- Mandami
Spazio...
-
- Trattengo
il Sogno al limite del Vero
- e
sciolgo i passi a liberare il
cuore
- dal
peso oscuro di un binario cieco.
- Mandami
Spazio, Padre,
- un
Cielo vasto
- che
dilati le cose fino al fondo,
- mandami
me,
- sfuggito
alla tua morte,
- e
poi perduto per cercarti dentro,
- nella
spirale oscura dell'eterno.
-
-
-
- Primo
volo
-
- La
mia vita è nel cielo da quel
giorno
- che
all"Urbe", all'improvviso,
- in
un folle vibrare di metallo fummo in
alto
- lasciando
il fiume e i campi,
- inclinando
la terra e l'orizzonte.
- Il
mondo obliquamente fugge via,
- e
tutto cambia senso rimpicciolendo
- all'occhio
stupefatto.
- Il
cuore, nell'affanno, batte forte,
- nascosto
dentro il rombo del Dakota.
- Laggiù
la terra con le sue piccole cose,
- e
il tessuto dei campi col suo
ritmo
- di
discontinui toni chiari e scuri.
- Poi
le nubi, da dentro, per la prima
volta,
- non
forma, ma luce bianca e
soffocata,
- e
infine il cielo come un lampo
azzurro,
- inondato
di un sole sfolgorante.
- Noi
via, vincitori, il mondo
altrove...
- In
alto e avanti, niente più
confini,
- così
di lato, oltre le ali tremule.
- Fuga
avanti degli occhi senza meta,
- rincorsi
dalla mente liberata...
- E
rivedo mio padre che ha il potere
- di
superar le nubi e dare il sole,
- mio
padre mago a sostenere
- tutto
quel ferro con le mani dure,
- fissando
gli occhi nello Spazio Eterno...
-
-
- Lasciami
il tuo sorriso
-
- Lasciami
il tuo sorriso
- in
un angolo della stanza,
- fìngi
di dimenticarlo,
- lasciamelo
soltanto per un poco,
- lasciamelo
per tutto il tempo che vorrai,
- lasciamelo
fino a quando
- sarà
impresso nei miei occhi chiusi,
- così
che io possa riportarlo sempre a
me
- per
vincere le malinconie,
- per
esaltare le gioie,
- per
dare senso ai tanti folli vuoti
- di
questa mia apparente forma
estrema.
- Lasciami
il tuo sorriso...
- Che
è la Vita.
-
-
-
-
- A
mio padre
- Le
tue Risate
-
- Le
tue risate fragorose ed alte,
- squarciavano
il comune andar dei giorni,
- mi
davano coraggio ed allegria,
- sospendevano
dubbi e attese amare.
- Eri
la forza Tu,
- di
me confuso e timido bambino,
- il
luogo certo, il presidio del mio crescere
umano.
- Ma
poi ti persi.
- La
notizia arrivò al telefono
- Un
mattino strano di freddo inverno
- senza
luce e colori, senza cuore.
- Una
voce lontana, il giornale con la foto del
luogo,
- e
il fumo oscuro che si alzava
dall'acqua.
- E
lì rinacqui a vita dolorosa,
- a
custodire il vuoto esploso in me,
- della
mancanza tua totale ed aspra.
- La
vita proseguì, ed io con lei,
- ma
sempre nell'attesa del tuo passo
deciso,
- del
tuo ritorno magico,
- del
ritorno del suono confortante
- delle
tue risate fragorose ed alte.
-
-
- Il
mare
-
- Il
mare fa parte della voce mia segreta
- che
accolgo come dono incessante
- e
non oso dire....
- Le
onde raggiungono lievemente
- Le
conchiglie frantumate dove io
cammino.
- Nascono
suoni acuti dai miei passi lenti,
- e
spezzano il silenzio nascosto in fondo alla
sabbia.
- La
spiaggia ha passi in parte
cancellati,
- concavità
segrete, quasi impronte inumane,
- unici
segni di un Tempo esistente e di uno
Spazio...
-
-
- In
Piazza Navona
-
- I
fatti del vivere mio quotidiano,
- solcano
l'anima ferita.
- La
lucidità della presenza reale
- e
le attese continue e stremate,
- occupano
l'aria e il respiro.
- Qui
in piazza Navona, nel buio,
- sosto
protetto dallo spazio racchiuso a
difesa...
- Sosto
nell'immobilità,
- ma
presto l'obelisco sfugge a trafiggere il
cielo,
- le
statue bianche delle fontane in
tumulto,
- si
impadroniscono di tutto
l'intorno,
- e
non resta che lo scorrere
- freddo
e veloce delle acque,
- che
penetra nelle vene,
- mescolandosi
al sangue...
-
-
- Momento
invernale
-
- Cammino
nel respiro che si condensa,
- i
rami stecchiti degli alberi scuri
- graffiano
il cielo bianco.
-
-
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