LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di
Pamela Serafino

Pamela Serafino con il racconto "Solitudine in coppia" si è classificata al sesto posto al Premio Città di Melegnano 2004, sezione narrativa
SOLITUDINE IN COPPIA
Adriana guardava i suoi figli prepararsi ad uscire. Sono due uomini ormai Paolo e Matteo. Il piccolo taciturno e leggermente in sovrappeso, il grande estroverso e sempre sorridente. I suoi grandi occhi da cerbiatta s'illuminano riflettendo sull'iride l'immagine di quei due ragazzi alti, immersi nella vita mondana dei loro vent'anni. &endash; stasera non preparare la cena per noi mamma- le avevano detto poche ore prima &endash; festeggiamo fuori il compleanno di Laura. Adriana sospirò distogliendo il suo sguardo da loro, si chiedeva se anche quella sera avrebbero fatto tardi e già si immaginava distesa nel letto con le spalle rivolte verso il marito e gli occhi spalancati ingoiati dal buio. Le accadeva spesso, in quelle notti d'estate, di non dormire attendendo il ritorno dei suoi figli, in silenzio, per non svegliare il marito, se avesse potuto avrebbe controllato persino il battito del suo cuore per fare meno rumore. Quell'ansia, quella lunga attesa appartenevano solo a lei, ne era anzi quasi gelosa. Talvolta, con la scusa del caldo opprimente, si era adagiata sul divano del soggiorno, e lì, nella solitudine dello spazio in cui distendersi a cui la vita matrimoniale disabitua, si abbandonava ad un leggero dormiveglia, pronta a ridestarsi al minimo rumore che l'avvertiva del ritorno dei suoi figli. Allora fingeva di dormire oppure si faceva trovare in cucina a sorseggiare un bicchiere d'acqua e per qualche minuto si intratteneva con loro a discutere delle serate che avevano trascorso con gli amici. Non era invadente però, sapeva cogliere, dagli sguardi e dalle espressioni dei due giovani, molto più di quanto loro stessi non fossero disposti a dire e con saggezza aveva imparato a simulare le sue preoccupazioni. Presto avrebbe dovuto cedere lo scettro del loro cuore ad un'altra donna, ma per ora ne era la sola custode e segretamente continuava a guardarli nello stesso modo in cui ancora bambini non volevano mai separarsi da lei. Suo marito le aveva sempre rimproverato questo attaccamento morboso ai figli "li crescerai degli smidollati" le diceva spesso durante le loro discussioni. Riprese a guardarli i suoi figli, ora erano pronti per uscire, anche Paolo che, tra i due, era sempre l'ultimo a sbrigarsi, avendo la capacità di restare davanti allo specchio più a lungo di sua madre, forse per via dei suoi capelli ricci e crespi che riempiva di gelatina o forse perché, nell'intimo, aveva ereditato la calma compostezza del padre. Suo fratello, invece, era nervoso e diffidente, come lei. All'improvviso Adriana vide la porta richiudersi alle loro spalle e il suo sguardo catturò l'ultimo lembo della maglietta di Paolo come se volesse fermarlo. Ma la soglia si richiuse e per qualche istante lei rimase a fissarla con sguardo attonito. Raramente i suoi figli non cenavano a casa né lei aveva mancato di restare sempre assieme a loro. La sua vita sociale si riduceva a qualche invito alla villa della cognata ed era talmente disabituata ai ritrovi occasionali con la gente che ormai, si sentiva così a disagio da evitarli. La verità era che la sua gioventù era finita quando aveva incontrato il suo futuro marito, quel ragazzo così riservato e all'apparenza timido si era poi rivelato un inguaribile misantropo. Ricordò il suo viaggio a Parigi, il suo primo ed ultimo viaggio, ne respirava ancora l'aria, qualcosa di nuovo, di impercettibile, accompagnava il suo girovagare in quella città. Era libera allora, quanto tempo era passato…Adriana si sorprese così a sognare con le braccia incrociate, macchinalmente guardò l'orologio, era ora di cena, eppure quella parola le risuonava vuota, priva di senso. Entrò in cucina, la tavola le si presentò davanti come uno sconosciuto, lunga e fredda. Si guardò attorno, ecco ora avrebbe fatto le cose di ogni giorno si ripeteva per darsi forza come se dovesse ingaggiare una battaglia, in quel cassetto c'era la tovaglia, sulla credenza il cesto della frutta, nel frigo il formaggio e la verdura, doveva mettere tutto insieme al posto giusto, col suo ordine meticoloso e l'effetto cena si sarebbe prodotto. Si mosse in fretta, ondeggiando tra i mobili della cucina con la consueta eleganza della sua figura e dopo qualche minuto era tutto pronto. Si sedette. Suo marito era in giardino a leggere il giornale, lei sapeva che aspettava di essere chiamato, ma lei avrebbe preferito non farlo. Fu lui, inaspettatamente, ad entrare in cucina. Le apparve dinanzi all'improvviso con i suoi pantaloncini bianchi e la polo verde sbottonata sul collo. Per un momento Adriana lo guardò trasognata poi riconobbe sul volto di lui l'espressione senile dei suoi occhi, quell'espressione che aveva sin da giovane e che lo faceva apparire romanticamente triste, mentre ora vi leggeva solo il segno di una noia senza fine. &endash; ti eri addormentata? Meno male che non mi vuoi in giro mentre cucini!