-
-
-
Sul
treno Milano-Roma alle ore
19.00
-
- Antitesi
-
- Trancio di
tramonto
- svenduto
- a prezzi di
scampolo
- per un
pugno
- di ciminiere
inquinanti.
- Rincorro
esausto
- un orizzonte
inquieto
- per ritrovare
soltanto
- visioni
selvagge
- di orrido
progresso
- che
immane
- lascia sul
campo
- vittime
evolute,
- solo in
apparenza.
-
- Anacoreta
antico,
- incompreso e
deriso
- nell'altrui
corsa
- affannosa al
successo,
- conservi
sempre
- il saggio
segreto
- del
penetrante
- silenzio
oculare
- per la
cometa,
- che fende cieli
lontani,
- ancora
indenni
- da barbare
invasioni.
-
-
- Il
gatto
-
- Amo del
gatto:
- l'agile
balzo
- fin su la
dispensa,
- la cortese
assenza,
- il sano
egoismo
- e
l'indifferenza,
- lo strofinio
leggiadro,
- il profondo
sguardo,
- lesto
d'azione
- nel predare
cibo,
- la follia
ribelle,
- la
melanconia,
- sornione
s'accovaccia
- per farsi
carezzare,
- indi s'erge, si
stira
- e in altra parte
alloggia,
- pronto a
rinvenire
- al piacimento
proprio.
-
- Tollero in lui
con sforzo,
- le prede di
caccia
- portate in cima
al letto
- e il rostro
delle unghie
- su poltrone e
pareti.
- Lo strozzerei
alfine
- quando per
sfregio e affronto
- orina beffardo
sul tappeto.
-
- Morale
spicciola:
-
- vorresti
essere un gatto?
- fossi mica
matto.
- Perché
è vezzo dell'umano
- per
egoismo "insano"
- trovare
normale
- trasformare
il micio
- in comodo
transessuale.
-
-
- Gabbiani
-
- Arabeschi
nell'aria
- leggiadrie di
volo.
- Variabili
ardite
- d'iperboli e
coniche.
- Ali distese e
nivee
- fendono spazi
protese
- con antica
perizia
- di maestro
d'orchestra.
- Lo scroscio
dell'onda
- allo
scoglio
- detta un magico
ritmo.
-
- Espressioni di
libertà
- e d'insperate
evasioni:
- due gabbiani da
tempo
- s'annidano in
gruppo
- sulle balze del
tetto,
- che guarda a
ponente.
-
- Or uno si poggia
goffo
- nel corpo
ingobbito
- col becco adunco
e lungo;
- stride un
verso
- sinistro e
sgraziato,
- che lacera anco
il frinire
- sordante delle
cicale.
- È un
richiamo continuo
- invadente,
penoso...
- messaggio
accorato
- di chi soffre,
che è solo.
-
- Il compagno
è in discesa
- affiorando
sull'acqua
- colla preda nel
becco.
- È rapida
intesa:
- due tuffi di
nuovo
- in moto
fendente
- gioioso e
vibrante.
-
- Continuano i
sogni
- dei giovani
inquieti
- ignari
presenti
- dell'anomala
stasi.
-
-
- Terrazza sul Golfo
Paradiso
-
- Il generoso
abbraccio
- dei declivi
rupestri
- scivola verso il
mare,
- plasmando
repentino
- immemore
- anfratti
sculture
- per madrepore e
polipai:
- pozze
diverse
- con gole
profonde
- declinano in
superficie
- sinfonie di
azzurri intensi,
- vellutati,
rimanti.
-
- I serici vaghi
chiarori
- di un'alba
avoriolina
- trapassano Punta
Chiappa,
- vincendo
l'eterna battaglia
- sulle tenebre
della Torretta,
- che
laggiù sbadiglia segnali.
-
- Immerso tra
aloe,
- carnegìe
ed agave,
- inerte testimone
sgomento
- dell'impari
duello resto:
- troverà
rivincita il faro
- solo più
tardi
- al calar delle
ombre.
-
- Rituale
prodigo
- di sensazioni
vibranti
- che veleggiano
libere
- al di là
dei candidi cirri
- in compagnia di
solitudini plaghe
- e d'un
gabbiano,
- dal roco
verso,
- che infrange
ignaro
- improbabili
sogni.
-
-
a
Tea
-
- Canto a due voci
alla luna
-
- Oh mia
misteriosa: così limpida e pura!
- Ch'io possa
rischiarare attraverso te
- l'intimo di una
ferita da lungo spenta
- satura di
scempio e di tristezza.
