LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Annamaria Emanuele
Viaggiatori di gomma
- Lamenti vicini
- nei giorni mutati in dolore.
- Pianti uguali e diversi
- di piccoli e grandi attori
- nei ruoli attribuiti da Risiko.
- Caronte
- li ha abbandonati sulla spiaggia
- dopo l'appuntamento notturno
- ansiosi per l'incerto futuro,
- derubando i derubati,
- dando loro samsara e nirvana...
- Li ricorda ancora
- o li dimentica ogni volta?
- Mille miraggi nelle loro menti
- poi i visi cari spariti per sempre
- confusi con altri allogeni
- amici, nemici... chissà!
- Da Oriente ad Occidente
- caduca è la felicità...
- Cristallo frantumato
- la realtà.
- L'ultimo pensiero
- Ti bacio sulla fronte
- prima che sia troppo tardi...
- presto te ne andrai
- dimenticando valigie e scarpe...
- e come sempre negherai un sorriso.
- I brontolii di tuoni ormai lontani,
- temporali non graditi,
- più non temo...
- Ieri gazzella, oggi vecchio bambino
- che incespica nel nulla...
- Le frontiere
- credute montagne invalicabili
- furono colline... forse pianure!
- Tante le occasioni perdute
- lasciate cadere di proposito,
- per orgoglio...
- solo un gioco con il tempo...
- Ma non tornano i conti
- e nemmeno gli orizzonti...
- È l'addio ai riflessi lucidi e neri,
- crepitanti passo dopo passo
- nel meriggio domenicale.
- Così le amarezze, mutano in rimpianto
- privando il mio mare del sale
- spremendo limoni sulla mia notte...
- Così insipida e acida
- riuscirò ugualmente
- a baciarti la fronte
- prima che sia troppo tardi... papà!
Sulle penisole
- Sulle penisole futuristiche
- non voglio sostare...
- neppure se fertili fossero,
- no, non ci voglio stare.
- Qui i pesci senza colore
- muoiono tra i banchi...
- gli uccelli diventano pesci
- ma non meno estinti,
- tarpati tra gli scogli...
- e alghe si disciolgono in
- melmosa polpa verde
- dai benefici sacrificati
- nella vasca da bagno del mondo,
- dopo la doccia di lordi maiali.
- Le onde schiumose di un tempo,
- pietrificano sulla battigia,
- intrappolando i piedi
- d'ignari bagnanti
- dell'ultima stagione...
- Lontano sul morto orizzonte
- il sole si suicida disperato,
- una nave colpevole,
- ha finito... e se ne va.
- 28.01.99
- Notte assoluta
- Né aghi di stelle,
- né punta di luna
- ad affliggere il mare.
- I pini marittimi
- piegati dal vento
- a baciare la riva salmastra.
- Anch'io come fronda,
- fantasma nel nero,
- anch'io piegata,
- per tentare di bere
- dal calice amaro.
- Sul volto il disgusto
- per l'acqua e la vita!
- Ma bere s'impera...
- e beve Rosmunda
- soggiogando la coppa...
- Beve Rosmunda
- che non vuole morire!
- 17.12.98
- Incertezze
- ti incendio di parole nuove
- sul violento tramonto
- dell'incomprensione
- oscurati solo un poco
- da controluce di realtà...
- Risposte secche,
- da poca certezza dettate,
- separate da corde
- allentate dal dubbio...
- Forse fiacche all'inizio
- ma infine remissive
- da eccitare la bonaccia
- che alitava in noi.
- Il senno smarrito
- Chiusa nella cella dell'oblio,
- i piedi serrati tra le mani,
- ripeto poesie recenti.
- Ossessiva declamo
- del breve amore,
- la felicità assaporata.
- Il lamento strazia,
- il riso è smorfia
- sulle labbra esangui...
- D'insaziabile dolore
- nutro il mio corpo,
- con schegge di luce
- ferisco i miei occhi...
- Coi piedi serrati tra le mani,
- sono lo struzzo
- dalla stretta camicia...
- Non voglio vedere,
- eppur vedo...
- Il punto giallo
- è silenzioso testimone
- del mio senno smarrito.
