- Elestial
-
- Da
bambina cercava sempre di immaginare cosa ci fosse
oltre le nuvole, al di là del sole, nel fondo
degli oceani... e nella sua mente vivevano di vita
vera fauni e folletti. I castelli in fondo ai pozzi e
i paesaggi incantesimati dentro le fonti non erano che
pozzi e i passaggi di inconsapevole
respiro...
- Cresciuta,
si era coniata un suo pensiero-guida: "Oltre
c'è il tutto".
- -
Oltre la mente, oltre i confini del conosciuto e del
conoscibile, oltre l'insondabile, oltre
l'invisibile...oltre il quinto elemento, la sfera
eterica...Nell'infinito c'è sempre un oltre e
poi un oltre dell'oltre.... - affermò Veronica
convinta.
- -
Sei sempre la stessa, la solita...svaporata! -
commentò Marcella con un sorrisino.
- -
Si capisce! - rafforzò orgogliosamente Veronica
- E i miei sogni non muoiono, non sbiadiscono, non
invecchiano... nella terra di Tir nan Og, l'incantata
isola dell'eterna giovinezza nell'estremo ovest del
mondo, devono averceli portati gli Elfi della
luce...
- -
Certo che sei stramba forte... - ridacchiò
Marcella - A proposito, e quello chi è? -
domandò poi, osservando incuriosita una stampa
attaccata alla parete.
- Era
una vecchia stampa raffigurante uno gnomo seduto tra
fogli e libri su una scrivania.
- -
Ah, quello è uno dei Brownies, elfi o gnomi che
suggeriscono idee agli scrittori in crisi creativa...
- spiegò Veronica con una risatina - La
leggenda vuole che sia stato proprio uno di essi ad
ispirare a Stevenson "Lo strano caso del dottor Jekill
e mister Hyde"... e pazienza se io non sono una
scrittrice ma dipingo! - rise con una
smorfietta.
- Marcella
lesse la frase che Veronica aveva ritagliato e
incollato sotto la stampa:
- -
"...Piccole creature dall'aria pensosa,/sedute sulle
rive erbose,/piccole creature dagli occhi
ammaliatori,/mi osservavano stupite mentre navigavo".
Robert Louis Stevenson.
- Veronica
riprese allegramente:
- -
Suggestivo, vero? Va be' che Stevenson faceva uso di
cocaina... però, quel piccoletto mi è
simpatico. E magari anch'io sono simpatica a lui...
gli lancio occhiatine indagatrici quando sono... a
corto di colori. Quando non 'trovo' i colori che
vorrei, quelli che pulsano in sintonia con i raggi
cosmici...capisci?
- -
Veramente... no. - rispose umilmente Marcella
acciambellandosi su una poltroncina - Ma fa niente.
Continua pure. Sicché, ascolti lo gnomo... -
ribadì attenta.
- -
Perché no? perché non dovrei 'ascoltare'
un piccolo gnomo? - riprese Veronica - Io ascolto
tutto... il mare, il vento, l'acqua, le piante,
l'aria, le pietre... in tutto c'è l'opera del
Divino, in tutto c'è quella scintilla di arcano
che fa di ogni cosa visibile o invisibile,
percettibile o non percettibile, una molecola di
un'unica immensità... un palpito dell'Universo.
Mi piace dare colore alle vibrazioni... c'è una
connessione, sai, tra colore e psiche... scale
psico-cromatiche, vengono definite ... e poi, mi piace
immaginare i colori dell'invisibile... Secondo te,
Marcella, l'invisibilità di che colore
è? - chiese d'impulso, estemporaneamente,
lasciando l'amica un attimo interdetta.
- -
Forse... l'invisibilità non ha colore, è
la negazione del colore... - avanzò Marcella
titubante e quasi mortificata per una risposta tanto
scontata, tanto priva di fantasia.
- Ma
Veronica non parve delusa e proseguì
tranquilla: - Vorrei dipingere l'invisibilità,
tutto ciò che non si vede, non si coglie, non
si afferra... nell'invisibilità c'è il
fondersi nel tutto... nell'invisibilità
c'è l'autentico colore del cielo, perché
l'invisibilità è solo luce... è
mistero, è magica fluorescenza...
- Marcella
la osservò, acuta, come a voler osservare i
suoi pensieri:
- -
Ma tu... cosa cerchi? - le domandò
seria.
