- INDICE
-
- Introduzione,
Giuseppe Agriesti, Fabio Aldrighetti, Valeria Amato,
Franca Ascari Scanabissi, Marisa
Baratti,
Oscar Baruffi, Lidia Bellettati, Francesca Benevento,
Eliseo
Bertani,
Maria Rosa Bertellini, Franca Bessoni, Massimiliano
Bianchi, Raffaella Blasetti, Roberto Borriello, Franca
Bossi, Valentina Braun, Antonio Bruno, Maria Bucciero,
Simonetto Capponi, Gianluca
Catalano,
Silvia Catellani, Paola Ceci, Maria Rosaria Colazzo,
Gianni Colombo, Luciana Cortellazzi, Giuseppe d'Onofrio,
Rosella Daneri, Antonio Debidda, Milena De Giusti,
Roberta Degl'Innocenti, Christian
Deiana,
Noemi Rupil Del Forno, Stefano
Di Monda,
Maurizio di Palma, Maria Luisa Farca, Gianni Ferrara,
Giovanni
Ferrari,
Giulia Franchi, Mariangela
Fumagalli,
Gianpaolo Furioso, Marco
Galli,
Maura Gancitano, Licio Gelli, Enzo Gentile,
Elena
Guidi,
Marco Iemmi, Gloria Larini, Donato Antonio Lauria, Bruna
Luciani, Silvestro Luisi, Stefano
Mallardi,
Katia Marionni, Jmmy Alfonso Mauro, Ferdinando Menconi,
Graziella Moi, Gianfranco Molinaro, Maria Mosca, Roberta
Nagliati, Fernanda Nicolis, Vittorio Novelli,
Maria
Luisa Orsi Sigari,
Tonino paliotta, Giuseppe Paternò,
Carlo
Pedretti,
Susanna Pelizza Di Palma, Valerio Peracchi, Elisabetta
Pieraccioni, Cristina Pitto, Maria Graziella Previti,
Roberto Pugliese, Sonia Quintavalla, Filippo Rolla,
Valentina Romani, Annunziata Romeo, Antonio
Rossi,
Floriana
Rubino,
Monique Sartor, Luciana
Scaglia Grenna,
Adriano Scandalitta, Sonia Scandella, Adriana Scarpa,
Giovanni Tavcar, Pietro Trapani, Tiziana Vanoni,
Giuseppina Varone, Pino Veltri, Moira Venturelli, Luca
Maria Vicamini, Silvia Vigna, Franca Vinazzani,
Michelina
Zona.
|
- Marisa
Baratti
- Africa
-
- Raccogliere le
stelle
- con le
mani,
- respirare il
profumo
- delle acacie,
del pepe,
- dell'incenso,
- sempre
nell'aria,
- ubriacarsi di
luce e di tepore,
- ascoltare i
suoni della notte:
- vento,
sciacalli, coborò lontani,
- cercare
l'orizzonte all'infinito
- senza trovarlo
mai, senza confini,
- l'eterna
primavera ferma il tempo
- e giovane ti
senti,
- il cielo
sempre blu s'imbizzarrisce
- a un tratto,
una sfuriata d'acqua
- a catinelle e
torna blu come
- se niente
fosse,
- e prima di
raccogliere le stelle
- tutto
s'incendia,
- è una
sfuriata ancora,
- di rosa,
viola, giallo, di arancione,
- allora
sì, si vede l'orizzonte
- che il sole
immenso
- scende adagio
adagio
- dietro le ambe
rosse
- che allungano
ombre.
