- La
guerra
- "La guerra è
la madre di tutte le cose", afferma Eraclito. In greco
il sostantivo "guerra" è maschile, per cui
sarebbe più corretto dire: il padre di tutte le
cose.
- Inoltre, questa
traduzione si accorda meglio alle vicende di Peter e
di Eugenio, entrambi ossessionati dallo spettro del
padre, come Amleto.
- Nel primo caso, la
figura paterna mancava. Lo spettro era annidato
nell'inconscio. Nel secondo caso, la medesima figura
era fin troppo presente. Dominava il
Super-
- io, schiacciando il
soggetto.
- Il risultato fu
analogo: due guerrieri soli contro il mondo,
affratellati dall'odio verso i borghesi, gli Stati
Uniti, la coca-cola.
- Eugenio voleva
andare a combattere in America latina. Conosceva a
memoria i canti degli Inti-illimani. Peter pensava
piuttosto alla causa palestinese. -Al-Fatah
vincerà!- gridava nei cortei, legandosi un
fazzoletto rosso intorno alla bocca. Moda comune a
quei tempi, dai molti significati: imitare i
terroristi, non farsi schedare dalla polizia, e
rendere la voce più cavernosa.
- Il primo fu
iscritto alla facoltà di medicina. Il secondo
archiviò la faccenda tra le bravate della
carriera studentesca, durata poco e finita male. Da un
arabo aveva ricevuto il sangue, nient'altro. Non
conosceva la storia del dono d'addio, e della relativa
promessa.
- Wendy gliela teneva
nascosta, per paura di perdere sia lo smeraldo che il
figlio.
- A modo suo era
cattolica. Pregava la Vergine, i Santi. Si asteneva
dai rapporti con i preti, maschilisti, e con Dio. Se
Peter avesse ritrovato suo padre, sarebbe diventato
musulmano. Una religione vale l'altra, d'accordo.
Tuttavia, è preferibile la nostra. Ha messo
sugli altari la Madonna, una ragazza madre, per non
parlare della Maddalena, dai sette demoni.
- Ormai godevano di
una certa agiatezza. Si erano sistemati. Il negozio
cominciava ad ingranare, quando la mano di Allah scese
su di loro.
- Indicò la
sua creatura, dispersa tra gl'infedeli, e con un gesto
imperioso la reclamò.
- -Vieni, figlio
diletto, zenit e nadir, congiunzione di stelle e di
pianeti. Nato dal seme del deserto, nutrito dalle
nebbie del nord, allevato sotto il sole del sud. In te
vedo il castigo degli empi, l'eroe del mio popolo, suo
rifugio e sua fortezza. Mille cadranno al tuo fianco,
e diecimila alla tua destra. Ma nulla ti potrà
colpire. Ti salverò, perché hai
conosciuto il mio nome. Ti salverò, e ti
renderò glorioso-.
- La lettera da
Marrakesh arrivò coperta da timbri postali.
Dall'hotel "Santa Caterina" era stata spedita a
Cetara, di lì a Palinuro, ed infine a Salerno.
Prima di un trasloco, Wendy comunicava il successivo
indirizzo, casomai qualcuno volesse
rintracciarla.
- Quante volte aveva
sognato la scena! L'antico amante tornava in Italia,
si gettava ai suoi piedi, e la implorava: -Sposami,
Wendy, sposami!-.
- Ora gli avrebbe
risposto: -Vedremo-.
- La lettera non era
scritta dallo sceicco in persona, ma dal suo
segretario.
- "Gentile miss
Hurst,
- l'onnipotente e
sempre benedetto Allah ha privato il mio signore, lo
sceicco Rashid el Harun, di tutti i suoi discendenti
maschi. Il mio signore nutre un'ultima speranza: che
un erede gli sia sopravvissuto, e che acconsenta a
raggiungerlo, portando con sé il certificato di
nascita e la pietra preziosa. Non occorre altro, se il
giovane esiste e gode di buona salute. In ricordo di
una bella estate, trascorsa ad Amalfi, nel '56,
è pregata di esaudire questa richiesta, a cui
si allega un assegno per eventuali spese di viaggio.
