LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Poesie di
Maria Zabban
Vieni, bambino raccolta di poesie
Guerra
- Bambini
- Giocavi sereno piccolo
- bimbo e ridevi del tuo
- impacciato compagno
- che si guardava intorno
- timoroso, spaventato,
- negli occhi ancora
- l'immagine di vite perdute.
- "Non aver paura amico
- mio,qui siamo al sicuro,
- ti prego, allontana i tristi
- pensieri, giochiamo!."
- Di te sono rimaste queste
- gioiose parole nell'aria
- insieme ai frammenti del
- tuo pallone e alla polvere
- della tua povera casa.
- Non avevi diritto alla vita
- e te l'hanno ripresa.
- Guerra
- Vedo solo dolore e disperazione.
- Come puoi tu parlarmi di immensi campi
- di gioia dove cresce la speranza?
- Io non conosco altro che guerra, distruzioni,
- violenze, lutti, fame.
- Come puoi insegnarmi a credere che la vita
- viene dopo la morte?
- Con chi parlerò di te che, mentre mi sorridi e
- mi dài fiducia, ti abbandoni sulla
- devastata terra e mi lasci senza più lagrime?
- Una madre
- Ogni giorno è un dolore sperando
- che finisca l'attesa. Dove sei?
- Perché non rispondi al mio muto richiamo?
- Vedo un'ombra ma è solo il mio
- desiderio di vederti tornare.
- Pace
- "Pace?
- Non conosco il significato
- di questa strana parola.
- Ne sento sempre parlare e
- qualche volta mi viene incontro
- attraverso un grido, un'invocazione."
- "Non piangerai più, non vedrai
- più il dolore negli occhi di un fratello,
- non vedrai più la struggente
- speranza di una donna che
- aspetta invano un ritorno.
- Non toglierai più dai capelli
- la polvere della tua casa distrutta.
- Non cercherai più fra le macerie
- il resto di un giocattolo per ricordare,
- senza lagrime, quel bimbo che solo
- ieri te lo aveva mostrato."
- "Pace?
- Non riesco a capire. Parlamene ancora!"
- "Respirerai la vita attraverso la gioia,
- i colori, i prati dove non si abbatteranno
- più schegge e sangue e guardando
- il cielo non vedrai più il fumo nero
- di una casa bruciata ma i colori degli
- uccelli e degli aquiloni che cercano
- sempre più in alto la libertà."
- "Pace?
- Non so, non capisco, mi abituerò"
- Vieni, bambino!
- Vieni, bambino!
- E' tutto qui, questo grande Universo
- nel quale ti stai affacciando:
- dovrai percorrere tutte le strade ridendo,
- piangendo, sognando, sperando;
- dovrai correre verso chi ti sta aspettando
- perché ha bisogno di te.
- E dovrai portare le tue gocce di mare
- là dove il mare non c'è
- per far bere un pesce
- che altrimenti morrebbe.
- e prendere la terra che
- sta franando e riportarla
- su con le tue mani, guardandoti
- indietro per vedere se qualcuno
- ti sta imitando e, sì, c'è qualcuno
- che non sa perché ma si sta
- chinando a raccogliere altra terra
- e inizia a seguirti.
- Dovrai alzare una
- bandiera bianca per la pace
- in una piazza deserta e vedere
- che le strade del Mondo
- si stanno ricoprendo di
- bandiere bianche.
- Vieni, bambino!
- Pensieri
- Ho guardato il cielo cercandoti
- "Ho visto le lagrime sul tuo
- viso e mi sono avvicinato
- sperando di capire quale
- sogno infranto ti facesse soffrire:
- ma Lui è apparso accanto a me e
- insieme a Lui la tua sofferenza.
- Ti ho mandato un bacio che
- ha asciugato le tue lagrime."
- "Non mi rassegno alla morte: Lui
- era scomparso dalla nostra vita
- o noi eravamo scomparsi dalla sua.
- L'ho cercato ed ho trovato
- solo il suo ricordo.
- Forse un raggio di sole
- ha asciugato le mie lagrime."
- "Ti ho visto guardare il mare:
- seguivi un sogno e i tuoi occhi
- erano un velo espressivo sulla gioia
- della tua anima.
- Parlami del tuo sogno."
- "Guardavo il mare e sentivo
- la serenità avvolgermi come
- se la mia solitudine fosse finita.