- Nell'intervallo
grigio della sera,
- brevissimo che
presto si fa buio,
- tutto è
silenzio e pace
- e poi ecco la
notte
- che canta le
sue voci
- che sfoggia le
sue stelle,
- milioni,
luccicanti,
- tanto vicine
che te le puoi pigliare.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Eliseo
Bertani
-
- Perle
-
- Piccole e
delicate perle, saltellando vagano su specchi
umidi
- paiono cadute
dal cielo
- Tintinnando
rapide e veloci scivolano verso angoli
sconosciuti
- Saettanti e a
tratti luminose corrono come su autostrade
deserte
- Paiono
smarrite a volte perse
- Sono segno di
collera di forzata tensione
- se son
schizzate c'è una ragione
- Una mano forte
le ha strappate da un esile collo
- un segno in
apparenza virile ma in fondo più che altro
infantile
- Paiono ora
ferme e lacerate ma soprattutto sole e
smarrite
- come mille
emozioni
- che correndo
nel vuoto non hanno trovato ragioni.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Gianluca
Catalano
- Per me
solo
-
- Riempiono di
solitudini la nebbia sottile
- nei giorni di
pioggia, con eco lontane.
- Cantano le
balene di là dalla scogliera
- scivolando
lente sulle rotte ed i giorni di
Febbraio.
- Lacerano il
cielo delle mie grida i gabbiani,
- fantasmi nella
bruma fredda,
- tagliano
l'aria e con ali di velluto il vento.
-
- Eppure
risuonano caldi i miei pensieri in
lontananza
- come tuoni
dispersi tra le mura di una stanza
- e senza una
poesia per scaldarmi il cuore
- cerco qualcuno
a cui dire semplici parole;
- ah se fossi
capace di volare come sono
- ma solo non so
star lassù senza nessuno
- ed anelanti i
miei occhi guardano i gabbiani
- come ingenue
le orecchie ascoltarono gli umani.
- Ci sarà
pure un qualche verme che non sia
volgare,
- un posto dove
l'amore non sia un peso da portare,
- un posto
qualunque per quanto sia banale
- dove non si
guardi all'uomo come a un temporale.
- Ah quanto cara
mi sarebbe una critica sincera,
- un insulto,
una violenza, sol che fosse vera,
- un cannone che
non ammazzi per la pace
- o qualche
pazzo che per non mentirsi tace
- e quanto odio
le parole stanche della legge,
- quelle che non
spiegano, colei che non protegge.
- Eppure sotto
sotto provo ancora un po' di pena
- per la vostra
mente piena, per le vostre facce dure,
- per il
sarcasmo nei sorrisi a nasconder le
paure
- e dei cadaveri
squadrati sugli schermi per la cena
- sento ancora a
volte le bestemmie amare
- però
scusatemi, adesso devo andare,
- ho ancora una
vita e un universo da capire
- e ancora un
altro amore, mistero da scoprire.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Christian
Deiana
- Oblio
-
- Lasciatemi
- in una stanza
buia
- che
io
- non possa
distinguere
- il bianco dal
nero
- non fate
rumore
- così
che
- non possa
immaginarmi
- una
festa
- non
pensatemi
- così
che possa già morire
- nella vostra
mente
- non
abbiate
- né
pietà
- né
pena
- così
che
- possa sentirmi
abbandonato
- lasciatemi
perdere
- non ho voglia
d'esser
- tantomeno
d'esistere.
