- Vieni,
bambino raccolta di
poesie
-
-
-
- Guerra
-
- Bambini
-
- Giocavi
sereno piccolo
- bimbo e
ridevi del tuo
- impacciato
compagno
- che si
guardava intorno
- timoroso,
spaventato,
- negli occhi
ancora
- l'immagine di
vite perdute.
- "Non aver
paura amico
- mio,qui siamo
al sicuro,
- ti prego,
allontana i tristi
- pensieri,
giochiamo!."
- Di te sono
rimaste queste
- gioiose
parole nell'aria
- insieme ai
frammenti del
- tuo pallone e
alla polvere
- della tua
povera casa.
- Non avevi
diritto alla vita
- e te l'hanno
ripresa.
-
- Guerra
- Vedo solo
dolore e disperazione.
- Come puoi tu
parlarmi di immensi campi
- di gioia dove
cresce la speranza?
- Io non
conosco altro che guerra, distruzioni,
- violenze,
lutti, fame.
- Come puoi
insegnarmi a credere che la vita
- viene dopo la
morte?
- Con chi
parlerò di te che, mentre mi sorridi e
- mi dài
fiducia, ti abbandoni sulla
- devastata
terra e mi lasci senza più
lagrime?
-
- Una
madre
- Ogni giorno
è un dolore sperando
- che finisca
l'attesa. Dove sei?
- Perché
non rispondi al mio muto richiamo?
- Vedo un'ombra
ma è solo il mio
- desiderio di
vederti tornare.
-
- Pace
- "Pace?
- Non conosco
il significato
- di questa
strana parola.
- Ne sento
sempre parlare e
- qualche volta
mi viene incontro
- attraverso un
grido, un'invocazione."
- "Non
piangerai più, non vedrai
- più il
dolore negli occhi di un fratello,
- non vedrai
più la struggente
- speranza di
una donna che
- aspetta
invano un ritorno.
- Non toglierai
più dai capelli
- la polvere
della tua casa distrutta.
- Non cercherai
più fra le macerie
- il resto di
un giocattolo per ricordare,
- senza
lagrime, quel bimbo che solo
- ieri te lo
aveva mostrato."
- "Pace?
- Non riesco a
capire. Parlamene ancora!"
- "Respirerai
la vita attraverso la gioia,
- i colori, i
prati dove non si abbatteranno
- più
schegge e sangue e guardando
- il cielo non
vedrai più il fumo nero
- di una casa
bruciata ma i colori degli
- uccelli e
degli aquiloni che cercano
- sempre
più in alto la
libertà."
- "Pace?
- Non so, non
capisco, mi abituerò"
-
- Vieni, bambino!
- Vieni,
bambino!
- E' tutto qui,
questo grande Universo
- nel quale ti
stai affacciando:
- dovrai
percorrere tutte le strade ridendo,
- piangendo,
sognando, sperando;
- dovrai
correre verso chi ti sta aspettando
- perché
ha bisogno di te.
- E dovrai
portare le tue gocce di mare
- là
dove il mare non c'è
- per far bere
un pesce
- che
altrimenti morrebbe.
- e prendere la
terra che
- sta franando
e riportarla
- su con le tue
mani, guardandoti
- indietro per
vedere se qualcuno
- ti sta
imitando e, sì, c'è qualcuno
- che non sa
perché ma si sta
- chinando a
raccogliere altra terra
- e inizia a
seguirti.
- Dovrai alzare
una
- bandiera
bianca per la pace
- in una piazza
deserta e vedere
- che le strade
del Mondo
- si stanno
ricoprendo di
- bandiere
bianche.
- Vieni,
bambino!
-
- Pensieri
-
- Ho guardato
il cielo cercandoti
- "Ho visto le
lagrime sul tuo
- viso e mi
sono avvicinato
- sperando di
capire quale
- sogno
infranto ti facesse soffrire:
- ma Lui
è apparso accanto a me e
- insieme a Lui
la tua sofferenza.
- Ti ho mandato
un bacio che
- ha asciugato
le tue lagrime."
- "Non mi
rassegno alla morte: Lui
- era
scomparso dalla nostra vita
- o noi eravamo
scomparsi dalla sua.
- L'ho cercato
ed ho trovato
- solo il suo
ricordo.
- Forse un
raggio di sole
- ha asciugato
le mie lagrime."
- "Ti ho visto
guardare il mare:
- seguivi un
sogno e i tuoi occhi
- erano un velo
espressivo sulla gioia
- della tua
anima.
- Parlami del
tuo sogno."
- "Guardavo il
mare e sentivo
- la
serenità avvolgermi come
- se la mia
solitudine fosse finita.
