LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Axel Alessandro Bacci
CodicElettrico La Polena - arti Grafiche F.Frediani - Casella Postale 88- 57100 Livorno http:/www.anzwers.net/trade/polena/bacci2.html
- BAR.
- Si può morire a vent'anni
- anche se campi fino a cento.
- Siamo stanchi, per niente tranqui
- già da un po' sottotono soprattutto sotto,
- sotto effetto stono lo siamo sempre stati;
- nei bar gridiamo muti un disagio
- che sta per diventare emergenza,
- non siamo morti
- eppure l'erba cresce anche su di noi,
- qualcuno suoni l'allarme
- prima che esploda questa camera a gas
- al primo che accende una sigaretta!
- Dispersi,
- tra la gente polvere e niente:
- fumo denso intorno alle luci,
- l'Estathè in mano che piano piano si consuma
- con i minuti che passano veloci sugli Swatch colorati,
- una birra solo per avere uno scontrino per messaggio
- e una bottiglia per spedirlo,
- in fondo a destra
- un cesso alla turca per sognare qualcosa
- che vola via da un vetro opaco aperto a compasso.
- Molti anfibi e Nike seduti e in piedi,
- in movimento come un onda nel mare
- o una ola allo stadio
- con le sigarette sul tavolo
- e tanti sogni in tasca spiegazzati
- che non si realizzeranno mai,
- voli di aeroplani di carta
- che cadono dalle finestre semiaperte.
- Tanti occhi pieni di speranze
- e interrogativi senza risposta
- che brillano come catarifrangenti di auto
- ferme in un parcheggio,
- simili a miriadi di stelle che appese in cielo
- oscillano incerte al vento,
- con lei che guarda e sorride
- aprendo le porte a nuove fantasie
- calde e perse, le stesse.
- I giorni l'uno dietro l'altro come vengono
- che strappiamo dal calendario
- come petali da una margherita,
- senza sapere dentro ogni nuovo cosa c'è,
- come i bambini che aprono i Kinder
- e poi c'è sempre la stessa stronzata di plastica.
- Orfani di speranze,
- prigionieri di un sogno,
- ostaggi del silenzio
- che immenso si estende dentro di noi
- avremo sempre in tasca un sogno
- o una sigaretta da mandare in fumo
- con la noia che ci aspetta paziente
- fuori dal bar per riportarci a casa.
- C'ÈRCANDO.
- Confonderò le mie lacrime nella pioggia,
- nasconderò il mio respiro nel vento.
- Urlerò con lo sguardo negli occhi degli altri
- facendo a pezzi ogni muro
- che divide stanze e distanze.
- Fuggirò nel buio in cerca del sole
- e in ogni suo raggio cercherò la mia ombra.
- Quello che voglio
- e di cui ho bisogno
- è solo un sogno
- anche solo per un secondo.
- Le mie idee le puoi leggere sui muri a spray,
- le mie mille voglie represse
- se chiudi gli occhi le vedrai impresse
- in una macchia di luce
- sui finestrini di un treno che fugge nel silenzio
- lasciando alle spalle fumo e lacrime.
- Ruberò il sole
- in un giorno di pioggia
- così che
- goccia a goccia
- nessuno se ne accorga.
- Salirò fino al cielo
- con l'ascensore di un solo sogno,
- sarà un capriccio
- sarà solo un bisogno
- di cercare qualcosa che c'è.
- In quanti letti?
- troppi sogni non lasciano segni.
- Gli anni passano come un vento
- violento ma sincero
- e come l'estate lascia solo sabbia
- che scorre nella clessidra,
- la chiamano vita!
- anche se per qualcuno è già finita,
- la chiamano vita!
- anche se qualcuno non l'ha capita.
- Cercherò
- chi distinguerà le mie lacrime dalla pioggia
- e chi troverà il mio respiro nel vento.
