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- Prefazione
- Le poesie che
compongono la silloge di Gianni Fassina non sono altro
che brevi, acuti e sapienti ritratti di persone e
fedeli immagini dei luoghi di Costarainera, paese in
provincia di Imperia, e nascono da ricordi personali,
suggestioni che hanno scosso l'animo, emozioni che
hanno segnato un periodo della vita: frammenti di
un'esistenza riportati in luce attraverso il vaglio
poetico e, come al solito, la realtà e la
fantasia nel ricordo che, a volte, si fa sognante, si
mescolano fino a rendere confusi ed incerti i
riferimenti reali o quelli forse solo sognati o
desiderati.
- Emerge tutto
l'amore, intenso e profondo, per il proprio paese
natìo dove l'autore ha trascorso una buona
parte della sua vita, la nostalgia per la terra dove
affondano le proprie radici, l'orgoglio d'un uomo nel
raccontare i sentimenti, i valori umani, il senso
della vita d'una generazione.
- Ecco allora tornar
alla mente il rintoccar delle ore dal campanile
proprio sopra la casa natìa, il padre che
ritorna dal lavoro con un palloncino appeso al filo,
pagato con i soldi del biglietto della corriera
"facendosi dieci chilometri a piedi" (e c'è da
chiedersi quale dono possa valere di più), il
calore d'un bambino in braccio alla madre, la "dolce
nonna" sempre prodiga di mille attenzioni, la bottega
della zia Irma con quel profumo di pane che inebriava;
e poi ancora le prime sigarette fumate di nascosto nel
fienile e i ricordi della scuola quando c'erano ancora
le cartelle di cuoio, le partite a calciobalilla,
l'arrivo della prima televisione con i bambini
impazienti e affascinati dalla immancabile "isola del
tesoro" e quanti sogni in quella "piccola stanza della
Pina".
- È una
immersione totale nei ricordi, un atto d'amore, una
testimonianza appassionata e struggente "qualche volta
d'estate di notte/torno alla fontana/poche lucciole/mi
tengono compagnia": quella stessa fontana regalava
l'acqua che diventava "gassata" con due bustine,
bastava un minuto ed ecco prontal'acqua con le
bollicine.
- Tra un bicchierino
di marsala all'uovo e qualche "bianchino" si snodavano
i giorni di festa in piazza, con i fuochi artificiali
e le giovani ragazze sfoderavano i vestiti più
belli.
- Tutta la vita
"scorre veloce" e ogni ricordo è un frammento
prezioso da serbare nel profondo del cuore: il proprio
mare quando soffia il libeccio, i sereni pomeriggi
sulla loggia d'estate, i momenti di gioia con la gente
di Costarainera, l'odore di salsedine nel bar sul
porto, "un buon posto/per non pensare" mentre il
"tempo vola" quasi "bevuto" come un buon bicchiere di
vino, assaporandolo goccia dopo goccia.
- Al contempo tornano
alla mente le amarezze che si sono sedimentate nel
cuore del poeta, come fumo denso di sigarette hanno
lasciato il sapore acre del tabacco, e sempre
più pressante è quella condizione di
incapacità ad essere felice, pensando ormai
all'ultima stagione della vita, all'angoscia di dover
vivere il presente che vede intorno a sé corpi
senza carne né sangue, macchine capaci solo di
una morte elettronica e viene voglia di urlare la
propria rabbia, e ci si accorge di sentire un vuoto
dentro che pare incolmabile, un leggero vivere
inesistente tra l'indifferenza.
- Non rimane che
aggrapparsi ai dolci ricordi per non sprofondare del
tutto, recuperare amati frammenti di vita seppur con
la consapevolezza che sono ormai "destinati al nulla",
e "lentamente/come nicotina/la noia/si insinua nelle
vene": eppure il passare del tempo non elimina la
forza delle emozioni trasfuse nelle poesie e sempre
velate da un senso di malinconia e
nostalgia.
- L'attuale triste
realtà è smarrimento in una odierna
immobilità che nulla ha a che vedere con
l'entusiasmo d'una volta e ora il poeta prende atto
della sua situazione che è "fredda"
constatazione dell' umano esistere, "assediato da
inquietanti visioni": le sue parole segnano l'urgenza
di una chiarificazione interiore che è
momentaneamente muta.
- Come uomo silente,
senza più parola, ricerca nel luogo poetico la
possibilità vitale di archiviare per sempre
nella memoria questi frammenti esistenziali:
accarezzare un sogno svanito, illudersi che la
realtà non sia racchiusa dentro quattro mura,
asserragliarsi nei luoghi segreti dell'anima per
sconfiggere il tempo.
Massimo
Barile
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Costarainera e altre poesie
- Luoghi
gente animali e
piante
- Questi
piccoli ritratti di luoghi, persone, animali e
piante di Costarainera, nascono da personali
ricordi.
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- I ricordi
sono spesso come i sogni: strani, fantasiosi,
confusi, inverosimili o verosimili, si
interrompono all'improvviso, lacunosi, ma mai
falsi, perché sia quello che ricordi o
che sogni è realtà del
momento.