- Ti ho sognato
e il tuo sorriso
- è
rimasto con me.
- Ed ho
guardato il cielo cercandoti"
-
- Un sogno
- Scivolo nel
silenzio
- verso ricordi
lontani
- di sogni
trasparenti
- sulla
realtà:
- un mondo
sereno,
- gioioso,libero,
- senza
rincorse
- su per la
strada.
- Un uomo
felice
- sorride ai
passanti,
- un vecchio
sereno
- non teme la
morte,
- un bimbo
piange
- ma non sa
perché;
- una bandiera
colorata
- vola nel
cielo come
- un
aquilone;
- un fiume
corre
- verso il
mare
- trasportando
carichi
- di
felicità.
-
-
- Non sei andato
via
- Lo so che ci
sei, mi sembra di vederti,
- di sentire la
tua voce;
- mi muovo
cautamente, come se potessi
toccarti,
- perché
sento la tua presenza accanto a me.
- Ma sei mai
andato via?
- Quante cose
abbiamo fatto insieme mentre
- credevo di
essere sola?
- Aspetta solo
un attimo: squilla il telefono!
- Non te ne
andare!
-
- A mia madre
- Un giorno hai
detto: sono stanca, vado via!
- Quel giorno,
morendo, mi hai chiesto di sorridere
- e di essere
felice per te.
- Avevi visto
il sole e la notte tante volte e volevi
- nella notte
raggiungere le stelle.
- Sei andata
via col sole per arrivare in tempo.
-
- Ad un amico mai
conosciuto
- Ti
sentivo nell'anima
- Ti sentivo
nell'anima e talvolta
- dialogavo con
te tacendo.
- Avevi una
risposta per ogni
- mia domanda
silenziosa.
- Non sapevo
darti un volto,
- vedevo solo
la luce bellissima
- che usciva
dalla tua voce e
- rendeva
trasparente la mia
- disperazione.
-
-
L'incontro
- Eri vicino a
me che rimanevo muta,
- immobile,
sconosciuta tra tanta gente.
- Ti parlavo ma
non potevi sentire
- i miei
pensieri.
- Non mi avevi
riconosciuta e te ne andavi.
- Io volevo
seguirti e gridare
- "sono qui" ma
il dolore mi
- avvolgeva,
nascondendomi
- al tuo
sguardo.
-
- Il
giorno
- E' solo un
giorno ma viene incontro a me
- luminoso come
se mi vedesse,
- ma io non
vedo altro che immagini fastidiose.
- E mi perdo la
luce.
- E me ne
accorgo solo quando per tutti scende la
notte.
-
- Distrazione
- Stava
crescendo pian piano e voleva aiutarci
- a sorridere
con i suoi colori e il suo profumo di niente.
- Guardando il
sole nel cielo non l'ho visto
- ed ho
proseguito a correre cercando un prato che non
- ho trovato
perché era rimasto dietro di
me.
-
-
- Sofferenza
- Piango sulle
tue lagrime e il vento
- mi sottrae il
dolore con un soffio impercettibile.
- E' già
qui l'estate ma sento la pioggia fredda che
- mi scorre
addosso.
- E' la
sofferenza che nasconde le stagioni.
- Intorno a noi
fa caldo e c'è il sole ma io ho
freddo.
-
-
- Amica
- Il filo
è rimasto leggero e
trasparente:
- lo vedevamo
solo noi,
- solo noi
sapevamo che c'era
- e che se mai
un giorno avessimo voluto
- avremmo
potuto ripercorrerlo fino a
ritrovarci.
-
- Emigrati
- Stan tutti
lì fermi, in attesa.
- In silenzio
cade la pioggia
- e sembra
dissolversi prima
- di bagnare
tanta sofferenza.
- Un bimbo
ride, un vecchio piange:
- l'attesa
è comune ma il domani
- non
sarà uno solo per tutti.
-
- Marcello
- Piazza del
Popolo al tramonto: le nostre bandiere
- e lo sfondo
del cielo: quanto rosso!
- Ero sola
insieme a Tutti. Tu con un bimbo in spalla
- e un altro
per mano. Ciao, come stai? Sono i tuoi bambini?
- E Tu che
avevo visto in una piazza di non ricordo quale
paese.
- Ciao, anche
Tu qui?
- E poi come
sempre c'eri Tu, amico mio,
- compagno di
tante storie: sei solo?
- Non siamo
soli qui: siamo noi Tutti!
- Dove sei ora?
Ci sono le bandiere rosse? Chi c'è con
te?
- Stiamo
camminando, ma in che direzione?
- Puoi vedere
dove sta andando il Mondo?
- Non dirmi
niente: un giorno ti raggiungerò
- e
continueremo a discutere.
