Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
 
"Da Sparta ad Atene"
Poesie di
Isabella Michela Affinito
 
" Kariatide eccelsa ".
 
 
Sotto un sole
del tempo antico,
risplendi nel tuo
silenzio di prigioniera
degli Ateniesi
e ti scivolano adosso
le pieghe di un peplo
che porti ancora
nella tua alta dignità.
Donna di Caria
fatta schiava
e per questo
in similitudine usata
al posto delle colonne
e tenace resiste
la tua immagine di pietra
nella loggetta dell'Eretteo
sull'Acropoli di Atene.
Chi sei tu,
che non sorridi
con il viso smussato
per aver contrariato
il vento e la salsedine
del mare che ti ha
mangiato i contorni
tuoi del viso?
Una delle tante donne
che furono messe in fila
e portate come
lo fu Cassandra
a simbolo di bottino di guerra
e senza un nome
ma con gli occhi
di rimpianto
aspetti da secoli
la tua liberazione
la quale farà di te
una Kariatide eccelsa!
 
 
" Cassandra ".
 
 
Spargevi predizioni
come seme al vento
che non attecchisce
perche non fa in tempo
a mettere radici
su di un terreno ostile ed arido
come lo era diventato il tuo
dove vivevi, oh Cassandra!
Quando il dio
ti fece dono della Profezia
e ti prese in sua grazia
nutriva speranze recondite
su di un amore incontaminato
non umano ma divino
come lo era lui,
allora tu, oh Cassandra
cercasti nello sconfinato buio
della comprensione
un sordo appello
perdutosi prima di raggiungere Apollo.
Un dio inutilmente placabile
difronte ad un affronto
munito di ingratitudine
come l'aver offerto
un dono cosi grande
che nemmeno lui poteva riprendersi.
Condannata fosti, oh Cassandra
a non essere piu creduta
nemmeno dai Troiani,
nemmeno dai parenti.
Cattiva sorte
aspetto tutti
davanti a quelle Porte
che per lunghi dieci anni
resistettero ai valorosi Greci.
La Profezia punita
derisa con lo scherno
ti rese poi una schiava
nelle mani di Agamennone.
L'avresti anche salvato
se ti avesse dato retta
ma la mano adultera di Clitennestra
arrivo per prima alla vendetta.
Ti sei portata denro
oh Cassandra
il dolore di incompresa
ma hai lasciato a noi
da leggerti in Tragedie
le stesse che con il tempo
ti hanno reso immortale!
 
 
" La fine dei Miti ".
 
 
La caduta di Icaro
nelle acque limpide
del mare Egeo ...
Il Crepuscolo degli dei
sulle note di Wagner ...
Il mito di Athena
sotto le polveri
del Partenone.
Una volta i Miti
albeggiavano
sull'orizzonte Attico
e i capelli di Afrodite
erano ancora bagnati
della spuma di Cipro
e Zeus dal trono
guardava il mondo
e lo giudicava.
Poi, venne il giorno
in cui come un macigno
caddero i miti,
vasi preziosi
ridotti in frammenti,
moltitudine di perle
rotolanti e disperse.
Fu grande il boato:
pochi secondi
o pochi secoli
per distruggere tutto
e consegnare al vento
le arcane risposte
tenute segrete
dai miti, dagli dei,
dalle loro gesta
e dalle loro vittorie
ottenute sugli uomini.
Ora respirano
la cenere dei mortali
e sentono il freddo
della terra che li abbraccia
e se qualcuno prova
a chiamarli di nuovo
un altro sasso
si staccherà dal gruppo
e rotolerà
fino al mare Egeo!
 
 
" Da Sparta ad Atene ".
 
