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                   Ci si domanda chi fossero quelle due e belle
                  ragazze, che, con il fascio di legna in testa,
                  percorrono sotto il sole rovente la strada che
                  dalla campagna porta in paese. Quasi tutti qui le
                  conoscono. Si chiamano Rosetta e Francesca e hanno
                  22 anni. Non sono sposate, ma la tengono già
                  rotta. Ha reso loro questo servizio colui che
                  professò loro il primo amore. Due o tre
                  volte al giorno devono compiere questo tragitto,
                  sempre a piedi.È inutile per loro sentirsi stanche,
                  in quanto nessuno è disposto più ad
                  ascoltare le solite lamentele. Ormai sempre
                  insieme, hanno preso l'abitudine di parlare e
                  sparlare di tutto e di tutti. Alla fine si
                  lamentano sempre della propria triste condizione e
                  della mancata occasione offerta da qualche
                  giovanotto per toglierle da quel dannato posto. La
                  speranza di andar via un giorno le lascia in
                  un'ansia tutta femminile, rivolta continuamente al
                  desiderio non appagato. Svogliate perciò
                  nell'eseguire qualsiasi lavoro, non sono più
                  chiamate nei campi e devono quindi andare nel bosco
                  a fare la legna. Quel paese, poi, sperduto
                  lì su una rupe, quasi a dispetto lontano dal
                  mondo e dalle comunicazioni, con un'anima sua tutta
                  particolare, contribuisce a quell'isolamento non
                  desiderato. La gente, che abita in case larghe e
                  tozze, è taccagna, disposta solo al lavoro
                  al fine di aumentare il proprio gruzzolo per la
                  vecchiaia. Fra il paese e la campagna, in una forma
                  cava, quasi il figlio nel grembo della madre,
                  esiste l'ampio stagno pieno di rifiuti che tutti
                  chiamano "Pantano" per la quiete apparente della
                  superficie delle acque, piana quasi come un
                  tavolato.A guardarlo dalla sponda sembra immenso,
                  bello, accogliente e largo. Esiste nei suoi paraggi
                  una stradina laterale asfaltata, costruita di
                  recente con ampi parcheggi di tanto in tanto.
                  Più volte, nel passato, hanno cercato di
                  riempirlo, ma inutilmente. Il pantano, più
                  forte della volontà e della capacità
                  dell'uomo, ha sempre reclamato con un forte boato
                  gli ettari di terreno occupati con le sue acque. Ha
                  reso vano, così, ogni tentativo di
                  distruzione.Da quel pantano nasce un rigagnolo che si
                  perde serpeggiando nelle campagne, che rende
                  fertili. Le due ragazze, sempre chiacchierando,
                  oltrepassano il pantano, entrano in paese e si
                  recano al centro, dove vi è la piccola
                  chiesa con il campanile aguzzo e la bella facciata.
                  Appoggiano le fascine al muro dell'abitazione del
                  notaio, si avvicinano al grande e antico portone di
                  legno e bussano in malo modo, svogliatamente. Viene
                  ad aprire immediatamente la signora Concetta,
                  moglie del notaio. Capisce il da farsi con
                  un'occhiata intelligente e invita le ragazze ad
                  entrare in un ampio cantinato, per deporre la legna
                  al suo posto. La donna è svelta, ma anche
                  molto precisa. Non ha per nulla l'aria autoritaria
                  dei piccoli borghesi dei nostri paesi, che si sono
                  arricchiti da poco. Bassa di statura e rubiconda,
                  tendente all'obesità, ha portato quale dote
                  un grosso patrimonio, consistente in vari immobili
                  e in una cospicua somma di denaro.Nessuno per la verità ne conosce bene
                  la misura. Le più svariate ipotesi si fanno
                  al riguardo con un'evidente imprecisione
                  sull'effettiva quantità.La signora Concetta ha anche studiato e
                  perciò le è stato permesso di
                  contrarre matrimonio con il notaio, assai
                  più vecchio di lei, ma con un avvenire
                  sicuro.Tutto quanto per un'esistenza modesta, ma
                  tranquilla, lontana dai travagli e incurante della
                  sorte. Hanno scelto di sposarsi tardi, piuttosto
                  che vivere in ristrettezze economiche. È
                  vero che è stata con altri uomini, prima di
                  conoscere il notaio, ma ormai queste sono storie
                  appartenenti al passato.Non hanno avuto figli. Hanno desiderato
                  diventare genitori a tutti i costi e sono stati
                  appagati presto con l'adozione di un marmocchio,
                  preso all'orfanotrofio regionale ed educato con
                  tutti i riguardi per un'esistenza
                  borghese."Povera creatura, la madre è morta
                  subito dopo il parto. Il padre, con il cuore
                  spezzato e affranto dal dolore, lo ha affidato
                  all'orfanotrofio con la speranza che una nuova
                  famiglia accudisse amorevolmente il figlio"
                  così fu fatto credere alla gente del
                  luogo.Si fanno ignorare le vere origini
                  dell'adottato. Il notaio e la moglie conoscono
                  queste fin troppo bene e le mantengono in gran
                  segreto.Don Filippo è stato in questo modo
                  nell'agio allevato ed è diventato giovane.
