fuori da qui
l'integrità
di un sogno
chiamato
SPERANZA.
MONICA FAVARO
Due rose
C'erano due rose sul mio balcone
regalo scelto al ritorno da un viaggio da favola
per me rappresentavano il nostro amore:
una rossa come la passione,
una bianca per la purezza di questo sentimento.
Le ho curate giorno dopo giorno
le ho riempite d'amore... sino a soffocarle
perché più le stringevo e più si ammalavano.
Ogni giorno perdevano colore
i fiori morivano mano a mano che spuntavano
ed io ero impotente davanti alle loro paure...
Mascheravo il mio dolore perdendomi nella rabbia
li ho potate tutti come per cancellarle
non sono però riuscita a strappare le radici
e ormai esausta le ho lasciate lì nella terra.
Ho fatto finta di mascherare la perdita
riempiendo il vaso con altri fiori...
Poi mi sono presa cura di me
per giorni e giorni non li ho più curati
sono stata nel mio dolore
poi un giorno... una voce ruppe il silenzio
mi avvicinai e con le mani nude spostai le foglie
trovai un piccolo germoglio di rosa
che sussurrò di nuovo al mio cuore:
"Sono solo la tua rosa curami con amore
con l'amore che possiedi dentro di te
per la terra che ti sporca le mani
non per il profumo che ti aspettavi
per le spine che ti pungeranno
non solo per il fiore che volevi vedere
per essere non solo per apparire
perché le radici che hai lasciato
erano ormai dentro di te
e dentro di te sono cresciute
era solo amore
ti ha ferito solo perché glielo hai permesso".

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ANNA MARIA FERRARI
Sentimenti
 
Amore e odio
si mescolano in un'unica coppa
a tal punto
da non riuscire più a distinguere
l'uno dall'altro.
Questo vino rosso:
rosso rubino come l'amore,
rosso sangue come l'odio.
Vino dolce,
vino aspro.
Sorseggio adagio
questa vermiglia bevanda
mentre languidamente
il mio sguardo
affonda in questo mare.

ILARIA FOJADELLI
Il giorno senza

Per il mio caro papà

Il giorno senza, in vellutato silenzio,
tremula il dipinto dei sogni.
Il giorno senza i suoi occhi non chiedono più:
i miei non si schiudono e, non più sinceri, nel cielo aprono solo una nuvola a forma d'uomo.
Il giorno senza... senza pronunciare sillabe sensate... senza quelle sue pause...
È stato senza tutto d'un tratto
e i granelli d'aria di una vita insieme riempiono il mio respiro.
Il giorno senza vorticano le luci e i colori del ritratto suo, mai dipinto, dentro i miei mille
rifiessi.
Il giorno senza è diventato buio senza che me ne accorgessi,
e altrettanto incoerentemente lenta è tornata la luce.
Un rimpianto enorme... parole non ricordate... il rumore del mare...
...il profumo intenso di una mancanza,
l'impossibile vicinanza di un calore tanto lontano.
Non mai più quel giorno senza, pieno di tutto.
Il giorno senza piangevo per strada:
non ho visto l'alba mentre la notte invadeva le mie mani.
Il giorno senza mi offuscava le parole
e i pensieri, inebriati di spavento, impregnavano ricordi mai realizzati.
Buio offuscante... dolore seducente... parole lacerantemente dimenticate...
...un fiore preso tra le mani, e mai più il suo passo:
solo colore su una pioggia di voci e di volti.
Il giorno senza...
...il giorno tutto!
E poi oggi.
Non mai più quel giorno senza, pieno di tutto.

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VLADIMIRO FURLAN
Sì, va bene così
Quando la sera distendeva
le sue ali sulla curva del dì,
e io ritornavo dal lavoro,
mi avvoltolavi col tuo amore
un po' foresto, quasi selvatico,
ma autentico e sempre uguale;
anche se non ero più bambino,
mi esortavi a ubbidirti;
poi, una notte d'aprile
la signora ti ha sorriso.
Mamma dolcissima, io e la
mia ombra ti veniamo a trovare,
ti cantiamo la ninna nanna,
e tornando a casa parliamo di te,
della luce obliqua e greve
che mi opprime il cuore,
dei palchi di corna aguzze
che lacerano il giorno;
sono pietra che non ode
più la voce della pioggia,
e le lacrime, come cera liquida,
sovrastano l'orlo del cratere;
la liturgia di questa ferita
senza rimedio mi annienta.
Riempire o cancellare i solchi
della memoria? Anche se lo
potessi fare, madre mia, mai
ti strapperei da questo cuore:
il polline della tua assenza
mi ricopre: sì, va bene così.
NICOLA GHELARDI
Percezioni

Piccole, sottili, esili carezze di fantasia...
forse più simili a sorta di effimeri tentativi...
ed il cullarsi su sogni che non ti appartengono...
ritrovandosi ogni giorno più sicuro dell'incertezza.
Il lieve tocco del poi scandito fiero dal campanile...
ed il non ritrovarsi... costante certa e feroce;
quell'immagine rifiessa, sempre più sfuggente...
sino a farti genufiettere per stappare un sorriso.
Teorie rivedute e corrette, prospettive falsate...
e l'ombra dell'incompletezza che lenta ti avvolge;
la terra del tuo cammino... secca, arida, sterile...
insanabile ormai... dal concime delle tue lacrime.
 
