- SOLITUDINE
IN COPPIA
- Adriana
guardava i suoi figli prepararsi ad uscire. Sono due
uomini ormai Paolo e Matteo. Il piccolo taciturno e
leggermente in sovrappeso, il grande estroverso e
sempre sorridente. I suoi grandi occhi da cerbiatta
s'illuminano riflettendo sull'iride l'immagine di quei
due ragazzi alti, immersi nella vita mondana dei loro
vent'anni. &endash; stasera non preparare la cena per
noi mamma- le avevano detto poche ore prima &endash;
festeggiamo fuori il compleanno di Laura. Adriana
sospirò distogliendo il suo sguardo da loro, si
chiedeva se anche quella sera avrebbero fatto tardi e
già si immaginava distesa nel letto con le
spalle rivolte verso il marito e gli occhi spalancati
ingoiati dal buio. Le accadeva spesso, in quelle notti
d'estate, di non dormire attendendo il ritorno dei
suoi figli, in silenzio, per non svegliare il marito,
se avesse potuto avrebbe controllato persino il
battito del suo cuore per fare meno rumore.
Quell'ansia, quella lunga attesa appartenevano solo a
lei, ne era anzi quasi gelosa. Talvolta, con la scusa
del caldo opprimente, si era adagiata sul divano del
soggiorno, e lì, nella solitudine dello spazio
in cui distendersi a cui la vita matrimoniale
disabitua, si abbandonava ad un leggero dormiveglia,
pronta a ridestarsi al minimo rumore che l'avvertiva
del ritorno dei suoi figli. Allora fingeva di dormire
oppure si faceva trovare in cucina a sorseggiare un
bicchiere d'acqua e per qualche minuto si intratteneva
con loro a discutere delle serate che avevano
trascorso con gli amici. Non era invadente
però, sapeva cogliere, dagli sguardi e dalle
espressioni dei due giovani, molto più di
quanto loro stessi non fossero disposti a dire e con
saggezza aveva imparato a simulare le sue
preoccupazioni. Presto avrebbe dovuto cedere lo
scettro del loro cuore ad un'altra donna, ma per ora
ne era la sola custode e segretamente continuava a
guardarli nello stesso modo in cui ancora bambini non
volevano mai separarsi da lei. Suo marito le aveva
sempre rimproverato questo attaccamento morboso ai
figli "li crescerai degli smidollati" le diceva spesso
durante le loro discussioni. Riprese a guardarli i
suoi figli, ora erano pronti per uscire, anche Paolo
che, tra i due, era sempre l'ultimo a sbrigarsi,
avendo la capacità di restare davanti allo
specchio più a lungo di sua madre, forse per
via dei suoi capelli ricci e crespi che riempiva di
gelatina o forse perché, nell'intimo, aveva
ereditato la calma compostezza del padre. Suo
fratello, invece, era nervoso e diffidente, come lei.
All'improvviso Adriana vide la porta richiudersi alle
loro spalle e il suo sguardo catturò l'ultimo
lembo della maglietta di Paolo come se volesse
fermarlo. Ma la soglia si richiuse e per qualche
istante lei rimase a fissarla con sguardo attonito.
Raramente i suoi figli non cenavano a casa né
lei aveva mancato di restare sempre assieme a loro. La
sua vita sociale si riduceva a qualche invito alla
villa della cognata ed era talmente disabituata ai
ritrovi occasionali con la gente che ormai, si sentiva
così a disagio da evitarli. La verità
era che la sua gioventù era finita quando aveva
incontrato il suo futuro marito, quel ragazzo
così riservato e all'apparenza timido si era
poi rivelato un inguaribile misantropo. Ricordò
il suo viaggio a Parigi, il suo primo ed ultimo
viaggio, ne respirava ancora l'aria, qualcosa di
nuovo, di impercettibile, accompagnava il suo
girovagare in quella città. Era libera allora,
quanto tempo era passato
Adriana si sorprese
così a sognare con le braccia incrociate,
macchinalmente guardò l'orologio, era ora di
cena, eppure quella parola le risuonava vuota, priva
di senso. Entrò in cucina, la tavola le si
presentò davanti come uno sconosciuto, lunga e
fredda. Si guardò attorno, ecco ora avrebbe
fatto le cose di ogni giorno si ripeteva per darsi
forza come se dovesse ingaggiare una battaglia, in
quel cassetto c'era la tovaglia, sulla credenza il
cesto della frutta, nel frigo il formaggio e la
verdura, doveva mettere tutto insieme al posto giusto,
col suo ordine meticoloso e l'effetto cena si sarebbe
prodotto. Si mosse in fretta, ondeggiando tra i mobili
della cucina con la consueta eleganza della sua figura
e dopo qualche minuto era tutto pronto. Si sedette.