Se ha generato un figlio allo sceicco, come ci
auguriamo, otterrà l'eterna riconoscenza di
Allah e del mio signore".
- Wendy
rifletté a lungo, prima di mostrare la lettera.
Negli ultimi tempi il ragazzo era strano. Non abitava
più con loro, nell'appartamento di Pastena.
Dormiva al negozio, su un materasso disteso per terra,
in una misera stanzetta ricavata da un soppalco, nella
parte superiore del locale.
- Certo, meglio
musulmano che drogato, dovendo dare ascolto a certe
voci. Un sogno la convinse completamente.
- Si vide nel
deserto, in groppa ad un superbo purosangue. Sulla sua
testa era posata una pesante tiara d'argento. La
seguivano tre bambini sui loro pony. Dune di sabbia si
alternavano a dune. Il deserto si stendeva fino
all'orizzonte, ma si udiva il clamore di una
moltitudine. Acclamavano lei, l'imperatrice, ed i suoi
giovani eredi.
- Diciamo pure che il
sogno fu dettato da manie di grandezza. Un'apoteosi,
una visione trionfale, a cui non seppe resistere.
L'indomani, ancora suggestionata, consegnò a
Peter la missiva.
- Non lo sapeva, ma
gli aveva dato il rimedio più efficace per
ritrovare se stesso.
- -Sono qualcuno.
Sono amato, desiderato da mio padre!-.
- Sì, qualche
dubbio lo sfiorò. Se non avesse perso gli altri
figli, lo sceicco non lo avrebbe chiamato. Però
gli perdonava. La colpa ricadeva sulla madre. Mentre
lui
- si credeva
abbandonato, lei taceva, custodiva gelosamente il
segreto, gli negava
- la prova della sua
identità.
- Ma il passato
riaffiora. Le cose perdute, o sepolte, ritornano a
galla, nei modi più inaspettati e con risultati
sempre imprevisti,
- Il giovane
volò verso il destino, verso l'uomo che gli
offriva la via, la verità, la vita. Lo
incontrò, a Marrakesh, in una dimora semplice,
disadorna, lontana dal palazzo dalle mille stanze,
aperte sui giardini.
- Nel padre,
trovò anche un profeta.
- -Il nostro popolo
soffre. Il nostro popolo dev'essere guidato.
L'Occidente ha vinto. Ha ottenuto quello che sognava
da sempre: un avamposto in Terrasanta. Gli ebrei sono
i servi degli Stati Uniti. Noi dobbiamo cacciare
questi invasori, questi novelli crociati-.
- Il cammino per
giungere ad Allah è lungo e faticoso: si chiama
"jihad", che significa sforzo, ma anche guerra santa.
Prima della circoncisione, Peter doveva liberarsi dai
costumi occidentali, sottoporsi ad una dura disciplina
dell'anima e del corpo.
- Rashid el Harun
aveva abbandonato la sua patria, il petrolio, le
donne, investendo le sue sconfinate ricchezze nella
liberazione della Palestina. Era uno dei più
estremisti, tra i capi dell'OLP.
- -Dovrai imparare
l'arabo, il Corano e l'uso delle armi. Dopo entrerai
nell'Islam-.
- Una volta stabilito
il programma, Peter fu trasferito dal Marocco alla
Libia, in un campo d'addestramento
clandestino.
- Salmodiare le sure
del Corano, per chi non ci è abituato, è
una specie di supplizio. Bisogna concentrarsi sulle
facce serie degli astanti, e trattenere la violenta
risata, che sale dal petto fino alla gola. Bisogna
serrare le labbra per non farla uscire. Sei perduto,
se solo accenni un sorriso. Perché la tua
risata si ribella alla serietà delle fedi.