- Quello che voglio
- è tutto ciò di cui ho bisogno,
- voglio un sogno
- anche solo per un secondo.
- In qualunque giorno,
- in tutte le mie notti.
- FARFALLE.
- La porta è chiusa,
- i want the key!
- nel corridoio voices...voices...voices...
- L'ascensore scende
- mentre il volume delle casse sale,
- sta per esplodere il palazzo di cristallo
- i turn around myself, ma
- ghiaccio, solo ice.
- Breve
- il volo di farfalle su una nube di fuoco
- che diventano polvere portata via dal vento
- scandendone il tempo che non c'è più,
- it's empty.
- Sotto questo cielo di piombo
- via Margutta è solo un ricordo:
- la gente finisce arrosto,
- non c'è un rimedio, un diversivo,
- né un detersivo o un lassativo.
- Formiche con l'Invicta sulle spalle
- fuggono qua e là senza una direzione precisa,
- come fosse caduta una goccia di pioggia
- vicino alla minuscola tenebra,
- proprio sul mucchietto di terra, soldi!
- Qual'è il gioco,
- what's the game?
- La luna: argento e bugie.
- BOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMM!
- Animali, bestie e serpenti fuggono.
- (ad un passante)
- - Scusi... -
- (non risponde).
- Non capisco ma ricordo...
- Erano farfalle
- tanto vicine che credevo ti toccarle
- come fragole
- ma adesso sono solo larve
- incenerite da un sole lontano,
- need time ime me.
- Ricordo.
- HO PERSO LA MIA OMBRA.
- Ho seguito la mia ombra
- attraverso fiumi in secca e prati bruciati,
- nel delitto e il suo castigo,
- attraverso siepi di persone e il loro buio,
- nel peccato e il suo falso e inutile pentimento.
- Ho seguito la mia anima
- e l'ho trovata incollata ad un muro
- come un manifesto di pubblicità
- ma il vento l'ha portata via
- assieme al sale e la sabbia
- dell'ultima estate.
- Ho davanti una siepe di nebbia
- ma non bastano gli idranti del vento
- a disperderla nel tempo,
- è una sfida senza senso
- il mio limite è qualche metro più là
- forse oltre la realtà.
- Devo continuare a seguire la mia ombra
- ma non ho più idee,
- ormai sono in riserva
- e cammino sul soffitto capovolto
- anche se capisco ma non vedo
- che manca qualcosa che forse non c'è.
- Come scompare il sole
- mi accorgo
- che ho perso la mia ombra
- mentre l'onda della notte
- mi porta via,
- sono tante ombre unite insieme
- a chiedere l'impossibile.
- Hanno rubato il sole!
- e insieme la mia, la tua, la sua ombra.
- IL TUFFO.
- (Tutto ciò che voglio).
- Voglio fuggire e lasciarmi alle spalle il mondo,
- le sue false certezze e le scelte obbligate:
- nel silenzio il deserto intorno a me
- urlerà al vento il mio nome.
- Voglio scalare le montagne della superbia,
- toccare la fiamma della vita
- e spegnerla con le mie lacrime.
- Voglio arrivare dove si ferma il vento,
- va a cadere il sole
- e le strade non hanno nome.
- Voglio rompere un illusorio equilibrio
- e tuffarmi in caduta libera nel vuoto
- sfidando il vento,
- tentando di ingannare il tempo
- che perde significato e si dissolve nel silenzio,
- osservando la fine che si avvicina velocemente,
- orfano di pensieri
- e schiavo della libertà.
- Tutto ciò che voglio è la luna nera.
- PROTAGONISTI E COMPARSE.
- (I ribelli).
- Giovani per la strada come vetri,
- la gente ci trapassa non se ne accorge neanche
- ma se ci sfiora tagliamo come lame,
- sguardi accesi nella notte
- pieni di rabbia,
- tanta è la voglia di libertà
- e di aprire le porte chiuse dai no,
- condannati a dare un senso al niente,
- costruendo un futuro sul sentito dire,
- inutilmente eroi
- in un mondo che ci chiede lo scontrino dei sogni.
