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Anna Maria
Li Mandri
- Anna Maria Li Mandri, nata e residente a Palermo, di professione maestra di ballo moderno da sala. Esercita la sua professione con molto impegno dal 1991, a Palermo. Diplomata per l'abilitazione all'insegnamento alla F.I.P.D. di Milano nell'anno 1989. Già diplomata segretaria stenodattilografa, operatrice su macchine manuali e computerizzate; coltiva la vocazione per la poesia da molti anni. In essa ha trovano molto conforto specialmente dopo la perdita della mamma nel 1997. Appassionata di pittura e disegno ha iniziato giovanissima lavorando olio su tela, tempera su cartoncino, e degli acquerelli ne sa fare buon uso. Ha ricevuto molti riconoscimenti sia per la pittura che per la poesia, per ultimo premiata da Accademia Il Convivio al premio Internazionale di poesia Giardini di Naxos, ottobre 2007 con diploma e trofeo e dal Comune di Motta Camastra (Sicilia), gennaio 2008 con diploma e coppa.
- Esulti
Sono tornata!- Esulto e reggo incredula il
- fardello della vittoria,
- dopo lacrime inutili versate,
- dopo le tante liriche dettate.
- Sono tornata!
- E mi sento riempire le mani.
- E non v'è più traccia alcuna
- del precedente vuoto.
- E inseguo il mio eco sui monti
- e mi specchio nel mare dell'infanzia...
- Non son più forestiera, ed
- ebbro di gioia il mio cuore vola,
- come fan l'api da fiore in fiore.
Palermo, 10 novembre 2006
- La tela
Un pezzo di cielo- su tela tingevo
- e del suo cobalto
- che ne risplendeva,
- nel sogno indugiavo
- nel resto del bianco,
- su segni lasciati
- d'una matita esitante...
- Un viandante, un paesaggio
- e qualcosa d'altro,
- qualunque ch'abbia
- ad armonizzar con l'alto.
Palermo, 2003
- Amore coraggio
Un panino solo e un raggio di sole,- la tristezza nel cuore e
- nutrirsi d'amore...
- la villa, l'immenso, le strade,
- l'azzurro...
- tutto ciò che è profondo a
- contrastar con l'onta.
- E coraggiosi viviam e timor non abbiam.
Palermo, 2001
- Sotto il cielo
Il mio tetto è il cielo.- Il mio vestito il verde d'intorno.
- Ho per tappeto il suolo terriccio
- d'un monte.
- Non v'è rumore alcuno; s'ode di tanto
- un lieve fruscio di lucertole mansuete:
- gioco con esse e
- colgo l'affetto
- dei fiori selvaggi dei fichi d'India.
- Mi disseto della benefica aria
- del monte
- e mi assopisco all'ombra delle fronde.
- Mi sveglierò dicendomi:
- non è tutto ciò dunque il paradiso?
16 agosto 2005
- Palermo amore mio
Chilometri d'asfalto per arrivare a te,- ventiquattromesi d'agonia lontan da te,
- ma tu Palermo amore mio sei sempre qui per me.
- Torno e ritorno, qualcosa è cambiato,
- più gente, più caos più smog.
- Smog, adorabile smog che prima cacciavo e che mi disturbava,
- adesso ti adoro e conto le ore che vivo con te.
- Mi fermo un istante, vertigini intorno... mi fisso sui piè:
- che strano! quest'oggi Palermo è con me,
- ma domani dov'è?
- Lo sguardo mio s'allarga,
- strade e stradelle vicoli blu
- crocevia e piazze, tante piazze che cantano
- la loro storia.
- Oltrepasso con la mente i portoni
- dei palazzi degli antichi Borboni
- e rivivo con loro la storia,
- e poi ancora vicoletti e umidi androni,
- portoni screpolati e nicchie, nicchie d'amore
- che alleviano il cuore, scalette che van su e giù
- dal passamano arrugginito,
- antiche finestre dai cornicioni decorati,
- a volte screpolati...
- Palermo cara quanto bella sei tu!
1998
- Stradina di periferia
Strade, quante strade da viaggiare- per raggiungerti o stradina
- tu che sei in periferia,
- per baciare l'aria di casa mia.
- Pochi metri quadrati baciati dal cuore,
- e accarezzo la muffa bianca
- mentre ti attraverso con le fredde suole,
- per salutare il tuo giardino
- grande quanto un fazzolettino;
- e mieto l'erba e bevo sole,
- e qui ci trovo pane e sole,
- pochi metri quadrati baciati dal cuore,
- e mangio il frutto che ho seminato
- e bevo l'aria di casa mia,
- e mieto l'erba
- e colgo miele.