Esprime lo scetticismo, lo spirito inquieto
dell'Occidente, la noia insofferente
- di formule e riti.
- C'era ben altra
serietà nelle armi. Peter le maneggiava con
piacere. Gli conferivano prestigio, dignità. Le
avvertiva come un'appendice del suo corpo. Il leone
è dotato di artigli, l'uomo di mitragliatori.
Ciascuna specie ha una forma peculiare di difesa.
- La guerra è
il motore della storia.
- Diventò un
tiratore scelto. Poi si dedicò agli esplosivi,
sempre guidato da un istinto naturale.
- Vedeva in tutto
questo un esercizio di bravura, di coraggio, di forza.
Non pensava allo scopo. Dimenticava che i fucili
servono ad uccidere, che la dinamite, le bombe sono
strumenti di sterminio.
- Eppure, per un
certo periodo della sua vita, era cresciuto tra i
figli dei fiori. Il suo tutore olandese gli ripeteva
sempre: "Love, no war".
- Se non
completò la sua brillante carriera, fu colpa di
un cane giallo. Uno del branco dei randagi, magri,
sporchi, un po' simili alle iene, che si aggiravano
furtivi, in cerca di avanzi, lungo la rete
dell'accampamento.
- -Va' via, bestia di
Satana!- gli gridò un mercenario. Non contento
di una sassata, gli tirò contro una bomba a
mano.
- Il cane
balzò in alto. Sembrava un missile proiettato
verso la luna. Poi, ricadendo, si afflosciò ai
loro piedi. Esteriormente era intatto. Dentro,
s'intuiva una poltiglia. Una bianca massa di
sfacelo.
- Peter
abbozzò una carezza, che si fermò a
mezz'aria. Si appartò nella latrina per
vomitare. "Love, no war". Che c'entrava quel povero
cane con i loro stolti giochi
- di uomini?
- Nessuno ha il
diritto di ridurre un essere vivente ad un sacco
vuoto. Nessuno ha il diritto di distruggere la vita.
La guerra è il male, è il potere di dare
la morte. Anche quando la vittima è un animale.
Perché? Non soffre, non mangia, non ama?
- Peter sognò
quell'agonia, la fece propria. Comprese dove stava
andando. Talvolta Dio si manifesta nei
particolari.
- -Se volevi un
figlio per farne un assassino, mi dispiace, hai
sbagliato. Non è la mia strada, e non lo
sarà mai. Ti restituisco la pietra che
regalasti a mia madre. Chiedo solo i soldi per il
viaggio-.
- -Lo smeraldo
appartiene a te. Devi tenerlo. Ma d'ora in poi ti
porterà sventura. Io, tuo padre carnale, ti
maledico. L'ira di Allah scenda sui tuoi passi, ti
accompagni giorno e notte. Sia con te la mattina al
risveglio, tormenti il tuo sonno, quando posi la testa
sul cuscino. Quando varchi l'uscio di casa e quando
rientri, ricordalo: sei maledetto. Non comparirmi
più davanti. Passa dal mio segretario per i
soldi-.
- Così il
raffinato sceicco, laureato ad Oxford, si
congedò dal suo unico figlio vivente. L'unico
figlio si allontanò da lui senza rimpianti.
Anzi, con fierezza. Aveva sfidato la barbarie. La via,
la verità che gli era stata offerta, conduceva
alla morte. D'ora in poi, avrebbe creduto solo ai
profeti disarmati.
- Peter tornò
a Salerno nell'ottobre dell'Ottanta. Diede alla madre
il ciondolo, affinché lo vendesse. Ma Wendy lo
conservò, in attesa di tempi peggiori. Forse
commise uno sbaglio. Forse il destino non si
può evitare.
- Sia la sorella che
la madre erano molto curiose. &endash;Vi
racconterò tutto un'altra volta- replicava lui.
Di che cosa doveva parlare? Un cane giallo era saltato
in aria, e per questo lo sceicco lo aveva
maledetto.
