AUTORI CONTEMPORANEI
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordientiHome Page di Francesco Andrea Baffari
Francesco Andrea Baffari è nato a Bari Palese, il quattro febbraio del 1950 e risiede dalla nascita nella stessa città. Opera da trent'anni nel mondo della sanità pubblica come Dirigente Medico presso il Presidio Ospedaliero di Rutigliano (Bari). Fa parte del Direttivo Fratres Gruppo Donatori di Sangue Parrocchia San Michele Palese. Ha pubblicato con la Casa Editrice Montedit, nel marzo 2006, il romanzo"La casa in cima al colle" e con Matarrese Editore nel luglio 2007 il romanzo La Valle del Diavolo
- Clicca qui per leggere la presentazione e l'incipit del libro "La casa in cima al colle"
Accadeva a Palese nell'estate del '57
- Quella mattina il sole non aveva pietà della sua giovane età. Picchiava forte sulla sua testa e gli infuocava i lunghi capelli crespi e ribelli. Ma Tonino non se ne curava. Era felice. Era sempre felice di tutto: del sole spensierato d'estate, della noiosa pioggia di primavera, della tenera neve invernale, delle foglie in volo in autunno...
- Ogni volta al risveglio sorrideva al suo cuore che guardava l'azzurro del cielo che si perdeva lontano, e se alcuni giorni alzando lo sguardo incontrava solo nuvole scure, pensava che presto sarebbe tornato il sereno e restava felice.
- Anche quel giorno, come sempre, bevve una ciotola di latte appena munto alla capretta dalla mamma. Poi scappò veloce nei campi a rincorrere a piedi scalzi le lucertole per vederle arrampicare sui tronchi e nascondersi nelle loro fessure, ad agitare le mani per costringere le farfalle a volare sempre più in alto, ad attirare vicino alle sue gambe gli uccellini con molliche sottili di pane per ascoltare meglio il loro cinguettio festoso. Se una pietruzza gli pungeva la pianta del piede, non avvertiva dolore eccessivo. Saltellava buffamente per qualche passo e continuava a correre come prima. Se si graffiava le braccia a qualche spina di rovo, leccava con indifferenza le sue ferite sporche di sangue e tornava a sorridere al cielo.
- I raggi di luce fra i rami dorati rendevano gli alberi quel giorno più belli del solito e Tonino, felice, li salutava uno per uno chiamandoli per nome: aveva trovato sul davanzale della finestra al posto del suo dentino una caramella al cioccolato. Quel cioccolato che lui amava tanto.
- "Mamma, mamma, guarda che mi ha portato l'angioletto?"
- La donna, china sulla tinozza di metallo, aveva alzato per un attimo la schiena e sorriso. Poi, di nuovo giù a lavare con forza e senza sosta i suoi panni.
- La seconda elementare era stata terminata con successo da poco. Il pianto commosso della mamma era stata per lui la cosa più bella mentre il maestro Farinola gli consegnava la pagella. Anche il suo papà sarebbe stato orgoglioso dei suoi voti se fosse ancora accanto a lui e a Giovanna, la sua sorellina più piccola. "Il tuo papà é stato chiamato in cielo fra gli angeli, Tonino, ma il suo cuore è rimasto qui con noi e un giorno tornerà anche lui."
- Così gli aveva sussurrato la mamma, un anno prima, stringendolo al petto nel cortile mentre Giovanna dormiva in casa nella culla appesa al soffitto. Quella "cattiva" miniera belga di Marcinelle nell'agosto del '56 non aveva avuto pietà di tante brave persone che vi lavoravano da anni lontane dalle loro famiglie.
- Tonino da allora guardava ogni mattina il cielo appena sveglio con la certezza che da un momento all'altro avrebbe visto volare nel vento il volto del suo papà. Magari fosse successo in quei giorni! Per prima cosa gli avrebbe gridato con forza i voti della pagella appena avuta, poi, sottovoce, avrebbe aggiunto che ormai sapeva leggere e scrivere bene, e far di conto, e che aveva già pronta una letterina per lui appena fosse tornato, Gli scriveva di non stare in pensiero per la mamma e la sorellina perché c'era lui a prendersi cura di loro. E leggendo quelle parole, Tonino ne era sicuro, il suo papà gli avrebbe sorriso e sarebbe stato orgoglioso dell'ometto che stava diventando.