- Il sauro senza coda
- Con le labbra spaccate
- e gli occhi gonfi d'illusioni
- guardo il mondo
- avvinghiato a questa pietra.
- Vacue tubature
- le mie vene,
- scaglie secche la mia pelle.
- Fuori e dentro, il deserto...
- Vapori tremuli
- annebbiano l'orizzonte
- e nel miraggio assurdo
- ti vedo avanzare...
- Eccoti, fiume in piena!
- Eccoti, acqua fresca!
- Toglimi l'arsura
- dei trascorsi dieci anni...
- Spazio temporale collimato...
- Ma non dissetano i miraggi
- e nemmeno i sogni...
- Tu, mio fiume,
- mia acqua, porti in te
- un'ansa invisibile
- per deviare il mio destino,
- per spezzare la mia coda,
- che non ricrescerà...
- Dell'amore stanco
- Scorre il mio tempo all'erta
- ma di stracci sono coperta.
- La mia realtà stracciata
- è carta colorata,
- è brandelli di pensieri,
- se penso ancora a ieri...
- A come sono oggi...
- purché a te mi appoggi.
- Anna, quella giusta,
- quella che mi disgusta
- a ricordarsi infedele
- bevendo latte e fiele,
- nelle sue notti bianche
- scrivendo a mani stanche
- dell'amor «ch'a nulla amato»...
- del cuore suo stracciato...
- dallo scacco, perso il terreno
- dal vuoto calice... il veleno.
- Animali notturni
- Non vedo che notti,
- fatte di pece.
- Pipistrelli compagni
- alle grondaie pendono,
- impagabili compagni...
- Silenzio di sperde
- in coltre di velluto,
- di tanto in tanto
- ululano e strisciano
- mostri di ferro
- dagli occhi gialli...
- Ma sono laggiù,
- in fondo alla valle...
- Il fuoco della mia solitudine
- li terrà lontano...
- Ali di serpente
- Sento tamburi e voci suadenti
- nelle mie orecchie.
- La musica invade il mio cuore
- in questa sera triste
- e mi isola dal resto del mondo.
- Con i papaveri negli occhi
- e una silenziosa voce amica
- riuscirò ad affogare la mia malinconia?
- Forse con un bicchiere
- per addormentarmi sul pavimento
- o un caffè,
- per stare sveglia fino a fine nottata...
- voglio pensare ancora al dolore
- che ti ho inferto...
- I campanelli tintinnano ancora,
- un cane posa il suo naso umido
- sulle mie ginocchia e mi implora di smettere...
- fumo quella sigaretta
- che non ho più fumato da anni...
- la chitarra canta ancora
- spagnola del mio cuore...
- anche io come lui ora
- vorrei avere le ali del serpente
- lasciare le mie braccia sbriciolate a terra
- e strisciare verso la volta ostile
- che mi taglia in due nel desiderio...
- apro ogni tanto la finestra
- per vedere se mi pensi,
- se mi perdoni...
- ma resta vuoto, questo finto cielo
- che hai messo tra noi...
- fruscia ancora la musica
- come velluto rosso e caldo...
- offrirei volentieri le vene
- già altre volte rigate,
- macchierei ancora il tappeto
- come una volta,
- se servisse davvero...
- 31.01.1999
- Acqua, terra e rancore...
- Cammino senza bramare
- l'eco di altri passi,
- sotto un sole spento-acceso, senza luce...
- ... Dal buio del mio ego, è giunto
- il momento di strappar la cortina...
- Certo, parlerete di me,
- del goffo tentativo d'infiggere mine
- nell'anima dei fogli...
- dito di ghiaccio puntato sul nulla,
- ma di rabbia e di odio l'impasto iniziale,
- concimi veleno per coltivar poesia...
- Dalle spade-parole non fui mai riscaldata,
- mai sogni freddi tramutarono l'alba...
- e mentre mi avvio al fosso rimosso
- lame maligne scintillano ancora...
- mentre altre lame, le mie,
- mortalmente si stringono,
- per spezzarsi a vicenda.
- Infermo destino, malato d'amore,
- sei malattia che non posso curare...
- e adesso, il salto nel fosso!
- 05.04.1999
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