                  Il denaro, l'ossequio, l'arretratezza del paese e
                  il rispetto di tutti lo presentano amabilmente
                  spavaldo. Tutte le ragazze sperano in quel
                  giovanotto e s'illudono. Don Filippo questo lo sa e
                  perciò non ha rivali neanche in amore,
                  potendo disporre di tutto ciò che
                  vuole.Un paesino di provincia non può
                  appagare per niente tutti i desideri del
                  giovanotto, che, terminate le scuole del luogo, si
                  è stabilito in città. Il padre ha
                  acquistato per lui un appartamento, che gli serve
                  da studio, da soggiorno e da ritrovo. Il suo
                  passatempo preferito è sperperare
                  l'abbondante denaro del notaio, amabilmente
                  trasfuso nelle sue tasche dall'amorevole signora
                  Concetta, che, ricambiata, non ha segreti per suo
                  figlio.Egli alterna in ogni caso alla città
                  continui soggiorni in paese. Per tale motivo in
                  sostanza non ha fissa dimora.Ultimamente ha preso simpatia per Teresa,
                  una ragazza esile e bella e nel granaio, tra
                  scherzi e reticenze, ne ha approfittato.Quella volta le disse: "Ti voglio
                  bene"La ragazza gli rispose subito:
                  "Anch'io"È stufo adesso di farci all'amore.
                  Non sa proprio come fare per sbarazzarsene. Una
                  sera, all'osteria con gli amici, mentre si gioca e
                  si è allegri, ne ha parlato in modo cattivo
                  e con molta franchezza."Bene ragazzi, sapete l'ultima? Sono proprio
                  stufo di Teresa. È possibile che nessuno di
                  voi trovi il modo di togliermela dai piedi? Pensate
                  che con quella ci ho fatto..." e giù a
                  raccontare, mettendo bene in risalto la sua
                  spavalderia."L'uomo deve sempre illudere la donna da
                  possedere con la più grande stupidaggine:
                  l'amore. Peggio per lei, che non sa guardare la
                  realtà" lo assicurano in tal modo gli amici,
                  sorridendo alle malizie e alle finezze di un
                  racconto amoroso. Avrebbero provveduto ad
                  allontanare da lui quell'invadente
                  ragazza.In quell'osteria pulita, ma stretta, ogni
                  ragionamento è ammesso. Non è
                  frequentata da donne ed è luogo di ritrovo
                  dei soliti giocatori. È un'abitudine parlare
                  e sparlare di tutto. Il gestore stesso non fa
                  più caso ai ragionamenti ed è
                  diventato anche lui un accanito giocatore. Il gioco
                  in ogni caso lo assorbe tutto e assorbe anche il
                  miserevole guadagno.Alla "cantina", come familiarmente è
                  chiamato quel locale, tavolini verdi e sedie sono
                  allocati alla rinfusa. È affollata nelle ore
                  serali ed è vuota di mattina.Vi vengono tutti a giocare, ma è
                  un'abitudine familiare soprattutto il poker del
                  maresciallo, del farmacista, del notaio e di don
                  Mimì, di professione giocatore.Elegante e raffinato, don Mimì si
                  siede al tavolo da gioco, come se si preparasse a
                  una cerimonia religiosa, a un rito. Vestito
                  impeccabilmente, prende il bocchino dalla tasca,
                  v'infila la sigaretta, che accende con un
                  accendisigaro con il fodero di pelle.Don Mimi, senza fretta, quando due boccate
                  di fumo si spandono nell'aria, ripone la
                  macchinetta a gas nel fodero e il tutto nelle
                  tasche. Allontana la sedia dal tavolo da gioco e vi
                  si siede, riaccostandosi dolcemente. È ora
                  pronto per giocare, muto e serio. Uomo sulla