- Così
che
- la
morte
- vedendomi
così sofferente
- abbia
compassione
- e mi porti con
sé
- più di
buon grado.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Stefano
Di Monda
- 1°
classificato
-
-
- Mattinata allegra
- con Silvia e
Federica
-
-
Bosconero, 4 aprile 1999
-
- Ed è
disteso il verde e quieta gli occhi
- e il
cuore
- e una chioma
color dell'oro a mezzo
- metro da
quello del muschio
- prime corse di
nuove primavere
- saggio di volo
ora librato, ora al battere
-
d'ali
- uccelli di
campagna, cornacchie
- e gazze
ladre
- code al vento
di boccoli e riccioli
- ad un metro
dal guanciale terrestre
- entusiasta
esplosione di sei primavere
- trenino diesel
di una sola carrozza
- spacca in due
la distesa del campo
- dimensione di
esistenza più lenta
-
- faccio in
tempo ad essere parte
- della terra
sulla terra disteso
- sgambettano
giochi infantili
- mi coprono
d'erba
- mimetizzano il
padre ed il prato
- e crescono
improvvise
- arrestano la
corsa
- divorano con
gli occhi un'oasi fiorita
- boccoli e
capelli d'oro, tuffi e abbracci
- sulla
chioma terrestre
- e dai filari
di pioppo ritorna la voce
-
dell'eco
- vivifica
l'essenza delle nuove e delle
- vecchie
primavere.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Giovanni
Ferrari
- La lunga
attesa
-
- Ti
aspetterò sempre
- niente mi
fermerà,
- passeranno
buie stagioni
- e venti dal
deserto,
- ma la mia
anima inaridita
- saprà
trovare l'acqua
- per
dissetarsi
- e riprendere
il suo cammino.
- Ti
aspetterò sempre,
- ad ogni angolo
io ci sarò,
- raccoglierò
i tuoi gesti
- e
sentirò le tue parole,
- ti sarò
accanto
- ma non mi
vedrai,
- sarò
un'ombra lunga
- lontana dai
tuoi passi.
- Ti
aspetterò sempre,
- anche quando
sarà troppo tardi,
- perché
l'amore aspetterà per me.
-
-
-
- Il cerchio del
destino
-
- Il cerchio del
destino
- è
l'insieme vuoto
- che mi divide
da te,
- ora che sei
l'unico cibo
- che mi
dà sostanza.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Mariangella
Fumagalli
-
- Te
deum1
-
- Sotto il
mantello nero,
- avverto ancor
la mano
- calda e
vigorosa2.
- Sento
l'andar deciso
- sui
gradini3, che da casa
- mi portano
alla Chiesa.
- La sera era
già profonda4
- Pe' i miei
poch'anni,
- ma nella mente
mia
- nulla è
cambiato;
- era la sera
del: "Gran Te Deum"5.
- La Chiesa
piena di colori scuri
- e
s'affollavano tra i banchi
- uomini e
donne
- in ben
distinte file,
- che alternanti
e con voci possenti,
- immersi
totalmente in lor cantare,
- la mente
attanagliava6.
- Il profumo
d'incenso
- che alto
saliva fra le colonne e i lumi,
- misterioso
rendeva il mio capire.
- Te Deum
laudamus
- anche per voi
o sassi
- elevati al
cielo a mo' di braccia!
- Dentro di voi,
ben custodite sono
- le speranze
dei molti,
- che qui
osannando
- i sacri canti
al ciel laudaron!
- Salvum
fac populum tuum Domine
- e a tutti
coloro
- che in Santo
Giacomo saranno
- ora e
sempre
- Er
benedec hoereditati tuoe
- per tutti i
popoli a venire,
- Te Deum, dal
profondo del mio cuore!
-
- 1. Nella
Chiesa di S. Giacomo di Bellagio (Co). In stile
lombardo con abside rivolto oriente. Le imponenti
colonne centrali sono costruite con pietre di
Moltrasio, mentre per i capitelli, per le basi delle
colonne e per le pietre ornamentali delle porte, venne
usato il granito che abbondante si trovava in massi
erratici su tutto il territorio del Lario. - 2. Il
padre che l'accompagna in Chiesa. - 3. La "Salita dei
Cappuccini", è una strada in salita tutta a
gradini. - 4. Inoltrata. - 5. L'ultimo giorno
dell'anno. - 6. Assorbiva, occupava. - 7. Due grandi
rosoni collocati nel centro della navata principale;
ognuno contenente dodici ampolle che in quei tempi
erano funzionanti ad olio.
-
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Marco
Galli
- Mezzodì
-
- Scarpe
confluiscono da qua da là
- nell'assolata
piazza,
- si
intrecciano, afone, si avvolgono,
- quali di
un'Idra dissennate spire,
- non si
ricercano, non si scorgono,
- scarpe prive
di occhi per leggere nei cuori.
