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            Nour - Eddine Khaidoune è nato il 16 dicembre 1958
            in Marocco ma ha la cittadinanza italiana. È
            accompagnatore ed educatore di disabili mentali; inoltre
            è membro fondatore della consulta degli immigrati
            di Torino. Presidente dell'associazione Magrebina per la
            cultura Le Flambeau è anche traduttore, animatore
            e mediatore interculturale, collaborando con vari enti
            sociali, educativi e culturali nazionali e
            internazionali. Ha un'esperienza nel mondo dell'infanzia.
            È amante della poesia, scrive anche in lingua
            francese. È inserito in molte antologie e scrive
            su argomenti vari.
 
            
            Nour - Eddine Khaidoune nel mese di maggio 2006 ha
            pubblicato con Montedit "Un
            grido" -
            Collana I gigli (poesia) - 15x21 - pp. 48 - Euro 5,60 -
            ISBN 88-6037-146-5
 
            
            
 
            
             
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                              Chi
                              sei tu?
 
                            Osservo
                           quell'uomo,che
                           semina i germi del
                           separatismo,forte
                           nell'arte di odiare,bravo
                           nell'arte d'ingannare.È
                           un arrogante,venditore
                           d'idee preconcette,una
                           fascista in ritardo di una
                           guerra,sogna
                           una nuova era,ricca
                           di fame e di atrocità,perché
                           ha una vista corta.  L'accuso
                           e lo denuncio.Ha
                           un corpo d'acciaio.Ha
                           una forte mente d'egoismo.Dovunque
                           si trova quell'uomo.È
                           un specchio del dolore,colpisce,
                           uccidere è il suo
                           mestiere,e
                           va di orrore in orrore,in
                           ogni continentee
                           cammina senza zampe, un
                           serpente.  Un
                           uomo impuro,che
                           sfugge come il mercurio.È
                           terribile la faccia di
                           quell'uomo,che
                           porta un peso del razzismo,fa
                           parlare e tacere chi vuole,una
                           massima espressione del vivere
                           civile,bordelli
                           e parlamenti,lui
                           odia i diavoli e i santi.   
                           
                           
 
                           
                           
                               Pesti
                              umane!  Giorni
                           di paura senza memoria,di
                           un uccello della miseria,non
                           è libero in casa sua,morto
                           senz'aria e senz'acqua.Una
                           stella bruciata,fra
                           la gente affamata.Aveva
                           la pelle scura,aveva
                           un grande amore per la sua
                           terra.Si
                           chiamava il povero,era
                           sempre solitario.  Io
                           racconto questa
                           società,delle
                           bambole gonfiate di
                           civiltà,dentro
                           una proprietà privata,ahimé!
                           Non c'è invece
                           pietà.Chiedo
                           chi è il depositario di tutti i
                           poveri?Che
                           restano inattivi tutti i
                           giorni,che
                           lanciano urli belluini,una
                           grande quantità sono donne e
                           bambini,sotto
                           l'umiliazione dei grandi
                           signori.  Canto
                           quello che vedo,uno
                           grido senza grido.Protesto
                           contro le lobbies dei ricchi,l'alta
                           società, affari, ladri con i
                           trucchi.Ma
                           perché continuare
                           così?Perché
                           non essere più
                           generosi?Senza
                           giocare senza manipolare
                           tutto.Ahimé!
                           Dove sono gli uomini del G8? 
                           
                           
  
                           
                           
                              Finta
                              gioia  Una
                           sera a piazza Castello.Penso,
                           ero da solo.Sotto
                           la luna.Nel
                           silenzio e nella pena.Lunga
                           notte senza sonno.Uno
                           schiavo del destino.Oh!
                           Dio mio, dimmi.Che
                           accade a noi essere uomini?***Cerco
                           una patria.Dove
                           c'è l'uguaglianza
                           nell'aria.Io
                           e la distanza.Ma
                           respiro con prudenza.Frontiere
                           e bandiere.Contro
                           un popolo inferiore.Il
                           segnale.Oh!
                           le lunghe pagine del giornale.***Qui
                           in occidente.Un
                           vasto continente.Oscura
                           percezione.Soldi
                           e illusione.Viviamo
                           insieme.Giovani,
                           vecchi e intellettuali.Ma
                           con i pregiudizi razziali. 
                           
                           
  
                           
                           
                              Un
                              grido  Tutti
                           sulla piazza del mercato.Tutti
                           per un solo canto.Ecco
                           che gridano.Ma
                           altri ridono.Dove
                           la giustizia?Dove
                           l'uguaglianza?Dove
                           la dignità umana?Una
                           piazza tutta piena.Oh!
                           certamente.Gente
                           e solo gente.Tutti
                           gridano, muore l'innocente.E
                           senza discrezione.Hanno
                           fame.Hanno
                           sete.Una
                           libertà stanca.Con
                           la stessa voce eroica.Questa
                           è la città.In
                           un giorno di festa.Tutti
                           pieni di vizi.Senza
                           legami, senza compromessi.E
                           chiunque cerca uno scopo.Senza
                           perdere il tempo.
                           
                           
 
                           
                           
                              Peccatori  Parliamo
                           del disastro.E
                           chiedi chi è il
                           barbaro?Le
                           tragedie degli uomini.Gli
                           uomini che non sono uomini.Banditi.Terroristi.Si,
                           un gioco con i titoli.***Resto
                           solo fermo.Sempre
                           la stessa mano.Guidata
                           dalla stessa testa.Senza
                           pietà.Costituzione,
                           istituzione e regole.E
                           sempre la stessa ragione
                           sociale.Soldati,
                           fucili e guerra.Ahimè!
                           il buio è un asilo di
                           paura.***L'imperatore
                           a cavallo.Con
                           uno sguardo cieco.Verso
                           il cammino di fuoco.E
                           sento un rumore di cannoni.Oh!
                           gli uomini padroni.Una
                           democrazia di carta.Dico
                           che non c'è pace
                           armata.Allora,
                           come cacciare via le lacrime?Dei
                           bambini e delle donne
 
               
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