- Piero
Vado
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- GRANDI
PITTORI LIGURI- PRESENTATO DA RENATA RUSCA
ZARGAR
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- Piero Vado nasce a Livorno
nel 1923, nel 1926 giunge a Savona dove tuttora vive e
lavora.
- Nel 1967 pubblica la sua
prima opera-raccolta: "Immagini dell'entroterra
savonese" intesa a valorizzare (ante litteram)
l'entroterra allora sconosciuto. Sempre nel 1967
propone una sua personale di dipinti ad olio ala
Galleria "Le tre arti" di Noli. Nel 1968 allestisce
una sua personale di dipinti ad olio alla Galleria "Il
salotto" di Genova. Nel 1969 una nuova personale
sempre a Noli ed una "Collettiva Nazionale" di pittori
contemporanei a Ceriale. Nel 1970 personale alla
Galleria "Premuda" di Spotorno. Nel 1971 partecipa al
"Premio Pignone del Levante Ligure" a La Spezia. Nel
1972 personale di dipinti ad olio e disegni alla
Galleria "M/1" di Genova. Nel 1973 rassegna personale
di immagini "Gente e volti di Liguria" nella Sala del
Comune di Savona. Nel 1974 personale di litografie:
Caruggio, vicolo di Liguria nei locali dell'Alga Blu
di Spotorno. Nel 1977 personale di dipinti e incisioni
alla Galleria"Ghiglieri" di FinalMarina. Negli anni
1979-1980-1981 mostre di acqueforti durante la
manifestazione "Maestri di Liguria" al Priamar di
Savona. Nel 1981 ampia rassegna di acqueforti alla
Galleria "Berman" di Torino. Nel 1982 personale di
incisioni su argento al Palazzo della Provincia. Nel
1984 personale di disegni sulla Liguria nel Salone de
"A Campanassa". Nel 1986 personale di disegni sulla
Liguria nell'ambito del "Premio Anthia" a Peagna di
Ceriale. Nel 1989 realizzazione in bronzo di un
monumento alla "Contadina ligure" a San Lorenzo al
Mare. Nel 1982 personale di acquerelli su temi liguri
a San Lorenzo al Mare. Sempre nel 1992 personale di
acquerelli nel castello di Cervo. Nel 1995 personale
di acquerelli sul tema "L'acqua" al Palazzo della
Provincia. Nel 1996 rassegna di incisioni, disegni,
acquerelli, sul tema "Il Finale" a Palazzo Ruffini a
FinalMarina. Nel 1997 mostra sul tema "Alberi" e nel
1998 "Solitudine" presso il Comune di Savona. Piero
Vado ha al suo attivo 19 cartelle in litografia e
oltre 200 rami raffiguranti nature morte, paesaggi e
figure. Dal 1974 ha realizzato oltre 28 volumi
illustrati da oltre 2000 disegni.
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- "Entrando nello studio di
Piero Vado, senz'altro il più noto degli
artisti liguri, si incontrano subito decine e decine
di dipinti, disegni, libri, cartelle (circa 150 opere-
ed altrettante ne ha in casa) contatto immediato con
il suo lavoro e con il suo desiderio di affrontare
sempre nuove tecniche e nuove esperienze. -Ho al mio
attivo - ci spiega Piero, nato Toscana ma residente
in Liguria da sempre -38 libri, un milione e mezzo
di disegni, seicento tavole acqueforti e litografie,
acquerelli, oli , soprattutto paesaggi. La mia prima
cartella della serie "Quaderni di Liguria" è
nata nel '74 ed era uno studio sui vicoli, i nostri
stretti "caruggi" che, come si legge nella prefazione
di Giannetto Beniscelli, "sono la tana per nascondersi
e per respingere il frastuono. Trattengono e
rilanciano solamente voci di umanità,
nell'intrico verticale delle architetture". Poi le
cartelle, raccolte di scritti e disegni, hanno
toccato il Finalese, Albisola, Loano, Verezzi, Noli, i
castelli e le torri della Provincia. Mi piaceva fare
di tutto e da solo: ho preparato circa 250 acqueforti,
materiale fotografico, persino film. Infatti, ho
girato dei documentari sui mestieri che stavano
scomparendo come il maniscalco, il sellaio, il
cestaio, il pescatore nolese, l'artigiano del rame,
del ferro, dell'ardesia o della pietra del Finale, e
tanti altri. Ma, ormai, la maggior parte di questi
mestieri non esistono più ed i miei film sono
diventati un documento. Spesso li proietto a gruppi di
persone come farò, tra l'altro, a gennaio
presso "La Generale" per gli anziani del quartiere di
Villapiana a Savona. -
- Un percorso leonardesco,
dunque, che è studio e ricerca di conoscenza.
