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Prefazione
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- La poesia di Diego
Fantin prende la sua forza dall'esperienza
esistenziale dell'uomo che assapora le emozioni che,
mano a mano, si snodano nella vita: ogni giorno si
accende di una nuova luce che permette di osservare le
cose con lo sguardo che cerca sempre di catturare il
lato affascinante, il desiderio di "tornare
indietro nel tempo", la volontà di fermare
le suggestioni.
- Ecco allora che
Diego Fantin dispiega e alimenta un canto lirico
sempre pervaso da una vibrante umanità che
accompagna la consapevolezza che è fondamentale
scovare le risposte, come a sfiorare la vita, per
carpirne la sostanza autentica ed innalzare ad un
livello superiore ciò che veramente
conta.
- Si ritrova a
gustare il tempo in una continua navigazione mentale
alla ricerca dei ricordi, delle emozioni, degli
incantamenti: e l'Uomo riesce ancora a sognare... poi
in una intensa e costante dichiarazione d'amore che
diventa dichiarazione d'amore per la vita... quasi a
lambire le zone più nascoste per fissare, in
una scrupolosa osservazione, le risposte che sono
sempre faticose, il coraggio di mettersi in ascolto
dei pensieri anche quando sono intrisi d'inquietudine,
la necessità d'una "parola" che permetta un
volo libero, come a muoversi in un "tempo senza
tempo", tra profumo della vita e visioni
oniriche.
- Diego Fantin
esplora la realtà interiore anche se afferma,
senza mezze misure, di voler "restare in disparte a
fare lo spettatore" quasi a ritrovarsi con gli
"occhi persi nel vento" e "il cuore gonfio
d'amore... e come compagno il sogno".
- E infine, la
consapevolezza che emerge prepotente, in ogni
passaggio poetico, che è fondamentale
conservare il "coraggio di vivere".
- Lo sguardo a
"frugare nell'infinito" e, a fare da guida, come
compagna di vita, la poesia.
-
Massimiliano
Del Duca
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-
Non
so scrivere musica
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- La
poesia
Un pezzo di cielo
- rimasto
inviolato,
- un sogno
sognato,
- un canto
lasciato
- in libero
volo.
- Un fiore
selvaggio,
- una fragile
nuvola.
- Un rigolo
d'acqua
- che canta nel
bosco,
- una foglia
ingiallita
- che cade
d'autunno.
- Il pensiero
che vaga
- tra le pieghe
del tempo
- ascoltando
ogni eco.
- Una
fiaba...
- raccontata da
chi
- riesce ancora
a sognare
- come fanno i
bambini.
Brevità
Lungo strade d'inverno
- insistono
orme di ghiaccio.
- Non vedranno
l'estate.
- Primavera,
per loro,
- è
già inizio di morte.
- Alcool
amico?
Amami!
- Io ti
amerò
- fino alla
morte.
- Io ti
sarò fedele.
- Per
sempre!
- Tu...
- saprai
esserlo
- altrettanto?
- Ti
oblitererò la mente.
- Ti
farò scordare
- il dolore ed
il peccato.
- Assaggiami,
assaporami
- e poi...
assuefati.
- Lungo la
gola
- sentirai il
mio fuoco
- e nello
stomaco
- sentirai il
mio ardore.
- Poi,
lentamente,
- sentirai la
mente
- diventare
nebbia.
- ... e
scorderai!
- Ti
ruberò
- la
vita
- a poco a
poco
- e
riderò!
- Fragorosamente
riderò.
- ... felice
- di averti
- "fregato".
- I miei
fiori
Filtra
luce di sole
- tra la nebbia
fitta,
- entra dalla
finestra
- piano e senza
bussare.
- Posa la sua
carezza
- sopra i fiori
nel vaso.
- Li guardo,
annuso l'odore,
- ma non li
riconosco.
- Quelli, ne
sono sicuro,
- quelli non
sono i miei fiori.
- Il vento
pulisce l'aria,
- il sole
accende la casa,
- illumina il
giardino
- colmo di rose
e viole
- e qualche
ciclamino
- nascosto
sotto le foglie.
- Osservo con
occhio assente
- e volgo il
capo altrove.
- Bella la
casa, di lusso,
- bello il
giardino e i fiori,
- ma quelli,
quelli...
- quelli non
sono i miei fiori.
- Vado. Vado di
fretta
- e salgo lungo
un tratturo.
- All'ombra,
dove è più freddo,
- ancora riposa
la neve.
- Tra mura
diroccate
- ed edera
rampicante,
- dove respira
il sole,
- spuntano
fiori di campo.
- Sorrido e
ascolto il vento.
- Dialoga con
il falco.
- Guardo
lontano e lacrimo.
- Questi, li
riconosco,
- questi sono i
miei fiori.
- Ricordandoti
com'eri
Eri
nell'età in cui
- i primi
piccoli segni
- scolpiscono
la pelle,
- ma il volto
sa accendersi
- ogni giorno
di luce nuova.
- L'età
in cui la giovinezza
- inizia a
perdersi per strada,
- ma non per
questo
- la bellezza
diventa meno bella,
- anzi si
accresce ed acquisisce
- un non so che
di affascinante.
- Ma era anche
quell'età
- in cui la
morte, artista
- lenta e senza
fretta,
- inizia a
pitturare
- qualche suo
segno
- e a renderlo
visibile
- buttandolo
qua e là
- come per
caso, ma
- non mostrando
ancora
- la sua mano.