- Ti ho sognato e il tuo sorriso
- è rimasto con me.
- Ed ho guardato il cielo cercandoti"
- Un sogno
- Scivolo nel silenzio
- verso ricordi lontani
- di sogni trasparenti
- sulla realtà:
- un mondo sereno,
- gioioso,libero,
- senza rincorse
- su per la strada.
- Un uomo felice
- sorride ai passanti,
- un vecchio sereno
- non teme la morte,
- un bimbo piange
- ma non sa perché;
- una bandiera colorata
- vola nel cielo come
- un aquilone;
- un fiume corre
- verso il mare
- trasportando carichi
- di felicità.
- Non sei andato via
- Lo so che ci sei, mi sembra di vederti,
- di sentire la tua voce;
- mi muovo cautamente, come se potessi toccarti,
- perché sento la tua presenza accanto a me.
- Ma sei mai andato via?
- Quante cose abbiamo fatto insieme mentre
- credevo di essere sola?
- Aspetta solo un attimo: squilla il telefono!
- Non te ne andare!
- A mia madre
- Un giorno hai detto: sono stanca, vado via!
- Quel giorno, morendo, mi hai chiesto di sorridere
- e di essere felice per te.
- Avevi visto il sole e la notte tante volte e volevi
- nella notte raggiungere le stelle.
- Sei andata via col sole per arrivare in tempo.
- Ad un amico mai conosciuto
- Ti sentivo nell'anima
- Ti sentivo nell'anima e talvolta
- dialogavo con te tacendo.
- Avevi una risposta per ogni
- mia domanda silenziosa.
- Non sapevo darti un volto,
- vedevo solo la luce bellissima
- che usciva dalla tua voce e
- rendeva trasparente la mia
- disperazione.
- L'incontro
- Eri vicino a me che rimanevo muta,
- immobile, sconosciuta tra tanta gente.
- Ti parlavo ma non potevi sentire
- i miei pensieri.
- Non mi avevi riconosciuta e te ne andavi.
- Io volevo seguirti e gridare
- "sono qui" ma il dolore mi
- avvolgeva, nascondendomi
- al tuo sguardo.
- Il giorno
- E' solo un giorno ma viene incontro a me
- luminoso come se mi vedesse,
- ma io non vedo altro che immagini fastidiose.
- E mi perdo la luce.
- E me ne accorgo solo quando per tutti scende la notte.
- Distrazione
- Stava crescendo pian piano e voleva aiutarci
- a sorridere con i suoi colori e il suo profumo di niente.
- Guardando il sole nel cielo non l'ho visto
- ed ho proseguito a correre cercando un prato che non
- ho trovato perché era rimasto dietro di me.
- Sofferenza
- Piango sulle tue lagrime e il vento
- mi sottrae il dolore con un soffio impercettibile.
- E' già qui l'estate ma sento la pioggia fredda che
- mi scorre addosso.
- E' la sofferenza che nasconde le stagioni.
- Intorno a noi fa caldo e c'è il sole ma io ho freddo.
- Amica
- Il filo è rimasto leggero e trasparente:
- lo vedevamo solo noi,
- solo noi sapevamo che c'era
- e che se mai un giorno avessimo voluto
- avremmo potuto ripercorrerlo fino a ritrovarci.
- Emigrati
- Stan tutti lì fermi, in attesa.
- In silenzio cade la pioggia
- e sembra dissolversi prima
- di bagnare tanta sofferenza.
- Un bimbo ride, un vecchio piange:
- l'attesa è comune ma il domani
- non sarà uno solo per tutti.
- Marcello
- Piazza del Popolo al tramonto: le nostre bandiere
- e lo sfondo del cielo: quanto rosso!
- Ero sola insieme a Tutti. Tu con un bimbo in spalla
- e un altro per mano. Ciao, come stai? Sono i tuoi bambini?
- E Tu che avevo visto in una piazza di non ricordo quale paese.
- Ciao, anche Tu qui?
- E poi come sempre c'eri Tu, amico mio,
- compagno di tante storie: sei solo?
- Non siamo soli qui: siamo noi Tutti!
- Dove sei ora? Ci sono le bandiere rosse? Chi c'è con te?
- Stiamo camminando, ma in che direzione?
- Puoi vedere dove sta andando il Mondo?
- Non dirmi niente: un giorno ti raggiungerò
- e continueremo a discutere.
- Questa è la vita (a Mario, Renato e Marcello)
- Non voglio sapere.
