- Paola Bellavite Gandolfi è nata a
Parona, in provincia di Pavia, dove vive e risiede con
la sua famiglia.
- Ama scrivere poesie da sempre: non si definisce
Poeta ma semplicemente una persona che scrive con il
cuore, le sue liriche sono chiare e
immediate.
- Dichiara che la poesia deve essere ampiamente
capita per essere amata.
- Nel marzo 1998 presenta il volumetto di poesie
"Foglie nel Vento" con lusinghiero apprezzamento da
parte della critica e del pubblico. Un'opera che pur
avendo polivalenti respiri di ispirazione, si
concentra soprattutto sulle diverse esperienze di vita
da lei provate.
- Il giornale "Informatore Lomellino" da anni
concede spazio ai suoi scritti e ai suoi versi.
- Piuttosto schiva, raramente partecipa a
concorsi letterari.
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Per leggere l'opera 7° classificata
al
concorso
Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognona
1999
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- Intermezzo
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- Le siepi raddoppiano i sussurri che si fanno
più decisi.
- I grappoli di glicine, avvolti nel turbine,
si disperdono
- in pioggia azzurra, mentre l'afa rarefatta,
è gioco del vento.
- Stormiscono le fonde, i rami fremono al ciel
supplici.
- L'ombra divora gli spazi e l'orizzonte si
tinge di pece.
- Saettano frecce di fuoco; sospesa nel tempo
la natura trattiene
- il respiro.
- Arsa di sete le corolle anelano il
ristoro.
- Il rombo avanza con ghigno minaccioso, trema
la spiga il passero cerca
- riparo.
- Il fulmine si scatena ad illuminar il vespro
morente.
- Rotola improvvisa la pioggia, salta
gagliarda su tegole e cortili.
- Disseta i campi e corre pazza nelle rogge
basse, gonfiando la corrente.
- Placata l'arsura la terra sazia gode del
beneficio.
- Tra le nuvole lavate s'accende una stella,
torna la quiete, cala la
- pace dell'ora e del cuore.
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- A mia figlia
Antonella
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- Guardo mia figlia e un guizzo
d'orgoglio
- in cuor s'accende.
- Stupenda nella sua giovinezza, pare una
puledra
- che a briglie sciolte corre nel fischiar del
vento.
- Il fiero viso pallido, caparbio e dolce
insieme, lo sguardo ardito
- e fiero, la boccuccia fresca e
rara
- par quasi degnar un timido sorriso.
- Da dove vieni tu così perfetta e
complessa insieme?
- Dove mai ti porterà il caparbio tuo
voler?
- Spero tanto per la retta via!
- Ma se scogli ardui affrontar dovrai e il tuo
ardir verrà meno, certa
- son io, gli insegnamenti miei ricorderai e
lotterai onesta
- e chiara nel Santo timor di Dio.
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- Un viaggio in
Maremma
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- Argentario, promontorio ove ombrelli verdi
ti preservan dal caldo sol,
- cipressi siti pure sulla sponda della tua
laguna, orlata dalla bianca rena.
- Cavalli bruni, dalle fumanti nari e dal
galoppar ardito, criniere
- spettinate; greggi di gesso
e caprette
scure punteggiano lo smeraldo
- dei tuoi prati.
- Rossastra terra che l'opera dei villi fa
prodiga, o Maremma di Toscan
- fattezza, dove lo stagnar dell'acque fan da
balia all'anguille e che di
- sale sapori!
- Filari di viti, fan pregustar la gioia di
canti e risa all'imbandite
- mense.
- Nell'andar t'ammiro e m'avvio verso il
Giglio
tuo fiore, zoccolo di
- roccia, immerso nel Tirreno mare.
- Spuma dell'onde che marina brezza infrange,
azzurre acque dal riaffiorar
- di isole superbe, rocciose terrazze
degradanti; curiosi occhi di gialle
- ginestre e abbondar d'ulivo. Bianca vela
soffiata, errante, solca
- l'acque inquiete, forse di pescator fatica,
che spera nella buona sorte,
- per il pan del giorno.
- Maremma, dal profilo fosco dei tuoi monti,
dove l'Amata mai t'abbandona.
- Viale dai cipressetti belli dal Poeta
immortalati, nel cor ti porto e
- penserò a te nella mia
Padana.
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