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               Nata nel 1943 a Seravezza
               (Lu), vive a Brindisi, dove ha insegnato a lungo nella
               Scuola elementare.
               
               Il conseguimento del I
               premio al concorso "S. Lorenzo da Brindisi" nel 1987,
               indetto dal Cical, la conduce ben presto a dare alle
               stampe la sua prima silloge poetica, "Ritrovarsi", che
               "già nel titolo enuncia la voglia di
               comunicazione, d'incontro con gli altri (II premio
               libro edito al Città di Modugno
               1989).
               
               Proseguendo assiduamente
               nella sua attività culturale e di educatrice,
               pubblica nel 1994 la nuova raccolta "Il tempo della
               rosa", presentandola "come una garbata e profonda
               indagine introspettiva ed assommando mirabilmente ai
               propri sentimenti il delicato rapporto fra ciò
               che era e ciò che è, ancorché
               mutato dal tempo ma senza che il valore ne venga
               sminuito". (Premio speciale Giuria Silloge inedita al
               "Città di Modugno" 1992; II classificata libro
               edito al "Città di Toritto" 1995; e premio
               speciale libro edito al "Città di Reggio
               Calabria" 1995; "Porta dei Leoni").
               
               Senatrice dell'Accademia
               dei Micenei, membro "honoris causa" a vita del Centro
               Divulgazione Arte e Poesia di Capranica (Vt),
               nonché pioniere della Cultura europea, Edda
               Ernandes ritorna al giudizio del pubblico e della
               critica con "Gli angeli ci sono e sono tanti...". (III
               premio silloge inedita al "Città di Toritto"
               1995, medaglia d'argento della Presidenza
               dell'Accademia dei Micenei al "Natale 1996" - Pensieri
               del II millennio e segnalazione speciale giuria a "Il
               Golfo", La Spezia 1997).
               
               Nella nuova raccolta
               l'autrice, "impegnata nei problemi sociali, elargisce
               ampiamente il concetto di speranza: "Soffi", "Dietro
               cortine" e "Bosnia" ne sono le colonne portanti.
               (Segnalazione e III premio al "Città di Ceglie
               Messapica" 1996).
               
               .
               
                
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         |   
               Edda Ernandes stata inserita nell'antologia "Le
               più belle poesie del concorso Il club degli
               autori 1997 con le seguenti opere:
               
               
                   
                Si è classificata 7a al concorso Poesie
               in Cornice 1997 con questa poesia:
               
               
                   
                  
                  Figlio mio
                  
                   
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  quando cullavo piccola il bamboccio.
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  quando spiavo i passi di una madre.
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  quando la mia
                  
                  mano guidava un'altra nel cammino.
                  
                  E diventavan grandi
                  
                  Stefano e Onofrio,
                  
                  Giovanna, IlariaÉ
                  
                  Andrea, Dalila, Jlenia, Desirée,
                  
                  Diego, Marco, Stefania, FedericaÉ
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  tutte le volte che ti ho dato un nome.
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  quando ti ho perso fermo in una tuba
                  
                  e il non averti pianto mi addolora.
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  tu che con me sei nato
                  
                  e in me hai vissuto.
                  
                  Nella mia mente c'eri
                  
                  nella mia mente sei
                  
                  tu che sei nato
                  
                  in Bielorussia, Ucraina, RomaniaÉ
                  
                  Ci è comune l'angoscia della
                  sera:
                  
                  a te manca la madre
                  
                  a me un bambino.
                  
                  «Inginocchiati e prega!», figlio
                  mio.
                  
                  In ginocchio e in preghiera
                  
                  anch'io ti aspetto.
                  
               Altre poesie di Edda
               Ernandes
               
               
                   
               
 
                  Hanno soltanto il nome di
                  bambini
                  
                  
                      
                   Hanno soltanto il nome di bambini
                  
                  in Brasile, in Sri LankaÉ
                  
                  Di giorno vanno in giro per le vie
                  
                  dove s'alzano grigi i grattacieli.
                  
                  Entrano nei negozi e qualche mano
                  
                  come a un cane offre loro un po' di cibo.
                  Tornano nelle vie
                  
                  in Brasile, in Sri Lanka, in Bangladesh, a
                  New York, Parigi, AmsterdamÉ
                  
                  Da un gioco
                  
                  non li chiama la madre né li aspetta
                  sulla soglia di casa.
                  
                  Sul marciapiede
                  
                  che li ha accolti la notte
                  
                  li risveglia il mattino.
                  
                  Da un cartone esce il volto e gli occhi
                  gonfi di chi ha soltanto il nome di bambino.
                  
