Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Donato Giaffreda
Ha pubblicato il libro
- Donato Giaffreda - Amare e ricordare
- Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 12x17 - pp. 40- L. 8.000 - Euro 4,13
- ISBN 88-8356-235-6
- Questo libro è stato stampato con il contributo
- de IL CLUB degli autori in quanto l'autore
- è segnalato nel concorso "J. Prévert 2001"
Introduzione - La poesia diventa sublimazione dell'Uomo, le parole gli strumenti per eternare i sogni, i viaggi e le fantasie. "L'assalto impetuoso della vita" non spaventa il poeta anzi lo conduce a scandagliare tra gli anfratti della sua esistenza in modo ancor più deciso ed attento.
- Un invito, denso di emozioni e desiderio d'amare, a non nascondersi, non lasciarsi andare alla deriva ma continuare a lottare per ricevere sempre nuove sensazioni, scavare nel proprio io, nell'anima, nel mondo.
Massimiliano Del Duca
- A Gino
- mio cugino,
- con una tristezza
- che non passa...
- LA POESIA
- Un sasso cade nello stagno: un brulichio, un risveglio,
- pensieri concentrici partono per l'infinito...
- La poesia è la voce del tuo io problematico
- ed emotivo. Essa esprime direttamente, cioè senza
- mediazioni, ciò che realmente sei.
- La poesia non riflette il mondo e non lo racconta,
- ma lo crea. E nel mondo, l'uomo.
- Chi ha il coraggio di amare la poesia, di leggerla,
- di scriverla, lascia a casa la vergogna,
- e con coraggio vive.
- Nantes, Febbraio 1997
- A volte
- può ridarmi vita
- un odore di terra smossa
- la fragranza umida di una radice
- un verme che striscia
- e vive ancora la sua vita
- tra foglie abbandonate senza più valore.
- Per il mio respiro
- il verme vivrà scomponendosi a volte
- ancora vivrà pallido e riflessivo
- in un cunicolo senza luce:
- e tentennando prima, senza consigli,
- lui saprà scegliere la sua strada.
- Pisa, 30/10/74
- LA CIVITA
- Quando la storia
- con quattro bombe
- si è fermata
- e ha crocifisso i sorrisi e gli amori
- di queste vecchie case
- di povera gente.
- E per la stessa difficoltà che c'era
- a ricostruire la vita
- nessuno più ha rimesso in piedi quei muri
- e i loro antichi balconi
- nè lastricato
- quelle strade in discesa su cui
- nei giorni di pioggia
- vedi molta acqua
- molto indurito sudore scivolar via.
- Passandoci accanto ogni volta
- che torno al paese
- mi arresto a fissare
- quell'immobilità di buchi
- e di scale rotte
- e l'innocente infelicità
- di quattro panni stesi
- in un cunicolo senza sole
- che mi guardano
- rifrangendo ancora immagini
- di antichi bombardamenti.
- Castrovillari, gennaio 1980
- Com'eri buffa con quella tua
- inesauribile allegria
- e quei tuoi occhietti ridenti, neri
- e sbarazzini.
- Eri una bambina felice
- e quanto felici eravamo noi
- per la fortuna di poterti guardare.
- Io ti sentivo scivolare tra le mie dita
- e tu eri già in quel momento
- un sogno del nostro passato
- ed io cosa mai
- se non un'ombra vissuta
- mille anni prima.
- Era come se in te, così piccina,
- io guardassi la vita che appena appare
- ed è inghiottita poi, povero istante di luce,
- dal buco nero del tempo.
- Firenze, 7/9/85
- COLLODI
- L'odore acido dei vini
- mi dà l'autunno
- tra le strade del paese
- nelle erte salite che
- per scalcinate porte
- portano al castello
- e alla piccola chiesa.
- I mulinelli di vento
- la polvere in turbini
- trascinata per strade in discesa
- mi stringono nelle spalle
- mi stringono i pensieri.
- Anche noi, penso,
- quanto facilmente
- quanto spesso
- veniamo trascinati via
- da vortici di vento.
- L'ottobre
- lo ritrovo così
- nel senso rinato di solitudine
- che mi attanaglia
- che mi ricorda il malinteso
- e rende il cuore
- bisognoso.
- È questo forse che dà sete
- nell'accogliente baccano
- di una bettola fumosa
- dove
- come in un seno caldo
- mi rifugio
- per decifrare strani segni
- in fondo al bicchiere.
- Sono io quella goccia
- che scende indecisa
- fino a perdersi
- nel fradicio infisso?
- Penso.
- Foglie gialle e svilite
- si perdono
- nella terra bagnata.
- Firenze, 5/11/87
- ( A MIO PADRE )
- Come se tu fossi già morto
- da vent'anni
- come se non fossi più qui
- come invece sei.
- Oggi mi fermo un attimo a pensarti.
- A un padre che non smise mai
- di camminarmi a fianco
- che seppe amare i figli
- oltre misura
- come io non amo i miei
- a un padre che voleva guardarmi
- fin nel più profondo dei miei occhi
- capendo ogni mio slancio
- ogni mio timore di bambino
- ogni generosità
- propria di quest'età.
- Un padre che accoglieva
- con mani di carezza
- le ansie
- delle mie sorelle
- le loro repressioni,
- ragazze di paese, chiuse
- nel cerchio stretto della casa
- fra poche e tristi cose.
- A un padre
- che mai sognò di alzare
- su mia madre
- su sua moglie
- mani di violenza
- ma delicatamente
- trattandola da donna
- amandola da sposa.
- Con la sua vita le dava
- la sua rosa
- giorno per giorno
- con accurati gesti. E lei
- ringiovaniva
- bevendosi quel nettare
- nutrendosi d'amore.
- Io stesso
- non conoscevo la tristezza
- non sentivo mai paura
- non un incubo
- né un tremito
- né un grido
- nei sonni di ogni notte.
- A quel padre
- mi fermo a pensare
- come a un sogno perduto
- anche se tu ci sei
- anche se sei qui
- e vivi
- contrario
- ai versi miei.
- Firenze, 28/1/91
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