 
Dall'arte per
la Guerra,
alla bellezza Classica.
Dallo stile
rigoroso,
alla perfezione
delle forme.
Dal potere
ottenuto con la lotta,
allo splendore
dell'Acropoli.
Eterne rivali
fino ad arrivare
a contendersi
il Peloponneso
e la vittoria di Sparta
fu il declino di Atene.
Animo di spartano
di sangue dorico
per te contava
la supremazia
finita anch'essa
per opera tebana
ed hai sottomesso
i sacri resti di Atene
per poi, piangere
te stesso.
Ora, vi guardate
difronte:
nessuno è vinto
e nessuno è il vincitore
sotto l'incessante
fenomeno che è il tempo
e se soffrite ancora
è perché l'orgoglio
di chiamarvi
Sparta ed Atene
non è mai perito!
 
 
" Il pianto di Ulisse ".
 
 
Non più l'eroe
del cavallo di legno,
l'amico di Achille
già morto in battaglia,
ora dentro le porte
di Ilio
più solo
di quando fosti partito.
Dieci anni di guerra
più assurda,
con gli amici
persi sul campo
difronte ad un mare
nemico,
Ulisse protetto da Athena,
anche lui
con il pianto sul viso.
Ti domandavi perché
fosse tanto lontano
Itaca,
eppure era volere
del Fato
che il tuo ritorno
tardasse a venire.
Ulisse pieno di gloria
che pose fine
alla guerra,
quel giorno
difronte al mare
non chiese scusa
neanche alle onde
ed il suo pianto
confuse
anche Poseidon
che, sfidandolo
gli sedeva accanto...!
 
 
" Anime greche ".
 
 
Bisbigliano,
ascoltano,
consigliano,
tacciono,
implorano,
osservano
coloro che
un tempo furono
quelli che furono.
Adesso sono
anime greche!
Da loro
ho appreso
quel mondo erudito,
fatto di scogli,
di statue,
di teorie e di sacro,
perche era questo
che volevo sentire,
senza perdere
un'istante di
Laocoonte,
prima che venisse
avvinghiato
dai serpenti di
Poseidone.
Galatea piangente
fai l'ultima magia
e tramuta in un fiume
il tuo amato pastore.
Conosco i segni
che facevano
gli dei quando
volevano o non
aiutare i mortali:
Zeus amava i potenti,
Athena i coraggiosi,
Afrodite coloro che
avevano il profilo
di una statua
e gli occhi dell'Egeo,
Ares i guerrieri,
Hermes i veloci,
Artemide i cacciatori,
Dioniso coloro che
facevano feste
in compagnia del vino,
Efesto gli artigiani
del metallo.
Riconosco solo ora
che e tutto andato,
inghiottito dalle onde
e frantumato in polvere,
ma quel che resta
sono Anime greche!
 
 
" Sulle rovine di un teatro greco ".
 
 
Gradoni smussati
che si riversano ora
su di un proskénion desolato.
Sono spenti
come addormentati dall'ultima volta
che hanno recitato gli attori
su degli alti coturni
celati dalla lunga veste del chitone.
Tra le colonne
dell'edificio scenico
dove una volta giravano i perìatti
osservo l'enorme cavea concentrica. . .
Quasi avverto mille occhi addosso,
quasi sento
con l'immaginazione
i coréuti che rispondono all'attore,
quasi vedo ottenebrato
l'intero Teatro
da un silenzio cosmico,
lo stesso che induceva
tutti gli occhi degli spettatori
a convergersi sulla skené
per lo svolgersi della Tragedia.
Dal primo
come dall'ultimo posto
il paradigma della vita
poteva seguirsi
con la stessa tensione:
gli attori guidati
dagli stessi poeti
accordavano il gesto alla parola
e la parola al gesto.
Scandivano una ad una
le battute di un dramma
intessuto di eroi,
di fraticidi, padricidi
con il fatale intervento degli déi
che in un modo o nell'altro
trasportavano la Tragedia
al suo compimento.
Come si poteva rimanerne distaccati
e non partecipare
assieme agli attori
a vivere quegli attimi magici
come lo era lo stesso Teatro greco?
Presentemente da quì si può fare:
da questa parte del Teatro
in codesto semicerchio di terra
spogliato della prospettiva
senza più vita,
senza più quegli attori
e quel pubblico
e neanche il coro,
io vivo le sorti
di un Teatro greco.
Quei gradoni che prima erano a squadra
ora sono consunti
per la moltitudine di gente
che ancora accorre
con trepida attenzione
difronte ad un proskénion
pronto a ridestarsi da un sonno
solo apparente
che non ha alterato nulla
alla Tragedia Attica!
 
