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- Roxy Bar ad Hammamet - Prima
parte
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- C'era una volta un tizio qualunque
- era estate e... dunque...
- Nel mentre allora accadde quindi...
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- Era luglio, agosto... era estate
- si fischiettava Umberto Bindi
- col fischietto pagato a rate.
- E fischiettando mi abbandonai nei più
bassi ghetti,
- quel che ci vuole per dimenticare il libro di
Enzo Iacchetti.
- Al mio risveglio ero tra le braccia di una
donna baffuta
- più tardi capii ch'era una
prostituta.
- Era più stupida di Massimo
Boldi
- infatti sperava le dessi dei soldi...
- ... e senza capire il mentre accaduto
- un pugno le diedi sul suo viso
baffuto.
- Dopo, fino al bar, mi feci una
passeggiata
- 65 chilometri per una limonata.
- Mi presentai dicendo:
«Uelà»
- così sudato e sconvolto sembravo un vu
cumprà.
- Una ballerina, uomini intorno a farle la
corte
- ma lei sentiva solo il suono del
pianoforte;
- poi d'un tratto al pianista mi
avvicinai
- aveva un'espressione assente, tipo quella della
Raffai.
- Però nel parlare e nel fargli una
battuta
- nel suo sguardo si notava un bel po' d'aria
vissuta.
- Ancora sconvolto gli chiesi: «Come ti
chiami bambino?»
- lui, ormai settantenne, con tono secco:
«Bettino!»
- Lasciato il pianoforte ci sedemmo a
parlare
- ma dai suoi discorsi sembrava matto da
legare.
- Infatti insisteva con un suo concetto:
- Ieri miliardario, oggi senza tetto.
- Ribadivo il mio concetto con la
realtà:
- Da sempre senza tetto, ma un domani si
vedrà.
- Mi disse: «Non sentir quel che si
sente,
- sono ancora un'amicizia
importante».
- Sempre andato per le vie più
rette
- con un sorriso risposi: «Tientele
strette...».
- Non ci fece caso e mi volle offrire una birra
ghiacciata
- ma io preferii «quella»
limonata.
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- Roxi Bar ad Hammamet - Seconda
parte
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- Riassunto - Dopo una giornata passata a
sfogarmi, entrai in un bar e conosco Bettino, un
personaggio mitologico metà uomo e metà
socialista. Da allora diventò il mio più
grande amico dopo il cane. Si parla discutendo della
discussione parlata.
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- Una volta ne sentii parlare allo
stadio
- mentre stavo ascoltando la radio,
- parlava il giudice Di Pietro
- che nelle sbarre lo voleva sbatter
dietro.
- Ma dirgli male persin'io non oso
- perché Bettino era diventato un
mafioso.
- Allora andai via lasciandolo stare,
- anche se qualcuno ci voleva per farlo
sfogare;
- le tangenti il suo problema era,
- e per questo rischiava la galera.
- Ma alla polizia la si può dare a
bere
- e lui pronto accusò il suo
ragioniere.
- Così aveva fatto la sua «buona
azione»
- però ora poteva subire una
rivendicazione.
- Infatti tentò di picchiarlo con due
grossi bastoni
- venne la polizia a cui disse: «Divergenze
di opinioni».
- Con calma lui ad Hammamet è
scappato
- mentre il ragioniere fu subito
arrestato.
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- Da quel luogo me ne sono andato
- la verità l'avevo saputa
- ormai è nota e conosciuta,
- è fatto nazionale,
- ne han parlato al telegiornale,
- c'è di mezzo la polizia
- che il ragioniere si è portato
via.
- Beh! non dobbiamo esagerare,
- solo questo racconto ne può
parlare,
- alla gente non interessa
- perché la storia è sempre la
stessa.
- Può partecipare solo a delle mostre
canine,
- anche se ha un inizio e da adesso
una...
- ... Fine
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