- -Non ho mai dipinto fiori
freschi, ad esempio,- chiarisce, intanto,
mostrandoci i suoi ultimi quadri - se non quando
diventavano appassiti perché, in quel modo,
verso la conclusione del loro ciclo, mi davano
più emozione. Ora, però, ho voluto
provare.- Così, fiori dai toni decisi escono
dalla tela nello splendore della maturità
oppure, nel misurarsi con l'olio, Vado inventa
sapientemente un mare in cui si può cogliere
la trasparenza dell'acqua pulita, limpida che lascia
intravvedere ciottoli colorati...
- Molti i libri che uniscono ai
dipinti un testo da lui stesso elaborato e che
riproduce le sensazioni del momento in cui si poneva
davanti al paesaggio e disegnava. "C'era una volta /
un mondo chiaroscuro / di torri e di castelli, /
campanili solenni/ nelle gravi penombre / e vicoli di
pietra nuda / le viscere forti e scabre / donde
è maturata / l'anima antica di Liguria" scrive
Stefano Amoretti a corredo proprio di uno dei suoi
volumi.
- Piero Vado è attratto,
infatti, da soggetti che scrutano l'anima di queste
nostre terre, più o meno nascosta, segreta,
antica, solitaria, gli aspetti della vita, le
impressioni create dal lavoro dell'uomo, la bellezza
del paesaggio e delle opere artistiche. Allora
tacciono, ferme nel tempo, case, pietre, barche,
carri. E dove manca la figura umana, si comprende
ancora più solidamente, però,
l'Artefice, l'uomo del passato che ha saputo forgiare
il mondo. Nella pittura di Piero Vado, poi,
c'è sempre un arco al di là del quale si
può presagire un continuum. Dietro gli archi,
al di là di ponti e terreni, finestre o porte,
in fondo a quei caruggi come occhi che osservano il
tempo, attende un futuro che è anche uno spazio
aperto nel quale l'uomo del domani dovrà
imprimere il suo marchio. "(Renata Rusca Zargar da
ARCOBALENO, settimanale ligure)
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- MOSTRA: "L'UOMO E LA
PIETRA dalla preistoria al gotico" oli, acquerelli,
disegni, acqueforti di Piero Vado presso il PALAZZO
della PROVINCIA
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- "Dopo la mostra sull'acqua
(Fonti, Fontane,Fontanelle, Fontanili) di alcuni anni
fa, Piero Vado ha presentato nella Sala Mostre della
Provincia di Savona un centinaio di opere sulla
pietra. Si tratta di un itinerario ligure (la Liguria
storica che comprende anche l'alta Toscana ed il basso
Piemonte) sull'utilizzo della materia (pietra o
argilla) nel corso dei millenni: si va, infatti, dai
graffiti e stele antropomorfe dei primordi al periodo
romano e quindi paleocristiano, romanico e gotico. Non
è difficile per Piero Vado, oggi come ieri,
stupirci per la forza delle sue idee che conduce con
abilità tecnica ma anche con tenacia e
convinzione superando tutte le difficoltà.