Solo

Il cielo, nella sua accezione più nobile
ed il tuo io, nel più vano dei tentativi,
ascoltano l'emergere di un'alba di rimorsi
sempre più quieta di quel cumulo di rimpianti
e piano piano sale ancora il grido soffocato
del tuo "non vorrò mai dimenticare".
Sembra oggi, ma non è ormai già più ieri
solo un suono che riecheggia nella solitudine
nell'inquietudine della tua fredda analisi
e non ne hai per oggi, figurarsi per domani;
il tuo lento percorso, quasi una formalità,
l'attesa bugiarda ed un tempo di lacrime.
Oggi

Le lunghe pieghe rosse del tramonto...
violentano impietose il tuo lento
rinascere...
ed attraverso ogni tuo sofferente
respiro...
modellano i resti di un feroce rivivere.
La mente si squarcia con sogni
taglienti...
ed il cuore vien meno al suo
continuare...
il disegno rimane tristemente
incompiuto...
e tutto rimane... in crudele equilibrio.


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FRANCESCA EMILIANA GRECO
Donne
Vite dedite al lavoro
vite per i loro bambini
vite per la famiglia.
Vita nella vita.
Divine creature
trascinano giorno dopo giorno,
i loro pesanti fardelli.
Storie di sofferenza, di sacrifici, di ferite,
di lacrime, di paure, di amore e gioie.
Sono mamme, figlie, bambine
sono ovunque fuori e dentro di noi
fragilità forte
sono fiori
siamo noi...
Donne
Donare è
Donare un po' di se stessi
per il bene degli altri
per donare un po' degli altri
a noi stessi!
Io mi rispecchio nel tuo sorriso.

UBELLY GUERRERO MARTINEZ
Rimpianto
Il silenzio notturno che m'affianca
è stancante, appiccicoso, duraturo,
tu non ci sei più;
il tuo ricordo svanisce nella memoria,
la tua immagine si assottiglia e vaga
indecisa
per altri sentieri;
il ricordo del sapore di un bacio
si schiaccia pesantemente sulle mie
labbra;
il calore del tuo corpo
mi opprime dolorosamente.
È sera, la luna si affaccia nuovamente
come quella prima sera,
lo ricordi ancora?
Non ho dimenticato la dolcezza di quei
baci,
il rumore soave delle onde del mare,
s'infrangevano delicatamente sulle
rocce
quasi non volessero disturbare quel
momento.
La brezza furtiva era insistente;
oggi, rimane solo il silenzio
opprimente
che cancella ogni ricordo bello,
che opaca la memoria, e la
costringe a dimenticare per sempre
la tua immagine.


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 EMILIA IANNONE
Immenso azzurro
 
È scenario immobile,
un'aria calma e piatta;
è immagine di serena attesa
e spande pace e sublime abbandono.
L'animo s'incammina
e, rapito, vi si perde,
avvinto da confini immensi e sacri.
Lieve il luccichio caldo, espanso,
dona insieme, all'immenso azzurro,
un moto vario, ammaliante
e di diffuso benessere inala sapori.
Spume candide e sonore
riempiono d'abbaglio l'orizzonte,
accecando il cuore che, all'impatto, ferma il fiato.
Il mare...
Imbroncia, ad un tratto, il volto
perché bizzosi aliti, a nuvole incolori,
trasportano l'aria asprina.
S'incupisce e scolora repentino
e poi carica frizzanti spruzzi
e fragori ad eco
a sottrarre al cuore la felicità infusa.
Il mare...
Urla e poi urla al cielo,
di ire minacciose la forza immane;
grandiosa mole:
a svelare remote angosce, quasi appaura!
Un po' più in là, con nuova luce,
ritorna illuminato il cuore.

GIORGIA INTRIERI
Alba
 
È l'alba di un nuovo giorno.
Attimi e pensieri si susseguono,
così lenti,
eppur così veloci.
Sapori, odori, colori
e sensazioni
mi accompagnano,
mi accarezzano
in questo folle viaggio.
È l'alba di un nuovo giorno.
Ancora.
Istanti
Molteplici e di vario tipo,
fugaci,
ma tutti pregni di significato.
Fanno le nostre esistenze,
compongono e scandiscono
ogni nostro giorno.
Tutti meritevoli
d'essere esplorati
e colti nel loro nascere.
Tutto ciò che possediamo,
anche se transitoriamente,
sono i nostri istanti...
Vita
 
E mi fa tenerezza,
e mi fa piangere,
e mi fa gioire,
e mi fa arrabbiare.
Porta con sé sorrisi,
così come lacrime.
S'incontrano anime
e se ne disperdono altre.
Si spicca il volo
e poi si plana,
scivolando nell'aria,
sfiorando la terra,
e poi di nuovo via.  


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EVELINA JECKER
Piedi
Mi diede piedi Dio,
con i quali cercarti,
per fermarmi un po' da te
e poi scapparci,
prima che li trasferisca in radici
il mio amore...
Raccoglimi
Raccoglimi nelle mani, quando di amore
trabocco come un mare bollente;
raccoglimi con le labbra, quando scolo
nel riso di ragazza, il quale cavalca gli orizzonti.
Raccoglimi goccia per goccia nella rugiada
all'alba tra i campi lacrimosi.
Raccoglimi nel velo stellare dell'oscurità,
spuntato nelle nostre anime di universi segreti.
Raccoglimi con tenerezza, felicemente immerso,
dimenticato in realtà del tempo breve.
Ma se vuoi di avermi tutta - allora vattene,
e... poi ricordati nell'immensità di me.
Un giorno
Il cielo mi chiamerà come una madre
suo bimbo, ritardato dal gioco...
Un giorno dovrò partire in fretta.
Come un uccello dal nido,
sotto il quale il cestaio taglia rami...
Come la neve di marzo dal soliceto,
nel quale si cambiano le stagioni...
Vorrò allora rinascere aria
e rimanere così tra i vivi -
che mi respirano accanto al fiume
quando sbuffano, ubriachi d'amore...

