- UNA
FAVOLA MODERNA
-
- I
pascoli montani della mia località occupano una
superficie di 200 chilometri quadrati circa. Nel corso
degli anni, le distese erbose restano sempre un bene
comune dei pastori. Sulla parete montana, essi hanno
anche costruito caseggiati sparsi qua e
là.
- Sono
una pelle di lana su un agnellino, che ha freddo. Egli
barcolla nel prato alla ricerca del seno materno. Gli
fornisco calore, dopo essermi asciugato al passaggio
carezzevole delle labbra di mamma.
- Con
la nascita inizio un'esistenza tranquilla. L'agnello,
che è in me, succhia il latte ad intervalli
durante la notte fino a mattina. Durante la giornata
bela moltissimo. La moglie del pastore con
regolarità, durante la giornata, gli fa
succhiare i latte con il biberon. Non si sazia
mai!
- Avidamente
la sera ne prende dalle tette della madre, quando
ritorna nella stalla dai pascoli. La pecora, infatti,
esce di buon mattino a brucare per i monti. Guidano il
branco tre montoni con i campanacci, due cani bianchi
e il pastore. Ritorna nel primo pomeriggio,
perché ha il figlio da nutrire.
- Dopo
una ventina di giorni, l'agnello va fuori finalmente
con il gregge. Si è irrobustito, divenendo
agile e forte. Pascola nei verdi prati con amici. Si
scherza sulla distesa erbosa, si corre e ci si
rincorre.
- Con
il divenire adulto ignora la madre. Essa segue una
sorte diversa con il predisporsi ad essere nuovamente
gravida, mentre lui cerca nel branco le compagne, le
stuzzica, le provoca.
- Sente
un bisogno naturale d'accoppiarsi. Ci prova, ma
fallisce. Il pastore vigila e gli tira all'improvviso
una bastonata sulla schiena. Continua a mangiare e
giocare.
- Nella
stalla scompaiono gli amici d'infanzia. A vecchi
compagni si sostituiscono nuovi più giovani, in
un continuo avvicendarsi di nascite e sparizioni nel
gregge.
- Uomini
su auto con carro da trasporto prendono accordi con il
pastore. Il pecoraio mette in tasca pezzi di carta e
carica sul carro gli agnelli.
- "Andranno
a pascolare nel paradiso degli agnelli"-
penso.
- Oggi
prende anche me. Sono calmo. Mi mettono a giacere,
legato ai piedi, con altri sul carro e mi trasportano
fino all'ingresso di un capannone.
- "Sono
arrivato alla mia nuova stalla".
- Mi
scaricano in una larga stanza sporca ed umida. Sempre
legato, sono vicino ad altri compagni. Li osservo, man
mano che li portano via. Non ritornano. Non sento
grida o gemiti dalla stanza accanto. Portano via anche
me e mi adagiano su un tavolato. Frettolosamente con
un coltello affilato mi recidono la gola. Neanche il
tempo di gridare, spremere, chiedere aiuto. Si muore
immediatamente. Il macellaio appende la carcassa ad
una carrucola.
- Nessun
disastro! E' l'uomo, che compie ogni delitto su
animali e cose. Un inserviente con camice bianco,
sudicio e insanguinato, separa con il coltello la
carne dalla pelle, che getta in un angolo. Apre la
carcassa e getta via gli escrementi. La carne
andrà ad imbandire ricche tavolate di
commensali affamati.
- Mi
ritrovo a giacere, sporco di sangue, con altre pelli
nel macello. Trascurato, temo che la mia esistenza
fosse terminata. Capito per caso addosso ad una bella
pelle di colore scuro, mentre io sono
bianco.
- "Che
te ne pare? Finiamo al macero?"
- "Aspetta.
Siamo belli per essere trascurati. Gli uomini devono
ancora sfruttarci".
- Nella
giornata ci caricano su un camion.
- "Addio,
mia bella!"
- "Addio,
caro. Sei un compagno indimenticabile".
- Mi
portano in fabbrica. Conosco, poi, che dalle pelli
ovini, come me, si possono ricavare articoli
d'abbigliamento come il montone e la nappa nelle
versioni per vestiti, per calzature e per altri
indumenti, come i guanti.
- E'
un ciclo di produzione completo. Si utilizza l'intero
materiale. La fase iniziale è la concia del
grezzo; quella finale è il prodotto pronto per
la vendita ai confezionisti. Essi acquistano
principalmente per i mercati europei. Personale
addetto accuratamente seleziona le pelli, una volta
conciate, e le destina, secondo la qualità, ai
vari articoli.
- La
produzione in ogni modo è d'alta
qualità. Nella ricerca di prodotti nuovi,
soddisfa le richieste di commercianti più
esigenti, avvalendosi dell'opera di uno staff tecnico
qualificato e di uno stilista. Essi predispongono un
campionario ogni anno con proposte nuove.