-
- Ma, nello
stesso istante, nell'angolo,
- lesto
raccoglie i suoi versi il poeta
- e già
l'orecchio tende
- alle attutite
note di romanza.
- Ed al viaggio
riappresta il suo alato calzare.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Elena
Guidi
- Terra
mia
-
- Un'emozione
m'assale
- nel ritornare
alla mia terra;
- la ritrovo nei
visi gioiosi della gente,
- di uno spirito
romagnolo
- allegro e
spensierato
- sebbene nel
cuore
- la
povertà e la lotta
- fonte siano
state di pensieri.
- L'amore per il
ballo
- &endash;
sfogando così il dolore
&endash;
- aiuta l'animo
a sfuggire
- l'amarezza di
un triste momento,
- di un ricordo
passato,
- di gloria
sfuggita.
- Eppure in me
serbo
- la voglia di
tornare
- e rivedere i
volti giocosi
- &endash; ma
segnati di rughe e sudore &endash;
- delle antiche
nonne romagnole
- che davanti al
camino acceso
- raccontano
fole di altri tempi
- mentre
cucinano l'ennesima piadina.
- E noi
fanciulli
- affamati
soprattutto si sogni
- seguivamo
impazienti
- lo
schioppettio della legna arsa,
- allungando le
mano per saziare
- più gli
occhi che la gola
- ormai figli di
una generazione
- che mai
più fame avrà
- e che mai
più per un ideale
- morire
potrà!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Stefano
Mallardi
- Torna
-
- Appare e
scompare
- quel tenue
bagliore
- dietro quelle
nubi tumultuose.
- Le lacrime del
cielo
- cadono fitte e
silenziose
- su tutte le
cose.
- Inquieto cerco
l'orizzonte,
- e non vedo
più
- quel quadro
colorato
- che mi ha
sempre rasserenato.
- Il sole, il
nostro sole
- somiglia a
quel chiarore:
- corre lontano
lontano
- dietro le
nuvole nere
- che vagano nei
miei pensieri.
- Soffiando in
mille flauti
- ora giunge il
vento;
- si agitano i
vecchi ulivi,
- e dai ciliegi
cadono
- le foglie
rosse e gialle
- volteggiando
come farfalle.
- Invisibili son
gli aghi
- che
m'iniettano dolorosa nostalgia,
- e prego,
piango, e grido:
- torna, torna
da me, Maria.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Maria
Luisa Orsi Sigari
- Carezze
-
- Piano ti
accarezzerò
- il
cuore,
- lo
proteggerò dal gelo
- dell'indifferenza,
- lo
vestirò d'amore.
- Sarò
leggera come nuvola,
- discreta,
- e ti
aiuterò a dimenticare
- i tuoi
dolori.
- Poi, in un
silenzio propizio,
- ti darò
un abbraccio.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Carlo
Pedretti
- Il
mare
-
- Il fiume
è la strada dell'acqua
- Che lontana
corre affannosa
- Dove cessa di
essere fiume e il fiume
- Cessa di
essere strada: il mare,
- Il
mare!
-
- Il mare che
è pioggia
- Quando stanco
si affida
- All'onda
affannata dell'acqua
- E
riposa
-
- Quando riposa
e si affanna
- Continuo
nell'onda che pioggia.
-
-
-
-
- L'alba
-
- Muore la notte
e quasi è l'alba.
- Ora il
silenzio ha sapore di brezza
- Che increspa
superfici di lago;
- La strada
è scarna e deserta
- E sembra un
fanciullo solo;
- Le ombre che
fuggono
- Sono sogni che
cessano,
- Il cielo
sereno
- È una
giacca turchina.