Dinanzi al suo lavoro, grande, importante, viene
necessariamente alla mente il genio di alcuni
personaggi simbolo del Rinascimento che, come Piero,
si misuravano con diverse procedure ed arti, curiosi
di tentare l'intelletto umano. Difatti, se ora
possiamo "vivere" questi disegni, oli, acquerelli e
acqueforti lo dobbiamo ad un percorso di Vado
attraverso la grafica, l'incisione, la scultura, i
libri, le cartelle, la fotografia, il cinema ecc. ecc.
L'esplorare di dantesca memoria, il "fatti non foste a
viver come bruti,/ ma per seguir virtute e conoscenza"
sono punti fermi dell'esistenza dell'artista che,
prese le mosse, a suo tempo, dall'acqua si addentra
ancora nella pietra, nel lavoro dell'uomo del passato
al quale fare riferimento per comprendere la perizia,
la destrezza, l'intelligenza, la superiorità
dell'essere umano. Il suo tratto preciso, regolare, in
bianco e nero o a colori, ripercorre la fatica di
costruire il domani, la solitudine della pietra e di
chi, in ogni tempo, esce dagli angusti confini
dell'odierno. I chiaroscuri e le macchie di colore
più o meno accennate stagliano la potenza
dell'artefice protagonista quando cattedrali,
basiliche, ponti, pievi, castelli, fortezze, torri
troneggiano prima dell'ambiente stesso che è
solo uno sfondo. Le cime ed i colli sono accennati
così come i cieli aperti, quasi espressioni di
contralto; e se a volte la pietra, silenziosa e
pulita, si amalgama con la natura circostante,
solitamente è la vegetazione stessa ad
arrampicarsi leggera sulle costruzioni salde e
possenti.
- Accanto alle immagini,
già meraviglia per il visitatore si colloca,
inoltre, l'espressione scritta di Piero Vado che
descrive, con insiemi di parole che lui stesso chiama
"prosa ritmata", emozioni e sensazioni intense nelle
spedizioni di una vita alla scoperta del nostro paese.
Ma se poeta è colui che può cogliere
l'anima delle cose, Piero ha colto l'anima della
Liguria ed ha saputo, autentico Poeta cantare la
poesia insita nel lavoro, nei mestieri; la poesia,
insomma, dell'uomo, le impressioni di viaggi,
ricerche, indagini, quasi un pellegrinaggio alle forme
che l'uomo ha solidificato nel tempo. In queste opere
manca completamente la figura umana, se si escludono i
graffiti della Valle delle Meraviglie, la fontana
antropomorfa in Valle Stura e le stele celtiche della
Lunigiana. Eppure ogni segno del pittore è un
omaggio all'uomo, sempre compiutamente presente nelle
architetture: un pensiero positivo che riconosce la
fiducia dell'aver realizzato qualcosa di titanico che,
comunque, sarà inestinguibile. E scorrendo, con
un ultimo sguardo, le sembianze della mostra, ci pare
quasi di identificare anche lui, Piero Vado, poderoso
ed inesauribile, proprio come quei suoi castelli di
pietra." Renata Rusca Zargar (da PRESENTAZIONE alla
mostra a cura della Provincia di Savona)
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- Alcune considerazioni su
"IL FINALE NEL CUORE"
- due volumi di racconti
storici di PIERO VADO ambientati in località
liguri dell'area finalese nel 1899.
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- "
decisi, un giorno, di
avviare una ricerca sul territorio che è durata
una diecina d'anni, intervistando i vecchi del luogo e
registrando tutto quello che loro ricordavano gli
avessero detto i 'loro' vecchi a suo tempo
"
- Rileggendo l'introduzione di
Piero Vado al suo lavoro "IL FINALE NEL CUORE", non si
può che rimanere ammirati dallo sforzo di
indagine e comprensione, prova certa di un grande
amore per la Liguria quasi che in quel personaggio,
Gin, il toscano che si inserisce nella comunità
di Varigotti (primo volume), sia celata la sua stessa
incarnazione. Infatti, Gin, pur prediligendo la
solitudine, dopo un periodo di permanenza nel paese,
inizia ad amare "quelle schiene curve", quella gente
ligure ancora chiusa e schiva.