                  cinquantina, non è sposato. Non lo desidera
                  per niente. Ha sempre disdegnato le complicazioni e
                  non ultime quelle matrimoniali. Vive da solo e
                  mangia all'osteria. Spera di morire presto, senza
                  affrontare il disagio di una lunga
                  malattia.Il maresciallo, invece, presta servizio
                  nell'esercito in città. È molto ricco
                  e per tale motivo può permettersi il lusso
                  di perdere abbastanza denaro. Gli rifornisce il
                  denaro perduto il vino cattivo pagato per buono
                  dall'esercito o i contadini, che lavorano il
                  terreno per lui. È sposato da molti anni ma
                  ha un solo figliolo.Il farmacista è un giovane molto in
                  gamba ed è anche scapolo. Si è
                  avviato da poco, consumando molto denaro per
                  acquistare e arredare la nuova farmacia in paese.
                  Si sarebbe rifatto in breve, tenuto conto che la
                  sua professione è la sola a fornire alle
                  malattie un interessato conforto.Il notaio, infine, al quale il gioco non si
                  presenta come un vizio, ma come un passatempo, uno
                  svago necessario dopo l'intensa giornata di lavoro,
                  è gentile e amabile. Non iniziano a giocare,
                  quando qualcuno di loro non è ancora
                  arrivato. Stanno tutti insieme chiassosamente. Per
                  porre rimedio all'attesa che tutta la compagnia si
                  riunisca al completo, prendono le carte, discutono
                  con gli altri avventori e consumano bevande al
                  banco.Una volta che si mettono a giocare, si forma
                  una schiera di curiosi intorno al tavolo, che si
                  divertono ad osservare in silenzio l'andamento del
                  gioco.Don Filippo viene raramente alla "cantina".
                  In quella sera rigida d'inverno si era presentato
                  nel suddetto locale, perché era tornato
                  dalla città con una ragazza e aveva urgente
                  bisogno di denaro. La madre gliene aveva dato, ma
                  poco per la verità. Con il pretesto di
                  salutare il padre, coglie l'occasione per portargli
                  via qualche biglietto da centomila. È vero
                  che non è sua abitudine chiedere denaro in
                  pubblico, ma questa è un'occasione
                  straordinaria. Ha agito, poi, in modo che fosse il padre ad
                  offrirglielo e non lui a chiederlo. I biglietti di
                  banca scivolano nelle sue tasche sotto la continua
                  e diretta sorveglianza dei curiosi
                  presenti.Sono il mezzo opportuno per una serata
                  allegra da trascorrere in un luogo scelto e sicuro
                  con una bella ragazza. La riflessione dei presenti
                  è sempre la stessa: "Cosa può volere
                  di più un uomo, quando ha bellezza, donna e
                  denaro e un gran desiderio di godersi la vita? Don
                  Filippo, in barba alle sue origini, è un
                  fortunato". * * * Bruno è un ragazzo caparbio, ma in
                  fondo per questo è d'animo buono. È
                  tanto caro, perché si affeziona facilmente e
                  prende a cuore le situazioni del prossimo
                  cristiano. Ha vent'anni, ma già a dispetto
                  della sua giovane età dimostra una
                  sensibilità adulta. Ha qualcosa di strano
                  nel suo volto giovanile, dal quale traspare
                  un'infanzia non goduta. È orfano e fu
                  affidato alle cure di un lontano parente, che gli
                  ha insegnato il mestiere.È diventato un bravo meccanico e ha
                  messo bottega in paese. Giovane e bello con un