NICOLA LOIACONO
Stufa a carbone
Stufa che irradi potente calore
da ghisa rovente e nero carbone,
di rosso colore sprigioni la fiamma
che scalda il mio cuore e non solo la
stanza.
Pezzetto di carta gettato furtivo
è il gioco perverso del vispo bambino,
stupito e sprezzante del rischio
borbotta
la mamma pedante: "Attento che
scotta"!
Rincasa in Lambretta col basco calato,
il giovane papi di cachi vestito;
saluta i suoi cari si gode il momento,
davanti alla stufa che si sta
spegnendo.
Sapiente alchimia è l'alimentare
la fievole brace "Non farla sfumare"!
Questione di poco, un gesto che è
arte,
rimossa la cenere il fuoco riarde.
Oh, stufa che irradi potente calore
da ghisa rovente e nero carbone,
sei spenta da anni, passati son tanti,
ma ancora ravvivi i miei sentimenti.
Di uomo bambino che in quella sua
stanza,
rivive gli eventi della propria infanzia.
E nella memoria di gran sognatore,
che infantile piacere... ne ricorda il
tepore.


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MANUELA LOMBARDI
Speranza
Ho scritto parole
le parole son diventate frasi
le frasi le ho sparpagliate
poi... le ho attaccate
su di un tappeto.
Il tappeto fuori
è diventato strada
la strada è tutta salite e discese
e poi... è diventata autostrada
poi si è ristretta
è diventata sassosa,
liscia, terrosa, scoscesa, piena di buche, poi...
è tornata liscia, lucida
cangiante in luce
La luce si è sparsa nel posto
poi in quello più avanti
e poi... a fatica
è entrata negli angoli bui
ha illuminato,
ha tolto polvere, muffa e cattivi odori.
Il marcio è scomparso
la luce ha asciugato
il bagnato
la luce è entrata e poi è uscita
tutto ha lasciato
migliorato
pulito.
Se non fosse per la speranza
di trovare sempre un cuore puro
che gioia mi dà
non potrei mai più
scrivere parole
scrivere frasi.

 ROSA LOMBARDI
I giardini di Roma
Abbonda Roma di pensili giardini
abbarbicati in alto sulle grige mura.
Fanno da controcanto ai platani malati
che affondano radici polverose
giù in basso nella terra morta.
Nei quartieri più antichi
aeree giungle cittadine
ammiccano sornione,
ostentando l'ossimoro
nelle memorie colte
di greggi pascolanti in mezzo ai Fori.
Ma nella passeggiata solitaria
quanto è più prezioso
l'imprevisto occhieggiare
di quadrati minuscoli,
ritrose geometrie d'armoniosa costanza,
segrete e ambigue,
come rifiessi nello specchio cavo
che allusivi si celano
sulla tela fiamminga.
E nel chiarore color acquamarina
delle albe sospese,
Roma meditabonda si confronta
col peso millenario della storia,
e piange in verde per la commozione,
quasi sognasse di più parve cose,
o un bisogno d'altrove.


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 MARA LOTTO
Stupore
Se il sole mi guardasse innamorando il vento,
rivivrei nella preghiera del tuo momento.
Contemplando esitando assente il tuo sorriso,
nascerei nello stupore del tuo viso.
Paura
Fuggo in un presente già passato,
nell'antartico ponte fatto di sguardi di vetro.
Dimora imperfetta che guarda all'indietro.
Esibisco ogni mio testo dentro un foglio balordo.
Amo ogni essere profondo,
mi sembra anche di vederlo sul calare di un giorno caldo.
Ma lui si sente solo un'ombra scura...
tu giurami solamente che non hai paura.
Senso
Per non stare sul discreto,
sto cercando il tuo segreto.
Io non cerco un sogno autonomo,
che si nutre e si stordisce.
Verità nelle parole,
cristalline sono vere.
E poi anche se ti penso,
io ti vivo in ogni senso.

MAURIZIO LUGANO
La scatola verde

Sepolta in soffitta
coperta di polvere
la scatola verde
dove ho chiuso
il mio sogno.
La scatola vecchia
che non posso più aprire.

Sul tavolo di legno
Gira la trottola
al ritmo strano
di una danza greca.
Gira la trottola
pazza o ubriaca
sul tavolo di legno
che conosce da anni.
Carnevale
Ho visto un uomo piangere
e trascinare una stella filante.
Un sogno.
Un'illusione.
Lacerati
con furia disperata.

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GIORGIO MAGGIO CAVALLARO
È di nuovo estate

Il sole dorato dell'estate
porta nei cuori onde di gioia,
sulle spiagge donne innamorete
distolgono
l'attenzione dal volto della noia.
Il volo aggraziato dei gabbiani
sussurra l'utopia della libertà,
e le risa profonde di un bambino
ricordano gli attimi di spensierata felicità.
Nemmeno il tempo di nascere
che mi pare d'esser già vecchio,
sentire il bisogno di crescere
mentre la barba rifiette allo specchio.
Così gli attimi scorrono in fretta
come la luce d'una saetta,
che senza preavviso si scaglia nel cielo
portando nel cuore ventate di gelo;
la signora vestita di nero
appare sempre più da vicino
e intanto il tramonto veritiero,
assorbe l'illusione di tornar fanciullo.