- Si
apre una collaborazione tra produzione e stilisti
esterni. Valutano idee recenti, al fine di conseguire
il maggior profitto possibile. E' il contatto manuale
a far apprezzare la leggerezza e morbidezza delle
pelli. Le ditte maggiormente si preoccupano della
qualità. Sono particolarmente attente al
problema ecologico. Per questo hanno un grosso
impianto di depurazione. I principali mercati di
vendita sono in Europa.
- "Supero
ogni prova. In quale nazione
finirò?"
- La
ditta conciaria opera nel settore tessile da circa 40
anni. La sua specializzazione, in particolare,
è la produzione di tessuti in Astracan
Ecologica e laneria uomo, donna. Vanta, tra i
fornitori, le più importanti ditte Europee.
Esse sono in internet a reclamizzare la
merce.
- "Sono
divenuto prodotto di scambio".
- Termino
in una ditta, che produce da oltre 100 anni il tessuto
per cappotti, per giacche e quelli di lana cotta per
giacconi. Sono di pura lana.
- L'articolo
è un'imitazione d'Astrakan. S'incolla il pelo
sul tessuto. Reca al prodotto una particolare
consistenza. E' adatto per la confezione uomo-
donna.
- Finisco
così incollato su di un tessuto similmente a
quando ero attaccato al corpo del montone. Con una
grande ed enorme differenza. Ero allora lurido e
puzzolente, di color terriccio. Ora sono bello ed
elegante. Sono a Napoli in Via Roma nella vetrina del
commerciante. Mi ammirano i viandanti. Tra loro ci
sarà l'eventuale acquirente. Mi
acquisterà, per coprirsi dal freddo.
Potrà esibirmi sul proprio corpo.
- Sono
un grande indumento di fine qualità. Ho vivo
desiderio di inserirmi nel bel mondo, anche se sono un
oggetto inanimato. Ricerco un padrone, degno di
portarmi. Il momento sospirato arriva a mia
insaputa.
- Un
impiegato di banca sulla trentina del Molise mi
acquista. Lo accompagno adesso al lavoro. Lo riscaldo
durante l'inverno rigido della sua regione. A fine
stagione, dopo la lavanderia, sono all'oscuro
nell'armadio. Intensifico discorsi con le tarme, che
mi tengono compagnia con i topi.
- Da
una settimana il padrone mi tira fuori per un
l'imminente inverno. Ero stufo di rimanere chiuso.
Addosso a lui, posso finalmente ammirare il paesaggio.
Per mesi lo accompagno al lavoro, senza forti
emozioni. La stagione è fredda e piovosa. Le
giornate trascorrono in una dolce
monotonia.
- In
questa giornata di novembre, cade lenta la neve.
Imbianca le rocce ruvide della montagna, le strade e
i tetti delle abitazioni. Si forma un paesaggio
invernale. La neve, soffice e pura, si posa pian
piano. Le nevicate vanno avanti per due giorni. Esce
finalmente il sole. Il cielo si copre di nuovo. Piove
adesso a dirotto. La neve si scioglie.
- I
nervi saltano ovunque. Il padrone, con la pioggia o
con il freddo, deve recarsi al lavoro. In banca si
resta fino alle sedici. Appeso all'attaccapanni,
conosco ormai i compagni. All'inizio era
dura.
- "Vedi
quanto sono bello!"
- "Sono
più bello io!"
- "Fammi
il piacere. Vedi che morbido pelo!"
- Al
rientro a casa l'atmosfera familiare è molto
tesa. Il padrone e la moglie litigano
sempre.
- "Non
ti ho preparato niente per cena."
- "Non
rompere. Provvedi ora. Muoviti! Renditi
utile."
- "Per
quanto tempo ancora dovrò
sopportarti?"
- "Vattene
adesso. Ti devo campare. Ma va a quel
paese."
- Lo
accompagno la sera al bar tra gli amici. Ho incontri
casuali con qualche pelliccia di una bella donna. Vi
sono stato anche sopra. E' priva d'ogni sentimento. Il
mio desiderio, invece, di godere la vita mi rilega in
uno sfuggente stato di conflitto.
- Litigi,
incomprensioni, prese di posizioni in famiglia
producono l'effetto desiderato. Sono solo finalmente.
Il padrone ha il coraggio di liberarsi dal legame
familiare, che lo sta soffocando. Oggi ripeto a me
stesso:
- "Posso
considerarmi fortunato. La moglie lo ha lasciato. La
famiglia
.la sua famiglia si sgretola. Il padrone
deve fuggire da questi luoghi. Deve trovare un'altra
sistemazione, affrontare nuove
esperienze."