- Intanto, dall'altra
parte della città, una ragazza dai capelli
rossi si struggeva d'amore e d'incertezza. Non aveva
più notizie. La bottega era chiusa. Il suo eroe
era lontano, presumibilmente in pericolo.
- Un po' la consolava
la lettura. Prima d'incontrare Michela, non aveva mai
letto un romanzo. Ora ne possedeva due: "Cime
tempestose" e "Rebecca". Dal confronto con Rebecca,
usciva sempre avvilita.
- In Caterina,
invece, sentiva una sorella. Immaginava se stessa, al
suo posto, correre nella brughiera, invocando il nome
di Peter. Non prevedeva che l'avrebbe imitata sul
serio, non nella tempesta, ma nel
terremoto.
- L'amore fa cadere
anche gli angeli all'inferno.
- La ragazza
più corteggiata del liceo "Tasso", ormai
studentessa universitaria, aveva perso la testa per un
giovane povero e senza diploma. Con la scusa degli
esami (ne aveva dato solo uno, il più semplice)
era tornata a Salerno.
- In realtà,
non studiava. Passava i pomeriggi in giardino,
dondolandosi sull'altalena, e ripetendo una frase
imparata dal libro: "Ho sognato di trovarmi in
paradiso tra gli angeli. Ma il loro canto mi
annoiava".
- La giurisprudenza
era l'ultimo dei suoi pensieri.
- L'autunno
dell'Ottanta fu particolarmente mite e sereno. La
gioventù di sinistra si dava convegno ogni sera
nella piazzetta del Nettuno.
- Lì Eugenio
si sedeva in disparte, osservava l'andirivieni di
figure spettrali, e faceva il conto dei suoi guai: le
bocciature agli esami, ancora inconfessate, i
fallimenti sul piano sentimentale.
- Ben tre ragazze lo
avevano licenziato, per scarso rendimento. Da solo,
godeva. In compagnia, si inibiva.
- Non era impotente.
Tanto meno omosessuale, come i maligni dicevano dello
zio. Le sue compagne sfoggiavano il termine "libido",
si vantavano delle loro esperienze, lo rendevano
goffo, insicuro.
- Se gli fosse
capitata la persona giusta, dolce, arrendevole,
femminile, il problema si sarebbe risolto, senza
tirare in ballo Freud. Nessun complesso di Edipo
resiste ad una ragazza carina.
- Alla domanda: -Che
fine ha fatto Michela?-, Anella aveva risposto: -Si
è trasferita in Inghilterra-.
- Bugia! Eccola
lì, tra gli sbandati del Nettuno, nei vecchi
jeans scoloriti, con i capelli da africana, gli occhi
da gazzella, eppure molto anglosassone nel suo stile,
nel suo contegno.
- -Ciao! Come mai sei
scomparsa?-.
- -Ho litigato con
tua sorella-.
- -Io non c'entro con
le vostre storie. Ti andrebbe di uscire con me qualche
volta?-.
- Data la situazione,
Michela preferiva mantenersi alla larga. Ma quanto
più rifiutava, tanto più l'altro
insisteva.
- -Che cosa credi? Ho
solo bisogno di parlare-.
- Alla fine
riuscì ad ottenere da lei un appuntamento.
- -Domenica
pomeriggio, alle sette-.
- -Va bene. Ti vengo
a prendere in macchina-.
- Nemmeno l'indirizzo
gli voleva dare, forse perché si vergognava.
Glielo strappò a fatica.
- -Aspettami sotto il
portone-.
- Quella domenica di
fine novembre, il tempo era caldo come in primavera.
Una lieve foschia velava l'orizzonte, nascondendo le
stelle.
- Eugenio
posteggiò la macchina, scese. Si fermò
incuriosito presso un'auto, uguale a quella di suo
padre. Stava inforcando gli occhiali, per leggere la
targa, quando la terra gli tremò sotto i
piedi.