ELISABETTA MARCHETTI
L'amore e i boccioli rosso carminio
L'amore da molto ha lasciato la riva
Ora si muove senza meta su strade vuote e piene di curve.
La scialuppa è stata abbandonata
E mentre il roseto là, ai margini della strada,
continua inesorabilmente a sbocciare,
Lui, l'amore, è scivolato a terra e lancia occhiate senza senso
Tra gli ultimi boccioli rossi.
Il rosso di quei petali, raccolti l'uno nell'altro,
rimane un richiamo.
Dicono che l'autunno è già alle porte
E che il caldo e l'assenza di pioggia ci accompagneranno sino a dicembre.
Intanto, nell'attesa di un gelo che non arriva
Lui, l'amore, se ne sta rintanato in casa,
A guardare i boccioli del roseto
Che continuano a fiorire.
Vuole ricordarci che
Un briciolo di calore ancora correrà
Su strade piene di traffico e di asfalto.
Il mondo fuori offre lo stesso scenario,
I cuori sigillati come pacchi bomba
Si muovono sugli asfalti senza mordente
Le anime sono vecchie calze bucate,
Le abbiamo infilate tutti sul viso
E come ladri entriamo nei corpi
E come ladri fuggiamo al primo sussulto.
L'amore, quello che benediva e consacrava,
Se ne sta in un angolo a guardare.
I boccioli di rosa punteggiano sul grande rovo
Lungo la strada
E su quei petali delicati soffia
Un vento caldo di libeccio.
L'asfalto alza il suo odore acre e polveroso,
Un velo di pulviscolo precipita su quei petali e
Li oscura con un tocco inesorabile di grigia materia
E là gli uomini
Con calze bucate sulla testa se ne stanno fermi
Non osano allungare una mano
E proferire parola.  


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 CHRISTIAN MARRA
Sulle rive del Tevere
(sul LungoTevere)
Ti ho incontrata
sotto i platani,
lì sul Tevere,
dove tutto ancora esiste
per un soffio di vita remota.
Quei platani
appassiti dall'autunno,
che tirano foglie
sul mio passo indeciso.
Perdona se ho mentito
e sorridi se ho sbagliato.
Qui, tutto sembra parlare
di sapori antichi
e nuove speranze.
Ed io in mezzo,
con neanche l'idea di parlare.
Vento e odori
si mischiano da secoli,
io sono appassito, svilito.
E all'improvviso appare,
dal profondo nascosto,
quella ultima disavventura:
la signora paura.

DONATELLA MARTELLI
La palude
Per te son diventata
quest'acqua, amore mio,
non l'acqua che canta
e che corre lontano,
quest'acqua quieta
che accoglie la vita
e protegge i segreti;
son diventata una nube,
amore mio,
per osservarti vivere,
senza far rumore,
son diventata aria,
per danzarti intorno
senza farmi vedere
e per entrarti dentro
ad ogni tuo respiro.
Però mi sto perdendo,
amore mio,
in questo silenzio,
come un sussurro lieve.
Cercami subito,
amore mio,
trovami, prima
che il vento
con la sua furia
cancelli la mia voce.
Venezia
Sul palcoscenico delle tue
strade vuote, Venezia,
sono un attore muto.
Aspetto che il grido di un gabbiano
dia voce alla mia anima.  


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FRANCESCO MARTINELLI
Cronaca dell'ascesa al cielo di Papa Wojtila
Singhiozzano le stelle
al suono duro delle campane.
Lava il lacrimoso sospiro
la fiamma delle bianche candele
funebri, oramai spente.
Profondamente piomba,
il grigio silente
di tonfi muti verticali.
Il freddo buio della notte
si scioglie in nera pioggia.
Al centro del visibile
assorbito dall'invisibile
stetti e rimasi immoto.
Su un vetro appannato
Nella pallida materia del fiato
ho celato il rossore
di una fredda parola.
Ho scritto, Amore,
su un vetro appannato
con un respiro di vita
che mi soffocava in gola.
Urla gocciolano lente sul finestrino
mentre tutto al di là scorre veloce.
Asciutta dal sole, rimarrà
una lurida macchia opaca
traccia di quel che fu. 

TOMMASO MELILLI
Affondo i denti nella buccia
Senza paura di trovare vermi
Ma l'orrore sulla lingua che gusta
S'unisce all'istinto nello sputo
Mai vorrei dover spappolare
Ogni uomo per cercarvi i vermi
Ma io sempre, col cuore in mano,
Addenterò cercando frutti sani.
Dopo la processione
Passavo, la sera, per una strada
abbandonata da una processione.
Seguendo al contrario il percorso
reduce della propria croce,
scambiai deboli sguardi con donne
che raccoglievano candele.
Povere, curve, e malinconicamente curate.
Ancora insistono tra questi passi,
ancora una forza antica le sprona
come per inerzia debolmente.
Inerzia che sospingeva già i padri
e non s'arresterà. Ereditaria.
E se prima di tutto, l'Assoluto,
ci avesse dato l'assenza di attrito?
Lager
Parlando con un monco
tengo una mano in tasca.
Così, su questa terra,
mi vergogno del mio respiro.  


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NADIA MORONI
La danza delle ombre
 
Sto strappando
le immagini dagli occhi e
guardo le ombre
muoversi
dondolare
al dolce tremito del vento
nascondersi
dietro le colline
scivolare
lentamente
sui verdi declivi
rotolare
nella valle
come gatti in una notte senza luna
posarsi
in silenzio
sui prati assonnati di rugiada
e scomparire
nel buio senza stelle.

LAMBERTO MOTTA
Anna story
Anna non scherzava con gli amici,
non usciva in moto o in bici,
giocava solo coi suoi bei mici,
sognava sempre ad occhi aperti.
Le piaceva la musica e l'arte,
amava il teatro e i concerti.
Lanfranco la incontrò un bel giorno,
che triste si guardava lì intorno.
Faceva caldo, come in un forno,
lo fissò mesta, con occhi sofferti.
<Vuoi venire con me da qualche parte?>
<Sì>, rispose lei, con modi incerti.
Presero un gelato al limone,
una coca, un succo di lampone.
Al cinema, vicino alla stazione,
risero forte, a denti scoperti.
Lui: «Con te, salirei fino a Marte...»
Lei: «Anch'io... A me, mi basta averti».
Uno sguardo illuminò il mio buio
Uno sguardo illuminò il mio buio.
Stavo solo e triste, in disparte
a vedere chi viene e chi parte:
gente sospesa, chiusa nello specchio.
Poi passò lei, insieme col suo vecchio:
i suoi occhi cercarono i miei,
avido, bevvi 'l nettare degli dei.
Uno sguardo illuminò il mio buio.