- Venuti al mondo come fantasmi, non ancora grandi
- in una società che getta i sogni in una discarica abusiva,
- certi che il futuro sia una fotocopia del presente,
- consapevoli di nuove crisi esistenziali,
- gridiamo il nostro silenzio
- denunciando a piede libero la noia.
- Noi cuori in gabbia,
- anime in trincea,
- sottoinsiemi della folla,
- ci confondiamo tra tutte quelle facce senza volto
- dall'espressione scontata
- tentando di rubare alla vita quello
- che troppe volte distratta non ci dà,
- egoisti di emozioni come un attaccante di calcio
- ma sempre pronti all'assist.
- Siamo quelli che non segneranno mai un goal in tv
- ma esulteremo ammucchiati sugli spalti,
- non siamo dei divi del cinema
- ma comparse della vita,
- non siamo dei cantanti illuminati dalle luci in un concerto
- ma nell'ombra,
- al di là del palco,
- con un accendino per stella riflettiamo tutto il cielo.
- Non siamo angeli
- ma abbiamo ali
- per volare sopra la gente che,
- senza sapere cosa e come,
- giudica e passa,
- sopra le loro false convinzioni
- e le loro ipocrite, fragili, retoriche morali.
- Non abbiamo bisogno di profeti né di preti
- che condannano la contraccezione
- e nel confessionale perdonano ladri e assassini,
- né ascolteremo gli altri
- che tra genitori e professori
- non fanno che vomitarci parole addosso.
- Noi che insieme ci sentiamo forti
- non strisceremo mai
- coerenti alle nostre precarie idee,
- vivendo ogni giorno come fosse il primo,
- come fosse l'ultimo,
- l'unico.
- Noi che abbiamo sempre ragione
- e vogliamo tutto subito
- saremo migliori da domani.
- Siamo figli...
- non importa se delle stelle o di puttana,
- gocce che formano un vasto mare
- che si scaglia con le sue onde sugli scogli
- di una società che a muso duro
- ci mette al muro
- e fucila i nostri sogni davanti agli occhi.
- Abbiamo bisogno di evadere dal carcere della monotonia,
- vogliamo rompere le righe e trasgredire
- sempre in cerca dell'eccesso,
- magari finendo a vomitare in un cesso,
- vagabondi della notte.
- Il mondo non ci cambierà
- né ci trasformerà:
- non giudicateci,
- amateci.
- SABATO
- Oasi di anarchia cerebrale.
- Forse già da adesso senza un domani
- gridiamo di esistere
- anche se la gente non se ne accorge
- e Dio si scorda spesso il nostro nome.
- Senza miti né eroi,
- assumendo sostanze che non sai
- per fuggire un po'
- per dimenticare un mondo avido
- che divora le nostre anime
- e appiattisce le nostre idee,
- vivendo un sorso di felicità artificiale
- lanciati in velocità sui nastri d'asfalto,
- missili sulla provinciale
- col cielo orfano di stelle
- prossimo all'alba imminente
- finiscono la loro corsa su muri, guard rail o alberi
- in un intreccio di lamiere incendiate
- che tagliano le vene ai sogni
- e colano sangue sul terreno
- inondato dalla schiuma degli estintori
- che accoglie il sacrificio e la fuga
- di ragazzi nati per una sola notte
- mentre la tv nelle case
- narra storie di sesso e violenza
- nei film o telegiornali.
- Intanto che la realtà strappa
- la vita dalla pelle lacerata
- dai rottami divelti di un GT.
- Suicidi inconsci di una società
- troppo permissiva che ci prende tutto,
- anche ciò che non abbiamo,
- morti che meritano rispetto
- tra i pianti di un padre
- e i rimpianti di un se.
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