                  mestiere, che rende, adesso scoppia dalla gioia,
                  perché ha anche la sua ragazza.Mariuccia è entrata nella sua misera
                  vita quasi improvvisamente, nonostante sia stata
                  sempre desiderata."Mi chiamo Bruno", disse nel presentarsi a
                  lei. Poi non profferì altro per l'intera
                  serata, essendo già felice di quella dolce
                  compagnia.Il modo vigoroso, ma tacito, di comportarsi
                  attrasse Mariuccia fin da quel primo incontro e
                  quando il ragazzo le disse: "Ti vorrei accompagnare
                  a casa", nell'accettare, ne fu intimamente
                  contenta.L'incontro è stato per la fanciulla
                  il principio di un amore tenero e dolce. È
                  d'accordo per le scelte del suo ragazzo, con il
                  quale fa lunghe passeggiate per le campagne a piedi
                  o con la moto. È un dolce passatempo per il
                  ragazzo guidare questa bella moto con il suo
                  frastuono assordante, che infrange la quiete del
                  paese. Mariuccia avverte sempre dove si trova
                  Bruno; anzi molte volte insieme percorrono a gran
                  velocità le strade del paese giammai per
                  portare a termine delle incombenze, ma solamente
                  per il piacere di godere la vita. Viene a trovarlo
                  sempre più spesso alla bottega."Sei tanto cara" le ha detto Bruno. Lei si
                  è lasciata accarezzare i capelli e poi si
                  è fatta baciare.Da un bacio ne sono venuti altri, tanto che
                  adesso, appena lo intravede, gli corre incontro,
                  dandogli un bacio sulla guancia o sulla bocca. Lo
                  slancio è troppo spontaneo e vigoroso per
                  essere frenato dalla presenza d'estranei.In quel mondo, poi, c'è posto
                  solamente per loro due. Gli altri non possono per
                  nulla comprendere. Il desiderio reciproco di vivere
                  insieme ha maturato la decisione di
                  sposarsi."A quando le nozze?" domandano i
                  conoscenti."A presto" rispondono entrambi con il
                  sorriso sulle labbra.Un bel giorno devono fissare veramente la
                  data delle nozze. Dopo i baci, le carezze, un forte
                  desiderio ha preso piede. Prima hanno avuto
                  contatti leggeri, ma poi sempre più spesso
                  desiderano fare all'amore.Bruno si sente maturo come uomo e, quel che
                  è peggio, trascina Mariuccia a comportarsi a
                  suo modo. Cerca di vincere con l'affetto le prime
                  inutili reticenze di quell'animo femminile, vergine
                  in tutto e non solamente nel godimento dei
                  sensi.La ragazza resiste, temendo il vero e
                  definitivo contatto, ma si tormenta nell'attesa.
                  È titubante, pregustando d'altronde appieno
                  tutte le nuove esperienze discendenti dal suo
                  attuale manifestarsi, temute, ma non per nulla
                  precluse. A sospingere quest'animo gentile a
                  tentare esistono la passione umana e il
                  sentimento.La vita è bella, anche se trascorre
                  inesorabilmente. È tanto forte il desiderio
                  di godere e tanto grande n'è il godimento
                  quanto più si vive intensamente la propria
                  tormentata esistenza.Con la bellezza di una vita in comune e
                  riscoprendone la gioia ogni giorno, i due giovani
                  con il sentimento superano il destino umano.
                  Richiedono pertanto di vivere o di morire sempre
                  insieme.La gente del paese, che ogni giorno deve
                  parlare di qualcosa, non fa più caso alla
                  passione travolgente che ha preso i due ragazzi.