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ANNA NALETTO
Caro amico
(A Piero)

Il profumo del gelsomino inebria l'aria,
l'allegro canto dei grilli, rompe il silenzio,
le lucciole si accendono qua e là, come piccole lanterne appese nel buio,
milioni di stelle brillano nel cielo, in questa fantastica notte di inizio estate.
È in sere come questa, che i ricordi ritornano silenziosi,
come nuvole solitarie,
si impadroniscono dei miei pensieri, mi stringono il cuore,
e io mi abbandono, nascondendo la mia infinita tristezza dietro alle lacrime.
Ancora una volta, quella strana brezza dolcemente mi accarezza,
anche questa sera sei qui con me,
riesco a distinguere il tuo profilo e se solo chiudo gli occhi,
rivedo il tuo viso forte e sincero.
Non servirà, neanche questa volta,
vederti ballare divertito sopra i tavoli, per strapparmi un semplice sorriso,
il dolore che ho dentro mi toglie il respiro, e tu lo sai.
La morte, ti ha guardato, ti ha avvolto nel suo nero mantello,
e ti ha portato lontano,
ma io non mi dimenticherò mai,
perché so che ne varrà la pena.
Quanto dolore, ho visto negli occhi dell'amore della tua vita,
inginocchiata vicino alla tua tomba,
a pugni chiusi per non lasciarti andare via,
ma tu lentamente gli scivolavi tra le dita, lasciandola sola,
ad ascoltare il sospiro malinconico del vento.
Non ti dimenticherò mai caro amico,
e quando un giorno ci ritroveremo, saremo aquiloni senza filo,
e dipingeremo il cielo con i colori dell'arcobaleno,
e canteremo le nostre canzoni preferite,
e balleremo ancora sopra i tavoli,
ma questa volta non farai nessuna fatica,
perché io sorriderò prima di te.

MASSIMO PACETTI
Gli occhi
 
Le nubi, nere
coprivano i tetti delle case.
E i pini, erano
fra le luci.
Un crinale di
arbusti, tristi
scheletrici, immobili,
in ondulata fila,
si levava nel nero lucente
di una notte
che prometteva tempesta.
Aspettavo il cavaliere apparire
sul crinale.
Sentivo il galoppo e l'ansia.
L'odore della fatica lo precedeva
sensuale
selvatico e inebriante.
A quell'appuntamento
ci attendevamo da tempo.
I nostri occhi dovevano parlarsi
solo per questo, solo per questo,
io attendevo... da lungo tempo.
La macchina elettrica
mi trascina via, lontano
dal crinale
da quell'appuntamento
perduto...
Parleranno, gli occhi,
parleranno
e allora mi capirai.

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CLEONICE PANARO
canto d'amore: De Nittis (emigrazione e ritorno a Barletta)
 
alla sua Barletta De Nittis torna
curioso di Titine quando l'incastona
nella Puglia che dona e pur non dona
a eletti suoi figli che da sé storna
in ricambio alto onore ti dona esilio
sotto altri cieli e nuova natural scienza
in meno obliosa e ben più calda luce
- ché tutto sempre a questo riconduce
l'animo vagante per sua propria essenza
se nega al viver inerte ogni ausilio
e il tanto mondo che ti accade e incombe
d'attorno dissigilla l'occhio d'argilla
accende lucori nella tua pupilla
intenta a creare il tocco che irrompe
Napoli Parigi Londra patrie elette
a donar visione intera che s'accrea
mentre senso si fa forma e forma senso
o come quel che vorresti permanente
al tocco anima infonde e gli s'allea
nell'istante che da eterno prende assenso
gran dono t'è stato amare tutt'amore
di vita che si sta in interno incanto
o in natura leva il suo vanto
o in arte fa te cantore e creatore
ma con sedia vuota ti annoti in brevità
nel moderno che si vuole in velocità.
TERESA PASCALI
Madre
 
Se ti potessi abbracciare,
ora che la neve viene giù silenziosa.
Cosa potrei dirti se non che ti amo di più?
O madre, vorrei riveder il tuo volto chiaro
scendere come neve vera;
vorrei che mi sfiorasse lievemente, anche per un solo istante,
per poi sciogliersi come il fiocco che, posatosi tra i miei neri capelli,
si è appena sciolto.
Per sempre
Vorrei averti qui, per dirti che son cresciuta.
Vorrei averti qui, per dirti madre mia
di non andar più via.
Vorrei dirti che la bimba che hai visto lassù è nata!
Una stella dal cielo ha seguito il suo incerto cammino,
nell'instabile grembo materno.
Vorrei dirti che ora son certa:
ti rivedrò per sempre e nel modo giusto lassù.
Ritorno
All'orizzonte vedo la mia città:
le prime bianche case l'anticipano.
Dal treno, prima ancora, l'argento degli ulivi
rifietteva bagliori di luce solare
e lo stormire delle fronde
mi ricordava echi di lontana giovinezza.
In questa amata terra
assetata d'acqua e di lavoro,
il sorriso non ha ceduto all'amarezza
di giorni vuoti.
Chiudono forti i pugni,
le anime fortificate nel sacrificio
e continuano l'esistenza.


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 FULVIO PELLEGATTA
In questa fine d'anno
d'epoca moderna
sgomitano
a grande richiesta
come sempre
agognati oroscopi
compiacenti oracoli
organizzati
e questo freddo turbine
di ostinate buone nuove
da lontani astri ignari
travolge
le vacue menti
di parte dell'umanità,
tronfie complici
ormai corrose
da perenni brindisi
tossici.
Quante amene speranze
allora
davanti allo scoppiettio
e al caldo buono
di una stufa economica
a legna
e i vecchi
mi guardavano
con quel sorriso
di chi la sa lunga.