- Voglio solo ricordare la gioia anche
- per il dolore vissuto insieme.
- Chi c'è ancora?
- Non rispondete!
- Vi ricordo tutti e porterò con me
- questo desiderio di voi.
- Un gatto si allunga al sole.
- Chi c'è ancora?
- Ho paura di non sentire risposte al mio grido.
- Chi c'è ancora?
- Il gatto adesso dorme.
- Non voglio sapere.
- Anch'io mi allungo al sole e dormo.
- Il sole si allunga su noi e poi se ne va.
- Ritornerà per noi e per quanti di noi?
- A Iliano Francescone
- Sei nel sogno o nella realtà?
- Non mi rispondi.
- Mi guardi.
- Sei serio
- Tu sai, io no!
- Dove sei?
- Come sei?
- Respiri?
- Non respiri più?
- Respiri e sorridi.
- Ma no, sei inquieto.
- Adesso sorridi sereno, con la
- tua straziante umanità.
- Ci sei ancora ma stai andando.
- Loro rimangono.
- Io rimango.
- La vita è qui.
- Tu vai via.
- Sei andato via.
- Loro rimangono.
- Io rimango.
- Sei rimasto anche tu, ma
- invisibile, buono, inesistente,
- nei nostri pensieri quotidiani.
- Loro piangono
- Io piango.
- E' il pianto senza lagrime.
- Più forte, più intenso, più acuto.
- E' il pianto della disperazione,
- del ricordo.
- Iliano
- Percorro a piedi
- ancora una volta
- la strada che mi
- separa da te.
- Cammino, non voglio
- pensare che sta
- finendo la nostra
- solidarietà.
- Ho paura di vederti
- e devo vederti.
- Cammino, penso al
- nostro passato del quale
- eravamo orgogliosi.
- Cammino e so
- che non posso
- pensare al nostro
- futuro perché non
- ci sarà e solo adesso
- che ti sto perdendo
- so quanto sei stato
- importante per me, per noi.
- Continuo a camminare
- e già sono arrivata da te,
- ma non mi hai aspettato.
Donne
- Donne in Medio Oriente
- Guardiamo lontano cercando invano
- di raggiungere la luce.
- Vaghiamo sperdute,
- il buio ormai avvolge la nostra vita,
- e moriremo e con noi chi
- ha smesso di lottare.
- Le mani si abbandonano senza
- percorsi, c'è il silenzio, non parliamo più;
- abbiamo conosciuto la rassegnazione
- e non ce ne separeremo.
- Con la rassegnazione non si può
- guardare lontano, non si vede la luce.
- Si muore.
- Anche una lucciola nel buio sta morendo.
- Ma chi vivrà?
- In lontananza sembra un grido:
- - non abbandonateci fra le macerie
- delle nostre case, aiutateci a soffiare
- sulla polvere per trovare
- ancora la vita &endash;
- La lucciola sta morendo,
- non può illuminare le mani
- che scavano disperatamente
- cercando, cercando, ma che cosa?
- Con la rassegnazione non si può
- guardare lontano, non si vede la luce.
- Si muore.
- A Caterina Cicetti
- Come una fotografia d'altri tempi:
- in un locale pieno di fumo e di
- arrabbiati, decisi a cambiare il
- Mondo Intero, c'eri tu piccola
- Signora che, con i capelli a treccine
- avvolti sul capo come un gomitolo,
- ci aspettavi seduta su una panca
- lavorando con i ferri una lana blu,
- forse il maglione per un nipotino.
- Era autunno ma lo chiamavano
- il freddo autunno caldo e insieme
- a quel caldo, coperta da uno scialle
- che avvolgeva il tuo cappottino da
- brava donnina di casa, c'eri sempre
- tu con il tuo sorriso e la tua semplicità.
- Sorridevi e parlavi e le tue parole
- trasmettevano serenità e la tua decisa
- volontà di lottare fino in fondo.
- Quanti anni sei stata con noi nonna Caterina?
- Un giorno, come se ormai il mondo non avesse
- avuto più bisogno di te, sei andata via
- in punta di piedi, senza disturbarci,
- lasciandoci un silenzio pieno di ricordi.
- Piccola donna del sud
- Piccola donna del sud,
- vivevi protetta nella tua casa
- fra le tue fantasie di adolescente
- che ti nascondevano la vita e
- quando hai incontrato il
- Mondo ne hai avuto paura.