- Vorrei ali di
fuoco che mi trasportino
- oltre i confini
impervi del cielo
- ond'io plachi
questa profonda angoscia.
-
- Sai risplendere
al sole
- come minute
scaglie di ghiaccio,
- divampa la tua
suggestiva magia
- nel catino del
mondo:
- pronta
già a sciogliere
- della adulazione
suadente
- i cristalli
gelidi e aguzzi.
-
- Sfera incantata
rutilantemente
- percorri suprema
strade interdette
- a gente che vaga
cieca come noi mortali
- alla ricerca
affannosa
- di briciole di
verità disperse al vento.
-
- Illumina quanto
basti impervi cammini
- onde rifocillare
le affaticate membra
- all'allegra
fonte rupestre
- in un concerto
soave di contrasti e di umori
- d'accantonare
disperate melanconie.
-
- E dal profondo:
aiutati!
-
- Raggi dorati
trapanano
- all'imbrunire
boschi di betulle.
- Coni di gioia
infieriscono
- sulle imminenti
penombre
- perdendone il
confronto.
- Buio indistinto
maschera
- le recenti
nudità
- che rami
invocanti
- impotenti
subiscono.
- Suoni
irrequieti
- lacerano a
tratti
- visioni
incantate
- con timori
ancestrali
- ed una coltre di
grigi
- sempre
più intensa
- aggredisce
remote solitudini.
- Crolla
d'intorno
- il mito dei
pretesti
- e resti
indifeso
- con le scarne
paure dell'io,
- sperando che il
giorno
- sopraggiunga
veloce
- a diffondere
nebbie
- evasive e
diffuse.
- Ma tu sei
lì, sempre,
- nel gioco
perverso
- contro te
stesso:
- lanci grida
d'aiuto
- con vigoria
strozzata
- e solo il sordo
silenzio
- risponde
muto,
- incutendo timori
profondi
- di non riuscire
a trovare
- brandelli di
forze
- negli anfratti
dell'anima.
-
- A chi ha
riposto
- nel
cassetto
- una
ribellione latente.
- ... Sogno
antico
- dimenticato
- finché
non provoca:
-
- La
burrasca
-
- Da
oriente sferzate di vento
- sibilano
a mulinello
- spazzando
le cose
- e la
pioggia di traverso
- bagna
gli spiazzi aperti
- del
porticato del centro.
- Anche i
più reconditi
- pertugi
vengono visitati
- dalla
natura in forza
- che
netta, violenta e vince
- ogni
resistenza, vana.
- Penetra
il freddo e l'angoscia
- nel
corpo e nelle membra fradice,
- e nel
sedimento degli anni
- e nei
ricordi, e nei volti,
- e nei
vagiti infantili,
- e nelle
disperate grida
- degli
amori andati...
-
- Assorto
rimiro e colgo
- quest'ultimo
fiore salvo,
- nato
per voglia o per caso,
- tra un
cespo di ortiche
- e la
gramigna, col tempo.
-
-
- Albero di Natale
all'Epifania
-
- Cono di sogni e
di luci,
- selvo messaggero
di promesse antiche,
- ambasciatore di
sani propositi,
- confessore
paziente e redentore di peccati,
- costruttore di
felicità genuine e artigianali,
- esattore di
promesse, espiatore di colpe,
- seduttore di
animi genuini e ingenui,
- pagana
espressione di fecondi materialismi,
- tacito
compromesso tra 'l sacro e 'l profano.
- Sei stato
allestito con gioia e trasporto
- con la speranza
di sempre dai cuori infantili,
- ricoperto di
doni con l'opulenza del perdono,
- fasciato di
lustri e paillettes
- come una vecchia
madama alla festa sociale.
-
- Ci guardi ora
smunto e smarrito
- dopo essere
stato depredato d'ogni tua cosa,
- disegnando per
terra con inermi aghi
- figure di
tristezza che sanno di quaresima,
- pronto per
ravvivare il focolare.
-
-
- Frammenti
-
- Cosa può
restare
- di un attimo
fugace?
- di briciole
d'illusione
- ghirlandate a
festa?
- di due occhi
turchesi
- ridenti di
gaiezza
- a fatica riposti
nell'oblio?
-
- Residui
amari
- sedimentati in
petto!
-
- Tramonto
cupo,
- tragico e
veritiero.
-
- Dell'irreale
sole
- da Dulcamara
tinto
- quale finto
elisir
- di nuova
giovinezza:
- poco resta al
domani,
- ma sulle fredde
spoglie,
- vestite di
tristezza,
- fendenti
voli
- di uccelli
migratori
- in un'alba
serena
- radiante
d'Amicizia.
|