GIUSEPPE PETITTI
Sofia
Come una stella cadente
Solca il ciel illuminando le notti
Così tu hai attraversato le nostre vite
Riscaldando i nostri cuori
E se anche sei arrivata
Per poi ripartire
Il ricordo di te
Non potrà mai sparire
E da quel dì del 4 novembre
Tu resterai con noi per sempre
Ma il destino crudele
Ti ha portata via
Ora vivi con gli angeli
Oh dolce Sofia.


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FAUSTO PIERI
Solo per te
Non era una piccolezza,
e nello spazio di un attimo,
non sei più un'immagine in
movimento,
per un gesto
che il vento
non riuscirà mai
a sottrarre dalle mie mani...
Ad maiora
(in abbondanza)

Quel che ho trascurato...
Vi abbondi il pensiero,
in uno sforzo cosciente,
che non sia
un altro...
Da ora in poi.
Senza prezzo
Do la risposta
ad una domanda
pronunciata a bassa voce...
Quasi che sia da temere
ciò che non è ancora
uscito dalle labbra...
Ma ho rifiettuto
a lungo sulla risposta
da darti...
Ed è uscita senza esitazione
per chi ha voluto
preoccuparsi di me...

ALESSANDRO REGAZZONI
Sposo
Contro l'opaca luce
di questo tramonto
di morte, lo sposo
lancia i suoi sguardi
increduli.
Impietosa davanti a lui
una triste danza
di promesse disattese
domande, ricordi
abbracci.
Nei suoi occhi
tracce di lacrime
come sangue rappreso
ed il sole che scende
dietro coltri di niente
per tornare in mille albe
che sapranno di vuoto e sconfitta.
Nostalgia
questo è il nome del fiore
che ha tra le mani
e che posa, avvizzito, tra quei marmi
graffiati come il suo petto
dallo scalpello del tempo.  


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 EMANUELE RICCI
Dormiveglia
Parole amare e magre
parole, non date
parole non a me lasciate
dire, seppur volendo
menar da lungi
il mio pensiero altrove
non quel ch'io vedo, dico
non quel ch'io sento, narro
solo e soltanto, solo
spirando pure e semplici
Parole
al vento e a voi io lascio
vagar nelli pensieri
di qualcun altro sogno
eppur non qui, chissà
dove di stare, oltre
oltre quell'ara spero
mirare un dì la mia vision del
Mare
aperto sotto di quel
che voi chiamate cielo,
ma che per me
altro non è che chiuso in
Onde
roventi al tocco
del ventre di un delfino
saltando
per nubi e spuma e luce
spinto
avanti e avanti, ancora
incontro al non riposo
mai uso stato al quale, come
chi cerca ma non trova
parole per non dire
quanto sia forte il desio del
Dormire.

MELISSA ROTA
Odi l'intenso oscillar dei cipressi...?
Odi l'intenso oscillar dei cipressi
fronde gravate dal gelido verno,
allietan dell'astro i tenui rifiessi
il tuo giacere immoto ed eterno?
E le stelle lucenti ed errabonde
ornano d'oro il tuo aspro giaciglio
mentre le ombre silenti e profonde
fan della tua nicchia un buon nascondiglio?
Suvvia madre porta ancora coraggio
ancora qualche profilo di luna
poi finalmente ritornerà Maggio.
Si poserà un'aria densa di fiori
sulla tua tiepida roccia sbocciata
e le ore avran delle viole i sapori.


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 CHIARA SALOMONI
Notte di stelle cadenti,
notte tra le più splendenti.
Vorrei esprimere un sogno
che vorrei con mano toccare,
ma ho paura che toccandolo
possa svanire,
allora mi limito solo a guardare.
La vecchia morente
Il suo respiro stanco e affannato
assapora la morte,
ma la luce nei suoi occhi
brilla di vita
che non si spegne con la carne,
ma supera la sostanza
per raggiungere il creatore per
l'eternità.
Affondo in un mare
di limpida purezza
i miei sogni.
Abbandono il mio cuore
tra mani candide e soavi.
Socchiudo i miei occhi
davanti ad una scena
di commovente splendore.
Assopisco il mio udito
ammaliata dal canto
del vento.
Riposo le mie membra
in un giaciglio quieto e ambrato.
Il silenzio...
racchiude l'infinito amore
che libera il mio cuore.

 VINCENZA SARRITZU
Atmosfera marina
Fata salina - nemesi di moto ondoso
in candido fermento - addenta la superficie.
Ataviche entità si specchiano
sulla battigia - nucleo corallino risponde
dal fondo, con bagliori scarlatti.
Bianche sirene sciolte nella dentatura
dei fiutti - le chiome, morbide nubi
di schiuma, s'infrangono nel cuore cobalto.
Scalpita, avanza, s'impone: una schiera
d'eburnei soldati m'invade la vista,
m'ammalia ed esalta il richiamo salino.
Ritmo d'acquatiche arpe innalza al quadro
celeste un canto di cristalli salmastri.
Son fiutto tra i fiutti - diadema d'abissale
natura sulla fronte del giorno.
Fanatismo d'onde e placide alghe sprona
la verde alba ch'è in me - fusa
in infinite scintille di sabbia incornicia
l'orizzonte, con la forte cadenza del vento.
Il maestrale violenta l'arcobaleno
dei miei desideri - colori divelti
rivivono nel prisma dell'anima.
Memorie cromatiche confondo il fondo,
fra urla d'abisso e graffi di madreperla.
Brucia il sole, nel taglio degli occhi -
spiraglio di cielo fra ciglia di sale.
Aldilà dell'umida linea freme
il richiamo di te - incalzante battito
s'abbatte sulle coste della distanza.
L'ultima onda rapisce, disarma; fiorisce
nell'oscuro ventre di rabbia e burrasca.
Piume di gabbiano in volo affrontano
l'abbraccio della baia - degna
erede del sorriso del mare.