                  È un fatto normale vederli insieme,
                  considerarli già sposati e pronti a riempire
                  la casa di figli.Solo il prete borbotta: "Dovete unirvi in
                  matrimonio per far contento il Signore". Si
                  è inoltre tanto prodigato da ottenere
                  l'impegno di fissare la data delle nozze dopo il
                  Santo Natale. Fervono così i preparativi per
                  la cerimonia, in quanto fra un mese è
                  Natale.Mariuccia rassetta la casa presa in fitto da
                  Sergio, il commerciante, un uomo con quell'aria
                  bonacciona, che ha preteso quattro mensilità
                  anticipate. Il denaro prima d'ogni cosa e poi gli
                  auguri e i confetti.Il motto del commerciante è sempre lo
                  stesso: "Prima gli affari, poi tutto il
                  resto".Nell'agire con tali intenzioni per un
                  siffatto scopo, raggranella molto denaro. Con un
                  gruzzolo molto abbondante acquista sempre
                  ciò che ancora non possiede. Dà in ogni modo lavoro e intrattiene
                  affari con tutti, in particolare con coloro che
                  sono con lui obbligati per qualsivoglia ragione e
                  che non se ne possono liberare se non prestando la
                  propria opera lavorativa.È un uomo che sa veramente agire in
                  questa società. Appare agli occhi di tutti
                  come colui che promette e mantiene gli impegni per
                  far mangiare, anche se in buona sostanza è
                  un affamatore del popolo e una sanguisuga.Tutti in paese ricorrono per una ragione o
                  un'altra a lui. Si fa sempre pagare in ogni modo,
                  ma piange sempre miseria.Non gli si può per nulla negare che
                  sappia proprio godersi la propria fortuna. Non gli
                  si può imputare alcuna negligenza al
                  riguardo. Gli è sempre piaciuto mangiare
                  bene, vestire decentemente, ma soprattutto
                  viaggiare molto.Ama le avventure galanti e appare agli occhi
                  delle donne non solo gentile e a modo, ma anche
                  cortese e compiacente. Buon parlatore si circonda
                  d'amici e pone la sua massima cura nella scelta
                  oculata di un'élite, al solo esclusivo scopo
                  di godere maggiormente la vita.In lui vi è un gran desiderio d'amare
                  che non riesce mai ad appagare. In ogni modo un
                  solo pensiero lo tormenta, quello di essere
                  ammirato ed amato solamente per il suo sporco
                  denaro. I veri amici lo sanno e al riguardo
                  tacciono.Una tale opinione l'opprime e lo fa
                  impazzire, dal momento che non ancora conosce la
                  verità al riguardo. A dispetto di tanto si
                  comporta in modo disinvolto ed è anche
                  spendaccione, ben sapendo che tutto il denaro speso
                  in paese alla fine passa nelle sue tasche.In ogni modo si può largamente
                  affermare che in quel posto il suo potere non
                  conosce limiti. Ha fatto eleggere suo fratello
                  sindaco e lo zio è parroco. Proprio questa
                  la sua famiglia con un Comune amministrato senza
                  opposizione.Laureatosi in giurisprudenza, Dario ha fatto
                  fortuna solamente ricorrendo al fratello. È
                  stato così eletto sindaco. Per tale carica e
                  con il denaro dello Stato ha creato una vasta
                  influenza in politica. Da tanto gli deriva una
                  discreta fortuna.Lo zio prete, invece, ha una gran ricchezza,
                  ma è pigro ed è taccagno. In Chiesa
                  parla molto bene, ma i suoi fedeli non lo ascoltano
                  più. Durante il rito sacro è tutta
                  misericordia per il prossimo. Fuori incomincia a gridare, quando qualcuno,
                  che non può, non gli rende quello che gli
                  deve. Non conosce i limiti di questa sua
                  contraddizione, la ignora. Uno strano mondo è questo. Si predica
                  bene, ma si agisce male. Solamente la nostra
                  condotta di vita può essere testimone di
                  quello che abbiamo predicato.Per don Fiorenzo le scritture sacre sono
                  cose che si leggono in chiesa e che assolutamente
                  non si mettono in pratica. Fa finta di ignorare che
                  colui che ha interpretato la realtà ha
                  suggerito anche di viverla coerentemente.Mariuccia è una buona parrocchiana e
                  ha ascoltato il prete, quando in confessione le ha
                  affermato che deve sposare Bruno, perché
                  è peccaminoso il loro comportamento per il
                  Signore.La ragazza non riesce proprio a comprendere
                  cosa sia peccaminoso, forse amare più della
                  vita il proprio uomo. Una volta sposati, questo
                  comportamento non è sindacabile. Lei, invece, è terrorizzata dal
                  praticare gli atti sessuali nel matrimonio. Teme
                  questo proprio perché deve offrire il suo
                  corpo alla potenza di Bruno.Pensando così alla paternale del
                  prete, torna a casa. Sua madre le ha insegnato che
                  occorre fuggire le cattive tentazioni e, quel che
                  è peggio, non amare l'uomo solamente per la
                  sua prestanza fisica.È turbata dal pensiero di essere
                  posseduta dal suo uomo, anche se non può
                  frenare il desiderio di conoscere, di verificare.