- Veronica
la scrutò serrando le palpebre alla tipica
maniera dei miopi.
- - A
volte in campagna, in montagna, al mare, guardo i
paesaggi che mi circondano senza occhiali...
ciò che vedo non è nitido, non è
limpido, non ha contorni netti e definiti... è
sfumato, perde le linee del reale per amalgamarsi con
le forme senza confine che vivono nella mia mente...
Cosa cerco? Non lo so, cosa cerco. Forse sono un
pò come... Parzifal, cerco un "Graal" di
segreta e sublime essenza che solo chi è
spiritualmente puro può trovare... - si
interruppe alzandosi - Ti faccio vedere una cosa. -
disse.
- Da
una mensola carica di tubi di colore e barattoli di
solvente prese una pietra e la mostrò a
Marcella.
- -
Ti piace? - le domandò.
- Marcella
guardò la pietra: aveva una forma che ricordava
vagamente il cervello umano, quasi suddivisa in due
lobi, e una struttura cristallina. La pietra era color
fumo, ma da un angolo scheggiato emanava una magica
luminosità.
- -
Allora, ti piace? - incalzò
Veronica.
- Marcella
annuì, continuando ad osservare la
pietra:
- -
Sì, mi piace. È... strana,
magnetica.
- -
Si chiama Elestial, cristallo degli Angeli. -
chiarì Veronica - È la pietra
dell'evoluzione spirituale, quella che ci mette in
contatto con la nostra anima...
- Marcella
ascoltava silenziosa e Veronica
proseguì:
- -
Adesso ti mostro un'altra cosa...
- Girò
verso l'amica una tela che sino a quel momento aveva
tenuto rivolta verso la parete:
- -
Si intitola "Solstizio d'estate". -
aggiunse.
- Ancora
una volta Marcella osservò: il dipinto
rappresentava un sottobosco di notte, con ricami di
felci sfiorati dalle sfumature del firmamento. In
primo piano un bellissimo piccolo fiore piumoso,
impalpabile e gonfio come un soffio di nuvola, di uno
splendente colore rosso.
- Marcella
rimase muta per qualche minuto, poi lanciò
all'amica un'occhiata di approvazione:
- -
Ti fai sempre più brava... - commentò
convinta - Ma perché "Solstizio d'estate"? Non
capisco... - domandò concentrando la sua
attenzione su quell'unico, inconsueto
fiore.
- -
Guardi il fiore, eh? - constatò Veronica con
civettuolo compiacimento.
- -
È... irreale... - assentì
Marcella.
- Veronica
spiegò:
- -
Narrano le fiabe che nelle notti di solstizio d'estate
per pochissimi istanti fiorisca il fiore della felce,
un fiore magico e misterioso di un colore rosso
così luminoso da splendere di luce propria e
illuminare attorno a sé. Questo fiore donerebbe
l'invisibilità a chi riuscisse a coglierlo nel
fuggevole attimo della sua fioritura...
- Marcella
alzò lo sguardo su Veronica che
proseguì:
- -
Non so perché, ma mi sarebbe piaciuto riuscire
a dare a quel fiore la stessa luce
dell'Elestial...
- Marcella
taceva... Veronica riusciva a mettere insieme con
disarmante naturalezza e come se fosse la cosa
più ovvia della vita realtà e sogno,
pietre e fiabe, angeli e gnomi... davvero Veronica si
"fondeva" con il tutto, davvero c'era il tutto nel suo
"oltre"... o forse il suo essere sapeva ricondurre
all'unicità il molteplice, sapeva unificare il
tutto in un'unica emozione che si proiettava in
frastagliate suggestioni...
- Marcella
non parlò. E si diede della stupida
perché, d'improvviso, aveva provato come un
brivido... come il timore della folle
possibilità di vedere sparire quell'incantato
fiore dal dipinto... quasi che i fatati attimi della
sua fioritura fossero trascorsi... Ma il fiore era
lì, nel suo fiabesco paesaggio...
- Peccato
che né Veronica, girata a riordinare alcuni
colori, né Marcella, con gli occhi velati da un
inspiegabile turbamento, colsero il simultaneo pulsare
delle luminosità che una pietra reale e un
fiore irreale liberarono per un irripetibile istante
in una sincronia misteriosa e perfetta.
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