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- Sono il
frutto dell'amore che provo per questo piccolo
paese, dove sono nato, si è svolta tutta
la mia vita e dove voglio
morire.
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- Pavese
scriveva "Un paese vuol dire non essere soli,
sapere che nella gente, nelle piante, nella
terra c'è qualcosa di tuo, che anche
quando non ci sei resta ad
aspettarti".
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- E tutto
ciò è meraviglioso.
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- COSTARAINERA
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- Il grande
pino
- ("Pia de
Stevuccio")
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- Grande
regale.
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- Di passeri
nelle gelide notti invernali
- rifugio.
-
- Simile ad una
torre d'avvistamento
- sull'azzurro
mare Mediterraneo, proteggi le case.
-
- La tua
età non conosco.
-
- Mi piace
immaginare che già vivevi
- quando la
terra dove affondi le radici
- iniziò
a chiamarsi Regno d'Italia.
-
- Piovose
ventose giornate
- i tuoi rami
sferzati,
-
- Uccelli al
riparo delle fronde nati.
-
- Talvolta,
come se mi recassi da un vecchio
asceta,
- vengo da
te.
-
- Distendo le
mani sul tronco,
- dove tutte le
storie del paese sono scritte,
- sento il
vecchio tuo cuore palpitare.
-
- Via
Chiusa
-
- Profumo di
rose e basilico
- nella stretta
cieca via.
- La
mezzanotte
- batteva il
campanile
- proprio sopra
la casa
- in una notte
di maggio.
- Il giovane
Dottor Mario
- emozionato
- al suo primo
parto
- mi ha fatto
nascere.
- In quelle
quattro umide mura
- è
iniziata la mia sfida alla vita...
-
- Pare che un
vicino, il Sig. Ernani,
- col quale
molto tempo dopo,
- avrei
commentato il giornale,
- sulla
piazzetta della chiesa,
- alla domenica
mattina,
- sia stato il
primo vicino
- ad udire il
mio pianto.
-
- ...Tutto
questo è quello
- che anni
dopo
- mi ha
raccontato mia madre...
-
*
- La mia fronte
insanguinata...
- mia nonna...
la dolce nonna... mia madre...
- che mi
accompagna dopo una caduta
- dal
dottore...
- in una
giornata ventosa...
-
*
-
-
-
- Le prime
sigarette fumate
- di nascosto
in un fienile...
- il fienile
che brucia...
- ...qualcuno
grida il fuoco... il fuoco...
-
- Un fuoco
spento per sempre.
-
- La bottega della
zia Irma
-
- Con le amiche
scherza
- la dolce
ancora bella signora Ida
- nell'antica
bottega di mamma Irma.
- Ascolto
nascosto.
- Apprendista
fornaio.
- Il cuore
già innamorato.
- La cesta del
pane
- profumato di
forno
- aspettava la
zia Irma prima dell'Alba.
- Nessuna
parola, poi,
- un cenno e
salivano in cucina:
- due
bicchierini di vero cristallo
- una bottiglia
di marsala all'uovo
- col disegno
della gallina sull'etichetta,
- "bevi toso,
le se' bon, te ghe da forza"
- nella sua
eterna parlata veneta.
- Le uniche
parole nel silenzio
- religioso
della stanza.
- Oltre il
giardino, sul mare cobalto,
- nasceva
l'alba.
-
- Via San
Giacomo
-
- Seconda
elementare.
- Primo
ottobre.
- Di quel
giorno
- immerso nel
nulla del passato
- ricordo una
mattina fredda
- banchi di
scuola gelati
- profumo di
cuoio delle cartelle.
- La maestra
giovane e bella
- ...e occhi
scuri
- di una timida
bambina...
- occhi che
ancora
- posso
guardare sempre
- con un po' di
emozione.
-
*
- ...il primo
bar...
- il sig.
Italo...
- cazzotti...
- partite al
calciobalilla...
- Gianni e
Giuseppe...
- Un
bicchierino di cordiale
- per soffocare
il dolore
- quando la
morte l'ha portati via...
-
- Min e Pina e
l'isola del tesoro
-
- "è
arrivata la televisione"
- "come la
televisione?"
- "Min ha
comprato la televisione"
- "l'apparecchio
televisivo, vorrai dire"
- "Sììììì".
- E da quel
giorno
- in via Dott.
Raineri e per tutto il paese
- è
cambiata la vita.
- Nel
pomeriggio la tv del ragazzi.
- Arrivavamo
trafelati impazienti.
- Urla nella
piccola stanza, sedie rovesciate,
- in alto la
magica scatola.
- Min prima di
accendere il televisore
- passava tra
noi ragazzi
- "dieci
franchi" chiamava così le
lire.
- Poi decine di
occhi a guardare in su.
- Jim
l'intrepido ragazzo... il pirata Silver...
l'oceano...
- i bucanieri
che cantavano su di una cassa da
morto...
- bevendo
bottiglie di rum...
- la mappa...
l'isola del tesoro...
- Quanti sogni
in quella piccola stanza...
- Ogni tanto
Pina,
- una donnina
piccola piccola,
- così
la ricordo,
- si alzava
dalla sedia
- e ci chiedeva
se volevamo delle mentine.