                  Nel momento in cui intravede il suo ragazzo, ha il
                  coraggio di domandarglielo."Sei proprio sciocca - afferma lui,
                  sorridendo. - Ma ti sembra che se fosse disgustoso
                  fare all'amore, tutti continuerebbero a provarci
                  gusto. Capisci che tutti hanno rapporti
                  sessuali".Mariuccia si sente rassicurata e bacia
                  più forte Bruno sulle labbra. Siedono nella
                  casa nuova, discutendo dei vari preparativi delle
                  nozze.S'interrompono bruscamente e si guardano
                  fissi negli occhi. Lui tocca le gambe della
                  ragazza, poi le cosce e i seni e sente il pene
                  turgido. A lei un piacere tranquillo pervade il
                  corpo, fino a quando dice: "Voglio essere tua
                  stasera stessa". È così sua
                  completamente.È questa una prima esperienza temuta,
                  ma felice, che avvolge i due amanti in
                  quell'amplesso improvvisato. La felicità che
                  deriva è tanta e improvvisa, che ci
                  riprovano, ottenendo un godimento maggiore del
                  primo.Mariuccia si rammarica, pertanto, d'aver
                  ascoltato tante stupidaggini dette sull'amore. E
                  d'aver finalmente allontanato le false credenze su
                  di esso, al fine di poter effettivamente godere la
                  vita. Il rimpianto per non aver provato prima
                  è troppo. Bisogna proprio cedere alle
                  insistenze dell'uomo, in quanto ogni attimo
                  piacevole non ritorna più.La donna è felice del suo amore, di
                  averlo tenuto stretto finalmente a sé,
                  formando un solo corpo e un'anima. Nei giorni
                  successivi ci riprovano sempre di più,
                  dimenticando quel primo incerto tentativo in cerca
                  sempre di nuove esperienze per più completi
                  godimenti.Ora fanno continuamente all'amore, tanto da
                  non poterne più astenersi. Ogni volta
                  succede la fine del mondo. Questo solo per il
                  piacere di provare sempre più sovente,
                  stando insieme, consumando quel dolce caro
                  sentimento che li tiene uniti. * * * Piove da molti giorni in questo dannato
                  paese avvolto da un'aria fredda. Vi è
                  umidità dappertutto e non si può
                  uscire all'aperto. Tutti, tralasciando i lavori nei
                  campi, si rintanano nella propria calda abitazione
                  al tepore del camino. Gli insofferenti a questa
                  vita domestica passano il tempo, annoiandosi, al
                  pubblico ritrovo a giocare e marcire.I contadini si lamentano, in quanto non
                  riescono a raccogliere le olive in questo mese di
                  novembre.La loro cupidigia è tanta e tale,
                  che, per il raccolto già pronto, desiderano
                  affrettarsi, non tralasciando alcun'occasione per
                  lavorare.Il torrente, che nasce dal pantano,
                  già da vari giorni, ha rotto gli argini e ha
                  inondato le campagne circostanti. Dal paese si
                  osserva un'enorme distesa d'acqua che si riversa
                  nella vallata sottostante.È uno spettacolo naturale
                  affascinante e attraente con gli alberi sommersi
                  fino alle cime, che ondulano al vento.Questo, d'altronde, non porta alcun
                  giovamento al contadino, che deve raccogliere i
                  frutti della sua terra e si tormenta di non poterlo
                  fare, in quanto continua a piovere.Passa, allora, dalla tavola al focolaio e
                  poi al letto. Scruta il mattino seguente il cielo,
                  che si presenta sempre nuvoloso. Un'altra giornata
                  da trascorrere in casa, oziando, mentre il raccolto
                  nelle campagne va alla malora.Occorre fare qualcosa e non rassegnarsi
                  solamente alla pioggia, che non vuole smettere di
                  venire giù. Solo quando il cielo si presenta
                  nuvoloso, ma non piove, il contadino allora
                  è contento di recarsi in campagna, lavorare
                  per mezz'ora o un'ora, il più delle volte
                  per mezza giornata.La raccolta delle olive ricade proprio in un
                  periodo dell'anno così infausto per la