- Un improvviso tocco alle gambe lo spaventò e interruppe i suoi pensieri: Giorgino, il volpino di Michele, suo compagno di banco fin dalla prima elementare, aveva preso a leccargli i piedi e i polpacci agitando con gioia la coda mentre si avvicinava ad una fontana che segnava la fine del paese e l'inizio della campagna assetata e arsa dal sole.
- "Ciao, Toni', che caldo oggi... vero? Andiamo al mare a fare il bagno?"
- "Ciao, Miche', lo sai che mamma non vuole. Rimaniamo qui a raccogliere i papaveri. Ne farò un bel mazzo da mettere sul tavolo della cucina. Mamma sarà felice di averlo. Lei ama tanto i fiori."
- Anche Michele era in mutandine e canottiera bianca. I suoi pantaloncini, come quelli di Tonino, erano nella tinozza del bucato che le loro mamme stavano facendo da ore.
- Solo a pomeriggio inoltrato sarebbero stati asciutti e pronti da indossare con la magliettina nuova che entrambi avevano avuto in premio per la loro promozione. Così vestiti, Tonino e Michele sapevano che avrebbero fatto un figurone davanti ai loro compagni di scuola e per questo, quella sera, erano ansiosi di uscire a passeggiare per le strade di Palese.
- Che rivincita farsi vedere eleganti da quel presuntuoso di Saverio che ogni mattina in classe, girandosi in continuazione dal banco davanti a loro, non la smetteva mai di vantarsi di avere già da tempo una bicicletta nuova tutta per sé.
- L'anno dopo, con la promozione alla quarta, anche Tonino avrebbe avuto una bici. E la sua sarebbe stata più bella. Doveva essere azzurra. Tonino la voleva azzurra come il colore del cielo dove viveva adesso il suo papà.
- Mamma gliel'aveva promessa una sera mentre lui diceva le preghiere prima di andare a letto, e mamma manteneva sempre le sue promesse.
- Giorgino scappò via di corsa all'improvviso abbaiando ad un gatto che prese a rincorrere fra gli alberi con tutte le sue energie. Michele gli gridò di fermarsi e di tornare indietro, ma lui aveva tanta voglia di correre e non obbedì. Si fermò solo quando, senza fiato e con la lingua di fuori, fu costretto a guardare dal basso la superbia del gatto al sicuro sul ramo più alto del mandorlo.
- Alle dodici, sotto il sole più cocente che mai, fu ora di tornare a casa: il tempo di lavarsi per bene le mani e soprattutto i piedi, e poi a tavola per il pranzo. Mamma Carmela ci teneva alla puntualità e non la si doveva deludere.
- "Ciao. Miche', ci vediamo più tardi...alle tre... sempre qui."
- "Ciao, Toni', a più tardi."
- Erano proprio belli i papaveri che Tonino teneva stretti nella mano mentre "Mamma oggi mi darà un bacio più forte per il pensiero gentile che ho avuto per lei" ripeteva di continuo a se stesso tornando a casa e guardando con fierezza i suoi fiori.
- Ma... ma che ci faceva tutta quella gente in silenzio davanti alla porta di casa? Non andava mai nessuno a trovarli in quella casa al di là del passaggio a livello di via Lepore così sperduta nella campagna e così lontana dal centro di Palese.
- Tonino si fermò indeciso e una donna, vedendolo da lontano, gli andò subito incontro e lo strinse con forza al suo seno. Il suo corpo tremava scosso da ripetuti singhiozzi e Tonino non ne capiva il motivo.
