-
- L'OMBRA
DEL RICORDO
Vieni o mio sonno a rinfrancar le
membra,
- quando
i ricordi ghermiscono i pensieri
- dei
tanti giorni le cui vestigia snodano
- tralci
e corone di reminiscenze antiche.
- Nulla
che possa esser d'interesse
- per
altra mente o per altrui orecchio,
- solo
un chiaror che la mia mente alluma
- a
trascinar fin dentro il sogno... il dì di
ieri.
- Leste
a comparir, nella mia mente persa
- dietro
il divenir d'oniriche visioni,
- cornici
e sfondi da me imparati e intesi
- quali
certezze d'ormai trascorsi tempi.
- Ora
rivedo il melo dall'innevati rami,
- ove
tremante il passero sparuto
cinguettava,
- forse
col suo discreto ciangottio invocava
- il
dolce tepor dell'anelato sole.
- O
ancor rivedo a tarda primavera,
- giocosa
l'armonia di grilli e di cicale
- con
platea festante di rose e gelsomini
- sì
che alle nari ancor giunge l'olezzo;
- o
pure nell'afosa notte estiva
- il
buio trasudante di calura
- portava
a me dalle finestre schiuse
- d'un
cane il suo latrar d'assai lontano.
- Ma
incanto che mio senno inver rincorre
- è
di godere ancor di quei suoi occhi,
- è
respirare ancor l'odor dei baci
- che
tanto aggrovigliò ai miei
capelli.
- Sogno...
foriero di cotanta speme,
- rendimi
vision che a me tanto fu cara,
- in
un tramonto con nugoli effimeri color
dell'ambra,
- ch'io
possa almeno in sonno, del suo ricordo...
carezzare l'ombra.
-
-
- LIBERTA'
VUOL DIRE: AMORE E PANE
Figli
del mondo da ''quella Croce'' nati,
- forti
del senno e della propria fede,
- fidate
in quel miraggio che mai non vuol
confino,
- atto
a lenir le piaghe del perduto mondo.
- Levasi
il vento di rabbia e pur dispetto,
- a
sperdere schiere di angeli nel
cielo,
- trema
la terra e impallidisce luna,
- se
fra le genti è scevra
libertà.
- Uomo,
che nato sei sovrano sulla terra,
- con
su tal serto eretto in capo a
dignità,
- fa
che la voce tua non resti muta,
- urla
il tuo sdegno per chi schiavo muore.
- Raggi
di sole a fonder le catene,
- perché
queste mie mani si fondan con le
tue.
- Monti
scoscesi, orsù... bevete il
mare
- tanto
più misero di lacrima
d'offesa.
- Che
cosa vuol mai dire...
libertà?
- Forse
volare su cavallo alato?
- Portare
tutti i sogni al di là del
cielo?
- Oppure
sta a indicare quel vascello
- che
solca tutti i mari intorno al mondo?
- Non
esser stolto e invece, ascolta il
vento
- che
di dolore aliterà il
sussurro.
- Aiuta
ad innalzar barriere al pianto
- di
quel fratello che non ce la fa.
- La
libertà non è cavallo e neppur
vascello
- ma
è goccia di rugiada su fior di
pesco.
- Essa
vuol dire solo: ''AMORE E PANE''
- e
scioglier le catene a chi legato è...
peggio di un cane.
-
- FIORIO
E BIANCOFIORE
D'ora
in ora, giorno si schiara al sorgere
d'aurora,
d'ora
in ora, s'alza su nel ciel a calda sua
dimora,
astro
nascente, sole rilucente, del dolce dì di
maggio,
tanto
ch'al cor e parimenti a spirto dona inver
coraggio.
Schivo
e fuggiasco al lieve tremolar dell'assonnate
nubi,
l'incanto
lunar lesto ad ispirar delizie e pur
connubi,
disfa
del suo rosario l'opalescente lume,
forse
dolente al sorger di chiaror ed ogni suo
barlume.
Veste
di luce il suo scenario il mondo,
con
vanitade propria, della beltà di
così tanto sfondo.
Destati
giorno... sveglia giovinezza,
destati
o vita all'incanto e alla bellezza.
Cessa
il suo canto al sole e dorme
l'usignolo,
lui
che cantò la notte per chi restò
da solo.
Solo
coi pensieri e senza illusione
alcuna,
tanto
desio... per lei... per lei... la mia ''madonna
bruna''...
Piangi
usignolo per l'altrui dolore,
amor
m'infiamma di cotanto ardore.
Non
ci saran più versi e neppur
poesia,
che
leniran dolore per questa pena mia.