Ed ora
- che la mano
l'ha mostrata
- rubandoti un
giorno, all'improvviso,
- ricordo
sempre quei tuoi
- piccoli
turbamenti quando
- sul volto
scoprivi
- un segno
più recente,
- una ruga
ancora in fieri,
- ma che ti
sconvolgeva
- la giornata.
E vorrei tanto
- poter tornare
indietro
- per un
attimo, provare
- a fermare lo
scorrere del tempo
- e cancellar
dal volto
- tutti quei
segni
- per
imbrogliar la morte.
- ... e
differirla ad altro tempo.
- La linea di
confine
Mi sento debitore
- del nero
della notte.
- Tra le sue
braccia
- sento le mani
tue
- sfiorarmi il
corpo nudo,
- percorrerne i
contorni
- e
modellarli
- come fanno
gli artisti
- con la
creta.
- E in quei
momenti
- sento che
sono uguale
- ai bronzi di
Riace,
- al David di
Donatello
- od al
Mosè di Michelangelo.
- Solo domani
all'alba
- avrò
il duro impatto
- con quello
strano specchio
- che non sa
mentire,
- ma
intanto...
- Non ci
sarà mai legge
- che possa
pontificare
- la linea di
confine
- tra fantasia
e reale.
- Sosta
Piove.
- Ma il
giorno
- non è
triste.
- Oggi
- si può
pensare.
- Seduto
- su una
sedia,
- alla
veranda,
- posso
immaginare.
- ... il sole,
il cielo,
- il volo degli
uccelli,
- il monte, il
mare.
- Oggi
- non
c'è frenesia.
- Piove.
- Da qualche
casa
- attorno
- la voce di
una radio
- trasmette una
canzone.
- Parla
- di sole
pieno.
- Ma
oggi,
- almeno
qui,
- piove.
- Seduto sulla
sedia,
- alla
veranda,
- continuo
- a
immaginare.
- ... il sole,
il cielo,
- il volo degli
uccelli,
- il monte, il
mare
- e
poi...
- riesco anche
a sognare.
- ...
oggi
- che non
c'è fretta.
- A due
passi
Annusavo
i pensieri,
- ne
accarezzavo
- lo scorrere
lento.
- Zafferano il
colore,
- maculato di
cremisi.
- Sottofondo
distante
- un ronzio di
cicale
- e le onde del
mare.
- La mia
mano
- appoggiata
sul viso
- a proteggere
gli occhi
- dalla luce
del sole.
- Una nave
comparve
- nell'incerto
confine
- tra il mare
ed il cielo.
- Navigava!
- Attirò
l'attenzione.
- Com'è
assurda la mente!
- Cominciò
a navigare
- ricercando
ricordi
- che si erano
persi
- nella nebbia
del tempo.
- Era intenso
il silenzio.
- Annusai il
suo odore.
- Profumava...
- di vischio e
di neve.
- Non capii
come mai.
- Proprio
qui,
- in pieno
sole.
- ... e a due
passi
- dal mare.
- Supplica per una
fuga
Portami via da qui.
- Da questa
stanza fredda e inospitale,
- da questo
insulso letto senza armoniche
- che mi rapina
il resto del mio tempo.
- Portami via
da qui.
- Portami via,
lontano,
- lungo l'allea
lunga
- di luna e
stelle
- dove è
il profumo
- di primule e
di viole
- ad
indicare
- la strada del
tramonto.
- Dove l'acqua
gorgoglia
- le sue
storie
- e le
farfalle
- dipingono
l'aurora.
- Io sono nato
un tempo,
- libero.
- Son nato
sotto un sicomoro
- e la mia vita
è stata
- ininterrotto
dialogo coi campi.
- La pelle mia
da sempre
- scolpita fu
dal sole
- e le mie mani
rudi
- odorano di
terra e vento.
- Portami via
da qui.
- Racchiuso in
questo ventre
- d'ospedale
- non sento
affatto il vento
- respirare
- né
percepisco il volo delle foglie
- e, su nel
cielo, non posso più ammirare
- il volo
inenarrabile degli uccelli
- e il loro
sapiente ricamare
- tomboli fini,
pizzi e merletti.
- Portami via
da qui,
- non mi
lasciare oltre
- chiuso in
questa stanza d'ospedale.
- Voglio
sentire ancora, in volto,
- il
vento
- e le sue
fresche lacrime di rugiada.
- Con le tue
braccia forti
- lo puoi
fare.
- Con la tua
giovinezza, tu,
- mi
riinsegnerai a volare.
- Il punto e la
virgola
Un punto
- è
stato messo
- come
fine
- del
discorso.
- Un
punto!
- ... e poi
- una
virgola,
- a
delimitare
- uno
spazio
- vuoto.
- Istantanea
Un bacio...
- straziato sul
nascere
- da un sordo
boato
- a lei,
però, ignoto.
- Il
sorriso...
- strappato da
artigli
- di
morte.
- È
ancora racchiusa
- la piccola
mano
- e difende un
peluche
- impregnato di
sangue.
- ... e l'eco
assordante
- di quel bacio
spezzato
- ritorna
insistente
- a
vibrare
- sulle piccole
labbra
- che rimangono
esangui.
- Senza
confini
- le parole mai
nate
- e che sono
corolla
- di un pallido
pianto
- che è
senza lacrime.
- Ora arde il
silenzio!
- Fiamma che
medita
- sull'umana
follia
- da sempre
incapace
- di porsi dei
limiti.
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