 
" Stile De Chirico ".
 
Omaggio a Giorgio De Chirico (1888-1978). Artista di origine greca, nel 1915 incontrò Carlo Carrà e da quel momento
teorizzò quella che sarebbe divenuta la corrente Metafisica.
 
Chi è
il più grande metafisico?
Il filosofo
e il poeta.
Ruggero e Angelica
non sono come
Ettore e Andromaca:
c'è un viaggio
senza fine
con un canto d'amore
che suscitano
una nostalgia
dell'infinito.
Il pittore e la musa
vivono
in un tempio fatale
dove l'inquietudine
della vita
è come una statua
silenziosa,
un viaggio senza fine,
una grande torre
rossa,
dei cavalli su una spiaggia,
un sogno trasformato
in un interno
metafisico.
Lucrezia vive ancora
fra le muse
inquietanti
in un mondo
di balocchi
dove Prometeo
è ancora legato
ad una rupe
per aver sfidato
gli déi.
Cosa racconterà
l'oracolo
se non risolverà
il suo enigma?
Mistero
e malinconia.
Melanconia
di una partenza
per gli argonauti
già pronti
e mentre Tobia
sogna,
un poeta resta
nella sua tragica
incertezza!
 
 
" Magna Grecia ".
 
 
Megale Hellas
sui volti dei
bronzi di Riace,
sulle rive del Sele,
per le strade
di Paestum,
fino alla foce
del Volturno.
Grande Grecia
sulla terra italica
ma con il pensiero
eleatico e pitagorico
in mezzo a città-stato
figlie della grande
Atene.
Più che la Tragedia
c'era la Commedia
e intanto era già
predetto che
sarebbe nata Roma.
Sculture dell'Heraion,
terrecotte di Locri,
ancora anfore
rinvenute in ogni età
e si chiamava Grecia
tutto ciò che
si forgiava con le mani
e le colonne rimaste
lì a guardare
il cielo di Segesta,
il mare non Egeo,
le pietre sempre uguali
di un Canone perfetto!
 
 
" Poseidone ".
 
 
Dall'alto della Sua signoria
alzava i venti
che impetuosi andavano ad aizzare
gli svolazzi di quel meraviglioso
manto azzurro di nome ' Mare '.
Era cosi che Poseidone
mostrava la sua potenza:
impennava le onde
ad ogni suo comando
che ogni tanto ingoiavano
anche i tesori del mondo
per inabissarli nella sua reggia
dove tutto era straordinariamente fantastico
nella profondita del mar Egeo.
Il suo regno abitato
dalle creature piu difformi
fu arricchito dai racconti sui terribili mostri
forse incantesimi fatti a qualcuno
che aveva sfidato
il signore di tutte le Acque.
Il mare non e mai stato senza onde
era la sua forza
che dava vita al movimento
senza un riposo, senza intervalli
come gli splendidi cavalli che controvento
trainavano la sua grande conchiglia
che gli fungeva da temibile cocchio.
Questo mantello azzurro
gettato a terra
era spronato al passaggio del suo dio
a reclamare quiete
ma pace non c'era
nell'indomabile cuore di Poseidon.
Per leggere la prefazione del libro di poesie " Da Sparta ad Atene"
Per leggere la prefazione del libro di poesie " Le mie parole con le ali di farfalla"
Cenni critici sulla poesia di Isabella MIchela Affinito
Per vedere le immagini inserite nel libro " Le mie parole con le ali di farfalla"
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