Neppur
tacendo questo gramo affanno,
saprò
sopir del cuor il disinganno.
Sole
ormai splende, colora foglia e fiori
ma
l'usignolo tace... non vede i suoi
colori.
Pur'io,
ormai cieco da tanto vezzo e oblio,
non
volli creder che potesse dirmi
addio.
Io
che vedevo in lei brillio d'oro di
stelle
e
che cantai per lei... le strofe mie più
belle...
Ma
come nella fiaba di ''Fiorio e
Biancofiore'',
l'amor
che nasce e sboccia... l'amore che infine...
muore.
-
IL
GHIACCIO DEL TEMPO
Foglie
ormai secche disperse nell'
autunno,
son
miei ricordi e le mie fantasie.
Languidi
i sensi, rammentano ancor oggi,
raggi
di luna ed un amor lontano.
Sì
penetrante l'odor dei gigli in
fiore
e
le farfalle, bianche ballerine,
complici
eran d'un amor nascente,
per
tua persona bella ed avvenente.
Quella
stagione in cui... schiavo
d'amore,
io
ti cingevo la sottile vita
e
ti rubavo timidi sorrisi
per
riscaldar miei sonni solitari.
Cosa
mi resta or di persa giovinezza?
Della
tua pelle bianca di ''madonna''?
Stretto
e avvinghiante è: ''... ghiaccio del
tempo''
e
non c'è bacio che, sciolga la
morsa.
Cupo
e appassito, il viso di
quell'uomo
che
mi si para agli occhi quando io mi
specchio,
vieni
malinconia non mi lasciare,
ora
che ho tutto e nulla... OR CHE SON
VECCHIO.
CANTO
DI UN DI' D'ESTATE
Barlumi
evanescenti d'ormai passata
infanzia,
ravvivano
crepuscoli nell'ombra dei
ricordi.
E
vedo, arretrando nell'ansa del
pensiero,
ridente
all'armonia del bel sole di
giugno,
con
pergolati d'uva e rose gialle,
quel
casolare antico oltre il monte.
Dava
fiducia al cor e protezione,
dalla
canicola e calura estiva,
quel
suo vialetto irto di ginestre,
dove
sommesse e docili al dio sole,
a
riparar da morsa di calura,
timide
e assonnate oziavan le lucertole.
Pur
da lontano un'abbaiar costante,
si
percepiva di quel cane attento,
al
suo dover di vigile guardiano
di
un padrone che... non ne tien
conto.
Canta
l'estate quella sua armonia
con
le cicale e trilli degli uccelli,
sotto
l'attenta egida dell'astro,
che
assai lucente... fa la corte al
grano.
Canto
sereno di quel dì d'estate
chiuso
al suo volger da stellata notte,
dove
soggetto intrinseco è...
''poesia''
e
di briose lucciole è
''regia''.
Veli
d'opalescenti stelle vagabonde
recano
al cor e all'animo la quiete.
Chiude
il sipario in ciel... tremula
luna
col
suo chiaror discreto mentre il dì
imbruna.
-
-
- NELLE
SUE MANI UN GIGLIO
Tu,
prima luce sei, a far chiaro nel
giorno,
Tu,
dell'eterne stelle amene chiaror e
incanto,
di
donne d'Israele fra tutte ognor
l'eletta,
Tu,
dunque, benedetta al sacro rivelar.
Tu,
in un sospir fragrante dell'odor di
giglio
che
lieve t'accarezza e pur t'avvolge,
io
messagger di luce e verità
ammantato,
reco
dispaccio di sacra profezia.
''Sii
benedetta Tu fra tutte le altre
donne''
Teco,
il germoglio del Divin Disegno.
In
quel Tuo grembo santo l'odore d'un
segreto
e
nei Tuoi occhi belli io scorgo
turbamento.
Ama
e proteggi Lui che Ti vien dato
dal
Padre che dal ciel disegna il fato,
sì
che dell'uomo, certo sia il cammino
che
lo conduce per la via dei giusti.
Non
ti crucciar se a Te è ignota
mira,
io
ti rivelo ordunque, o ''Fior di
Palestina''
che
nel tuo grembo di gestante madre,
si
compirà del mondo l'eterna
volontà.
Rosa
purpurea, scaccia il Tuo timore
con
l'ubbidienza al di Lui Volere.
Sia
Tu modello schietto e pur sincero
di
chi riesce a dare solo amore vero.
Mentre
la donna, attonita, dell'angelo
ascoltava
verbo
del Dio che poi diverrà uomo,
questi
librandosi in ciel al par d'una
colomba,
omaggia
la fanciulla d'un candido bel
giglio.