- La scelta del titolo dei due
volumi, dunque, non poteva essere più consona
ad un intreccio (grande!) che accumula notizie e
notizie con sensibilità ed affetto. Quindi, se
fin dall'Ottocento, il genere del Romanzo Storico in
Italia assume una straordinaria importanza, l'opera di
Piero Vado raccoglie senz'altro alcune delle
motivazioni veriste rappresentando il vero, appunto, e
lasciando la parola a fatti, cose, personaggi delle
classi meno abbienti che, essi stessi, tratteggiano la
verità del nostro passato. Sono presenti,
però, aspetti della letteratura neorealista e
seguente, raffigurante la realtà contemporanea
nei suoi elementi più vivaci ed interessanti,
cioè quelli della società e della
precarietà della condizione umana usando,
infine, un linguaggio idoneo al contesto. Vasto
è, dunque, l'interesse di questi racconti che
ci riportano ad un trascorso non molto lontano nel
tempo ma, spesso, totalmente dimenticato da noi,
assorbiti, come siamo, dalla velocità di
cambiamento della società tecnologica.
- Ma Piero Vado non è un
topo di biblioteca che rifiuta il nuovo, anzi,
è affascinato da ogni diversa esperienza. Va
però alla ricerca della storia dell'uomo,
quella vera che si svolge nella quotidianità
dei mestieri, nella consuetudine di fatti e persone,
di moti dell'animo veri e valori efficaci. E noi,
assetati di curiosità e ragguagli, possiamo
rivedere, nei diversi paesi che formano i capitoli del
libro, una civiltà popolare inframmezzata di
differenti sfumature così come lo sono i
dialetti, simbolo delle particolarità dei
liguri separati tra di loro da minuscole valli. Alle
caratterizzazioni di situazioni di vita si collegano
delicate psicologie di personaggi in carne ed ossa,
solidamente interpretati nella lotta per la
sopravvivenza, sinceri affetti di persone non avvezze
a perdere tempo, accompagnati dai disegni del Maestro
che sapientemente esemplificano la ricchezza della
prosa. Nel documentario-racconto appaiono allora, vive
tra le pagine, circostanze diverse: il fotografo a
Noli che spaventa i presenti con la sua macchina, la
pesca dei "gianchetti" o delle sanguisughe, le lunghe
file di carri colmi di frutta e verdure trainati da
cavalli e muli tra Alberga e Savona, l'amorevole e
dignitosa "stria" di Orco. Oppure si possono rivedere
primitivi frantoi con vasca in pietra a bordo profondo
tipica del Ponente ligure, o mendicanti-girovaghi
essenziale fonte d'informazione quando una lettera
scritta o una cartolina spedita impiegava molto tempo
per essere recapitata
Insomma, come Francesco lo
scalpellino di Feglino che "In ogni pezzo di pietra
che portava a casa, sapeva già cosa essa
racchiudesse nel suo cuore rosato" così Piero
Vado ha composto da tante storie e ricordi, arricchiti
da ammalianti descrizioni della natura e dei boschi,
una sola storia. La nostra.
- L'apertura ad
un'interpretazione serena di un tempo, certamente meno
distributore di consumi materiali ma solidamente
ancorato a valori e certezze che oggi non ci
sostengono più, dimostra quanto sia importante,
allora, il ricordo, la puntuale ricostruzione di
oggetti, personaggi, tradizioni che, facendoci
comprendere la profondità delle nostre radici,
sappiano ispirarci a rileggere in maniera più
umana un progresso che rischia di essere (se non
riqualificato posizionando l'essere umano in primo
piano) disumanizzante ed estraneo alla nostra stessa
natura.
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- Renata Rusca
Zargar
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