- Dal mare si
levò un chiarore rossastro. Un cupo boato
salì dal profondo. I palazzi si inclinarono
l'uno verso l'altro, con sorprendente agilità
di ballerini. Un muro esterno franò, mettendo a
nudo alcune stanze.
- "Che sfortuna!"
pensò il ragazzo. La sua prima uscita con
Michela aveva scatenato la fine del mondo. Ben presto,
non fu l'unico spettatore. La strada deserta si
popolò. La gente, atterrita, si precipitava
fuori dalle case, negli abbigliamenti più
inconsueti : vestaglie, pantofole,
accappatoi.
- Tra la massa dei
profughi distinse una figura familiare. Suo padre
correva in calzini, mutande e maglietta, accompagnato
da una donna in sottoveste.
- Dietro di loro,
meno agitata e normalmente vestita, scorse l'oggetto
dei suoi sogni.
- -Michela!
Papà!- cominciò ad urlare, sconvolto sia
dal terremoto, sia dal mistero di quei tre
personaggi.
- Vittorio se lo
strinse tra le braccia. -Siamo scampati alla morte,
figlio mio. Dov'è tua sorella?-.
- -Peter!-
strillò Wendy. &endash;Dobbiamo andare subito a
cercarlo. Gli ho detto: oggi non si lavora, è
domenica. Ma lui non mi ha ascoltato. Doveva
restaurare un mobile per un cliente-.
- -Non potete andare
da nessuna parte- suggerì Michela- se prima non
salite sopra a vestirvi. Vi rendete conto di come
siete conciati?-.
- -Figlia mia, noi
abbiamo visto la morte in faccia, e tu stai a
preoccuparti della nostra decenza!- esclamò
Vittorio. In quel momento, si sentiva molto
paterno.
- Tuttavia, siccome
Eugenio lo osservava con gli occhi sgranati, comprese
di dovergli qualche spiegazione.
- -Questa è
Wendy, la donna che mi ha reso felice. E questa
-
s'interruppe, perché la ragazza era scomparsa.
&endash;Dov'è finita?-.
- Aveva approfittato
della confusione per tornare nell'appartamento.
&endash;Salvala, Viki!- si lamentava sua madre.
Eugenio l'era già corso dietro.
- Si scontrò
con lei sulle scale. &endash;Che cosa voleva dire mio
padre?-.
- -Non è il
momento per i vostri drammi. Aiutami a portare questa
roba-.
- I due adulti si
vestirono in fretta in mezzo alla strada. Poi tutti e
quattro s'infilarono nell'auto di Vittorio. -Passiamo
prima da Anella-.
- Ma le signorine
Teresa e Maria non sapevano niente. &endash;L'abbiamo
vista scappare dal giardino. Forse è impazzita
per lo spavento-.
- No, come aveva
imparato da "Cime tempestose", correva in cerca di
Peter nella città sconvolta. Correva verso il
quartiere dei Barbuti, verso le antiche vie
longobarde. A metà strada, rischiò di
essere travolta da un autobus. L'autista sì,
era impazzito. Lei seguiva la voce del Signore.
- "Non temerai i
terrori della notte, la freccia che vola, lo sterminio
che devasta. Mille cadranno al tuo fianco, e diecimila
alla tua destra. Ma nulla ti potrà colpire.
Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti.
Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e
draghi".
- Nulla
arrestò la sua corsa. Calpestava vetri e
calcinacci, invocando il nome di Peter, con quanto
fiato aveva in gola.
- Nel centro storico
regnava un silenzio sinistro, lacerato dal suono delle
sirene. Gli abitanti si erano riversati altrove, per
non restare nei vicoli angusti. In tutta la
città mancava la corrente. Lì il buio
sembrava più fitto.
- Anella dovette
farsi largo a tentoni, tra un cumulo di detriti, che
ostruivano la porta del negozio. &endash;Peter!-
chiamò per l'ultima volta, in tono
sommesso.