Raggio
di luce carezza or quel grembo,
come
a indicarne nascente maestà.
Lei
in un sussurro esclama '' O mio Signore
sempre
sia fatta la Tua volontà''.
Poi
china il volto Suo qual umile
preghiera,
sapendo
ormai d'avere su di Lei l'IMMENSO.
Scomparve
allor visione, dell'angelo e del
giglio
ma
nel Suo casto grembo, accolse... un DIO e un
FIGLIO.
-
IL
PROFUMO DEL GRANO MATURO
L'ombra
del vento, alitando scompone,
il
mio ricordare quei giorni felici
in
tanti brandelli di sogni vissuti,
che
pur se sopiti, addolciscono il
cuore.
I
giochi d'infanzia, le corse
sfrenate,
fra
i campi indorati di spighe
ondeggianti
e
coi miei ricordi di bimba catturo
...
profumo d'immenso... profumo di grano
maturo.
Sospiri
di nubi e il gioco del vento,
fra
i riccioli biondi di bimba
sognante.
La
brezza leggera sapeva di sole
e
prati cosparsi di piante di
viole.
Ricami
di nubi nel bianco mattino
e
poi viene il giorno e fa sposa la
luce.
Sbadiglia
esitante ancora un momento,
assonnata
rugiada che al sole s' arrende.
Violini,
il frinir dell'eterne cicale,
s'udivan
nell'ora sudata del giorno.
Castelli
di sogni e... il fiorir della
vita,
rintocchi
festosi di gaie campane.
Il
sole, la gioia e speranze al futuro...
profumo
d'immenso... PROFUMO DI GRANO MATURO.
IL
SORRISO D'UNA MADRE
Lenti
e lacrimevoli lungo i vetri a
scorrere,
tremuli
e incessanti rivoli di pioggia,
imperlano
ricordi d'ormai lontano autunno
colorato
d'una grigia e impalpabile
foschia.
Sibilava
forte il Maestrale fra quei rami
spenti
dei
pochi lecci che sognare ambivan
a
quelle sere d'estate ormai
trascorsa,
mentre
misero e sparuto geranio sul
balcone,
s'inchinava
all'imperversar del vento.
Rivedo
te, camminare lentamente,
coi
capelli impolverati di saggezza,
fra
le mani tu stringevi dolcemente,
un
rosario sempre pronto a sussurrar
preghiere.
Cara
donna, cara madre... cara tutto,
quel
tuo grembo che per me, fece
ragione,
la
tua carne, con la mia fu
condivisa,
quell'amore
ch'ai miei occhi ti vuol
''Madonna'',
non
s'arrende alla violenza dei tuoi
anni.
Con
le mani aperte a carezzarmi il
viso,
come
a cancellarne pene e pur sospiri,
quante
volte confidando in tuo
consiglio,
io
chiudevo stanca gli occhi sul tuo
seno.
Libro
aperto questo cuore al tuo
vedere,
tu
sapevi anche... legger tra le
righe,
tendo
ancora questa mano che ti cerca,
ma
ritrovo solo il raggio d'un sorriso.
FARFALLE
LEGGIADRE NEL VENTO
Tu
Primavera, che doni l'ebrezza di mille
colori,
di
bacche vermiglie dai mille
sapori,
volteggia
leggera su questa mia vita,
alitando
su me la tua grazia infinita.
Colora
col rosso d'un caldo tramonto
il
cielo che affonda nel mar, sullo
sfondo.
Raccogli
il verde di foglie nascenti
e
dipingi speranze nel cuor degli
amanti.
Pittrice
silente e fata sognante,
tuoi,
soffi di vita sui fiori e su
piante.
Dispiega
farfalle leggiadre nel vento...
...
son fiori volanti e del cielo
l'incanto.
Cattura
con soffio di flebile brezza
pensieri
segreti e dammi certezza,
che
come tu puoi, far rinascere un
fiore,
nel
cuore d'un uomo, germogli
l'amore.
Concedi
ai miei occhi... tutto il verde del
mare,
affinché
con lo sguardo sappia farlo
innamorare
e
donami pelle del colore di rosa,
perchè
possa amarmi sopra ogni cosa.
E
quando d'amor finirà la
stagione,
come
foglia avvizzita sfiorirà la
passione,
io,
come farfalla ormai priva del
cielo,
che
cerca il suo fiore coperto da
gelo,
nel
bianco Dicembre in cui tutto
riposa,
che
possa morire... sognando una rosa.
...
E... c'era un presepe
Soltanto
una notte, una notte soltanto,
il
cuore dell'uomo ritorna bambino.
