Carmela Casuccio abita
in un piccolo paesino del sud, ha letto di noi sulla rivista
poesia e subito è stata tentata di inviarci suoi
testi non tanto per essere pubblicata sulla rivista, ma per
avere un nostro giudizio. Scrive poesie da anni, soprattutto
per da voce alle sensazioni, la rabbia, l'impotenza, i
pensieri, quali essi siano.
Insomma raccontare a se
stessa la vita che fugge. Il suo è un bisogno di cui
non può e non vuole fare a meno, a prescindere dalla
qualità delle sue espressioni. I poeti che
maggiormente ama sono Kavafis, Ungaretti, Masters. Ritiene
che la poesia ha un linguaggio puro, un canto libero che va
interpretato aldilà d'ogni metrica di composizione,
che vada "colta" come il profumo d'un fiore, apprezzata per
l'essenza del suo messaggio onde farci sentire più
vicini l'un l'altro.
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- Il vero
tesoro
- (dedicata ai miei
nipotini)
-
- Sta alla tua
vita
- come a guardia d'un
tesoro.
- Perle siano i giorni
affiancati
- nell'esigua
continuità d'un filo.
- Miniere d'oro i
mattini
- per fondere il
topazio del mezzodì
- rotolando i meriggi
nell'ambra
- sino allo zaffiro
della sera
- stemperando
l'ametista della notte.
- Sia la tua parola
argento
- non troppo vile o
preziosa
- ma viva e
curata.
-
- Mai troppo avido nel
lesinar le gemme
- ma da custode
generoso
- dispensa un rubino
d'amore
- uno smeraldo di
speranza.
- E sia il tuo
pensiero fulgido diamante
- per cogliere il
senso d'ogni Luce
- e rimandarlo in
abbagliante riflesso.
-
- Col prezioso
teorema
- ridonda la filigrana
delle ore
- e pur
ricorda
- che non ti
appartiene il forziere ambito
- e al doloroso cambio
della guardia
- di te sol
resterà, nel ricordo,
- un diadema
incastonato
- nel piombo della
morte
-
- Pioggia
-
- Tornati dalla
guerra
- eran tutti
eroi.
- I morti?
Sottoterra
- precipitati nel
verminaio.
- Vagano nel
purgatorio i feriti,
- arsi dalle
piaghe.
- Condannati o
assolti?
-
- Non ama, la
vita
- chi si rivela
perdente.
- Sia per caso o
volontà.
-
- Chiaroscuro
-
- Ti accorgi
mai
- di quelle
ombre
- e quei tocchi di
luce
- che più vive
e definite
- rendono le nostre
esistenze?
-
- Riesci a
cogliere
- le impercettibili
sfumature
- che ritagliano
spazi
- nell'amorfo
chiasma
- e in rilievo ci
stagliano
- figure più
forti e nitide?
-
- Bene, allora non
temere
- se scorgi su di
me
- un'impronta di
luce.
- Essa scaturì
al tuo passaggio
- rivelandomi la tua
scaltra ombra.
- Ed io te ne
renderò
- un'immenso
raggio.
-
- Nella luce
-
- Erano le mie
mani
- fra le
tue.
- Nei tuoi i miei
occhi.
- La luce
abbagliante
- era il
sole.
- Le parole
scandite
- rotolavano dal
fiore
- e
congiungevano
- la presenza e
l'assenza.
-
- Nella
Luce
- perché debbo
guardarti.
- Devo entrare nella
tua pelle
- Devo entrare nel tuo
cervello
- Devo entrare nel tuo
sangue
- Devo,,,
-
- Come un fruscio d'erba
alta
- (a proposito di
mucca pazza)
-
- Hai chiuso le
stalle?
- Han mangiato le
vacche?
- È sempre
troppo alta l'erba.
- intatta.
- Cos'han mangiato
dunque le vacche?
- Tranquillo. Han
mangiato.
- E lascia stare
l'erba alta.
-
- Sapore di troppo
sale
- sulla ruvida
lingua;
- rassegnate e
sazie
- le vacche
sognano.
- (Forse l'erba
alta!...)
- Ruminando le
ceneri
- dei loro
simili
- (fantasmi cubetti in
sacchi di carta)
- Così grasse
che, osservate,
- si sentono a
disagio.
-
- La vanitosa
Betty
- si rimira le
orecchie adorne...
- La schizzinosa
Bianca teme:
- - Purché non
mi diano a mangiar topi...
- La mansueta
Rosa:
- - Forse è
tutto a fin di bene!
- Le più sagge
ruminano
- Non pensano.
Sentono
- le mammelle troppo
gonfie,
- il sangue
intorbidito.
- Instancabili nella
notte le mascelle.
-
- Tam tam di tamburi
in sordina.
- Serpeggia da stalla
a stalla.
- Come un fruscio
d'erba alta.
- Ma cosa sognano le
vacche?
- Mangiare. Masticare.
Mangiare.
- La vendetta è
vicina!
- Come un fruscio
d'erba alta.
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