COSCIENZA POLITICA: IL RUOLO DI SOLOMON T.
PLAATJE (1876-1932)
1. Sulle strutture di classe e sui loro rapporti sulla base
del colore e del ruolo nel sistema produttivo vedi: F. A.
Johnstone, Class, Race and Gold: a Study of Class Relations and
Racial Discrimination in South Africa, Londra,Routledge &
Keegan, 1976; S. Marks (a cura di), Industrialisation and
Social Change in South Africa: African Class Formation, Culture
and Consciousness 1870-1930, Londra, Longman, 1982, ristampa
1988, e H. J. Simons, Class and Colour in South Africa
1850-1950, Londra, Penguin, 1969. La formazione
dell'élite nera è trattata in P. Walshe, The Rise
of African Nationalism. The African National Congress
1912-1952, Londra, Hurst & Co., 1970, ristampa 1982, pp.
1-24. La particolare posizione dell'élite nera a cavallo
tra desiderio di integrazione e fedeltà 'tribali' è
analizzata acutamente in S. Marks, The Ambiguities of
Dependence in South Africa: Class, Nationalism and State in 20th
Century, Baltimore, Johns Hopkins University Press,
1986.
2. L'allargamento della società coloniale
soddisfaceva anche l'esigenza di creare un mercato più
vasto alle merci prodotte nell'area imperiale.
3. L'importanza attribuita dagli africani istruiti alla
prassi liberal praticata nel Capo assume un valore
particolare se paragonata alle contemporanee politiche di
esclusione caratteristiche delle altre colonie sudafricane. Questo
pone un interrogativo di non facile soluzione: fino a che punto la
visione integrazionista e ottimista dei teorici liberal del
Capo dipendeva dal fatto che il rapporto numerico tra bianchi e
neri non veniva ritenuto pericoloso? Una ossessione trascinata per
decenni dai boeri sarà rappresentata appunto dal rischio di
soccombere alla montante marea nera (swart
gewaar).
4. N. Worden, The Making of Modern South Africa.
Conquest, Segregation and Apartheid, Oxford, Blackwell, 1994,
p. 82.
5. Sulle dinamiche che interessarono l'élite nera e
i suoi rappresentanti si veda: P. Bonner, The Transvaal Native
Congress 1917-1920, in S. Marks (a cura di),
Industrialisation and Social Change in South Africa,
Londra, Longman, 1987, pp. 270 e ss.; W. Beinart, P. Delius, e S.
Trapido (a cura di), Putting a Plough to the Ground:
Accumulation and Dispossession in Rural South Africa,
1850-1930, Johannesburg, Ravan Press, 1986; C. Bundy, The
Rise and Fall of the South African Peasantry, Londra,
Heinemann, 1988, e S. Dubow, Race, Civilisation and Culture:
the Elaboration of Segregationist Discourse in the Inter-war
Years, in S. Marks, e S. Trapido (a cura di), The Politics
of Race, Class and Nationalism in 20th Century South Africa,
Londra, Longman, 1987, ristampa 1992, pp. 71-94.
6. Con l'istituzione del Native Affairs Department il
governo sudafricano cercò di rinvigorire artificialmente il
potere e l'influenza dei capi tradizionali. In questo modo si
sperava di usufruire di un'altra forma di controllo sociale sui
giovani lavoratori destinati ai campi minerari. La permanenza di
un simulacro di potere 'tribale' avrebbe dovuto garantire
l'impermeabilità della forza lavoro africana riguardo alle
dottrine radicali che andavano comparendo anche in
Sudafrica.
7. P. Walshe, The Rise of African Nationalism in South
Africa, cit., pp. 9 e ss..
8. F. Meli, South Africa Belongs to Us: a History of the
ANC, Londra, James Currey, 1989, E. Roux, Time Longer than
Rope, Madison, University of Wisconsin Press, 1964, e P.
Walshe, The Rise of African Nationalism, cit.