                  pioggia e il freddo e, per questi motivi, è
                  laboriosa. Occorre capire gli attimi propizi della
                  giornata per ripararsi dal tempo cattivo e non
                  prendere malanni nell'umidità.Si deve avere tanta pazienza di riempire il
                  piccolo sacchetto. Piano piano, si raccolgono una
                  per una le olive con le mani. Alcune sono fatte
                  cadere su un telone, steso ai piedi dell'albero,
                  mentre le altre sono raccolte nel fango.Sergio viene spesso in campagna sia per
                  sorvegliare gli operai sia per amore della sua
                  terra. Alla sua tempra d'uomo, il freddo e l'acqua
                  non fanno paura. Nella tenuta ha costruito una casa, dove
                  durante la raccolta delle olive vi è il
                  camino sempre acceso. Al pianterreno ammassa tanti
                  arnesi e i sacchetti pieni per andare al
                  frantoio.Al piano superiore ha ricavato una stanza da
                  letto con il bagno. Nel periodo della caccia, vi
                  resta anche a dormire per le anitre selvatiche, che
                  si fermano durante l'emigrazione sulle sponde del
                  pantano.In quest'abitazione ha anche la cucina con
                  tavolo e sedie per il pranzo degli operai, ma anche
                  per ogni altra occasione.Oggi cucina Assunta, la figlia sedicenne
                  dello spazzino del paese. Fra gli operai vi
                  è la madre, che prende per quel lavoro,
                  piove o no, per sé e la figlia sei litri
                  d'olio. Sì, proprio così, per la
                  raccolta delle olive si compensa in natura. Si
                  contano le giornate e l'ultima macina è per
                  gli operai.Sergio lascia gli operai e si aggira in
                  cucina, dove Assunta apparecchia il pranzo. Prende
                  un pezzo di pane e lo immerge a metà nel
                  sugo. Fa così colazione.Si avvicina poi alla ragazza e accarezza il
                  suo bel sedere, che gli piace da morire. Certamente
                  un gesto volgare, ma ben accettato, dal momento che
                  spontaneamente la ragazza gli offre i
                  seni.Sergio, invece, senza pudicizia, infila la
                  mano nella sottoveste fra le gambe fino a toccare e
                  solleticare la vagina.Questo è il modo di comportarsi del
                  padrone. Non vale privarsi della sua compagnia e
                  dell'acceso desiderio. Non è da tutti
                  effettuare un lavoro leggero in casa, quando fuori
                  vi è fango e freddo.Il pranzo è preparato. Sergio avvisa
                  gli operai di lasciare il lavoro per il desinare.
                  Ognuno si accomoda dove più gli piace, su
                  una sedia o su uno sgabello. Qualcuno per terra in
                  disparte con la bottiglia di vino ai
                  piedi.Per tutti è il lavoro che ha
                  importanza. Il contadino si adatta alla natura e
                  perciò può sfruttarla per ricavarne i
                  frutti migliori. Il pranzo è servito a
                  questa gente semplice in tutti i modi, anche il
                  peggiore.Durante il desinare vi è abbastanza
                  brusio. Qualcuno dice barzellette. Altri raccontano
                  dei precedenti lavori e delle difficoltà
                  affrontate, d'esperienze di vita vissuta, della
                  fame sofferta in altri tempi.Si benedice, perciò, con una schietta
                  ingenuità l'attuale raccolto, che è
                  così faticosamente procacciato. In breve,
                  quasi come per incanto, gli operai ritornano al
                  proprio lavoro, lasciando vuota la cucina. Assunta
                  rassetta in un baleno il tutto, mentre Sergio
                  finisce di portare i sacchetti pieni d'olive in
                  casa. Alla fine si siede a tavola per
                  mangiare.È servito dalla bella e fascinosa
                  ragazza, che pranza con lui. Dopo Assunta lava i
                  piatti, mentre Sergio è sdraiato sul comodo
                  divano a guardarla. Ne ammira le belle gambe, che
                  fuoriescono dalla gonna e fanno venire
                  voglia.Alla fine le alza la gonna. Non si sorprende
                  per nulla che la ragazza, in tacita previsione dei
                  fatti, si è già tolta le mutandine.