- Le rispose una voce
ancora più flebile: -Sono qui-.
- -Dove?-.
- -Sotto la
credenza-.
- La credenza della
nonna con i tralci d'uva sui vetri!
- -Non hai dei
fiammiferi?-.
- -Sono scappata
senza pensare a niente-.
- Facendosi guidare
dal suo respiro affannoso, lo trovò, si
inginocchiò accanto a lui, gli tastò il
volto madido di sudore.
- -Anella, perdonami.
Laggiù sono successe tante cose. Adesso ho
capito che tu sei il mio angelo-.
- -Parleremo quando
starai bene. Non stancarti-. Con precauzione gli
sollevò la testa e se l'adagiò in grembo
- La torcia elettrica
di Vittorio li sorprese così. I loro volti
esprimevano pace.
- Mentre Wendy
singhiozzava, gli altri tre provarono a spostare la
credenza. Troppo pesante! Sembrava aver messo
radici.
- Michela
uscì, in cerca di un telefono pubblico. Non
funzionava, la linea era saltata.
- In un ultimo
disperato tentativo, Eugenio e Vittorio legarono una
corda intorno al mobile, agganciando il capo opposto
alla macchina.
- Eugenio eseguiva le
manovre. Vittorio impartiva gli ordini: -Vai!
Rallenta! Fermati!-.
- Così il
corpo fu estratto, ormai allo stremo. Presentava
escoriazioni in ogni punto visibile.
- -Non possiamo
muoverlo. Rischiamo di ucciderlo-.
- -Vado a prendere
un'ambulanza, a rubarla, se è necessario-
annunciò Michela. &endash;Ci saranno dei vigili
qui intorno-.
- L'attesa
durò un'eternità. Wendy ed Anella si
contendevano il ferito, che intanto era
svenuto.
- Finalmente
l'ambulanza arrivò. Peter fu avvolto in un
telo, coricato su una barella, trasportato in ospedale
a sirene spiegate.
- La famiglia al
completo lo seguì. Vittorio, guidando, premeva
la mano sul clacson, per non perdere di vista l'altro
veicolo. Tuttavia, in ospedale, i medici vietarono le
visite. &endash;E' in sala di
rianimazione-.
- In quei frangenti,
con Peter che lottava tra la vita e la morte, nessuno
si preoccupò di telefonare a Rosalba, quando le
linee furono ripristinate.
- Eppure, durante la
scossa, la povera donna si era sentita male. L'avevano
soccorsa i vicini. &endash;Mio marito, i miei figli-
supplicava, priva di notizie e di conforto.
- Era il primo,
subdolo attacco di una malattia di cuore, che si
sarebbe aggravata, fino a condurla alla tomba, nel
giro di qualche anno.
- Solo l'indomani
Vittorio si ricordò della moglie. Lei non
accennò al suo malessere.
- -Hai fatto bene a
restare a Salerno con i ragazzi-.
- -Temo che
dovrò trattenermi ancora. Eugenio è
già sulla via di casa, ma Anella non ha
intenzione di tornare-.
- -Perché?-.
- -Il suo fidanzato
è stato gravemente ferito-. Gli costò
usare la parola "fidanzato". Si bruciò la
lingua. Non gli venne in mente una soluzione migliore,
per coprire i propri intrallazzi.
- Rosalba, dopo
questa notizia, si rimise a letto con il suo mal di
cuore.
- Peter restò
in ospedale sei mesi. I medici scambiavano Wendy ed
Anella per madre e figlia, a causa dei capelli rossi.
Dopo il primo periodo di degenza, in rianimazione, le
informarono che il giovane sarebbe sopravissuto, ma su
una sedia a rotelle.
- Era il momento di
vendere lo smeraldo.
- La madre non si
arrese. Portò il figlio da specialisti famosi.
Il responso fu sempre lo stesso. Solo lui non si
lamentava, in qualche modo preparato ad affrontare la
nuova battaglia, contro il dolore.
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