Suo marito era in giardino a leggere il giornale, lei
sapeva che aspettava di essere chiamato, ma lei
avrebbe preferito non farlo. Fu lui, inaspettatamente,
ad entrare in cucina. Le apparve dinanzi
all'improvviso con i suoi pantaloncini bianchi e la
polo verde sbottonata sul collo. Per un momento
Adriana lo guardò trasognata poi riconobbe sul
volto di lui l'espressione senile dei suoi occhi,
quell'espressione che aveva sin da giovane e che lo
faceva apparire romanticamente triste, mentre ora vi
leggeva solo il segno di una noia senza fine. &endash;
ti eri addormentata? Meno male che non mi vuoi in giro
mentre cucini!- le disse con un tono che voleva essere
scherzoso, lei lo fulminò con lo sguardo e
senza rispondere portò in tavola il formaggio e
la verdura. Adriana mangiava meccanicamente e
guardando suo marito le sembrava che l'unico senso del
loro stare insieme da soli, quella sera, fosse il
silenzio. Quel silenzio che si era insinuato tra di
loro subdolamente e non li aveva lasciati più.
Quando era cominciato? Per un momento fissò con
intensità l'uomo che le stava di fronte,
indugiando sui suoi occhi seri, la fronte alta e un
po' stempiata; tante volte, all'inizio del loro
matrimonio aveva desiderato tornare con lui a Parigi,
rivivere con il suo compagno quelle atmosfere
romantiche e malinconiche, e invece, anche una
semplice gita al mare divenne, nella loro solitaria
vita coniugale, un'eccezione. Poi la nascita del primo
figlio aveva gettato alle sue spalle quelle sfibranti
e inutili discussioni in cui reclamava il diritto di
vivere più liberamente la sua vita. Quasi non
se ne era accorta, e ogni giorno di più assorta
dalla cura dei suoi figli, dimenticava, trascurandola,
una parte di sé. Ed ora a distanza di
ventitré anni quel silenzio gliela restituiva
prepotentemente, quella sera, di fronte a quell'uomo
serio e taciturno, in quella stanza che all'improvviso
le appariva piccola e stretta, sapendo che tornare
indietro non le era possibile più.
All'improvviso Adriana incontrò lo sguardo di
lui che, senza dire nulla, con un gesto meccanico e
sicuro le porgeva una pesca perché gliela
sbucciasse. Era uno sguardo, quello del consorte,
inespressivo e familiare al tempo stesso, quello che
si assume comunemente verso i familiari quando si
compiono i gesti più comuni della vita
quotidiana. Adriana guardò quella mano porta
così davanti a lei e si sentì invadere
da un senso di incontenibile fastidio. Afferrò
la pesca con un gesto brusco ed abbassò gli
occhi verso il tavolo. Non poteva andare avanti
così, non appena si fosse pensionata con i
soldi della liquidazione avrebbe comprato un
monolocale per sé sola, i figli divenuti adulti
sarebbero andati a trovarla, non aveva bisogno di
nient'altro. Piegò leggermente la testa in un
gesto inconsapevole e si incantò a guardare il
succo della pesca scivolare lungo le sue dita dopo
averne affettato la polpa. Lei no, non lo avrebbe
potuto fare mai, i suoi figli laureati, chissà
per quanti anni senza lavoro, doveva pensare prima al
loro avvenire come aveva sempre fatto, non c'era tempo
per lei. L'ultimo spicchio del frutto cadde nel piatto
che porse al marito, e per un istante ebbe il
desiderio, balenante nei suoi occhi, di tirarglielo
in testa. Si alzò e aprì il rubinetto
per lavarsi le mani&endash; gli hai trovati poi gli
orecchini?- le chiese l'uomo con una voce che la fece
quasi sobbalzare dalla sorpresa. Prima di rispondere,
Adriana si volse verso il compagno, sapeva che era
stato lui a nasconderli perché lei si era
rifiutata di farsi accompagnare alla gioielleria per
sceglierli insieme, strinse le mani sul lavabo e si
trattenne dal gridare ostentando una finta
indifferenza &endash; no, chissà non ho pensato
di cercarli- e intanto si mise a guardare una pianta
di patata che sporgeva da una vasetto trasparente
adagiato su una mensola alla destra del rubinetto. Il
marito non si volse verso di lei e continuò a
mangiare la sua pesca. Adriana cominciò a
sparecchiare con espressione seria- divorziare era
possibile al giorno d'oggi eppure che cosa avrebbero
pensato i suoi? Sua madre, suo fratello, che vergogna,
rompere quel silenzio dopo tanto tempo, gridare la sua
angoscia - credi che i ragazzi tardano stasera?- si
sentì dire all'improvviso, quella domanda
bloccò i suoi pensieri immobilizzandola, poi
strinse gli occhi e si voltò verso di lui con
aria di sfida, lo conosceva molto bene ormai, suo
marito, al punto da intuire che la stava provocando,
era il suo consueto modo di reagire quando si sentiva
escluso dalla sua attenzione- cosa credi-
pensò- che stasera se ne ho voglia non
andrò a dormire in soggiorno? Che ti
resterò accanto per farti compagnia? In
vent'anni di matrimonio mi hai ridotta un vegetale
come te, per vent'anni io ho vegetato assieme a te-.
Non rispose e con un movimento brusco e deciso
afferrò il vasetto della patata e dopo avere
versato l'acqua nel lavabo lo gettò con tutto
il suo contenuto nella spazzatura. Il marito,
guardandola corrugò la fronte, ma non disse
nulla poi sì alzò adagio e con un
andatura dimessa, quasi senile, uscì di nuovo
in giardino.
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