- Voleva chiederlo a don Ignazio che in quel momento gli passava vicino col capo abbassato. Ma non ne ebbe il coraggio. Accanto al sacerdote avanzava a passo lento il medico condotto di Palese che non si accorse di lui mentre brontolava parole strane:
- "Con quel brutto aneurisma all'aorta le avevo detto più volte di non fare sforzi..."
- Tonino non riusciva a rendersi conto di che cosa stesse accadendo e cercò di liberarsi con forza dall'abbraccio fastidioso della donna per correre dalla mamma. Ma quando a causa di quel movimento brusco i papaveri gli caddero nel terreno, si bloccò di colpo e restò a fissare a lungo i fiori sparpagliati ai suoi piedi: così sporchi di polvere non erano più belli come prima. Deluso, cercò conforto nel sorriso di Giovanna. La vide seduta all'ombra dell'ulivo che giocava serena con la sua bambola più cara del tutto incurante di quanto accadeva nel cortile di casa.
- Finalmente la donna lo prese per mano e lo portò nella stanza dove tanti volti sconosciuti pregavano in cantilena con lo stesso sguardo di indifferenza spento nel vuoto.
- Qualcuno mormorò: "Povero bambino..." quando vicino al letto della mamma, bianca e senza sorriso, comare Cettina lo prese fra le sue braccia e gli sussurrò:
- "Da qualche ora la tua mamma riposa nel cielo fra gli angeli accanto al tuo papà. Il suo ultimo pensiero è stato per te, Tonino, e per Giovanna."
- Tonino capì e sentì il cuore gelarsi. Ma non pianse. Si liberò dall'abbraccio e scappò fuori. E fuori rivide il cielo azzurro come sempre, risentì sulla testa il sole bollente come sempre, riprese a correre per i campi gioiosi come sempre.
- Una pietruzza, quella stessa pietruzza di prima, gli punse ancora la pianta del piede.
- "Ahi!"
- Questa volta Tonino avvertì più forte il dolore e si fermò. E seduto all'ombra del mandorlo pianse, per la prima volta in vita sua pianse davvero.
- Solo per poco, però. Qualche attimo appena e fu subito in piedi mentre la voce del vento trasformava in melodia il suo nome. Il suo sguardo smarrito cercò allora la speranza e vide il volto sereno della mamma e del suo papà più vivi che mai nel cielo azzurro di sempre. Sorrise. Si stropicciò gli occhi con le mani ancora tremanti per la paura di un domani senza certezze e guardò oltre il sole. E all'istante le lacrime gli divennero gioia di vivere, voglia di lottare, pensieri d'amore per un mondo che aspettava impaziente il suo cuore e quello di Giovanna.
- Sorrise ancora. Salutò, quindi, con un gesto del braccio la mamma e il papà che svanivano lontano, e con animo forte riprese a correre felice fra gli alberi in festa.
- Dopo anni trascorsi in orfanotrofio assieme alla sorella, Tonino, con l'aiuto della famiglia di Michele, si è laureato in ingegneria. Oggi lui e Michele vivono e lavorano come ingegneri in una miniera a Marcinelle. Tonino non si è mai sposato. Michele, invece, ha avuto tre figlie da Giovanna ed è felice con lei.
- Ogni tanto mi scrivono. Più spesso mi telefonano. Non mi hanno mai dimenticato. Anzi io, quel presuntuoso Saverio così antipatico alle elementari, col tempo sono diventato l'amico più caro che hanno. Anche se mi rimproverano spesso il fatto che continui ancora a vantarmi con loro per le cose di lusso che ho, e adesso, in particolare, per le macchine bellissime e molto più costose di quelle con le quali loro puntualmente ogni anno ad agosto tornano a Palese per la festa di San Michele.
- La campagna in fondo a via Lepore non è più quella di cinquant'anni fa. Ma Tonino e Michele non sono addolorati per questo. Anzi, ogni volta appena tornano, indossano subito pantaloncini e magliette nuove, e poi mi chiamano per pregarmi di passare con loro, oggi come a quei tempi, lunghe notti incantati e felici per le strade sempre uguali e sempre nostalgicamente belle di Palese.
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