- Un bisogno di te
- In un giorno di pioggia sei arrivato,
- scaturito da una tempesta, e
- ti sei posato,
- come un angelo fulmineo,
- sulla mia spalla bisognosa tanto di
- conforto.
- Quasi non ci credevo!
- Dopo aver tanto pregato.
- Quasi non ci credevo!
- Dopo aver tanto invocato.
- E t'ho chiamato: amico mio.
- Tu che per m non eri niente ancora.
- E ho lasciato che parlasse al posto mio
- il cuore.
- - Occuparmi di te - Mi hai detto,
- non mi costa affatto... anzi...!
- ... Nei tuoi disagi che adesso
- son tanti, prometto che io farò per te,
- molto e ancor di più.
- Non avevo più fiducia in quelli intorno
- a me, con la ragione che
- c'è l'avevano con me, e
- aspettavo una persona come te,
- che mettesse a posto le cose per me.
- Come un angelo desiderato
- ti sei soffermato,
- in un giorno di pioggia, e mi hai consolata,
- ero all'estremo e mi hai trasformata,
- in una splendida rosa odorosa
- di primavera.
Dedicata all'Avvocato G. Cascio di Palermo
11 febbraio 2006
- Villa Niscemi
- Non è tanto il tempo in cui angelo mio,
- per i vialetti scoscesi cantavo, e
- al salice piangente la mano allungavo
- mentre il cane fedele all'ombra del viale
- il suo codin scodinzolava...
- Caldi tramonti d'estate tra le panchine
- in legno ed in cemento a rimirar cos'è
- la vita, dove i fidanzatini distanti,
- fermi a osservar lo specchio d'acqua
- con i pesci rossi scambiavano sacre
- promesse, formulando col pensiero che
- "il desiderio s'avveri", gettando il
- sassolino che a fondo se ne andò
- tra rosei petali profumati e
- verde galleggiante
- sull'acqua stagnante.
- Angelo senz'ali! Quanto conforto davi!
- Mentre andavi alla fontana, e insieme
- a far la fila coi passanti per assaggiare
- la frizzante acqua della fontanella e
- dopo con pazienza pensavi alla riserva
- e i boccali capienti forzavi d'acqua pura,
- io stavo lì a osservar la collinetta
- orlata di bordure verdi che una mano santa
- avea disegnato con tanta cura, e
- in mezzo a quella il rigoglioso Ficus
- stropicciava al Pino
- con le vette alte
- quasi a sfiorare il cielo
- dello storico Pellegrino
- dove casa trovò "santuzza" venerata.
- Andavo... e ci tornavo anche di sera
- a meditare, mentre la luna tra l'alte palme
- s'annaspava e la cicala cantava
- ma d'ansia non tremavo, perché tu
- figlio benedetto quanto conforto davi!
Dedicata a mio figlio Gabriele
1998
- Il mare
- Quest'oggi ti guardo e non sei calmo o mare!
- Maestose e rabbiose si sollevan l'acque
- sugl'ignari scogli.
- Spumeggianti s'inseguon l'onde, assuefandosi
- al grigio turchino, e l'ora fresca sulla pelle
- ci confonde ché settembre.
- E' l'agosto camuffato, perché d'afa ci h
- stancati, è la brezza frescura sulla spiaggia
- spogliata, dove manca il bagnante, ma che
- accoglie il passante.
- Chi t'osserva o mare, della sua rabbia scoppia,
- confusi sentimenti d'amore e di dolore, e
- viene posto a te, a intenderne il perché.
- O mare, col tuo fragor richiami la mente a
- sapientare e il cuore fai sognare!
Poesia premiata al 3° posto - concorso Felice Bisazza - marzo 2000
- Io ti faccio sognare!
L'odore dell'estate aleggia sulla pelle.- Casuale impatto con foxtrot e sloo
- sul finir d'un gentil concerto, all'aperto,
- al cospetto della tardiva sera.
- Scarso giunge al piano il frastuono
- della marea;
- più alta è la nota che invita
- a ballare.
- Un quadrato smaltato è un'idea per provare:
- corpi leggiadri come farfalle si muovono
- a un tempo come volando;
- passi scorrevoli, vogliosi e fieri
- improvvisati nell'atmosfera. Che dire RINA?
- Ma è poi tutto vero?
- Ferma lo spazio! E' un richiamo a sognare!
Poesia dedicata all'amica Rina Vizzì di Palermo - 8 agosto 2006
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