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- I due
falchi
-
- Io sono il
sovrano,
- io la forza,
io il potere
- di lasciare la
vita o dare la morte.
- Io volo,
roteo, mi libro sul vento
- e uccido a mio
piacere.
- Dal buio della
notte
- sono balzato
in un'esplosione
- di luce e
azzurro.
- Sono
libero,
- ma ritorno a
te, sempre.
- Sono presente
nelle tue iridi
- così
come il tuo richiamo
- è
presente nei miei orecchi.
- Tu vedi me e
le mie prede.
- Io vedo te e i
tuoi servi.
- Vedo un falco
nei tuoi occhi,
- ma non sono
io.
- È
forte, più libero,
- e mi soggioga,
mi richiama.
- Verrò a
te, veloce,
- perché
sei mio simile.
- Sovrano a
sovrano.
-
- I mosaici di piazza
Armerina
-
- Il mare di
fango che per secoli vi coperse
- vi ha
salvati.
- Anche se di
epoca tarda
- e di non
raffinata fattura
- siete
fascinosi e misteriosi.
- Le tigri, gli
elefanti,
- gli animali
esotici
- con i loro
colori e le loro ombre
- rendono vive
quelle sale
- e in me
suscitano domande senza risposta.
- Chi vi
calpestò?
- Quale giovane
patrizio
- vi percorse
veloce
- e per quale
battuta di caccia?
- Quale schiavo
vi strofinò
- per rendervi
brillanti
- e compiacere
il padrone?
- Quali torme di
bambini urlanti
- si slanciarono
per il lungo corridoio
- o curiosi si
fermarono
- a osservare
gli animali sconosciuti?
- Forse corni di
caccia,
- latrati di
cani, urla di servi
- echeggiarono
per quelle sale.
- Forse in
quella palestra,
- unica alla
vista,
- risa di
fanciulle risuonarono,
- ilari e
leggere.
- Così la
mia immaginazione
- rende vivo e
presente
- quel lontano
mondo,
- con i suoi
colori e i suoi suoni,
- complici il
vostro fascino
- e il silenzio
intorno a voi.
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