9. La chiesa Thembu sorse nel 1884 dalla scissione di un
gruppo di dissidenti wesleiani guidati da Nehemiah Tile. Tile
offriva un'alternativa e indicava una nuova via a quegli africani
in cerca di un luogo dove potere esprimere liberamente le proprie
difficoltà e lamentele. I dissidenti guidati da Tile
possono essere considerati i precursori dell'etiopianismo. Tile,
dotato di un notevole acume politico, cercò di collegare i
bisogni degli africani e la resistenza al colonialismo con le
leadership tradizionali. Per questo Tile usò il
cristianesimo nero per sostenere ideologicamente i poteri
tradizionali minacciati dalla diffusione dell'attività
missionaria e dalla inarrestabile penetrazione politico-economica
dell'imperialismo europeo. F. Meli, South Africa belongs to
Us, cit., pp. 7 e ss.
10. Nel 1901 venne fondato un Natal Native Congress (NNC)
di ispirazione cristiana guidato da Martin Lutuli. Nel Capo
apparvero due organizzazioni, denominate l'una Native Vigilance
Association (NVA) con base nel Transkei, e l'altra South African
Native Congress (SANC), con base nella parte occidentale della
colonia. Nell'Orange Free State si affermò la Orange River
Colony Native Vigilance Association (ORCNVA), che si
caratterizzò per la battaglia contro l'imposizione di pass
(lasciapassare) alle donne africane. Nel Transvaal apparirono il
Transvaal Congress, una Bapedi Union e una Basuto Association.
Comune a tutte queste organizzazioni era il forte attaccamento ai
principi e ai valori britannici.
11. A tutt'oggi, lo studio più completo sulla vita e
l'opera di Plaatje è B. Willan, Sol Plaatje, South
African Nationalist, 1876-1932, Londra, Heinemann, 1984. Dello
stesso autore si segnala anche la recente raccolta di scritti
scelti di Plaatje, che offre al lettore saggi, articoli e lettere
finora rimasti inaccessibili: B. Willan (a cura di), Sol
Plaatje, Selected Writings, Johannesburg, Witwatersrand
University Press, 1996.
12. Plaatje non perse mai la convinzione che le aule dei
tribunali dovessero essere i luoghi deputati dove far valere le
ragioni dei neri contro le pratiche discriminatorie.
13. L'episodio dell'assedio venne manipolato in modo tale
da convincere l'opinione pubblica inglese
dell'ineluttabilità del conflitto. Vedi D. Cammack, The
Rand at War 1899-1902: The Witwatersrand and the Anglo-Boer
War, Londra, James Currey; 1990 (?); B. Gardiner, Mafeking:
a Victorian Legend, Londra, Cassell, 1966, e P. Warwick (a
cura di), The South African War: the Anglo-Boer War
1899-1902, Londra, Longman, 1980. Vedi anche alcune storie
generali: T. R. H. Davenport, South Africa: A Modern History,
Basingstoke, MacMillan, 1991, pp. 191-201; e L. Thompson, A
History of South Africa, New Haven, Yale University Press, 1990,
pp. 141-143.
14. S. Plaatje, Mafeking Diary. A Black Man's View of a
White Man's War, Londra, James Currey, 1973, ristampa
1990.
15. La stessa posizione era sostenuta da Gandhi, allora
giovane avvocato immigrato nel Sudafrica.
16. Nel giro di pochi anni vennero votati alcuni
provvedimenti legislativi fortemente indicativi della piega presa
dalla politica sudafricana. Il Dutch Reformed Act riguardava
l'esclusione dei neri dalla Chiesa Olandese Riformata. Il Native
Labour Registration Act, continuando una pratica oramai affermata,
rendeva un crimine alcuni atti quando questi erano compiuti da
neri, nella fattispecie la rottura del contratto di lavoro. Il
Mines and Works Act proteggeva i lavoratori bianchi dalla
concorrenza africana per posti di lavoro specializzati o
semi-specializzati. Il Defence Act prevedeva l'istituzione di una
milizia esclusivamente composta da europei.
17. Il Natal Indian Congress (NIC) venne fondato nel 1894.
Gli anni trascorsi da Gandhi in Sudafrica furono fondamentali per
l'elaborazione della dottrina detta 'satyagraha', che tanta parte
avrà nelle vicende legate alla lotta per l'indipendenza
indiana. Su Gandhi in Sudafrica vedi M. Swan, Gandhi. The South
African Experience, Johannesburg, Ravan Press, 1985. Della
stessa autrice vedi anche Ideology in Organized Indian
Politics, 1891-1948, in S. Marks (a cura di), Politics of
Race, cit., pp. 182-208.