-
-
- Il
palloncino
-
- ...È
quasi sera in via Dottor Raineri...
- forse una
sera calda d'estate...
- in braccio di
mia madre...
- ricordo una
larga cintura nera che indossava...
- ...
-
- mio padre
ritornava dal lavoro...
-
- ...
-
- in mano un
filo...
- in cima al
filo un palloncino... quelli da
fiera...
- che si
gonfiano...
-
- anni dopo mi
hanno raccontato
- che il
palloncino
- quasi subito
è scoppiato...
-
- mio padre per
comprarlo
- aveva speso i
soldi del biglietto della corriera
- facendosi
dieci chilometri a piedi...
- Graziella
-
- Abita in
città.
- È una
signora di una normale bellezza.
- Quando avevo
forse sei anni o poco più era
bellissima.
- Abitava con i
suoi l'ultima casa di via Dott.
Raineri.
- Dopo la casa,
alberi d'ulivo.
- Più
grande di me, capelli biondi.
- Innamorato
come tutti i miei amici.
- Si giocava
agli indiani fra le piante di ulivo.
- I cavalli
erano i tronchi degli alberi.
- Ci si
picchiava tra noi ragazzi
- fantasticando
duelli all'ultimo sangue per lei.
- Un giorno
è andata a vivere con i suoi in
città.
- Quel giorno
ricordo ho pianto.
-
-
- Giorno di festa
in piazza
-
- San Giovanni?
Sant'Antonio?
- Non
ricordo.
- Ma la piazza
quella, sì.
- Tutto il
paese c'era!
- I vecchi con
la pipa e il sigaro in bocca
- Uomini e
donne sorridenti
- Giovani
ragazze con i vestiti belli.
- Tutt'intorno
la piccola piazza
- (la strada
più larga del paese)
- fuochi
artificiali:
- stelle,
torce, girandole.
- E al centro,
oh!Al centro un pallone aerostatico
- pronto per
volare.
- Un po'
piccolo in verità, ma sempre un
pallone!
- Tumiati il
gran cerimoniere. Fiero.
- Si accende il
fuoco per inviare la sfera nell'altro dei
cieli.
- Applausi a
scroscio.
- Ma qualcosa
non va!?
- "Brucia,
Cristo, Santa Madonna, il pallone
brucia!"
- Un gran fumo
dall'odore sgradevole si leva nella
piazza.
- Attimi di
panico. Tumiati impreca.
- La gente
è stupefatta.
- Come se non
bastasse
- qualche
buontempone
- approfittando
della confessione,
- accende le
stelle, le torce, le girandole.
- Fuochi
artificiali in pieno giorno!
- Vecchi,
uomini, donne, ragazzi, ragazze,
bambini
- dopo aver
compatito gli sforzi del gran
cerimoniere
- che soffia
inutilmente sul fuoco
- scoppiano in
una gran risata.
-
-
- ...E le galline
cantarono come i galli...
-
- In via Della
Repubblica il Sig. T... alleva
galline.
- Allevare
è un eufemismo.
- Le teneva
chiuse in una stalla,
- per paura che
le portassero via,
- mezze morte
di fame.
- Pretendeva,
pure, che quelle disgraziate,
- facessero
uova.
- Ma conciate
com'erano non ci pensavano nemmeno.
- Per qualche
foglia d'erba, avrebbero venduto
- l'anima al
diavolo, se l'avessero avuta.
- Così
una notte con alcuni amici
- ne "studiammo
una"
- Sul tardi,
mentre il Sig. T...
- dormiva
tranquillo,
- sognando
improbabili frittate,
- liberammo le
galline non prima
- di aver
somministrato a quelle infelici,
- una generosa
porzione d'insalata
- condita con
grappa.
- Quelle,
affamate com'erano,
- la
divorarono, senza badare troppo
- al
condimento.
- Iniziò
il più favoloso dei concerti.
- Le poverette
ubriache fradice
- sino
all'alba, per i carruggi del paese,
- cantarono
come i galli.
-
-
- Via della
Repubblica
- "La
fontana"
-
- "Vietato
bere. Acqua non potabile"
- La scritta
del Comune.
- Generazioni
l'hanno bevuta.
- Non è
morto nessuno.
- Estate.
- Caldo
soffocante.
- La FONTANA ci
aiutava a fabbricare l'acqua
gassata.
- Con bottiglie
di ogni formato
- si andava da
Lei come in processione.
- Si aspettava
il turno chiacchierando col vicino.
- Si
spettegolava sugli accadimenti del
paese.
- Poi a casa,
nelle cucine la straordinaria
alchimia:
- trasformare
l'acqua liscia della FONTANA
- in acqua
gassata.
- Si seguivano
le istruzioni.
- Due bustine
due colori.
- Versare il
contenuti nella busta bianca nella
bottiglia.
- Poi la busta
azzurra facendo attenzione a chiudere
subito.
- Un minuto,
forse meno, il miracolo, l'acqua con le
bollicine.
-
*
- Qualche volta
d'estate di notte
- torno alla
FONTANA,
- poche
lucciole
- mi tengono
compagnia.
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