                  L'uomo l'accarezza piano, piano. Lei si mette curva
                  con la faccia sul lavandino ed è in tale
                  posizione posseduta.Un modo naturale per fare all'amore, un atto
                  dovuto della schiava al padrone. La ragazza non si
                  scompone per niente, sembra non godere.L'uomo, invece, si dimena nel coito. Gioisce
                  per quella posizione, nella quale costringe la
                  ragazza con la viva illusione di un immane possesso
                  integrale. Raggiunge l'orgasmo. Si tira alla fine
                  su i pantaloni, si aggiusta per bene e ritorna in
                  poltrona. La ragazza, invece, con un gesto deciso
                  fa scendere la gonna e poi continua il proprio
                  lavoro."Non appena sistemerò il raccolto, ti
                  farò passare una notte con me" le promette
                  Sergio.Assunta, con la sua calcolata
                  ingenuità, promette al padrone ciò
                  che più gli fa piacere, per illudersi
                  insieme con lui che la vita è bella e che il
                  far all'amore è ancora migliore.Sergio tenta di conoscere i propri limiti
                  come persona anziana e matura, ma che tuttavia non
                  perde occasione per godere la vita.Un vanto è per lui andare ancora con
                  una donna, ma riuscire con una sedicenne lo fa
                  letteralmente inorgoglire. Deve possedere per forza
                  una potenza occulta per far sua una ragazzina e
                  penetrarne tutte le intimità.S'illude d'essere un impeccabile ed
                  irriducibile cacciatore d'ogni donna, che si gloria
                  e vaneggia di essere posseduta. Non esiste tregua
                  tra la pretesa di quest'uomo di possedere e la
                  vanità femminile, soggiogata al desiderio.
                  L'amore stesso, in qualsiasi modo si manifesti,
                  è un atto sessuale o una complessità
                  di sentimenti inspiegabili, che tiene avvinti
                  l'uomo e la donna. Non può essere unico,
                  poiché ha necessità di un continuo
                  rinnovamento.Quest'attrattiva reciproca dà valore
                  alla vita terrena. Tutti gli altri rapporti umani
                  possono essere studiati, l'amore no. Sorge il meno
                  che te lo aspetti e nel modo più
                  impensato.Sergio confessa che nella sua vita la cosa
                  più bella che cerca di realizzare è
                  fare all'amore. Nel momento che si alza dal letto,
                  bacia sempre la compagna, ringraziandola del gran
                  dono che spontaneamente ha voluto concedergli. Non
                  ha preso mai una donna contro la sua
                  volontà, anche se ha varcato sempre i limiti
                  di tutti i pregiudizi umani.Ha fede piena nella compagna che a lui si
                  è donata. Non parla mai con estranei delle
                  sue relazioni amorose e non se ne vanta con gli
                  amici. Non è d'altronde geloso. Ricerca il
                  godimento dell'attimo per il piacere che gli
                  offre.Assunta, invece, ama molto quell'uomo forte
                  e abbastanza ricco. Le basta questo sentimento per
                  correre dovunque egli sia. Non desidera altro che
                  stargli accanto, anche se è più
                  anziano di lei. Trova in lui maturità e si
                  diletta, preferendolo ai suoi coetanei,
                  indifferenti e privi di passione. Vestiti male e in
                  eguale maniera, fanno persino rabbia per il loro
                  assenteismo a fronte d'ogni godimento. Non
                  apprezzano per nulla che la donna è
                  seducente per quelle acconciature attillate e
                  strette. Il corpo è uniformemente coperto da
                  quei pantaloni a jeans e le magliette unisex.
                  È vero che le ragazze sono lunghe e
                  slanciate e non hanno seni, in quanto non allattano
                  più, ma sono sempre pronte a far ogni dono
                  del proprio corpo a esseri che
                  sonnecchiano.Sergio, intanto, alla guida del trattore
                  impegna gli operai a caricare i sacchetti ricolmi
                  d'olive. A pieno carico va al frantoio, ma non vi
                  rimane. Ammucchia, infatti, le olive in un box di
                  legno che ha fittato.I contadini, che eseguono molte macine, non
                  perdono tempo nell'attesa della molitura e
                  prenotano quelle a farsi. Sergio è un gran
                  proprietario e si comporta in questo modo anche
                  lui.Durante il giorno effettua molti viaggi al
                  frantoio di tutte le olive raccolte. Di sera carica
                  l'olio ricavato dalla molitura e lo trasporta a
                  casa, sistemandolo in cantina. * * * 
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