- Ma insieme al Mondo hai
- incontrato il coraggio e lo hai
- riconosciuto e insieme avete
- iniziato a camminare fra noi,
- trasformando ogni giorno il
- dolore in speranza, regalando
- un sogno a chi non ne aveva più,
- aiutando la fantasia a correre
- più veloce della realtà e a
- trasformarsi in realtà.
- Ci hai indicato una via
- che tu non conoscevi e
- che hai scelto per noi e
- ci sei stata vicina fino a
- quando hai guardato i nostri
- occhi e vi hai visto la sicurezza,
- la determinazione a proseguire.
- Quel giorno sei andata via
- lasciandoci il coraggio,
- il ricordo del tuo sorriso
- e un doloroso vuoto
Primo Capitolo anno 1952 incipit
- Aspettatemi, non correte così! Dove state andando? - - Si va a mettere i petardi sui binari del tram, ma tu sei Piccola, non puoi venire! - - E perché Massimiliano viene con voi? Ha la mia età.- - Massimiliano ha un anno più di te e poi c'è sua sorella. - Era sempre così: fra me e i più Piccoli dei Grandi c'erano cinque anni di differenza. Poi c'erano i Supergrandi che stavano finendo il liceo mentre io ero ancora in attesa di andare alle medie. Ma i petardi sulle rotaie del tram era veramente un lavoro da Grandi e Supergrandi. Io ero ammessa solo a suonare i campanelli purchè fossero posizionati in modo da consentire di scappare agevolmente. Dopo una delle nostre imprese più impegnative (avevamo sgonfiato completamente due ruote di una lussuosa auto) Luciana, che era una Supergrande, si fermò a parlare con me e io le dissi che non mi interessava di essere Piccola perché sarei invecchiata più tardi di loro; Luciana rise e mi disse - ma brava, hai capito tutto tu! - Da quel giorno parlavamo spesso di quello che avremmo fatto da Grandi Veri. Luciana dopo la Laurea in Lettere sarebbe andata a Berlino Est a fare la giornalista. Sarebbe tornata in Italia dopo molti anni, dopo aver sposato un tedesco da cui avrebbe divorziato. Non riuscivo a capire come avrebbe fatto Luciana a divorziare perché in Italia non c'era il divorzio, in cambio avevamo il Papa mentre in America c'era il divorzio ma non avevano il Papa. Un cugino di mia madre, Demetrio, avrebbe preferito il divorzio e mandare il Papa agli americani. Luciana era comunista ma lo avrebbe saputo dopo. Ed io? Io non capivo molto di politica ma dei comunisti sapevo che il 1° maggio passavano sotto casa mia con un fazzoletto rosso al collo per andare a fare la scampagnata in un bosco vicino. A mio padre ogni anno il 30 aprile alcuni vicini di casa dicevano regolarmente: "domani non lasci la bambina al balcone, per carità, potrebbe sentire quello che dicono". E mio padre invece mi "lasciava", non solo, ma veniva anche lui ad affacciarsi con me. Un giorno Luciana mi chiese: - ma ti piacciono così tanto i cani? - - I cani? Non so, certo mi piacerebbe averne uno, ma non so, perché? - - Perché piangi moltissimo per un cane, lui è morto è tu non ti rassegni. - Allora sentii una contrazione allo stomaco, un dolore forte, un dolore che non conoscevo ancora e che saliva fino alla gola. Mi misi a piangere ed andai a giocare col gatto del portiere. Avevo frequentato le medie in una scuola situata esattamente alle spalle del famoso ginnasio-liceo Mamiani: era il sogno di noi Piccoli poter un giorno girare l'angolo ed entrare in quella bellissima scuola in mattoni rossi con un bellissimo giardino pieno di boucanville e altri fiori arrampicanti. Era famoso il liceo Mamiani perché era bello l'edificio in cui era collocato, sarebbe poi diventato più famoso per la rivolta degli studenti del '68. Ma io ero ormai diventata Grande Vera e il '68 mi coinvolse fra gli studenti universitari-lavoratori. Ma dopo il '68 arrivò il '69 con la strage di Piazza Fontana e il gruppo Soccorso Rosso per Valpreda libero.
- PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
- Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
- Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
- Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
- ©2007 Il club degli autori, Maria Zabban
Per comunicare con il Club degli autori: info@club.it- Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
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Agg. 27-09-2007