-
- Questa è
la vita (a Mario, Renato e Marcello)
- Non voglio
sapere.
- Voglio solo
ricordare la gioia anche
- per il dolore
vissuto insieme.
- Chi
c'è ancora?
- Non
rispondete!
- Vi ricordo
tutti e porterò con me
- questo
desiderio di voi.
- Un gatto si
allunga al sole.
- Chi
c'è ancora?
- Ho paura di
non sentire risposte al mio grido.
- Chi
c'è ancora?
- Il gatto
adesso dorme.
- Non voglio
sapere.
- Anch'io mi
allungo al sole e dormo.
- Il sole si
allunga su noi e poi se ne va.
- Ritornerà
per noi e per quanti di noi?
-
- A Iliano
Francescone
- Sei nel sogno
o nella realtà?
- Non mi
rispondi.
- Mi
guardi.
- Sei
serio
- Tu sai, io
no!
- Dove
sei?
- Come
sei?
- Respiri?
- Non respiri
più?
- Respiri e
sorridi.
- Ma no, sei
inquieto.
- Adesso
sorridi sereno, con la
- tua
straziante umanità.
- Ci sei ancora
ma stai andando.
- Loro
rimangono.
- Io
rimango.
- La vita
è qui.
- Tu vai
via.
- Sei andato
via.
- Loro
rimangono.
- Io
rimango.
- Sei rimasto
anche tu, ma
- invisibile,
buono, inesistente,
- nei nostri
pensieri quotidiani.
- Loro
piangono
- Io piango.
- E' il pianto
senza lagrime.
- Più
forte, più intenso, più
acuto.
- E' il pianto
della disperazione,
- del ricordo.
-
- Iliano
- Percorro a
piedi
- ancora una
volta
- la strada che
mi
- separa da
te.
- Cammino, non
voglio
- pensare che
sta
- finendo la
nostra
- solidarietà.
- Ho paura di
vederti
- e devo
vederti.
- Cammino,
penso al
- nostro
passato del quale
- eravamo
orgogliosi.
- Cammino e so
- che non posso
- pensare al
nostro
- futuro
perché non
- ci
sarà e solo adesso
- che ti sto
perdendo
- so quanto sei
stato
- importante
per me, per noi.
- Continuo a
camminare
- e già
sono arrivata da te,
- ma non mi
hai aspettato.
-
- Donne
-
- Donne in Medio
Oriente
- Guardiamo
lontano cercando invano
- di
raggiungere la luce.
- Vaghiamo
sperdute,
- il buio ormai
avvolge la nostra vita,
- e moriremo e
con noi chi
- ha smesso di
lottare.
- Le mani si
abbandonano senza
- percorsi,
c'è il silenzio, non parliamo più;
- abbiamo
conosciuto la rassegnazione
- e non ce ne
separeremo.
- Con la
rassegnazione non si può
- guardare
lontano, non si vede la luce.
- Si muore.
- Anche una
lucciola nel buio sta morendo.
- Ma chi
vivrà?
- In lontananza
sembra un grido:
- - non
abbandonateci fra le macerie
- delle nostre
case, aiutateci a soffiare
- sulla polvere
per trovare
- ancora la
vita &endash;
- La lucciola
sta morendo,
- non
può illuminare le mani
- che scavano
disperatamente
- cercando,
cercando, ma che cosa?
- Con la
rassegnazione non si può
- guardare
lontano, non si vede la luce.
- Si
muore.
-
- A Caterina
Cicetti
- Come una
fotografia d'altri tempi:
- in un locale
pieno di fumo e di
- arrabbiati,
decisi a cambiare il
- Mondo Intero,
c'eri tu piccola
- Signora che,
con i capelli a treccine
- avvolti sul
capo come un gomitolo,
- ci aspettavi
seduta su una panca
- lavorando con
i ferri una lana blu,
- forse il
maglione per un nipotino.
- Era autunno
ma lo chiamavano
- il freddo
autunno caldo e insieme
- a quel caldo,
coperta da uno scialle
- che avvolgeva
il tuo cappottino da
- brava donnina
di casa, c'eri sempre
- tu con il tuo
sorriso e la tua semplicità.
- Sorridevi e
parlavi e le tue parole
- trasmettevano
serenità e la tua decisa
- volontà
di lottare fino in fondo.
- Quanti anni
sei stata con noi nonna Caterina?
- Un giorno,
come se ormai il mondo non avesse
- avuto
più bisogno di te, sei andata via
- in punta di
piedi, senza disturbarci,
- lasciandoci
un silenzio pieno di ricordi.