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GIOVANNA SARTORI
Senza morale
Solo sordo,
solo.
Musicante viro in visceral petto,
intonando le note dissonanti dell'odio
traspare immutato
dal corvino della tua iride
abbietto, iroso affanno
nel voluto tendere verso pluvi sfondi,
ondulante,
fin che fasci raggianti
di bianco divino
respinti
null'altro abbandonano che il nero rifiesso.
E non senti fremente bimbo
ma vissuto
e vivente fuggente
incontro ad illusori, falsi idilli:
quale avverso ma natural, tramato inganno!
Nacque così
incurante e insinuante
il malsano, giallastro palpitar che mente
laddove ancora, sovente
il funesto rimembrar
con decadenza mi trascina
a ricalcare spirali grafie
in bei versi senza morale,
a ripestare il fatal tempo condiviso che fu
volto al più silente mio insigne inverno.

ANNAMARIA SILVI
I cedri del Libano
 
Dicono a Cana
il lutto dei boschi
e dei cedri, immobili e neri.
Dicono a Cana
il lutto dei padri
ed il pianto spettrale di madri.
Libano: legno di cedro
Nutriti di lacrime e aromi:
sottoterra i figli morti, di Cana.
Sottoterra i figli nati, di Haifa,
arrivati al buio, privati del cielo.
Israele: legno d'ulivo.
Dicono ad Haifa
il lutto del mare
e dei pesci, immobili e neri.
Dicono ad Haifa
il pianto del parto
e dei piccoli, terrore ed esilio.
Dicono a Oriente
incessanti tempeste di sabbia
su abusi e potere.
Dicono a Oriente
verità eluse da cuori pelosi
tra i cedri e gli ulivi.
Figli vivi di Cana e di Haifa,
dentro un sudario, nascete già morti
sull'antica via delle spezie.


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 CALOGERO SORCE
Cammino piano
Cammino piano, la man sul muro,
come per carezza, cerca appiglio;
il passo claudicante, mascherato;
... il viso, sofferente, col sorriso.
Mi rode dentro, la bestia immane,
... e mi divora, rendendo sacco...
un organismo umano pria persona,
... rendendo un cervello sol tortura.
Accanto a me persone amiche fingono,
e insiem fingiamo, facendo finta,
... all'altro, di non saper lo stato;
di non saper la vita che mi resta.
Sotto l'ascella la pompa ad infusione;
... la sua tracolla segna la mia spalla,
e la morfina vivere mi fa fra cielo e terra,
... attenuando i morsi dell'infame.
Mi spengo piano contando i dì a ritroso,
la fame manca, la carne si assottiglia;
or striscio i piedi e incespico sul nulla,
... ed il respiro si fa altalenante.
Fingono i medici, non sanno che io so,
e porto avanti il gioco, sconoscendo.
Riguardo indietro, un mese fa io stavo bene,
ero una quercia in mezzo ai papaveri,
e adesso solo questi danno sostegno...
a un anima che si avvicina al nulla.
Solo la tosse, stizzosa tosse, a nulla rispondente,
... poi quella sonda e quella displasia.
Ora mi rode dentro e le arterie attacca...,
e le ricopre di molliccia roba che si rompe;
il sangue, in bocca, mi soffoca e mi annienta,
mi spengo annaspando, in fame d'aria,
e annego nel mio sangue ridondante;
e mi addormento, stringendo la mia mano...
in pugno chiuso, come per picchiare il mio destino.

 GIOVANNI SOTTSASS
Il puzzle della vita
I pezzi ci sono tutti
ma dove metterli?
Componendo le tessere
disfando la mia vita.
Guardando il puzzle finito
pensando ai tasselli
della mia esistenza.
Magari avere una scatola
dove riporre tutto.


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MARCO SPECIALE
Il ritorno
Lo sento dalla garza
Che avvolge gli ulivi al mattino
Dall'odore di muschio che sale
Dai boschi fino al cielo
Sono stati giorni persi
Nelle pinete con le radici al mare
Ed ora appaiono
Ombrose figure etrusche
Si allungano sulla rena minacciose
È ora di tornare
Ma il rittochino delle vigne
Induce a vuote circolarità:
Sull'andana che accompagna verso casa
Già appare
Una sospensione
GIOVANNA SPINELLI
Pericoli, improvvisato
Uno strato a forma di ponte
si delinea all'orizzonte,
c'è lo spazio da organizzare
e l'inatteso da evitare.
Il calcolo padroneggia
brillante e birichino,
ma un vento indomabile
aleggia lì vicino.
Un mondo da prevedere,
un mondo da programmare,
un mondo soprattutto da controllare.
Si spera di afferrare la realtà,
ma quel treno delle grandi opportunità
nel treno dei grandi Incontri si trasformerà.

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SILVIA TONELLI
Tango

Trascende

invadente.

Il tango,

attende

intrepido

l'abbraccio della

speranza

del nulla.


ELISA TRICARICO
Ho vagato stanotte
in un silenzio cercato, inseguito, adorato...
Sulla punta della lingua
delizioso
un noto profumo.
Reminiscenze...
Inspirando lentamente
sorpresa
da questo insistente ricordo
e occhi al cielo
e mani aperte
nel vuoto
passo - dopo - passo
leggera, in punta di piedi
per la paura di scalfirti...
ho camminato sulla tua pelle.
Tu
eri ovunque.
Un piatto di muschio
per favore...
perché è casa
ma è lontano
perché è fresco
ma toccarlo brucia
perché non lo conosco...
ma mi sembri tu.
Un piatto di muschio, non resisto!
Annuso, selvatica, la sua dolcezza
e sono di nuovo unghie...
Cerco terra
e ombra
e silenzio.
Cerco muschio:
un uomo
che sia mio.