- le disse con un tono che voleva essere scherzoso, lei lo fulminò con lo sguardo e senza rispondere portò in tavola il formaggio e la verdura. Adriana mangiava meccanicamente e guardando suo marito le sembrava che l'unico senso del loro stare insieme da soli, quella sera, fosse il silenzio. Quel silenzio che si era insinuato tra di loro subdolamente e non li aveva lasciati più. Quando era cominciato? Per un momento fissò con intensità l'uomo che le stava di fronte, indugiando sui suoi occhi seri, la fronte alta e un po' stempiata; tante volte, all'inizio del loro matrimonio aveva desiderato tornare con lui a Parigi, rivivere con il suo compagno quelle atmosfere romantiche e malinconiche, e invece, anche una semplice gita al mare divenne, nella loro solitaria vita coniugale, un'eccezione. Poi la nascita del primo figlio aveva gettato alle sue spalle quelle sfibranti e inutili discussioni in cui reclamava il diritto di vivere più liberamente la sua vita. Quasi non se ne era accorta, e ogni giorno di più assorta dalla cura dei suoi figli, dimenticava, trascurandola, una parte di sé. Ed ora a distanza di ventitré anni quel silenzio gliela restituiva prepotentemente, quella sera, di fronte a quell'uomo serio e taciturno, in quella stanza che all'improvviso le appariva piccola e stretta, sapendo che tornare indietro non le era possibile più. All'improvviso Adriana incontrò lo sguardo di lui che, senza dire nulla, con un gesto meccanico e sicuro le porgeva una pesca perché gliela sbucciasse. Era uno sguardo, quello del consorte, inespressivo e familiare al tempo stesso, quello che si assume comunemente verso i familiari quando si compiono i gesti più comuni della vita quotidiana. Adriana guardò quella mano porta così davanti a lei e si sentì invadere da un senso di incontenibile fastidio. Afferrò la pesca con un gesto brusco ed abbassò gli occhi verso il tavolo. Non poteva andare avanti così, non appena si fosse pensionata con i soldi della liquidazione avrebbe comprato un monolocale per sé sola, i figli divenuti adulti sarebbero andati a trovarla, non aveva bisogno di nient'altro. Piegò leggermente la testa in un gesto inconsapevole e si incantò a guardare il succo della pesca scivolare lungo le sue dita dopo averne affettato la polpa. Lei no, non lo avrebbe potuto fare mai, i suoi figli laureati, chissà per quanti anni senza lavoro, doveva pensare prima al loro avvenire come aveva sempre fatto, non c'era tempo per lei. L'ultimo spicchio del frutto cadde nel piatto che porse al marito, e per un istante ebbe il desiderio, balenante nei suoi occhi, di tirarglielo in testa. Si alzò e aprì il rubinetto per lavarsi le mani&endash; gli hai trovati poi gli orecchini?- le chiese l'uomo con una voce che la fece quasi sobbalzare dalla sorpresa. Prima di rispondere, Adriana si volse verso il compagno, sapeva che era stato lui a nasconderli perché lei si era rifiutata di farsi accompagnare alla gioielleria per sceglierli insieme, strinse le mani sul lavabo e si trattenne dal gridare ostentando una finta indifferenza &endash; no, chissà non ho pensato di cercarli- e intanto si mise a guardare una pianta di patata che sporgeva da una vasetto trasparente adagiato su una mensola alla destra del rubinetto. Il marito non si volse verso di lei e continuò a mangiare la sua pesca. Adriana cominciò a sparecchiare con espressione seria- divorziare era possibile al giorno d'oggi eppure che cosa avrebbero pensato i suoi? Sua madre, suo fratello, che vergogna, rompere quel silenzio dopo tanto tempo, gridare la sua angoscia - credi che i ragazzi tardano stasera?- si sentì dire all'improvviso, quella domanda bloccò i suoi pensieri immobilizzandola, poi strinse gli occhi e si voltò verso di lui con aria di sfida, lo conosceva molto bene ormai, suo marito, al punto da intuire che la stava provocando, era il suo consueto modo di reagire quando si sentiva escluso dalla sua attenzione- cosa credi- pensò- che stasera se ne ho voglia non andrò a dormire in soggiorno? Che ti resterò accanto per farti compagnia? In vent'anni di matrimonio mi hai ridotta un vegetale come te, per vent'anni io ho vegetato assieme a te-. Non rispose e con un movimento brusco e deciso afferrò il vasetto della patata e dopo avere versato l'acqua nel lavabo lo gettò con tutto il suo contenuto nella spazzatura. Il marito, guardandola corrugò la fronte, ma non disse nulla poi sì alzò adagio e con un andatura dimessa, quasi senile, uscì di nuovo in giardino.
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Ins. 31-01-2005