Poesie di Eros Nava
- NOI
- sarò
- la tua vergine impronta
- che violenta la terra
- la fedifraga ombra
- sconfinata al tramonto
- il virtuoso sospiro
- sublimato in bufera
- la patetica pioggia
- che prosciuga la rosa
- sarai
- l'illogico mio tempo
- che sgretola il futuro
- l'eterna libertà
- votata alla catena
- la nuda verità
- adorna di menzogna
- l'evento più banale
- che folgora l'immenso
- LA VOCE
- è la stessa
- la voce del vento
- ovunque tu vada
- la carezza del mare
- sulla pelle
- la casta preghiera
- di una foglia
- la stoica quiete
- della roccia
- è diversa
- la voce del sangue
- ovunque tu vada
- la fatale esistenza
- sotto il cielo
- la veste e la casa
- di una sposa
- la vaga purezza
- della guerra
- IL LAGO
- Onde minime
- bave polari
- trasudano
- notturne agonie
- molecole lucenti
- di un perfido astro
- risorto nei gioghi
- occidentali.
- Mutanti biscrome
- mistici nevai
- acclarano
- propaggini plumbee
- angiporti d'ocra
- su isole vergini
- nel seno glaciale.
- Nature violate
- atmosfere silenti
- accolgono
- invereconde vite
- nell'inutile attesa
- di un sole.
- BAMBINO
- è forse poca cosa un filo d'erba
- ma un grande frutto nel domani serba
- con fare buffo ondeggia il mio cammino
- somiglia il passo di chi adora il vino
- balbetto al nuovo grembo un vago accento
- sommerso dalle tue parole al vento
- è chiara la mia pelle e quasi aulente
- immune da passione la mia mente
- domando con insidia ed un sorriso
- per coglierti in errore e rosso in viso
- se corro verso il cielo il tempo segno
- si curva la tua schiena al mondo indegno
- un dèspota sarai ed un campione
- ma adombrerò i tuoi occhi e l'emozione
- io sono il tuo passato il tuo futuro
- finché mi manterrai nel cuore puro
Poesia TERZA classificata nel concorso "Omaggio a.... 2006" - SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO)
- RICORSI
- Così è sempre ogni potere
- che appare s'accresce o si serba
- sul varo di squallide trame.
- Lusinghe e colpi di mano
- ricacciano fuori dal coro
- gli agnostici delle bandiere.
- E al popolo nulla mai chiede
- chi adultera fedi e culture
- eppure si regna in suo nome!
- Poeti aedi e giullari
- seducono masse plaudenti
- al soldo di antichi misteri.
- E vince l'idea dei pochi
- latori di belle vittorie
- di Eden terreni e celesti.
- Saranno carnai e crateri
- di guerre soltanto inattese
- feticci di paci ormai finte.
- Fratelli di nuovo ingannati
- non odono l'unica voce
- tacciata di folle eresia.
Poesia SETTIMA classificata nel concorso "Città di Voghera 2004" - VOGHERA (PV)
- QUARNARO
- Da Nona e da Promontore
- sull'aurea costellazione
- dai miti d'Argo plasmata
- declina l'urlo grecale.
- Solari ignude le mura
- esangui piaghe terrestri
- nel vespro serbano i clivi
- e l'erme torri leonine.
- La roncola dell'Ossero
- risveglia l'onda ammansita
- l'agnello nella ginestra
- le darsene di Lussino.
- Respira il faro e la vela
- l'aroma d'Arbe e di Pago
- lo slavo rovere oppresso
- dal rude istriano nocchiero.
- Rimpiange il fiore degli anni
- il glauco delta fiumano
- eccelsa fonte di canti
- d'eroiche vergini carni.
Poesia SECONDA classificata al concorso "Emozioni e magie del Natale 2004" - PIACENZA
- ALTAMIRA
- Per fame per timore
- la tua mano acerba
- ha trafitto una creatura.
- Il fuoco hai rapito al cielo
- per vincere il freddo
- per inventare un dio.
- Hai divelto radici
- asperso ogni seme
- sulle piaghe della terra.
- La tua colpa sulla roccia
- impressa è di rosso
- nel ventre della storia.