- Ottiene
il trasferimento per Firenze. Sono in macchina sul
sedile anteriore, adagiato. Il viaggio è
tranquillo. Nello scendere dalla macchina, m'indossa.
Prende alloggio alla pensione "Stella". All'ingresso
è sistemata una grand'armatura di ferro accanto
ad una pianta acquatica. Il caminetto è acceso.
Un sofà e due poltroncine in vilpel sono a
disposizione dei clienti.
- In
ufficio, conosco immediatamente gli altri indumenti.
Nel suo ufficio il padrone ha un tavolo, sul qual
è sistemato un computer. Una sedia girevole
è dietro la scrivania. Nello scaffale si
conservano cartelle. Nel corridoio vi è
l'attaccapanni.
- Allontano
le difficoltà e mi avvicino immediatamente al
mondo nuovo. Osservo le pellicce, che adornano il
corpo di donne libere.
- "Dammi
una sigaretta."- chiede la collega bionda al
padrone.
- "Non
fumo."
- "Beato
te! Imparerai in mezzo a noi. Fumo troppo. Già
un pacchetto da stamane."
-
Osservo donne impegnate in ufficio più degli
uomini. Quante belle pellicce! Quante belle donne!
Esito di profittare immediatamente. Mi guardo in
giro.
- Durante
la serata in città, lontano dalle mie montagne,
m'isolo. Prendo coscienza interamente della
situazione. Studio i movimenti. C'è in me tanta
volontà di conoscere quanto d'essere
conosciuto. M'infastidiscono i legami
duraturi.
- La
prima sera si rimane a casa. In quale modo occorre
comprendere la città? Si riposa con la
biancheria. L'indomani è un altro giorno. Dopo
l'ufficio, il padrone mangia in un ristorante una
bistecca alla fiorentina, in barba alla mucca pazza.
Il locale è affollato di belle donne ed uomini
eleganti. Gli uomini discutono animatamente di calcio.
Alcune donne, in disparte, pettegolano e altre si
annoiano. All'ingresso la cassiera osserva. Un mondo
nuovo attrae me e il mio padrone.
- Vorrei
conoscere la pelliccia di visone, capitata per caso
appesa accanto a me.
- "Diamine,
quanto è bella!"
- Aspetto
per curiosare. Ne ho il tempo. Se non lo facessi ora e
perdessi quest'occasione, rischio di ignorarla per
sempre. Aspetto di cogliere l'attimo fuggente, per
avere in futuro di lei un dolce ricordo.
- "Da
dove vieni".
- "Non
sono affari, che ti riguardano".
- "Mi
sembra d'averti già vista".
- La
pelliccia mi lancia uno sguardo di
disgusto.
- "Io,
No. Finiscila d'importunarmi."
- "Questa
non la rivedrò più".
- A
fine cena, con la pena nel cuore, esco dal locale. Si
passeggia per una città accogliente. Me
n'accorgo, e ne faccio esperienza nella notte, quando
le luci s'accendono sugli amanti frettolosi, sulle
discoteche rumorose, sulle coppie libertine. Il
padrone sente necessità di compagnia. Dopo
essere andato in giro per una città, ancora
sconosciuta, ritorna in pensione.
- Pensa
agli amici al bar del paese. Respinge quel mondo.
- La
sera successiva si ferma nella medesima osteria.
Rivedo la pelliccia.
- "Ciao".
- "Sei
qui anche stasera?"
- "Ho
piacere di rincontrarti".
- "A
me, no".
- "Sei
cattiva. Sei troppo bella".
- "Tu,
per niente".
- Una
bella signora si accosta. La indossa.
- "Addio,
mia bella".
- In
quel preciso istante, il padrone mi riprende. I due
parlano tra loro e poi s'incamminano fino alla
macchina. Salgono e ci lasciano sui sedili posteriori.
Sono sopra la pelliccia. Incuranti di noi, sfrecciano
per la città.
- "Siamo
insieme".
- In
una stanza d'albergo, sono ancora accanto alla
pelliccia. Si arrende finalmente. Un corpo caldo, che
accondiscende, ti offre la sensazione di un amore
eterno. Senza quel corpo, dopo poco tempo, il calore
svanisce con il freddo della notte per noi indumenti,
destinati solamente a riscaldare ed ad apparire belli.
Gli amanti nudi si scaldano nell'amplesso. Mi convinco
che le vesti non hanno affetti. Sono gli uomini ad
amare, vivere e soffrire. Essi solamente sono capaci
di sentimenti d'amore e d'odio.
- L'amore
è il calore di un corpo accanto al tuo, con la
mancanza di qualsivoglia promessa o
legame.
- L'odio
è l'impaccio tra due esseri, quando nasce
l'antipatia.
-
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