- Io sono un
fanciullo solo
- Ed amo il
turchino
- Nel cielo
dell'alba.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Antoni
Rossi
- Come vele alla
deriva
-
- Ci stiamo
allontanando
- come vele alla
deriva,
- voliamo verso
l'ultimo tramonto
- come aquile di
neve.
- Forse nel
letto della luna
- troveremo i
nostri cuori
- che giocano
bambini;
- allora un
fiore d'oro
- ci
bagnerà la fronte di rugiada
- e i nostri
occhi avranno lacrime di seta.
- Poi cercheremo
il nido dell'amore
- ancora colmo
di piume di colombe
- e lí
riposeranno i nostri corpi affaticati;
- piú
tardi sarà un angelo
- a svegliarci
con un bacio,
- stupendi
arcobaleni si doneranno al sole
- e inventeranno
eclissi di usignoli e di colori.
- E dopo
sarà il vento a prenderci per
mano
- e andremo
incontro al mare dei ricordi
- fatto di
lunghe onde aperte al sogno
- che
accoglieranno vele alla deriva.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- Floriana
Rubino
9°
classificata
- Attesa
-
- Attesa,
- immaterialità
del tempo
- che
bussa
- alla porta dei
miei pensieri
- senza
requie,
- remoto
varco
- trasfuso fra
le sagome
- dei mortali
viventi,
- sfocato
dall'acre odore
- di secreti
lochi.
- Là
torna e ritorna
- Incessantemente
- Bisognoso e
vagabondo
- Il mio
sguardo
- Come
perenne
- È il
ribelle susseguirsi
- Delle
ore,
- il felino
incalzare
- alle mie
spalle
- di tutte le
cose
- a me
ignote,
- l'eterno
viaggio
- delle
sempiterne stelle
- la cui
morte
- squarcia
luminosa
- la volta
celeste
- e cavalcando
l'essere
- giunge
- ai miei
occhi
- rivolti al
cielo
- di una
risposta
- supplichevoli.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
- Luciana
Scaglia Grenna
- Mani
-
- Mani
capaci,
- protese verso
un corpo privo di elasticità
- somigliante ad
un contorto pezzo di legno,
- mani
robuste,
- sicure,
- pronte a
dimostrare che tu corpo
- pauroso e
reticente
- hai ancora la
possibilità
- di muoverti
lentamente
- a modo
tuo.
- Mani che, con
la loro potenza,
- riescono a
modellarti
- superbamente
- facendoti
asumere movimenti
- quasi
normali.
- Mani che sanno
consigliare con sottigliezza
- se tu sei
così abile e attento
- ad assorbire
l'essenziale
- sempre con
nuove idee strabilianti
- per migliorare
la voglia insaziabile
- colma di
entusiasmo e interesse.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- Michelina
Zona
- Ad un ragazzo
adottato
-
- Il tuo sguardo
lunare,
- misterioso,
lontano,
- nasconde la
ribellione
- verso il mondo
che ha
- confuso le tue
origini.
-
- La brunita
mano fruga
- nelle viscere
buie
- ove nascesti
mentre
- svogliato,
alla deriva vai
- di stranieri
fiumi.
-
- M'accora la
solitudine
- in cui
anneghi, fantasticando
- sul volto
uguale al tuo
- che ti
negò l'amore.
-
- Non chiedere
più alle stelle
- che non sanno
perché
- hanno segnato
il tuo destino
- e le mani che
ti nutrirono
- non
respingere.
-
-
-
-
- Poesia
-
- Nevicata di
pensieri,
- dolce canto di
suadenti
- suoni sospesi
ad una rima.
- Fioco
scroscio
- di bianche
danze
- nell'aria
ammutolita
- che sui labbri
gelati
- smalta parole
fresche
- come
rugiada:
- del profumo
dell'estasi,
- dell'ebbrezza
di voli astrali.
- Solamente tu,
poeta,
- dischiudere
vedrai
- le porte del
paese dove hai
- sempre
desiderato andare
- se scordare
saprai
- d'essere
immagine fugace.
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
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