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GIANCARLO VECCHI
E mi rispose il vento

Come un bimbo voglioso di trastullo
correvo nel giardino della vita
quando la tramontana spezzò via
i miei progetti,
le mie illusioni,
tutti i miei sogni.
Vidi i miei sentimenti sparsi
a terra, fra foglie secche
ammucchiate dal soffio dell'autunno.
Perché, mi chiesi,
che feci mai di male?
E mi rispose il vento.
Colombiana
Quando mi specchio ne' tuoi occhi scuri
leggo rifiessa non l'immagin stanca
che mi donaron gli anni miei maturi,
ma vedo il sole, una spiaggia bianca
cinta di palme la cui chioma abbranca
un vento giunto da orizzonti puri;
più lungi borghi co' candidi muri,
l'acqua di un fiume dentro il mar s'affranca.
Vedo la nostalgia per la tua terra,
bella e selvaggia, non ancor sopita,
vedo la pena che il tuo cuor rinserra,
ma l'umor della selva ove, rapita,
tu ti celavi come un fior in serra
parmi la linfa che mi dà la vita.

ROBERTO ZAMBON
Attesa
Ronzanti alveari brillan di luce
nel nero della notte, e sopra, e sotto;
odo il capriccio di foglie annoiate
sottrarsi, come in un gioco tra bimbi,
al goffo e lento abbraccio del silenzio.
Gorgogliano motori e balbettano,
ma lontano, non qui, tra fili d'erba
impettiti e golosi di rugiada.
Da tempo non scorgo più l'orizzonte:
bandito via da ogni "civil - borgo",
se ne sta al mare, ora, solo ed errante.
Io siedo stanco. Attendo pensieroso
un evento qualsiasi. Ma attendo solo,
come l'orizzonte che sta al mare.
E tuttavia posso ancor viaggiare col mio
pensiero, e districandomi da tanto
sconforto, fuggire. Oh! quanto bramerei
senza sforzi, né umane necessità,
oltre ogni muraglia eretta e fossa scavata,
far di infinite miglia un piede appena,
di uno spartito, l'intera mia vita.
Qual triste disinganno è l'attendere!
Eppur m'alletta, tant'è lusinghiero.
Così vaga il mio pensier, ma io rimango,
in un "civil - borgo", in un parco, solo.


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MASSIMO ZAMETTA
Scopro la tua fronte
con il palmo della mano,
il tuo sguardo mi apre un vuoto
alla bocca dello stomaco.
Rapide le auto
premono la strada grigia
e una bava di seta
fila dal mattino alla sera.
Ti materializzi da ricordi lontani
e solo dallo sguardo ti riconosco.
Le gocce del tempo
hanno scolpito
le nostri sorti.
Un abbraccio
ci accomiata.
Ti vedo, un tonfo al cuore,
Se non fosse per il tuo carattere, difficile
fra queste luminarie
forse ti conoscerei meglio
che danno una calda parvenza di festa
sarei per te un sostegno, un delicato amico,
nel freddo incipiente sul porfido refrattario,
saprei consigliarti tenendoti i nervosi palmi
Sento ormai di appartenerti
nelle mie larghe mani. Ma è difficile
come un orecchino, come un libro, come una fotografia
superare l'aguzza palizzata che ti nasconde,
carica di ricordi, tale è il pathos
sei sempre tu, ma appari diversa,
che mi spinge verso di te,
indossi sempre una maschera
verso questo tuo sguardo, così misterioso,
che dolce mi sarebbe togliere.

DIONISI GIOVANNI ZANCHETTI
Il giardino del re
In questo giardino di vetro
I fiori sembrano sogni
Ma le api non trovano miele
E questa chiara luna
Ci ricorda solo
Come il cielo è nero
I ricordi si consumano
Come il sole
Quando la sera muore
In questo giardino reale
La grande quercia piange
Anche le sue foglie tremano al vento
In questo giardino fatato
Le farfalle
Colorano i fiori
Nel giardino dei Ricordi
Ogni filo d'erba è d'oro
E ogni fiore è reciso
E tutto appare come in un sogno


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SERGIO ZAPPIA
Destino crudele
Quella sera alla festa ero andata,
niente alcol nel bicchiere per la bevuta:
di mamma seguivo il consiglio giusto,
perché sobria, a guidare c'è più gusto!
Io ero certa di non aver bevuto,
ma che destino crudele che ho avuto...
insanguinata e con gli arti tutti rotti,
immobile guardo medici e poliziotti
che dicono: "Ecco perché andava come un razzo:
era completamente ubriaco, quel ragazzo!"
Mamma ti voglio bene... dirti vorrei...
io stavo in guardia, per i fatti miei.
... ti giuro che il dolore è lancinante
vorrei abbracciarti: sei la persona più importante!
Sani consigli, i tuoi, per il mio bene,
baci carezze e cose sempre amene!
Se vuoi guidare sicura, allora non bere...
ed ora sull'asfalto sto a giacere!
Son gli ultimi momenti e penso... che sorte...
ma, dì a papà... a mia sorella di esser forte...
Se qualcuno l'avesse detto a quel ragazzo...
forse, non avrebbe guidato come un pazzo!
Ti voglio bene, mamma... e allora addio,
ora, devo pregare solo Iddio!...
A colui che ha sentito la morente,
da far non gli restava proprio niente.
Ha osservato un silenzio convenuto,
ascoltando in lacrime, l'estremo saluto...
... e poi contro la guida in stato di ebbrezza,
contribuire per evitare tanta tristezza:
la vita è bella ed allora insieme brindiamo,
soltanto se dopo, al volante non ci mettiamo!
 


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Agg. 22-10-2006