                  A nessuno il cartone è da coperta
                  
                  se i sogni son legati alle promesse
                  
                  di mercanti di carne
                  
                  coi fuoristrada e l'orologio d'oro
                  
                  al polso. E l'infantile
                  
                  sesso alimenta l'industria in Brasile,
                  
                  in Sri Lanka, in Bangladesh,
                  
                  a New York, Parigi, AmsterdamÉ
                  
                  Da un gioco
                  
                  non li chiama la madre né li
                  aspetta
                  
                  sulla soglia di casa
                  
                  fatta di legno e stuoie
                  
                  a Dok kaam Tai.
                  
                   
                  
               Bosnia
               
                
               
               E ci son stati morti sulle strade
               
               e ancora e ancora.
               
               Corpi spezzati
               
               giacére a terra
               
               come foglie
               
               strappate ai rami da malvagio vento.
               
               Copre la neve
               
               case sventrate a nascondere i buchi
               
               della guerra.
               
               E la pioggia
               
               a lavare il sangue...
               
               a far nascere l'erba
               
               nel miracolo eterno
               
               della Vita.
               
                
            
   
                
               
               Nei viali di quel colle e nei
               suoi boschi
               
                
               
               Tra i residui di foglie macerate,
               
               di mozziconi spenti
               
               mandano i nostri passi
               
               ancora echi...
               
               Nei viali di quel colle e nei suoi boschi
               
               di faggi, di conifere e castagni
               
               svegliano fate ed elfi
               
               coi folletti
               
               e in fuga metton le streghe
               dell'oblìo
               
               in questa notte
               
               del solstizio estivo.
               
               Nostra dimora il bosco su quel colle
               
               anche d'inverno
               
               quando ai leucischi
               
               alimentan le piogge
               
               stagni e fossi
               
               e fan crescere funghi sotto i muschi.
               
               Là ora, tra quei boschi puntellati
               
               di stelle samuraie,
               
               questa magica notte dell'estate
               
               risveglia spirti di guerrieri morti
               
               a illuminare il buio,
               
               a ricamar d'Amore
               
               nostri messaggi.
               
                
            
   
                
               
               Negli infiniti spazi
               dell'Amore
               
                
               
               Prospettive di sguardi
               
               e simmetrie di braccia
               
               offerte all'altro.
               
               Semirette di memorie
               
               negli infiniti spazi
               
               dell'Amore.
               
                
            
   
                
               
               Madre e sorella agli ultimi sei
               stata
               
                
               
               Da quando tu hai vestito il Sari bianco / blu
               dei tuoi occhi /
               
               Madre e sorella agli ultimi sei stata.
               
               Ti ha detto: «Ho sete!» la Voce che
               hai sentito
               
               e da allora / hai toccato Gesù toccando
               corpi
               
               piagati che hai raccolto dalla strada.
               
               In un Paese dalle cento lingue
               
               sei venuta da Skopje / e la sorte dell'uomo
               /
               
               - Angelo dei tuoi poveri - volevi
               
               cambiare con preghiere e sofferenze.
               
               Dimentico delle armi e delle bombe
               
               a te dinnanzi il Mondo si è
               inchinato:
               
               l'hai raccolto ai tuoi piedi con ghirlande
               
               di lillà gelsomini e fior di loto.
               
               E tu piccola suora tu volevi
               
               che si chinasse il Mondo / sulla povera gente
               /.
               
               Tu che da viva povera sei stata
               
               non ci hai lasciato solo un Sari e un golfo
               
               blu che nei viaggi il freddo riparava
               
               alle tue membra fragili di santa
               
               forti nella speranza del futuro.
               
               Nei nostri cuori aridi di steppa
               
               nelle false coscienze / seminato hai l'Amore
               /
               
               ed il germoglio attende a farsi pianta
               
               la pioggia del monsone / che ha condotto il tuo
               corpo /
               
               a Mather house per il giusto riposo
               
               poi che hai detto: «Vincerà la
               preghiera!»
               
               Vincerà, suor Teresa di Calcutta,
               
               se a far "piccole cose" siamo in tanti, / tanti
               /
               
               quanta la povertà di questo mondo /
               tanti
               
               quante le schiere d'Angeli nel Cielo.
               
                
            
   
                
               
               Luce ci han fatto gli
               Astri
               
                
               
               Luce ci han fatto gli Astri
               
               a mezza strada delle nostre vite:
               
               s'incontraron così le anime nostre.
               
               Ma noi dov'eravamo quando il Sole
               
               in connubio coi venti e con le nevi
               
               incideva la vetta dell'Ortles?
               
               Quanti silenzi di piogge di stelle
               
               il Pleistocène ha rotto e solo oggi
               
               che ne beviamo l'acqua di sorgente
               
               la glaciazione ci riscopre i volti:
               
               quei volti ai quali gli Astri han fatto
               luce
               
               a mezza strada delle nostre vite.
               
                
               
                
            
   
                
            
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