- Mai pago lorderai
- tutta l'acqua e l'aria
- senza più alcuna vergogna.
Poesia PRIMA classificata nel concorso
"Kronstadt 2006" - PAVIA
Premio "AMBIENTE" nel concorso
"Carla Boero 2006" - CHIVASSO (TO)
- LEONESSA
- Cidnea rupe a lungo resistemmo
- fregiando di rose valli e graffiti
- Cenòmani antichi dentro i castelli
- sui lidi sebini e sopra i navigli.
- I marmi di Roma fieri acclamammo
- i fori i templi le alate vittorie
- i litui nei cardi e nei decumani
- forgiando sul Mella aratri ed usberghi.
- Le orde degli Unni qui combattemmo
- serbando il sacro carroccio a Legnano
- nel cuore le croci di Desiderio
- i falchi i gastaldi il trono di Carlo.
- Il sacco del Garza atroce subimmo
- le spose offese dai gigli angioini
- fidando nel motto insigne di Marco
- nell'evo sereno prima del Corso.
- I rostri d'Asburgo torvi sfidammo
- noi impavidi figli della leonessa
- le brame le idee estreme e globali
- solcando i deserti le steppe e i mari.
- Ma nulla potemmo contro i fratelli
- illusi signori ebbri del mondo
- vassalli di un solo fatuo villaggio
- venali sementi prive di terra.
Poesia seconda classificata nel concorso "Gabriele D'Annunzio 2004" - Gardone Riviera (BS) - Città di Brescia
- EUROPA
- figlia di Fénice infamata terra
- dall'Ade serba i berlinesi tigli
- il nettare della fraterna guerra
- libra con l'ala i bicipiti artigli
- le baltiche lupe ad Atlante avvinte
- sull'ebbra luna di colli vermigli
- mille città furono d'oro tinte
- d'infanti colme e di vegli sapienti
- le insegne al vento e le barbare vinte
- madre di Dante e di Cartesio senti
- dagli Urali al Tago i flebili salmi
- le acute lapidi gli alti lamenti
- forse i più prodi godranno gli scalmi
- cirillica stirpe tu dei Balcani
- irrisa Cassandra dai nudi palmi
- ermo nel foro ammorbato dai cani
- dissolvi Parmenide l'orda e il mito
- di mosche oscure e di falciate mani
- fonte del Tauro propizia il tuo rito
- le menti solari le ardenti croci
- retaggio di Storia dal mondo ambito
- orba è la torre d'orgoglio e di voci
- magione di sudditi e di lenoni
- i savi immolati da piombi atroci
- presto nel cielo del despota i tuoni
- il lauro di Malta il vindice afferra
- risorti nel cuore i nuovi leoni
- quanto fosti amata perduta terra
Poesia seconda classificata nel concorso "Gabriele D'Annunzio 2003" - Gardone Riviera (BS) - Regione Lombardia
- MAREMMA
- I procellosi nembi invano
- s'avventano sui granducali scanni;
- l'Ombrone arranca e il maestrale
- fra vele cale e tolde turbinando,
- le prore arrugginite morde
- al glauco arcipelago abbandonate.
- Più in là le impermeate fratte,
- di nobile mirto e d'anéto sfrondano
- i grufolanti verri e languono
- percosse da ferri e da mandrie brade.
- Nell'ombra soffusa dei pini,
- risolcano i butteri disadorni
- tamerici e ginepri mondi.
- Garrula sopra i poggi la ghiandaia
- vola tra gli ondeggianti lecci
- e nel mare vicino e più lontano,
- il nomade glabro pagùro
- pavido dal guscio appare e scompare.
- Albeggiando i dirupi e i tumuli,
- sacelli d'Etruria coi tufi s'ergono
- su fortezze falesie e sproni
- nello specchio di vulcaniche fonti.
- Oh quanti scirocchi e ricordi
- di rutilanti tirreniche prode!
- E quando ti lascio, e quando
- nell'occaso argentato sotto Cosa
- all'ardua tagliata ritorno,
- un aculeo lancinante di tràcina
- l'anima mia trapassa e di te
- nuovamente m'avveleno Maremma.
Poesia seconda classificata nel concorso "Calastoria 2005" - Valdagno (VI)
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