18. La questione della restituzione delle terre rappresenta
ancora oggi uno dei problemi centrali del nuovo Sudafrica. A
questo proposito vedi il saggio di T. Bennett, La terra in
Sudafrica: espropriazioni e riforme agrarie, in I. Vivan (a cura
di), Il nuovo Sudafrica. Dalle strettoie dell'apartheid alle
complessità della democrazia, Firenze, La Nuova Italia,
1996.
19. S. Plaatje, Native Life in South Africa,
Johannesburg, Ravan Press, 1982, ristampa 1995.
20. Il libro venne scritto e pubblicato durante il
soggiorno in Inghilterra effettuato da Plaatje in qualità
di membro della delegazione del Congresso inviata a Londra per
trovare appoggio alla campagna contro il Native Land Act.
21. I conservatori della Anti-Slavery and Aborigines'
Protection Society temevano un avvicinamento della delegazione a
forze politiche più radicali.
22. B. Willan, The Rise of African Nationalism,
cit., p. 202.
23. Si crearono immediatamente forti attriti con la
Società di Protezione degli Aborigeni, e con il suo
segretario John Harris. Preoccupata dell'eccesso di autonomia
mostrata dagli africani, l'associazione cercò in ogni modo
di condizionare l'attività della delegazione.
24. Così Plaatje ricorda l'incontro con il Ministro
per le Colonie: "Mr. Harcourt made no notes and asked no questions
at the interwiew accorded to our deputation. He listened to how
desperately we resisted the passing of the law; how the Government
ignored all our representations, and those of all churches and
missionary bodies on our behalf; how we twice applied to Lord
Gladstone for opportunities to inform him of the ruin which is
wrought by the law among our people; how Lord Gladstone wrote in
each instance saying it was 'not within his costitutional
functions' to see us. To all this Mr. Harcourt replied with
another 'assurance of General Botha' that 'we have not exausted
all South African remedies before coming to England'".
Ibidem, p. 178.
25. Risale a quel periodo la realizzazione di due opere
dedicate alla cultura africana. Sechuana Proverbs with Literal
Translation and their European Equivalents venne pubblicato
nel 1916, raccoglieva più di settecento proverbi tswana
accompagnati dal corrispettivo europeo più prossimo. A
Sechuana Reader uscì nello stesso anno e comprendeva
una raccolta di racconti e fiabe africani. Brani dei due scritti
sono reperibili in B. Willan, Sol Plaatje. Selected
Writings, cit., pp. 212 e ss.
26. In una lettera inviata alla De Beers Plaatje
così si esprimeva: "Let me add Sir, at the risk of being
too personal, that there is the belief among some of the native
population here that I am in the pay of De Beers, employed to keep
them quiet." B. Willan, Sol Plaatje. South African
Nationalist, cit., p. 220.
27. I discorsi del presidente americano Wilson e del
Premier inglese Lloyd George avevano concorso ad alimentare
speranze di riapertura del dialogo con la controparte britannica.
I principi di libertà enunciati da Wilson avevano
contribuito a creare l'impressione e l'aspettativa di una maggiore
disponibilità da parte del governo inglese.
28. Dalla corrispondenza con una delle sue sostenitrici
inglesi, Mrs. Colenso, si legge: "It is dazzling to see the extent
of freedom, industrial advantage, and costly educational
facilities, provided for Negroes in this country by the Union
government, the government of the several states, by the
municipalities and by wealthy philanthropists. ( ) And oh,
the women! They are progressive educationally, socially,
politically, as well as in church work, they lead the men." B.
Willan, Sol Plaatje. South African Nationalist, cit., p.
276.