Odor
di castagne e di mandarini
profumano
l'aria... e... scende la neve.
Vorresti
restare col naso schiacciato
sui
vetri gelati a guardarla danzare.
Vorresti
sentire ancora una volta
le
mani ghiacciate in guanti di lana
intrisi
di freddo... e c'era un presepe!
Accanto
al camino... un presepe di gesso!
Con
cura adagiavi del muschio setoso
e
dentro la grotta... il bue e
l'asinello.
...
E... c'era un Bambino!... Rinasce il
Bambino.
Ancora
una volta, per mille anni ancora,
ancora
una volta... rinasce il Bambino.
Rinasce
l'Aurora. Aurora d'Amore,
che
spera e che crede, che crede nel
cuore
che
crede alla fede, che crede
nell'uomo
che
torna bambino... e... c'era un
presepe
...
e C'ERA UN BAMBINO.
-
- LA
MAGIA DI UNA NONNA
- Dedicata
ad Augusta, la mia cara e dolce nonna che non
potrò mai dimenticare)
Ti rivedo... volto tondo, faccia
allegra,
sempre
pronta a dir di si ai desideri,
porto
amico eri in clima di tempesta,
il
giocar insieme a te era una festa.
Vesti
spente tu indossavi in quegli anni
e
con nastri adornavi un bel
grembiule,
lo
portavi come un re che nel castello
si
cingea regali spalle con mantello.
Tu
saggezza, discrezione e... tanto
amore,
tu
salvezza da ogni certa punizione.
Mi
ricordo, arretrando col pensiero,
che
dicevi: ''Stai tranquilla e non
temere,
il
grembiule d'una nonna è inver
fatato,
c'è
una tasca e dentro troverai un
tesoro.''
Quante
volte, ritornando a lei piangente,
per
un brutto voto capitato a scuola,
asciugando
questi occhi dolcemente,
dalla
tasca del grembiule suo fatato,
tosto
uscivan due biscotti al cioccolato.
O
se anche un giocattolo chiedevo,
presto
in tasca la sua mano terminava
e
nel giro di un secondo solamente,
mille
lire... dal grembiule suo sbucavan.
Cara
fata che d'amore sei vestita,
or
fra gli angeli coroni la tua vita
e
per consolar disagio agli
angioletti,
dalla
tasca verran fuori dei confetti.
Cara
nonna, sono certa che stasera,
se
guardassi nella tasca del grembiule,
troveresti
tu, per me, anche la luna,
tu
che m'ami come al mondo mai nessuna.
Il
ricordo non mi lascia dei tuoi
occhi,
occhi
buoni sempre pronti a perdonare,
guarda
ancora nella tasca per favore,
ed
estrai ancor per me... TUTTO IL TUO AMORE.
-
- CERCAMI
Cercami,
quando
scenderà la notte
e
sentirai il suo gelo calarti dentro
l'anima.
Cercami,
quando
avrai bisogno delle mie labbra
per
asciugare tutte le tue lacrime.
Cercami,
e
quando con i sogni volerai tanto in
alto,
ti
aiuterò a catturare
arcobaleni
per
farne anelli nuziali.
Cercami,
e
quando sentirai il cuore divenire
arido,
io
lo trasformerò in oasi,
dove
fiori e palme canteran di noi.
Cercami,
quando,
sulle ali d'una farfalla,
spiccherò
il volo librandomi nell'aria,
per
giungere al più presto sino a
te.
Cercami,
quando
la delusione frustrerà ogni tua
aspettativa,
ti
aiuterò a ricucire brandelli di
speranza
e
tesserò per te la tela
dell'esistere,
con
fili di passione e d'entusiasmo.
Cercami,
quando
la polvere dei ricordi
ti
porterà inevitabilmente a me,
facendoti
provare l'emozione di quei baci mai
dati
e
di quei sogni sospirati e mai
sognati.
Cercami,
quando
i capelli ruberanno
l'argento
alla pioggia
e
quando anche nell'altra vita
ti
accorgerai di avere ancora voglia di me...
allora... tu
...
CERCAMI...
-
- LA
RABBIA E LA CAREZZA
Dolce
carezza è l'alitar del vento,
sul
mare d'erba che sinuosa ondeggia,
come
lieve ed ampia gonna di fanciulla,
quando
incede con passo sinuoso e lento.
Vento
che spazzi via ogni più arcano
sogno,
vento
che porti al cielo ogni fantasia,
avvolgi
con spire di polvere e di olezzi,
il
cuore suo e falle ricordare,
quel
tenue profumo di ginestre in fiore
e
quella polverosa strada in mezzo al
verde.
