LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordientiHome Page di Carmelo Parisi
Carmelo Parisi, pensionato dello Stato che, da sempre, ha espletato mansioni contabili e che in tarda età, sospinto dal maggior tempo a disposizione, ha voluto rinverdire la propria ispirazione al bello scrivere, redigendo ad oggi oltre cento tra poesie e sonetti.
- D'amore il suo chiarore per un mondo migliore
- Guardiamo il nostro vivere passato
- quando i calzoni giungevano al ginocchio
- e il nostro divertir era la corda al salto
- tanti calesse andavano con del cavallo il fiocco
- ricordo appar di vita travagliata
- sentor di guerra, dei fanti l'arme in mano
- tanta paura, stridor di cingoli, serenità negata
- giunger al fin di pace, vinta dal prode partigiano
- son lampi, brevi ricordi impressi nella mente
- foto di un'epoca segnata dal terrore
- di tante vite immolate sull'ara della gloria evanescente
- ove il voler di pochi stolti, per tanti fu il dolore
- notare il gemer di tanta gente in quelle pene
- giungere vide di quei calzoni l'orlo fino a terra
- crescendo rinforbir di vivo sangue quelle vene
- nutrir la mente di solidale amore, che male più non sferra
- oggi che di candore il capo abbian coperto
- e, a chi ci viene appresso, triste passato, amiamo ricordare
- vogliamo, col cuore in man, forte gridar: di certo
- non v'è cosa più grande che amore non possa fare
- non sia dell'astio il seme, motivo d'ogni scontro
- non manchi mai la luce, ne lacrime a quegli occhi
- che veder possano nell'altro un lieto incontro
- e piangere di gioia quando l'abbraccio il cuore tocchi
- vogliate e poi sappiate esser fratelli in questa vita
- qualunque, della pelle che vi veste, sia il color che appare
- andate divulgando amore, con pietà e passione date aita
- perché Caino e Abele avvertano del sangue suo chiamare
- e quando infin vedrete insieme il nascere del sole
- non sarà solo l'apparire in terra del chiarore
- ma abbatter della notte in ogni cuor che suole
- sempre e trasfondere, dall'uno all'altro, solo amore!!
- Il bue e il somarello
- Un dì nel pascolar col campanaccio al collo
- il bue, di passo in passo, arriva allo stradone
- vede passar tranquillo un somarello lento e frollo
- che tira con il bastio il carro al suo padrone
- orsù fammi passare bestia indegna
- che il mio possente andare ha precedenza
- non sai che gli avi miei d'onor recan l'insegna?
- Fatti da parte dunque e osanna discendenza!
- e l'asino: se tua progenie a nobiltà fu avvezza
- com'è che d'animal al giogo vestì ancora i panni?
- Più non ricordi il capo prono alla cavezza?
- Fammi passare dunque, senza creare danni
- e il bue più risentito: ma non ricordi tu bamboccio
- lungo e faticoso solco di quell'Urbe, lo facemmo noi
- al tempo, a quell'Alberto, noi tirammo su il Carroccio
- e per lo scoppio ancora a Florentia il carro recan buoi
- quello che dici è vero, oh bue dal bianco vello
- 'che mia casata pure, vanta genia di muli miei cugini
- in tempo di battaglia, quieto riprende il somarello
- portarono i cannone sull'Alpe, difesa dei confini
- e tu che vanti tanto la tua specie, senza pecca
- forse non pensi proprio qual è lo tuo destino
- a Florentia, passato sia lo scoppio, diventerai bistecca
- e del tuo gran lignaggio, di trippa, si farà panino
- noi poverelli, buoni solo a portar soma,
- d'ogni apparir di vezzo, siamo avari
- a volte per andare, solo il baston ci doma
- e il nome che ci addice è di somari.
- Se lo scolare infatti ci somiglia
- difficile è per lui saltare il fosso
- meglio sarà che il professor lo striglia
- togliendo orecchie a quel cappello indosso
- ci resta solo gran soddisfazione a chiarimento
- che l'occasione migliore a confrontare il fato
- avvenne in una notte pien di stelle, era l'avvento
- scaldammo insieme un Bambinello, col calor del fiato
- ordunque, vedi è chiaro, amico mio
- che niuno ha da vantar se stesso eccezionale
- perché il mio fiato è pari al tuo, di fronte a Dio
- e d'ogni Suo voler si vive, 'che nobiltà non vale!
- Desio toccare il ciel
- Desio toccar il cielo con un dito
- fra tante stelle divagar la mente
- l'immensità galattica sorprende
- lo spirito s'inonda d'infinito
l'uomo che, al cielo, tende il guardo- cerca trovar risposte al suo pensiero
- lui vede assai lontano quel traguardo
- ma insiste, prova e riprova invero
- che l'esser solo in universo intero
- lo rende incerto,diffonde i suoi perché
- sa non poter comprendere il mistero
- chiede se stesso alfin, nostro saper dov'è
e giunge in fondo buona la novella- che dice a tutti lascia tuo saper forbito
- ritrova tuo desio, mirar la stella
- 'che niuno ebbe ad importi aver capito
- vivi tua vita al par stella lucente
- lascia che il tuo saper sia come il dito
- potrai toccar il ciel, sol con la mente
- saprai d'esser inezia, ma parte ...d'infinito
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