29. Ibidem, pp. 267- 268.
30. I quattro progetti di legge organicamente collegati
miravano a stabilire una politica uniforme a proposito della
questione africana. Il Coloured Persons' Rights Bill rimuoveva
l'elettorato di colore del Capo dalle liste elettorali comuni. Il
Representation of Natives in Parliament Bill prevedeva la nomina
di sette deputati eletti da un corpo elettorale ridotto composto
da capi tradizionali ed esponenti di spicco della comunità
nominati dal Governatore Generale. I sette rappresentanti
avrebbero goduto di uno status limitato, circoscritto alle
questioni direttamente riguardanti la popolazione africana. A
completare la rappresentanza per gli africani doveva contribuire
l'Union Native Council Bill, con la creazione di un Consiglio
composto da cinquanta membri dei quali quindici nominati dal
Governatore e i rimanenti eletti con lo stesso metodo di elezione
dei rappresentanti parlamentari. La quarta proposta di legge, il
Native Land (Amendment) Bill, forniva la soluzione finale alla
questione della percentuale di terra riservata agli africani. La
quota destinata ai neri saliva dal 7,3% previsto in precedenza al
12,4%.
31. Con il "Black Manifesto" Hertzog esplicitava
ulteriormente l'intenzione e la determinazione di procedere sulla
strada dell'abolizione di ciò che restava delle concessioni
costituzionali e della tradizione liberal inglese.
32. S. Plaatje, Mhudi, Oxford, Heinemann,
1978.
33. I redattori, o per meglio dire, i censori che curarono
la prima edizione eliminarono dal manoscritto la figura di
Ra-Thaga, il narratore orale della vicenda, privando così
il romanzo di uno dei suoi aspetti più importanti, e
cioè il recupero della tradizione orale.
34. T. R. H. Davenport, South Africa: A Modern
History, cit., pp. 51 e ss., e L. Thompson, A History of
South Africa, cit., pp. 80 e ss..
35. Su questa diversità di interpretazione vedi W.
Gebhard, The Mfecane and the Great Trek: Conflicting
Interpretations and Their Ideological Significance, in E.
Lehmann (a cura di), Mfecane and Boer War. Versions of South
African History, Die Blaue Eule, Essen, 1992.
36. Sul fondamento mitologico del potere afrikaner vedi L.
Thompson, Il mito politico dell'apartheid, Torino, Sei,
1989.
37. Si fonda così un altro mito che
consentirà agli afrikaner di sostenere la
legittimità della deportazione degli africani nelle aree
esclusivamente riservate a loro, e che culminerà negli anni
Ottanta con il tentativo di creare i bantustan, microstati
fantoccio solo apparentemente indipendenti, e in realtà una
sorta di riserve etniche.
38. Le prime edizioni del romanzo riportano anche un
sottotitolo che richiama proprio il titolo dell'opera dedicata
alle vicende legate all'entrata in vigore dell'odiosa legge: An
Epic of South African Native Life a Hundred Years
Ago.
39. I. Vivan, "Sol Plaatje's Mhudi: History as
Fiction", in G. Davis (a cura di), Crisis and Conflict, Essays
on Southern African Literature, Essen, Die Blaue Eule, 1990,
pp. 55 e ss.
40. L'opera di civilizzazione comportò anche
l'arrivo di prostituzione, armi da fuoco e alcool.
41. Per un approfondimento esaustivo del prototipo di donna
disegnato da Plaatje si veda ancora I. Vivan, "Sol Plaatje's
Mhudi", cit., pp. 51 e ss.
42. Sulla costruzione del sistema culturale e linguistico
afrikaans, cfr. I. Hofmeyer, "Building a Nation from Words:
Afrikaans Language", Literature and Ethnic Identity,
1902-1924, in S. Marks, e S. Trapido (a cura di), The Politics
of Race, cit., pp. 95-124.
43. Il lavoro di Plaatje venne duramente attaccato e
talvolta deriso dai sostenitori della superiorità della
cultura occidentale. Questi sostenevano l'irriducibilità
del grande sapere europeo in lingue africane. B. Willan, Sol
Plaatje.South African Nationalism, cit., p.
132.
44. Quasi contemporaneamente a Mhudi, usciva in Gran
Bretagna un romanzo scritto da un bianco che era destinato a
sollevare un notevole scalpore. Turbott Wolfe, opera prima
del giovane William Plomer, pubblicato dalla Hogarth Press di
Virginia e Leonard Woolf, intravvedeva - con speranza ma anche con
rassegnato timore - l'ineluttabilità e la necessità
per la sopravvivenza stessa dei bianchi sudafricani della nascita
di una società multirazziale. Utile per un approfondimento
la recente edizione del romanzo corredata di materiali critici: W.
Plomer, Turbott Wolfe, Londra, Ad. Donker, 1980.