Araldo
d'un amor di cui non so il destino,
vento,
figlio di Eolo e complice dell'eco,
gridando
a te, il suo nome ingigantivo
tanto
e poi tanto per limitarlo al cielo!
Tu
non conosci o vento la stanchezza,
tu
non conosci l'ansia ed il patire,
sei
la potenza fiera... sei la rabbia,
sei
la dolcezza d'un sospiro lieve.
Tu
sei il suo ricciolo scomposto sulla
fronte
e
sei un sorriso su quel viso bello,
quando
soffiavi maldestro e sbarazzino
e
un lembo della gonna sollevavi.
Sei
come un sogno, nulla ti trattiene,
sferzi
la guancia con ardito soffio,
ma
se t'afferro con protesa mano,
nulla
rimane fra le dita chiuse.
Solo
mi resta, di quel dì un
ricordo,
ricordo
lei con i capelli al vento,
e
quel sorrider spensierato e fresco
che
al core mio ancora da diletto.
Concedimi
la rabbia tua un momento,
che
io possa odiarla per avermi illuso,
poi
paca il cuore mio da quel tormento
e
come zeffiro gentil tranquillo e
cheto
fa
che il sogno mio non venga più
deluso.
-
CHE
IO TI TROVI
O
Signore, fa che io Ti trovi
nel
filo d'erba che cresce,
nelle
gemme degli alberi
prima
della fioritura.
Che
io Ti trovi
nella
prima stella della sera,
nel
dolore di una madre
che
partorisce la sua creatura.
Che
io Ti trovi
nei
momenti d'attesa,
nei
momenti di dubbio,
nei
momenti di ansia profonda.
Ma
soprattutto o Signore,
che
io Ti trovi,
nel
momento del dolore,
del
turbamento,
quando
la mia strada,
sembrerà
allontanarsi dalla Tua,
quando
il mio cuore
non
riuscirà più a
perdonare,
quando
la mia anima
non
accetterà più il patire e la
sofferenza
e
quando pur di non morire,
accetterei
anche il male,
allora
Signore, proprio allora... FA CHE IO TI TROVI.
IL
DI'... DI IERI
Ricordar
è dolce, il tempo di passata
fanciullezza,
quando,
correndo a perdifiato assaporavo,
nell'aria,
il profumo di quell'aspra terra.
Con
corolle di fiori, adornar usavo,
i
lunghi capelli di vita inebriati,
mentre
schiere di bimbi, come stormo
allegro,
coloravan
strade di spensierato chiasso.
Cangiante
all'imperioso sole,
il
verde di colline all'orizzonte,
impallidir
faceva, il tremulo papavero
che
d'ansia palpitava, per il timore d'essere
raccolto.
L'orecchio
allor fanciullo, sognante ancor di
fiabe,
udir
parea, dai ciliegi in fiore,
il
palpitar leggero di fate
evanescenti,
e
di quei lor sospiri e flebili
sussurri.
Sprazzi
di cielo, creavan sulla terra, delicate
ali
di
esuli farfalle, mentre la notte, il chiaror
lunare
emulato
era da pellegrine lucciole
dorate.
Donne
provate, da fatica e tempo,
riposando
un poco al calar del sole,
sferruzzavan
leste, alternando al ferro
un
continuo e gaio parlottar
curioso.
Bianche
le nubi e odor di rose a maggio
che
inebriano ancor oggi i miei
ricordi.
Dolci
ricordi che fermar vorrei,
a
lieta primavera di mia vita.
Ma
il tempo lusinghiero circuisce,
con
prospettive rosee i tuoi pensieri
e
tu, desiderando il tuo domani,
mai
non t'accorgi,
di
quanto è più felice... il dì di
ieri.
COMPAGNO
OBLIO
Odo
stormire fronde balenanti al
vento,
disperdere
orde di pensieri e sensazioni.
Salmastra
l'aria che mi schiaffeggia il
viso,
intrisa
di solitudine, lacrime e
salsedine.
Assaporo
con voluttà la libertà del
vento,
nari
si pregnano del forte odor
dell'alghe.
Creste
rugose di spumeggianti onde,
impeto
arcano d'una potenza fiera.
Vento,
che porti al mare questa tristezza
mia,
qual
turbinio pietoso avvolgi i miei
pensieri,
schiavi
ancor da cotanto giogo,
di
quel sorriso, che al core mio fu
reo.
Che
la mia mente possa, un dì
scordare,
il
suo sorriso e quel suo viso
bello,
sii
mio compagno o... lenitivo
''oblio'',
fin
quando questo sogno non cancello.
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