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- Il mio
ritorno
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- Non sarà dolce, ora, il mio
ritorno
- e quando aprirò la porta
- - lieta presagivi la sorpresa -
- vuota troverò la tua stanza,
- vuota la tua poltrona
- e oscure le finestre.
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- Ma il tuo profumo sarà sempre
lì
- e mi stringerà in doloroso
abbraccio,
- poca cosa senza di te
- poca cosa per confortarmi;
- un immenso
- un umido silenzio di rimpianti.
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- Tu eri parca d'abbracci,
- tu, enigmatica sofferenza,
- chiedevi compiacenti assensi
- che il corpo stanco accoglieva
- con sorriso dubbioso.
- S'ostinava il tuo chiuso mondo
- verso un cielo azzurro.
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- Pure tu eri in me.
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- marzo 2000
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- Non perdonerò
mai
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- Non perdonerò mai
- il tuo affrettato addio.
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- Nella notte appassita
- le stelle,
- in un tremito,
- hanno scintillato
- e ti hanno portato
- oltre l'orizzonte.
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- E tu,
- di pietà vestita,
- sospesa
- sopra quel drappo violaceo,
- il volto dolce e sofferente,
- come quello dei martiri
- che non vedono l'ora di volare
- tra le braccia di Dio.
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- marzo 2000
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- La Borsa
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- Una sera, di ritorno dalla nostra
passeggiata di fine estate, ti vidi riporre con
cura esagerata la borsa da passeggio dentro una
busta di plastica.
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- La borsa non era delle più belle e
neppure di pelle (l'avevo acquistata alle
bancarelle del mercato per poche migliaia di lire),
ma l'avevi gradita molto e la portavi ogni volta
che ti costringevo ad uscire.
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- Appoggiasti la busta con la borsa su una
sedia raccomandandomi di non toccarla e, mentre ti
cambiavi l'abito, ti feci notare la tua eccessiva
attenzione per quella borsa di scarso
valore.
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- Allora a bassa voce, quasi parlassi con te
stessa e con tono rassegnato, mi dicesti:
- "Tanto per quest'anno non la userò
più; quando ripartirai finiranno le mie
passeggiate".
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- Soffrii molto a quelle parole ed anche ora,
che mi tornano in mente, mi pungono il
cuore.
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- Dunque quelle poche ore serene trascorse
insieme erano state essenziali per te e, come un
lieto ricordo, volevi trattenerle in quella borsa
quale conforto ai tuoi giorni di solitudine;
ignorando la nostra continua insistenza di
accettare una valida compagnia.
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- E il tuo monologo riprendeva:
- "Sono stata bene, siamo state bene; abbiamo
parlato, abbiamo ricordato, abbiamo camminato, ci
siamo imbevute di sole e di profumi. Tra poco gli
alberi si spoglieranno, il giorno sarà
più breve, tu non ci sarai".
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- Mi sentii ancora stringere dentro.
- In me c'era un tumulto, un groviglio di
perché; passato e presente si affiancavano;
le nostre vite mi apparivano parallele, forse
legate da un comune destino, da delusioni comuni e
pentimenti reciproci.
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- D'un tratto il tuo ordine, la tua precisione
si contrapponevano al mio disordine; i tuoi
cassetti intoccabili, gelosamente sistemati e i
miei, al contrario, un subbuglio di fogli, di
frammenti che continuo a conservare e quel diario
diventato un pugno di cenere...
- E spesso mi sento anch'io cenere e polvere,
polvere e Basta.
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- ... La tua borsa è ancora dentro quel
vecchio armadio, riposta come tu l'avevi
lasciata.
- Ora posso prenderla ed aprirla.
- Dentro ci sono un portamonete con pochi
spiccioli, uno specchietto e il tuo fazzoletto di
lino profumato di saponetta.
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- Maggio 2000
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