-
-
- Piccola donna
del sud
- Piccola donna
del sud,
- vivevi
protetta nella tua casa
- fra le tue
fantasie di adolescente
- che ti
nascondevano la vita e
- quando hai
incontrato il
- Mondo ne hai
avuto paura.
- Ma insieme al
Mondo hai
- incontrato il
coraggio e lo hai
- riconosciuto
e insieme avete
- iniziato a
camminare fra noi,
- trasformando
ogni giorno il
- dolore in
speranza, regalando
- un sogno a
chi non ne aveva più,
- aiutando la
fantasia a correre
- più
veloce della realtà e a
- trasformarsi
in realtà.
- Ci hai
indicato una via
- che tu non
conoscevi e
- che hai
scelto per noi e
- ci sei stata
vicina fino a
- quando hai
guardato i nostri
- occhi e vi
hai visto la sicurezza,
- la
determinazione a proseguire.
- Quel giorno
sei andata via
- lasciandoci
il coraggio,
- il ricordo
del tuo sorriso
- e un doloroso
vuoto
-
-
-
- Primo
Capitolo anno 1952
incipit
- Aspettatemi, non
correte così! Dove state andando? -
- Si va a mettere i
petardi sui binari del tram, ma tu sei Piccola, non
puoi venire! -
- E perché
Massimiliano viene con voi? Ha la mia
età.-
- Massimiliano ha
un anno più di te e poi c'è sua sorella.
-
Era sempre
così: fra me e i più Piccoli dei Grandi
c'erano cinque anni di differenza. Poi c'erano i
Supergrandi che stavano finendo il liceo mentre io ero
ancora in attesa di andare alle medie.
Ma i petardi sulle
rotaie del tram era veramente un lavoro da Grandi e
Supergrandi. Io ero ammessa solo a suonare i
campanelli purchè fossero posizionati in modo
da consentire di scappare agevolmente.
Dopo una delle
nostre imprese più impegnative (avevamo
sgonfiato completamente due ruote di una lussuosa
auto) Luciana, che era una Supergrande, si
fermò a parlare con me e io le dissi che non mi
interessava di essere Piccola perché sarei
invecchiata più tardi di loro; Luciana rise e
mi disse - ma brava, hai capito tutto tu! - Da quel
giorno parlavamo spesso di quello che avremmo fatto da
Grandi Veri.
Luciana dopo la
Laurea in Lettere sarebbe andata a Berlino Est a fare
la giornalista. Sarebbe tornata in Italia dopo molti
anni, dopo aver sposato un tedesco da cui avrebbe
divorziato. Non riuscivo a capire come avrebbe fatto
Luciana a divorziare perché in Italia non c'era
il divorzio, in cambio avevamo il Papa mentre in
America c'era il divorzio ma non avevano il Papa. Un
cugino di mia madre, Demetrio, avrebbe preferito il
divorzio e mandare il Papa agli americani.
Luciana era
comunista ma lo avrebbe saputo dopo. Ed io? Io non
capivo molto di politica ma dei comunisti sapevo che
il 1° maggio passavano sotto casa mia con un
fazzoletto rosso al collo per andare a fare la
scampagnata in un bosco vicino. A mio padre ogni anno
il 30 aprile alcuni vicini di casa dicevano
regolarmente: "domani non lasci la bambina al balcone,
per carità, potrebbe sentire quello che
dicono". E mio padre invece mi "lasciava", non solo,
ma veniva anche lui ad affacciarsi con me.
Un giorno Luciana
mi chiese:
- ma ti piacciono
così tanto i cani? -
- I cani? Non so,
certo mi piacerebbe averne uno, ma non so,
perché? -
- Perché
piangi moltissimo per un cane, lui è morto
è tu non ti rassegni. -
Allora sentii una
contrazione allo stomaco, un dolore forte, un dolore
che non conoscevo ancora e che saliva fino alla gola.
Mi misi a piangere ed andai a giocare col gatto del
portiere.
Avevo frequentato
le medie in una scuola situata esattamente alle
spalle del famoso ginnasio-liceo Mamiani: era il
sogno di noi Piccoli poter un giorno girare l'angolo
ed entrare in quella bellissima scuola in mattoni
rossi con un bellissimo giardino pieno di boucanville
e altri fiori arrampicanti. Era famoso il liceo
Mamiani perché era bello l'edificio in cui era
collocato, sarebbe poi diventato più famoso per
la rivolta degli studenti del '68. Ma io ero ormai
diventata Grande Vera e il '68 mi coinvolse fra gli
studenti universitari-lavoratori.
Ma dopo il '68
arrivò il '69 con la strage di Piazza Fontana e
il gruppo Soccorso Rosso per Valpreda libero.
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